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INTRANEIT DELLESTRANEO.
SU ESSENTIAL KILLING
DI JERZY SKOLIMOWSKI
di
Agostino Cera

Con Essential Killing raramente un titolo apparso tanto appropriato ,


Jerzy Skolimowski realizza il secondo film della sua seconda carriera registica,
inaugurata a settantanni, nel 2008, con Cztery noce z Ann (Quattro notti con
Anna), a seguito di una lunga pausa risalente al 1991.
Essenziale anzitutto la vicenda, il plot. Un presunto terrorista afghano,
Mohammed1, viene catturato (tra le viscere di canyons desertici) dalle forze
americane e di qui trasferito in un centro di detenzione, un black site, in Europa (presumibilmente in Polonia), dal quale, in maniera del tutto fortuita, riesce
ad evadere. La ritrovata libert si rivela per la riconduzione forzata, repentina
ed integrale ad uno stato di eccezione naturale, allinterno di un ambiente del
tutto ignoto e del tutto ostile: una foresta ricoperta dalla neve e incastonata in
un freddo siderale. Qui ha luogo una strenua (essenziale), quanto impari, lotta
per la sopravvivenza. Ridotto allo stato (ferino) di preda, il protagonista cerca
nel contempo di sfuggire ai suoi cacciatori e di resistere allabbraccio ferale,
fatale di una natura che, gradualmente consumandolo, finir inesorabilmente
per inghiottirlo. Il film si chiude infatti sulla morte di Mohammed, splendidamente narrata nei termini di una compiuta dissolvenza, di un reintegro nel
candido, silente amnios di una natura matrigna e madre.
Tanto essenzialmente politico da rivelarsi incollocabile nella cornice di una
qualsiasi politica concreta, il film fa reagire, pi che mettere semplicemente
in scena, due componenti fondamentali ed inestricabili: lalterit (alienit) e
linimicizia, declinate secondo la loro pi radicale modalit combinatoria.
Una modalit, come detto, tanto irreale de facto, quanto realistica di principio (se non addirittura de iure), visto che per realizzarla non occorrerebbe
altro che fare quello che Skolimowski fa: lasciare che alcune situazioni gi pienamente incubate nella nostra attualit scivolino fino in fondo lungo il piano inclinato dellasimmetria generalizzata (giuridica, politica, militare), quale
nuova regola aurea del nostro mondo e del nostro tempo.
1

Si tenga presente che tanto i luoghi quanto il nome del protagonista vengono menzionati soltanto nei crediti della pellicola, ma mai dichiarati esplicitamente allinterno della
storia. Di fatto, quindi se non fosse per i flashbacks e le visioni (queste ultime, seguite
allingestione di alcune bacche allucinogene), inserti che nel loro intento minimamente
didascalico, finiscono invece per compromettere la purezza esemplare, archetipica raggiunta della narrazione , questa potrebbe essere la storia di un anonimo, apolide, atopico. La storia di un perfetto otij. Come si mostrer di qui a poco: di un qualcuno reso un
nessuno.

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Prende cos forma la metamorfosi, la mutazione di Mohammed (un magnifico Vincent Gallo), che attraversando tutte le sfumature contenute nella maschera (nella persona)2 del nemico, giunge sino ad impersonare la maschera
vuota del perfetto otij. Da persona a personne, si potrebbe dire.
In principio la sua strutturale alterit, in quanto sospetto talebano, che
ne fa, agli occhi di coloro che gli danno la caccia, il nemico. Una tale inimicizia
gi non pi quella giuridicamente disciplinata dello hostis, ma non ancora
quella extra-ordinamentale dello inimicus3 lo pone a sua volta in una condizione tale (il venir letteralmente trasportato, trasposto in un altro mondo), per
cui da mero altro (alius, lloj) egli diverr a tutti gli eetti un alieno (alienus,
alter, teroj), ovvero da qualcuno un nessuno: qualcosa di integralmente irriducibile, inassumibile e perci stesso intollerabile. E in quanto intollerabile
vale a dire, ci da cui impossibile immunizzarsi, introiettandolo, riconducendolo in una qualsiasi forma al proprio non potr che essere annientato,
annichilito. Dellautenticamente altro bisogna farne (un) nulla.
Qui di seguito, si cercher di porre in evidenza alcuni dei nodi centrali suggeriti dallopera di Skolimowski, organizzandoli come altrettante variazioni
intorno al tema dellessenziale.
1) Lessenziale elementare. La presenza determinante degli elementi, delle
materie, che sono i veri soggetti recitanti (le materie attoriali), al pari di Vincent Gallo (la macchina attoriale), della pellicola: il fuoco (il sole), la terra, lacqua (la neve), laria (il freddo e il calore. La luce). Il tutto misurato, parametrato
paticamente sulla tabula della carne, sul ricettacolo del corpo. Il corpo come
elemento primo, come materia del vivente. Gli stoicea si inscrivono, si incidono cos su di una lh, su di una cra biologica prima e zoologica (zootica)
infine. Sono i patimenti costanti, crescenti della materia-corpo del protagonista a marcare interamente e drammaticamente la presenza vieppi pervasiva
di quegli elementi naturali nonch della natura tutta, in quanto totalit di
2

Il sostantivo persona va fatto risalire al greco prswpon, rispondente al significato di ci


che si para davanti gli occhi, quindi la parte anteriore delle cose e, nelluomo, soprattutto
il volto, poi la maschera e pi tardi il ruolo, il carattere. Da questa formulazione greca al
latino persona esiste uno iato grammaticale, che si cercato di appianare con letrusco
phersu, maschera (probabile derivazione diretta da prswpon). Non si dimentichi,
poi, che nel mondo latino si deciso di connotare il soggetto dello ius che per essere
realmente agente, ossia attore, deve vestire giocoforza una maschera e con ci un ruolo
(imputato, giudice, avvocato) appunto come persona.
Come noto, la concezione schmittiana del nemico a cui nella presente circostanza
si far riferimento polemica e non statica, riferita al concetto di plemoj (guerra) piuttosto che a quello di stsij (tumulto, ribellione, guerra civile). Nemico, scrive
Schmitt, non il concorrente o lavversario in generale. Nemico non neppure lavversario privato che ci odia in base a sentimenti di antipatia. Nemico solo un insieme di
uomini che combatte almeno virtualmente, cio in base ad una possibilit reale, e che si
contrappone ad un altro raggruppamento umano dello stesso genere. Nemico solo il
nemico pubblico [] Il nemico lo hostis, non linimicus in senso ampio; il polemios non
echthros (C. SCHMITT, Il concetto di politico, in: ID., Le categorie del politico, a cura di
G. Miglio e P. Schiera, Bologna 1972, pp. 87-165. La citazione a p. 111. Per la distinzione fra
plemoj e stsij il luogo classico : PLATONE, La Repubblica, 470b).

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quegli stessi elementi , facendoli assurgere a veri protagonisti della vicenda.


Elementi che, fatalmente, avranno la meglio su quella carne che invano cercher di sottrarsi alla loro morsa.
In questo caso, tuttavia, il richiamo alla natura, il ritorno ad essa non pu
essere inteso alla stregua di una unio mystica (nel senso di una trascendenza
di s, dello scavalcamento ascetico della propria individualit), ma piuttosto di
un regressus ad in(de)finitum4. un ritorno alla natura come implosione, come
risucchio inarrestabile entro il baratro abissale della propria stessa naturalit
pi rimossa e pi radicale: quella ferina.
2) Lessenziale biologico. La fatale regressione esperita dal protagonista, posto in una condizione che lo estromette dallorizzonte peculiarmente antropico
del boj per riconsegnarlo, riattrarlo per mano della natura stessa in quello
genericamente ferino della zw. Una tale regressione ha luogo nella forma di
una lotta, di un vero e proprio plemoj, che anzitutto quello con se stesso,
con i propri limiti. Ovvero, con i limiti della propria costituzione corporea,
palesantisi con una evidenza onnivora, inarrestabile: il freddo, la stanchezza,
la fame il dolore, la paura. Sono questi i veri interlocutori di Mohammed5.
A quel punto, a quel livello ad essere in gioco non pi un Wie, un come
dellesserci, un modo ed una postura esistenziale (ci che pertiene propriamente allo spazio del politico) e neppure un Was, un che cosa; bens il puro
Da, il nudo esserci di un nudo vivente (z^on), privato cio di qualsiasi ulteriore connotazione.
3) Lessenziale antropologico. Pi che un semplice otij, un nessuno (formulazione che, a ben vedere, reca in s ancora tracce di personalit, di umanit)6,
il protagonista esperisce una vera e propria poc antropologica, una temporanea messa in mora della propria umanit che lo rende unentit totalmente negativa: un ni-ente. Una metamorfosi a ritroso, dunque: da qualcuno a nessuno.
Da nessuno a niente.
Il protagonista, in eetti, non muore n da musulmano (o afghano, o arabo) e in fin dei conti neppure da semplice essere umano; piuttosto egli decede in quanto mero vivente: ferinamente, da animale, da puro animato (z^on).
Richiamato a s da quella stessa terra che tuttavia, prima di riaccoglierlo definitivamente, lo ri(con)duce alla nuda forma che gli aveva impresso allatto della
generazione. Molto ecace in tal senso, non solo in chiave estetica, lultima
4

Proprio nei termini di una trascendenza di s e di una riunificazione pacificata, malgrado la drammaticit della sua esecuzione, con la natura (e con gli uomini), parla un film
molto diverso eppure molto prossimo ad Essential Killing, come Into the Wild (2007) di
Sean Penn.
Esempio potente di questa integrale riconduzione al biologico, quale regno della necessit, la scena in cui Mohammed (che gi in precedenza si era nutrito da un formicaio),
ormai consumato dagli stenti, si scaglia su una giovane madre, caduta nella neve, per
suggerle avidamente, disperatamente, e tuttavia senza alcuna pulsione erotica, il latte dal
seno.
Un nessuno , in fin dei conti, la forma interamente negativa del qualcuno e con ci ancora del tutto intrinseco al suo orizzonte. Ulisse docet: solo un qualcuno pu essere pu
dire/farsi dire un nessuno.

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scena del film. A seguito dellunico contatto umano (non a caso con un suo
simile: un qualcuno privo di parola e in ci prossimo alla sua paradossale
condizione integralmente biologica), Mohammed, ormai stremato, si allontana dal villaggio avvinghiato ad un cavallo bianco, il cui manto si imporpora del
rosso del suo sangue. lultima immagine del protagonista. La ripresa successiva comincia con un primissimo piano della neve e dei primi, pavidi tentativi
della vegetazione di riaacciarsi alla vita a seguito della lunga stasi invernale.
Segue uno stacco sul cavallo bianco stagliato nel nitore del suolo e dellorizzonte. Mohammed non c pi. La sua morte viene narrata dal regista e percepita
dallo spettatore come una semplice mancanza, come un elemento mancante
allinterno del paesaggio, di quella cornice naturale che lo ha finalmente ricondotto a s. A se stessa. A se stesso.
4) Lessenziale politico. Il film gradualmente si spoliticizza (rispetto a qualsiasi possibile politica dellattualit) per assumere, come visto, una connotazione biologica prima e addirittura zoologica, organica nel finale. Una condizione, cio, del tutto pre-politica. E tuttavia interamente politica va intesa la
cornice complessiva entro la quale ci accade, nella misura in cui politica la
precondizione anch quella spoliticizzazione (quello stato deccezione naturale) abbia luogo.
La stessa impronta fortemente materiale, elementare, corporea della pellicola e di cui s appena detto, si innesta quindi su di un presupposto immateriale. infatti la condizione politicamente fantasmatica, simulacrale del protagonista (il terrorista come scandalo giuridico7, oggetto e preda della guerra
asimmetrica) ci che lo riduce alla assoluta pre-politicit del suo ancoraggio
materiale alla terra (il corpo, la carne), al suo essere puramente altro: ferinamente alieno.
Sulla base di questi assunti, possibile comprendere come il film di Skolimowski finisca per porre, a suo modo ma con forza ed urgenza innegabili, una
questione ultima e radicale: cosa fa di un uomo un uomo? Ovvero: quand che
un uomo cessa di essere tale? Qual , se c, il suo attributo essenziale, venendo
meno il quale egli cessa di essere ci che ? Pu essere il politico (politikn)
un tale attributo e la sua poc un tale eventuale discrimine antropologico?
Fuori dalla politicit dello z^on politikn resta davvero il solo z^on? dunque
davvero possibile sospendere in toto il politico? E ancora: pu, questo eventuale azzeramento del politico, questo arretramento verso il pre-politico essere
leetto di una decisione politica? il politico che sopprime, che solo pu sopprimere se stesso?
7

Sulla scorta di una analogia esclusivamente funzionale, relativa cio alla sola rispettiva
funzione giuridica, possibile aermare che la figura del talebano terrorista oggi
altrettanto indefinibile e quindi giuridicamente scandalosa, quanto lo fu, a suo tempo,
quella del partigiano. Nessuno dei due, ci posto, pu assurgere allo statuto di hostis,
rimanendo giocoforza condannato, al massimo, a quello di inimicus. Entrambi, cio, si
candidano ad essere degli alieni. Dobbligo il rimando a: C. SCHMITT, Teoria del partigiano, tr. it. A. De Martinis, Milano 2005. Per il raronto fra il partigiano di ieri ed il terrorista
di oggi, si veda la postfazione di Franco Volpi (ivi, pp. 159-179).

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Tra laltro, la vicenda narrata dal film attesta come un tale azzeramento del
politikn faccia il paio con quello del lgoj; a ribadire, ove ce ne fosse ancora bisogno, lassoluta equipollenza delle formule antropologiche aristoteliche:
z^on politikn e z^on lgon con. Mohammed il nemico, lalieno non parla
mai, non proferisce parola. Senza, peraltro, essere silente. Egli geme, urla, sospira, annaspa In lui riprende voce una voce fisica (physica) ed elementare,
anchessa posta al di qua di ogni politicit. Questa condizione alogica contribuisce in maniera decisiva ad instaurare la dialettica elementare cacciatore-preda,
a determinare quella alienit ferina che diverr mtron esclusivo ed esclusivo
perch necessitante di tutti gli incontri fra il protagonista ed i suoi simili,
oramai non pi tali. Lesito dei quali risulta marchiato, in maniera inemendabile, dalla logica essenziale: alienit-inimicizia-annichilimento. Come detto,
lunica occasione nella quale questa dialettica verr davvero sospesa lincontro con una donna sordomuta (Emmanuelle Seigner), lunico essere umano con
cui Mohammed riuscir ancora ad intendersi (che lo intender). Una peculiare
forma di compassione, una sumpqeia alogica8 spinger la donna a non denunciarlo, orendogli un ristoro minimo, che si riveler peraltro inutile.
Ci stante, la risposta alla questione antropologica avanzata da Essential Killing anzitutto questa: il paradigma delluomo (dellumano) non unessenza
(un che cosa), bens una costellazione, una condizione, una istituzione essa
stessa (un come), che potrebbe definirsi: perimetro antropico. Perimetro che,
come tale, pu essere: leso, intaccato, sospeso, mettendo cos in discussione ed
in sospensione lo stesso attributo di umano.
Ebbene: qual il limite ultimo di un tale perimetro se non la politicit, la
pubblicit ineludibile della conditio humana? Concretamente, una tale politicit si traduce in due aspetti strettamente connessi fra loro: la prossimit con i
propri simili (il Miteinandersein) e lapertura al mondo (la Weltoenheit); apertura che a sua volta presuppone una preliminare distanza da esso. Ci significa
che linfrazione del perimetro antropico vale a dire, la conditio per quam di
qualsiasi possibile dis-umanit dovr assumere la forma dellisolamento e
dellimpossibilit di tenere il mondo a distanza. In altri termini: lidiozia9 da
una parte e la prossimit coatta del mondo dallaltra si fanno, in quanto negazioni di questa politicit, chiave di volta per linnesco di unalterazione sostanziale, culminante nellesito alieno della ferinizzazione. in un fuori (che gi
sempre un prima) dalla politicit che inizia la possibilit della disumanizzazione; a partire da qui che si pu diventare (ovvero: essere trasformati in) alieni
e perci in nullaltro che nemici, in nemici essenziali.
8

Il che potrebbe suggerire, forse, una sorta di gerarchia tra pqoj e lgoj, o meglio una
interpretazione del lgoj nei termini di una prima, essenziale forma di domesticazione
di un mtron pi originale: il pqoj, appunto. Ci sarebbe confermato dal fatto che in
situazioni di assoluta e temporanea eccezionalit, di poc logica, pu tornare in gioco lo
rgnon patico (la sumpqeia alogica, di cui si detto) come veicolo di relazione, come
ultimo rifugio del Miteinandersein. Cosa che, di fatto, accade tra Mohammed e la donna
che gli presta soccorso.
La contrapposizione, in questo caso, quella vigente fra i concetti di polthj ed dithj.

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Ora, risulta evidente che appunto questi sono i caratteri peculiari di quello
stato di eccezione che Mohammed esperisce nei termini di un vero e proprio
stato di natura, ossia di un puro stato di necessit. Di qui la scelta di definire la sua Sonderstellung uno stato deccezione naturale, nel quale ha luogo la
singolare tangenza fra una situazione pre-politica (naturale-elementare) ed
una, per cos dire, post-politica (quella vigente nellasimmetrica guerra civile
mondiale)10. Leccezionalit che fa lo stato di eccezione data per lui da una
situazione complessiva nella quale diviene impossibile sottrarsi alla pressione
della necessit, del bisogno. Il mondo gli preme contro, gli si fa addosso fino a
schiacciarlo, a risucchiarlo.
In una condizione del genere, lusuale prossimit al mondo (lin-cui del nostro esserci) cessa di declinarsi in termini di approssimazione, dis-allontanamento che poi quel libero spazio di manovra ove pu accadere e accade
il peculiarmente umano (a cominciare dal politico) per divenire prossimit
cogente, coatta; essa si fa indistinzione. Tra uomo e mondo vige una relazione di in-dierenza. Per quanto paradossale possa apparire di primo acchito:
proprio laddove il mondo cessa di essere distante (per eccesso di approssimazione), esso ci si fa estraneo. E allombra di un mondo fattosi estraneo perch
eccessivamente prossimo, lumano si eclissa nel ferino. La necessit (e nel caso
di specie, il naturale quale cifra eminente del necessario) riconduce luomo a
quella condizione non pi mondana, bens ambientale, nella quale la biologia
teoretica prima e lantropologia filosofica poi hanno ravvisato un discrimine
assoluto tra uomo ed animale. Luomo colui che ha un mondo (Welt), laddove
allanimale spetta in sorte un mero ambiente (Umwelt). Heideggerianamente
detto: luomo formatore di mondo (weltbildend), mentre lanimale povero
di mondo (weltarm)11.
Nel corso di queste pagine, in riferimento alla condizione vissuta dal protagonista stato impiegato volutamente il termine alienit piuttosto che alienazione. Facendolo, si inteso caratterizzare la prima come una forma peculiare
della seconda. Per la precisione: la sua forma pi scandalosa. Lalienazione
definisce una forma ancora tollerata, addomesticata di alterit, quella che il
consesso sociale e politico riesce ancora a sostenere, vale a dire a disinnescare
appropriandosene, integrandola al proprio interno. La figura dellalienato, in
quanto personificazione di questa alienazione, marca perci il limite di una
10

11

Di fronte allinarrestabile progressione di quella che stata definita una guerra civile
mondiale, lo stato di eccezione tende sempre pi a presentarsi come il paradigma di governo dominante nella politica contemporanea (G. AGAMBEN, Stato di eccezione, Torino
2003, p. 11).
La triade ontica completata dalla pietra, la quale invece priva di mondo (weltlos). Anche in questo caso il rinvio dobbligo. Si tratta del celebre corso heideggeriano, tenuto a
Friburgo nel semestre invernale 1929/30: Concetti fondamentali della metafisica. Mondo
finitezza solitudine, tr. it. P. Coriando, Genova 1991. Quanto al tema dellapertura/
distanza verso il mondo come discrimine fra uomo ed animale, al di l degli scontati (e in
questa sede improponibili) riferimenti ai vari: Scheler, Gehlen, Plessner, von Uexkll, si
pu vedere: G. AGAMBEN, Laperto. Luomo e lanimale, Torino 2002.

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comunit, il massimo di tollerabilit che essa in grado di esprimere senza


pregiudicare la propria tenuta. Generalmente lalienato viene integrato, e con
ci immunizzato ne viene anestetizzata lautentica portata dierenziale ,
per mezzo di una strategia patologizzante: lalienato come (nel ruolo di) malato. Diorme in quanto malato e dunque controparte necessaria, superficie
speculare ai fini dellistituzione di un dispositivo integrante di normalizzazione. La legittimazione del patologico, la sua introiezione avviene perci su base
funzionale, utilitaristica.
Figura patologica, sebbene in chiave non strettamente medica, pu diventare il nemico stesso, laddove di esso si faccia un criminale, un bandito. La
patologizzazione utilitaristica e immunizzante si declina qui nei termini di
una criminalizzazione. Ma, ancora una volta, il bandito non rappresenta lautenticamente estraneo, lescluso, bens una ulteriore figura liminare del consesso umano: spetta a lui marcare i veri, perch definitivi, limiti della comunit. Le soglie, i margini del perimetro antropico. oltre la marginalit del
bandito che si inaugura la presenza di qualcosa di sostanzialmente dierente,
di letteralmente intollerabile: da l in avanti che comincia il dis-umano, che
prende forma lalieno. Dunque: se il nemico-bandito pu ancora rientrare nello
spettro dellalienazione, il nemico-ferino aerisce in via esclusiva alla categoria
dellalienit. , in tutto e per tutto, un dierente.
Puntellata sui bastioni dellalienit, a questo punto linimicizia si eleva al
rango di un paradigma compiuto, totale e perci irriducibile, ossia intollerabile. Qualcosa che pu concludersi soltanto con lannichilimento. Come aermato in precedenza: ci si immunizza dallalieno soltanto facendone (un) nulla.
A pensarci bene, per, il film di Skolimowski suggerisce un livello ancora
ulteriore di riflessione. Ci si pu infatti chiedere: qual la forma specifica che
linimicizia assoluta, lalienit totale assume nella vicenda di Mohammed? Lo
si ripetuto pi volte: si tratta di una alienit ferina. Lalieno in quanto improprio, in-appropriabile e perci intollerabile (da annichilire), il naturale
nella sua veste di ferino. Il dis-umano per eccellenza dunque lanimale, lalienit naturalit. A questo punto diventa possibile declinare lultima accezione
dellessenziale.
5) Lessenziale originario. Il cortocircuito che viene cos ad innescarsi, date le
premesse appena esposte, appare evidente. Se davvero il naturale linautentico, il non proprio, linappropriabile, allora dovremo ammettere che un tale Uneigentlich coincide, in ultima istanza, con ci che noi stessi pi profondamente
siamo. In verit, quellintollerabile che andrebbe annichilito si rivela insopprimibile proprio perch s il limite (praj) dellumano, ma proprio in quanto
limite ne al contempo forma (e|doj), ossia: origine (rc) e, probabilmente,
scopo (tloj). Lo Un-eigentlich, rettamente inteso, si capovolge quindi nel suo
opposto: Ur-eigentlich, linautentico/inappropriabile nellautentico per eccellenza, nello originariamente proprio, dimodoch questo originario da sempre
espunto e rimosso dal perimetro antropico, una volta disvelatosi per ci che ,
non pu che produrre un eetto perturbante, spaesante. Labissalit dellori-

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gine, lo Ursprung come Abgrund, mostra il proprio volto un-heimlich, perch


tale , e non pu non essere, la presa di coscienza, la rivelazione dellintraneit
dellestraneo. Ci posto, qualsiasi opera di appropriazione/annichilimento attuata attraverso il grimaldello dellinimicizia, si rivela fatalmente destinata allo
scacco: non ci si pu immunizzare da se stessi. Lesito fatale di quel processo,
la sua sintesi impossibile lassurda coerenza della propria soppressione sotto
forma di ritorno integrale, reintegro pieno entro quella dimensione naturale
dalla quale ci si voluti credere emancipati, esonerati per sempre: al riparo nel
perimetro antropico. Luomo pu riappropriarsi della propria zw solo attraverso il falso movimento del qntoj.
Daltra parte, che quello naturale sia uno sfondo allapparenza intollerabile
ma pur sempre insopprimibile, si deve anche al fatto che esso certamente
uno spazio pre-politico e con ci fuori del perimetro antropico ma, a rigori,
mai n impolitico n apolitico. Lo stato deccezione naturale esperito da Mohammed, l dove vige sovrana la polarit cacciatore-preda, somiglia da presso
al cosmo eracliteo governato dal plemoj: dalla spietata, perch innocente, ferocia della lotta. E tuttavia, come lo stesso frammento di Eraclito12 chiarisce se
rettamente inteso, quel plemoj non condizione ultima, non una vera rc,
bens la modalit eminente di unistanza ulteriore ed eccedente, pi originaria:
quella dellintreccio, della relazione. Anche il plemoj, sebbene tragicamente,
contribuisce perci ad inverare limpossibilit, per qualsiasi ente, dellessere
per s e, laddove ci si riferisca precipuamente allente uomo, allimpossibilit del porsi fuori del Miteinandersein. Pi estesamente di Eraclito, sar Platone, nel Sofista13 dialogo che vede fra i protagonisti uno xnoj, uno straniero,
un alieno , a chiarire che lo stesso teroj, al pari degli altri quattro mgista
gne, soggetto alla fondamentale condizione della sumplok e della koinwna
tn gnwn. Ridotta allosso, qualsiasi individualit (non solo umana) per lui
nullaltro che dnamij koinwnaj, potenza di relazione14. Tradotto antropologicamente: premessa e promessa di una politica.
Quale poi, concretamente, sar di volta in volta la messa in forma di quel
destino comune (koinn/politikn) ipotecato gi nel nostro radicamento pre-politico, questione che esula dalla necessit del naturale. Proprio in
quanto possibilit, essa resta adata allindeterminazione della responsabilit
umana.
Al di l di tutto questo, resta poi ancora unultima parola. Parola della quale
Essential Killing si fa scrupoloso latore e testimone degno di fede: la finale dissolvenza, il reintegro in quel amnios abissale, che insieme il nostro prima e il
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Si tratta del celeberrimo frammento b53: Polemos padre di tutte le cose, di tutte re;
e gli uni disvela come di e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi. Appunto: compito del polemos assegnare le parti, distribuire i ruoli. Ruoli e parti che si
definiscono e si sostengono, per, soltanto a partire dalla loro intrinseca corrispondenza,
reciprocit. Dalla loro comunanza.
Cfr. Platone, Sofista, 254b-256d.
Ci significa che un nucleo individuale nella sua indivisibilit preesiste s alla relazione e
tuttavia soltanto in relazione ad essa; come potenza di relazione, appunto.

Intraneit dellestraneo di A. Cera

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nostro dopo; lamicizia fatale e definitiva al cui abbraccio restiamo da sempre


promessi.
Qualche notizia sul film:
Essential Killing (tit. originale: Essential Killing), interpreti: Vincent Gallo (Mohammed), Emmanuelle Seigner (Margaret); regia: Jerzy Skolimowski;
sceneggiatura: Jerzy Skolimowski, Ewa Piaskowska; direttore della fotografia:
Adam Sikora; montaggio: Rka Lemhnyi; musica: Pawel Mykietyn; produzione: Jerzy Skolimowski, Ewa Piaskowska, Jeremy Thomas; Polania/Norvegia/
Irlanda/Ungheria 2010, 83 minuti. (Premio speciale della Giuria, Festival di Venezia 2010; Coppa Volpi al miglior attore, Festival di Venezia 2010).

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