Demistificare l uso corrente delle parole un modo per diventare liberi e perci ca mbiare il mondo.Un piccolo libro su una parola controversa. La Repubblica, 20 ot tobre 2015 La parola gender divide. Ci sono parole che a forza di essere brandite come mang anelli, innalzate come bandiere, finiscono per diventare esse stesse strumenti d i aggressione, contundenti, perfino urticanti. Come molte parole straniere, fago citate da una lingua altra che le assimila senza comprenderle e le utilizza senz a spiegarle, esalano unaura di autorevolezza e insieme di mistero, che ne giustif ica luso improprio. Oggi pu capitare che durante una pubblica discussione sulla sc uola un genitore zittisca un docente agitando un foglio su cui c scritto no gender. Come alle manifestazioni in cui nobilmente si protesta contro le piaghe che mina cciano lumanit: no alla guerra, alla pena di morte, al razzismo. La perentoriet del rifiuto di qualcosa che non si saprebbe (n si intende) definire impedisce lavvio di qualunque dialogo. Ma di che cosa stiamo parlando? Lo scontro che negli ultimi tre anni divampato intorno al gender in Italia (ma a nche, in forme simili, in Francia) diventer oggetto di studi di sociologia della comunicazione e psicologia delle masse. Ci si riflettuto poco, finora, forse per sottovalutazione o perch non si stati capaci di comprendere quale fosse loggetto del contendere, n che riguardasse tutti, e non solo gli omosessuali. Chiunque si interessi della circolazione e della manipolazione delle idee non pu non restare stregato e insieme spaventato dalla mistificazione perfetta che si irretita into rno a questa parola, fino ad avvolgerla di una nebbia mefitica. E a occultare il vero bersaglio: la battaglia culturale, ma anche politica e legislativa, per com battere contro le discriminazioni che subisce chi, donna, omosessuale, trans, vi ene considerato inferiore solo in ragione del proprio sesso, del proprio orienta mento sessuale o della propria identit di genere. Lultimo libro di Michela Marzano, Pap, mamma e gender , che esce per Utet, ci spie ga come, quando e perch sia potuto accadere che una concezione antropologica sull a formazione dellidentit (sessuale, psichica, sociale) delle persone abbia aperto una crepa, una frattura profondissima nel nostro paese, e scatenato campagne di prop aganda, informazione e disinformazione mai pi viste da decenni. Fino a trasformar e il gender in uno spauracchio, un fantasma cui chiunque pu attribuire in buona, ma anche in cattiva fede il negativo delle proprie idee, della propria concezion e dellesistenza, e riversare su di esso pregiudizi, fobie e paure che si agitano nel profondo di ognuno di noi. Ricordando con Camus che nominare in maniera corretta le cose un modo per tentare di diminuire la sofferenza e il disordine che ci sono nel mondo, Marzano assegna al libro innanzitutto questo scopo didattico (il volume corredato di un glossario ). Dunque gender un termine inglese, la cui traduzione italiana semplicemente ge nere. entrato in lingua originale nel sistema della cultura universitaria perch d elineava un campo di studi nuovo (gender studies) e perci bisognoso di un proprio nome. Ma poi ha finito per riassumere linsieme delle teorie sul genere estinguen do ogni differenza e sfumatura, anche significativa. Pap, mamma e gender un libro smilzo, di agevole lettura, una bussola utile per or ientarsi nel magma burrascoso di interventi, argomentazioni, polemiche, molte de lle quali vanno alla deriva sulle onde del web. Alla confusione semantica e conc ettuale del dibattito che mescola sesso, identit di genere e orientamento sessual e Marzano oppone spiegazioni essenziali (lABC) che si potevano ritenere acquisite, e invece si sono scoperte necessarie. Si memorizzi ad esempio questa: Quando si p arla di sesso ci si riferisce allinsieme delle caratteristiche fisiche, biologich e, cromosomiche e genetiche che distinguono i maschi dalle femmine. Quando si pa rla di genere invece si fa riferimento al processo di costruzione sociale e cultur ale sulla base di caratteristiche e di comportamenti, impliciti o espliciti, ass ociati agli uomini e alle donne, che finiscono troppo spesso con il definire ci c
he appropriato o meno per un maschio o per una femmina .
insieme un libro di storia culturale e di cronaca contemporanea, in cui le rifle ssioni sulla distinzione tra identit e uguaglianza, tra differenza e differenzial ismo, si affiancano allanalisi del lessico di una petizione presentata in Senato per sostenere una sana educazione che rispetti il ruolo della famiglia, le parole di Aristotele, Bobbio e Calvino vengono valutate come quelle di uno spot contro la perniciosa ideologia gender. un libro di filosofia e auto-filosofia (se posso m utuare questo termine dalla narrativa): perch lautrice non nasconde i propri dubbi (e la critica contro la corrente radicale del pensiero gender) e rivendica lones t intellettuale di dire come e perch giunta a credere a certe cose piuttosto che a d altre. Lesperienza personale chi siamo, come siamo diventati ci che siamo influe nza e sempre indirizza il nostro modo di stare nel mondo. Il pensiero non pu che v enire dallevento, da ci che ci attraversa e ci sconvolge, da ci che ci interroga e ci costringe a rimettere tutto in discussione. Gli essenzialisti affibbiano a chi non riconosce il dualismo tra Bene e Male leti chetta di relativista etico. Ma letica non relativa. Dovrebbe solo essere transit iva. Come Marzano, mi sono chiesta spesso come mai si possa temere che riconosce re ad altri i diritti di cui godono i pi (alle coppie omosessuali di sposarsi o d i avere e crescere figli) sia lesivo di questi. In che modo il matrimonio tra du e persone dello stesso sesso possa sminuire quello di un uomo e di una donna, co me una famiglia differente possa indebolire le famiglie cosiddette uguali. Non s o rispondermi. Per mi viene in mente il finale visionario de La via della Fame , il romanzo che lo scrittore nigeriano Ben Okri ha dedicato alla propria giovane nazione, tormentata dallodio, divisa dai conflitti, e incapace di nascere. Non del la morte che gli uomini hanno paura, ma dellamore... Possiamo sognare il mondo da capo, e realizzare quel sogno. Un sogno pu essere il punto pi alto di tutta una v ita. Ma ci occorre un nuovo linguaggio per parlarci . Ecco, forse abbiamo bisogno di una nuova parola. Lasciamo gender alle rivoluzion i antropologiche del XX secolo: il riscatto dei lavoratori, delle donne, dei ner i, degli omosessuali. Le rivoluzioni sono irreversibili, nel senso che possono e ssere sconfitte, ma non revocate, e i principi che le accendono non tramontano. Troviamo unaltra parola per sognare il mondo da capo.