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F. SAVELLI - O. BRUNO ANALISI CHIMICO FARMACEUTICA ELEMENTI DI ANALIS! QUALITATIVA E METODI APPLICATI Al FARMACI DELLA EUROPEAN PHARMACOPOEIA Con la partecipazione di O. AZZOLINA, A. BOIDO, A. BORASSI, C. BRULLO, A. CASAPULLO, S. COLLINA, R. MAFFEI FACINO, M. MAZZEI, L. MERELLO, RIOLI, C. PIZZA, R. RAGGIO, B. TASSO | | | INDICE GENERALE Autori e collaboratori Prefazione .... Indice generale ...... a Abbreviazioni Capitolo 1, Sicurezza ed attrezzature di laboratorio 1 1.1 Sicurezza in faboratorio (R. Raggio) Ll Font di rischio L12 — Regole di com 113 Reagenti chimici 1.1.4 Smaltimento rifiuti 1.2 Attrezzature di laboratorio (L. Merelio) 121 Material 1.2.2 Attrezzatura Capitolo 2. Determinazione di parametri chimico-fisici 21 Sclezione dei concetti essenziali 2.1 Costanti fisiche 2.1.1 Punto di fusione 2.1.2 Punto di congelamento 2.1.3 Punto di ebollizion 2.14 Indice di rifrazione 2.1.5. Potere rotatorio Proprieta termiche... 22.1 Calorimetria differenziale a scansione.. 2.2.2 Termogravimetria 4 autovalutazione , (B. Tasso) 22 (S. Collina) 2 2 7 8 9 2 6 6 8 Tests: 9, 3! Capitolo 3. Purificazione e separazione di principi attivi 43 (8. Tasso, S. Collina) Sclezione dei concetti essenziali ... “8 Pe VII INDICE GENERALE 3.1. Metodi di purificazione 3.1.1 Cristallizzazione .. 3.1.2. Sublimazione 3.1.3, Distillazione 3.2 Estrazione e riparti 3.2.1 Metodologie estrattive .. 3.2.2. Essiccamento 3.2.3. Separazione di miscele .. 3.3 Tecniche cromatografiche tradizionali . 3.3.1 Cromatografia di adsorbimento. 3.3.1.1 Cromatografia su colonn: 3.3.1.2 Cromatografia su strato sottile 3.3.2 Cromatografia di ripartizione .. 3.3.2.1 Cromatografia su carta .. 3.3.3. Cromatografia a scambio ionico .. 3.3.4 Cromatografia di esclusione dimensionale/gel permeazione 3.4 Estrazione in fase solida (SPE). 3.4.1 Evoluzione della SPE. 3.4.2. Modalita di esecuzione.. 3.4.3 Materiali adsorbenti e meccanismi di ri 3.4.4 Altri adsorbenti 3.4.5. Scelta delle cartucce ed ottimizzazione del metod: 3.4.6 Tecniche di microestrazione .. Tests di autovalutazione .. Capitolo 4, Analisi qualitativa inorganica 91 Seleaione dei concetti essenziali 4.1 Ricerca sistematica degli anioni. 4.1.4 1 Gruppo... 4.4.2 1 Gruppo. 4.4.3 TL Gruppo 4.2 Ricerca sistematica dei cationi 4.2.1 J Gruppo... 42.2 II Gruppo 2.3. I Gruppo .. 4.2.4 IV Gruppo .. 42.5 V Gruppo 42.6 VI Gruppo 43° Saggi di via secca .. 4.3.1 Saggi alla flamma 4.3.2. Saggi in microprovetta, 4.3.3 Vari .. Tests di autovalutazione INDICE GENERALE @ 1X Capitolo 5. Analisi qualitativa organica 115 5.1 Saggi_preliminai Selezione dei concetti essenziali 5.1.1 Esame organolettico 1.2 Saggi di combustione. Analisi elementare organi 5.1.4 Solubil 5.1.5 Esame del carattere chimico 5.1.6 Comportamento della sostanza ‘Tests di autovalutazione 5.2 Analisi dei gruppi funzionali Selezione dei concetti essenziali 5.2.1 Funzione ossidrilica 5.2.1.1 Alcol 5.2.1.2 Glicoli $.2.1.3 Carboidrati 5.2.1.4 Fenoli Funzione eterea .. Funzione carbonilica .. Funzione carbossilica... Derivati funzionali degli acidi carbossilici Funzione amminica Amminoacidi Nitrocomposti 5.2.9 Alogenoderivati . §.2.10 Idrocarburt .. Tests di autovalutaziune 5.3. Analisi di strutiure tarmaceuticha Selezione dei concerti exsenziali 5.3.1 Alealoidi 5.3.2. Glicosidr 5.3.3 Derivati ster ‘Tetraciciine.. 53.5. Penicilline e vefalosporine 5.3.6 Derivati imida 5.3.7. Derivati pirazolici 5.3.8. Derivati piridinici 5.3.9 Derivati pirimidinics 10 Derivati purinici 11 Derivati benzodiazepinici 12 Derivati fenotiazinici 13 Sulfamidici .. 14 Vitamine.. 3.15 Vari. Tests di entovalutazione. (F Savelli) X @ LNMce CENTRALE Capitolo 6. Metodi spettroscopici 239 6.1 introduzione ai metodi spettroscopici. La radiarione elettromagnetica .. 1.2 Interazione radiazione-materia . 6.1.3 Leggi di Lambert e Beer Tests di autovalutazione ... 6.2 Spettroscopia atomica Selezione dei concetti essenziali ... di emissione Spettroscopia di assorbimento-atomico Tests di autovalutazione .., 6.3 Spettroscopia UV-Visibile Sclezione dei concetti essenziali 6.3.1 Specie chimiche assorbenti 6.3.2. Lo spettro UV-Visibile 6.3.3, Applicazioni all’analisi qualitativa .. 6.3.4 Applicazioni all'analisi quantitativa 6.3.5 Strumentazione Tests di autovalutazione 6.4 Spettroscopia infrarossa . Sclezione dei concetti essencis 4 64.1 Meccanismi di assorbimento nell’infrarosso..281 64.2 Lo spettro infrarosso ... 6.4.3. Interpretazione dello spettro 6.4.4 Esecuzione dello spettro .. 6.4.5 Strumentazione. Tests di autovalutazione .. 6.5 Spettroscopia di risonanza magnetica nucleare Sclezione dei concetti essenzial 6.5.1 Principio fisico dell’N} 6.5.2 Strumentazione... 6.5.3 Registrazione dello spettrs 6.5.4 Libero decadimento indotto . 6.5.5 Spostamento chimico 6.5.6 Accoppiamento di spin. ..306 6.5.7 Spettroscopia NMR dell’!I 6.5.8. Spettroscopia NMR del ?C. 6.5.9 NMR bidimensionale di co: 10 Interpretazione degli spettri Tests di autovalutazione 6.6 Spettrometria di massa Seleaione dei concetti essenziali 6.6.1 Lo spettrometro di massa . 6.6.2. Tecniche di ionizzazione 301 302 (0. Bruno) (R. Raggio) (O. Bruno) (O. Bruno, C. Brullo) 301 (C Pizza, A. Casapullo) a INDICE GENERALE XI 6.6.2.1 Analisi della frammentazione in FE. 6.63 Tecniche di ionizzazione alternative 6.6.4 Analizzator 6.6.5 Spettrometria di massa tandem 666 Applicazioni della spettrometria di massa . ‘Tests di autovalutazione. Capitolo 7. Metodi cromatografici 341 7.1 Introduzione alle tecniche cromatografiche Selezione dei concetti essenziali 7.1.1 Parametri fondamentali 7.1.1.1. Tempo e volume di ritenzion 7.1.1.2 Costante di distribuzione 7.1.1.3 Fattore di ritenzione 712 Selettivit 7.13. Efficienza... 7.1.3.1 Teoria dei piatti teorici 7.13.2 Ottimizzazione dell’efficienza .. 7.14 Risoluzione 7.1.5. Asimmetria dei picchi e capacita ‘Tests di autovalutazione. 7.2 Gascromatografia. (M. Orioli) (M. Orioli, R. Maffei Facino) Seleaione dei concetti essensziali 7.2.1 Il gascromatograf 7.2.1.1 Sistemi di ini 7.2.1.2 Colonne. 7.2.2. Trattamento del campione 7.23. Applicazioni chimico farmaceutiche .. Tests di autovalutaztone. 7.3 Cromatografia ad aita prestazione Selezione dei concetti essenziali anion 73.1 HPLC - Strumentazione ... 7.3.1.1 Sistema di erogazione solventi. 73.1.2 Pompe... 73.1.3 Colonne.. 7314 Rivelatort....... 7.1.3.5 Altri componenti strumentali 7.3.2. HPLC - Applicazioni analitico farmaceutiche 7.3.2.1 Analisi di composti chirali 73.2.2 Applicazioni a scopo qualitativo 732.3 Applicazioni a scopo quant 733 HPTLC.» ann Tests di autovalutazione. (0. Azzolina) XII a INDICE GENERALE 7.4 Elettroforesi capillare. Selezione dei concetti essenziali cipi dell'elettroforesi capillare 7.4.2.1 Mobilita elettroforetica 7.44 Applicazioni Tests di autovalutazione in matrici complesse 411 (R. Maffei Facino, M. Mazzei) Selezione dei concetti essensiali.. 8.1 Preparazione del campione 8.1.1 Matrici biologiche. 8.1.2 Estrazione del campion« 8.2 Prelievo e conservazione dei cam; 8.3 Metodo analitico e sua convalida 8.3.1 Preparazione delle soluzioni standard 8.3.2 Sviluppo del metodo bioanalitico. i Capitolo 8 Appros metodologico all’analisi di farmaci | 1 Capitolo 9 Appendice: Farmaci della European Pharmacopoeia 5 427 (F Savelli, A. Borassi) Premessa... Legenda. Tabelle analitiche — Farmaci inorganici : Tabelle analitiche - Farmaci organici ~ I Gruppo C, H, (0) ‘Tabelle ‘Tabelle - IL Gruppo C,H, (), Alg. : Tabella - IL Gruppo C,H, (©), N + Tabella - IV Gruppo C,H,(),N,Alg : Tabella - V_— Gruppo C,H,(0),S,(X) :Tabella - VI Gruppo C,H,(O),N,S, —:Tabella - VII Gruppo C,H, (O),N,S, Alg. : Tabella = VIL Gruppo P : Tabella Soluzioni ¢ reagenti Indice analitico di testo... Indice analitico d'appendice Testi di riferimento .. ABBREVIAZIONI Acronimi [AAS (Atomic Absorption Spectroscopy) ‘AES (Atomic Emission Spectroscopy) ‘APCI (Atmospheric Pressure Chemical Ionizzation) CCE (Chiral Capillary Electrophoresis) CE (Capillary Electrophoresis) CI (Chemical Jonization CIEF (Capillary Iso Electro Focusing) CITP (Capillary Iso Taco Phoresis) SP (Chiral Stationary Phase) CZE Capillary Zone Electrophoress) GOLOC (COrrelation via LOn; COSY (COrrelation Spectresco, UGINMR ('C-Nuclear Mage DAD (Diode Array Detector) DCP (Direct Current Plasin-> DEPT (Distorsionless Enhancercat ivr Motarvzation Transfer) DSC (Differential Scanning Cslerioretev" ECAR ECD (Electron Captur Detecco-} EI Electron Ionization) EOF (Electro Osmotic Flow) ESI (Electro Spray Ionization) FAB (Fast Atom Bombardment) FDA (Food and Drug Administration) FID (Free Induction Decay) FID (Flame Ionization Detector) FT (Fourier Transform) FTIR (Fourier Transform InfraRed) GC (Gas Chromatography) GPC (Gel Permeation Chromatografy) HEPT (Height Equivalent Theorical Plate) HETCOR (HETeronuclear CORrelation) HMBC (Heteronuclear Multiple Bond Correlation) ABBREVIAZIONI XIII spettroscopia di assorbimento atomico spettroscopia di emissione atomica ionizzazione chimica a pressione atmosferica celettroforesi capillare chirale electroforesi capillare ionizzazione chimica isoclettrofocalizzazione capillare isotacoforesi capillare fase stazionaria chirale elettroforesi capillare zonale correlazione long range 'H-!C spettroscopia di correlazione 'H-'H risonanza magnetica nucleare del carbonio rivelatore a serie di diodi plasma a corrente continua esperimento di risonanza magnetica su "C calorimetria a scansione differenziale Estrazione Con Agitatore Rivestito rivelatore a cattura di elettroni ionizzazione elettronica flusso elettroosmotico ionizzazione elettrospray ionizzazione per bombardamento con atomi veloci Agenaia USA per il controllo dei farmaci degli alimenti libero decadimento indotto rivelatore a ionizzazione di fiamma trasformata di Fourier infrarosso a trasformata di Fourier ‘gascromatografia ‘cromatografia di permeazione su gel altezza equivalente del piatto teorico correlazione diretta 'H-UC corselazione long range 'H-!C. HMQC (Heteronuclear Multiple Quantum Correlation)correlazione diretta 'H-"C. "H-NMR ('H-Nuclear Magnetic Resonance) HPLC (High Performance Liquid Chromatography HPTLC igh Performance to) wuss ISQC (Heteronuclear Single Quantum Correlation) ICP (inductively Coupled Plasma) IR GnfraRed) LOD (Limit Of Detection) fog (Limit Of Quanutation) OQ (Lower Limit Of Quantitation) risonanza magnetica nucleare de] protone ccromatografia liquida ad clevata prestazione TLC ad alta prestazione correlazsone diretta 'H-"C. plasma ad accoppiamento induttivo infrarosso limite di rivelabiliea limite di_ quantificazione limite pits basso di quantificazione (Matrix Assisted Laser Desorption Ionizzation) ionizz. per desorbimento con laser assistita ee da matrice XIV @ ABBREVIAZIONI MEKC (Micellar ElectroKinetic Chromatography) MEFR MI ‘MS (Mass Spectrometry) NMR (Nuclear Magnetic Resonance) NOE (Nuclear Overhauser Effect) SEC (Size Exclusion Chromatography SPE Gold Phase Fxeacton) oe TCD (Thermal Conductivity Detector) TGA (ThermoGravimetric Analysis) TLC (Thin Layer Chromatography) TOF (Time Of Flite) UV (Ultra Violes) Unita di misura A angstrom ©, coulomb °C grado centigrado cps _cicli per secondo Da dalton F Faraday fg gammo ora He Herez J Joule Costanti fisiche ‘A. assorbanza/amp. onda elettrom. ‘AIS, assorbivita specifica assorbivitd b —_cammino ottico B campo magnetico c,, _velocita della luce nel vuoto EJS, coef. di estinzione specifico EF energia h ——costante di Plank 1 intensita della radiazione 1 numero quantico magnetico [n] indice di rifrazione J, costante di ccoppiamento J, ««'J cost. accopp. tra nuclei separati da 1, .. 3.. legami K,,"~ prodotto di solubiliea Abbreviazioni e prefissi * y EFS 2D bidimensionale aa. amminoacido ‘App appendice BP base libera bm bagnomaria bmb —bagnomaria bollente © concentrazione pv cv. corrente di vapore cfr confronta Crm cromatografia Dv derivato EP/EPS — European Pharmacopoeia, Ed. 5 E10. tere etilico E:OH etanolo EtOH abs etanolo assoluto elettroforesi capillare micellare ‘MicroEstrazione su Fibra Rivestta ‘Merck Index spettrometria di massa risonanza magnetica nucleare effetto nucleare Overhauser Purezza Ottica ccromatografia ad_esclusione dimensionale estrazione su fase solida rivelatore a conducibilita termica termogravimetria cromatografia su strato sottile analizzatore a tempo di volo ultravioletto K chilo = 10° Pk grado Kelvin i. tro, m — milli = 107 M —— moli/litro M — mega = 10 n nano = 10° P pico = 10°" Ppm parti per milione sec secondo Vv Vole # micro = 10°% m/z rapporto massa/earica P potenza Pp periodo Pc punto di congelamento pe punto di ebollizione f punto di fusione Fapporto fronte rapporto standard temperatura di ebollizione potere rotatorio chemical shift flusso Junghezza d’onda costante giromagnetica frequenza numero d’onda glee eons pag fi flesso flr fluorescenza goccia Insol __insolubile MeOH metanolo mix miscela PM. Peso Molecolare pt _pastiglia rt reattivo sa. solurione alcalina sg saggio st soluzione Sol solubile/solubilita st strato T temperatura © tempo ta, temperatura ambiente CAPITOLO 1 Sicurezza ed attrezzature di laboratorio Sicurezza in laboratorio Riccardo Raggio Attrezzature di laboratorio Luisa Merello een [fi] Sicurezza in laboratorio Lattvita sperimentale allinterno di wn laboratorio chimico & caratteris- sats ja nomerosi peticoli potenrial. Per questo @ fondamentale attenersi alle vie edi sicurezza, ridurre le fonti di rischio ¢ conoscere le operazioni da in- traprendere in caso di necessit. Poiché la maggior parte degli incidenti ay- viene a causa di disattenzioni e ne . @ doveroso adottare un compor- tamento vigile e corretto ed avere una buona formazione ed educazione alla sicurezza. i ricorda inoltre che 'inosservanza delle regole di sicurezza comporta san- zioni di legge nei confronti degli inadempienti. T prineipali riferiment legislativi sono ii DL 626/94 e il DL 25/02, il quale recepisce la direttiva CEE 98/24. Secondo il DL 626/94 e successive modifi che gli studenti sono equiparati ai lavoratori dipendenti in qualita di destina- tari della disciplina prevenzionistica. Un buon livello di sicurezza va mantenuto con Ia collaborazione di tutti gli operatori, studenti compresi, nell’interesse individuale e collettivo. ge chio Fonti di _Trischi in eui possono incorrere gli operatori di un Iaboratorio chimico sono di carattre strurturale o individual. { primi riguardano manifestazioni rilevant, quali incendi o esplosioni, che coinvolgono strutture ed operatori nella loro complessita e la cui prevenzione & affidata all’applicazione responsabile di re- gole strutturali da parte dei tecnici di progettazione e controllo. Il rischio individuale 2 quello in cui frequentemente incorrono gli speri- mentatori in prima persona. Esso & causato da superficialita, disattenzione o im- perizia, I danni che ne possono derivare sono traumi, ustioni ed intassicazioni acute o croniche. | Caprroco 1 - SICUREZZA ED ATTREZZATURE DI LABORATORIO. I fattori di rischio pit comuni sono dovuti a: contatto con sostanze tossiche e corrosive: acidi e basi, forti, ece, vetri rotti, dovuti in genere a cadute o implosioni di vetreria esplosioni, causate da reazioni esotermiche, da sovrapressioni latili, da perossidi, ece.; ; . fuoco e corpi caldi, come fiamme libere, piastre elettriche, vetreria surriscal- data, ecc.; — seariche elettriche; . esposizione a radiazioni, come raggi X, lampada di Wood, ece; | esposizione a vapori ed a polveri tossiche o nocive, come solventi, reagenti, fui, ecc, Il personale responsabile del laboratorio chimico deve, secondo il DL 626/94, disporre le misure generali per la protezione della salute e per la sicu- rezza; nel laboratorio chimico il personale deve, in particolare, operare per: ~ minimizzare i rischi alla fonte; adottare misure di protezione; istruire ed informare gli operatori sulle problematiche riguardanti la sicu- Tezza ¢ antinfortunistica; approntare adeguate misure d’emergenza. La riduzione del rischio va condotta previa un’attenta valutazione del cosid- detto rischio chimico, comportante lo studio accurato di tutte le procedure ne- cessarie al laboratorio. solventi vo- Regole di comportamenta In caso d'emergenza occorre adottare prucedure di pronto soccorso. Nell evenienza di contatti cutanei con sostwave cliiwiche corrosive, lavare aby bondantemente ed immediatamente con uw sje ia parte interessata, In caso di scottature, immi s ere Ls parte int=ressats in acqua fredda, Per ridurre le principsti font’ di rischie in: faboratorio e mantenere livelli di sicurezza accettabili, @ sndispencehite + > le sequenti regole di comporta- mento: 1) Non teutare esp schi, 2) Appena entrati in lahe doce, lavabs oculari, es 3) ao auvatizeati dh cui aon si conoscano appieno i ri- orto, prendere visione dei dispositivi di sicurezza come nto, ee, Mantenere in ordine i Lanco di lovoro e non introdurre giacche, ecc.). Il disordine » git ingombri, voro, aumentano la frequenca de quelli che dovessero verificars. 4) Non ingombrare o affollare mai le porte, le vie di fuga e le zone intorno alle in- stallaioni di sicurezza (estintori, docee, materiale di pronto soccorso eee), 5) Nel laboratorio é vietato fumare. In laboratorio occorre muoversi con cautela, _ Non conservare ed assumere cibi e bevande. # sempre presente la possibilita di contaminazione. Rispettare le elementari norme igieniche, per es. lavarsi le mani alla fine del lavoro, oggetti estranei (caini, nto che sul piano di | icano le conseguenze di i. sia sul pavimen ‘gli infortuni e compli eat ete, ‘rarer aT SS SICURUZZA IN LABORAPORIO 3 '9) Non portare oggetti alla bocca; & vierato pipettare con la bucea: usare proprperte: 6 pipette automatiche o altri dispositivi di aspirazione. 5 10) ‘Tenere raccolti i capelli lunghi. Non indossare sciarpe, cravatte, collane o aut accessori potenzialmente pericolosi- . 11) Tndossare sempre il camice, abbortonato ¢, possibilmente con elastics st poli 12) Indossare occhiali di protezione in laboratorio, anche durante aperayion) S60 plici, Non usare lenti a contatto, Gili aechiali personali (da vista, eee) nom pos sono sostituire gli occhiali di sieurezza, : : 13) Indossere 1 guanti previsti. (Attenzione: in laboratoria sf usano di normna guanlt di lattice, aleune persone potrebbero risultare allergiche a questo materiale, se Giants Rutilizzo dei guanti dovessero verificarsi arrossamento, gonfiore o alse manifestazioni cutanee, consultare al pits presto un medico)- 14) Indossare i dispositivi di protezione individuali (DPI)' previst, oltre a quelli ci . tati. 15) Non tenere in tasca forbici, vetreria e simili. 16) Prima di utlizzare qualsiasi apparecchio leggere il manuale delle istruzioni: non utilizzare apparecchiature elettriche fuori norma. 17) Non lasciare mai senza controllo operazioni in corso o apparecchi in funzione, 18) Prima di utilizzare qualsiasi prodotto chimico acquisire Ie informazions sulle sue caratteristiche attraverso le schede di sicurezza, le frasi di rischio ed i eonsigh di pradenza ed attenersi alle indicazioni riportate per la manipolarione, 19) Ptichettare 0 segnare con un pennarello i recipienti in modo da riconoscerne i contenuto anche a distanza di tempo. Non asportare Je etichette dai rea~ genti. 20) Utilizzare sempre le cappe aspiranti per le rearioni chimiche giudicate # rischio ed il travaso o prelievo di solventi, specie se volatili. 21) Conservare in laboratorio solo quantitativi minimi di sostanze infiammabili, ware solo frigoriferi antideflagranti. 22) Custodire gli agenti pericolosi sotto chiave econ relativa registrazione, in part) colare quelli cancerogeni (R45—R49)’ 0 che possono portare a danni irreversibili (R40). 23) Maneggiare delicatamente materiali sensibili agli urti, reattivi © esplosivi, sotto cappe idonee. 24) Per ogni tipo di lavorazione di materiali nocivi o presunti tali deve essere wtsiz~ zata una capa con un'adeguata aspirazione, 25) Le pesate delle polveri di sostanze pericolose devono essere efferruate sorte cappa aspirante 0 in locale adibito all'uso delle bilance, in eondizioni di calma d’aria ¢, possibilmente, dopo aver protetto con della carta la zona operativa, coni da rac~ _ cogliere eventuali residui, : is é spositivo di protezione individuale (DPI) & qualsias attrezzatura destinata ad essere indos- ata a cenuta dal lavoratore (p.es. stivali, maschera, casco, ecc:) allo scopo di proteggerlo contro, tino o pil rischi suscerubili di minacciarne a sicurezza o la salute durante il lavoro, nonché ogni complemento 0 accessorio destinato a tale scopo. (Art. 40 DL, 626/94), Lloperatore @ bbligues 4 ulizzarecorzettament tl disposti dl nerne cura non apportare mubiiche, ena ett o inconvenienti specifici. Per alcuni DPI @ fatto obbligo di so ‘i “ Seiione e di addestramento, igo dh sontoporsi a programs di for- 2 gli effersi del DL 626/94 art. 61 si intend li efferti de art. 61 si intende per agente cancerogeno an weber oe dls rerta GT/S48/CEE. & aceabuts [a menone R45 “Pu pe mule wey o le menzione R49 "Pud provocare il cancro per inalazione RB a 4B Carrtoto 1. Sicuenzzs Hy ariMerzayune, DL LABORATORIO m . J 2 SOS 26) Palire immediaamente uli spargiment di sostanze chimiche in modo appropriaty (can polveri adsorbenu, eee), 27) E victato scaricare rifjuti cbimici, solidi ¢ liquidi prodotti nel Laboratorio, nei fa. vanding, in fognatura o nei cassonetti, 28) Per prevenire gli infortuni deriwanti dalla rottura di ogyetti di vetro & necessa- Ho maneygiare con cura tutta la vetrerta, sorvegtiandola costantemente durante Tuso. Non usare vetreria difettosa (hordi taglicnt, venature, bolle, eee), in par- Ucolare quella udottata per operazioni sotto vuoto. 29) Prima dé lasciare if Laboratorio accertarss che il proprio posto di lavoro sia pu- lito ed in ordine, : : sa enti chimici __ Seno numerosi i composti chimici che possiedono proprietd lesive (corro- sivi, cancerogeni, nocivi, ece.). Ogni sostanza chimica presente in laboratorio deve essere etichettata a norma di legge ed accompagnata da una scheda di sicurezza contenente informazioni sul primo soccorso, trasporto, smaltimento, ecc, Le schede di sicurezza sui vari pro- dotti chimici, inviate dalle dite fornitrici, dovrebbero essere a disposizione per la consultazione in laboratorio, Qualora non se ne conosca con certezza l'innocuita, ogni sostanza deve essere considerata dannosa per la salute trattata come tale, La normativa vigente in am- bito europeo prevede fa suddivi- sione delle sostanze in varie classi © categorie di rischio. Ciascuna classe € contraddistinta da una /er- tera e da un simbolo internazionale che devono essere riportati sulle etichette delle confezioni com- merciali e su cartelli esposti nei Iuoghi di lavoro. I simboli sono rappresentati da pittogrammi in campo arancione. I principali sono riprodotti in fig. 11-1, Altre informazioni immediate che possono desumersi dall’eti- cherta dei reagenti, sono fornite dalle cosiddette “frasi di rischio” (RWW) e “frasi di sicurezza” (SHH). “Tali frasi sono normate dalla legge e codificano numericamente se un dato reagente & cancerogeno, ra- dioattivo, reagisce con T’acqua, ecc. ¢ le conseguenti raccomanda- rion di-sicurezza. I modi attra- bud] Reag Corrosive (C) “‘Yossiche (T) Fyplosive (&) | NY! Pericolose per l’ambiente (N) Fig. 1.1-1 - Simboli di pericolosita delle sostan7® chimiche. * URFZZA IN LABORATORIO 5 verso i quali si pud esercitare 'azione nociva sono: l'ingestione, il contatto cuta~ neo, Finalazione, La via di penetrazione pil comune @ quella inalatoria. ‘Alcune sostanze tossiche possono dare fenomeni d’accumulo nell’organismo. In caso di un loro impiego @ necessario ridurre al minimo l'esposizione e la quantita d’uso. “Moltissimi solventi e sostanze organiche sono infiammabili. Quelli partico- larmente infiammabili sono alcoli, chetoni, ester, eteri, idrocarburi, ecc. Tcriteri di valutazione con cui si classificano i prodotti chimici infiammabili sono: il flash point e la temperatura di autoaccensione (indicati in etichetta) Nei laboratori, i quantitativi di solventi in giacenza devono essere ridotti al minimo indispensabile, percid @ consigliabile effettuare prelievi frequenti dal deposito solventi, i quali devono essere custoditi in armadi metallici ventilati, eventualmente con sfiato connesso alla cappa d’aspirazione, installati dentro il laboratorio o in locale apposito In caso di incendio, occorre avvisare subito il personale ed abbandonare I’a- rea attraverso le uscite di sicurezza. E buona norma non usare fiamme libere nei laboratori, ma preferire ba- gnomaria, bagni a olio, mantelli riscaldanti, ecc. kai] smaltimento rifiuti E indispensabile, dal punto di vista legale e della sicurezza e protezione am- bientale smaltire secondo la normativa vigente i rifiuti evitando di versare re- sidui liquidi negli scarichi dei lavandini e di gettare sostanze solide nei conte- nitori dei rifiuti ordinari. In laboratorio occorre predisporre degli appositi contenitori di raccolta per lo smaltimento differenziato, ad opera di personale specializzato. Le principali norme riguardanti i rifiuti sono le seguenti: ~ Sostanze tossiche 0 nocive e sostanze organiche in genere devono essere neutra- lizzate (se possibile) e raccolte in appositi contenitori, che dovranno essere prele- vati e smaltiti con specifici criteri, secondo quanto previsto dalle vigenti norma- tive sui rifiuti, (DPR n.915/82) e successive delibere del Comitato Interministeriale, inerenti le norme tecniche per la sua applicazione. "4 = Scarti ¢ rifiuti del laboratorio (carta, stracci. cc.) vanno gettati in appositi secchi metallici di dimensioni non troppo grandi per evitare un pericoloso accumulo di sostanze combustibili = Un contenitore a parte deve essere riservato alla vetreria rotta e spezzoni di ve- tro. La vetreria di laboratorio chimico @ assimilabile ai riffuti speciali e va smal- tita secondo la normativa vigente. = Residui di prodotti chimici non vanno gettati insieme agli altri rifiuti se non dopo essersi accertati che non possano dar luogo a reazioni esotermiche 0 producenti vapori nocivi. ~ Le sostanze infiammabili non vanno gettate negli scarichi, ma raccolte in reci- pienti metallici per essere in seguito recuperate oppure bruciate in appositi ince- neritori. Cid vale specialmente per le sostanze immiscibili con acqua, che non si diluiscono negli scarichi, ma si accumulano nei giunti 0 nei raccordi a gomito, 6 @CAPrroLo 1 - SICURFZZA ED ATTRI ZATURE. DI LABORATORIO Acidlie basi possono essere gettati negli scarichi ma solo in piccole porzioni, ¢ fa- cendo poi scorrere Pacqua a lungo per facilitare la diluizione. ~ Lo stoccaggio, Pimpiego ¢ lo smaltimento di sostanze radioattive sono invece re- golati da apposita legislazione, DPR n. 185/64, affinché non detivi pericolo o danno, diretto 0 indiretto, ai singoli individui ed alla popolazione. [122] Attrezzature di laboratorio Verra di seguitoillustrata Pattrezzatura che consente di realizzare le opera- zioni pid! comuni in un laboratorio chimico. Seri tracciata dapprima una sinte- tica nota sulle caratteristiche dei materiali usari, quindi saranno esaminati i sine goli utensili, tenendo presente che la loro cumausizione, forma e dimension! sono scelte ed ottimizzate in funzione delle pzeuteroni richieste, La strumentazione necessaria per Vecectizionc li processi pit complessi (u- blimazione, distillazione, estrazione) 0 per }2 deserminasione delle eoxeantl ehh, mico-fisiche, utili ai fini analitici del testo, & iitustras: in aleve parti dello stesse, [4.2.4] Materiali £0, 2 Quelli impiegati nell'attrezzatura di un laboratorio analitico sono: — vetro; — materie plastiche; — porcellana; ~ metalli, Vetro Il vetro @ il materiale che si ottiene per rapido raffreddamento della silice fusa (SiO;) addizionata con altri component. La silice in natura ha una struttura cristallina tetraedrica: ossigeno sono legati covalentemente due atomi lega quattro atomi di ossigeno. Allo stato fuso i legami in parte sono scissi e cid consente un parziale scor- rimento delle diverse porzioni. Se ilraffreddamento & graduale, i legami sirifor- mano in modo da recuperare V'niziale struttura ordinata, se inveos & repentino Ja massa assume una struttura amorfa, II vetro ottenuto da sola silice @ molto trasparente ma difficilmente lavora- bile. Per aumentare la resistenza meccanica ed im i che migliori, i vari tipi di vetro si preparano aj trificanti (ossidi di Si, B, Al), e agenti modifte € vari ossidi di K, Ba, Pb, Mg, ecc), Vetro di soda si impiega per la costruzione di re debbano essere sottoposti a temperature troppo elevate (bacchette, tubi ¢ ve- teria graduata), F particolarmente sensibile allattacco chimicn Vetro Duran 50 e vetro Pyrex 7740 al borosilicato presentano una notevole resistenza agli agenti chimici, al deterioramento superficiale ed alla devetrifiz cazione. Rispetto al vetro di soda, il vetro al borosilicato ha un coefficiente di “~ \ ad ogni atomo di di silicio ¢ questo, a sua volta, cipienti ed accessori che non FRUMENTT DI LABORATORIO M7. dilatazione termica pitt basso, il ché consente di costruire recipienti con pareti pi spesse € quindi con una maggiore resistenza sia meccanica sia agli sbalzi di temperatura, II riscaldamento, comungue, non deve essere prodotto a fiamma diretta, ma attraverso reticelle metalliche. Vetri Vycor sono ad alto contenuto di silice ¢ sono resistenti all’azione de- gli acidi, degli alcali ed, inoltre, presentano una buona resistenza termica e mec- canica. La trasparenza é elevata nel visibile, nel vicino ultravioletto e nel vicino infrarosso. Vetro di quarzo o silice vetrosa & prodotto in due forme principali, la tra- sparente e la traslucida. II tipo trasparente @ migliore ma pit costoso. | I vetri di quarzo hanno in assoluto il pitt basso coefficiente di dilatazione ter- mica, ottima resistenza meccanica ed elasticita e risultano, per questo, adatti alla costruzione di attrezzatura destinata a sopportare forti sbalzi termici. Sono trasparenti nell’ultravioletto e quindi sono idonei alla produzione di celle per la spettroscopia UV. La loro inerzia chimica, infine, li rende utilizzabili per la costruzione di distillatori ¢ recipienti per la conservazione di sostanze partico- larmente pure. Vetro al piombo si pud saldare al vetro di soda. L’alto indice di rifrazione lo rende utile per la produzione di componenti ottici cosi come Ia bassa conduci- bilita elettrica ne consente l’uso nella fabbricazione di tubi elettronici. . Vetro ail’alluminiosilicato ha un’elevata resistenza meccanica e termica. E usato sopratzutto per costuire termometri, tubi elettronici, tubi da combustione. Materie piiastiche Le materie plastiche sono composte da macromolecole ad alto peso mole- colare (po'ivicri) derivate dall’unione di un numero elevato di molecole pit: pic- cole (mononeri) che possono essere dello stesso tipo (omopolimeri) o di tipo diverso (etcropolimeri). Esse possono essere costituite da molecole a struttura lineare (termoplasti- che) oa struttura ramificata (termoindurenti). Le prime, per riscaldamento, su- biscono solo modificazioni fisiche, cioé le molecole si svincolano e scorrono una sull’altra mantenendo perd la loro struttura chimica: cid determina un pro- gressivo rammollimento della massa e questa, per raffreddamento, pud recupe- rare la consistenza solida originale. Quelle a struttura ramificata, invece, a caldo, degradano pit: o meno velocemente subendo modifiche sostanziali della com- posizione chimica e cid determina, inoltre, un progressive e permanente indu- rimento della massa. . . | ‘Ad alta temperatura, in ogni caso, tutte le materie plastiche carbonizzano a pressione ordinaria, : : : Le proprieti chimico-fisiche ¢ tecnologiche delle materie plastiche hanno un largo intervallo di variabiliti, dipendente da svariati fattori (tipo di mono- mero, lavorazione, additivi, ecc.). In tabella 1.2-1 @ riportata la resistenza delle diverse materie plastiche ai pit: comuni agenti chimici. Le proprieta piit vantaggiose delle materie plastiche sono: — leggerezza, facile formabilita e colorabiliti; ; = ottime proprieta isolanti (termiche, elettriche, acustiche); vesistenya alla corrosione da parte di agenti organici ed inorganic inattaccabilita da parte di batteri e mutfe. ae E DI LABORATORIO Bom Carrrovo 1 - SICUREZZA ED ATTREZZATUI delle materie plastiche pid comun; isi cbimica as olgei%e) lg lie | ealg 5 ig 33 S 188/23] © [a,j es a . |eeles| & | dg] eg e§ E/23/22/ & | 22/83 SE ZES [ea] S162) Se ‘acid diluiti B | E [e[Be/ BLE E v | D acid . we rath ps | BE|E] $ E E|viv basidilwite | B | E [EE | B | EF | EB | S$ basi 5 . a s | pile] e&}Bp|er] ep] s |v agenti aot ian, | 8 |DBIEL S| vf v]ovifyv aloli E Blvijvi|esf]vi|oD ebetoni s BiVviv B |v |[s estert Ey B Vv Vv B Vv Ss idroarburi || oo |B} Ee jefe |p|p|sp|s]es ————— + idrocarberi s j—E|pB] p |p | Bb | s |B arvmatici | | tirwcarmr’ ss Se} D | D | D| D | s | B coiiandae | 1 buona; D= discreta; S= scarsa; V= variabile E= eceell I] loro limite & rappresentato dal fatto che possono essere usate in un inter- vallo di temperature abbastanza ristretto: ad alta temperatura decompongono deformandosi mentre a bassa temperatura diventano fragili. Le materie plastiche, di seguito descritte, trovano complessivamente una va- stissima gamma d’applicazioni in laboratorio. Resine polifluoroolefiniche (Teflon) sono resistenti a solventi organic, acidi, basi ed agenti ossidanti. Sono attaccate dai metalli alcalini fusi e dalla soluzione d’ammoniaca liquida. Hanno temperature d’esercizio fino a 200°C. I Teflon, solido bianco, opaco, d’aspetto ceroso, trova molte applicazioni per la sua inerzia chimica € resistenza alle temperature fino a 300°C. Esso é tutta- via tenero e non deve essere pulito con polveri abrasive. Ha un basso coeffi- ciente d’attrito e cid lo rende utile per ottenere guarnizioni di valvole, maschi per rubinetti delle burette e degli imbuti separatori, tappi, guaine per giunti a smeriglio ecc..Tende a deformarsi sotto pressione e pud pertanto essere mo- dellato per produrre tubi, lastre, manufatti. Resine poliolefiniche (Polietilene, Polipropilene) sono termoplastiche ¢ sono Ct ame: | | | STRUMENTI DI LABORATORIO #9 ratterizzate, a temperatura ambiente, da un’ottima resistenza chimica nei con- fronti della maggior parte dei solventi, degli acidi e delle basi, perd rigonfiano a contatto con gli idrocarburi con gli alogenoderivati ¢, a caldo, sono attac- cati dai forti agenti ossidanti. Si usano per la costruzione di recipienti, tubi, im- buti filtranti e separatori, pipette, ec. II polietilene a bassa densita é pi fles- sibile ed @ usato per ottenere spruzzette, mentre quello a densita maggiore per bottiglie, palloni. Resine poliviniliche (Cloruro di polivinile o PVC) sono inerti agli acidi ed agli alcali diluiti ma sono attaccate da quasi tutti i solventi organici tranne il meta- nolo, l’etanolo e gli idrocarburi. La temperatura di esercizio é inferiore a 70°. Resine poliammidiche (Nylon-6) sono autolubrificanti ed hanno ottima resi- stenza meccanica. Sono utilizzate per costruire supporti a vite, ingranaggi, guar- nizioni, tub per alta pressione ma non per apparecchi a vuoto. Sono attaccave dai fenoli e dagii acidi concentrati. La temperatura di esercizio é inferiore a 150°. Resine poiizcriliche (Perspex, Plexiglas). La pit. comune @ il polimetacrilato di metile, resina caratterizzata da eccezionale trasparenza. Elastomeri (comma nitrilica, butilica, doroprenica, fluorecarbonica) si usano pet la produzicne di guanti tubi, guarnizioni. Sono molto sensibil ai solventi. Porcellana La porcellana da laboratorio 2 una ceramica smaltata, Si ottiene miscelando caoline Glicati di Al) con feldspati (alluminiosilicati di K e Ns) in proporziont ca eane sc Mferire buona plasticita alla pasta che viene cotta (1250-1300") ¢ smal- tata (silicati, fluoruri e borati). La porcellana, rispetto al vetro, : fronti delle soluzioni basiche ¢ una maggior Jana si usa per produrre capsule ¢ crogiuoli p non siano basici. ha una migliore resistenza chimica nei con- e resistenza meccanica. La porcel- er la calcinazione di precipitati che Metalli 1 cso nent id utili: i i i jo inossidabule. [ pity utilizzati sono platino, nickel ed accia i Platino ha un punto di fusione elevato (1774°) per cui & adatto alla calcina- sione, non subendo modificazioni chimiche se scaldato all’aria ad alta tempe- ratura Non é attaccato in misura significativa dalla maggior parte dei reagenti rarura. Non. 2tirione de carbonat alealini fase allacilo fuoridvico, platino puro, essendo troppo tenero per tali usi, @ utilizzato in lega, con rodio : igi istenza. tine Puihe conferiscono migliore resistenza : “ lel in Jega con il cromo st cossida difficilmente per riscaldamento poiché, ntatto con Paria, si ricopre di uno strato sottile ¢ molto aderente di ossido the re ossidazione del metallo. FE molto usato per le reticelle impedisce T'ulterior i e cepts it teh am open biente oss a dabile & una lega ferro-carbonio (carbonio non superiore al 1 om. La resistenza all’ossidazione alla corrsione 2 garantita dalla presenza 1.9%). La resi nn inferior a mentre Ni, Mn, Mb, V sono con- del ero oporzioni tali da sviluppare cenacity resistenza a frattura, lavorabi- lita. 10 ™ Carrrovo 1 - SICUREZ2A ED ATTREZZATURE DI LABORATORIO. za Attrezzatura Pud essere suddivisa in: ; — attrezzatura in vetro: palloni, beute, becker, bottiglie, provette, tubi da saggio, ci- lindri, pipette, burette, colonne cromatografiche, matracci, imbuti, refrigeranti, rac- cordi, tubi essicanti, essiccatori, vasi Dewar, termometri, pompe ad acqua...ecc; = attrezzatura in materiale plastico: spruzzette, portaprovette, giunti, tubi, tappi, anelli, tettarelle, imbuti per solidi, becker, cilindri, bidoni...ecc; attrezzatura in porcellana: crogioli, mortai, filt=i, capsule; — attrezzatura in metallo: sostegni, morsetti, pince, anelli, bagnomaria, portapi pette, portaburette, spatole, cucchiai, forbic!, reantello riscaldante, piastre riscal- danti, elevatori, bunsen...ecc; ~ attrexzatura varia: carta, cartine indicatricé di pil, pennarelli indelebili, grasso al silicone, propipette, elastici di goasrns, cele yer i) Ne, cotone, parafilm, tappi in sughero, ancorette magnetichc, iss pr cromeaiogeafia TLC, bilance, agita- tori, apparecchi per punto di fusioue, panne jt il vuoto...ece. Attrezzatura in vetro Palloni: (capacita: da pochi sillilitri a litri) sono recipienti sferici ampia- mente usati per reazione o raccolia (Fig, 1.2-1). Ne esistono di vari tipi: a fondo sferico o piano; a collo lungo o corto, stretto © largo; monocollo o a pitt colli (ai massimo cinque). La maggior parte dei pal- oni in uso @ fornita di colli smerigliati a conicita normalizzata per essere facil- mente assemblabili (1 a). Particolari sono il pallone Kjeldaht (1 b) utilizzato per la digestione a caldo con acidi concentrati di sostanze varie ed i pu/loni di distillazione (1 c) con forma a pera anziché sferica. Beute 0 matracci conici (Fig. 1.2-2): (Erlenmeyer flasks) (2 a): (capacita: da pochi millilitri a litri) sono recipienti conici cor colle’a smeriglio largo o stretto che sono utilizzati per preparare e conservare soluzioni, effettuare cristallizza- zioni ecc. Possono essere tappate con tappo di goruna 0 a smeriglio. Le beute da vuoto o codate (Biichner flasks) (2 b) sono in vetro pitt spesso; hanno una tubulatura laterale (0 becco porta gomma) per il collegamento ad una pompa @aspirazione. Si usano per le filtrazioni in depressione. Becker o bicchieri: (capacita: da pochi millilitri a litri) (2 ¢). Hanno forma cilindrica, generalmente sono graduati e forniti di beccuccio. Possono essere a forma alta € stretta o bassa e larga. Quest'ultima @ indicata per Pevaporazione dei solventi (cri- stallizzatori) o per contenere il fluido di bagni riscaldanti 0 re- frigeranti. . Sono usati per la preparazion€ e il temporaneo stoccaggio delle soluzioni, per trasferire reagent Fig. 1.2-1 - Palloni. solidi o liquidi, per effettuare a STRUMENTI DI LABORATORIO #11 semplici reazioni chimiche (titolazioni, neutralizzazione di soluzioni basiche 0 acide, distruzioni di reagenti). Bottiglie: (capacita da qualche millilitro a litri) (Fig.1.2-3) sono in vetro chiaro o scuro (per sostanze fotosensibili) e possono avere tappo a vite, a pres- sione 0 a smeriglio. Le pit piccole servono per la conservazione di campioni di sostanze pure (3 a). Le bottiglie per solidi hanno bocca pi larga per facili tare le operazioni di riempimento o svuotamento. Le bottiglie per liquidi sono usate per la conservazione di soluzioni a titolo noto (ad uso analitico o sinte- tico) € possono avere il tappo contagocce (3 b). Le bottiglie per il lavaggio dei gas sono recipienti cilindrici forniti di tubi di entrata ¢ di uscita: il tubo in entrata pesca nel liquido di lavaggio € pud es- sere fornito di dispositivi a setto forato che, aumentando la superficie di scam- bio, rendono pia efficiente la purificazione del gas (3 c). Servono per la pu- rificazione di reagenti gassosi o nel trattamento e assorbimento di gas prodotto zione. pacita 10 ml) (Fig, 1.2-4) servono per effettuare, su piccole por- stanza, le prove qualitative che ne consentono il riconoscimento (sag- gio della solubilita, saggio di Lassaigne...) oppure per la produzione di germi cri- stallini da piccole quantita di soluzione satura di sostanze solide, a temperatura Le provette da centrifuga hanno corpo cilindrico ¢ fondo conico «a migliore sedimentazione dei precipitati fini per centrifugazione. Le provett ‘ex sono fornite di tappo a vite e si usano per liquidi volatili e per Ia conservazione di campioni. Tubi da sageio: (capacita qualche milliitro) si usano per effettuare i saggi su fiamma (combustione per analisi elementare.. ecc) (4 b). b c ab < a Fig. 1.2-3 - Bottiglie. Fig. 1.2-4 - Provette (a), tubi da saggio (b), cilindri graduati (©). ON Cilindri graduati:(capacita da qualche milllitro a litri) sono i recipient py 12. @ Caprro.o | - SICUREZZA ED ATTREZZATURE DI LABORATORIO | usati in laboratorio per effettuare misure di volume (4 ¢). Inferiormente pon | i giano su di una base circolare. La parte superiore pud essere a beccuccior es favorire lo svuotamento del cilindro, oppure pud essere fornita di tappo a sine, riglio, per consentire la preparazione di soluzioni di compost solidi a titolo ap. prossimato (jl solido pesato si versa nel cilindro, si aggiunge un’aliquota di sol. vente, si tappa e si agita fino a completa dissoluzione, poi si aggiunge |, rimanente parte di solvente fino al volume desiderato). Il corpo del cilindro & prowvisto di una scala graduata incisa sulla parete esterna, Il volume corrispondente alla divisione minima varia in funzione del diametro del cilindro: quelli con capaciti oltre 0,5 | hanno come divisione mi- nima 10 ml, mentre per quelli pit piccoli (con capacita inferiore a 10 ml) la di- visione minima é di 0,1 ml. I cilindri sono tarati per svuotamento, cio’, per prelevare il volume indicato dalla graduazione, il cilindro va svuotato comple- tamente recuperando Pultima goccia con una bacchetta di vetro 0 appoggiando il beccuccio alla parete del contenitore in cui il liquido viene versato. Burette: (capacita: da pochi microlitri a 100 mi) (Fig. 1.25) (5 a) sono tubi di vetro graduato, a sezione costante, con una estremita a punta fornita di ra- binetto (in vetro o teflon). Servono per effettuare le titolazioni. Consentono la determinazione molto precisa dei volumi di titolante erogato. Colonne cromatografiche: (5) sono tubi di vetro ad altezza e diametro va- riabile, con punta terminaie e rubinetto. Si usano per realizzare la purificazione di miscele per cromatografia su colonna. Pipette: servono per effettuare la misura di piccole quantita di liquido in modo preciso (5 c). Esistono pipette di svariati modelli e dimensioni, tuttavia, si possono distinguere in due categorie: pipette tarate e pipette graduate. Le pipette tarate permettono di dispensare solo il volume di liquido indicato sulla parete della pipetta e possono essere, a loro volta, a scolamento completo (con un solo segno di riferimento) 0 a scolamento parziale (il volume indicato & quello compreso trai due segni di ri- ferimento). Le pipette graduate con- sentono, invece, la dispensazione di volumi arbitrari di liquido poiché ri- portano tutte le suddivisioni inter- medie tra quella che indica il volume massimo e quella che indica il vo- lume minimo. Hanno inoltre una Js] striscia longitudinale marrone (ciga Qo) di Schellbach), dal lato opposto a quella della graduazione, che per- mette di valutare meglio la posizione del menisco del liquido e quindi ef- fettuare una lettura pitt precisa. Oltre ai segni delle suddivisioni, sulle | pipette @ indicata la capacita totale, Ja temperatura di taratura, il tempo di sgocciolamento ed eventualmente il grado di tolleranza (grado di pre- a b c d Fig. 1.2-5 - Burette (a), colonne (b), pipette tarate © graduate (0), pipette Pasteur (d). We —— cisione). La capacita e la suddivisione minima delle pipette @ codificata in es [. STRUMENTI DI LABORATORIO M13 [FABETZEA] Pipette graduate e tarate, divisione e colori Pipette graduate Pipette tarate Capacita (ml)| Divisione minima |Colore Capacita (ml) | Colore 0,05 171000 giallo 0,005 bianco 01 171000 verde bi, 0,01 arancione 0,1 1/20. arancione bi. 0,05 verde 02 1710. arancione 03 giallo 05 17100 giallo bi. 1 a7zurro 05 1750. 0580 bi, 2 arancione T 10. T0880 5 bianco. 2 1/10, verde 3 azzurro 3 1/10. azzurto 10 T03s0 10 1710. arancione 15 verde b.i, = due fasce del colore divise da una banda incolore. campo internazionale con colori definiti (una esemplificazione é riportata in ta- bella 1.2-2) Le pipette Pasteur (5 d) sono tubi con estremita tirata a punta di lunghezza 10- 15 cme di diametro 0,5-0,8 cm, Si usano per dispensare piccole quantita di liquid grazie alla cettarella in gomma collocata alla sommita. Pesafiltri: (Fig.1.2-6) servono per effettuare la pesata di piccole quantita di sostanze solide o liquide (pesata analitica). II coperchio @ smerigliato. Esistono anche pesatiitri in polietilene e in alluminio (6 a). ‘Matracci: (6b) sono palloni a fondo piano con collo lungo e stretto sul quale B inciso, a cerchio completo, il segno corrispondente al volume per cui sono ta rati (a differenza delle pipette e delle burette, i matracci sono tarati per riem- pimento). Sul corpo del matraccio sono indicati, invece, la capacita (pud essere da 5a 2000 ml), la temperatura di taratura ed eventualmente la tolleranza. Imbuti: quelli cassici (6 c) sono cavi, hanno corpo piramidale ¢ un lungo gambo lineare e sono di differente grandezza. Servono per raccogliere il flusso di un liquido o di una sospensione fine da un recipiente allaltro, o per realiz- zare la separazione di precipitati, dalle acque madri, per filtrazione su carta. g ‘wo Fig. 1.2-6 - Pesafiltri (a), matracci (b), imbuti fltranti (2), imbuti separatori (d) e per aggiunta (¢). 14 mCaprroio | - SICUREZZA ED ATTREZZATURE DI LABORATORIO Possono essere forniti di dispositivi aggiuntivi per effettuare filtrazioni a calg oa freddo. ° Gli imbuti eparatori (6 4) sono recipienti a forma di pera, di capacita varia. bile, forniti di collo corto con tappo a smeriglio ad una estremita e di gambo lungo sormontato di rubinetto in teflon dall’altra. Si usano per effettuare la se. parazione di sostanze in soluzione, mediante estrazione con solventi immisci- bili con la soluzione da estrarre. La ripartizione dei soluti tra le due fasi immi- scibili risulta molto rapida poiché, per agitazione, si crea una elevata superficie di contatto; in seguito le fasi separate sono facilmente isolabili poiché quella pit densa viene fatta defluire dal rubinetto, mentre quella pitt leggera viene recu- perata per versamento dal collo superiore. Gli imbuti per aggiunta (6 e) sono recipienti cilindrici, di varia capacit’, do- tati di un collo a smeriglio (per Peventuale assemblaggio con trappole per gas © trappole di protezione per reazioni in ambiente anidro) ad una estremiti e di una punta con smeriglio di coniciti adatta dall’altra (per l’inserimento nel collo laterale di palloni di reazione). Sono forniti di rubinetto per controllare e mo- dulare la comunicazione tra imbuto e pallone. Servono per effettuare l’aggiunta (goccia a goccia) di soluzioni alla miscela di reazione contenuta in un pallone di reazione e cid in modo pit o meno rapido. Refrigeranti: (Fig. 1.2-7) Servono per la condensazione di vapori. I modelli a disposizione sono diversi e la scelta dipende dalla massa di vapori da conden- sare e dalla natura della sostanza allo stato vapore. Per le sostanze altobollenti pud essere sufficiente un raffreddamento ad aria con refrigerante @ canna dritta, mentre se & necessario sottrarre pitt calore, si passa a refrigeranti pit efficienti come quelli a doppia camicia, a bolle, a serpen- tina (a citcolazione d’acqua interna o esterna). Aumentando la superficie si scam- bio del calore ¢ usando acqua come fluido refrigerante (acqua & un ottimo fluido refrigerante perché ha un'elevata capaciti termica) in flusso continuo, Vefficienza del raffreddamento aumenta notevolmente e cid consente la con- densazione di masse di vapore pity grandi Hanno le estremit2 a sineriglio ¢ qvella inferiore pud essere a becco per ren- dere pitt agevole il gocciolamenco del condensato, Sono usati a ricadere, ven- no cioé montati su palloni conteneanti fa miscela di reazione € consentono il Fecupero del solvente durante la reszionz condotta a caldo (temperatura di ti- flusso del solvente). Raccordi: (Fig. 1.2-8): sono elementi di congiunzione tra due o pit strumenti. La forma e le di- mensioni del raccordo da usare dipendono dalle esigenze che si possono presentare (necesita di aggiungere un reattivo nel corso diuna reazione, di fare la reazione in atmosfera inerte, di recuperate un solvente). Le estremit’ a sme riglio possono avere Ia stessa CO” niciti 0 conicita diverse (8 ®- Alcuni modelli hanno un cape portagomma per il collegament? del’apparecchio con un tu Fig. 1.2-7 - Refrigeranti. FY | STRUMENTI DI LABORATORIO M15, & @ TT w di b c Fig. 1.2-8 - Raccordi (a), raccordi per la distillazione (b) e trappole (c). gomma. La comvnicazione pud essere continua o regolabile con un rubinetto. Il ragno per 1m CaprroLo I - SICUREZZA ED ATTREZZATURE DI LABORATORIO plici I vuoto & generato dal flusso di acqua che attraversa, ad elevata velocita, la strozzatura ine terna, trascinando con se i vapori e i gas che oo cupano la camera della pompa (effetto Ventur), Il valore della pressione minima raggiungibile x quello della tensione dellacqua alla temperatayt di esercizio (20 torr) (10 b). : Rotavapor: (Fig.1.2-11) consente il recupery di grandi quantita di solvente dalle soluzion 12 concentrare 0 evaporare a secco. Opera in ene dizioni di vuoto (fornito da una pompa ad 9” qua 0, se necessario, da una pompa'a men” brana). Il pallone contenente la soluzione vy evaporare pud essere immerso pits o meno eon” i pletamente nell'acqua del bagno riscaldante po a b tendo cosi modulare Ventita del calore forge, U riscaldamento della massa & uniforme grace Fig. 1.2-10 ~ Termometi (), alla rotazione continua e regolabile del pallone. pompa da vuow ad aequa(). I vapor sono condensati nel refrigessne oo Pentina in cui circola acqua fredda quindi sea. colti nel pallone sottostante. Attrezzatura in materiale Plastico Per la manipolazione di soluzioni che attac- cano il vetro sono disponibili becker, cilindri, im- buti in materiale plastico. Spruzzette: (Fig.1.2-12 a) sono usate per di- spensare liquidi (acqua, etanolo, acetone) nelle operazioni di lavaggio della vetreria e di pulizia in genere. Sono facilmente smontabili e di ca- Pacita variabile (50-500 ml), L’erogazione del li- = quido awviene grazie alla sovrapressione interna Fig. 1.2-11 - Rotavapor. che si ottiene per schiacciamenito del corpo della spruzzetta. Portaprovette: (12 b) hanno forma rettangolare a due piani forati per consen- tire Finserimento di proverte. Possono esser anche in metillo o legno. [> Fig. 1.2-12 - Spruzzetta (a), Portaprovette (b), tubi (c), valvole (d) e raccordi per tubi ©). S1RUMENTI DI LABORATORIO #17 ) _ d e Fig. 1.2-13 - Tappi (a), anelli (b), tettarelle (c), bidoni (d) e bagni ad olio (e). Per liquidi a basse pressioni sono sufficienti tubi a pareti relativamente sot- tili, Le condotte per gas richiedono tubi impermeabili ad esso, quelle per gas € liquidi sotto pressione necessitano di tubi rinforzati internamente o protetti esternamente con calza metallica. Per le linee di vuoto si deve usare tubo a pa- reti molto spesse. Valvole: (12 a quido o di gas. Raccordi per tubi: (12 e) servono per deviare flussi di liquido 0 di gas (rac- cordi a YoaT) o per raccordate tubi anche di diametro diverso. Tappi: sono normalizzati, a conicita definita, e cid li rende interscambiabili. Sono una valida alternativa ai tappi di vetro. Possono essere anche forati per consentire attraversamento di tubi (Fig.1.2-13 a). Anelli: di varie grandezze, servono per dare appoggio stabile a palloni o al- tri recipienti a fondo tondo grazie al profilo interno sagomato. Esistono anche in sughero (13 b). Tettarelle: (13 c) sono in gomma. pette consentono il riempimento e lo svuotamento delle stesse. Bidoni: servono per la conservazione ¢ la dispensazione, mediante rubinetto, dell’acqua distillata o deionizzata (13 d). Bagni ad lio: sono molto simili ai becker ma hanno base molto pitt ampia. Riempiti con olio di silicone e posti su piastra riscaldante, vi si immergono i Palloni di reazione, potendo cosi mantenere Pebollizione della soluzione/so- spensione per il tempo richiesto (13 e). ) inserite in tubi di gomma o plastica, evitano risucchi di li- Applicati allestremita maggiore delle pi- Attrezzatura in porcellana Capsule: (Fig. 1.2 -14 ) sono recipienti con forma a calotta, a fondo piano © tondo. Possono avere dimensioni molto variabili esi usano per levaporarione delle soluzioni e ’eventuale calcinazione del residuo. Il riscaldamento @ reco uniforme e graduale per interposizione tra capsula e fiamma di una reticella, Quelle in vetro sono usate anche per conservare o essiccare prodotti solidi. Imbuti: (14 b) a sezione rettangolare (imbuti di Bucher) o triangolare (onbuti di Hirsch). : . Hanno base piana, forata. Servono per la filtrazione sotto vuoto dei preci- pitati solidi. Limbuto di Hirsch, in patticolare, serve per trattare solo piccole quantita di materiali. Sul fondo dellimbuto va collocato un disco di carta da filtro per trattenere il precipitato e lo si inumidisce con il solvente della soluzione da filtrare prima di procedere all operazione. L'imbuto va collocato alla sommita di una beuta codata collegata alla pompa da vuoto. 18 ® CaPrroto I - SicUREZZA ED ATTREZZATURE DI LABORATORIO FY 6 a b Fig. 1.2-14 - Capsula (a), imbuti (b) € mortaio (6). Mortaio: (14 c) serve per effettuare la macinazione & la miscelazione delle polveri. Il movimento del pestello deve sempre essere circolare ¢ aderente alla parete (non deve essere a caduta per evitare la produzione di schegge). Per il trattamento di materiali pit: duri @ consigliabile usare mortai di vetro meglio di agata. Attrezzatura in metallo Aste, morsetti, pinze, anelli: (Fig. 1.2-15) costituiscono V’insieme degli ele- menti che formano P’impalcatura di sostegno alla vetreria. L’asta dispone di una base su cui @ saldata una barra verticale di altezza variabile. I morsetti possono essere a doppia vite (coassiali o perpendicolari) 0 ad anello. I primi sono pezzi di congiunzione tra l'asta e le pinze, mentre i secondi mediano il collegamento tra asta e vetreria (imbuti separatori). Le pinze sono forniti di una vite che con- sente di regolare la posizione reciproca delle due ganasce che fissano il collo della vetreria (palloni, beute...) Trepiede e reticella: (15 b,¢) il trepiede si usa per sostenere una reticella me- tallica e, sopra essa, il recipiente che deve essere scaldato alla fiamma. La reti- cella grazie al materiale ceramico centrale consente il riscaldamento uniforme di tutta la superficie di appoggio del recipiente Bruciatore: (Fig. 1.2-16 a) ne esistono di modelli diversi; il pitt comune é il bruciatore Bunsen. Puo essere alimentato a gas metuno (n gas di citt’) ¢ la qua~ lita della fiamma é facilmente modulabile, variando i! fiusso del combustibile e dell’aria. Si usa per i saggi alla fiamma (sotto cappa) 0 fonte di calore per le pitt svariate operazioni. Piastra riscaldante e mantello riscaldante: (16 4) suv: termostato potendo cosi realizzare il riscaldamento di programmata e costante. La piastra fornita inoltre di “isp Pagitazione magnetica delle miscele. ‘Bagnomaria: (16 c) E un becker al cui interno @ collocato un supporto me- tallico portaprovette. So ome ti a temperatura tivo per effettuare STRUMENTI DI LABORATORIO #19 Fig. 1.2-16 - Bruciatore (a) mantello ¢ Piastra riscaldante (b) e bagnomaria (c). Si riempie di acqua e si ffettuare ri- : c Pone a scaldare su Bunsen. Serve per e! scaldamenti blandi, controllando il livelle dell’acqua e Pesposizione alla fiamma, © mantenere il contenuto delle Provette alla temperatura massima di 100° (tem- Peratura di ebollizione dell acqua), Pinze e spatoline: (Fig. 1.2 7) le pinze (17 a) garantiscono la tenuta della giunzione tra due capi smerigliati. La pinza (17 b) consente di afferrare 0 so- stenere oggetti a temperatura el " levata. La pinza (17 c) e la spatola (17 d) sono strumenti molto comuni, , Blevatori: (17 ¢) ad altezza regolabile servono per sostenere la vetreria e al- ti utensili. Attrezzatura varia Propipette: Fig. 1.2-18) sono usate peril empimento di pipette, special mente nel caso debbano essere misurati con precisione liquid particolarineate irritanti © orrosivi. La propipetta tradizionale (18 a) ha forma sferica, dispone di tre val- vole, apribili per pressione con le di ta, e di un raccordo di attacco per la pipetta. Per la stessa operazione possono essere usati anche dispositivi a pistone (18 b), Pipette automatiche (Fig. 1.2-1 8 ©) sono dispositivi di precisione per la mi- sura ed il trasferimento di liquidi. Sono dotate di puntali monouso in plastica. —, Fig. 1.2-47 - Pinze (a-c), spatole (d) ed elevatore (e). Fig. 1.2-18 - propipette (a,b) e pipetta automatica (c). CAPITOLO 2 Determinazione di parametri chimico-fisici © Costanti fisiche* Bruno Tasso M Proprieta termiche Simona Collina Selezione dei concetti essenzic Te Proprieti fisiche che verranno illustrate riguardano fusione, congelamento, cbollizione, indice di rifrazione, potere rotatorio; inoltre verra affiontete lo seats delle propricta termiche attraverso la calorimetria differenziale a scansione ¢ la tex. mogravimetzia, Fusione, ccagelamento ed ebollizione che rappresentano rispettivamente il pas- saggio di ss2to sul:do —> liquida, liquide —> solido e liquide + vapore, consentono dk ine dividuare pasmietri carateristici di ciascuna sostanza pura (punti di fusione, ebolli: tione, congeianento ecc.) ¢, dallampiezza dellntervallo di temperatura in’ cus tai passaggi ci stato si verificano, di ricavare informazioni sul loro grado di purenzn, In questo ambito, Pebollizione, a causa delle variazioni di parametri sperimentals che Possono verificarsi durante la determinazione, fornisce informazioni meno indicatiee, Per le sostanze liquide si pud alternativamente ricorrere alla misura dell'indice di v1 frazione, che, indiativo e sicuro, si basa sulla misura della deviazione che un raggio di luce monocromatica subisce nell attraversare la superficie di separazione amet uido. “e teraverso la determinarione del Potere rotatorio sirileva la caratteristica di par- ticolari sostanze che, dotate di un centro di asimmettia o di strutture rigide (allent ¢ spirani) o di strutture pur sempliei ma in cui & impedita la libera rotazione dei soccs tuenti, sono capaci di devia di un determinato angolo il piano della luce linearmente Polarizzata. Il valore di potere rotatorio pud essere utilizzato per stabilire la puresse enantiomerica. . . La calorimetria differenviale a scansione consente di determinare con preci- sione la purezza del eampione in esame e fornisce informazioni sulle struteure pol morfe. La termogravimetria misura le variazioni di massa cui pud andare incontro un campione in funzione di temperatura e tempo, fornendo informazioni sulla pre. senza di solventi di cristallizzazione. Entrambe le tecniche hanno una valenza tetne, logica oltre che analitica. * Elaborato dal Cap. 2 di ECIG. savelli, A. Boido, “Guida allanalis di compost dinteresse farmaceutico”, 22 m CaprroLo 2 - DETERMINAZIONE DI PARAMETRI CHIMICO-FISIGL | I composti organici sono caratterizzati da proprieti chimiche, associate gj gruppi funzionali presenti (Cap. 5), e da proprieta fisiche, direttamente dipen. | denti dalla struttura della molecola, rilevabili attraverso le costanti fisiche (punto di fusione, punto di ebollizione, potere rotatorio specifico, ec.) le cui modality di determinazione saranno di seguito illustrate. :2.1] Costanti fisiche atall Punto di fusione Il punto di fusione di una sostanza @ la temperatura in cui, a pressione at- mosferica, coesistono in equilibrio fase solida e fase liquida, Per un composto puro la temperatura alla quale avviene il passaggio dallo stato solido al liquido ha un valore netto e si realizza a temperatura costante. In pratica, poiché la temperatura si misura allesterno del sistema, invece del punto di fusione, si rileva l’intervallo di fusione. Esso corrisponde all’intervallo tra la temperatura in cui si osservano le prime goccioline liquide e la tempera- tura in cui si ha completa liquefazione. Lintervallo di fusione rappresenta un parametro utile per la caratterizza- zione di un composto ed @ indicativo della sua purezza. Relazioni fusione-struttura Durante il riscaldamento energia fornita sotto forma di calore viene uti- lizzata per vincere le forze che tengono unite le molecole allo stato solido. E importante sottolineare che i composti solidi possone essere amorfi o cristal- lini, in funzione di come sono disposte le particelle elementari che li costitui- scono. Nei primi, che possono essere considerati liquidi super-raffreddati, le molecole hanno un assetto casuale, mentre nei secondi le particelle elementari sono sistemate in reticoli ordinati tridimensionalmente nello spazio. Inoltre, nei composti allo stato solido, le forze intermolecolari possono talvolta esercitarsi in modi differenti, dando origine a forme cristalline diverse (due 0 pit), deno- minate polimorfi (vedi oltre) aventi caratteristiche chimico-fisiche diverse. In riferimento alle relazioni che legano caratteri strutturali ¢ caratteri fisici, si sot tolinea che la fusione di un solido consiste nella distruzione delle forze di coe- sione delle particelle elementari (atomi, ioni o molecole) di sostanze allo stato solido: la temperatura a cui essa awviene é@ in correlazione con le forze inter- molecolari che in ordine di energia crescente sono: forze di Van der Waals, at- trazione tra dipoli, legami idrogeno, attrazione tra ioni. I composti organici, per i quali le forze di coesione sono deboli (Van der ‘Waals, legami idrogeno), rivelano punti di fusione relativamente bassi se raf- frontati a quelli dei composti ionici, caratterizzati da intense forze di attrazione elettrostatica. Nei composti di una stessa serie omologa, passando dai termini inferiori ai superiori, si ha un accumulo di interazioni di Van der Waals che causano un in- cremento della temperatura di fusione (0 di ebollizione) e variazioni delle pro- prieta dipendenti dalle forze di associazione intermolecolare (solubilita, visco- sit’, ecc.). Per quanto riguarda i composti allo stato solido, gli isomeri strutturali CostanT1 FISICHE @ 23 pill ramificati (caratterizzati da maggior simmetria) fondono a temperature re- lativamente pitt elevate degli isomeri a struttura lineare, poiché cristallizzano in sistemi cui € associata pi elevata energia reticolare. Diversamente, per i com- post allo stato liquid, la temperatura di ebollizione degli isomeri ramificati & inferiore a quella dei composti a struttura lineare. Questi ultimi infatti, potendo stabilire pitt humerose interazioni intermolecolari, richiedono un maggior ap- Porto energetico per vincere tali interazioni e passare allo stato vapore. Nelle sostanze aromatiche esiste un’identicy correlazione tea temperatura di {isione ¢ simmetria risultando in genere pit altofondenti gli isomer! para so- stituiti, mentre per i punti di ebollizi i ri i tra simmetria e volatilita. Fusione di miscele La presenza di quantita crescenti di impurezze in un prodotto puro provoca abbassamento ¢ ampliamento dell’intervallo di fusione: maggiore é la purezza, Piit alto é il punto di fusione e pitt netto l'intervallo di fusione. I comportamento alla fusione di una miscela di due sostanze A e B, Fig. 2.1-1 - Diagramma di stato di una miscela binaria di componenti comple- tamente miscibili allo stato liquido. 100% 100% I punti T, € Ts corrispondono ai punti di fusione dei cor Aggiungendo al componente A (ac. benzoico) quanti cinnamico) il punto di fusione della miscela si abbassa, Puro, spostandosi lungo la curvaTT-F, al variare della co: analogamente la temperatura di fusione di una miscela di A si sposta lungo la curva Ty-E. : Si consideri il raffreddamento di una miscela liquida di composizione “M> 80%, B: 20%): alla temperatura Ty (118°C) si apprezzeri la solidificavione primi cristalli di A che vanno sempre aumentando man mano che | si abbassa verso Ty (82°C), mentre la composizione della fase liquida si sports lungo Ia linea Ty-E arricchendosi del componente B. Allorché la miscela rags giunge la temperatura T, scompare la fase liquida ed i due component la we mponenti A e B puri. it crescenti di B (ac. rispetto a quello di A mposizione della stessa; di Be quantita crescent, A: dei fa temperatura OY E a -FISICI 24 CaprroLo 2 - DETERMINAZIONE DI PARAMETRI CHIMICO-FI scela solidificheranno insieme (eutettico). Il punto eutettico rappresenta a pi basea temperatura possibile di fusione per una miscela A + A mela curs ea composizione fissa e pertanto ha comportamento simile ad una a 7 La miscela acido benzoico - acido cinnamico possiede ua interval di fo. sione molto ampio (82-118°C), con limiti di temperatura inferiori rispetto ai ti di fusione dei componenti puri. ; : rt een alla quale un solido si trova in equilibrio con la sua fase li- quida @ utile non solo per la caratterizzazione del composto ma anche per ta bilirne lo stato di purezza. Infatti, il composto & assimilabile al solvente ¢ P'im- purezza al soluto, per cui, in presenza di quest’ultima, si registrera un abbassamento del punto di fusione rispetto a quello della sostanza pura, nor- male effetto crioscopico. Determinazione del punto di fusione Per determinare il punto di fusione si introduce un'adeguata quantita di so- stanza (pochi mg), finemente polverizzata ed essiccata, in un tubo capillare in vetro, a pareti sottili, chiuso ad una estremita in modo che il campione solido non superi Paltezza di 4-5 mm. . ; 1 tubicino viene quindi inserito in un adatto apparecchio: in commercio ne sono disponibili essenzialmente di due tipi: V'apparecchio di Thiele o quelli a ri- scaldamento elettrico. Lapparecchio di Thiele (Fig. 2.1-2) & costituito da un'ampolla di vetro conte- nente olio di silicone, quale liquido riscaldante, con due imboccature laterali er permettere linserimento dei capillari che consentono una contemporanea doppia determinazione. I capillari sono immersi nel liquido riscaldante in modo che lestremita inferiore vada a lambire a meta altezza il butbo del termometro. Alcuni modelli presentano una diramazione che, grazie ai moti convettivi del liquido riscaldato, garantisce una distribuzione omogenca del calore nel liquido riscaldante, I riscaldamento a fia regolato in modo che I muna viene effettuato con un ‘aumento di temperatura sia cita di riscaldamento ni guato scambio term il campione in esam. Alui apparecchi utilizzano piastre metalliche 0 blocchi metallici elettricamente riscaldati ig. 2.1-3). Ul tradizionale blocco di Maquenne & cestituito da un blocco metallico cilindrico, sealdato elettr Camente, in cui sono stati praticati, perpendicolar- mente, un foro per Vinserimento del termometro ¢ due o tre forellini adiacenti per l’introduzione dei capillari la cui estremita, contenente la sostanza, Puo essere osservata attraverso uno pitt fori tra sversali illuminati con una sorgente di luce. Con aitri apparecehi (F her-Jons, Kotler), la ft sione di pochi cristalli del campione, posti fra due Fig. 2.1-2 - Apparecchio di V¢tini messi a contatto con una piastra elettrica- ‘Thiele per la determina. Mente riscaldata in cui & inserite il termomettv. zione del punto di fusione. Viene osservata mediante una lente o microscoplo. bunsen (Fig. 1.2-16a) e graduale: una elevata velo- on permette infatti un ade- ico tra il liquido riscaldante e Costannr Hisicn 25 Fig. 2.1-3 - Apparecchi a piastre o blocchi metallici. Per definire correttamente il pf si consiglia di eseguire una doppia determi- nazione; la prima veloce, per l’individuazione approssimata dell’intervallo di fu- sione, ed una successiva, condotta aumentando velocemente la temperatura al- Pinizio della determinazione e dosando quindi, in prossimita della fusione (circa 10°C al di sotto), ’apporto di calore in modo che ’aumento di temperatura sia di 1-2°C al minuto. Negii apparecchi pia recenti & possibile regolare la velo- cit di riscaldamento ed cifettuare cosi la determinazione secondo Farmacopea. Molte sostanze fonrican con decomposizione che si manifesta, di solito, con comparsa di colorazioni, imbrunimento e/o evoluzione di gas (formazione di bolle al’interno de! capiitare) a temperature che possono risultare differenti per tuna stessa sostanza, in dipendenza della velocita di riscaldamento. Per sostanze che fordono con decomposizione si usa darne indicazione, come per la tiamina cloridrato. 248°C (d). Ci sono sostanze che decompongono prima di fondere: i prodotti di de- composizione costituiscono impurezze ¢ abbassano il punto di fusione che ri- sulta pertanto indefinito. Ci sono, infine, composti organici che possono subire fenomeni di rammol- limento o contrazione, dovuti a variazioni della loro forma cristallina o a per- dita di solvente di cristallizzazione. Per sostanze particolarmente termolabili, @ consigliabile introdurre il capil- lare nel bagno preriscaldato ad una temperatura di 10-20°C inferiore al pf pre- sunto. Come gia anticipato, poiché la temperatura di fusione & misurata all’e- sterno del campione, anziché un valore di temperatura, viene indicato Vintervallo in cui il composto inizia e completa la liquefazione (formazione di un menisco netto). Punto di fusione corretto/non corretto Si deve tenere presente che il mercurio, nella parte di termometro immersa nel bagno riscaldante, subisce una maggiore dilatazione rispetto alla parte che emerge dallo stesso, la qualcosa origina differenze tra la temperatura di fusione 26 ™ CaprroLo 2 - DETERMINAZIONE DI PARAMETRI CHIMICO-FISICI sperimentale e quella effettiva. Il punto di fusione determinato é ritenuto per- tanto “non corretto”: esso pud essere trasformato in “punry ci fusione corretto” me- diante la relazione 2.1-1 che corregge la dilatazione che p30 subire la struttura termometrica nella porzione interessata alla determinazicne: T, = T, + MT, ~ Ty) 0,00016 I-l] Ti temperatura corretta; Ty temperatura osservata; Tri temperatura media della colonna termometrica misurata con un ter- mometro aderente al primo (7; in Fig. 2.1-7); nm numero di gradi della scala termometrica compresi tra la superficie del bagno e la T,; 0,00016: costante riferita ad un termometro di jt i i tipo di vette). i vetro jena (diversa per ogni Il punto di fusione sperimentale pud esser i F ‘ mediante una curva di taratura del tetmometro uefa gi sncerpolazione curva é ottenuta ponendo in grafico i valori di pf di una sonia aparece io. La dard (Tabella 2.1-1), determinati sperimentalmente con il teumen eon da ee rare, rispetto ai valori corretti-noti. La calibrazione ae nqt, ermometto da ta- numero di sostanze aventi pf compresi nei vari setigcs dal termometro e ripetuta periodicamente, [SBEZIA Punti di fusione di sostanze standard Composto CO | Compoag = Oa ahaa li Mentolo #2 | Acido ippong BCC). p-Diclorobenzene 53 | Acido succinies 187 m-Dinitrobenzene 90 Tsatina 189 ‘Acetanilide Us Acido 3,5-dinitroba ou “Acido benzaico 122 ‘Antracene ‘N20ico 205 Benzammide 128 | Carbanilide 216 “Benzammide 132 Fenolfal ‘Acido salicilico 157 Antrachinone 265 285 Ciascuna coppia di valori determinato/corretto, ing. ser dh panei una retta (Fig. 21-4) che consente df my Yidver3 yp serie di ra ave delle acise il valore dif corete get, er ge PUNO € la Faaiome osservato ed individuato sulle ordinate, Pond i io eenativa, si pud anche costruire UNA CUFVa di ey strato in Big, 21-5. In questo c2s0, i 230882 010 indica . centigradi, da apportare al punto di fusione sperimentale 5° Corre SPO mo- cra aa eemperatura oservat: ad SEmpi0, Qk sox ohh pra i punto dh fuione dna sostancaiNCORRa, open ¥Ndy yok andar we cana i caibrione iporata ing 215 si nora Qe aloe Ping. sae pend 154°C oa valuable in °C: panto di fasgn a Terre 154°C, om Teta sang i. fen . _ he — “c & g g * i ptcorretto 2 ‘correo (10) Fig. 2.1-5 - Curva di calibrazione del ter- 2.1-4 - Diagramma di correzione punto di fusione. mometro. del Punto di fusione in miscela Per Pidentificizione di un compost incognito, la corrispondenza tra l'in- tervallo di fusione determinato sperimentalmente ¢ quello riportato in lettera~ terinon é un sicuro criteria di riconoscimento: sostanze chimicamente molto Giverse possono avere infact punti di fusione molto simili o, addiriteura, uguali ‘I punto di fusione diviene un sicuro mezzo di identificazione di un com- posto incognita solo se si ha a disposizione un campione autentico come con- fronto con cui effettuare il punto di fusione in miscela. Determinazione delVidentita di A ed X mediante pf misto Si prepara una miscela A + X mescolando quantith uguali dei due campioni, previamente polverizzati. Si determina quindi il punto di fusione della miscela. Se X = A il punto di fusione rimane pressoché inalterato, se X #Asihaun evidente abbassamento e contemporaneo allargamento dell’intervallo di fusione. Infatti X e A si comportano come impurezze una rispetto all’altra. Punto di congelamento to (p<) rappresenta la temperatura pid! alta alla quale si verifica la solidificazione di un liquido super-raffreddato. ‘Un apparato per la determinazione @ mostrato in fig. Esso, essenzial- mente, consiste di due tubi, uno esterno ed uno interno, cui viene posta la sostanga di cui si vuole determinare il pc, immersi in un beaker contenente un adeguato liquido di raffreddamento. ‘Mediantt due termometri si controlla la temperatura del liquido di raffredda- mento e quella della sostanza in esame. Una quanti: sufficiente del liquido o della sostanza solida, precedentemente fusa, vieve raffreddata rapidamente per determinare un punto di congelamento approssimato. Tl punto di congelamen Oe 28 @ CAPTOLO 2» DienRiNAZIONE DI PARAMETRI CHIMICO-FISICT Ottenuto tale valore, si immerge, dapprima, il tubo contenente il campione in un bagno a tempe- ratura superiore di 5°C a quella del pe approssimato: si determina la fusione della sostanza. In seguito si inserisce il tubo interno in quello esterno e si pone nel beaker, riempito con acqua o soluzione satura di NaCl raffreddate a temperatura inferiore di 5°C a quella del pe approssimato. Occorre che siano pre- senti gia alcuni germi di cristalli che, previa agita- zione, diano awvio alla solidificazione; si annota quindi la temperatura pia alta osservata dursnte il processo di solidificazione. 2.43] Punto di ebollizione Il punto di ebollizione (pe) di una sostanza liquida rappresenta la temperatura alla quale si verifica Fig. 2.1-6 - Apparato per eguaglianza tra la tensione di vapore del liquido ¢ la % la determina: zone del _pressione esterna. punto di congelamento. L’esatta determinazione del punto di ebollizione, 7 essendo ¢sso dipendente dalla pressione, é abba- stanza problematica per cui, solitamente, viene indicato I'intervallo di ebolli- zione osservato durante la distillazione. Tale valore, dipendente dalla pressione di operazione, pud discostarsi da quello effettivo per deficienze nell'apparec- chiatura o nell’esecuzione della operazione. Indipendentemente da queste, iI punto di ebollizione risulta poco idoneo alla caratterizzazione di un liquido anche per la possibilita di formazione di miscele azeotropiche (Cap. 3) tra la sostanza in esame ed eventuali impurezze presenti. Un'esatta determinazione potrebbe essere effettuata con gli cbulliometri, co- struiti in maniera da impedire perdite di calore o surriscaldamenti del vapore. In presenza di considerevoli quantita di campione liquido & possibile effet- tuare [a determinazione mediante una distillazione (Cap 3). La determinazione del pe, su modeste quantita di sostanza, pud essere ef- fettuata con Vapparecchio riprodotto nella figura 2.1-7a, dove il termome- Fig. 2.1-7 - Apparecchio per Ia determinazione del punto di ebollizion 4) capsula percolatrice: 1b) micrometodo di determinazione del pe. CosTaNTI FISICHE @ 29 tro ty @ utilizzato per la correzione del pe mediante la relazione [2.1-2]. In questa apparecchiatura una funzione importante é svolta da una capsula per- colatrice che avvolge il bulbo del termometro (t;), con Ia funzione di con- vogliarne i vapori man mano che si sviluppano. a Per correggere la temperatura di ebollizione in funzione della pressione si applica la relazione: T, = T + K(760 — b) [2.1-2] temperatura corretta; ; temperatura osservata (0 corretta rispetto alla T, con la relazione 2.1-1); i pressione barometrica in Torr. al momento della determinazione; | fattore di correzione (Tabella 2.1-2). = Aso EERE Fattori di correzione (pressioni espresse in Torricelli o kilopascal) | Fattore di correzione K b »Intervalli di pe _a Fino a 100°C 0,04 0,30 Dal00°Ca lore 0,045 0,34 Da 140°C a 190°C 0,05 0,38 Da 190°C a 240°C 0,055 OA Olire 240°C. ~ 0,06 0,45 a valore quando la pressione & espressa in torr. b_ valore quando Ia pressione @ espressa in kilopascal (European Pharmacopoeia V). Un micrometodo per la determinazione del punto di ebollizione utilizza una minima quantita di liquido, posto nel fondo di un tubicino, in cui si introduce un capillare per pf chiuso all’estremita superiore (Fig. 2.1-7b). Nel momento in cui viene introdotto nel tubicino, una piccola quantita del liquido in esame ri- sale nel capillare. Si immerge il tubicino in un bagno riscaldante e si fa salire la temperatura fino a quando si osserva fuoriuscire dal capillare, dapprima il li- quido e, quindi, una corrente di bollicine. Si lascia diminuire lentamente la tem- peratura, cogliendo il valore alla quale il liquido risale nel capillare ed indicando questo valore quale punto di ebollizione. Baal Indice di rifrazione Lindice di rifrazione & comunemente utilizzato per caratterizzare una so- stanza liquida e per valutarne il grado di purezza. Si basa sul fenomeno della rifrazione, che consiste nella deviazione della direzione di propagazione (angolo di rifrazione B, Fig. 2.1-8) di una radiazione luminosa, incidente con una certa angolazione (angolo di incidenza a, Fig. 2.1-8) sulla superficie di separazione dei due mezzi (1 e 2), ambedue isotropi (cioé con uguali caratteri ottici in tutte le direzioni). i _ a 30 & Caprrono 2 - DeTERMINAZIONE DI PARAME-TRI CHIMICO-FISICI i Il raggio rifratto si avvicina alla linea i normale, tracciata nel punto di incidenza della superficie di separazione dei due mezzi (a > B), quando il mezzo 2 possiede densita maggiore rispetto al mezzo 1. Si allontana (a < 8) nel caso contrario, Nel passare dal primo al secondo mezzo, anche la velocita della luce subisce una va- riazione dipendente dalla densita del mezzo, ed il rapporto delle vel nei due mezzi (@ € ¢2) coincide con Pindice di rifrazione n che é anche uguale al rapporto fra i seni de- Fig. 2.1-8 - Rifrazione di un raggio gli angoli di incidenza e rifrazione. incidente sulla superficie di separa % sete zione di due mezzi di diversa densita. e [2.1-3] Il valore di» di un composto si intende riferito allaria (mezzo 1) determi- nato alla pressione atmosferica ed, in mancanza di diversa indicazione, alla tem. Reratura di 20°C. Esso & un numero adimensionale dipendente dalla iunghezza i nosa, dalla natura dei mezzi J e 2 ¢ dai parametri che influenzano la velocita della luce nel mezzo in esame, quali la pressione {a temperatura. Infatti, quando la temperatura aumenta, Pindice dy rifrazione dei liquidi diminuisce con il diminuire della densita e conseguente variazione della velocita della luce nel mezzo. La diminuzione o aumento del valore di densiti dell’acia (mezzo di riferi- mento) dipendente dalla pressione produce variazioni trascurabili di ¢, che non alterano il valore dell'indice di rifrazione. Liindice di rifrazione dipende, inoltre, dalla lunghezza d’onda in quanto raggi di radiazione luminosa a diversa lunghezza d’onda subiscono riftazioni different, In genere la letteratura riporta valori ottenuti utilizzando radiazioni emesse da lampade a vapori di sodio (riga D del sodio = 589 nm). In tali condizioni Pindice di rifrazione viene riportato come 79. Rifrattometro In commercio sono disponibili alcuni tipi di rifrattometro, ma Papparecchio di misura comunemente usato per la determinazione dell'indice di rifrazione 2 il rifrattometro di Abbé (Fig. 2.1-9) che utilizza, come principio di misura, la de- terminazione dell’angolo limite di rifrazione fra il liquido in esame ed un pri- sma, il cui valore di indice di rifrazione & maggiore di quello del liquido. Esso presenta i seguenti vantaggi ~ pur utilizzando luce bianca (policromatica) per V'lluminazione, & dotato di un sistema di compensazione che permette misure di indice di rifrazione ri- ferite alla riga D del sodio; ; — i prismi possono essere termostatati a temperatura costante e controllata; — utilizza piccole quantita di campione (qualche goccia). Si deposita qualche goccia del campione liquido nell’interfaccia diun seme di due prismi. Si accende la luce e si guarda loculare. si ‘egolano lamps dae manopole fino ad ottenere una illuminazione uniforme del cumpa ell’ocula: (assenza di zone scure). Quindi si agisce sulle manopole di regolazione per ot- CosTaNTI FISICHE 31 tubi per Tiquido reftigerante Fig. 2.1-9 - Rifrattometro di Abk a chiuso; b apertos a se cc combinazione dei campi aloggiament dell’ombra. dei prismi tenere una illuminazione, secondo quanto illustrato in figura 2.1-9c (C), € si va~ tia Vinclinazione dei prismi fino a che la linea di separazione dei due campi, Chiaro e scuro, del’oculare, diversamente illuminati, coincida con il punto di intersezione delle due diagonali che sezionano il campo. Eventwali dispersioni del colore, che causano aberrazioni cromatiche, si pre- sentano coine hande colorate in corrispondenza della linea orizzontale che divide i due campi delloculare (Fig. 2.1-9c (B)). Il rifrattometro di Abbé @ dotato di una serie di prismi, denominati “prismi di Amici”, che consentono la compensazione cromatica cd eliminano tali dispersioni. Infine, su opportune scale annesse alPoculare si legge il valore dell’indice di ri- frazione. Per tutti i liquidi organici il valore di indice di rifrazione @ compreso fra 1,3 ed 1.8 €, con il rifrattometro di Abbé, si pud raggiungere una precisione di + 0,0001 se durante l'operazione la temperatura @ mantenuta costante. Esso @ un pa- rametro molto preciso, utile sia per identificare un composto che per determi- narne la purezza. Piccolissime quantiti di impurezze influenzano l’indice di rifra- ione variando le due ultime cifre decimali rispetto ai valori riportati in letteratura. Esso pud essere utilizzato anche per misure di concentrazione, ricorrendo al me- todo della interpolazione di una curva ottenuta riportando 7 in funzione della con- centrazione, analogamente a quanto descritto per la correzione del pf (Fig. 2.1-4/5). La determinazione delPindice di rifrazione, ottenuta a temperatura diversa da 20 °C, fornisce un valore che deve essere corretto sommando 0,00045 per ogni grado centigrado superiore a 20°C e, sottraendo lo stesso valore, per temperature inferiori. Per ottenere letture precise ¢ riproducibili, occorre calibrare l’apparecchio con sostanze pure ad indice di rifrazione noto (Tab. 2.1-3). Liquidi di riferimento per la calibrazione del rifrattometro An/At (coefficiente di temperatura) Liquido di riferimento “Toluene CRS “Metilnaftalene | le 32m CaPri0Lo 2 - DETERMINAZIONE DI PARAMETRI CHIMICO-FISICI (2.45) potere rotatorio Le molecole chirali, prive di elementi di simmetria (piani o centri di simme- tria), possedendo uno o pitt centri di asimmetria, danno origine, a meno che non si tratti di forme a compensazione interna, ad un numero di stereoisomeri uguale a 2" (né il numero dei centri di asimmetria) e posseggono la proprieta di far Tuo- tare di un certo angolo il piano di propagazione della luce polarizzata, caratteri- stica definita atvvntaortca. La presenza di centri di asimmettia non & tuttavia una condizione indispensabile per il verificarsi della attivita ottica che, pi general- mente, @ associata a sostanze che possono esistere in forme spaziali non sovrappo- nibili, comunque si ruotino i gruppi attorno ai legami, compatibilmente con i vin- coli del sistema. Rientrano pertanto in questa categoria: 1 composti a struttura tetraedrica, in cui Patomo centrale @ diverso dal carbonio, ¢ tutte quelle molecole a struttura rigida come gli allen, il eui sistema di due doppi legami, che coinvol- gono tre atomi di carbonio contigui, & assimilabile ad un centro di asimmetria se ai carboni terminali sono legati due sostituenti diversi tra loro, e gli spirani, il cui carbonio in comune fra i due anelli @ assimilabile al carbonio centrale degli alleni, Lrattivita ottica @ propria anche di molecole in cui risulta impedita la rota- zione attorno ad un legame semplice, come si verifica nei derivati 2,2',6,6'-te- trasostituiti del difenile e nei derivati benzenici in cui é impedita la rotazione dei sostituenti. Gli enantiomeri hanno caratteristiche chimico-fisiche identiche e, per tale motivo, non sono separabili con le comuni tecniche cromatografiche (a meno che non si impieghino fasi stazionarie chirali) e non presentano, inoltre, diffe. ronze significative se analizzate con le pili tradizionali tecniche spettroscopiche. La polarimetria @ invece in grado di distinguere gli enantiomer:, tornendo una misura che @ funzione delle quantita reciproche. Essa si basa sull, determina- zione, mediante il polarimetro, dell’angolo di rotazione subito dal piano di pro- Pagazione di una radiazione luminosa polarizzata che attraversa la soluvione di un campione di sostanza otticamente attiva. La luce bianca & composta da radiazioni di lunghezza licromatica). Ciascuna radiazione elettromagnetica & elettrico ed un campo magnetico rappresentabili dav. loro ¢ ortogonali alla direzione di propagazione (v. tri o di sorgenti luminose particolari (lampada a va zionare un’unica lunghezza d’onda (monocromaticé minosa non polarizzata, che percorre un mezzo isot elettrico, il cui vettore, ortogonale alla direzione di propagazione della radia- zione, pud assumere una orientazione casuale. Nel ? n lla luce polarizzata, invece, il vettore elettrico @ orientato secondo un piano ben determinacs ta pola- 2a -ione di una radiazione luminosa si realizza facendo incidere questa su daerisia polarizzatore, costituito da un solide anisotropo, che, poredcnas ¢ che ott irezione di propagazione della tadiazione, da origine al fenomeno della doppia rifrazione(l vce onda variabile (po- costituita da un campo ettori perpendicolari tra § 6.1.1). Per mezzo di fil- Topo, é associato un cam taggio di luce monocromatica incidente piano di vibrazione, ciascuno dei quali o evidenziano nel punto di incidenza dell in due raggi, che presentano un solo rtogonale all’altro. I due raggi, che si la radiazione luminosa con il prisma polarizzatore, possiedono diversi valori di indice di rifrazione e, asso ciascun raggio, vettori del campo elettrico, che assumono determinati e non pid casuali orientament 2.1-10). Potere rotatorio specifico Una sostanza capace di ruotare il piano della luce polarizzata é definita ot- ticamente attiva. L’angolo della rotazione osservata viene chiamato potere ot- tico rotatorio (a) e viene misurato in gradi. Il valore della rotazione dipende dalla sostanza in esame, dalla sua concentra- zione ¢ dal cammino ottico. II segno della rotazione & positivo, se il piano della luce polarizzata ruota in senso orario, ¢ la sostanza che provoca tale effetto & de- finita destrogira (+), viceversa il segno @ negativo, se il senso di rotazione é an- tiorario, ¢ la sostanza viene definita levogira (—). A(t) = 1,6584 (balsamo) = 1.5422 ) (6) = 1.4865 raggio incidente Fig. 2.1-10 - Schema del prisma di Nicol. _ Quindi, per due enantiomeri, il valore della rotazione ottica é di uguale en- tita ma di direzione opposta. Es. D-Acido lattico [a] 2s = — 2,6° (c = 8) i L-Acido lattico [a}iig = + 2,6" (c = 2,5) | Il potere rotatorio specifico & definito dalla legge di Biot: « la] = sq 100 22.1-4] @: rotazione osservata; ¢ concentrazione espressa in g/100 ml. Per liquidi puri si usa Ia densita d (g/ml) al posto della concentrazione; +: cammino ottico (di solito 1 decimetro). _ Il potere rotatorio specifico di sostanze pure @ indipendente dalla concentra~ zione mentre, a causa delle interazioni che possono sussistere fra soluto e solvente, @ dipendente dal solvente, oltre che dalla temperatura ¢ dalla lunghezza d’onda. -ertanto, accanto al valore di [a], devono essere indicati il solvente, la concentra zione, la temperatura e la lunghezza d’onda. CT 34 @ Carrroio 2 - DeTERMINAZIONE D1 PARAMETRI CHIMICO-FISICL Utilizeando la stessa simbologia gia vista per indice di rifrazione, il potere rotatorio specifico é indicato con il simbolo valk seguito, a pedice, dalla lun- ghezza d’onda in nanometri (nm = 10°? m) ed, in apice, dalla temperatura espressa in gradi centigradi. In genere si usa la radiazione elettromagnetica corrispondente alla riga D dello spettro di emissione del sodio (589 nm) ¢ i opera a 20°C, cosi che il simbolo riportato in letteratura appare come [a]jy’, corredato dal solvente in cui si é effettuata la misura e dal valore di concentrazione. Va comunque messo in evidenza che alcuni composti possono variare il se- gno di a a seconda del solvente utilizzato e, quale esempio delPeffera solvente, si cita il cloramfenicolo, che, in etanolo, rivela un valore di a = +18 mentre in etile acetato @ = —25. Valori di potere rotatorio specifico di composti di in. teresse farmaceutico sono riportati nelle tabelle d’Appendice. Polarimetro Lo strumento per la determinazione del potere ottico rotatorio & il polarimetro. Esso @ composto da due prismi, il polarizzatore (©), prossimo alla sorgente di luce (a), ¢ Panalizzatore (¢), solidale con una scala circolare suddivisa in 360°, pros- simo all’oculare (f) (Fig. 2.1-11). Ciascun prisma costituito da un grosso cristallo di calcite (spato d’Islanda, solido anisotropo) tagliato trasversaimente (Fig.2.1-10) ¢ le due meta cementate con balsamo del Canada ({n]= 1,5483). Quando il raggio di luce ordinaria incide sul prisma di calcite con un angolo di incidenza diverso da zero, viene scisso in due raggi, che, linearmente polarizzati, con piani di vibrazione perpendicolari fra loro, si propagano alPinterno del cristailo com diverse velocita: — raggio straordinario (m(r,) = 1,4865; vibra su un piano verticale); — raggio ordinario (w(r,) = 1,6584; vibra su un piano orizzontale). Il raggio ordinario incide sulla superficie di separazione calcite-balsamo con un angolo superiore a quello limite di rifrazione, per cui viene completamente riflesso (passando da un mezzo piit rifrangente ad uno meno rifrangente, si al- lontana dalla normale). Il raggio straordinario attraversa invece il balsamo ed emerge dalla seconda meta del prisma vibrando in un piano verticale. ; II dispositivo @ tale che, a scala azzerata (analizzatore e polarizzatore alli- neati), si avra il massimo di trasmissione del raggio, per cui Posservatore vede il campo delloculare uniformemente illuminato. Se Fanalizzatore & ruotato di 90° rispetto alla posizione precedente, esso riflettera completamente il raggio di luce polarizzata, per cui si avra massima estinzione e campo dell’oculare oscu- rato. In tutte le posizioni intermedie dell’analizzatore rispetto al polarizzatore, i due semicampi dell’oculare appaiono diversamente illuminati. Quando, fra i due prismi allineati, si inserisce un campione di sostanza capace di ruotare il piano di polarizzazione del raggio emergente dal polarizzatore, il ° UA Fig. 2.1-11 - Schema semplificato del polarimetro. : eens PROPRIETA TERMICHE @ 35 campo dell’oculare appare diviso in due semicerchi diversamente illuminati. Per ripristinare la situazione di “zero” occorre ruotare il prisma analizzatore fino a che il campo del’oculare riappare uniformemente illuminato. L’angolo (a) di ro- tazione osservata, che corrisponde a quella del piano della luce polarizzata, viene letto sulla scala solidale con il prisma analizzatore. I primi polarimetri funziona- vano con processi di regolazione manuale, mentre quelli attuali forniscono let- ture digitali su display con una precisione di millesimi o decimillesimi di grado. La cella di vetro o quarzo ha forma cilindrica con capacita variabile (da 20- 30 ml a 200-300 pil), lunghezza esattamente definita e pud essere termostatata per effettuare letture a temperatura controllata. E da rilevare l'importanza di pulire accuratamente la cella senza provocare graffi o danni alle superfici attraversate dalla radiazione luminosa, onde evitare fenomeni di dispersione. Per lo stesso motivo, per una determinazione corretta, la soluzione all’in- terno della cella deve essere priva di bolle d’aria o di materiale solido disperso. Purezza enantiomerica Lottenimento di enantiomeri puri @ spesso un process difficoltoso. Comunemente, nei processi di sintesi si ottengono miscele racemiche o miscele costituite, prevalentemeni*e, <2 un enantiomero impuro del suo antipodo ottico. Per determinare le quantita relative dei due enantiomeri si ricorre alla valuta- zione della purezza ottica {po} 0, pits frequentemente, dell eccesso enantiomerico (ee). Mentre per la determiniazione di quest ultimo si ricorre preferibilmente a me- todi cromatografici, la misura del potere roratorio permette di determinare, me- diante 'equazione 2.1-5, la purezza ottica del campione in esame, essendo noto il valore di [a] del composto otticamente puro. lalsperim [a] puro E evidente che una miscela racemica (+), contenendo 50% di enantiomero (+) e 50% di enantiomero (~), ha un eccesso enantiomerico uguale a 0, men- tre un enantiomero puro ha eccesso enantiomerico uguale a 100. Trisultati calcolati con tale equazione sono validi solo se la miscela @ costi- tuita dai due enantiomeri e non contiene impurezze di altro tipo. La percentuale dei due enantiomer pud essere calcolata con la formula: poe) 2 x 100 [2.1-5} % enantiomero = 50% + 45 y 59 % 100 = 90% Es. po % enantiomero prevalente = 50 + 2 = 95% % enantiomero minoritario = 50 — e 5% 2 r Utilizzando il segno + si ottiene la quantita percentuale dell’enantiomero pitt abbondante, mentre usando il segno ~ quella dell’enantiomero minoritario. ae 36 @ CaPrroLo 2 - Der FRMINAZIONF D1 PARAM [22] Proprieta termi he HERI CHIMICO-FISICI NO essere accuratamente studiate iego di tecniche che hanno il comune scopo di misurare la va. leterminata proprieta fisica del campione in esame (flusso di calore, perdita in peso, variazione di volume) in funzione della temperatura o del tempo durante il quale la sostanza é sottoposta al trattamento. Le misure vengono effettuate sottoponendo il campione a cicli controllati di riscaldamento, raffreddamento, mantenimento in condizioni isoterme. Tali tecniche vengono indicate con il termine generale di analisi termica, Le tecniche termoanalitiche trovano vasta applicazione nellidentificazione ¢ nella caratterizzazione di materiali nei pitt svariati settori, tra i quali quello far- maceutico. In particolare sono utili per determinare la purezza, i! polimorfismo, il contenuto @acqua e/o di solventi volatili, la stabilita termica delle sostanze sia nell’analisi di routine che nelle fasi iniziali dello sviluppo di nuovi farmaci, Molto utile &, per esempio negli studi preformulativi, stabilire la compatibilita farmaco €ccipiente o, negli studi di formulazione, per ottimizzare per esempio i cieli di liofilizzazione, valutare la stabilita del principio attivo, ecc. Tra le tecniche ter- moanalitiche oggi disponibili, le pid: ampiamente impiegate nel settore farma, ceutico sono la calorimetria differenziale a scansione (DSC “Differential Scanning Calorimetry”) e la termogravimetria (TGA “Thermo Gravimetric Analysis”), Differenziale a Scansione (DSC) Questa tecnica si basa sul principio che, quando un materiale @ riscaldato 0 raffreddato, pud subire delle variazioni fisiche e/o chimiche associate a process endotermici 0 esotermici che comportano quindi trasferimento di calore (flusso di calore). La misurazione dei flussi di calore associati alle diverse trasforma- zioni rappresenta il principio su cui si basa questa tecnica analitica, Nel corso di un’analisi DSC il campione in esame, alloggiato in un apposito crogiolo, inerte alle temperature applicate, ed un campione di riferimento (cro giolo vuoto) vengono posti in due fornetti separati, ciascuno dotato di un sistema di riscaldamento indipendente (Fig. 2.2-1), e sottoposti al medesimo programma termico. Fino al momento in cui nel campione in esame non avviene alcuna tra- sformazione, campione e riferimento si mantengono alla medesima temperatura; quando il campione subisce una trasformazione si crea invece uno squilibrio per cui ie temperature di campione ¢ riferimento tenderanno a differenziarsi. Nel caso di un processo endotermico (es. fusione), Penergia termica, fornita con il riscaldamento, sara impiegata per provocare il Passaggio di stato del campione, la cui temperatura restera costante fino al completamento della trasformazione stessa; Ja temperatura del riferimento inerte continuera invece ad aumentare. Nél caso di un processo esotermico (es. cristallizzazione), la trasformazione subita dal campione si accompagnera ad una emissione di energia che tenders far aumentare di pla temperacura del eumpionerispetoa quella de riferiment P ntrastare la differenza di temperatura associata ai fenomeni termici, . ef Cont 5 maggiore © minore quantita di calore rispetto al i campione viene fornia un magg campione € riferimento sono sottopo- ferimento. Questo é possibile in quanto campi doe ak i dl clecaldienrenics (© sti al medesimo ciclo termico, ma governati da due sistemi di ri raffreddamento) indipendenti (Fig. 2.2-1). PROPRIETA TERMICHE @ 37 Il flusso termico differenziale (4H /dt, ossia la variazione di entalpia in fun- zione del tempo) tra campione e riferimento, necessario per mantenerli alla tessa temperatura, @ il parametro di misura della tecnica DSC. "Tra le pitt importanti applicazioni della DSC in campo farmaceutico merita di essere ricordata l’analisi di purezza. La deter ne della purezza di una sostanza attraverso l’analisi DSC @ asata sul principio, gia discusso, che la presenza di quantita, seppur minime, di impurezze nel campione in esame determina un abbassamento del punto di fasione ed un allargamento delPintervallo di fusione (ampiezza del picco endo- termico di fusione nel tracciato DSC). Sulla base delle determinazioni speri- mentali, ed attraverso l'applicazione di un algoritmo di calcolo, @ possibile de- terminare con precisione la purezza del campione in esame. Unraltra delle applicazioni principali dell’analisi DSC é inoltre lo studio del polimorfismo (0 dello pseudopolimorfismo). Con tale termine si indica la ca- pacit’ di alcune sostanze di esistere in pit di una struttura cristallina, ciascuna vp eratterizzata da una sua stabilita termodinamica; la diversa struttura cristallina di una determinata sosta influenza significativamente le proprieta allo stato solido (capacita termica, conductivita, densita, tensione superficiale, morfo- logia, temperatura di fusione o, eventualmente, di sublimazione, solubilita € ve- locita di dissoluzione, stabilita chimico-fisica, igroscopicita). Aleune di queste proprieta, quali densita, morfologia, igroscopicita e solubilita possono avere un notevole impatto sulle proprieta tecnologiche del prodotto e, di conseguenza, sul processo formulativo. Altre proprieta (solubilita, velocita di dissoluzione) possono invece influenzare la biodisponibilita della sostanza. Da quanto detto appare owia, nel corso dello sviluppo di un farmaco, la necessita di una valu- tazione preliminare, della possibile esistenza di differenti strutture cristalline. In tale contesto trova impiego per lo studio del polimorfismo la tecnica Ds in quanto differenti strutture cristalline possiedono temperature di fusione diverse ¢, pertanto, richiedono differenti energie termiche per rompere tale struttura € completare il processo di fusione. Altre tecniche impiegate per lo stesso scopo sono la spettroscopia IR (vedi Cap. 6.3) ¢ la diffrazione at raggi X. L’analisi DSC pud anche permettere lo studio di transizioni polimorfe in funzione della tem- peratura, In fig, 2.2-2 @ riportato il termogramma di un ipotetico campione che ud esistere in due forme polimorfiche distinte (forma Te forma II). Il primo picco endotermico (A) si riferisce alla fusione della forma cristallina I, cui segue tun processo esotermico di ricristallizzazione (picoo B) che di luogo alla forma ctistallina II di cui il picco C rappresenta il processo endotermico di fusione. campione tiferimento, | 7 een st A iY e Fonti di calore’ L temperate Fig. 2.2-1 - Schema di un calori- Fig 2.2-2 - Termogramma. metro ditlerenziale a scansione. 3 8 @ CaPrroto 2 - DETERMINAZIONE. D1 PARAMETRI CHIMICO-FISICI (TGA) Lanalisi termogravimetrica misura le variazioni di massa cui pud andare in- contro un campione di sostanza in funzione della temperatura o del tempo di trattamento. La strumentazione é costituita da una termobilancia in cui viene alloggiato il campione in esame, posto in un apposito crogiolo, e da un fornetto che permette ’applicazione di programmi termici di riscaldamento 0 di raf- freddamento a velocita controllata. La strumentazione é quindi concettualmente semplice, ma praticamente molto delicata e precisa e necessita di controllo e calibrazione periodici. Lo strumento richiede un flusso continuo di gas inerte nella cella di com- bustione. Il campione non ha bisogno di preparazione particolare, e deve pe- sare al massimo poche centinaia di milligrammi. Quando il campione in esame subisce delle variazioni di massa, queste vengono misurate dalla termobilancia € registrate dallo strumento. Un tipico tracciato termogravimetrico riporta quindi le variazioni di massa del campione (espresse in valore assoluto o in percentuale rispetto al peso iniziale), in funzione della temperatura o del tempo di trattamento (Fig. 2.2-3). E possibile combinare la strumentazione termogravimetrica con sstemi di rilevazione e determinazione delle sostanze volatili che si formano durante l’ap- plicazione del ciclo termico. Le applicazioni della tecnica termogravimetrica in campo farmaceutico sono legate alla necessita di: - effettuare misure stechiometriche sui composti idrati 0 contenenti solventi di cristallizzazione; — valutare la perdita all’essiccamento; — conoscere temperature e cinetiche di desolvatazione; = studiare le degradazioni associate a liberazione di sostanze volatili. La valutazione della perdita in peso di una sostanza consente di verificarne lo stato anidro, idrato (o genericamente solvato) e quindi mettere in evidenza l’even- tuale pseudopolimorfismo. Le curve TG delle due forme risultano infatt differenti. ‘Ad esempio, questa tecnica consente di differenziare, in pochi minus, la mor- fina cloridrato anidra (curva A, nessuna perdita in peso) da quella triidrata (curva B, perdita in peso del 14,58%), e da quella pentaidrata (curva C, perdita in peso del 21,70%) (Fig. 2.2-4). Peso (mg) 2,36! poset: 2.00 (m9) - ~ => 100 Temperatura ("C) 100" iemperatura °C) Fig. 2.2-3 - Termogravigramma. Fig. 2.2-4 - Termogravigramma di tre diversi campioni di morfina cloridrato.

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