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PERESTROIKA: LA CRITICA CONTEMPORANEA ALLO STUDIO SCIENTIFICO))

DELLA POLITICA
di Lorenzo Zambernardi

Introduzione
Sin dalle sue origini la scienza politica americana stata percorsa da due
fratture incernc che ne hanno fatto, nella celebre espressione di Gabrid
Almond (1990), una disciplina divisa: la prima di carattere ideologico che
pu essere descritta sul tradizion~e asse destra-sinistra; la econda che corre
lungo il confine tracciato dalle preferenze metodologiche e vede conrrappoto un orientamento di tipo naturalistico a una po-izione anti-naturaListica,
generalmente de critta attraverso la dicotomia tra approcci hard e soft allo
stu<lio della politica.
egli scorsi anni b frattura di natura meLOdologica ricmer:a in superficie dando vita a una delle dispute pi accese nella scienza politica americana
contemporanea, i cui contributi sono oggi raccolti in un volume a cura <li
Kri ten R. Monroe (2005 ) dal titolo assai eloquente Perestroika.' The Raucous
Rebellion in Politica/ Science. infatti la cosiddetLa Pere troika, origim1ri:imente for e un alo in<lividuo ma poi divenuto un autentico movimento, ad
avere lanciato una nuova sfida allo srudio scientifico della politica. Come la
perestroika di Gorbaciov a\cva conttibuito ali'apertura e in un secondo tempo,
alla distruzione del sistema totalitario sovietico, analogamente la Perestroika
auspica l'abbattimento del regime orwelliano (Mr. Perestroika 2000) dominante nell'accademia americana: un sistema in cui la scienza politica definita
dal metodo utilizzato a prescindere dalle effettive capacit di comprensione
dell'universo ociale e in cui la scienza avrebbe cos definitivamente prevalso
sulla politica (Smith 2002). La critica della PerL-stroika si rirn1ge principalmente
,la gestione dell'APSA (American Politica! Science Association), ai criteri <li

Per l'attenta lettura critica di questo saggio desidero ringraziare Filippo Andreatta,
}.,fiche/e Chiaruur; Cristina Dal/ara, Matteo Tm/felli e, in particolare, Piero Tortoki. Aftox
Wendt e i due referee anonimi della Risp.

RIVISTA ITALIANA DI SCIENZA POLITICA - Anno XXXVIII, n. 1, aprile 2008

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Lorenzo Zambernardi

valutazione utilizzati dai referee dell'APSR (American Politica! Science Review)

e al reclutamento professionale negli Stati Uniti. Non si indirizza dunque


,Jla struttura di altre <tssociazioni quali rIPSA Untemational Politica! Science
Association ) e l'ISA Unternationa!Studies Assoation ), luoghi in cui il pluralismo metodologico per cui si batte la Perestroika, es endosi ormai fortemente
radicato, non necessita di una difesa sistematica. Il punto non secondario
poich per la prima volta la critica agli approcci scientifici - di certo non una
novit assoluta nella scienza politica arnericana 1 - non ha scopi puramente
intdlettu;i ma ambisce in modo esplicito a mutare l'organizzazione della
disciplina, intesa come una serie di norme professionali in grado di legittimare
e dc:legittimare le pratiche dei singoli studiosi (Yanow 2005, 200).
Leggere questa disputa come un dibattito esclu ivamente americano
sarebbe, tuttavia, un errore. Essa solle\a questioni che vanno al di l delle
polemiche interne ;,f accademia statunitense e che toccano infatti due temi
d'interesse generale per l'intera scienza politica: l'effettiva scientificit della
conoscenza conseguita da parte di quella disciplina che ha fotto propri i
metodi tipici delle scienze naturali e la difficile relazione che lega filosofia
e scienza politica. A otto anni dalla missiva di Mr. Perestroika, spentesi le
reazioni emotive che essa aveva inizialmente originato, non solo possibile
valutare in modo sobrio e distaccato il contenuto e gli effetti prodotti da
quella critica, ma una tale analisi in grado anche di offrire un punto <li
vista privilegiato per riflettere su due tra i temi pi rilevanti per gli studi
politologici.
Per queste ragioni, il saggio organizzato in due sezioni principali. ella
prima saranno presentate e valutate criticamente le tesi della Perestroika,
con particolare riferimento alle richieste di riforma del movimento e ~le
conseguenze effettivamente prodotte sulla organizzazione della disciplina.
BenchC: queta discussione riguardi esclusivamente l'accademia statuniten e
e non sia pertanto generalizzabile a realt di altri paesi che godono pesso,
come nel caso italiano, di una assai pi elevata eterogeneit metodologica,
non si deve dimenticare che la scienza politica americana la pi in.fluente a
livello mondiale e che probabilmente - anche grazie a relazioni sempre pi
frequenti tra universit statunitensi ed europee - essa eserciter in futuro
una influenza ancora maggiore. Inoltre. il recente simposio appar o sulle

'Cfr. Morgenthau (1946); Crick (1959); Almond e Genco (1977); Ricci (1984). L'unico precedente paragonabile alla Perestroika il Caucus /or a New Politica! Science formato
alla fine degli anni Sessanta da studiosi quali Christian Bay, Hans Morgentbau, Dankwarr
Rustow e Sheldon \'V'olin, le cui origini non erano per di natura accademica ma avevano
w1 contenuto sostanzialmente politico: il principale obiettivo del movimento era quello di
organizzare accademicamente sia la critica al coinvolgimento militare americano in Viemam
sia la lotta per i diritti civili della comunit afro-americana (Dryzek 2006, 490-491).

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La critica contemporanea allo studio Scientifico della politica

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pagine della rivista European P olitical Science, in cui eminenti polologi


europei quali Rein Taagepera e .J osep Colomer hanno affem1ato la necc. i t
di dar vita a una scienza politica che si ispiri maggiormente: a scienze dure:
quali la .fisica, dimostra quanto siano tuttora rilevanti le questioni sollevate
dalla Pcre:troika 2 . ella seconda sezione saranno discussi invece i due temi
opraccitati, ovvero la que rione della cumulatiYiL e <le! progresso dcl sapere
prodotto dagli studi politologici che i sono ispir.1ti al modello delle scie:nze
empiriche e la difficile e tormentata relazione esistente tra filosofia e scienza
politica. Infine, si concluder esprimendo una nota di pessimismo sul futuro
del pluralismo metodologico nell'accademia americana.
L'introduzione di questo dibattito esige un'ultima precisazione che ne
chiarisca l'intento e la struttura: il presente scritto non n una riflessione su
cosa si debba intendere per conoscenza scientifica n un'analisi dei metodi
attraver o i quali una tale cono ccnza dovrebbe e. sere conseguita. Ci per un
motivo fondamentale: la critica avanzata dai membri della Perestroika non
principalmente di carattere metodologico - non siamo dunque di front..: ad
un nuovo dibattito sul metodo, bench tale questione sia di certo al centro
della disputa - ma mira invece ad attaccare lo status acc;1d1:mico di quegli
:tudi che si ispirano al modello delle scienze dure, diventato cos preniricantc
da risultare in fin dei conti immeritato.

Perestroika: questioni americane


ell'ottobre dell'anno 2000 w1 auto-proclamato e tuttora sconosciuto Mr.
Pere troika sped agli organi dell'AP A un e-mail manifesto in cui si
denunciavano il provinciali mo, il metodologi mo, l'auto-referenzialit
e l'irrilevanza pratica della scienza politica americana. Da quelJe brevi ma
influenti parole nato un vero e proprio movimento formato da eminenti
studio i quali Theodore Lowi, lan hapiro.Jame Scott, Thcda Skocpol, Rogcr
Smith e Sven Steinmo, per citare solo i nomi di alcuni di membri pi noti.
Que ti tudiosi, profondamente diversi nelle loro preferenze metodologiche e
anche, da non sottovalutare, nei loro ori..::ntamenti politici, sono uniti da una
profonda in o<ldisfazione nei confronti di quella scienza politica che h.,1 fatto
del rigore scientifico l'ultimo e supremo scopo della ricerca.
Ma che cosa intendono i membri della Perestroika con studio scientifico
della politica? Tale espressione non utilizzata come sinonimo di positivismo:
la maggior parte degli studiosi che si sono uniti al mo,-in1enLo non propugnano
infani orientamenti antiscientifici, ma praticano stili di ricerca positivista in cui

Si vedano Taagepera (2007): Colomer (2007): Grofman (2007).

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Lorenzo Zambernardi

n b matematica impiegata a livello di elaborazione teorica n l'analisi dei


dari utilizzata per confermare o falsificare le iporesi3 . Con studio scientifico
Jella politica. essi intendono l'uso di tecniche matematiche e tatistiche nella
formalizzazione teorica e nel test delle ipotesi. U messaggio di Mr. Perestroika
e il movimento che esso ha contribuito a creare plll1tano co a due principali
bersagli polemici: (a) il tecnicismo metodologico secondo cui l'utilizzo di
particolari approcci a definire cosa sia scienza politica, e (b) gli effetti che la
definizione metodologica della scienza politica ha avuto sulla sociologia della
disciplina e, in particolare, sulla sua organizzazione accademica.
Sebbene le origini di un movimento nato da una e-mail inviata da un
anonimo politologo non aranno probabilmente mai dcl tutto chiare, prima
di discutere nei dettagli le critiche da esso avanzate utile riflettere brevemente sul perch la Perestroika sia sorta nell'autunno dcl 2000. Vi. ano due
ragioni principali che sembrano averne determinato la genesi. In primo luogo. la Perestroika una reazione alla progressiva ascesa della teoria fonnale
nella scienza politica an1ericana - diffusasi inizialmente negli anni Settanta e
Ommta ma che ha raggiunto la sua mas ima espansione nella seconda met
degli anni ovanta - e che ha avuto l'effetto di re -uingere ulteriormente gli
spazi <li quegli studiosi che non guardano alle scienze naturali come modello
metodologico per i propri studi. Se dunque lo. fogo di Mr. Pere troika stato
<li indubbia importanza per la nascita e l'organizzazione del movimento, i
sentimenti di frustrazione di una consistente parte della disciplina avevano
Lm.origine certamente precedente (Green e Shapiro 1994; Walt 1999). In
secondo luogo. fonte d'i pirazione della Percstroika sembra essere tata il
Post-Auttic Economics, movimento gemello, nato nell'e tate del 2000, che
aveva denunciato il formalismo, !"irrilevanza pratica e la posizione egemonica
dell'approccio neoclassico nelle scienze economiche 4 Erano stati infatti per
primi gli cconomi:ti ad adottare i modelli . viluppati dalle cienze naturali
((ohcn 199-!), Jimostrnn<lo. almeno in apparenza. quell'unitariet <lei pensiero scientifico che sta alla base del naturalismo. La Perestroika ha dunque
imitato l'esempio dci colleghi economisti ma, come vedremo, con risuhati che
sembrano. almeno nel breve periodo. nettamente superiori.

Un'importante eccezione Bent Flyvbjerg (2001; 2004) cbe afferma la necessit


di superare qualsiasi concezione positivistica delle scienze sociali e propugna uno studio
della politica fondato sul conceno aristotelico di phro11esis.
4
Sul Post-Autistic Economics vedi bttp:/ /www.paecon.net.

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La critica contemporanea allo studio scientifico della politica

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Contro il tecnicismo metodologico

Edward Mansfield e Richard Sisson (2004, 1) hanno recentemente osservaw


che la scienza politica persegue un duplice copo: da un lato sviluppare un
bacino di conoscenza politica verificabile e, dall'altro, utilizzare tale conocenza per migliorare fa qualit della vita pubblica e privata. Quest'ultimo
obiettivo non rappresenta una novit assoluta per gli studiosi della politica
e non sono neppure specifici della scienza politica americana. Una scienza
politica non interes ara a utilizzare i propri risultati per affronrnre le grandi
questioni politiche del tempo non mai esistita, almeno nelle sue espre sioni
intellettualmente pi elevate: nel Cinquecento Machiavelli elaborava gli arcana
imperii per liberare l'Italia dalla dominazione delle potenze straniere; nel ~ eicento Hobbe - teo1izzava l'ordine politico all'ombra delle guerre Ji religione:
nel Novecento Harold Lasswell tent di elaborare una teoria scientifica della
democrazia in un ecolo in cui la sopravvivenza di raie regime era stata messa
a repentaglio sia d,1 destra che da sinistra. Le grandi opere della scienza politica eia sica e contemporanea sono state sempre pensate come rispo te: alle
condizioni generali della propria epoca.
La cienza politica americana non si distingue negli scopi che persegue e
nell'oggetto di studio, i cui contenuti sono stati influenzati in modo rilevante
dalla realt politica che si trovata a indagare. Ci che invece rappresenta
l'effettiva specificit di tale disciplina l'uso dei metodi tipici delle scienze
empiriche con cui lo tudio della politica :: rato praticato negli Stati Uniti.
orientamento che, dagli anni Sessanta ad oggi, ha ininterrottamente dominato
l'accademia di que to paese: la scienza politica americana in fotti principalmente fonnalizzazione, misurazione e calcolo di fenomeni empirici, e non
dunque solo studio rigoro o e sistematico degli affari politici.
Una tale evoluzione stata di certo incoraggiata sia da politiche dd
governo centrale statunitense - si pensi solo al ruolo assumo dal Behavioral
Sciences Subpanel negli anni successivi alla econda guerra mondiale oppure
al sostegno dell'amministrazione Kennedy al comportamentismo ( Ulmen
1'>84) - sia da istituzioni quali la National Science Foundation e la National
Academy o/ Sciences che sono in1portanti fonti economiche per la ricerca e.
<la non ottovalutare, di legittimazione intellettuale per gli studiosi che vi accedono. Attribuire per a queste istituzioni la responsabilit della diffusione
dell'approccio scientifico sarebbe tuttavia riduttivo se non fuorviante, dal
momento che un tale orientan1cnto stato una caratteri. tica dell'accademia
americana per larga parte del Novecento. Lenorn1e successo che le cienze
nlturali avevano avuto nell'Ottocento infatti incoraggiarono la trn posizione
dcl loro metodo alle di cipline sociali gi negli anni Trema e Quaranta. l benefici effetti dell'impetuoso e rapido sviluppo tecnologico sperimentato dagli
Stati Uniti avevano favorito la genesi di una vera e propria cultura positivi, ta ,

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tuttora e. istente. che prescinde dunque dal ruolo delle istituzioni sopraccitate e
che pervade e influenza in modo simile scienze sociali diverse quali l'economia
e la scienza politica (Amadae e Bueno de Me quita 1999)~ .
pertanto il modo di accostari allo studio della politica a rappresentare
la specificit dello studio politologico praticato negli Stati Uniti. Se fino agli
anni Ottanta l'approccio scientifico poteva essere identificato con l'analisi
quantitativa e con la tradizione comportamentista da cui traeva origine. oggi
ad essa si aggiunta la teoria formale che ha tradono nella lingua della matematica i contenuti delle teorie razionali 0 . Sono state infatti le teorie razionali,
nella loro versione formale, a sembrare l'erede di quello spirito scientifico di
cui era stato per primo interprete il comportamentismo, ma che quest'ultimo
aveva, a detta anche di alcwu dei suoi tessi promotori (Dahl 1961), largamente
di. atteso nei risultati. La scienza politica americana si ispirata principalmente
al modello delle scienze naturali, a tal punto da dare oggi ormai per contato
che il rigore scientifico di un lavoro politologico derivi dalla formalizzazione
matematica dc.Ile teorie e/ o dalla presenza di tecniche statistiche per confermare e falsificare le ipotesi: l'ottimo metodologico raggiunto quando in un
singolo studio sono utilizzate entrnmbc: le tecniche (Laitin 2003 ).
La combinazione <li quelli che. nel contesto americano. sono chiamati
Michigan e Rochc:ster style- rispettivamente I' anali i quantitativa dei dati e la
formalizzazione matematica in cui gli studiosi provenienti dai dipartimenti di
qu<.:ste due univer it si ono nel cor o degli anni distinti - sarebbe il modello
che i politologi dovrebbero seguire per dar vita a un'autentica scienza della
politic. E in effetti se il metodo scientifico applicato a campi diversi quali la

' Sebbene la scienza politica americana sembra avere imitato pi l'economia che le
scienze dure- si vedano a titolo di esempio i classici lavori di Downs (1957), Riker (1963)
e Waltz ( 1979) in cui il riferimento alla teoria economica neoclassica esplicito - le scienze
economiche hanno esercitato tale fascino proprio perch sono riuscite ad adottare con
un certo successo i metodi tipici delle scienze dure (Mirowski 1989): l'economia non
pertanto il modello originario di riferimento dei politologi, che rimane quello delle scienze
naturali . La funzione della teoria economica stata quella di mostrare che anche le scienze
sociali, attraverso il formalismo e l'uso di sofisticate tecniche statistiche, sono in grado di
farsi scienza.
" Le teorie razionali - principalmente scelta razionale, scelta pubblica e scelta
sociale - non fanno necessariame.nte uso della formalizzazione matematica e infatti la
teoria formale solo uno dei modi con cui rappresentare i meccanismi causali postulati
da queste teorie.
' Esiste per una spaccatura assai profonda tra i cultori dell'analisi quantitativa e
i teorici fom1ali che ba origine in due diverse concezioni della scienza - rispettivamente
ern pirismo e razionalismo - parzialmente rappresentata dalla critica avanzata nei confronti
deUa scelta razionale da Donald Green e lan Shapiro nel loro influente Pathologies o/Ratio110! Cho;ce Theory (1994). Inoltre, bene ricordare che la formalizzazione matematica non

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La critica contemporanea allo studio scientifico della politica

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fisica la chimica e la medicina ha prodotto notevoli successi, perch mai non


potrebbe raggiW1gere traguardi sin1ili in can1po ociale e politico?
Per contro, il movimento della Perestroika afferma che il tecnicismo
metodologico non sinonimo di scienza. Gli studio i hanno indubbiamente
p rodotto metodi pi sofisticati e precisi che, per, sembrano aver contribuito
scarsamente alla conoscenza del mondo politico: l'uso di metodi scientifici
non deve e ere infatti confuso con il prodotto di tale tecniche. e il risultato
finale non buono, ovvero se non otteniamo una vera e propria conoscenza
<lcll'W1i\erso sociale, l'u o rigoroso degli strumenti tipici delle scienze naturali
non deve essere considerato W1 valore in s daJ momento che W1 metodo ha
sempre uno copo strwnentale: l'obiettivo rimane quello di ottenere o incrc:mentare la conoscenza dell'W1iverso sociale8. Ma, obiettano i membi-i della
Perestroika, tale obiettivo stato largamente disatteso.
La que tione dei metodi e dei contenuti, viene osservato, strettamente
conne a all'organizzazione accademica e professionale della di -ciplina: gli studi che utilizzano tecniche matematiche hanno infatti w1a mc1ggior probabilit
tli ssere pubblicati nelle pi impoi-tanti riviste speciali_ tiche quali l'APSR e
l'AJP (American Joumal of Politica! Science). Per ragioni riconducibili alla
ociologia della scienza politica e non alla effettiYa conoscenza ac4uisita.
affermano i membri della Perestroika, gli studi formali e quantitativi sono
si tematicamente favoriti nelle procedure di re.foraggio (Ka za 2000, 737-/38) .
Non olo essi sarebbero stati pertanto incapaci di generare W1a vera conoscenza
degli affari politici, ma avrebbero contribuito a delegittimare metodi che non
fanno u o alcW1o della matematica e della statistica quali l'approccio torico,
le analisi etnografiche e interpretative e gli studi del caso.
Bench tale critica possa apparire come W1a eccessiva generalizzazione
che non tiene in dovuta considerazione l'eterogeneit metodologica csi:tente
in sorto. ertori della scienza politica come le Relazioni internazionali, in cui i
lavori costrultivisti (generalmente inclini a non adottare i metodi tipici delle
scienze dure) sono diventati om1ai parte integrante del mainstream della disciplina, i numeri relativ:i alle pubblicazioni nelle pi in1portanti riviste americane
sembrano avvalorare la critica avanzata dalla Perestroika: dal 1991 al 2000
solo il 5% degli articoli pubblicati ull'APSR di carattere qualitativo (PionBerlin e Cleary 2005. 306): nell'AJPS la loro frequenza dcl 2,6 % nel biennio
2000-2001, del 6,9 % nel 1995-1996, del-l % nel 1990-1991, quando invece nel

un metodo teso a confermare o falsificare ipotesi e, infatti, molti studi formali utilizzano
metodologie qualitative come test delle loro teorie, cfr. Kydd (2005 ).
In Wl celebre articolo pubblicato su Science, Herbert Simon ( 1980) aveva infatti
argomentato che il progresso delle scienze sociali misurabile in relazione al progresso
nelle tecniche di studio, e, dunque, non nelle effettive conoscenze conseguite tramite
l'adozione di tali tecniche.

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Lorenzo Zambernardi

1960-1961 arri\'avano addirittura al 75 % (Kasza 2005, .343 ). Il cambiamento,


avvenuto nel corso degli ultimi decenni, nei criteri di pubblicazione delle due
pi importanti riviste politologiche americane un fatto dunque indi. cutibile9. La questione non puramente accademica poich la pubblicazione
degli articoli in tali riviste a detemunare la carriera dei giovani politologi: le
preferenze metodologiche contribuirebbero cos a determinare chi otterr le
cauedre nc:lle pi prestigiose universit americane e I' attuale lite accademica
sarebbe riuscita a creare le condizioni epistemologiche per auto-riprodursi. In
quc::to modo. gli scienziati politici subiscono pesanti pre sioni profc siomi
ad utilizzare nelle loro ricerche hl teoria form;e e le tecniche quantitative.
Esattan1entc perch la scienza politica ci che i politologi fanno, la
definizione di ci che scienza, e dunque di ci che pubblicabile, diventa
fondamentale nel produrre le preferenze metodologiche della pro . ima generazione di studiosi (Schwartz-Shea e Yanow 2002) . L'identificazione della
scienza politica con le tecniche matematico-statistiche celerebbe un disegno
egemonico che marginalizza tutti coloro che utilizzano tecniche qualitative. A
tale propo:iw. Stanley Hoffu1ann ha dichiarato di se stes o e dei suoi colleghi,
che non adottano orientamenti scientifici, che oggi nessuno di noi riuscirebbe
a diventare profe. sore di ruolo (cit. in Cohn 1999, 26).
Nonostante vi siano differenze di parere su alcune questioni, i membri
della Perestroika concordano - visti i . uccessi, a loro parere. modesti dei
colleghi scienziati - -ulla necessit di un maggiore pluralismo metodologico
(Rudolph 2005 ) ,lo scopo di iidare dignit intellettuale ad approcci quali il
metodo storico-tradizionale, gli studi etnografici e interpretativi, le analisi concettuali e tipologiche. approcci che hanno goduto negli ultimi due decenni di
assai scar:a considerazione. Non si chiede pertanto la sostituzione dell'attuale
regime metodologico con un altro regime, ma pi modestamente una
~cienza politica metodologican1ente pluralista. I teorici formali e gli tudiosi
quantirntivi devono con tinuare a sviluppare i loro modelli e le loro ricerche,
ma l'ortodossia metodologica imposta o tacitamente accettata dai loro cultori
ha una natura essenzialmente anti -intellettuale in netto contrasto con lo spirito
liberale che dovrebbe regnare nell'accademia (Diarnond 2002, 2) .

Citare esclusivamente i dati relativi ali' APSR e ali' AJPS e tralasciare, per esempio,
rivi te quali World Politics e <<lnternational Security>> non un caso di palese selection
bias (on the dependent variable), dal momento che solo le prime due sono riviste che pubblicano articoli che fanno riferimento a tutti i quattro sottosettori della scienza politica, al
contrario delle ultime due che pubblicano invece articoli di Politica comparata e Relazioni
internazionali. lnolrre. l' APSR e l'APJS, essendo le riviste ufficiali delle due pi importanti
associazioni politologiche americane, esercitano un ruolo particolarmente rilevante ncl job
market americano.
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La critica contemporanea allo studio scientifico" della politica

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Se a molti potr apparire che un appello al pluralismo sia oggi uperfl.uo, perch ampiamente condiviso nella disciplina, sar bene ricordare che
studiosi illustri e influenti come David Laitin (2003) di Stanford non solo
hanno e pn.: so dubbi sulla validit <li tale principio, ma hanno addirittura parlato dei pericoli a cui il plurali. mo metodologico pu condurre. Lo
:cetticismo nei confronti del plurnlismo sembra. inoltre:, essere un cleml'.nlo
per istente nella disciplina americana. Gi Charles P.1erriam (1921), uno dei
padri del comportamenti mo, aveva astenuto con forza che solo artraverso il
upcramento del pluralismo metodologico esistente nella scienza politica. che
a suo parere era in uno stato di reale anarchia tra gli anni Vt:nti e Quaranta
dd secolo scor o, essa avrebbe potuto trasformarsi in una autentica scienza
in grado di mettere finalmente ordine nel caos della politica. All'inizio degli
anni Ottanta, in maniera analoga, \X'illiam Riker aveva notato, con w1a ct:rta
soddisfazione, che la scelta razionale stava rinmovendo gli altri paradigmi
dalla disciplina (in Amadae e Bueno de Mesquita 1999, 291). L'idea per cui
il pluralismo metodologico sarebbe un grave impedimento alJ,1 costruzione di
un'autentica scienza della politica sembra essere pertanto una te i ricorrente
nel discorso politologico americano che periodicamente si ripresenta sotto
forme diverse.
Al fine di evitare che stili di ricerca alternativi a quelli scientifici \'C:ngano con iderati marginali, il movimento della Perestroika ha sollecitato gli
organi dell'APSA a rivedere i criteri di pubblicazione degli articoli dell"APSR
(Steinmo 2005), ha richiesto un maggior spazio per la teoria politica ( chram
2005) e ha, infine, esercitato pressioni per concedere ai membri del movin1ento
spazi nell'Editoria/ Board (Rudolph 2005) della stessa rivista. In que to modo
la critica della Perestroika si politicizzata, facendosi movimento <li pressione
con il fine dichiarato di mutare l'organizzazione della disciplina.

Le conseguenze della Perestroika


Ad appena otto anni dall'e-mail manifesto di Mr. Perestroika non possibile
valutare in modo definitivo se il movimento, a cui lo sconosciuto politologo
ha dato vita, abbia prodotto cambiamenti durevoli oppure e i mutamenti
avvenuti siano di pura facciata. Una fase di riorganizzazione della scit:nza
politica americana oggi per certaniente iniziata.
Gi nella primavera del 2002, Theda Skocpol nomin un gruppo di st udio (Task Force on Graduate Education l, rnpprL:Sen tativo di diverst: tradizioni
metodologiche e presieduta da Christopher Achen (un sofisticato studioso
quantitativo) e Rogcr mith lun autorevole menibro della Perestroika), con
l'obiettivo di produrre proposte per migliorare l'insegnamento post-laurea
(graduate) della scienza politica. el 2004 il gruppo di studio ha pubblicato

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Lorenzo Zambernardi

un rcport in cui molte delle critiche della Perestroika sono state pienamente
accolte. Ai punti nn. 3, .+, 5 e 6 di quel documento si o serva rispettivamente
che la complessit della politica richiede l'utilizzo di una pluralit di metodi
(pluralismo metodologico), che le questioni etiche e normative sono centrti
allo studio della politica (importanza della teoria politica), si ottolinea la neces it di studiare temi e aree che sono state troppo a lungo ignorate (rilevanza
pratica della scienza politica), e infine si auspica che i lavori politologici siano
scritti per un pubblico pi Yasto di quello attuale e siano pertanto veicolati in
lingue comprensibili anche ai non -speciali ti (critica al tecnicismo) 10 .
Da segnalare sono, inoltre, i cambiamenti di tipo istituzionale: alcuni
membri dell'Editoria! Board dell' APSA provengono dalle file della Perestroika;
sulle pagine dell'APSR compaiono articoli dal basso contenuto scientifico;
infine Perspectives on Politics, una nuova rivista dell' APSA, stata pubblicata con lo scopo esplicito di creare spazi maggiori per approcci alternativi a
quelli quantitativi e formali (Hochschild 2005\.
Oltre alle importanti novit sopraccitate. la critica della Perestroika ha
contribuito a rilanciare lo stile di ricerca qualitativo, fornendo ad esso una
rinnovata legittimit metodologica: gli ultimi sei anni sono stati infatti de critti
<la Andrcw Bennet e Colin Elman (2005) come la rinascita della ricerca qualitativa. Proprio in que to periodo istituzioni accademiche. quali la sezione
qualitati\a dell'APSA (APSA-QM) e il Consortium 011 Qualitative Research
Methods ((QRMl. la cui sede l'Arizona State Uni\'ersit) sono state create
al fine di approfondire lo studio delle diverse metodologie qualitative 11
Questo rinnovato interesse per una metodologia che aveva perduto
parte della sua legittimit scientifica stata dapprincipio una reazione diretta
al tentativo compiuto da King, Keohane e Verba (1994) di imporre una logica
unica della ricerca fondata sui criteri tipici degli studi quantitativi. Nell'ormai
clas. ico Designing Social Inquiry, e. :i avevano infatti sostenuto che la ricerca
qualitativa a\Tcbbe dovuto adottan:: i medesimi criteri metodologici dcll'anali. i
statistica. 11 libro pu considerarsi come la suprema fase di quella dottrina, gi
identificata e criticata da Sartori (1970) alla fine degli anni Sessanta, secondo
cui la ricerca qualitativa non va affinata nella sua specificit metodologica ma
deve essere guidata dai criteri utilizzati dagli studiosi quantitaci\ i. A questa
opuazione. studiosi autorevoli quali]ohn Gerring (2001; 2005), Henry Brady
e David Collier (2004), e AJexander George e Andrew Bennett (2005 ) hanno
risposto chiarendo e affermando la specificit e i vantaggi della metodologia
1,

Si veda APSA Ta<>k Force On Graduate Education (2004).


Per una discussione dettagliata delle istituzioni accademiche statunitensi rivolte
allo studio della ricerca qualitativa, cfr. Elrnan (2008).
10

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La critica contemporanea allo studio Scientifico della politica

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qualitativa che sta nell'identificazione e osservazione dei meccanismi causali


attraverso tecniche quali il process tracing 12 .
Anche. e sarebbe eccessivo attribuire w-Ucamente alla Perestroika i meriti
della rinascita della ricerca qualitativa. tuttavia fuori questione il rilcvctnte
contributo politico che il movimento ha fornito al rilancio di questo stile di
ricerca. La Perestroika infatti riu cita a gettare le fondamenta istituzionali
necessarie per consolidare all'interno della disciplina l'interesse per il metodo
qualitaLivo un interesse che avrebbe altrimenti corso il ri chiodi essere :olo
di breve periodo.

Perestroika: questioni generali


Come si accennato nell'fotroduzione. la criLica mossa dalla Perestroika ol trepassa i confini nazionali dell'accademia americana, toccando questioni di
interesse generale per l'intera disciplina, quali l effettiva scientificit della cono cenza conseguita da quella scienza politica che si ri chiama ,J modello delle
scienze empiriche e la difficile relazione esistente tra filosofia e scienza politica.
Alla discussione di tali temi saranno dedicati i prossimi due paragrafi.

Scienza politica e progresso scientifico


Misurare il successo della scienza politica nei temlini di conoscenza accumulata
non solo un operazione ardua da condune in que ta sede, ma un tema
ch e si rivelato estremamente difficile da trattare anche quando gli si sono
dedicati interi studi monografici. Tuttavia riscontrabile un elemento costante
e assai significativo che emerge nelle discussioni sui progressi conseguiti dalla
scienza politica: vi un permanente e generale disaccordo sulla conoscenza
del mondo politico generata dai politologi, tant' che in un recente studio si

12
Molti dei recenti studi sulla metodologia qualitativa concepiscono la spiegazione
come identificazione dei meccanismi causali che producono un particolare fenomeno
empirico (Brady e Collier 200-t; George e Bennett 2005; Bennett e ELnan 2006; Mahoney
2007). e infatti si escludono le tecniche sperimentali - peraluo utilizzate in poche aree
della cienza politica - e il caso speciale di causalit simultanea - quando non vi successione temporale tra X e Y - fornire una spiegazione adeguata significa anche identificare
empiricamente il funzionamento dei meccanismi che producono il fenomeno oggetto d'indagine. Il vantaggio relativo degli studi qualitativi facile da comprendere: solo un 'analisi
approfondita di uno o pochi casi in grado di mostrare lesistenza dei meccanismi postulati
pi o meno esplicitamente da una particolare teoria. Per un parere critico sulla rilevanza
dei meccanismi causali, cfr. Beck (2005).

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42

Lorenzo Zam bernardi

preferito descrivere la storia della disciplina nei termini di evoluzione e non

di progresso (Mansfield e Sisson 2004).


Uno sguardo al sotto. ettore delle Relazioni internazionali, in cui il tema
del progresso scientifico stato dibattuto in modo esplicito e sistematico
(Vasquez 1997; El man e Elman 2003) u. mette in luce quanto sia profondo
ed esteso il disaccordo sul sapere conseguito anche quando esista un accordo
sui criteri epistemologici con cui giudicare del successo o del fallimento dei
diversi corpus teorici esistenti . Sono i criteri di demarcazione elaborati dal
filosofo ungherese Imre Lakatos ( 197 O) - ovvero la Metodologia dei programmi
di ricerca scientifici (MSRP) - ad essere riconosciuti dai temici delle relazioni
internazionali come gli strumenti da utilizzare per comprendere il progre o
dei propri programmi di ricerca. Il punto per Lakatos non la falsificazione
di una singola teoria - a suo avviso non esiste il cosiddetto caso cruciale con
cui si pu rifiutare una teoria una volta per tutte - ma come le teorie che
appartengono a un programma di ricerca reagiscono alle falsificazioni: cio
se riescono a superare le anomalie senza dover cambiare il <<nucleo centrale
(hard core) del programma di ricerca. modificando dunque solo la cintura
protettiva (protective belt) formata da ipotesi ausiliarie che invece sono flessibili e suscettibili di corrczione 1,. Solo quando i.I numero di anomalie aun1enta
drasticamente e non vi sono ipotesi ausiliarie compatibili al nucleo centrale
che riescono a dar conto delle anomalie stesse. il programma di ricerca e le
teorie al suo interno devono essere abbandonate per uno migliore. Lakato
suggerisce pertanto che le teorie non devono essere valutate olo sulla base
della realt empirica. ma il confronto deve essere trilaterale (three-comered
test), ovvero tra aLneno due teorie e la realt empirica: le teorie non devono
essere testate solo contro i fatti, ma anche contro altre teorie.

1
> Nonostante esistano numerosi studi sul sapere politologico generato dagli studiosi
di politica comparata. essi sono spesso raccolte cli interviste a eminenti studiosi-dr. Munck
e Snyder (2007) - oppure analisi in cui non vengono adottate regole comuni con cui valutare in modo sistematico il progresso della disciplina. cfr. Farr et af. (1995) e Mansfield
e Sisson (2004). In enuambi i casi la sciemifcit delle teorie non stabilita sulla base di
criteri oggettivi, ma sono i politologi stessi ad esprimere liberamente il loro giudizio su
cosa sia conoscenza e cosa non lo sia. Questo tipo di operazione, che ha il merito indubbio di far conoscere ai colleghi le preferenze dei pi impananti srudiosi, non pu essere
considerato tuttavia un metodo rigoroso per decidere del progresso della disciplina poi ch
non si fonda su alcun criterio sciemifco, ed infarri descritto da lmre Lakatos (in Lakacos
e Feyerabend 1995) come l'equivalente di una giuria che giudica senza leggi e che diventa
cos potenzialmente arbiuaria.
14
Un programma di ricerca formato da altri due elementi: una euristica negativa
che protegge il nucleo centrale da possibili critiche e una euristica positiva>> che invece
suggerisce al ricercatore come elaborare e sviluppare le teorie all'interno del programma
di ricerca .

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La critica contemporanea allo studio scientifico,, della politica

43

L'adozione dei criteri suggeriti da Lakatos non ha, tuttavia, generato


accor<lo . ul progresso della disciplina. Se infatti tutti i principali esponi.:nti
<lelle pi importanti scuole delle Relazioni internazionali riconoscono come
progressivi i propri programmi di ricerca (Di Cieco e Levy 2003; Keohanc e
Martin 2003; Lee Ray 2003; Moravcsik 2003; chweller 2003 l e, pertanto.
tutti sarebbero scientifici e cumulativi, allora forse nessuno di loro lo per
davvero. Inoltre, alcuni di quegli stessi studiosi hanno dichiarato che i programmi di ricerca dei loro awersari intellettuali sarebbero degenerativi e
dunque al di fuori dell'impresa scientifica (Vasquez 1997; Legro e Moravcsik
1999; chwcller 2000, 176). Tutto ci mostrn che anche quando esistono
regole comuni da impiegare per giudicare la bont scientifica delle teorie,
i.:s e non sembrano in grado cli decidere <lei successo o dd fallimento di un
programma di ricerca, a tal punto che il giudizio -ulla conoscenza con:eguita, bench nece-sario per una <li -ciplina che vogli,1 essere una scienza, pare
e sere un 'operazione irrealizzabile. Nel e.un po delle Relazioni internazionali
la cumulativit del sapere esiste soltanto all'interno di alcuni filoni teorici
come, ad e empio, nell'istituzionalismo secondo Keohane e Martin (2003 ),
nel liberalismo secondo Moravcsik (2003) e nel realismo neo-classico secondo Schweller (2003 ), ma non nelJa disciplina in generale in cui le divisioni.
pe. so anche di carattere meta-teorico, come nel caso del razionalismo e del
costruttivismo (\Xlen<lt 1999, 115-125), sono t.ili da impedire la creazione di
una autentica scienza della politica.
Ora, il consenso su ci che appiamo non sinonimo n di verit n di
conoscenza scientifica poich ci si potrebbe accordare su ci che falso e,
come ha notato Lowi (2005, 49) in relazione al comportamentismo, potrebbe es ere il consenso, in un complicato processo politico, a produrre unJ
cienza illusoria. Tuttavia, il consenso un elemento nece:sario cli un sapere
politologico che vuole essere cumlativo, obiettivo esplicito dei cultori <lei
metodi scientifici (Simon 1980, 72). Anche nelle scienze naturali, si dir, il
con en. o u ci che:: conosciamo h,1 spesso vita breve e, anzi, non ono proprio
la fallibilit del sapere scientifico e il suo essere continuamente sottoposto a
scrutinio ad essere elementi che definiscono la scienza? Se la geniale e assai
precisa teoria di Newton stata modificata da quella di Einstein e Heisenberg,
e anche queste ultime sono state poi me se in <liscussione, perch mai le cienze
sociali dovrebbero fare differenza ed essere giudicate secondo criteri che non
impieghiamo neppure per le scienze durerLa correttezza di queste considerazioni indubbia come del resto lo
l'impo, ibilit di una cono cenza assoluta e compiuta del mondo politico, ma
tuttavia non solo un epediente retorico sostenere che le differenza tra il
ucces o delJe scienze naturali - la cui prova principale la capacit sempre
maggiore di prevedere e controllare il mondo naturale (Putnam 1975) - e
gli a ai pi mode ti risultati conseguiti dalle scienze soci.ili sarebbero scm-

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44

Lorenzo Zambernardi

plicementc una questione di grado? E in effetti non solo i politologi hanno


sistematicamente fallito nel preve<lere i pi importanti eventi degli ultimi
trent anni - si pensi solo alla rivoluzione iraniana, alla fine della guerra fredda
e all'invasione irakena del Kuwt - ma spesso i dibattiti _che hanno segnato
lo sviluppo della disciplina sono finiti pi per noia e stanchezza intellettuale
che per le effetti\'e conclusioni raggiunte, conclusioni che peraltro rimangono in uno stato di genera.le e permanente critica a tal punto da rendere lo
studio della politica una scienza pre-paradigmatica (per utilizzare i termini
di un filosofo, Thomas Kuhn, che, a dir il vero, non pi molto in voga tra i
politologi). ivialgrado non vi siano dubbi che la conoscenza della politica ia
incrc:mentata - si pensi al numero <li infomrnzioni empiriche accumulate e
facilmente accessibili in data set quali Polity e il Correlates of War Project cos come aumentata la preci ione delle tecniche metodologiche che oggi
pos. iamo utilizzare. continuiamo a disporre di un patrimonio di propo izioni
esplicative incompatibili tra di loro e su cui e. iste un limitato con. enso. Tant'
che, :enza timore di e sere contraddetti, si potrebbe affermare, parafra ando
.la celebre frase del commediografco latino Terenzio, che ci sono tante teorie

quanti scien::.iati politici.


ost<.:nere, inoltre, che l'assenza di accordo u ci che conosciamo. arcb be da attribuire alla relativa gi<w inezza della disciplina. come spe o tato
affermato (Hill 2004 ; Colomer 2004; Laitin 2004 ), significa, nel migliore dei
casi, dimenticare o. nel peggiore. ignorare che tale argomentazione almeno
v<:cchia cli duecento anni, poich fu formulata e avanzata - in rigoroso ordine
cronologico- da Saint-Simon. Karl Marx eJohn Stuart lvlill (O ren 2005, 3).
L'idea secondo cui i limitati successi dello studio scientifico della politica derivnebbero dalla non completa adozione delle tecniche tipiche delle cienze
naturali : una tesi che regolam1c:nte lppare nella storia delle cienze sociali. A
questo proposito, Charles Taylor ha arcasticamente osservato che le scienze
. ociali sono state costantemente descritte come se vivessero in uno stato di
permanente infanzia kit. in Oren 2005, 3). Inoltre, questa linea difensiva
produce l'effetto assai negativo di proteggere le teorie da qualsiasi fallimento
preseme. creando paradossalmente, almeno dal punto di vista del progresso
scientifico, una barriera protettiva che rende difficile distinguere tra ci che
conoscenza scientifica e opinione, uno degli originali e pi importanti scopi
perseguiti dai cultori del metodo scientifico. Una strategia che ricorda quella
adottata dai marxisti che, per giustificare l'assenza della rivoluzione proletaria,
erano soliti affermare che essa sarebbe arrivata in futuro; e che richiama anche
la pi recente tesi del teorico neoreal ista kenneth 'X'altz (2000) secondo cui
nei prossimi decenni si forme r un equilibrio di potenza per contrastare
1'1.:g<.:monia americana. In modo m1alogo alcuni dei sostenitori delle tecniche
scientifiche invocano il futuro per giustificare i loro insuccessi presenti. Lo
psicologo sociale Philip Tetlock (1999; 2005) ha o. servato, a t<e propo ito,

\VWW.torrossa.it For non-commerciai use by authorized users only. License restrictions app1y.

La critica contemporanea allo studio "scientifico della politica

45

che la tesi per cui il futuro ci dar ragione la tipica giustificazione urilizzara
da chi non vuole ammettere gli errori delle proprie analisi.
Se all'inizio degli anni Quaranta e Cinquanta, quando la scienza politica
era principalmente descrittiva e legalistica, le argomentazioni rclatin: alla
propria presunta giovinezza apparivano legittime, oggi a circa sessanta anni
di distanza e se hanno perduto gran parte della loro forza retorica. I limitati
ucce i della scienza politica nello \ iluppare una conoscenza minimammte
paragonabile a quella generata dalle scienze naturnli uggcrisce infatti che i
metodi e gli scopi di que te ultime non portano a risultati altrettanto apprezzabili quando sono applicati all'universo sociale. Inoltre, dovrebbe indurre
ad una certa riflessione il fatto che anche alcuni di coloro che in passato
avevano propugnato lo studio scientifico della politica hanno oggi mutato
radicalmente avviso. Giovanni Sarrori, che stato a suo stesso dire ia un
sostenitore dell'approccio scientifico sia un fautore del modello economico,
ha infatti recentemente dichiarato di essere assai dispiaciuto di ~w1.:r combattuto dalla parte della cienza (Sartori 200-i, 785 )1'. Nello stesso ani colo
dal contenuto altamente polemico. Sartori ha osservato, a proposito delruso
<lelle tecniche statistiche, che la precisione quantitativa solo apparenti:<: ha
dato vita a un gigante dai piedi di argilla sempre pi grande privo di una
meta precisa (ibidem , 786).
Se dunque i membri della Perestroika non sembrano averi: avuto torto
nel sotenere che i successi degli approcci che i sono rifatti al modello delle
scienze dure non siano stati cos trionfali da giustificarne l'egemonia nella
di ciplina, necessario, tuttavia, muovere Lma critica alla Perestroika che pare
avere, nella foga polemic<l, contribuito a rafforzar<: !"ingannevole.: divi:ione
Lra cienza e non-scienza, una contrapposizione contraria ai propri propos1t1
iniziali. La polemica contro la scienza non solo in1precisa <: fuorvianlc.:.
<lai momento che raccoglie in un 'unica categoria stili di ricerca assai diversi
fra di loro come l'analisi dei dati e la teoria formale. Ma ha avuto anche la
con eguenza parado sale di portare argomenlazioni a favore di quella tesi,
criticata esplicitamente da alcuni membri della Perestroika (Flyvbjerg 2001;
hapiro 2002 Yanow 2005), che descrive la scienza nei termini di un modello
unitario, con regole precise che debbono essere sempre seguite a prescindere
dalla specificit dell'oggetto di studio 16 . Nell.attacco contro l'approccio scien0

u Gi tra gli anni Sessanta e Settanta, Sanori (1970) aveva, tunavia, criticato la

quantoma11ia tipica della senza politica americana.


16
Recenti analisi della storia della senza suggeriscono che essa non portatrice di
un modello metodologico unitario, poich gli scienziati hanno modificato, pur mantenendo
un elevato status scientifico, le loro esigenze di rigore e i metodi impiegati nella ricerca. on
sembra pertanto essere l'uso di parcolari metodi a determinare la linea di demarcazione
tra scienza e non scienza. cfr. Psillos (1999).

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Lorenzo Zambernardi

tifico allo studio della politica, la Perestroika ha contribuito in questo modo


a consolidare rerronea distinzione tra scienza e non-scienza che precedentemente avern proprio avuto l'effetto di delegittimare i metodi soft all'interno
dell'accademia americana.
n pericolo che si corre nell'ingrandire e congelare questa frattura quello
di dan: ta a un pluralismo metodologico sordo e banaLnente tollerante. La
Pere:rroika vuole invece incoraggiare la combinazione Ji diver i metodi anche
all'interno di un singolo st udio, dando vira a quello cheJarnesJohnson (2002.
2-15) ha chiamato engaged pluralism. La polemica contro i co id detti scienziati
non ha infatti lo scopo di introdurre nella scienza poliLica un radicale relativismo metodologico fondato sul criterio feyerabendiano del qualsiasi cosa va
bene, ma invece di dar credito a diversi stili di ricerca quali quello qualitativo
nelle sue molteplici versioni e a legittimarne la combinazione 17 .

L' abbandono della teoria politica


Secondo i membri della Perestroika, l'enorme preoccupazione per la metodologia, che ne ha quasi fatto un valore in s e non pi w1 semplice trumcnro
per comprendere il mondo politico, ha accresciuto l'interesse per il margin~e
e per que rioni dalla dubbia rilevanza politica (Smith 2002, 30; Sanders 2005) .
Le aree infatti che non sono suscettibili di formalizzazione matematica o di
mi:urazione e manipolazione quantitativa 'engono esclu e perch il loro .>tudio
non sarebbe in grado di condurre a risultati scientifici. L'enorme interesse
per la metodologia e la matematica e il tempo neccsario da investire per apprenderne le sofisticate tecniche hanno inevitabilmente sacrificato sull'altare
delle generalizzazioni universali la conoscenza della storia, della cultura e
della lingua di particolari paesi e popolazioni , necc saria per comprenderne
le specificit politiche, geografiche e storiche. A tale proposito Stanley Hoffmann, un fiero sostenitore del metodo storico-tradizionale che non pare ancora
essersi convertito all'orientamento scientifico, ha ironicamente osservato che
lo tudio ideale nella scienza politica contemporanea l'analisi compara ta
della regolazione sanitaria della pasta in centocinquanta pae i. In questo
modo c' un sufficiente numero di casi per raggiungere una generalizzazione
e non si deve neppure mangiare uno spaghetto: ci che bastano sono i dali
(in Cohn 1999, 31 ).

17 Se interpretato non ideologicamente, il mono del filosofo della scienza Paul


Feyerabend (1993 ). per cui qualsiasi cosa va bene. suggerisce un approccio pluralista e
pragmatico alla questione dei metodi da adonare nella ricerca scientifica, simile dunque
a quello proposto dalla Perestroika.

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La critica contemporanea allo studio Scientifico della politica

47

Il trade-off tra rigore scientifico e rilevanza politica e la scelta in favore


del primo sono riconosciuti e rivendicati con un certo orgoglio da molti politologi americani. A parere di Robert Keohane ( 200~ ) la scelta tra i due scopi
inevitabile: se si vuole evitare di trJ fom1are la cienza politica in gio111;1lismo
e commenco popolare>> necessario optare per il rigore sciencifico sacrificando
!"importanza dell'oggetto di cudio. Keohane sembra dunque suggerire - se
si traggono le estreme ma logiche conclusioni del suo ragionamento - che
sia meglio es ere degli scienziati che producono risultati poco rilevanti che
intellettuali che trattano e discutono, in modo esplicitamente non scientifico,
dei grandi problemi politici del momento. Una scelta che a parere di molti
membri della Perestroika pare, a dir poco, discutibile. Con ci non . i vuole
uggerire che gli scienziati sociali dovrebbero interessarsi esclusivamente alle
grandi questioni politiche della propria epoca - quella della Pere troi.ka non
vuole essere una apologia dcl presentismo - ma pi semplicemente difendere
dalle accuse di giornalismo e cronaca politica quella categoria di studiosi che
.i occupa di t<i temi e pubblica in riviste considerate professionalmente poco
rigorose come Foreign Policy e Foreign Affairs (\Xlalt 2005, 39l.
Ma la teoria politica ad avere sofferto maggiormenLe ddl"egemonia
degli approcci quantitativi e form.1li ( hapiro 2002 ), a tal punto che, in alcuni
dipartinienti di cienza politica, il suo in egnamento stato per diversi anni
quasi completamente abbandonato (Kasza 2001, 598)18 . Poich in molte delle
opere classiche del pensiero politico mal si di tinguc.: tra giudizi di valore e: giudizi di fatto, poich iloro autori attingono da dati geografici e temporali troppo
limitati per stabilire leggi universali (si pensi a Machiavelli che fondava le sue
;mali i principalmente sulla sola storia di Roma), i politologi contemporanei
hanno mostrato una generale indifferenza per la teoria o filosofia politica. In
alcuni tu<liosi quello che un legittimo disinteresse per questa disciplina si
tra formato in esplicita e radicale repulsa. Per esempio, classici del pensit:ro
politico quali Machiavelli e Montesquieu sono per Joscp Colomer autori <li
tesi ambigue e confuse che non potrebbero mai essere pubblicale sulle rivite politologiche contemporanee. La storia del pensiero politico. continua
Colomer, una perdita di tempo, ed inspiegabile come i cosiddetti autori
classici pos ano essere equiparati allo stesso livello - o addirittura a un livello
superiore - dei sofisticati studiosi contemporanei (2004, 794) 19 .
Interpretare, tuttavia, la storia del pensiero polico come una sorta <li
proce . o di sterminio in cui i pensatori sono gradualmente eliminati perch

1 In questo articolo teoria politica e f.losofa politica sono utilizzati come sinonimi,
come del resto avviene nell'accademia americana. Come ha recentemente ricordato Angelo
Panebianco (2004, 247 ), per Giovanni artori la teoria politica invece un tertium ge1111s
che va distinto sia dalla scienza politica che dalla f.losolia politica.
19 Corsivo mio.

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48

Lorenzo Zambernardi

sarebbero -olo gli ultimi ad essere i depositari della verit, porta inevitabilmente a distorcere il valore e la funzione della teoria politica, che non intende
occupar:i di verit da dimostrare comi: quelle matematiche e geometriche.
Anche tralasciando il fatto. tutt'altro che trascurabile, che Mach iavelli e
Montesquieu elaborarono le loro tesi ambigue nella forma di tipologie
fondate su analisi storiche ed empiriche. lamentare e, addirittura, considerare
confuse quelle tesi non significa solo ignorare i limiti oggettivi nei dati a
disposizione degli autori classici- talch tra cinquanta anni, sulla base di nuovi
dati e tecniche stalistiche, si potr probabilmente muovere a Colomer la ste a
critica che egli ha mosso a Machiavelli e Montesquieu - ma significa, ancor
pi gravemente, non comprendere il ruolo che p.otenzialmente in grado di
svolgere la riflessione politica dei classici. Come un critico della separazione
tra scienza e teoria pol itica ha scritto all'inizio degli anni-Novanta:
Con !"emigrazione della teoria politica al suo arcipelago intellettuale e
profes ionale. da cui fa solo qualche visita occasi0nale ... la scienza poli tica ha
perduro gran parte delle. ue capacit autocritiche. E la teoria politica ha perduto
la connessione con la parte principale della realt istituzionale che la lega indirettamente a!Ja politica (Gunnel 1990. 37l.
Negare il valore della teoria politica significa infatti tagliare le radici da
cui la -cienza pol itica ba tratto le proprie origini e la propria vitalit. In tctlc
recisione giace la totale incapacit di comprendere il vero ruolo della filosofia
politica che non scoprire la verit ma, nelle parole di un avversario ante
litteram del comportamentismo, continuare a sollevare i problemi perenni
della politica e rif01mularne le perenni verit alla luce dell'esperienza contemporanea (Morgenthau 1962, 48) . Lo studio del pensiero politico non
di cc:rto in grado di fornire rispo te e soluzioni alle gravi questioni attua li,
ma una scienza politica sconnessa dalla filosofia incapace di comprendere
il contenuto dei quesiti perenni che la polilica pone, di conoscere le ri:po te
che in epoche diverse sono state fornite a tali problemi e, infine, di considerare
la precariet delle soluzioni adottate.
La teoria politica, collegando il pre. ente con il proprio sviluppo storico.
dovrebbe influenzare, secondo i membri della Perestroika, l'agenda futura
della scienza politica. Nello spirito di Max \\leber che in La scienza come professione aveva mostrato come il giudizio su ci che ritenuto rilevm1te studiar
dalla scienza non fosse e non potesse essere fondato su criteri scientifici, si
conclude afferm ando che la teoria politica dovrebbe stare al centro, e non
alla periferia. della scienza politica.

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La critica contemporanea allo studio Scientifico della polrtica

49

Conclusioni
Lo copo della Percstroika non n di deplorare n di scoraggiare lo studio
della politica tramite l'uso dei metodi tipici delle scienze empiriche, ma quello
invece di mostrare che i risultati conseguiti da tale orientamento non sono stati
cosl fruttuosi da giustificarne legemonia nella disciplina. Se, dunque, l'utilizzo
dell'approccio scientifico non ha contribuito a costruire una autentica scienza
della politica, se, inoltre, ha screditato tecniche, quali quelle qualitative, assai
utili per indagare rilev;mti questioni empiriche come i meccanismi cau <W, e se,
infine, tale impresa ha dato vita a una scienza sconnessa dalla filosofia politica
da cui essa aveva inizialmente tratto origine, ebbene il pluralismo meco<lologico
invocato dalla Perestroika pare essere un valore da difendere e istituzion.Jizzare in modo permanente o, almeno, fintantoch non si prover che i metodi
scientifici sono superiori agli approcci qualitativi e non formali.
I mutamenti avvenuti nella cienza politica americana negli ultimi sei
anni dovrebbero indurre a un giustificato ottimismo in tutti coloro che credono nel pluralismo metodologico. Ciononostante tali cambiamenti. se letti
in una pro pettiva storica, potrebbero essere destinati a durare soltanto nel
breve periodo. Il movimento della Pere troika infatti stato preceduto. soprattutto nell'ambito delle Relazioni internazionali, da altri critici che hanno,
pe r, fallito nei loro obiettivi polemici. La prima valutazione negativa dello
studio scientifico della politica era stata lanciata negli anni Quaranta da Hans
Morgenthau nel suo I.: uomo scientifico versus la politica di potenza (1946) che
- ebbene sia una delle critiche pi articolate allo scientismo - stata e tuttora
rimane genernlmente ignorata nella disciplina. Il secondo giudizio negativo,
avanzato durante il secondo grande dibattito delle Relazioni internazionali,
quello di Hedley Bull (1966) e Stanley Hoffmann (1959) < positivismo di
autori quali Morton Kaplan e Karl Deutsch 20 . Come si accennato. entrambe
le critiche non sono riuscite ad arginare l'avanzata degli approcci scientifici
nell'a ccademia ame1icana che, negli anni immediatan1ente successivi. i ono
infatti diffusi estesamente. Se da un lato ci segnala l'ininterrotta esistenza <li
una minoranza di scettici nei confronli del tecnicismo metodologico, dall'alm:i
lato, ci mo tra che il mito delle scien::.e dure non stato una malattia infantile
della cienza politica an1ericana, bens pare esserne un elemento costitutivo e
fondante . In questo senso, gli spazi conquistati dalla Perestroika potrebbero
es ere destinati a restringersi ancora una volta, ma oggi - vista la sempre maggiore integrazione a livello globale della disciplina - tale evoluzione avrebbe
potenziali conseguenze negative anche su realt accademiche di altri paesi .

20
Su quel dibattito si vedano i seguenti contributi italiani, cfr. Pasquino (1969) ,
Bonanate (1973), Panebianco (1973 ).

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50

Lorenzo Zambemardi

I temi emersi nel dibattito cL cui ci si occupau m questo aggio


suggeri cono cbe, seppure la cienza politica italiana soffra di alcuni
indubbi problemi (Lucarelli e Mcnotti 2002; Plmpcr e Radaelli 200-l),
almeno per quanto riguarda il pluralismo metodologico essa non gode <li
un pessimo tato di salute ed auspicabile cbe anche in futuro pre ervi la
propria pluralit di stili e metodi. evitando processi di omologazione il cui
costo intellettuale si dimostrato essere pi elevato del valore dei ri ultati
conseguiti. Vale la pena ripetere, a mo di conclusione, che con ci non si
vuole difendere un plurnlismo anarchico e banalmente tollerante, bens inc0raggiarc w1 pluralismo consapevole in grado cL dare vita a combinazioni
metodologiche Yirtuose che, giu. to sottolineare, nell'accademia italiana
sembrano tuttora mancare.

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