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Propriet meccaniche dei materiali

Obiettivi
Imparare definizioni e terminologie relative alle propriet
meccaniche dei materiali
1. Capire il comportamento meccanico dei materiali sottoposti
a sollecitazioni semplici
2. E, ovviamente, capire le relazioni tra microstruttura e
propriet meccaniche
1. Metalli
2. Ceramici
3. Polimeri
4. Compositi

Propriet meccaniche dei materiali

Le propriet meccaniche dei materiali ne determinano il


comportamento quando siano applicate forze e carichi. La
risposta dei materiali alle forze applicate dipende dal tipo di
legami, dallorganizzazione strutturale di atomi e molecole e
dal tipo e numero di difetti.
Per tale motivo, le propriet meccaniche sono molto sensibili al
tipo di processo a cui sottoposto un materiale. Si noti,
inoltre, che il tipo di sforzo ed il modo in cui viene applicato
possono influenzare il comportamento di un materiale in
misura superiore di quanto facciano la composizione chimica, il
trattamento termico o la temperatura.

Tutti i materiali, dal punto di vista della capacit di sostenere


carichi, possono essere suddivisi in 3 grandi categorie:
Materiali elastoplastici (metalli strutturali)
Materiali viscoelastici (materie plastiche, gomme, vetro,
cemento ed altri materiali amorfi)
Materiali elastici (cristalli ionici e covalenti)
Tale suddivisione rispecchia i meccanismi coinvolti nella loro
deformazione sotto carico.
In buona sostanza sono 3 le tipologie fondamentali di
deformazione coinvolti nella risposta di tutti i materiali
ingegneristici a forze applicate:
Elastica
Plastica
Viscosa

Sforzo e deformazione
Ogni forza o carico applicato ad un materiale si traduce in
sforzi, ogni spostamento indotto si traduce in deformazioni
del materiale.

Sforzo
Lo sforzo rappresenta lintensit della forza di reazione in ogni
punto di un corpo in seguito allimposizione dei carichi di
servizio, delle condizioni di fabbricazione e di cambiamenti
termici. Lo sforzo viene misurato come la forza agente per
unit di area di un piano.

F
= lim
A0 A

= sforzo
F = forza
A = area

Le forze possono essere statiche o dinamiche. Lo stato degli


sforzi statici di fondamentale importanza nellingegneria
strutturale.
Ogni stato tensionale statico in un corpo pu essere descritto
completamente in termini di 3 sforzi definiti su tre piani
passanti per il punto e mutuamente ortogonali.
I 3 casi pi importanti sono:
1. Trazione o compressione assiale (gli sforzi agiscono in
ununica direzione)
2. Trazione o compressione biassiale
3. Trazione o compressione triassiale

Qualunque sia lo stato tensionale, sempre possibile


individuare 3 direzioni principali in cui gli sforzi sono normali
(di compressione o trazione).
In generale, comunque, considerato un qualunque punto di un
corpo, gli sforzi che agiscono sui piani passanti per tali punti
non sono normali a tali piani, ma hanno componenti normali
e tangenziali (o di taglio)
Gli sforzi sono compressivi se tendono a portare le varie parti
del materiale a maggior contatto, sono di trazione se
tendono a separare le varie parti del materiale, sono chiamati
di taglio quando sono paralleli ad un piano immaginario
passante per un punto.

Deformazione
Lalterazione della forma o dimensione di un corpo in seguito
alla presenza di uno sforzo chiamato deformazione
In analogia agli sforzi, esistono 3 tipi principali di deformazione:
a trazione, a compressione e a taglio.
Le deformazioni si esprimono in termini adimensionali come
millimetri/millimetri o in percentuale
dove

L = L L0

Deformazione a compressione:C = L/L0 dove

L = L0 L

Deformazione a trazione:

T = L/L0

Come si pu notare, lo
sforzo di trazione
determina una
contrazione
perpendicolare alla sua
direzione, mentre quello
di compressione causa un
allungamento

La deformazione a taglio rappresenta lampiezza dellangolo


determinato dalla variazione di inclinazione di un certo piano
soggetto ad uno sforzo di taglio puro rispetto ad una linea ad
esso perpendicolare:

Langolo pu essere assunto uguale al


rapporto aa/ad
Si pu dimostrare che lo sforzo di taglio
equivalente ad uno stato tensionale
prodotto da una trazione in una direzione
(bd) ed una compressione di uguale
valore nella direzione perpendicolare (ac)

Una deformazione di taglio puro si verifica in


seguito ad una torsione

AB
AC

(per piccole deformazioni)

AC = L
AB = r

r
L

Elasticit

Un materiale si definisce elastico quando la deformazione


prodotta in un corpo viene totalmente recuperata allatto della
rimozione della forza che lha indotta
La relazione, in campo elastico lineare, tra sforzo e
deformazione definita dalla legge di Hooke, la quale
stabilisce che lo sforzo proporzionale alla deformazione
(elasticit lineare) e indipendente dal tempo
Tale legge trova applicazione nei materiali a comportamento
elastico, nel limite di deformazioni estremamente piccole

Legge di Hooke generalizzata


Se consideriamo un volumetto infinitesimo di un materiale
soggetto ad uno stato tensionale, lo stato di sforzo in quel
punto del materiale pu essere individuato con 9 componenti,
3 per ciascuno degli assi di riferimento del cubetto elementare

Si possono individuare 3 sforzi


perpendicolari alle facce del cubo e 6
componenti tangenziali:

xx xy xz

Componenti dello sforzo agenti


sul piano di normale x

yy yx yz

Componenti dello sforzo agenti


sul piano di normale y

zz zx zy

Componenti dello sforzo agenti


sul piano di normale z

Da considerazioni di equilibrio, discende che:

yx = xy ; yz = zy ; xz = zx
Quindi lo stato tensionale in un punto pu essere specificato in modo
completo attraverso 6 componenti indipendenti:
3 componenti normali (xx, yy, zz)
3 componenti tangenziali (xy, yz, xz, )
Per convenzione, gli sforzi normali si considerano positivi se di
trazione e negativi se di compressione

Per ogni componente dello sforzo vi una


componente della deformazione
Lo stato di deformazione in un punto , in analogia, definito
attraverso 6 componenti:
3 componenti normali (xx, yy, zz)
3 componenti di taglio (xy, yz, xz, )
In un materiale anisotropo uno sforzo di compressione pura (ad es. xx)
non determina necessariamente una deformazione pura di
compressione (xx), ma pu anche determinare ogni altro tipo di
deformazione

Nel caso di materiali isotropi ogni sforzo determina la


corrispondente deformazione
In un materiale anisotropo una singola componente dello sforzo
pu determinare pi di un tipo di deformazione

Quindi, in generale, le relazioni lineari elastiche tra


componenti dello sforzo e della deformazione sono dati
dalla seguente forma generalizzata della legge di Hooke:

xx = C11 xx + C12 yy + C13 zz + C14 xy + C15 xz + C16 yz


yy = C21 xx + C22 yy + C23 zz + C24 xy + C25 xz + C26 yz
zz = C31 xx + C32 yy + C33 zz + C34 xy + C35 xz + C36 yz
yz = C41 xx + C42 yy + C43 zz + C44 xy + C45 xz + C46 yz
xz = C51 xx + C52 yy + C53 zz + C54 xy + C55 xz + C56 yz
xy = C61 xx + C62 yy + C63 zz + C64 xy + C65 xz + C66 yz

Se ne deduce che vi sono 36 possibili costanti elastiche


Si pu, comunque, dimostrare che:

C12 = C21 ; C13 = C31 ; C32 = C23 e cos via


Vi sono solo 21 costanti elastiche necessarie a definire il
comportamento elastico-lineare di un materiale anisotropo
privo di qualunque simmetria (cristalli triclini)
Il numero di costanti elastiche si riduce allaumentare della
simmetria.
simmetria ORTOROMBICA

9 costanti indipendenti

simmetria TETRAGONALE

6 costanti indipendenti

simmetria ESAGONALE

5 costanti indipendenti

simmetria CUBICA

3 costanti indipendenti

materiale ISOTROPO

2 costanti indipendenti

Queste costanti sono anche denominate MODULI ELASTICI

Moduli elastici (o di elasticit)

1) Modulo di elasticit a trazione E

E = T/T
2) Modulo di compressibilit (bulk modulus) K
K=

sforzo

=
deformazione volumetrica V /V0

definito come il rapporto tra pressione idrostatica e


cambiamento relativo di volume risultante. V0 = volume
iniziale

3) Modulo di rigidezza o di taglio G

G=

= sforzo di taglio
= deformazione a taglio

4) Unaltra costante elastica importante il modulo di Poisson

Esso definito come il rapporto tra la deformazione di


contrazione laterale e lallungamento quando un corpo
soggetto a trazione uniassiale
deformazione laterale
=
deformazione longitudinale
Nel caso di un materiale isotropo a comportamento elastico
lineare, solo due di questi moduli sono sufficienti a
descriverne il comportamento; gli altri due possono essere
calcolati noti che siano i primi due

Relazione tra modulo K e modulo E

C
A

Si cosideri un cubetto sottoposto ad uno


sforzo di trazione (T). Il cubo si allunga
nella direzione CD e la deformazione
longitudinale pari a T = T/E (legge di
Hooke).
Allo stesso tempo si avr una contrazione
nelle direzioni AB e CB determinando delle
deformazioni di contrazione trasversale
pari a T nella direzione AB e T nella
direzione CB

Se consideriamo un volume unitario iniziale, il volume del cubo


dopo la deformazione sar pari a:

(1 + T )(1 T )(1 T ) = 1 + T 2 T 2 T 2 + 2 T 2 + 2 T 3
Che, per T piccoli, diviene: 1 + T 2 T = 1 + T (1 2 )
V = 1 + T (1 2 ) 1 = T (1 2 )
Se applichiamo ora degli sforzi di trazione di uguale intensit
anche nelle altre due direzioni mutuamente ortogonali, vista
lisotropicit del materiale, si ricava che la variazione totale di
volume pari a:V

= 3 T (1 2 )

Poich, per definizione,

K = sforzo/(V/V) e poich V unitario:

E
K=
K=
3 T (1 2 )
3(1 2 )

Per i materiali
isotropi

Se il volume di un materiale non cambia in seguito a


compressione (materiale incomprimibile), allora :

V = 0 1 2 = 0

1
=
2

K =

Cio, per un materiale incomprimibile, il modulo


infinitamente grande

Relazione tra modulo G e modulo E


Con procedimenti analoghi si ottiene che:

G=

E
2(1 + )

1
1
1
=
+
E 9K 3G

Per i materiali incomprimibili (es. gomme)

Per i materiali
isotropi

E=3G

Nel caso di liquidi puramente viscosi, lunico modulo


elastico che pu definirsi K

Esemplificazioni
Caso generale:

xx C11

yy .
zz .
=
xy .
xz .

yz C61

. . . . C16 xx

. . . . . yy
. . . . . zz

. . . . . xy
. . . . . xz

. . . . C66 yz

Per un cristallo singolo CUBICO => 3 costanti indipendenti

xx = C11 xx + C12 yy + C12 zz


C C C

0
0
0
12
12
11
yy = C12 xx + C11 yy + C12 zz
C12 C11 C12 0
0
0

zz = C12 xx + C12 yy + C11 zz


C12 C12 C11 0
0
0

C=

0
yz = C 44 xy
0
0 C44 0
0

xz = C 44 xz
0
0
0 C44 0
0

0
0
0
0
0
C
xy = C 44 yz

44

Per un materiale ISOTROPO, 2 costanti indipendenti

xx = ( + 2G ) xx + yy + zz
yy = xx + ( + 2G ) yy + zz
zz = xx + yy + ( + 2G ) zz
xy = G xy
xz = G xz
yz = G yz
Per un carico uniassiale in direzione x:

xx = E xx

poich

yy = zz = yz = xz = xy = 0

yy = zz = xx

E
(1 + )(1 2 )
E
G=
2(1 + )
=

con:

Il valore dei moduli elastici dipende dallentit delle forze


interatomiche ed intermolecolari: i moduli di elasticit di
composti covalenti sono molto elevati. Solidi amorfi molecolari
(gomme e alcune materie plastiche) e cristalli molecolari hanno
valori dei moduli relativamente bassi
Inoltre, in genere, i moduli tendono a diminuire allaumentare
della temperatura

Uneccezione a tale comportamento quello delle gomme e di


alcuni polimeri che presentano un incremento del modulo con la
temperatura: ci legato alla natura prevalentemente entropica
(piuttosto che energetica) dellelasticit
Nel caso di materiali anisotropi occorrono pi di due costanti
elastiche per caratterizzare il comportamento meccanico.

Ad es., nel caso del legno, occorrono 9 costanti elastiche: 3


moduli di elasticit (longitudinale, EL, radiale ER, tangenziale
3 moduli di Poisson e 3 moduli di rigidezza G
Nel legno

EL >> ER ed ET

ET)

Deviazioni dal comportamento elastico lineare


Il comportamento elastico lineare di solito osservato solo per
deformazioni molto piccole. Infatti, in molti casi landamento
curvilineo ed il modulo pu ottenersi dalla tangente o dalla
secante alla curva sforzo-deformazione e, ovviamente, cambia
con la deformazione.

In figura riportato il caso di


tre tipologie di cemento, a
titolo di esempio.

Le gomme sono anchesse caratterizzate da


comportamento elastico non lineare che si
estende per range di deformazioni che sono
1000-10000 volte pi grandi rispetto agli
altri materiali

Effetto termoelastico
Quando un campione metallico viene stirato rapidamente, il
suo volume aumenta e la sua temperatura diminuisce. Se il
campione rimane sottoposto al carico costante per un tempo
sufficiente, si riscalda sino a raggiungere la T ambiente e si
espande (linea AB)

Se poi si scarica il materiale alla stessa velocit di carico, esso


si contrae adiabaticamente (linea BC); la sua temperatura
aumenta ed il volume diminuisce. Se lo si mantiene per un
tempo sufficiente in tale stato, esso si raffredda sino a T
ambiente contraendosi ulteriormente (linea CO)

Se invece un campione viene deformato a trazione ad una


velocit tale che la sua temperatura si mantiene costante, il
modulo di elasticit isotermo sar rappresentato
dallandamento OB come pu notarsi dalla figura (a), il modulo
adiabatico (linea OA) pi elevato di quello isotermo (linea OB)
Nella pratica, le deformazioni non sono mai adiabatiche poich
c sempre uno scambio termico con lambiente circostante ed
il diagramma sforzo-deformazione assume la forma riportata in
(b).

Questo comportamento isteretico legato allenergia


dissipata come calore durante il carico e scarico del
materiale. Tale riscaldamento o raffreddamento del materiale
associato alla deformazione denominato EFFETTO
TERMOELASTICO e pu essere rappresentato dalla relazione:

ET
T
=


CV (1 2 )
S

Dove: T

= cambiamento di T con la deformazione, , ad


entropia, S,costante (trazione o compressione adiabatica)

= modulo di Poisson

= densit

= coefficiente di espansione termica

= modulo di Young

CV

= Capacit molare a volume costante

Quasi tutti i materiali si espandono per riscaldamento, pertanto

> 0 e (T )S < 0 , indicando che allaumentare della


deformazione la T decresce.
Per le gomme negativo ed, in contrasto con i metalli, le
gomme si riscaldano in trazione e lorientazione delle
macromolecole accompagnata dallevoluzione di calore.
Quando il carico viene rimosso le molecole tendono a riportarsi
nella condizione iniziale assorbendo energia e questo comporta il
raffreddamento

Anelasticit

carico

deformazione

scarico

effetto
anelastico

tempo

Come illustrato in figura, quando un


materiale caricato, presenter una
certa deformazione elastica costante,
1, seguita da una deformazione
elastica differita o ritardata, 2, nel
corso del tempo t, che tende
asintoticamente ad un valore finale
Se si rimuove il carico, vi un recupero
elastico istanteneo della deformazione,
1, seguito da un recupero ritardato, 2

Tale comportamento pu derivare a causa di diffusione di atomi


interstiziali o di atomi sostituzionali o a causa di difetti al bordo
dei grani cristallini o a causa delle dislocazioni
Questo effetto di elasticit ritardata detto EFFETTO
ANELASTICO

Giochiamo a fare gli ingegneri


Progettazione in campo elastico
Flessione elastica di travi

F
F

La teoria della trave elastica fornisce landamento dello sforzo


indotto dal momento flettente M =F x come

M
d 2u
= y=E 2
I
dx

(i)

I il momento di inerzia della sezione, definito come


I=

y 2 dA

sezione A

La massima freccia, calcolata integrando la (i), vale

FL3
=
C1EI

Progettazione di una trave leggera e rigida, soggetta a flessione

Hp: imponiamo la forma della sezione della trave, per semplicit,


ad esempio, quadrata di sezione A=b x b

La funzione obiettivo sulla massa


La rigidezza

m = AL = b 2 L

F C1EI
S= = 3

Il momento di inerzia

b4
I=
12

Per una data lunghezza L, la rigidezza S viene ottenuta


modificando la geometria. Eliminando b nella funzione obiettivo

1/2

! 12SL3 $
! $
m =#
& L # 1/2 &
"E %
" C1 %
Le grandezze S, L e C1 sono tutte definite. I migliori materiali
per una trave leggera e rigida sono quelli che presentano il
valore pi basso di

/ E1/2

Se vogliamo lavorare massimizzando lobiettivo, invertiamo

E1/2
Obmax =

E1/2
Obmax =

E1/2
Obmax =
Cm

Plasticit e flusso
Molti materiali, quando sollecitati oltre un certo limite,
mostrano una deformazione permanente non recuperabile
Essa chiamata DEFORMAZIONE PLASTICA ed il risultato di
uno spostamento permanente di atomi o molecole o gruppi di
atomi e molecole dalle loro posizioni reticolari originali
Gli atomi e le molecole che si sono spostati non fanno ritorno
nelle posizioni originarie, una volta rimosso il carico
Se un materiale, sottoposto ad un carico costante di entit
sufficiente, mostra una deformazione che aumenta in modo
continuo, tale fenomeno viene denominato FLUSSO. Il flusso
un fenomeno tipico di sostanze liquide e gassose sottoposte ad
uno sforzo di taglio. Tuttavia, anche molte sostanze solide
possono mostrare flusso, se sottoposte per un tempo
sufficiente a carichi elevati

Nella maggior parte dei casi, i materiali


allo stato solido mostrano un
comportamento elastico, a basse
deformazioni, che precede lo scorrimento
plastico. Tale comportamento riportato,
in termini del tutto schematici, in figura,
dove rappresentato un comportamento
elastico ideale seguito da uno plastico
ideale

Il meccanismo di deformazione plastica sostanzialmente


diverso nel caso di un solido cristallino rispetto ad un solido
amorfo
I materiali cristallini subiscono deformazione plastica in seguito
allo scorrimento relativo dei piani cristallini in direzioni definite
Nei materiali amorfi la deformazione plastica si verifica quando
singole molecole o gruppi di molecole scorrono le une rispetto
alle altre

Deformazione plastica di un cristallo singolo


Nella maggior parte dei casi lo scorrimento plastico in cristalli
singoli si verifica per slittamento relativo dei piani cristallini, in
seguito allazione di sforzi di taglio
Direzione del
carico

Piano di slip
Direzione
di slip

Lo slittamento (slip) rappresenta uno


spostamento rilevante di una parte
del cristallo rispetto ad unaltra ed
avviene lungo particolari piani
cristallografici ed in particolari
direzioni cristallografiche (piani e
direzioni di scorrimento)

Come abbiamo gi discusso i


piani di slip sono di solito
quelli a maggiore densit di
impaccamento. Ad es.
ricordiamo che metalli fcc
hanno 4 piani indipendenti di
slip (1 1 1), ognuno
contenente 3 direzioni di slip
=> 12 sistemi di scorrimento

I sistemi di slip pi frequenti


per 3 strutture tipiche sono
riportati in tabella

Struttura

Piano di
slip

Direzione
di slip

fcc

(1 1 1)

<1 1 0>

bcc

(1 1 0)

<1 1 1>

hcp

(0 0 0 1)

<1 1 2 0>

Sforzo critico di taglio


Riprendiamo un altro concetto gi introdotto: un cristallo
soggetto ad un carico di trazione che agisca in una certa
direzione sottoposto ad una forza di trazione che pu essere
scomposta in una componente normale al piano discorrimento
ed una componente di taglio che giace su di esso
Direzione del
Se con indichiamo langolo tra il piano di
slip e la direzione del carico, larea di tale
sezione pari a A/sin (dove A larea
della sezione retta). Lo sforzo che agisce
sul piano di slip , pertanto, (F/A)sin. La
sua componente tangenziale =(F/

A)sincos

= (F/A)sincos = Tsincos

Lo sforzo di taglio sul piano di scorrimento
massimo quando = 45

max = T/2

carico

Normale
al piano
di slip

Direzione di slip
Piano di slip

Sforzo critico di taglio

F cos

A' =

A
cos

Definizione della
componente di sforzo di
taglio risultante, , che
direttamente produce la
deformazione plastica (con
azione di taglio) come
risultato dellapplicazione
di uno sforzo di trazione,
.
F cos F
= cos cos = cos cos
A / cos A

c < cos cos

Si pu, a questo punto, valutare la componente dello sforzo


su una delle direzioni di slip lungo la linea mn. Tale
componente nella direzione di scorrimento (DS) determina lo
scorrimento se supera un valore critico denominato sforzo di
taglio critico

DS = cos

Condizione di scorrimento

DS > critico

T sin cos cos > critico

Ci sono condizioni di flusso plastico possibile per un cristallo


quando DS < critico
Questo fenomeno, che introdurrremo pi avanti,
denominato CREEP ed avviene in corrispondenza di velocit
di deformazione molto basse e di temperature piuttosto
elevate
Com ovvio attendersi da quanto illustrato in precedenza,
bench critico sia una caratteristica del materiale e della
specifica direzione di slip, lentit dello sforzo di trazione (F/
A) necessario ad indurre scorrimento nel cristallo, dipende
dallorientazione del piano di slip e della direzione di slip
rispetto a quella del carico

In altre parole, valori diversi dello sforzo di trazione sono


richiesti, in dipendenza del valore di e , per causare
uno sforzo di taglio che, quando risolto lungo la
direzione di slip, ha un valore

> critico

Se consideriamo materiali policristallini, poich ci sono


molti cristalli, orientati a caso, si verificher sempre la
circostanza che un grosso numero di piani di scorrimento
siano orientati in modo tale da favorire lo scorrimento,
indipendentemente dalla direzione del carico
anche importante notare che lo scorrimento determina
sia un moto traslatorio lungo i piani di scorrimento, che
una rotazione del campione rispetto allasse del carico.
Pertanto langolo tra asse del carico e piano di slip cambia
nel corso della trazione

TWINNING
Lo scorrimento non lunico tipo di deformazione che pu avvenire
in un cristallo. Alcuni cristalli possono deformarsi per twinning
(dallinglese twin, gemello => creazione di zone gemelle)
In pratica, quello che accade che gli atomi di una parte di un cristallo
soggetto ad uno sforzo si riorganizzano cos che una parte del reticolo
diviene immagine speculare di unaltra parte. Ogni piano atomico trasla nella
stessa direzione per un ammontare proporzionale alla sua distanza dal piano
di twinning
In genere, il twinning richiede sforzi di
taglio pi elevati dello slip; in genere
relativamente poco importante nei
fenomeni di deformazione plastica.
Diviene importante laddove, come nei
metalli a struttura esagonale (Mg) i
sistemi di scorrimento sono in numero
limitato. Il twinning pu essere causato
da impatto, trattamento termico e da
deformazione plastica. frequente in
hcp e bcc

Resistenza ideale a taglio di un cristallo


Ci proponiamo di valutare critico per un singolo cristallo.
Consideriamo un cristallo idealmente perfetto di un metallo ed
individuiamo due file di atomi dello stesso
Lo sforzo necessario a produrre
uno slittamento di entit x una
funzione di x ed aumenta sino al
raggiungimento del valore
massimo (critico)
Lulteriore slittamento si verifica in
corrispondenza di uno sforzo
decrescente
La curva sforzo-deformazione pu
approssimarsi con una curva
sinusoidale di lunghezza donda
pari alla distanza interatomica (d)

= critico sin

2 x
d

Per piccoli valori di x (piccole deformazioni) possibile applicare la


legge di Hooke:

Gx
,
a

avendo posto =

x
a

Se consideriamo x piccoli, si pu inoltre assumere


2 x 2 x
Gx
2 x
sin

=
CR

d
d
a
d

CR

Gd
2 a

Calcoli pi precisi indicano che, in realt, la resistenza teorica di un


metallo compresa tra G/30 e Gd/(2a), valori che sono di molte
volte pi grandi del valore effettivamente riscontrato
sperimentalmente
Si introdotto il concetto di deformazione plastica per moto delle
dislocazioni, per spiegare tale incongruenza

Dislocazioni e deformazione plastica


Le forze richieste per far muovere una dislocazione sono molte
volte pi basse di quelle occorrenti a superare il limite elastico
di un cristallo perfetto
Si pu, infatti, dimostrare che lo sforzo necessario a
determinare il moto di una dislocazione e, quindi, lo
scorrimento plastico, paria a:

P N
con w =

2 a
2 w
= G exp
= G exp

b
(1 )b
a
ampiezza della dislocazione
1

Sforzo di
PEIERLS
NABARRO

Energia delle dislocazioni


Le dislocazioni possiedono una certa energia deformazionale,
associata al lavoro di deformazione elastica fatta sul cristallo
Nellintorno della linea di dislocazione, sono dunque presenti
degli sforzi. C, dunque, nel materiale, uno stato tensionale
associato alla presenza delle dislocazioni, che si somma allo
stato tensionale determinato dalle forze esterne

Dislocazioni e resistenza allo scorrimento


La facilit con la quale si muovono le dislocazioni per effetto di uno
sforzo applicato determinano la duttilit del materiale
Generalmente i materiali metallici sono resistenti a scorrimento
plastico o quando la densit delle dislocazioni bassa o quando il
moto delle dislocazioni impedito
Infatti il critico aumenta se sono presenti degli ostacoli. Tali ostacoli
possono essere: particelle di precipitati, atomi in soluzione solida,
confini dei grani cristallini, altre dislocazioni (vedi, ad es., il caso della
lavorazione a freddo che determina un aumento della resistenza allo scorrimento
plastico tramite la creazione di una foresta di dislocazioni)

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