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contro il fascismo, il razzismo e l’ignoranza!

sss

italia
Antifascista

Per la libertà dell’individuo,


l’ugualianza,
la giustizia sociale,
la democrazia!
Ho paura per il nostro futuro

Quando vedo il totale disinteresse delle persone su questioni di


rilevanza sociale ho paura per il nostro futuro. Quando vedo ra-
gazzi della mia età ed addirittura più piccoli che inneggiano al
fascismo ho paura per il nostro futuro, ho paura anche quando
sento discorsi razzisti che non stanno né in cielo né in terra e an-
che quando gli spieghi che siamo tutti uguali questi ti fanno :”No
non siamo tutti uguali quelli sono extracomunitari!” e non sanno
che nei primi anni del ‘900 erano gli italiani che andavamo in
America, negli anni ‘50 erano gli italiani che emigravano negli
altri paesi. Quando vedo le persone ipocrite che vanno nella loro
chiesa e poi escono e bestemmiano come diavoli ho paura per
il nostro futuro. Quando vedo persone che donano soldi a tutti
i numeri per mille e poi quando vedono una persona per strada
che ha fame non gli danno neanche un tozzo di pane, ho paura
per il nostro futuro. Quando sento i ragazzini che si vantano di
aver speso tanto per una maglietta o per un paio di pantaloni ho
paura per il nostro futuro, perché non capisco cosa ci sia da van-
tarsi per aver speso tanti soldi, che vengono dal lavoro dei loro
genitori. Quando vedo persone che sono contente se vengono
arrestati giovani studenti che protestano per la libertà, ho paura
per il nostro futuro e ho ancor più paura quando vedo polizziotti
e carabinieri che picchiano dei giovani studenti che protestano
per la libertà. Ho paura per il nostro futuro quando vedo ragazzi
e ragazze omosessuali aggredite per le loro tendenze sessuali, ho
paura quando mi vengono a dire che in questo paese c’è demo-
crazia. Ma quale democrazia? la Democrazia o la democrazia? Il
Potere del Popolo o il Potere sul Popolo? Dov’è la Democrazia?
E’ semplicemente morta ed è per questo che ho paura per il no-
stro futuro! M.L.
La parola Democrazia deriva dal Greco e significa:
POTERE AL POPOLO!
Più vedo gente che inneggia ai deliri del passato più non capisco perché
lo facciano, settanta anni fa c’era una cosa chiamata Fascismo e quel
male è stato abbattuto dalla Resistenza Italiana (CLN), ora quel fasci-
smo sta ritornando in auge con forme, nomi e modalità nuove per im-
porre l’oppressione al popolo italiano, il fatto è che non c’è una vera e
propria dittatura militare come c’era settant’anni fa ma esiste, è palpabi-
le, insomma c’è una dittatura economico-mediatica che è stata instaurata
nel tempo da vari personaggi che ora guidano le file del paese. Questi
personaggi hanno nelle loro mani accentrato tutto il potere che esiste nel
nostro paese. Costoro sono a capo di partiti e aziende che monopolizza-
no l’economia e l’opinione pubblica, le poche persone che posseggono
un computer con la connessione alla rete od una tv satellitare riescono,
più o meno, ad avere una pluralità di idee maggiore rispetto a chi non
possiede nulla di tutto ciò. Ora mi chiedo, com’è possibile che un popo-
lo che ha già vissuto una dittatura non si accorga di essere stato soggio-
gato con la conseguenza di essere sotto ad un’altra dittatura? I motivi
sono molteplici, è un processo che va avanti da più di venti anni, ma ne-
gli ultimi dieci questo processo è stato velocizzato, sono stati pressoché
azzerati i fattori culturali, che rendono una popolazione conscia della
propria situazione, l’istruzione è stata distrutta, come dicevano gli impe-
ratori romani le pecore si governano bene, la sanità pubblica NON è più
pubblica, il popolo malato è facilmente malleabile, il lavoro è stato scre-
ditato a favore del mero guadagno, l’informazione tutta è manipolata,
controllata, censurata! Questa, in Italia, è chiamata, da quei personaggi
di cui parlavo prima, Democrazia! Questa NON è una Democrazia! Il
lavoro che attende noi giovani è duro ed è quello di scardinare questo
sistema ormai corrotto ed obsoleto in favore di una VERA Democrazia,
ricordando gli ideali che animarono i padri fondatori della Repubblica,
facendo ogni singola volta riferimento alla Costituzione e ricordando il
vero significato della parola Democrazia ovvero...
POTERE AL POPOLO! M.L.
ecco chi è
stato!!!
Non ci sono alternative (la storia insegna ma noi
non impariamo mai)
Non ci sono alternative, abbiamo bisogno di una spinta verso il futuro se
vogliamo vivere in un mondo dove tutto è in continuo movimento e in
continuo cambiamento.
Dobbiamo riformare la classe politica partendo dal basso e per basso
intendo la gente, noi!
Se pensiamo che la politica viene intesa ancora come mestiere, dobbia-
mo rivedere tutte le nostre convinzioni su di essa, la politica non è un
mestiere, la politica è e deve essere un interesse comune, un punto di
raccolta e di scambio di idee, un luogo dove tutti possono dire la loro e
crescere come stato tutti insieme, bisogna che riandiamo a vedere il vero
e profondo significato della parola Democrazia, e non vederla come una
corrente partitica ma come un obbiettivo comune della collettività.
Bisogna capire che, ora come ora, ci sono in parlamento dei personaggi
che hanno intrapreso la carriera politica a scopo di lucro, la politica deve
essere no profit! O al massimo stipendiata con 1.200 euro mensili.
E’ nostro preciso dovere ridistribuire le ricchezze che si sono concen-
trate nelle mani di pochi a discapito di molti, e la riforma agricola? Si,
la riforma agricola! Abbiamo ancora bisogno della riforma agricola! Ci
sono ancora i servi della gleba nei campi a raccogliere i pomodori e tutte
le altre cose che la terra ci dà! Ci sono ancora i latifondisti, i padroni-
schiavisti, insomma poco è cambiato dai primi del ‘900.
La storia insegna ma noi non impariamo mai un emerito cazzo! Le ditta-
ture in italia e nel resto del mondo ci sono state e ci sono tuttora, alcune
più velate ed altre più concrete, e ci indigniamo di quelle più concrete
ma quelle più velate non le vediamo o facciamo finta di non vedere e
così ci ritroviamo a prenderla sempre nel culo!

M.L.
Ronda ronda che s’affonda
Il bisogno incontrollato di sicurezza porta inevitabilmente alla paura
nevrotica del non-consono, con questa paura viene alimentato l’odio
razziale e la sete di poteri di alcuni partiti che basano la loro politica sul
controllo totalitario della popolazione.
La squadra di governo che è ora al potere e che detiene la maggioranza
ha come punto fondamentale il controllo sicuritario della popolazione,
un po’ come faceva Mussolini durante il famoso ventennio.
La sopracitata squadra di governo nella persona di Silvio Berlusconi,
attuale Presidente del consiglio dei ministri o anche detto “Capo del go-
verno”, detiene inoltre il totale controllo mediatico della popolazione.
Con questo di controllo mediatico viene scatenata questa “paura nevro-
tica del non-consono” e inevitabilmente scoppia l’epidemia: Aiuto! Aiu-
to! Paura del diverso! Paura del diverso! e da questa insanabile epidemia
il buon governo ne viene fuori con la miracolosa cura...squadre di priva-
ti cittadini controllori dell’ordine pubblico, non vi ricorda qualcosa?
Piano piano vengono formate tante piccole squadre e squadrette che
controllano tutto e tutti, così ne bel paese del buon governo il controllo
sicuritario è come una maglia impenetrabile, le libertà personali sop-
presse, la giustizia sociale si andrà a farsi fottere e tutti avremo un chip
di controllo impiantato nel cervello! Bello no!?
Con ciò non voglio dire che il sentirsi sicuri e protetti sia sbagliato anzi!
Ma è il controllo totalitario che distrugge la Democrazia.
M.L.
LE RONDE

“Pensavamo che in Italia il Fascismo fosse stato sconfitto nel


‘45 ma a quanto pare ci sbagliavamo”
libertà italiana

“Per ottenere la libertà bisogna liberarsi dal bisogno”


Faber c’aveva visto giusto!

Nella canzone “Un Giudice” di Fabrizio de André un verso recita “il


nano è una carogna di si curo perché ha il cuore troppo troppo vicino
al buco del culo” buttandola sul mistico Faber sapeva già chi avrebbe
governato l’Italia! La questione è che Faber anche in altre sue canzoni
ha descritto in maniera assolutamente precisa lo stato dell’Italia dell’era
Berlusconi per esempio in “Sogno numero Due” dall’album “Storia di
un impiegato” la canzone recita “Oggi un giudice come me lo chiede al
potere se può giudicare. Tu sei il potere, vuoi essere giudicato? Vuoi es-
sere assolto o condannato?” queste parole sono letteralmente profetiche
se pensiamo ai vari lodi salva Berlusconi e leggi ad personam annessi.
Non c’è da stupirsi se un artista ti tale levatura aveva un’occhio così
lungo! Con questo non
voglio strumentalizzare
de André, voglio solo elo-
giare le tante qualità di
un artista che ha segnato
un’epoca, un artista che ha
saputo cogliere le storie
degli emarginati, la sozzu-
ra della politica, le vecchie
poesie dei grandi per poi
metterle in musica e far
conoscere queste realtà a
tutta la gente, è per questo
che voglio ringraziare Fabrizio de André, perché ci ha fatto conoscera la
“Signora Libertà” e la ”Signorina Anarchia” perciò grazie Faber!

M.L.

“Mi uccisero due guardie bigotte, mi cercarono l’anima a


forza di botte” (F. de André)
leggi ad personam, una
dittatura legale!
1 Legge n. 367/2001. Rogatorie internazionali. Limita l'utilizzabilità delle prove
acquisite attraverso una rogatoria. La nuova disciplina ha lo scopo di coprire i
movimenti illeciti sui conti svizzeri effettuati da Cesare Previti e Renato Squil-
lante, al centro del processo "Sme-Ariosto 1" (corruzione in atti giudiziari).

2 Legge n. 383/2001 (cosiddetta "Tremonti bis"). Abolizione dell'imposta su suc-


cessioni e donazioni per grandi patrimoni. (Il governo dell'Ulivo l'aveva abolita
per patrimoni fino a 350 milioni di lire).

3 Legge n.61/2001 (Riforma del diritto societario). Depenalizzazione del falso in


bilancio. La nuova disciplina del falso in bilancio consente a Berlusconi di esse-
re assolto perché "il fatto non è più previsto dalla legge come reato" nei processi
"All Iberian 2" e "Sme-Ariosto2".

4 Legge 248/2002 (cosiddetta "legge Cirami sul legittimo sospetto"). Introduce


il "legittimo sospetto" sull'imparzialità del giudice, quale causa di ricusazione e
trasferimento del processo ("In ogni stato e grado del processo di merito, quando
gravi situazioni locali, tali da turbare lo svolgimento del processo e non altrimen-
ti eliminabili, pregiudicano la libera determinazione delle persone che partecipa-
no al processo ovvero la sicurezza o l'incolumità pubblica, o determinano motivi
di legittimo sospetto, la Corte di cassazione, su richiesta motivata del procuratore
generale presso la Corte di appello o del pubblico ministero presso il giudice che
procede o dell'imputato, rimette il processo ad altro giudice"). La norma è siste-
maticamente invocata dagli avvocati di Berlusconi e Previti nei processi che li
vedono imputati.

5 Decreto legge n. 282/2002 (cosiddetto "decreto salva-calcio"). Introduce una


norma che consente alle società sportive (tra cui il Milan) di diluire le svalutazio-
ni dei giocatori sui bilanci in un arco di dieci anni, con importanti benefici econo-
mici in termini fiscali.

6 Legge n. 289/2002 (Legge finanziaria 2003). Condono fiscale. A beneficiare del


condono "tombale" anche le imprese del gruppo Mediaset.
7 Legge n.140/2003 (cosiddetto "Lodo Schifani"). E' il primo tentativo per ren-
dere immune Silvio Berlusconi. Introduce ildivieto di sottomissione a processi
delle cinque più altre cariche dello Stato (presidenti della Repubblica, della Corte
Costituzionale, del Senato, della Camera, del Consiglio). La legge è dichiarata
incostituzionale dalla sentenza della Consulta n. 13 del 2004.

8 Decreto-legge n.352/2003 (cosiddetto "Decreto-salva Rete 4"). Introduce una


norma ad hoc per consentire a rete 4 di continuare a trasmettere in analogico.

9 Legge n.350/2003 (Finanziaria 2004). Legge 311/2004 (Finanziaria 2005).


Nelle norme sul digitale terrestre, è introdotto un incentivo statale all'acquisto di
decoder. A beneficiare in forma prevalente dell'incentivo è la società Solari. com,
il principale distributore in Italia dei decoder digitali Amstrad del tipo "Mhp". La
società controllata al 51 per cento da Paolo e Alessia Berlusconi.

10 Legge 112/2004 (cosiddetta "Legge Gasparri"). Riordino del sistema radiote-


levisivo e delle comunicazioni. Introduce il Sistema integrato delle comunicazio-
ni. Scriverà il capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi: "Il sistema integrato delle
comunicazioni (Sic) - assunto dalla legge in esame come base di riferimento per
il calcolo dei ricavi dei singoli operatori di comunicazione - potrebbe consentire,
a causa della sua dimensione, a chi ne detenga il 20% di disporre di strumenti di
comunicazione in misura tale da dar luogo alla formazione di posizioni dominan-
ti".

11 Legge n.308/2004. Estensione del condono edilizio alle aree protette. Nella
scia del condono edilizio introdotto dal decreto legge n. 269/2003, la nuova disci-
plina ammette le zone protette tra le aree condonabili. E quindi anche alle aree di
Villa Certosa di proprietà della famiglia Berlusconi.

12 Legge n. 251/2005 (cosiddetta "ex Cirielli"). Introduce una riduzione dei ter-
mini di prescrizione. La norma consente l'estinzione per prescrizione dei reati di
corruzione in atti giudiziari e falso in bilancio nei processi "Lodo Mondadori",
"Lentini", "Diritti tv Mediaset".

13 Decreto legislativo n. 252 del 2005 (Testo unico della previdenza complemen-
tare). Nella scia della riforma della previdenza complementare, si inseriscono
norme che favoriscono fiscalmente la previdenza integrativa individuale, a bene-
ficio anche della società assicurative di proprietà della famiglia Berlusconi.

14 Legge 46/2006 (cosiddetta "legge Pecorella"). Introduce l'inappellabilità da


parte del pubblico ministero per le sole sentenze di proscioglimento. La Corte
Costituzionale la dichiara parzialmente incostituzionale con la sentenza n. 26 del
2007.

15 Legge n.124/2008 (cosiddetto "lodo Alfano"). Ripropone i contenuti del 2lodo


Schifani". Sospende il processo penale per le alte cariche dello Stato. La nuova
disciplina è emenata poco prima delle ultime udienze del processo per corruzione
dell'avvocato inglese Davis Mills (testimone corrotto), in cui Berlusconi (corrut-
tore) è coimputato. Mills sarà condannato in primo grado e in appello a quattro
anni e sei mesi di carcere. La Consulta, sentenza n. 262 del 2009, dichiara l'ille-
gittimità costituzionale dell'art. 1 della legge per violazione degli articoli 3 e 138
della Costituzione.

16 Decreto legge n. 185/2008. Aumentata dal 10 al 20 per cento l'IVA sulla pay
tv "Sky Italia", il principale competitore privato del gruppo Mediaset.

17 Aumento dal 10 al 20 per cento della quota di azione proprie che ogni società
può acquistare e detenere in portafoglio. La disposizione è stata immediatamente
utilizzata dalla Fininvest per aumentare il controllo su Mediaset.

18 Disegno di legge sul "processo breve". Per l'imputato incensurato, il proces-


so non può durare più di sei anni (due anni per grado e due anni per il giudizio
di legittimità). Una norma transitoria applica le nuove norme anche i processi di
primo grado in corso. Berlusconi ne beneficerebbe nei processi per corruzione in
atti giudiziari dell'avvocato David Mills e per reati societari nella compravendita
di diritti tv Mediaset.

Fonte: “La Repubblica”


Questo è l’unico
posto dove deve
stare!

“Oggi, un giudice come me, lo chiede al potere se può giudicare.


Tu sei il potere. Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?” (F. de André)
Razzismo: Mai più!
La Storia non insegna nulla: è solo un catalogo di imprese che si ripetono iden-
tiche a sé stesse, aggiornate con il passare dei tempi. Tanti, tantissimi genocidi
o persecuzioni razziste sono stati perpetrati dopo la Seconda guerra mondiale:
massacro di Serbi, Ceceni, Tibetani, segregazione razziale, genocidio dei Curdi…
l’elenco è orrendamente immane. Sembra che il razzismo morirà con l’uomo. Per
definizione, il razzismo si identifica in ogni atteggiamento discriminatorio varia-
mente motivato nei confronti di persone diverse per categoria, estrazione sociale,
sesso, opinioni religiose o provenienza geografica. Atteggiamenti e orientamenti
di questo tipo se ne sono sempre sentiti, soprattutto in questi ultimi anni. Non
solo da parte della gente comune - cosa grave - ma perfino dai governi - cosa gra-
vissima! -, tra i quali figura anche il nostro. Borghezio in ogni suo comizio parla
di “buttare fuori dall’Italia a calci in culo questi musulmani” (testuali parole). Per
affrontare l’immigrazione clandestina si è varata la legge Bossi-Fini, che la terza
sessione penale della Corte di Cassazione ha definito repressiva con la sentenza
n.3162/03 il 23 gennaio 2003, 15 giorni dopo il varo del testo unico.
Ecco alcuni punti del provvedimento: il permesso di soggiorno verrà concesso
solo allo straniero che già possiede un contratto di lavoro e durerà due anni (se
l’immigrato resta senza lavoro dovrà tornare in patria); agli immigrati che chie-
dono il permesso di soggiorno, ma anche per chi ne chiede il rinnovo, verran-
no rilevate le impronte digitali; lo straniero senza permesso di soggiorno viene
espulso per via amministrativa, se privo di documenti viene portato in un centro
di permanenza temporanea per sessanta giorni (durante i quali si svolgeranno le
pratiche per l’identificazione); le navi della Marina militare italiana avranno più
poteri per bloccare le carrette del mare con carichi di clandestini; si attribuisce
al presidente del Consiglio la facoltà di stabilire con decreto le quote annuali di
extracomunitari che possono entrare in Italia (art.3).
Con l’articolo 5 viene introdotto anche il principio schiavista, vero architrave
della legge, che in Italia entra solo chi ha già un lavoro, per essere rispedito su-
bito a casa a lavoro finito. Il permesso di soggiorno è rilasciato infatti solo in
seguito alla stipula di un contratto di soggiorno per lavoro. In pratica deve essere
il datore di lavoro a richiedere il permesso per il lavoratore di cui ha bisogno,
allo sportello unico per l’immigrazione istituito presso ogni provincia (art. 17),
fornendo idonea documentazione, la garanzia di un alloggio (a spese comunque
del lavoratore) e il biglietto di ritorno pagato. Il permesso di soggiorno dura 9
mesi per i contratti di lavoro stagionali, 12 mesi per i contratti a tempo determi-
nato e 24 mesi per i contratti a tempo indeterminato. Senza il rinnovo si viene
rispediti senza possibilità di appello al paese di provenienza. Solo dopo 5 anni
di permanenza in Italia il lavoratore straniero può ottenere la carta di soggiorno,
che non ha termini di scadenza. Anche i ricongiungimenti familiari (art. 22) sono
resi più difficili: Sembra anzi che gli estensori ci abbiano messo del vero sadismo
nell’escogitare norme che impediscono di fatto agli extracomunitari di ricrearsi
una famiglia in Italia e integrarsi. Il lavoratore in regola, infatti, può chiedere il
ricongiungimento con coniuge e figli minori, ma non con i figli maggiorenni, a
meno che non siano incapaci di provvedere autonomamente al proprio sostenta-
mento.
Gli immigrati clandestini, privi di validi documenti di identità, vengono portati
in centri di permanenza temporanea (CPT, ora denominati Centri di Identificazio-
ne ed Espulsione) al fine di essere identificati. Secondo un rapporto di Amnesty
International, troppe volte i clandestini-detenuti sono sistemati in container, dove
vi sono condizioni igieniche carenti, cibo scadente, e soprattutto mancate forni-
ture di vestiti puliti, biancheria, lenzuola; c’è stato un certo numero di denunce di
abusi di matrice razzista, aggressioni fisiche e uso eccessivo della forza da parte
degli agenti di pubblica sicurezza e da parte del personale di sorveglianza, in par-
ticolare durante proteste e in seguito a tentativi di evasione.
Perché avere paura di una cultura che non si conosce solo perché abbiamo la
presunzione di conoscerla? Certamente vi sono numerosi episodi di delinquenza
anche tra gli stranieri, però tutto il mondo è Paese. In Veneto si lamentano dei
musulmani perché trattano le donne come schiave (però li fanno lavorare in nero
ugualmente). Per comprendere il problema bisogna pensare con la testa degli
stranieri e immedesimarsi nella loro condizione, spesso in bilico tra la sopravvi-
venza e la morte. Immaginiamoci l’epopea di un eritreo (Daniel): questa persona
può avere mille validi motivi che lo spingono ad abbandonare la sua nazione.
Forse fugge dal servizio militare a vita che non perdona chi deserta. Il viaggio
comincia a piedi, dopo due o tre giorni Daniel varca il confine che separa l’Eri-
trea dal Sudan; nella capitale sudanese, Khartoum, Daniel da persona diventa
merce nelle mani dei trafficanti che curano gli spostamenti dal Sudan alla Libia
(un giro di affari da 30 miliardi di dollari l’anno). Se Daniel riesce a sopravvivere
la traversata nel deserto del Sahara (stipato in un camion insieme a molti altri di-
sperati), deve ora sperare di non venire catturato dalla polizia libica con l’accusa
di clandestinità e di essere rinchiuso nei famigerati centri di detenzione clandesti-
ni. Voi penserete: “ma perché Daniel non torna indietro?” Perché non ha alterna-
tive: tornando in patria, Daniel potrebbe rischiare la morte (dal momento che ha
disertato il servizio militare) e quindi la sua unica speranza è salire su un barcone
e attraversare il mare per giungere in Europa. E se Daniel viene rimpatriato in
Africa? L’attende un volo diretto in Libia e sarà ammanettato durante il viaggio:
la sua destinazione sarà uno dei tre campi di concentramento libici; questi sono
parzialmente finanziati dal governo italiano, e tutti e tre si trovano nel deserto.
Dice Silvio Berlusconi: “I risultati sui nostri contrasti all’immigrazione clandesti-
na sono molto positivi e questo è importante perché una riduzione degli extraco-
munitari in Italia significa meno forze che vanno a ingrossare le schiere dei cri-
minali” In realtà, il principale reato che compiono gli stranieri è quello di esistere
e non avere le carte in regola. Non esiste correlazione tra l’aumento degli immi-
grati e l’aumento dei reati in Italia. “Vabbè”, diranno alcuni “se delinquono poco
allora vuol dire che commettono reati orribili!” Non credo: i dati del dossier stati-
stico Caritas-Migrantes enunciano che gli immigrati compiono il 60,8% dei reati
legati alla riproduzione abusiva di materiale audiovisivo, il 40% dei furti, il 34%
dei reati di traffico e spaccio di stupefacenti. Il 5.8% di loro evade il fisco e sono
autori del 3% delle rapine in banca (credo che il 97% dei rapinatori sia italiano).
Per far fronte a queste e ad altre terribili statistiche, ecco il pacchetto sicurezza:
militari con potere di polizia nelle città, condanna da sei mesi a tre anni per “chi
concede a titolo oneroso un immobile ad un cittadino straniero irregolarmente
soggiornante nel territorio dello Stato”, la clandestinità come aggravante, e altre
misure. Giovedì scorso il premier ha difeso l’operato del governo sul tema immi-
grazione irregolare vantando “risultati molto positivi”.
Il Presidente deve essersi dimenticato alcuni dettagli da condividere con il popo-
lo italiano: a Milano, a cinque mesi dall’introduzione del reato di clandestinità, i
risultati tardano. A rallentare l’espulsione dei clandestini contribuisce la lentezza
della giustizia che in genere fa passare un anno dalla denuncia per clandestinità
al processo (ammesso che i clandestini si presentino al processo). A causa della
scarsità di risorse umane ed economiche, procura e giudici di pace possono dedi-
carsi al massimo a 20 casi di clandestinità per mese, e ogni mese la procura invia
al giudice di pace cinquecento richieste di archiviazione per il reato di clandesti-
nità. A determinare lo stop delle udienze è la differenza d’interpretazione della
norma sulla clandestinità tra pm e giudici: se un cittadino straniero irregolare
è indagato per un reato più grave (come lo spaccio di stupefacenti o il furto, ad
esempio), la procura considera la clandestinità come aggravante nel processo.
E quindi non chiede l’imputazione per il nuovo reato di “permanenza irregolare
in Italia”, come invece previsto dal decreto Maroni: questo approccio alla legge
porta a centinaia di casi di archiviazione, tutti puntualmente respinti. Nel rifiutare
l’archiviazione, il giudice di pace ordina al pm di formulare l’imputazione entro
dieci giorni, ma visti i tempi lunghi della giustizia, per ora nessuno di quei 500
stranieri irregolari già indagati per altri reati risulta imputato per clandestinità. In
pratica, i magistrati sostengono che si debba processare l’imputato o per il reato
di clandestinità o per l’aggravante (furto, omicidio, …). Lo aveva detto anche il
Vaticano: “I migranti hanno il diritto di bussare alle nostre porte. Basta demoniz-
zare e criminalizzare il forestiero.” Dario Franceschini disse: “Nessuna risorsa in
più è destinata alle forze di polizia mentre passano provvedimenti come il reato
di clandestinità che rischia di ingolfare il lavoro dei magistrati e di riempire le
carceri senza essere un concreto intralcio alla criminalità che sfrutta l’immigra-
zione clandestina.”
Sembra comunque che siano i leghisti quelli più intenzionati a combattere la cri-
minalità attraverso le ronde: sempre a Milano, i sostenitori del carroccio tornano
alla carica e provano a reiscriversi in prefettura, sebbene l’entrata in vigore del
decreto Maroni stabilisca che le associazioni «non debbano essere espressione
di partiti politici». Da non scordare il caso delle cosiddette “ronde nere”, che si
professavano apartitiche ma indossavano un basco con l’aquila imperiale romana,
si cingevano il braccio con una fascia nera e furono lanciate dall’MSI. Ogni tanto
gli scappava qualche saluto con braccio destro teso e mano aperta, ma sarà stato
sicuramente un riferimento all’antico saluto romano (coincidenza vuole che an-
che i fascisti usavano quel saluto!)
Comunque, i leghisti sono dei bravi uomini e hanno a cuore la sicurezza dei loro
cittadini, ma ogni volta che penso al razzismo non posso non ridere all’idea che
mentre noi cerchiamo di superare le barriere di pregiudizi, i leghisti vedono con
occhio malevolo addirittura i loro connazionali del sud: come possiamo sperare
di non essere razzisti verso gli extra-comunitari quando i leghisti disprezzano
addirittura le genti del sud Italia? Ma loro sono ferventi cristiani: infatti Calderoli
si è sposato con rito celtico, con tanto di vischio raccolto su un albero nei pressi
della cerimonia, un bel calice di sidro offerto dal druido e l’ospite d’eccezione,
Umberto Bossi, che ha concluso la celebrazione dicendo “Non siamo latini, noi
fummo sconfitti dai latini!”.
Sono proprio degli uomini virtuosi questi leghisti, chissà come avrebbero fron-
teggiato gli scontri di Rosarno, violenti scontri a sfondo razziale avvenuti tra il
7 e il 9 gennaio iniziati dopo il ferimento di tre immigrati africani da parte di
sconosciuti con un arma ad aria compressa. Negli anni d’apertura delle frontiere,
la città di Rosarno vide ospitare i primi immigrati di provenienza centrafricana
come braccianti a basso costo per l’agricoltura. Nel 2010 erano circa 1500 gli ex-
tracomunitari impiegati nella raccolta stagionale nella piana di Rosarno, tutti al-
loggiati in stabilimenti industriali o agricoli abbandonati, senza acqua, luce, gas,
beni o servizi di alcun genere, a parte i pasti portati dalla Caritas. In un contesto
misto a immigrazione clandestina e presenza della ‘ndrangheta, le tensioni tra
immigrati e abitanti locali diventarono sempre più pesanti nel corso del tempo.
Una prima marcia di protesta della comunità africana rosarnese si era svolta nel
dicembre 2008, dopo che uno sconosciuto aveva fatto fuoco su alcuni immigrati
residenti in una fabbrica ferendo gravemente un ventunenne ivoriano. In quel
caso la risposta degli immigrati fu pacifica, e un consistente numero di africani
attraversò le strade rosarnesi per chiedere il miglioramento delle condizioni di
vita. La mattina e il pomeriggio del 7 gennaio 2010, alcuni sconosciuti spararono
diversi colpi con un arma ad aria compressa su tre immigrati di ritorno dai cam-
pi. La sera stessa del ferimento, un primo consistente gruppo di africani protestò
violentemente per l’accaduto scontrandosi con le autorità dell’ordine. Il giorno
seguente la reazione si fece più feroce e più di 2000 immigrati marciarono su
Rosarno ingaggiando diversi scontri con la polizia. Dopo che le tensioni salirono
a causa di attacchi a negozi e automobili, la protesta degli immigrati scatenò una
risposta altrettanto accesa da parte dei rosarnesi, i quali armati di mazze e bastoni
formarono ronde autonome ferendo anche gravemente diversi africani. Due gior-
ni dopo gli scontri, il numero dei feriti era di 53 persone, divisi tra: 18 poliziotti,
14 rosarnesi e 21 immigrati, otto dei quali ricoverati in ospedale; nei giorni se-
guenti si verificarono diversi agguati, spedizioni punitive e gambizzazioni verso
gli immigrati, dall’incendio di alcune automobili di loro proprietà fino ad arrivare
all’appiccamento di un fuoco in un capannone di ritrovo per i migranti. Per evi-
tare l’insorgere futuro di ulteriori tensioni, la maggior parte degli immigrati fu
trasferito in altri luoghi, tra cui i Centri di Identificazione e di Espulsione di Na-
poli e Bari, e la loro partenza fu applaudita e acclamata dagli abitanti di Rosarno
che consideravano quegli immigrati una presenza indesiderata. Le critiche non
tardarono a farsi sentire e perfino l’ONU, in una relazione realizzata apposita-
mente per valutare la situazione in Italia, ha dichiarato che sarebbero presenti seri
problemi di razzismo e violenza per i quali le istituzioni dovrebbero rispondere
garantendo pieno rispetto delle leggi sull’immigrazione, sui diritti umani e poli-
tiche d’integrazione. Le vittime, ovvero gli immigrati, costretti all’irregolarità,
ridotti a schiavi, sottoposti ad una disciplina feroce e a punizioni crudeli, sono
stati presentati come i responsabili della situazione. In questa cupa vicenda il raz-
zismo c’entra eccome, ma è una componente di quella organizzazione criminale
del lavoro manuale, gestita dalla ‘ndrangheta (che non si tira certo indietro da un
guadagno facile derivante dallo sfruttamento).
I recenti provvedimenti in materia di sicurezza del governo Berlusconi espri-
mono quanto di peggio può dare una concezione poliziesca e criminogena dei
problemi e dei fenomeni sociali. Non c’è dietro questi provvedimenti solamente
una visione becera, razzista e antidemocratica delle relazioni sociali, ma anche
una strumentale e spregiudicata operazione di marketing politico con l’obiettivo
del consenso delle parti più spaventate e retrive della società italiana. Si tratta di
provvedimenti gravi e barbarici e nello stesso tempo sono degli spot, delle misure
“usa e getta” e – tra l’altro – molte di queste sono inefficaci e inutili. Mettendo
in fila i provvedimenti già approvati e quelli in discussione, l’elenco è impres-
sionante per quantità e barbarie: l’aumento della tassa (una vera gabella) sui per-
messi di soggiorno, il reato di immigrazione clandestina, l’istituzione delle ron-
de, la schedatura dei senza fissa dimora, la condanna fino a quattro anni per chi
non obbedisce alla disposizione del rimpatrio, la facoltà per i medici di denuncia
degli immigrati irregolari che hanno bisogno di cure, la creazione di un secondo
centro di detenzione (chiamiamolo per quello che è) a Lampedusa, la cancella-
zione nella manovra finanziaria dei fondi per l’inclusione sociale degli immigrati,
la proposta delle classi differenziali, la proposta di una polizia regionale in Lom-
bardia con il compito prioritario di dare la caccia agli immigrati, eccetera. Que-
sto complesso di misure disegna un apartheid legalizzato e istituisce una sorta di
razzismo di stato che viola i diritti umani delle persone. Le misure del governo
Berlusconi sulla sicurezza alimentano maggiore insicurezza, ma forse gli ga-
rantiscono un buon ritorno politico ed elettorale. E inoltre hanno un’altra grave
conseguenza: alimentano un clima allarmistico e razzista che fa sentire incorag-
giati, quasi “autorizzati”, i protagonisti di azioni xenofobe e razziste. Il rischio è
che questa folle corsa di provvedimenti securitari non abbia mai fine: le prossime
tappe potrebbero essere – come sta già avvenendo – la trasformazione dei vigili
urbani in guardie armate, il sostegno alla proliferazione delle security private e
l’incentivazione alla diffusione del porto d’armi privato, la moltiplicazione del-
le carceri (magari privatizzate). Esattamente come è successo negli Stati Uniti
d’America. Salvo che tutte queste misure in quel paese non hanno affatto garan-
tito maggiore sicurezza. In realtà è la solita vecchia storia. Quando non si vuole
affrontare un problema, o un fenomeno sociale, lo si criminalizza trasformandolo
– per incapacità, calcolo politico o convinzione ideologica – in un problema di
ordine pubblico. Era così per i poveri nel Regno Unito nel Seicento (anche loro
venivano rinchiusi nelle workhouse come ora gli immigrati nei cpt), per i neri
negli Stati Uniti nel Novecento (anche loro senza diritti civili come oggi gli im-
migrati) o i lavoratori nella rivoluzione industriale (anche loro sfruttati in modo
disumano come gli immigrati a raccogliere pomodori).
Non c’è niente di nuovo. Stupisce poi che anche una politica che dovrebbe avere
un alto valore umanitario – come la cooperazione allo sviluppo con i paesi po-
veri – segua ormai la stessa logica securitaria: nelle linee guida per la coopera-
zione italiana del prossimo triennio si afferma infatti che l’obiettivo prioritario è
la “sicurezza globale”. La cooperazione ha cioè come obiettivo non sradicare la
povertà, ma controllare i flussi migratori, evitare che ci siano tensioni violente
o il diffondersi del terrorismo. È come se – in ambito nazionale – si dicesse che
l’obiettivo degli ammortizzatori sociali (indennità di disoccupazione, cassa inte-
grazione, eccetera) non è quello di alleviare la condizione di povertà e sofferenza
sociale dei lavoratori, ma quello di evitare il rischio che questi si trasformino in
delinquenti. da una miopia nella gestione di questo problema sia nell’immediato
che nel medio e lungo periodo. Un immane tema come quello dei flussi migratori
non si affronta a colpi di spot, di operazioni mediatiche e annunci demagogici. Lo
si vede in queste ore. E i problemi non vengono risolti; anzi vengono addirittura
aggravati in una spirale perversa che la stessa politica alimenta a sua volta: mag-
giore emergenza sociale (almeno quella percepita), più paura nella società, più
provvedimenti-annuncio dentro una logica demagogica e di consenso. In realtà
– per creare maggiore sicurezza sociale – bisognerebbe fare esattamente il con-
trario di quello che sta facendo il governo Berlusconi: rendere più facile l’accesso
regolare degli immigrati, spendere più soldi per l’inclusione sociale, favorire il
processo di cittadinanza degli stranieri, farli votare alle elezioni amministrative,
coinvolgerli dentro un processo di integrazione multiculturale, eccetera.
Ed è proprio la mancanza di questa visione la conferma del limite della politica
odierna. Si può trovare una via d’uscita a questo ordine di cose? .Non è vero che
si tratta di un fenomeno “ingovernabile”: lo si vuole ingovernabile per calcolo
politico. Si tratta allora di coniugare una grande iniziativa politica, ideale ed etica
(anche con la disobbedienza civile delle misure che violano i diritti delle persone)
con un buon governo.
A.M.
razzismo leghista!

“L’importanza d’un uomo non deriva dal suo rango socia-


le, gli uomini sono tutti uguali, nessuno è più importante di
nessuno, tutti sono più importanti di tutti”
berlusconismo:
storia e ragioni
Il berlusconismo è un neologismo che indica le idee e i valori morali propugnati
da Silvio Berlusconi.
Ma di per se, perché il berlusconismo esiste? Il berlusconismo esiste in quanto
una sola persona è riuscita a concentrare sulle proprie mani il potere di uno sta-
to intero, è riuscito a delegittimare le idee dei suoi oppositori politici per far si
che la sua idea sia la predominante, qualcuno di voi sicuramente starà pensando
all’evoluzione della specie di darwin, si sbaglia perché l’evoluzione di una specie
avviene naturalmente, in questo caso è stato tutto architettato.
Ma cominciamo dalle origini, dal Berlusconi giovanissimo imprenditore, nel
1961 Si laurea in legge con 110 e lode, a Milano: tesi sugli aspetti giuridici del
contratto pub- blicitario, e vince una borsa di studio di 2 milioni messa in palio
dalla concessionaria Manzoni. Evita, non si sa come, il servizio militare. E si dà
all'edilizia, acquistando un terreno in via Alciati, grazie alla garanzia fornitagli
dal banchiere Carlo Rasini, che gli procura anche un socio, il costruttore Pietro
Canali. Nasce la Cantieri Riuniti Milanesi.
La cantieri riuniti milanesi è la prima di una lunga serie di imprese che porteran-
no mr.B. all’ascesa politica del 1994.
Nel 1963 Fonda la Edilnord Sas: soci accomandanti Carlo Rasini e il commercia-
lista svizzero Carlo Rezzonico (per la misteriosa finanziaria luganese Finanzie-
rungesellschaft für Residenzen Ag). Nel 1964 apre un cantiere a Brugherio per
edificare una città-modello da 4 mila abitanti. Nel1965 è pronto il primo condo-
minio, di cui però non riesce a vendere nemmeno un appartamento. Poi, non si sa
come, riesce a venderlo al Fondo di previdenza dei dirigenti commerciali.
Nel 1968 Nasce l'Edilnord 2, acquistando terreni nel comune di Segrate, dove
sorgerà Milano 2.
Nel 1969 Brugherio è completa con 1000 appartamenti venduti.
Nel 1973. Fonda la Italcantieri Srl, grazie ad altre due misteriose fiduciarie tici-
nesi, la Cofigen (legata al finanziere Tito Tettamanti) e la Eti AG Holding (am-
ministrata dal finanziere Ercole Doninelli). Acquista ad Arcore, grazie ai buoni
uffici dell'amico Cesare Previti, la villa Casati Stampa con tutti i terreni ad Arco-
re, a prezzo di superfavore. Previti infatti è pro-tutore dell'unica erede dei Casati
Stampa, la contessina dodicenne Annamaria, e >contemporaneamente amico di
Silvio e in affari con lui.
Nel 1974. Grazie a due fiduciarie della Bnl, la Servizio Italia e la Saf, nasce
l'Immobiliare San Martino, amministrata da un ex compagno di università, Mar-
cello Dell'Utri, palermitano. In un condominio di Milano 2 nasce una tv via cavo,
Telemilano 58, che passerà ben presto all'etere col nome di Canale 5. Berlusconi
si trasferisce con la famiglia a villa Casati, affiancato dal boss mafioso Vittorio
Mangano, assunto in Sicilia da Dell'Utri come "fattore", cioè come amministra-
tore della casa e dei terreni. Mangano lascerà Arcore soltanto un anno e mezzo
- due anni più tardi, in seguito a due arresti e a un'inchiesta a suo carico per il
sequestro di un ospite della villa amico di Berlusconi.
Nel 1975. Le due fiduciarie danno vita alla Fininvest. Nascono anche la Edilnord
e la Milano 2. Ma Berlusconi non compare mai: inabissato e schermato da una
miriade di prestanomi dal 1968 al 1975, quando diventa presidente di Italcantieri,
e al 1979, quando assumerà la presidenza della Fininvest.
Nel 1977. Appena divenuto Cavaliere del Lavoro, acquista una quota dell'editri-
ce de Il Giornale , fondato nel 1974 da Indro Montanelli. Ecco perché ora si parla
di Giornale di famiglia.
Ora comincia la vera e propria scalata al potere di Berlusconi, in circa 10 anni
riesce a mettere insieme il potere mediatico, riesce a fare tutto ciò con la coper-
tura dei governi socialisti-craxiani 1978. Si affilia alla loggia massonica deviata
e occulta "Propaganda 2" (P2) del maestro venerabile Licio Gelli, a cui è stato
presentato dal giornalista Roberto Gervaso. Tessera numero 1816. Di lì a poco
comincerà a ricevere crediti oltre ogni normalità dal Monte dei Paschi e dalla Bnl
(due banche con alcuni uomini-chiave affiliati alla P2). E inizierà a collaborare,
con commenti di politica economica, al "Corriere della Sera", controllato dalla
P2 tramite Angelo Rizzoli e Bruno Tassan Din. La P2 verrà poi sciolta, in quanto
"eversiva", con un provvedimento del governo Spadolini.
1980. Berlusconi fonda, con Marcello Dell'Utri, Publitalia 80, la concessionaria
pubblicitarie per le reti tv 1981. I giudici milanesi Gherardo Colombo e Giuliano
Turone, indagando sui traffici del bancarottiere mafioso e piduista Michele Sin-
dona, trovano gli elenchi degli affiliati alla loggia P2. Ma Berlusconi non subisce
danni dallo scandalo che travolge il governo, l'esercito, i servizi segreti e il mon-
do del giornalismo.
1982. Berlusconi acquista l'emittente televisiva Italia 1 dall'editore Edilio Rusco-
ni.
1984. Berlusconi acquista l'emittente Rete 4 dalla Mondadori: ormai è titolare di
tre network televisivi nazionali, e può entrare in concorrenza diretta con la Rai.
Ma tre pretori, di Torino, Pescara e Roma, sequestrano gli impianti che consen-
tono le trasmissioni illegali di programmi in "interconnessione", cioè in contem-
poranea su tutto il territorio nazionale. Craxi vara un decreto urgente (il primo
"decreto Berlusconi") per legalizzare la situazione illegale. Ma il decreto non
viene convertito in legge perché incostituzionale. Craxi ne vara un altro (il secon-
do "decreto Berlusconi"), minacciando i partiti alleati di andare alle elezioni an-
ticipate in caso di nuova bocciatura del decreto. E nel febbraio '85 il decreto sarà
approvato, dopo che il governo avrà posto la questione di fiducia. Qui viene san-
cito il potere mediatico-televisivo di Berlusconi che avrà un ruolo importantissi-
mo nelle sue campagne elettorali e di governo per mettere a tacere e uniformare
l’opinione pubblica. 1986. Berlusconi acquista il Milan Calcio e ne diviene pre-
sidente (nel 1988 vincerà il suo primo scudetto). Intanto fallisce l'operazione La
Cinq in Francia, che chiuderà definitivamente i battenti nel '90. E' Jacques Chirac
a cacciarlo dal suolo francese, definendolo "venditore di minestre".
1988. Il governo De Mita annuncia la legge Mammì sul sistema radiotelevisivo.
Che in pratica fotografa il duopolio Rai-Fininvest, senza imporre al Cavaliere
alcun autentico tetto antitrust. Berlusconi acquista la Standa. La legge verrà ap-
provata nel 1990.
1989-1991. Lunga battaglia fra Berlusconi e De Benedetti per il controllo della
Mondadori, la prima casa editrice che controlla quotidiani (La Repubblica e 13
giornali locali), settimanali (Panorama, Espresso, Epoca) e tutto il settore libri
Grazie a una sentenza del giudice Vittorio Metta, che il tribunale di Milano riterrà
poi comprata con tangenti dall'avvocato Previti per conto di Berlusconi, il Cava-
liere strappa la Mondadori al suo concorrente. Una successiva mediazione politi-
ca porterà poi alla restituzione a De Benedetti almeno di Repubblica, Espresso e
giornali locali. Tutto il resto rimarrà a Berlusconi.
1990. Il Parlamento vara la legge Mammì, fra le polemiche: Berlusconi può
tenersi televisioni (nel frattempo è entrato anche nel business di Telepiù) e Mon-
dadori, dovendo soltanto "spogliarsi" de Il Giornale (che viene girato nel '90 al
fratello Paolo). Nel 1992 inizia l’inchiesta di tangentopoli, i grandi partiti si sfal-
dano, cambiano nomi e dirigenti, il vecchio parafulmine di Berlusconi ormai non
esiste più. 1994. Berlusconi, ormai orfano dei partiti amici, travolti dallo scanda-
lo di Tangentopoli, entra direttamente in politica, fonda il partito di Forza Italia,
vince le elezioni politiche del 27 marzo alla guida del Polo delle Libertà e diventa
presidente del Consiglio. Il 21 novembre viene coinvolto nell'inchiesta sulle tan-
genti alla Guardia di Finanza. Il 22 dicembre è costretto a dimettersi, per la mo-
zione di sfiducia della Lega Nord, che non condivide più la sua politica sociale e
preme per la risoluzione del conflitto d'interessi.
1996. Berlusconi, indagato nel frattempo anche per storie di mafia, falso in bi-
lancio, frode fiscali e soprattutto corruzione giudiziaria insieme a Previti, si rican-
dida alle elezioni politiche, ma perde. Vince il candidato del centrosinistra (Uli-
vo), Romano Prodi. Trascorrerà 5 anni all'opposizione, alle prese con una serie di
inchieste giudiziarie e di processi, conclusi con diverse condanne in primo grado,
poi trasformate in prescrizioni e (raramente) in assoluzioni in appello e in Cassa-
zione.
2001. Il 15 maggio vince le elezioni alla guida della Casa delle Libertà e torna
alla presidenza del Consiglio.
Da questo fatidico anno comincia la demagogia berlusconista, abbiamo un’esca-
lation di leggi ad personam che consentono al cavaliere non solo di consolidare la
sua egemonia nel paese ma anche di screditare le idee altrui con comizi al limite
della decenza.
Fino ad ora ho semplicemente detto quello che più o meno tutti sappiamo, che
ci sentiamo ripetere fino allo sfinimento dai programmi tv tipo A__nnozero ecc,
ma qual è il fatto sconcertante di tutto ciò? Il punto è che questa persona ha una
tale dose di potere nelle sue mani che sarebbe capace di instaurare una dittatura
come è già avvenuta con Mussolini, è questo che non deve accadere! È questo il
motivo per cui questa persona deve andarsene a casa, farsi processare e al limite
essere esiliato dall’italia!
Il modo con cui Silvio Berlusconi si difende dalla magistratura è in quelle poche
parole: "La mia menzogna avrà più peso". Per dirla con una formula di Massimo
Nobili (L'immoralità necessaria, il Mulino), è "la forza del potere contro la veri-
tà". Questo è il paradigma che da sempre il capo del governo oppone alla giusti-
zia. Se si vuole averne un'idea concreta, è interessante riportare alla luce il fram-
mento di una storia del 1994.
In quell'estate, le cose vanno così: Berlusconi ha vinto le sue prime elezioni, è
sistemato a Palazzo Chigi. In un altro angolo d'Italia, a Sciacca (Agrigento), i
carabinieri friggono nel caldo d'agosto dietro le tracce lasciate da Salvatore Di
Ganci, mafioso di alto grado. Il mafioso se l'è svignata sotto il loro naso. In meno
di un'ora, ha abbandonato la sua scrivania di direttore della Cassa Centrale di
Risparmio per farsi latitante ed evitare l'arresto. Adesso i carabinieri lo cercano e
confidano che i suoi amici al telefono, prima o poi, possano dare una mano con
una parola imprudente. Hanno linee telefoniche sotto controllo. Tra gli altri, an-
che il numero di Massimo Maria Berruti. Bel tipo, questo Berruti, ormai da tre
legislature parlamentare della Repubblica (Forza Italia, PdL).
Nel 1978, da capitano della Guardia di Finanza, controlla la Edilnord (azienda
del Gruppo Fininvest, all'epoca Edilnord S. a. s. di Umberto Previti & C.). Inter-
roga Silvio Berlusconi. Che, con faccia di cuoio, gli dice di ignorare chi fossero
i soci della società: "Io sono un semplice consulente". Berruti beve la frottola.
Chiude il controllo. Poco dopo, lascia il Corpo e, come avvocato, prende a curare
gli interessi di alcune società della Fininvest.
In quell'estate del 1994, Berruti è attivissimo come il suo telefono. L'uomo ha
un problema: sa che i pubblici ministeri di Milano ronzano intorno ai militari del
Nucleo tributario della Guardia di Finanza che, nel 1991, si sono messi in tasca
130 milioni di lire per chiudere gli occhi in una verifica fiscale alla Mondadori.
L'8 giugno Berruti incontra, a Palazzo Chigi, Berlusconi e, nelle settimane suc-
cessive, cerca un "contatto" con l'ufficiale corrotto per dirgli di tenere la bocca
chiusa sulla Mondadori, se dovesse essere interrogato dai pubblici ministeri.
La manovra non sfugge alla procura. Arresta il mediatore (un sottufficiale della
Guardia di Finanza). Che racconta delle pressioni. Berruti sente che per lui le ore
sono contate.Sarà interrogato, forse arrestato.

Ora è il 10 agosto 1994, sono le 10,29, e i carabinieri di Sciacca intercettano la


conversazione di Berruti con Berlusconi. Il documento fonico, raccolto nell'inda-
gine del mafioso Di Ganci, non potrà per legge essere utilizzato in un altro pro-
cedimento. Tuttavia, ancora oggi, quel colloquio tra Berruti e il suo Capo rivela
e custodisce l'intero catalogo degli argomenti che, in quindici anni, Berlusconi
utilizzerà per difendersi dal suo passato, convinto che la menzogna del potere
abbia, debba avere più peso della "verità". Per lui, convincere non è altro che
ingannare, null'altro. Dunque, esordisce Berruti (chiama da casa, sa o presume di
essere ascoltato): "Sono Massimo, presidente... [I pubblici ministeri] Mi vogliono
parlare. Sembra che qualcuno abbia detto che io sono andato a chiedere a qualcu-
no di non parlare delle cose Fininvest".

Tocca a Berlusconi spiegare che cosa l'uomo deve fare e dire ai pubblici mini-
steri: "Vabbé, lei dice, ma voi siete pazzi... Dice, io non ho niente da nascondere.
Voi fate una cosa di questo genere su un cittadino della Repubblica, voi pigliate...
e lei si mette a urlare: voi siete dei pazzi, delle belve feroci, lei non può mettermi
in galera, questo è sequestro di persona, eccetera... [Dell'uomo che l'accusa, dirà]:
pezzo di rincoglionito che capisce lucciole per lanterne... Poi faccia dichiarazio-
ni ai giornalisti: non se ne può più di questi matti. Faccia dichiarazioni prima di
entrare dentro. Con tutto questo non si fa altro che andare contro l'interesse del
Paese, perché il Paese ha bisogno di lavorare in fiducia, in tranquillità, bisogna
ricostruirlo!.. Questi [magistrati] ... sono dei nemici pubblici".

Se si sbrogliano queste frasi - le più sinceramente bugiarde che Berlusconi abbia


mai detto - si ritrova, denudato, il nucleo più autentico delle ragioni che l'Ego-
arca oppone a una magistratura che si ritrova tra le mani le concrete evidenze di
un sistema economico costruito grazie alla corruzione e la frode. Berlusconi non
accetta di discutere le abitudini della sua bottega né di dimostrare che il dubbio
dei pubblici ministeri sia infondato, un indizio senza certezza, un documento - in
apparenza, opaco - a doppia lettura. Rifiuta alla radice la legittimità di chiedergli
conto del suo comportamento. Non riconosce alcuna fondatezza e costituzionalità
al lavoro della magistratura (accertare che cosa è accaduto, per responsabilità di
chi). E' l'unica via di fuga che può liberarlo da contestazioni che non può affron-
tare. Quegli uomini in toga sono dei "pazzi".
Prima di sapere che cosa sanno o hanno raccolto o vogliono chiedere, bisogna
subito urlargli contro; gridare allo scandalo, alla violenza; denunciarli come ever-
sori che distruggono la "fiducia del Paese". Sono "nemici pubblici" che bisogna
allontanare e annichilire. Pur di non rispondere di ciò che è stato, il capo del go-
verno è disposto anche a sopportare il peggiore dei sospetti.

Ancora oggi, nella ricerca di impunità, Berlusconi si muove lungo la via che,
quindici anni fa, indica a Massimo Maria Berruti. Si tiene lontano dalle aule. Ar-
ringa al "pubblico" la sua innocenza e le cattive intenzioni di quei "matti" in toga
nera. Invoca il maglio dell'informazione (che controlla) per intimidirli, umiliarli,
screditarli e la manipolazione dei media (che influenza) per distruggere il passa-
to, oscurare con la menzogna i fatti, lasciar deperire - nell'opinione pubblica - la
memoria. E' "la forza del potere contro la verità", come dirlo meglio? Berlusconi
rivendica il suo potere per eliminare ogni accusa, ogni prova, ogni testimonian-
za e, insieme, degradare a funzione sottordinata ogni altro potere dello Stato che
possa obbligarlo a fare i conti con la "verità". La manovra è addirittura trasparen-
te. "Se [Silvio] non fosse entrato in politica, se non avesse fondato Forza Italia,
noi [di Mediaset] oggi saremmo sotto un ponte o in galera con l'accusa di mafia",
confessa Fedele Confalonieri (Repubblica, 25 giugno 2000). Berlusconi, quell'ar-
ma impropria del potere politico, l'ha agitata senza risparmio.

Delle diciotto leggi ad personam che si è scritto, otto proteggono e rafforzano


i suoi affari, dieci lo tutelano dalla legge. Si è riscritto le regole del processo (i
tempi della prescrizione), dei codici, della procedura (il divieto di appello del
pubblico ministero per le sentenze di proscioglimento). Ha legiferato per abolire
reati (il falso in bilancio), rimuovere i giudici (legittimo sospetto), annullare fonti
di prova (le rogatorie). Infine, per rendersi immune (le leggi "Schifani" e "Alfa-
no"). All'inizio, ha travestito il suo conflitto di interessi con pose umili: "Il pre-
sidente del Consiglio, che è un primus inter pares e coordina l'attività degli altri
ministri, ha l'obbligo morale di astenersi quando sono sul tappeto decisioni che
potrebbero riguardare anche i suoi interessi" (Corriere, 20 settembre 2000).

Oggi, dopo la bocciatura della "legge Alfano", anche questa maschera è caduta e
il capo del governo rivendica di essere "primus super pares". Se ne deve dedurre
che "la legge è uguale per tutti, ma non sempre lo è la sua applicazione", in parti-
colar modo per il capo del governo, "investito del suo ruolo dalla sovranità popo-
lare" (Nicolò Ghedini alla Corte Costituzionale, 6 ottobre 2009). E' la pretesa di
un'indivisibilità della sovranità che eclissa ogni divisione dei poteri istituzionali.
Non c'è nulla di nuovo sotto il sole perché è "un'esperienza eterna" che chi ha
il potere, se non trova un limite, ne abuserà. Stupefacente è che questo avvenga
nel 2009, nell'Occidente liberale, in Italia. Dove con la leggenda di un "accani-
mento giudiziario" (16 processi non 106, come dice il capo del governo), anche
soi disantes liberali possono sostenere che il rispetto delle regole sia più nefasto
della loro violazione o, in alternativa, che per salvare la Repubblica bisogna im-
munizzare un solo cittadino del Paese. Con l'esito - è questo che ci attende, se
Berlusconi la spunterà - di depenalizzare addirittura il reato di corruzione in una
scena pubblica dove è abolita ogni distinzione tra potere legislativo, esecutivo e
giudiziario con la creazione di uno "stato d'eccezione" che annulla e contraddice
ogni aspetto normativo del diritto, anche quello fondamentale di essere eguali da-
vanti alla legge. E' un paradigma di governo che invoca, in nome della sovranità,
"pieni poteri" (plein pouvoirs). Come se potessimo trascurare, anche soltanto per
un attimo, che l'esercizio sistematico dell'eccezione conduce necessariamente alla
liquidazione della democrazia.

Fonti: La repubblica ed Internet tutto. M.L.


Internet
censurato
Il sogno di ogni politico onesto!
APPELLO AL POPOLO
In questi oscuri mesi la Repubblica Italiana è caduta nelle mani d'un
demagogo che appoggia il fascismo, il razzismo, la guerra e che insieme
ad altri suoi gerarchi vuole ed otterà il pieno controllo della Repubblica.
Con costui alla presidenza del consiglio la Repubblica Italiana è caduta
in un oblio di censura, restrizioni delle libertà personali, terrore di co-
loro che dovrebbero preservare la giustizia, e quest'ultima parola, giu-
stizia, con costui a capo del governo non avrà più senso, non ci sarà più
giustizia, non ci sarà più libertà, non ci sarà più futuro.
Non sto parlando di Benito Mussolini ma del Presidente del Consiglio
Silvio Berlusconi.
Sia al Senato della Repubblica che alla Camera dei Deputati non vi sono
opposizioni di tipo socialista né di tipo comunista, in sessant'anni di Re-
pubblica tutto ciò non è mai successo.
Nella Repubblica Italiana la democrazia è morta, quando fu approvata la
legge elettorale vigente che con l'ignoranza delle persone che hanno vo-
tato per lui hanno fatto sì che insieme alla democrazia morissero libertà,
giustizia ed il futuro di noi giovani.
Non guardiamo le parole dei nostri rappresentanti come oro colato, per-
chè tra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare, in questo caso l'oceano, le
promesse non saranno mantenute, i ricchi saran sempre più ricchi ed i
poveri saran sempre più poveri!
Per questo mi rivolgo a chi ancora crede ancora nei valori di
LIBERTA', UGUAGLIANZA e FRATELLANZA!
Mi rivolgo ai miei coetanei che come me VOGLIONO IL MONDO
E LO VOGLIONO ADESSO!
DOBBIAMO INSORGERE CONTRO L'OPPRESSORE!
RIVOLUZIONE!!
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