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20/10/2015

L'Italiasidallosmartworking:incampounagrandeaziendasudue

Marted 20 Ottobre 2015

Direttore Responsabile: Gildo Campesato

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OSSERVATORIO POLIMI

L'Italia si d allo smart working: in campo una grande azienda


su due
In crescita i progetti nonostante la mancanza di norme e regolamenti. Corso: "Ma attenzione
all'effetto moda". Indietro le Pmi, al momento meno interessate.
di Mila Fiordalisi

Nel 2015 il 17% delle grandi imprese italiane ha avviato


progetti organici di smart working. Il 14% in fase
esplorativa, per avviare progetti in futuro, e un altro 17%
ha avviato iniziative legate a particolari profili, ruoli o
esigenze. Quasi una grande impresa su due, in sintesi, sta
andando in modo strutturato o informale verso il nuovo
approccio allorganizzazione del lavoro. Tra le pmi invece
la diffusione risulta ancora molto limitata: solo il 5% ha
gi avviato un progetto strutturato di smart working, il 9%
ha introdotto informalmente logiche di flessibilit e autonomia, oltre una su due non conosce
ancora questo approccio o non si dichiara interessata. quanto emerge dallOsservatorio Smart
Working della School of Management del Politecnico di Milano.
Nonostante lassenza di un quadro normativo (nemmeno in seno al Jobs Act) le imprese vanno
dunque avanti sui progetti, mettendo in discussione i tradizionali vincoli legati a luogo e orario,
lasciando alle persone maggiore autonomia nel definire le modalit di lavoro a fronte di una
maggiore responsabilizzazione sui risultati. Molte organizzazioni nell'ultimo anno hanno iniziato
ad interessarsi e adottare questo approccio, con un effetto positivo su persone, aziende e societ,
soprattutto grazie all'opportunit di ripensare stili manageriali e modalit di gestione ormai
superati dice Mariano Corso, Responsabile scientifico dell'Osservatorio Smart Working -. Le
organizzazioni devono per evitare lerrore di farsi trascinare dalleffetto moda, introducendo un
cambiamento solo superficiale, senza cogliere l'opportunit di ripensare profondamente cultura e
modelli organizzativi per liberare nuove energie dalle persone. Fare davvero smart working, cio,
un percorso lungo e profondo di continua evoluzione. Significa andare oltre lintroduzione di
singoli strumenti e creare unorganizzazione orientata ai risultati, fondata su fiducia,
responsabilizzazione, flessibilit e collaborazione.
Per introdurre lo smart working in un'organizzazione necessario considerare innanzitutto le
proprie specificit interne e cercare una coerenza con gli obiettivi e la strategia di business, per poi
trovare equilibri che vanno incontro alle esigenze e alle aspirazioni delle persone, sfruttando al
meglio le opportunit dei nuovi strumenti digitali, evidenzia Fiorella Crespi, Direttore
dell'Osservatorio Smart Working. Servono la condivisione dei lavoratori rispetto a strategia, valori,
obiettivi e performance, un nuovo approccio dei manager, da controllori a leader degli obiettivi, il
supporto alle persone per decidere autonomamente le modalit con cui svolgere le proprie attivit.
Le organizzazioni che hanno intrapreso questo cammino sono sempre di pi, ma non esiste
un'unica ricetta per tutti: il percorso deve tenere considerare i reali obiettivi e i diversi punti di
partenza.
Parallelamente, emerge sempre dal report, si sta diffondendo anche luso del coworking, di cui si
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20/10/2015

L'Italiasidallosmartworking:incampounagrandeaziendasudue

contano 349 spazi in Italia, 88 nella sola Milano: strutture che offrono luoghi flessibili on demand e
unesperienza di lavoro smart, rivolgendosi ormai non solo a liberi professionisti, startup e
microimprese, ma anche alle aziende pi grandi, con il 71% dei manager che li ritiene
unopportunit anche per organizzazioni strutturate.
IL REPORT IN DETTAGLIO
RIPRODUZIONE RISERVATA

20 Ottobre 2015

TAG: osservatorio smart working, polimi, mariano corso, fiorella crespi


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