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Lopera darte

nellepoca della sua


riproducibilit
tecnica
di Walter Benjamin

Storia dellarte Einaudi 1


Edizione di riferimento: Walter Benjamin, Lopera darte
nellepoca della sua riproducibilit tecnica. Arte e societ di
massa, trad. it. di Enrico Filippini, Einaudi, Torino 1966,
1991 e 1998 Titolo originale: Das Kunstwerk im Zeitalter
seiner technischen Repro- duzierbarkeit, da Walter
Benjamin, Schriften 1955 Suhrkamp Verlag, Frankfurt am
Main
Storia dellarte Einaudi 2

Indice
Premessa. 5
1. 6 2. 8 3. 11 4. 12 5. 14 6. 16 7. 17 8. 19 9.
22 11. 25 12. 27 13. 29 14. 31 15. 34
Postilla.
36

20 10.

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lopera darte nellepoca della sua riproducibilit tecnica
Le nostre Arti Belle sono state istituite, e il loro tipo e il loro uso sono
stati fissati in unepoca ben distinta dalla nostra e da uomini il cui
potere da- zione sulle cose era insignificante rispetto a quel- lo di cui
noi disponiamo. Ma lo stupefacente aumento dei nostri mezzi, la loro
duttilit e la loro precisione, le idee e le abitudini che essi introducono garantiscono cambiamenti imminenti e molto profondi nellantica
industria del Bello. In tutte le arti si d una parte fisica che non pu pi
venir considerata e trattata come un tempo, e che non pu pi venir
sottratta agli interventi della cono- scenza e della potenza moderne.
N la materia n lo spazio, n il tempo non sono pi, da ventanni in
qua, ci che erano da sempre. C da aspettar- si che novit di una
simile portata trasformino tutta la tecnica artistica, e che cos

agiscano sulla stessa invenzione, fino magari a modificare meravigliosamente la nozione stessa di Arte.
Paul Valry, Pices sur lart, Paris (La conqute de lubiquit).

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Premessa.

Quando Marx si accinse allanalisi del modo capita- listico di


produzione, questo modo di produzione era ai suoi inizi. Marx
orient le sue ricerche in modo tale che esse vennero ad
assumere un valore di prognosi. Egli risal ai rapporti
fondamentali della produzione capita- listica e li espose in
modo che da essi risultava che cosa ci si potesse aspettare in
futuro dal capitalismo. Risult che ci si poteva aspettare non
soltanto uno sfruttamen- to progressivamente acuito del
proletariato, ma anche, in definitiva, il prodursi di condizioni
che avrebbero reso possibile la soppressione del capitalismo
stesso.
Il rivolgimento della sovrastruttura, che procede molto pi
lentamente di quello dellinfrastruttura, ha impiegato pi di
mezzo secolo per rendere evidente in tutti i campi della cultura
il cambiamento delle condi- zioni di produzione. In quale forma
ci sia avvenuto pu essere indicato soltanto oggi. Queste
indicazioni devo- no rispondere ad alcune esigenze di natura
prognostica. Ma a queste esigenze rispondono non tanto
determina- te tesi sopra larte del proletariato dopo la presa del
potere, e tanto meno tesi sopra quella della societ senza
classi, quanto piuttosto tesi sopra le tendenze dello svi- luppo
dellarte nelle attuali condizioni di produzione. La dialettica di
queste ultime si fa sentire nellambito della sovrastruttura non
meno che nelleconomia. Perci sarebbe errato sottovalutare il
valore di queste tesi per

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la lotta di classe. Esse eliminano un certo numero di con- cetti


tradizionali quali i concetti di creativit e di genialit, di valore
eterno e di mistero , concetti la cui applicazione incontrollata
(e per il momento difficil- mente controllabile) induce a
unelaborazione in senso fascista del materiale concreto. I
concetti che in quan- to segue vengono introdotti per la prima
volta nella teo- ria dellarte si distinguono da quelli correnti per
il fatto di essere del tutto inutilizzabili ai fini del fascismo. Per
converso, essi sono utilizzabili per la formulazione di esi- genze
rivoluzionarie nella politica culturale.

1.
In linea di principio, lopera darte sempre stata riproducibile.
Una cosa fatta dagli uomini ha sempre potuto essere rifatta da
uomini. Simili riproduzioni veni- vano realizzate dagli allievi per
esercitarsi nellarte, dai maestri per diffondere le opere, infine
da terzi sempli- cemente avidi di guadagni. La riproduzione
tecnica del- lopera darte invece qualcosa di nuovo, che si
affer- ma nella storia a intermittenza, a ondate spesso lontane
luna dallaltra, e tuttavia con una crescente intensit. I greci
conoscevano soltanto due procedimenti per la riproduzione
tecnica delle opere darte: la fusione e il conio. Bronzi,
terrecotte e monete erano le uniche opere darte che essi
fossero in grado di produrre in quantit. Tutte le altre erano
uniche e non tecnicamente ripro- ducibili. Con la silografia
divent per la prima volta tec- nicamente riproducibile la
grafica; cos rimase a lungo, prima che, mediante la stampa,
diventasse riproducibi- le anche la scrittura. Gli enormi
mutamenti che la stam- pa, cio la riproducibilit tecnica della
scrittura, ha susci- tato nella letteratura sono noti. Ma essi
costituiscono soltanto un caso, bench certo particolarmente
impor-

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tante, del fenomeno che qui viene considerato sulla scala della
storia mondiale. Nel corso del Medioevo, alla silo- grafia
vengono ad aggiungersi lacquaforte e la punta- secca, come,
allinizio del secolo XIX, la litografia.
Con la litografia, la tecnica riproduttiva raggiunge un grado
sostanzialmente nuovo. Il procedimento, molto pi efficace, che
rispetto allincisione del disegno in un blocco di legno o in una
lastra di rame e costituito dalla sua trasposizione su una lastra
di pietra, diede per la prima volta alla grafica la possibilit non
soltanto di introdurre nel mercato i suoi prodotti in grande
quan- tit (come gi avveniva prima), ma anche di farlo conferendo ai prodotti configurazioni ogni giorno nuove. Attraverso
la litografia, la grafica si vide in grado di accompagnare in
forma illustrativa la dimensione quo- tidiana. Cominci a tenere
il passo della stampa. Ma fin dallinizio, pochi decenni dopo
linvenzione della lito- grafia, venne superata dalla fotografia.
Con la fotogra- fia, nel processo della riproduzione figurativa, la
mano si vide per la prima volta scaricata delle pi importanti

incombenze artistiche, che ormai venivano ad essere di


spettanza dellocchio che guardava dentro lobiettivo. Poich
locchio pi rapido ad afferrare che non la mano a disegnare,
il processo della riproduzione figura- tiva venne accelerato al
punto da essere in grado di star dietro alleloquio. Loperatore
cinematografico nel suo studio, manovrando la sua manovella,
riesce a fissare le immagini alla stessa velocit con cui
linterprete parla. Se nella litografia era virtualmente contenuto
il giorna- le illustrato, nella fotografia si nascondeva il film
sono- ro. La riproduzione tecnica del suono venne affrontata
alla fine del secolo scorso. Questi sforzi convergenti hanno
prefigurato una situazione che Paul Valry defi- nisce con
questa frase: Come lacqua, il gas o la cor- rente elettrica,
entrano grazie a uno sforzo quasi nullo, provenendo da lontano,
nelle nostre abitazioni per

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rispondere ai nostri bisogni, cos saremo approvvigionati di


immagini e di sequenze di suoni, che si manifestano a un
piccolo gesto, quasi un segno, e poi subito ci lascia- no 1. Verso
il 1900, la riproduzione tecnica aveva rag- giunto un livello, che
le permetteva, non soltanto di prendere come oggetto tutto
linsieme delle opere dar- te tramandate e di modificarne
profondamente gli effet- ti, ma anche di conquistarsi un posto
autonomo tra i vari procedimenti artistici. Per lo studio di
questo livello nulla pi istruttivo del modo in cui le sue due
diverse manifestazioni la riproduzione dellopera darte e larte cinematografica hanno agito sullarte nella sua forma
tradizionale.
2.
Anche nel caso di una riproduzione altamente perfe- zionata,
manca un elemento: lhic et nunc dellopera darte la sua
esistenza unica irripetibile nel luogo in cui si trova. Ma proprio
su questa esistenza, e in nul- laltro, si attuata la storia a cui
essa stata sottoposta nel corso del suo durare. In
questambito rientrano sia le modificazioni che essa ha subito
nella sua struttura fisica nel corso del tempo, sia i mutevoli
rapporti di pro- priet in cui pu essersi venuta a trovare 2. La
traccia delle prime pu essere reperita soltanto attraverso analisi chimiche o fisiche che non possono venir eseguite sulla
riproduzione; quella dei secondi oggetto di una tradizione la

cui ricostruzione deve procedere dalla sede delloriginale.


Lhic et nunc delloriginale costituisce il concetto della sua
autenticit. Analisi di genere chimico della patina di un bronzo
possono essere necessarie per la constatazio- ne della sua
autenticit; corrispondentemente, la dimo- strazione del fatto
che un certo codice medievale pro-

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viene da un archivio del secolo XV pu essere necessa- ria per


stabilirne lautenticit. Lintiero ambito dellau- tenticit si
sottrae alla riproducibilit tecnica e natu- ralmente non di
quella tecnica soltanto3. Ma mentre lautentico mantiene la sua
piena autorit di fronte alla riproduzione manuale, che di regola
viene da esso bol- lata come un falso, ci non accade nel caso
della ripro- duzione tecnica. Essa pu, per esempio mediante la
fotografia, rilevare aspetti delloriginale che sono acces- sibili
soltanto allobiettivo, che spostabile e in grado di scegliere a
piacimento il suo punto di vista, ma non allocchio umano,
oppure, con laiuto di certi procedi- menti, come
lingrandimento o la ripresa al rallentato- re, pu cogliere
immagini che si sottraggono intera- mente allottica naturale.
questo il primo punto. Essa pu inoltre introdurre la
riproduzione delloriginale in situazioni che alloriginale stesso
non sono accessibili. In particolare, gli permette di andare
incontro al fruitore, nella forma della fotografia oppure del
disco. La catte- drale abbandona la sua ubicazione per essere
accolta nello studio di un amatore darte; il coro che stato
ese- guito in un auditorio oppure allaria aperta pu venir
ascoltato in una camera.
Le circostanze in mezzo alle quali il prodotto della riproduzione
tecnica pu venirsi a trovare possono lasciare intatta la
consistenza intrinseca dellopera dar- te ma in ogni modo
determinano la svalutazione del suo hic et nunc. Bench ci
non valga soltanto per lo- pera darte, ma anche, e allo stesso
titolo, ad esempio, per un paesaggio che in un film si dispiega
di fronte allo spettatore, questo processo investe, delloggetto
artisti- co, un ganglio che in nessun oggetto naturale cos vulnerabile. Cio: la sua autenticit. Lautenticit di una cosa la
quintessenza di tutto ci che, fin dallorigine di essa, pu venir
tramandato, dalla sua durata materiale alla sua virt di
testimonianza storica. Poich questul-

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tima fondata sulla prima, nella riproduzione, in cui la prima


sottratta alluomo, vacilla anche la seconda, la virt di
testimonianza della cosa. Certo, soltanto que- sta; ma ci che
cos prende a vacillare precisamente lautorit della cosa 4.
Ci che vien meno insomma quanto pu essere riassunto con
la nozione di aura; e si pu dire: ci che vien meno
nellepoca della riproducibilit tecnica laura dellopera
darte. Il processo sintomatico; il suo significato rimanda al di
l dellambito artistico. La tecnica della riproduzione, cos si
potrebbe formulare la cosa, sottrae il riprodotto allambito della
tradizione. Moltiplicando la riproduzione, essa pone al posto di
un evento unico una serie quantitativa di eventi. E permettendo alla riproduzione di venire incontro a colui che ne
fruisce nella sua particolare situazione, attualizza il riprodotto.
Entrambi i processi portano a un violento rivolgimento che
investe ci che viene tramandato a un rivolgimento della
tradizione, che laltra faccia della crisi attuale e dellattuale
rinnovamento delluma- nit. Essi sono strettamente legati ai
movimenti di massa dei nostri giorni. Il loro agente pi potente
il cinema. Il suo significato sociale, anche nella sua forma pi
positiva, e anzi proprio in essa, non pensabile senza quella
distruttiva, catartica: la liquidazione del valore tradizionale
delleredit culturale. Questo feno- meno particolarmente
vistoso nei grandi film storici. Esso vi conquista sempre nuove
posizioni, e quando, nel 1927, Abel Gance esclama
entusiasticamente: Shake- speare, Rembrandt, Beethoven
faranno dei film... Tutte le leggende, tutte le mitologie e tutti i
miti, tutti i fon- datori di religioni, anzi tutte le religioni...
aspettano la loro risurrezione nel film, e gli eroi si accalcano
alle porte5, senza rendersene conto, invita a una liquida- zione
generale.

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3.
Nel giro di lunghi periodi storici, insieme coi modi complessivi
di esistenza delle collettivit umane, si modificano anche i modi
e i generi della loro percezio- ne sensoriale. Il modo secondo
cui si organizza la per- cezione sensoriale umana il medium in
cui essa ha luogo , non condizionato soltanto in senso
naturale, ma anche storico. Lepoca delle invasioni barbariche,

durante la quale sorge lindustria artistica tardo-roma- na e la


Genesi di Vienna6, possedeva non soltanto unar- te diversa da
quella antica, ma anche unaltra percezio- ne. Gli studiosi della
scuola viennese, Riegl e Wickhoff, opponendosi al peso della
tradizione classica che grava- va sopra quellarte, sono stati i
primi ad avere lidea di trarre da essa conclusioni a proposito
della percezione nellepoca in cui essa veniva riconosciuta. Per
quanto notevoli fossero i loro risultati, essi avevano un limite
nel fatto che questi studiosi si accontentavano di rilevare il
contrassegno formale proprio della percezione nelle- poca
tardo-romana. Essi non hanno mai tentato e forse non
potevano sperare di riuscirvi di mostrare i rivolgimenti sociali
che in questi cambiamenti della per- cezione trovavano
unespressione. Per quanto riguarda il presente, le condizioni
per una corrispondente com- prensione sono pi favorevoli. E
se le modificazioni nel medium della percezione di cui noi
siamo contempora- nei possono venir intese come una
decadenza dellaura, sar anche possibile indicarne i
presuppo- sti sociali.
Cade qui opportuno illustrare il concetto, sopra pro- posto, di
aura a proposito degli oggetti storici median- te quello
applicabile agli oggetti naturali. Noi definiamo questi ultimi
apparizioni uniche di una lontananza, per quanto questa possa
essere vicina. Seguire, in un pome- riggio destate, una catena
di monti allorizzonte oppu-

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re un ramo che getta la sua ombra sopra colui che si ripo- sa


ci significa respirare laura di quelle montagne, di quel ramo.
Sulla base di questa descrizione facile com- prendere il
condizionamento sociale dellattuale deca- denza dellaura.
Essa si fonda su due circostanze, entrambe connesse con la
sempre maggiore importanza delle masse nella vita attuale. E
cio: rendere le cose, spazialmente e umanamente, pi vicine
per le masse attuali unesigenza vivissima7, quanto la tendenza
al superamento dellunicit di qualunque dato mediante la
ricezione della sua riproduzione. Ogni giorno si fa vale- re in
modo sempre pi incontestabile lesigenza a impos- sessarsi
delloggetto da una distanza il pi possibile rav- vicinata
nellimmagine, o meglio nelleffigie, nella ripro- duzione. E
inequivocabilmente la riproduzione, quale viene proposta dai

giornali illustrati o dai settimanali, si differenzia dallimmagine


diretta, dal quadro. Lunicit e la durata sintrecciano
strettissimamente in questul- timo, quanto la labilit e la
ripetibilit nella prima. La liberazione delloggetto dalla sua
guaina, la distruzione dellaura sono il contrassegno di una
percezione la cui sensibilit per ci che nel mondo dello
stesso genere cre- sciuta a un punto tale che essa, mediante
la riproduzio- ne, attinge luguaglianza di genere anche in ci
che unico. Cos, nellambito dellintuizione si annuncia ci che
nellambito della teoria si manifesta come un incre- mento
dellimportanza della statistica. Ladeguazione della realt alle
masse e delle masse alla realt un pro- cesso di portata
illimitata sia per il pensiero sia per lin- tuizione.
4.
Lunicit dellopera darte si identifica con la sua integrazione
nel contesto della tradizione. vero che

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questa tradizione a sua volta qualcosa di vivente, qual- cosa


di straordinariamente mutevole. Unantica statua di Venere, per
esempio presso i greci, che la rendevano oggetto di culto,
stava in un contesto tradizionale com- pletamente diverso da
quello in cui la ponevano i mona- ci medievali, che vedevano in
essa un idolo maledetto. Ma ci che si faceva incontro sia ai
primi sia ai secondi era la sua unicit, in altre parole: la sua
aura. Il modo originario di articolazione dellopera darte dentro
il contesto della tradizione trovava la sua espressione nel culto.
Le opere darte pi antiche sono nate, com noto, al servizio di
un rituale, dapprima magico, poi reli- gioso. Ora, riveste un
significato decisivo il fatto che questo modo di esistenza,
avvolto da unaura particola- re, non possa mai staccarsi dalla
sua funzione rituale8. In altre parole: il valore unico dellopera
darte autenti- ca trova una sua fondazione nel rituale,
nellambito del quale ha avuto il suo primo e originario valore
duso. Questo fondarsi, per mediato che sia, riconoscibile,
nella forma di un rituale secolarizzato, anche nelle forme pi
profane del culto della bellezza9. Il culto profano della bellezza
che si configura con il Rinascimento per poi restare valido
lungo tre secoli, d a riconoscere chia- ramente quei
fondamenti, una volta scaduto questo ter- mine, al momento
del primo serio scuotimento da cui sia stato colpito. Vale a dire:

quando, con la nascita del primo mezzo di riproduzione


veramente rivoluzionario, la fotografia (contemporaneamente
al delinearsi del socialismo), larte avvert lapprossimarsi di
quella crisi che passati altri cento anni diventata innegabile,
essa reag con la dottrina dellarte per larte, che costituisce
una teologia dellarte. Successivamente da essa proce- duta
addirittura una teologia negativa nella forma del- lidea di
unarte pura, la quale, non soltanto respin- ge qualsivoglia
funzione sociale, ma anche qualsiasi determinazione da parte
di un elemento oggettivo.

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(Nella poesia, Mallarm stato il primo a raggiungere questo


stadio).
Tenere conto di queste connessioni indispensabile per
unanalisi che abbia a che fare con lopera darte nel- lepoca
della riproducibilit tecnica. Perch esse prefi- gurano una
scoperta decisiva per questo ambito: la ripro- ducibilit tecnica
dellopera darte emancipa per la prima volta nella storia del
mondo questultima dalla sua esi- stenza parassitaria
nellambito del rituale. Lopera dar- te riprodotta diventa in
misura sempre maggiore la riproduzione di unopera darte
predisposta alla ripro- ducibilit10. Di una pellicola fotografica
per esempio possibile tutta una serie di stampe; la questione
della stampa autentica non ha senso. Ma nellistante in cui il
criterio dellautenticit nella produzione dellarte viene meno, si
trasforma anche lintera funzione dellarte. Al posto della sua
fondazione nel rituale sinstaura la fon- dazione su unaltra
prassi: vale a dire il suo fondarsi sulla politica.
5.
La ricezione di opere darte avviene secondo accen- ti diversi,
due dei quali, tra loro opposti, assumono uno specifico rilievo. Il
primo di questi accenti cade sul valo- re cultuale, laltro sul
valore espositivo dellopera dar- te11. La produzione artistica
comincia con figurazioni che sono al servizio del culto. Di
queste figurazioni si pu ammettere che il fatto che esistano
pi importante del fatto che vengano viste. Lalce che luomo
dellet della pietra raffigura sulle pareti della sua caverna
uno strumento magico. Egli lo espone davanti ai suoi simi- li;
ma prima di tutto dedicato agli spiriti. Oggi sem- bra
addirittura che il valore cultuale come tale induca a mantenere

lopera darte nascosta: certe statue degli di

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sono accessibili soltanto al sacerdote nella sua cella. Certe


immagini della Madonna rimangono invisibili per quasi tutto
lanno, certe sculture dei duomi medievali non sono visibili per
il visitatore che stia in basso. Con lemancipazione di
determinati esercizi artistici dal- lambito del rituale, le
occasioni di esposizione dei pro- dotti aumentano.
Lesponibilit di un ritratto a mezzo busto, che pu essere
inviato in qualunque luogo, mag- giore di quella della statua
di un dio che ha la sua sede permanente allinterno di un
tempio. Lesponibilit di una tavola maggiore di quella del
mosaico o dellaf- fresco che lhanno preceduta. E se
lesponibilit di una messa per natura non era probabilmente
pi ridotta di quella di una sinfonia, tuttavia la sinfonia nacque
nel momento in cui la sua esponibilit prometteva di diventare maggiore di quella di una messa.
Coi vari metodi di riproduzione tecnica dellopera darte, la sua
esponibilit cresciuta in una misura cos poderosa, che la
discrepanza quantitativa tra i suoi due poli si trasformata,
analogamente a quanto avvenu- to nelle et primitive, in un
cambiamento qualitativo della sua natura. E cio: cos come
nelle et primitive, attraverso il peso assoluto del suo valore
cultuale, lopera darte era diventata uno strumento della
magia, che in certo modo soltanto pi tardi venne riconosciuto
quale opera darte, oggi, attraverso il peso assoluto assunto dal
suo valore di esponibilit, lopera darte diventa una formazione con funzioni completamente nuove, delle quali quella
di cui siamo consapevoli, cio quella artistica, si profila come
quella che in futuro potr venir ricono- sciuta marginale 12. Certo
che attualmente la fotogra- fia, e poi il cinema, forniscono gli
spunti pi fecondi per il riconoscimento di questo dato di fatto.

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6.
Nella fotografia il valore di esponibilit comincia a sostituire su
tutta la linea il valore cultuale. Ma que- stultimo non si ritira
senza opporre resistenza. Occupa unultima trincea, che
costituita dal volto delluomo. Non a caso il ritratto al centro
delle prime fotografie. Nel culto del ricordo dei cari lontani o
defunti il valore cultuale del quadro trova il suo ultimo rifugio.

Nelle- spressione fuggevole di un volto umano, dalle prime


fotografie, emana per lultima volta laura. questo che ne
costituisce la malinconica e incomparabile bel- lezza. Ma
quando luomo scompare dalla fotografia, per la prima volta il
valore espositivo propone la propria superiorit sul valore
cultuale. Il fatto di aver dato una propria sede a questo
processo costituisce limportanza incomparabile di Atget, che
verso il 1900 fiss gli aspet- ti delle vie parigine, vuote di
uomini. Molto giusta- mente stato detto che egli fotografava
le vie come si fotografa il luogo di un delitto. Anche il luogo di
un delitto vuoto di uomini. Viene fotografato per avere indizi.
Con Atget, le riprese fotografiche cominciano a diventare
documenti di prova nel processo storico. questo che ne
costituisce il nascosto carattere politico. Esse esigono gi la
ricezione in un senso determinato. La fantasticheria
contemplativa liberamente divagante non si addice alla loro
natura. Esse inquietano losser- vatore; egli sente che per
accedervi deve cercare una strada particolare.
Contemporaneamente i giornali illu- strati cominciano a
proporgli una segnaletica. Vera o falsa indifferente. In essi
diventata per la prima volta obbligatoria la didascalia. Ed
chiaro che essa ha un carattere completamente diverso dal
titolo di un dipinto. Le direttive che colui che osserva le
immagini in un giornale illustrato si vede impartite attraverso la
didascalia, diventeranno ben presto pi precise e impel-

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lenti nel film, dove linterpretazione di ogni singola immagine


appare prescritta dalla successione di tutte quelle che sono gi
trascorse.
7.
La disputa, che ebbe luogo nel corso del secolo XIX, tra la
pittura e la fotografia, intorno al valore artistico dei reciproci
prodotti appare oggi fuori luogo e confu- sa. Ci non intacca
tuttavia il suo significato e anzi potrebbe anche sottolinearlo. Di
fatto questa disputa era espressione di un rivolgimento di
portata storica mon- diale, di cui nessuno dei due contendenti
era consape- vole. Privando larte del suo fondamento cultuale,
le- poca della sua riproducibilit tecnica estinse anche e per
sempre lapparenza della sua autonomia. Ma la modificazione
della funzione dellarte, che cos si deli- neava, oltrepassava il

campo di visuale del secolo. E del resto sfugg a lungo anche al


secolo XX, che stava viven- do lo sviluppo del cinema.
Se gi precedentemente era stato sprecato molto acume per
decidere la questione se la fotografia fosse unarte ma senza
che ci si fosse posta la domanda pre- liminare: e cio, se
attraverso la scoperta della fotogra- fia non si fosse modificato
il carattere complessivo del- larte , i teorici del cinema
ripresero ben presto questa male impostata problematica. Ma
le difficolt che la fotografia aveva procurato allestetica
tradizionale, erano un gioco per bambini in confronto con
quelle che il cinema avrebbe suscitato. Da qui la cieca violenza
che caratterizza gli inizi della teoria cinematografica. Cos, per
esempio, Abel Gance paragona il film ai geroglifici: E cos, in
seguito a un ritorno, estremamente singola- re, a ci che gi
stato, ci ritroviamo sul piano espres- sivo degli egiziani... Il
linguaggio delle immagini non

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ancora giunto alla sua maturit, perch il nostro occhio non


ancora alla sua altezza. Non c ancora una suffi- ciente
considerazione, non c ancora un culto suffi- ciente per ci che
in esso si esprime13. Oppure scrive Sverin-Mars: A quale arte
era serbato un sogno, che... potesse essere pi poetico e pi
reale insieme! Consi- derato da questo punto di vista, il cinema
rappresente- rebbe un mezzo despressione assolutamente
incompa- rabile, e nella sua atmosfera dovrebbero muoversi
sol- tanto persone dalla mentalit nobilissima e negli attimi pi
perfetti e pi misteriosi della loro vita 14. Alexandre Arnoux, dal
canto suo, conclude una fantasia sopra il cinema muto
addirittura con questa domanda: Tutte le audaci descrizioni, di
cui cos ci siamo serviti, non ten- dono per caso a una
definizione della preghiera?15. molto istruttivo osservare
come lo sforzo di far rientra- re il cinema nellarte costringa
tutti questi teorici ad attribuirgli, con una pervicacia senza
precedenti, quegli elementi cultuali che non ha. Eppure,
allepoca in cui venivano pubblicate queste elucubrazioni,
esistevano gi opere come Una donna di Parigi e La febbre
delloro. Ci non impedisce ad Abel Gance di ricorrere alla comparazione con i geroglifici, e Severin-Mars parla del cinema
come si potrebbe parlare delle pitture del Beato Angelico.
caratteristico che, anche oggi, specialmen- te certi autori

reazionari cerchino il significato del film nella stessa direzione;


se non addirittura nel sacrale, perlomeno nel sovrannaturale. In
occasione della ridu- zione cinematografica, ad opera di
Reinhardt, del Sogno di una notte destate, Werfel afferma che
indubbiamen- te, a bloccare laccesso del film al regno dellarte
la ste- rile copia del mondo esterno, con le sue strade, i suoi
interni, le sue stazioni, ristoranti, macchine, spiagge. Il film
non ha ancora percepito il suo vero senso, le sue reali
possibilit... Esse consistono nella possibilit che gli peculiare
di portare allespressione con mezzi natura-

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li e con una capacit di convincimento assolutamente


incomparabile ci che magico, meraviglioso, sovrannaturale16.
8.

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