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il Ducato

Csoa, “centro sociale autogestito”. Per poi ni ‘80 muta. Chiuso nell’isolamento resi- ruto gruppetto di affezionati. Però, il Leon-
diventare, con ironia, Spa: “spazio pubbli- stenziale e troppo vicino alla lotta armata, cavallo è ancora lì.
co autogestito.E’un po’vecchiotto,oggi,con per sopravvivere cambia pelle. Si apre alla Le parole di Antonio, Sandrone, Corrado,
trentacinque anni di vita e tre differenti se- città e a un concetto di cultura che dimen- Alberto e Daniele , militanti in tempi diver-
di alle spalle. E’ il Leoncavallo, il più cono- tica le vecchie parole d’ordine dell’operai- si dei primi vent’anni del Leonka, racchiu-
sciuto e glorioso dei centri sociali italiani. smo.Sono gli anni del punk e,ora sì,del mo- dono un misto di nostalgia, rifiuto, rim-
Nacque sulla direttrice che univa il quar- vimento studentesco, gli anni della lotta pianto e fiducia. Per alcuni l’esperienza del
tiere Casoretto di Milano alla Sesto San contro il nucleare e dell’antimperialismo. Leoncavallo ha tracciato la strada per la vi-
Giovanni delle fabbriche. La prima matri- Oggi la militanza è cambiata, forse proprio ta fuori dal centro. Per altri no. C’è chi so-
ce del centro non poteva che essere quella non esiste più. Il centro sociale continua la stiene che a Milano abbia lasciato e lascerà
delle lotte operaie, del rifiuto dei partiti e sua eterna lotta contro la precarietà, ma ai grandi cose. C’è chi dice che il Leonka ha
del movimento studentesco. presìdi contro gli sgomberi, puntualmente creato solo un ghetto.C’è chi pensa che quel-
Il Leoncavallo nella seconda metà degli an- rimandati, ormai si incontra solo uno spa- lo che si poteva fare, ormai, è stato fatto.
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Dalla prima occupazione vissuta da Antonio, allo sgombero del 1989 a cui

Le anime del centro in


IL PROFESSORE troppi contorsionismi, troppe
tesi strane”. Loro, quelli con cui

“E
ra una militava Antonio, puntano sul-
mattina, l’occupazione delle case e la
non ricor- creazione di spazi: da via Cilea a
do la data via Mac Mahon. Così, con il co-
esatta, fa- mitato di via Arquà e il colletti-
ceva fred- vo di via Casoretto, “vediamo,
do. Comincio a prendere a calci dall’altra parte della strada ri-
quella porticina, era molto pic- spetto alla sede dove ci riuniva-
cola. Cedette abbastanza facil- mo, quella che sarebbe diventa-
mente e ci trovammo dentro a ta la prima sede del Leoncaval-
un posto immenso”. Antonio lo”. La porticina viene sfondata.
Pagliarone racconta che fu lui a Benvenuto, Leonka.
sfondare in via Mancinelli. Lo spazio occupato è così gros-
Obiettivo: prendere uno stabile so che “arrivarono tutti i gruppi,
per insediare i comitati di quar- sottogruppi e collettivi di Mila-
tiere di via Arquà e del Casoret- no. Ognuno si ricava un suo
to. Nessuno, però, immaginava spazio, una sua auletta. Poi c’e-
che dietro a quella porticina si ra un salone dove si tenevano
nascondesse uno spazio enor- tutte le riunioni dei collettivi e
me, una vecchia stamperia. Na- dei comitati”. Sfruttando parte
sce così, con l’occupazione di dell’attrezzatura che è rimasta
uno spazio molto più grande di nello stabile, viene messa in
quel che si pensava, il primo in- piedi una stamperia.
sediamento del centro sociale La prima sede del Leoncavallo
milanese Leoncavallo. sta sulla direttrice che unisce il
Antonio Pagliarone, oggi, è uno Casoretto alla Sesto San Gio-
stimato professore di biologia vanni delle fabbriche dove,
al liceo scientifico Severi di Mi- qualche anno prima, hanno co-
lano: “La scuola è un ambiente minciato a prendere forma i
dove, bene o male, molti di noi primi nuclei delle Brigate Ros-
si sono spostati”. Ma nel ’68, se. “Lungo quella strada ci muo-
racconta, non aveva le idee viamo per fare i militanti, anda-
chiare. “Ero immerso nel clima vamo verso le piccole fabbriche
particolare della Statale (uni- che sbucavano già da viale
versità di Milano, ndr). Ero ge- Monza”.
nericamente contro la guerra in Quel Leoncavallo, continua An-
Vietnam e avevo letto qualcosa tonio, “era di fatto il polo d’at-
di Marx, Lenin e Mao. Ero un trazione per tutta Milano, per
ignorante cronico, un giovane tutti i collettivi, da quelli più be-
virgulto con i capelloni che fa- ceri di Autonomia a quelli di
ceva lo scapigliato”. Poi conosce Lotta Continua”. Il centro socia-
un operaio del Cub Pirelli, uno le, insomma, è il fulcro organiz-
“che mi ha letteralmente pla- zativo di tutta l’ultrasinistra ex-
giato: con lui nasce
la mia fame di sa-
pere”. E in parallelo
germoglia la sua
militanza. Prima il
gruppo anarchico
Kronstad. Poi, nel
1970, i collettivi
uniersitari. Nel gi-
ro entra un attivista
d e l m ov i m e n t o
anarco-comunista
che introduce ele-
menti di Potere
Operaio. “Mi incu- A sinistra, Antonio Pagliarone. Militante della prima ora, era nel
riosico - spiega An-
tonio - basta con gli gruppo che il 18 ottobre del 1975 occupò lo stabile di via
studenti, basta con Mancinelli, la prima sede del centro sociale Leoncavallo di Milano.
gli altri ceti. Sposo Oggi è professore di biologia al liceo scientifico meneghino
in pieno l’ideologia
operaia”. Intanto, Francesco Severi. Sopra, un dettaglio del cortile dell’attuale sede
nella Milano dei del Leoncavallo in via Watteau. In basso nella pagina accanto, un
primi anni ’70, na- dettaglio dei murales all’esterno del centro sociale
scono le assemblee
autonome della
Siemens, della Pi-
relli e dell’Alfa Ro- ed il 1976, lo aveva portato a gra- fuori dal partito, il Pci raggiun-
meo. “E io le fre- vitare nell’orbita leoncavallina. ge il massimo dei voti e delle
quentavo”. Anto- “Ho un rapporto molto critico iscrizioni”.
nio, immerso negli con quel tempo – esordisce - Per Pagliarone, di quell’espe-
eccessi riprodutti- non rimpiango e non rinnego rienza, non c’è niente da salva-
vi di gruppi e grup- niente, men che meno faccio il re, “se non, forse, il fantastico
petti dell’ultrasini- pentito e dico di aver messo la centro stampa”. Quel posto
stra, è fra i fondato- testa a posto”. Ma Antonio ben “doveva fare come la Chiesa
ri di Proletari autonomi. “Co- trasindacale ed extrapartitica do la crisi travolge l’Innocenti. presto non ha tollerato “la ma- Cattolica: creare cultura e co-
minciamo ad approfondire le della città. “Con il congresso di “E il coordinamento della fab- gnificazione della repressione” noscenza, riunire i giovani, cre-
posizione radicali: il partito è il Rimini si scioglie Lotta Conti- brica capiì che la pacchia era fi- e soprattutto “l’esaltazione be- scerli e spedirli nella società a
nemico, guardiamo solo ai nua e nascono i Co.Co.Ri., i co- nita”. La lotta delle assemblee cera della classe operaia”. Non riprodurre quel meccanismo”.
gruppi operai extrasindacali mitati comunisti rivoluzionari autonome e dei gruppi operai ci si rendeva conto che “il no- Invece è rimasto chiuso, a di-
che crescono nelle fabbriche. di Scalzone che, con le loro idee che popolano il Csoa “si trasfor- vanta per cento degli operai fendere il proprio avamposto
Non avevamo la minima idea di un po’ balzane, cominciano a ma in una lotta di retroguardia: stava col governo e con i sinda- piuttosto che a diffondere le
quello che succedeva nella so- bazzicare il Leonka. Lo faceva- la chiusura delle fabbriche ren- cati, con i partiti: votavano Pci e sue idee, e sta proprio qui, per
cietà, lottavamo solo in nome no solo per beccare militanti, deva impossibili i grandi obiet- Dc”. Antonio, il fallimento di quel-
dell’operaismo più bieco”. Arri- adepti per i loro obiettivi strani, tivi dei gruppi autonomi”. Il movimento che si coagulava l’esperienza. “Abbiamo sba-
va Tony Negri e nelle assemblee strategici”. Non manca l’ironia Ma più che la regressione della attorno al Leo era pervaso da gliato sin da allora, da che ab-
comincia a pesare la sua in- nelle parole del professore, che lotta, è l’elaborazione persona- “un’ignoranza stratosferica: biamo sfondato quella porta”.
fluenza. “Non eravamo d’ac- nel Leoncavallo ha militato po- le a spingere Antonio lontano proprio mentre gli autonomi Dopo il Leoncavallo, a Milano e
cordo con Negri, proponeva co più di un anno, fino a quan- dalla militanza che, fra il 1975 esaltavano l’idea dell’operaio in tutta Italia, i centri sociali si

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QUI SONO, QUI RESTO


partecipò Sandrone. Modi diversi di intendere e ricordare il Leoncavallo

due storie di militanza cupazione delle case”.


Il Csoa, quando entra Sandro-
ne, “era ancora gestito da un
gruppo politico sostanzial-
mente residuale degli anni ‘70”.
Nella foto a La maggior parte della militan-
lato, lo scritto- za viene dedicata a iniziative
per i detenuti, per i brigatisti in
re Sandrone carcere, per i prigionieri politi-
Dazieri. Nato a ci. “Non ci ritrovavamo in que-
Cremoma, ha sto tipo di percorso: rispetto al-
la lotta armata avevamo una
militato al rottura molto netta. Pensava-
Leoncavallo da mo che il Leonka dovesse aprir-
si alle nuove istanze del movi-
metà anni ‘80 mento”. La “nuova frangia” crea
fino al 1994. la Commissione cultura, un
Dal 1999 il collettivo che si riunisce il gio-
vedì sera e che arricchisce il Leo
successo edi- dell’esperienza punk che fuo-
toriale con la riesce dal centro sociale Virus e
trilogia del dal collettivo Helter Skelter. “I
concerti che organizzavamo
gorilla: “Attenti venivano accettati dai ‘vecchi
al gorilla” del lunedì’ se, sostanzialmente,
(1999), “La nella quota d’ingresso c’era una
percentuale da destinare ai de-
cura del goril- tenuti”. “Quelli del giovedì”
la” (2001) e portano sul palco del Leo grup-
“Gorilla blues” pi come i CCCP, i Sonic Youth, i
Nofx. Mica noccioline. Con la
(2002) vecchia guardia, però, i rappor-
ti sono tesi.
I mesi passano, il vecchio comi-
tato di occupazione perde ogni
LO SCRITTORE fuga che si erano preparati fra i contatto col Comune che, nel
tetti, ma all’oratorio del Caso- 1987, toglie al centro anche l’e-

D
i tempo ne è pas- retto vengono presi: il quartie- lettricità. In parallelo passa il
sato. Siamo nel re era circondato, gli elicotteri nuovo piano regolatore. L’area
1989. La data del controllavano l’area. “Ci porta- di via Leoncavallo, di proprietà
16 agosto era rono in questura, fu un arresto della famiglia Cabassi, non è
nell’aria. “Ce lo abbastanza violento. Fecero il più destinata a uso sociale e ser-
dicono. Come sia corridoio. Alla Ketty le spacca- vizi, ma a uso privato e abitati-
arrivata questa voce io non lo so rono il naso”. vo. Alias, lo sgombero è molto
ancora, era una voce che girava, Facciamo un passo indietro. più di un ipotesi. Il vecchio co-
e girava talmente tanto che io Sandrone nel 1985 si avvicina mitato, racconta Sandrone, “di-
non ci credevo”, spiega Sandro- alla Pantera, lo storico colletti- ce: ‘a noi non ce ne frega un caz-
ne Dazieri. “Fi- z o’, s e c i
gurati se sono sgomberano
così coglioni
da venirci a far
“Arrivano in tanti. irrompere-
mo nella me-
sapere la data t r o p o l i ”. I l
dello sgombe-
ro…”. Comun-
Una squadra speciale collettivo del
giovedì, inve-
que, quel 16
agosto, meglio con l’esplosivo fa un buco sul soffitto, ce, vuole pro-
teggere il
stare dentro. Leoncavallo,
Sui tetti. Chi
vuole rimane-
me li trovo a fianco, sul tetto” voleva “pro-
porre la sua
re, rimanga. “A posizione
un certo punto realizzo: ‘cazzo, vo dell’università Statale di Mi- politica, far capire che questo
sono le sette del mattino e non lano. Poi i collettivi autonomi, posto esiste”.
riproducono a macchia d’olio. “Abbiamo fatto un favore mera- sono ancora arrivati’. Me ne va- l’occupazione della casa Por- Il comitato del lunedì, nell’88,
“E noi abbiamo creato il primo viglioso a questo sistema, ab- do a fare colazione”. Proprio in pora 90 e il contatto con il col- organizza l’ennesimo concerto
ghetto, abbiamo riunito in un biamo letteralmente circo- quel momento, però, arrivano. lettivo Transiti, che da qualche per i detenuti. Questa volta i
solo posto tutte le cellule tumo- scritto le cellule malate. Tanto è “E arrivano in tanti”. Entrano. anno partecipa ai lavori del contrasti con il collettivo Trans-
rali della città che stavano lì e se vero che i centri sociali, secon- “Una squadra speciale fa un Leoncavallo. E’ così che Dazie- iti e con gli autonomi sono più
la dicevano, se la cantavano e se do me, non chiuderanno mai, buco rotondo sul soffitto con ri, fra l’86 e l’87, comincia a mi- aspri. “Andiamo al Leo, e so-
la suonavano tra di loro, pro- almeno fino a quando non mo- l’esplosivo. Arrivano sul tetto. litare nel centro. stanzialmente sfondiamo”.
prio come buoi in un recinto”. riranno di morte naturale. Per- Me li trovo di fianco e dico: ‘ah Sandrone è di Cremona. “A quel Probabilmente è uno
Il corollario di un “reduce” poco chè c’è anche una certa, sottile, porca puttanta, sono entrati!’”. tempo ero uno studente senza dei momenti più im-
nostalgico ma che qualche se- intelligenza da parte delle forze Sandrone e alcuni compagni ri- casa: prima barboneggio, poi portanti nella storia
gno lo porta ancora è laconico: dell’ordine…”. escono a scappare per la via di mi avvicino ai movimenti di oc- del centro sociale.

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il Ducato
“Simbolicamente but-
tiamo fuori la vecchia
LA STORIA IN BREVE
gestione. Non fu un at-
to bellismo, ma assolu-
tamente naturale. Sia chiaro,
niente chiavi inglesi, semplice-
1975-2010. Tre sedi e trent’anni di precarietà
mente entrammo in massa e,
fra urla e spintoni, buttammo Dopo la sede di via Leoncavallo e la parentesi tari, la famiglia Cabassi, avviene il 16 agosto 1989.
fuori i vecchi gestori”. Imme-
alla “Salamella”, si arriva in via Watteau Condito da violenti scontri, lo sgombero fa salire verti-
diatamente, continua Sandro- ginosamente l’attenzione riservata dai media al cen-
ne, le parole d’ordine che par-
tono dal palco furono: “Difen- Il 18 ottobre 1975, i comitati operai del quartiere tro sociale. Il Leonka viene però subito rioccupato, e
dere questo posto, aprirci alla Casoretto e di via Arquà occupano lo stabile di via rimane nella sede originaria fino al 1994, quando c’è
città!”. Mancinelli, a Milano nord. Doveva essere la “norma- il cosìdetto “sgombero concordato”: il Comune di
Il momento segna un’enorme
discontinuità rispetto al Leon- le” occupazione di un’area, la vecchia sede di tre pic- Formentini (che contro il Leoncavallo basa l’intera
cavallo precedente. “Non sia- cole aziende: nessuno si aspetta di prendere posses- campagna elettorale) concede ai militanti, per sei
mo più quelli che portano i sol- mesi, una sede in via Salomone (detta “Salamella”):
di ai detenuti, quelli che aiuta-
so di quel posto immenso che caratterizza la prima
no i brigatisti in carcere”. Per- sede del Leoncavallo. In quegli anni l’attività del cen- una palazzina dismessa della Krupp. La Salamella
ché in quegli anni, qualche tro sociale è contraddistinta dall’impegno a favore dura poco: viene sgomberata il 9 agosto del 1994.
connivenza fra Leoncavallo e
Brigate Rosse c’è stata. “Tanto della classe operaia, dalla volontà di non farsi inqua- Risale all’otto settembre dello stesso anno l’occupa-
che un paio d’anni dopo il drare nei micropartiti a sinistra del Pci e dalla batta- zione della sede attuale, un’ex stamperia in via
‘cambio della guardia’, arrivò a glia contro l’eroina. Watteau, ancora una volta di proprietà della famiglia
noi e ai giornali un documento
di non so quale frangia delle BR Una giornata tristemente indimenticabile per il centro Cabassi. Due giorni dopo si tiene la più grossa mani-
in cui scrivevano che, sostan- sociale è il 18 marzo 1978, quando Fausto Tinelli e festazione mai organizzata dal centro sociale, che si
zialmente, ci avrebbero spara- Lorenzo Iannucci (Fausto e Iaio), due giovani militanti, risolve con violentissimi scontri con le forze dell’ordi-
to nel culo…”.
Cambia la gestione. Cambia la vengono trucidati con otto colpi di pistola (vedi box ne sorti dopo che queste costringono il corteo in piaz-
matrice del Leoncavallo. Arriva della pagina accanto), vittime del terrorismo nero. za Cavour. Per la prima volta, durante la manifestazio-
il movimento antinucleare e Fra la fine degli anni ‘70 e i primi ‘80, soprattutto per ne, si vedono le “tute bianche”, primo germe del
antimperialista. “Però entria-
mo proprio nel momento in cui il radicalizzarsi della lotta armata, il centro subisce movimento che si estingue al G8 di Genova del 2001.
sulle nostre teste pende la spa- una forte frammentazione: si disperdono la maggior Dal 1997, con l’elezione di Gabriele Albertini come
da di damocle dello sgombero: parte dei primi occupanti. sindaco di Milano e grazie alla mediazione dell’ex par-
ce lo dicono. Come sia arrivata
questa voce io non lo so anco- Il Leoncavallo cambia a metà degli anni ‘80, quando lamentare Daniele Farina (ex indipendente nel Prc e
ra…”. ormai vittima dell’isolamento cittadino viene penetra- ora di Sinistra Ecologia e Libertà), riprende il dialogo
Lo sgombero, piuttosto cruen- to dai movimenti studenteschi e dalla cultura punk. fra il Municipio e il centro sociale che, però, dopo 13
to, fa uscire il Leoncavallo dal-
l’isolamento cittadino. La mo- Lo sgombero della prima sede, rivendicata dai proprie- anni non ha ancora prodotto risultati
bilitazione arriva da tutta Ita-
lia. “I centri sociali venivano
sempre sgomberati subito: era
la prima volta che, per cacciare
qualcuno, accadeva qualcosa piace. E nel ’92 se ne va a Bre- nifestazioni si veste con una tu-
di così eclatante. I militanti scia, lavora un po’ con Radio ta bianca. Proprio come uno
erano commossi, ci furono Onda d’Urto. spettro. La prima espressione
cortei su cortei”. Non che avesse intenzione di di quelle “Tute bianche” che
Fra i ragazzi del Leo, che non tornare subito. Ma succede molti anni dopo, portatrici di
hanno più un tetto, comincia qualcosa. Qualcosa che può far un significato ben diverso, mo-
subito il dibattito: andiamo a tornare sui propri passi una riranno per le brutalità del G8
cercarci un altro posto; no, ri- persona che ha una certa visio- di Genova.
costruiamo la vecchia sede. ne del mondo. Qualcosa, a suo Al Leoncavallo cominciano i
Prevale la seconda linea, e si modo, di storico. E’ il 1994, e il cosìdetti “cento giorni di resi-
comincia a raccogliere le ma- nuovo sindaco di Milano si stenza” contro lo sgombero.
cerie. “Noi avevamo sempre vi- chiama Marco Formentini: in “Una cosa lunga, lacerantissi-
sto quel luogo come una base Italia è il primo sindaco della ma” spiega Dazieri. “E’ un pre-
per uscire all’esterno. Con tut- Lega Nord. Parola d’ordine del- sidio permanente di questo po-
te queste menate, però, fra la sua campagna elettorale: sto, e a farlo siamo sempre noi,
sgombero e ricostruzione, ci “Sgomberare il Leoncavallo”. che dopo anni e anni ci siamo
stavamo rinchiudendo lì den- Tanto che, aggiunge, “se verrò rotti i maroni”. La visibilità me-
tro: dicevamo alla città ‘venite, eletto, per la città si aggireran- diatica del Csoa è altissima, co-
che questo è un posto di resi- no solo degli spettri”. Dei fanta- me alto è il livello del dissidio
stenza’. Diventiamo i nuovi re- smi. Ovvero i militanti del fra i militanti. Il problema è:
sistenti”. A Sandrone non- Leonka, che rispondono alla con il Comune, si tratta o non si L’ingresso dal cortile interno a una delle due sale dove
ostante la “fama” di cui gode provocazione: chi compone il tratta? Scontenti per quest’a-
ora il Leo, la nuova linea non cordone di sicurezza delle ma- pertura “molti se ne vanno, altri si svolgono eventi e concerti. Sotto, due scorci dell’at-
ci guardano con disprezzo”. Il tuale sede di via Watteau
Comune identifica delle zone
che potrebbe destinare al cen-
tro sociale, ma i quartieri si mo- no resistenza passiva, si fanno quando si riavvicina in occa-
bilitano contro il possibile arri- trascinare fuori da via Leonca- sione del nuovo sgombero,
vo. “La città era cambiata, non vallo e con un anacronistico quello della palazzina Krupp di
era più pronta ad accoglierci: è corteo vengono scortati fino al- via Salomone. “Partecipo alle
sufficiente ricordare che aveva la nuova sede. “Io mi fermo li: iniziative, al corteo di settem-
eletto un leghista”. Si decide di mi ero rotto i coglioni. Ero stan- bre in piazza Cavour”. In quel-
spedire il Leoncavallo in una co, e per quel che mi riguarda- l’occasione gli scontri con le
palazzina della Krupp in via Sa- va, in quel momento c’erano forze dell’ordine sono violen-
lomone. Ma andarci senza col- stati troppi movimenti poco tissimi. “Non furono però inne-
po ferire, per i militanti, è trop- chiari”. scati dal Leoncavallo, ma dalla
po: lo sgombero deve essere al- C’è un’ultimissima parentesi maggioranza della gente,
meno simbolico. I ragazzi fan- della storia di Sandrone al Leo, esterna al circuito stretto del

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QUI SONO, QUI RESTO


Daniele Zucchero, Alex rimane
Alex, più o meno come Sandro- FAUSTO, IAIO
ne rimane Sandrone, anche se
qualche differenza biografica E LE MAMME
c’è”. Il primo romanza va bene, DEL LEONCAVALLO
la Mondadori gli chiede di cu-
rare i gialli. Il resto è una bril-
lante carriera da scrittore.
Sono passati tanti anni, e alla
domanda “Che cosa ha lasciato Nel 1978 il
a Milano il Leoncavallo?”, San-
drone risponde lento, conce-
dendosi pause per lui inusuali.
duplice
“Credo niente” risponde. “For-
se un luogo”. Il discorso è più
ampio. Si deve guardare al fat-
omicidio
to che “la mia generazione, co-
me diceva Gaber, è stata scon- Dopo l’uccisione dei
fitta. In un altro modo rispetto
agli anni ’70: loro avevano dato militanti impegnati
l’assalto al cielo, noi allo Stato. nella lotta all’eroina,
Per noi, fondamentalmente,
era un discorso di apertura de- nasce il gruppo delle
gli spazi, discorso che funzionò
per un certo periodo, fino ai madri antifasciste
primi anni ’90, ma che poi non
è riuscito a sedimentare”. Avevano 19 anni Fausto
Gli obiettivi del Leoncavallo di
Sandrone, politici secondo Tinelli e Lorenzo “Iaio”
un’accezione diversa da quella Iannucci. La sera del 18
che ha dominato dal 1975 a me-
tà anni ’80, erano ben precisi. marzo 1978, a due passi
“Dicevamo no al nuclare, e più dal “loro” Leoncavallo,
o meno il messaggio era passa- proprio in via Mancinelli,
to, ma ora sta tornando alla
grande, e chi cazzo lo smuove sono stati uccisi da otto
più se passa. Eravamo per l’af- colpi di pistola calibro 32.
fitto popolare e la casa come di- Le rivendicazioni dell’omi-
ritto: e mi sembra che Milano
sia la dimostrazione della città cidio, tutte con sigle fasci-
invivibile e carissima. Eravamo ste, sono state numero-
per la depenalizzazione delle se. La più attendibile fu
droghe pesanti e la liberalizza-
zione delle leggere. Oggi vai in quella dei Nar, i Nuclei
galera per un ciocco di fumo. Armati Rivoluzionari. Le
Per non parlare della sconfitta indagini, però, non hanno
totale del femminismo: stiamo
regredendo anche per quel che mai individuato nè i man-
Sopra, gli ingressi ad alcune delle differenti sale autogestite del centro sociale. Nella foto in riguarda le possibilità di auto- danti nè gli esecutori del
determinazione della donna. delitto.
basso a sinistra, la notifica della Corte d’appello di Milano, firmata dall’ufficiale giudiziario L’icona femminista del presen-
della prefettura, che segnala l’ennesimo rinvio dello sfratto (in questo caso, dal 1994, era il te è Moana Pozzi. Ma com’è All’indomani dell’assassi-
ventiduesimo). In basso a destra, l’ingresso della sala da ping pong possibile? Le vecchie femmini- nio, a causa dell’indigna-
ste credo che non abbiano tro- zione e grazie a un passa-
vato un contatto con le ragazze
più giovani”. parola nato in maniera
Nelle parole di Sandrone c’è sponanea, nasce il
centro sociale, gente che non collabora con il manifesto. lia Overground”, una sorta di amarezza. Forse anche un piz-
ne poteva più della trattativa: Un’amica, poi, riesce a farlo en- mappatura dei centri dell’Italia zico di rancore nei confronti “Gruppo delle mamme del
nel momento in cui si è andati trare come correttore di bozze antagonista. Ancora con il ma- del mondo. Di quello che è di- Leoncavallo”, composto
in piazza questo sentimento ha in un service editoriale, “un la- nifesto, comincia a scrivere di ventato il mondo. Il discorso si da vittime del fascismo,
prevalso, la dirigenza del Leo fu voro da 6mila lire l’ora, che era cultura e di narrativa di genere, è allargato, ora non stiamo par-
scavalcata e le violenze furono già buono”. intervista autori italiani. “Lot- lando soltanto di un centro so- ex partigiane, sindacaliste
la conseguenza”. Ne l ’ 9 4 l o tavo contro i mu- ciale. Sarebbe e madri dei frequentatori
I militanti allora oc-
cupano quella che è
“Nel ‘94 sgombero e la
fine della mi-
lini a vento, per-
ché della narra-
“Finita la folle pensare che
un centro socia-
del centro sociale. Il grup-
la sede attuale, in via litanza: “Ho tiva di genere e le avrebbe dovu- po promuove iniziative di
Wattau. “Decisero cominciano i un sacco di dei noir non fre- militanza ho to cambiare il intervento sociale e si
di chiamare questo tempo libero gava niente a mondo. “E’ la
posto ‘nuovo’ Leon- cento giorni e mi butto a nessuno”. un sacco di nostra genera-
caratterizza per la lotta
cavallo”. Ancora una pesce nel la- Viene contattato zione che non è all’eroina. Tra gli impegni
volta. “Per me era il di resistenza, voro. Prima la per un’antologia tempo libero, riuscita a cam- più rilevanti, quello contro
momento di rilan- mia vita era di racconti di biare le cose, a l’archiviazione dell’inchie-
ciare un progetto una cosa solo la politi- fantascienza. Ne prima la mia prescindere dal
sta sull’assassinio di
inedito, a partire dal ca. Dormivo scrive uno e ha Leoncavallo. A
nome. Allora, incaz- lacerantissima in una casa successo. Bussa vita era solo un certo punto Fausto e Iaio. Nel marzo
zato, mi allontano occupata, alla sua porta la non toccava del 1992 il gruppo si
definitivamente”. e infinita” frequentavo Mondadori che la politica” nemmeno più a
costituisce in associazio-
Nel 1992, quando solo persone gli propone di noi. Nel ’94 ave-
sentiva avvicinarsi la fine di del mio circuito e in dieci anni, scrivere un giallo. Nasce così vo trent’anni, erano quelli di ne, per diventare una
quella che chiama “carriera po- al cinema, ci sarò andato tre “La cura del gorilla”, un raccon- venti che avrebbero dovuto di- Onlus all’inizio del 2003.
litica”, Sandrone aveva aperto volte. Però, quando potevo, to “popolato dai personaggi del re ‘scusate, ma avete fatto il vo-
con altri militanti del Leo una leggevo. E leggevo molto”. San- mio mondo: la fidanzata dell’E- stro corso; ora le priorità sono L’associazione ha un ruolo
cooperativa di facchinaggio. drone diventa giornalista e lefante è la mia compagna di al- altre’. da garante del centro
Ogni tanto, “molto raramente”, pubblica con Castelvecchi “Ita- lora, Daniele Farina diventa Non è successo”.
sociale, ed è sempre impe-
gnata in prima linea contro
gli sgomberi. Presidente è
la signora Maria, che ha
85, e spiega così la sua
adesione all’indomani del-
l’omicidio: “Io sono sem-
pre stata dalla parte dei
più deboli”. La vicepresi-
dente è Marina Boer, che
all’interno del Leoncavallo
gestisce un laboratorio di
teatro, attività di cui si
occupava già negli anni
‘70 all’interno del Csoa
Santa Marta

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il Ducato
In tre racconti, la continuità fra la militanza e la vita professionale

Il Leonka per un futuro


Qualcuno lascia il centro bruscamente, altri invece ne fanno una “palestra per il futuro”

IL TOUR MANAGER in maniera continuativa”. A fi- vello commerciale. Rispetto al- to. Servirebbero forze nuove,
ne anni ‘80, fra concerti e mani- la produzione culturale, fino al ma adesso siamo in un periodo

T
28. Non è un tank. festazioni, il Leo raggiunge li- G8 del 2001, il Leoncavallo non di grande riflusso, semplice-
La T sta per Transiti.velli di presenze fino ad allora era proprio secondo a nessu- mente non ci sono”.
Ventotto è il nume- sconosciuti, tanto da far parla- no”. E’ l’appiattimento culturale
ro civico dove resi- re di una nuova dimensione La vita di Corrado è ed è stata la che ha fatto allontanare Corra-
ste la casa occupata economica del centro sociale. musica. Musica hardecore, per do, certo non l’idea che comin-
trentadue anni fa, Tradotto, il Leo fa più soldi, si la precisione, una variante del ciava a circolare, quella di rego-
sede dell’omonimo collettivo. adegua alle rinnovate possibi- punk ancora più veloce e urlata. larizzare il Leoncavallo. “Non
“Io ci abito ancora in Tranisti, ti lità, cambia sensibilmente Corrado era del Collettivo delle ho mai avuto nulla contro un
sto parlando dal cortile”, spiega prospettiva. salette musicali. “Gestivamo in certo tipo di riconoscimento.
Corrado Gioia al tele- Ho sempre pensato che alcune
fono. esperienze nord europee, co-
Corrado parla di mili- me la Rote Fabrik di Zurigo o il
tanza, anche se ci tie- vecchio Cob di Berlino, fossero
ne a precisare: “Non da copiare”.
ne facevo esclusiva- Oggi Corrado continua a orga-
mente al Leoncaval- nizzare eventi e concerti. Lo fa
lo”. Il particolare forse con la Hard Stuff Booking, un’a-
più interessante del genzia nata nel 1999 grazie alla
suo racconto è come, sua esperienza e a quella di al-
per lui, il Leonka fos- tri amici. “Quello dell’agenzia –
se prima di tutto uno spiega Corrado – era un discor-
spazio culturale. Non so che in gran parte avevamo
politico. Corrado è la impostato con le salette del
testimonianza di un Leoncavallo. Avevamo provato
Leoncavallo inteso a creare una nostra professio-
come fulcro della nalità, e forse ci siamo riuciti.
controcultura mila- Sono tanti i ragazzi che erano
nese. Della politica, con me in quelle salette e che,
forse, poco gli impor- oggi, lavorano nell’ambito mu-
tava. sicale”.
Il percorso con cui si
avvicina al centro è L’ingresso del Leoncavallo in via Watteau 7. Nella foto in basso
semplice. Nasce a Mi- Corrado Gioia, che ha partecipato alle attività del centro sociale
lano, bazzica i collet- fino al 2006. Oggi organizza concerti con la Hard Stuff Booking
tivi studenteschi. Poi
quelli autonomi di
Milano nordest. E, so-
prattutto, “il Leoncavallo era a Ma per Corrado non sono gli toto l’impianto per i concerti. A lato e sopra, particolari del
300 metri in linea d’aria da ca- introiti a cambiare il centro so- Per un periodo abbastanza lun-
ciale. Semmai è il contrario. go abbiamo curato il booking”: cortile interno del
sa mia”.
Il punto di rottura rispetto alla “Era un periodo tremenda- programmavano le serate, si Leoncavallo. In basso, i
vecchia gestione - “prima il mente prolifico. Non c’era prendevano la briga di contat- murales che colorano le
Leonka era diretto da collettivi niente di più normale che asso- tare i gruppi per portarli a Mila-
troppo statici” – anche per lui, ciare alla produzione di cultu- no. pareti del centro sociale.
risale al 1988. Non si riferisce al ra un aspetto economico”. Nel- Corrado cura l’organizzazione L’ex assessore alla Cultura
rissoso “cambio della guardia” la Milano di fine anni ’80, ag- dei concerti fino al 2006. Poi del Comune di Milano,
raccontato da Dazieri. Per Cor- giunge, il Leonka “ha oggetti- esce completamente dal centro
rado la svolta è segnata dal con- vamente creato un’idea delle sociale. “Non mi trovavo più Vittorio Sgarbi, ha definito i
certo dei Nofx, mostri sacri del possibilità di autoprodurre cul- d’accordo con alcuni metodi di murales “beni da tutelare” e,
punk che calcano i palchi dal tura che fino ad allora era inedi- gestione. Credo che il Leonca- insieme ad Alessandro Riva
1983. Con quella serata, spiega ta. Ha mostrato una capacità di vallo sia diventato un conteni-
Corrado, “si è aperta una fase lettura dei cambiamenti cultu- tore molto freddo. Era ricomin- e Davide Tinelli, ha curato
differente. Grazie a una nuova rali in attimo rarissima, soprat- ciato un andazzo simile a quel- una pubblicazione che ne
apertura mentale, si poteva tutto rispetto ad operatori di lo dell’88: al ricambio giovanile raccoglie le fotografie (“I
pensare a quel genere di eventi mercato che già lavoravano a li- è stato preferito l’appiattimen-
graffitti del Leoncavallo”)

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QUI SONO, QUI RESTO


passiamo alle newsletter. Ra-
dio Onda d’Urto nel 1994 co-
mincia a trasmettere dall’in-
terno delle mura del Leonca-
vallo. Abbiamo la possibilità di
comunicare ciò che eravamo
in modo molto preciso, usan-
do il linguaggio massmediati-
co e penetrando lo stesso mer-
cato dei massmedia”.
Il passo successivo è l’apertu-
ra di una libreria. “Iniziamo ad
avere contatti con tanti edito-
ri. Feltrinelli un giorno mi
chiama per dire che se fossimo
andati avanti così, saremmo
diventati un punto di vendita
importante. Ci fa degli sconti e
acquistiamo centinaia e centi-
naia di titoli”. Il dibattito su co-
sa abbia diritto di cittadinanza
in quella libreria, su cosa può
stare su quegli scaffali è acce-
so. Anche in questo caso si dis-
cute sul “rimanere chiusi o
aprirsi a titoli di case editrici e
autori più borghesi, che non ci
sono simpatici, ma che servo-
no per il confronto”.
Attorno alla libreria si crea
un’associazione. Crescono le
iniziative e le presentazioni di
autori italiani e stranieri. Vie-
ne anche Paco Ignacio Taibo II.
“Insomma – spiega Alberto – si
crea l’humus giusto per pensa-
re a una nostra iniziativa di ca-
rattere editoriale”.
Nace così la Leoncavallo Libri.
Alberto Ibba, fu fra i fondatori Il presidente onorario è Fran-
della “Leoncavallo libri”. Oggi è cesco Lionetti. “Era il 1996.
Con Lionetti iniziamo a con-
direttore editoriale della collana cepire una casa editrice che
“Verdenero” di “Edizioni Ambiente” potesse fungere da memoria
storica, che fosse uno stru-
mento per la rilettura degli ul-
timi vent’anni, e che prevedes-
L’EDITORE “Dovevamo iniziare a fare in se anche un excursus sul ’68.
modo che la comunicazione, Leonetti, d’altra parte, ci scrive

S
iamo in via Watteau. l’immagine del Leo, fosse ge- la sua specie di opera omnia,
Nella terza e per ora stita da noi, non dai giornali- sul ‘68”. I temi dei libri che ven-
ultima sede. “A quel sti”. E pensare che Alberto vo- gono pubblicati dalla Leonca-
tempo, tanti all’in- leva proprio farlo, il giornali- vallo Libri rispecchiano le bat-
terno del Leoncaval- sta. Nel 1990 comincia a colla- taglie che il centro conduceva
lo hanno cominciato borare con Radio Popolare. in quegli anni: antiproibizioni-
a occuparsi di comunicazio- Quattro anni dopo racconta in smo, integrazione degli immi-
ne”. diretta lo sgombero della pa- grati, lotta alla prostituzione.
A spiegarlo è Alberto Ibba, che lazzina Krupp di via Salomo- “In realtà quell’esperienza du-
al Leo ci entra dopo lo sgom- ne. ra poco, dopo due o tre anni si
bero del 1989 tramite il movi- “Ero l’unico giornalista che sfilaccia un po’ tutto”. Nel frat-
mento studentesco. poteva accedere al centro nel tempo Alberto, abbandonata
La sua militanza è legata a periodo del secondo sogmbe- l’idea del giornalismo, pubbli-
doppio filo a quella che sareb- ro. La radio mi aveva collocato ca con Costa&Nolan un libro:
be stata la sua vita successiva, stabilmente sulla notizia- “Leoncavallo, vent’anni di sto-
fuori dal centro. E’ curioso no- Leoncavallo, che è stata noti- ria autogestita”.
tare come Alberto consideri zia da prima pagina per due, Nel 1999 Alberto entra in Edi-
prioritari certi aspetti della forse tre mesi”. zioni Ambiente. Qualche anno
militanza che, magari, per altri In modo simile a quel che ac- dopo diventa direttore edito-
quasi non esistevano. Come se cadde nell’89, anche lo sgom- riale della collana Verdenero,
il Leoncavallo, qualche anno bero del 1994 attirò grande at- che pubblica inchieste, noir e
fa, fosse stato un grande terre- tenzione da parte dei media. romanzi che hanno l’obbietti-
no dal quale spuntavano i frut- “Erano i giorni di Tangentopo- vo puntato sul tema dell’eco-
ti più differenti. Ognuno con la li e di Formentini. Al Leonca- mafia.
sua dignità e, magari, con un vallo prima del voto venne Dal Leoncavallo, Alberto si al-
suo futuro. Nando Dalla Chiesa (candida- lontana “più cha altro per una
to della sinistra e avversario di questione anagrafica. Avevo
Formentini nella corsa al Mu- trent’anni. Inoltre siamo a ri-
nicipio, ndr), nel tentativo dosso del G8 di Genova. Nasce
inutile e disperato di recupe- una nuova forma di militanza
rare l’ala più radicale di quel- in cui vengono abbandonate
l’epoca. Una notte vennero alcune forme di radicalsmo per
anche Di Pietro e Borrelli: vo- cominciare a interloquire con
levano capire com’era la situa- la parte più istituzionale della
zione dal punto di vista del- sinistra. Onestamente ero un
l’ordine pubblico. Li intervi- po’ spaesato. Genova, poi, ha
stai alle due del mattino, pro- ucciso il movimento. Genova
prio davanti all’ingresso del spazza via tutto”.
Leo”. Dal punto di vista che Alberto
Tanto seguito e tante attenzio- privilegia, il Leoncavallo di
ni, il Leoncavallo non le aveva metà anni ‘90 ha raggiunto de-
mai avute. “La città ci guarda- gli obiettivi, è servito a qualco-
va con un po’ di paura perché sa. “A livello di comunicazione,
sapeva che eravamo in grado lì dentro si era sviluppato l’ira-
di mobilitare diverse decine di diddio. Questo ha permesso un
migliaia di persone. Nell’85, ai interscambio tra il centro, la
primi cortei, se riuscivamo a città e le nuove generazioni”.
essere 300 era tanto. Quando si Per Alberto dentro a quel Leo
passa in via Watteau, fra i cor- “c’era il modo di cimentarsi e di
tei delle tute bianche e il con- elaborare, anche di mettersi in
certo dei 99 posse, iniziamo a gioco. C’era la possibilità di
parlare di migliaia e migliaia di crearti. Tantissimi di noi si so-
persone”. Comunicare a tutte no formati dentro al Leonca-
quella gente e alla città diven- vallo, soprattutto dal
ta un aspetto decisivo. punto di vista profes-
“Dal concetto della fanzine sionale”. E la sua sto-
molto autorappresentativa, ria lo conferma.

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il Ducato QUI SONO, QUI RESTO


IL POLITICO la di legalizzazione delle droghe. nista.
Può voler dire molte cose: si in- Per lui, pochi dubbi, il Leonca- ANCHE I MORATTI SCESERO IN CAMPO

S
androne il tende legalità espansiva o legali- vallo è ancora vivo. Se gli fai no-
“politico” lo tà restrittiva? Se tu mi parli di tare che ai presìdi indetti per gli
ha portato
dentro ai suoi
istituzionalizzazione, per me è
soltanto una griglia che serve a
ultimi sgomberi le persone lati-
tano, replica deciso: “La città ri-
Il miraggio di un accordo
romanzi. Il
nome e’ rima-
sostenere lo spazio a favore del-
le generazioni che verranno”. Lo
sponde ancora, ha solamente
bisogno di qualcosa che la risve- per avere una sede fissa
sto Daniele, il cognome è diven- spazio, naturalmente, è il Leon- gli. Guarda cos’è successo poco
tato “Zucchero”. Lui è Daniele cavallo. fa con il Cox”. Il Cox 18, il Con-
(Zucchero) Farina. “Daniele” La strada di Daniele al Leonka chetta, è uno degli altri storici
spiega l’amico Sandrone “era non e’ ancora conclusa. “Il mio centri sociali storici di Milano. Nel Leoncavallo ci sono due bar e una grossa
uno di quelli che diceva: ‘Dob- percorso in un certo senso non Sgomberato il 22 gennaio 2009, “cucina popolare”, si tiene un laboratorio di foto
biamo rimanere dentro, dob- finirà mai: la gestione spetta ai dopo pochi giorni è stato rioccu-
biamo difendere questo posto’. giovani, ma finchè si può dare pato in pompa magna. e serigrafia, uno di comunicazione, uno di infor-
Qualcuno lo accusò di essere un una mano...”. Poi, quasi a con- Daniele ha un punto di vista dif- matica e uno di teatro. Il Leoncavallo è anche
trattativista”. Sandrone e Da- traltare, aggiunge: “Non vedo ferente. Forse è più coinvolto. casa per 18 rom ed il luogo da cui trasmette
niele, qualche anno fa, per le l’ora di levarmi dalle palle, per- Per lui il Leoncavallo “è servito a
idee differenti sulla strada che il ché il giorno in cui me ne vado cambiare la faccia di Milano. E’ Radio Onda d’Urto. Ogni settimana vengono
Leonka doveva seguire hanno sarà quello in cui, a questo po- un posto che ogni anno fa organizzati incontri, concerti e serate jazz, hip-
avuto un brusco scontro. Sul sto, verrà riconosciuto il diritto 100mila presenze. Moltiplicale hop, reggae e di musica elettronica. Il bilancio
blog di Sandrone si legge: “Poi le di esistere”. Lo spiega alle sei del per l’arco di tempo della sua sto-
nostre strade si sono violente- mattino, la sigaretta in mano e ria: vuol dire che dentro a queste sociale 2008 riporta entrate per 684 mila euro e
mente separate, nel senso che sul tavolino un bicchiere di vin mura è passata mezza Lombar- uscite per 676 mila euro, per un attivo di quasi
proprio abbiamo litigato e io brulè. E’ il 14 gennaio 2010, ci in- dia”.Per Farina è un segnale im- 8.000 euro.
me ne sono andato dal Leonca- contriamo allo sparuto presidio portante. “Se Milano non è una
vallo sbattendo la porta”. Ma per l’ennesimo sgombero, an- città totalmente omologata, lo Tutte queste attività, però, continuano in uno
oggi, puntualizza Daniele, “sia- cora una volta soltanto minac- deve a posti come questo, dove stato di assoluta precarietà. Dal 2005, con
mo buoni amici: ci mangerei ciato. una minoranza attiva è riuscita a cadenza quasi bimestrale, il centro sociale ha
volentieri una pizza insieme”. La sua militanza comincia a me- condizionare la cultura di una
Nel 2006, Sandrone e Daniele, tà degli anni ‘80, nel momento città”. schivato per più di venti volte lo sgombero, sem-
sono anche saliti insieme su un della rottura rispetto alle vec- Il problema, la sfida – e lo ripete pre rimandato. L’area dove sorge il Leonka
palco, allestito proprio al Leon- chie logiche di gestione. Lui, di- da metà degli anni ’80 – è resiste-
cavallo, per un workshop chia- ce, ha sempre fatto politica. “E’ re, non farsi cacciare e farsi rico- appartiene alla famiglia Cabassi come - ironia
mato “Forum per la Sinistra”. la politica che mi ha fatto avvici- noscere. “Nel ’94, fra Berlusconi della sorte - alla stessa famiglia apparteneva la
C’è chi Daniele lo definisce “il nare al Leoncavallo, non vice- e Formentini, eravamo in mezzo prima sede.
portavoce del Leoncavallo”, ti- versa: il meccanismo città-fab- alla strada. Tre anni dopo, Alber-
tolo che lui rifiuta con una brica-città-politica”. Politica tini (il nuovo sindaco di Milano, Gabriele Albertini, eletto sindaco di Milano nel
smorfia: “Semmai, da anni trat- senza tessere, politica di mili- ndR), affermò: ‘Sarò il sindaco di 1997, disse che sarebbe stato il sindaco di
to le relazioni esterne del centro tanza. La prima tessera di parti- tutti, da Tronchetti Provera al tutti: “Da Tronchetti Provera al Leoncavallo”.
sociale”. Certo, per molti lui è il to l’ha presa nel luglio 2009, Leoncavallo’. In quel momento
“simbolo” della cosìdetta istitu- quella di Sinistra e libertà. Dal comincia a crescere l’idea che il Sembrò quindi, grazie anche all’opera costante
zionalizzazione del centro. E 2001 al 2006 è stato consigliere centro potesse essere incorpo- dell’ex consigliere comunale Daniele Farina, che
comincia ad esserlo ai tempi comunale a Milano come indi- rato stabilmente nella città”. So- ci fossero le possibilità di trovare un accordo fra
della prima trattativa, quella pendente nelle liste di Rifonda- lo che da allora sono passati tre-
del ‘94, quando fu individuata la zione Comunista. Con le elezio- dici anni. “E siamo sempre lì”. Il proprietà, comune e centro sociale per la regola-
nuova sede di via “Salamella”. Il ni politiche del 2006 entra alla Leo è cambiato. Daniele si ar- rizzazione. Nel 2003, per sbloccare la situazio-
termine istituzionalizzazione, Camera, eletto sempre come in- rabbia se qualcuno dice che, or- ne, a favore del Leonka si mobilitò anche un
però, non gli piace. “Che cosa si- dipendente nelle liste di Sinistra mai, ha perso significato. “Ri-
gnifica? E’ come quando si par- Europea e Rifondazione Comu- spetto agli anni ’90 si è trasfor- “pool di garanti”, fra i quali Gino Rigoldi, Milly e
mato da uno spazio sociale in un Massimo Moratti e Guido Rossi Dopo 13 anni,
servizio pubblico che eroga ser- però, si è ancora fermi a un nulla di fatto.
vizi a bassa soglia. In questo po-
sto vivono diciotto rom, non mi Attualmente ci sono sul tavolo diverse proposte
sembra poco. Queste mura sono per risolvere la questione. La più discussa è
una mutua assicurazione con- quella che propone di trasferire la capacità edifi-
tro i pescicani delle musica e del
tempo libero. Il Leoncavallo catoria della sede attuale in un’altra zona di
crea un briciolo di welfare dove Milano, dove la famiglia Cabassi potrebbe realiz-
il welfare non esiste più”. Danie-
le addirittura rilancia. “Il centro zare un intervento di una data volumetria. Per
dal 2003 aspetta di fare il defini- l’operazione, è stata individuata un’area vicina al
tivo salto di qualità: è una po- quartiere Baggio. Per ora, però, l’assessorato
tenzialità miracolosa, che però
ancora si esprime senza titolo all’urbanistica non ha avallato l’operazione. Il
legale”. E quando il salto di qua- Leoncavallo dovrebbe anche corrispondere alla
lità sarà stato fatto “i vecchietti famiglia Cabassi un affitto annuale fra gli 80 e i
come me se ne possono andare
a casa”. Ora, però, un “vecchiet- 120 mila euro. Troppo, dicono dal centro socia-
to” – parole sue – come lui deve le. Ultimo scoglio da superare è un accordo con
alzarsi. Sono le sette e un quarto, il Comune, in cui vengano definite le norme di
spunta un po’ di luce, continua a
fare un freddo cane ed è arrivato sicurezza, commerciali e regolamentari
l’ufficiale giudiziario. Ennesima
Sopra, Daniele Farina, spesso definito il “portavoce” del firma. Ennesimo sgombero po-
sticipato. Continua la precarie-
Leoncavallo. Sotto, un’immagine dal cortile interno tà.

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