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Z.

NOTE STORICHE IN RELAZIONE AL PENSIERO EBRAICO DEL NOVECENTO


A.
Massimo Giuliani, Il pensiero ebraico contemporaneo, Brescia, Morcelliana, 2003.
Biblioteca di Filosofia: 3L.JUD.PENS.EBR.02.0000.0034
Indice
Introduzione
Atene e Gerusalemme. Note sulla distinzione tra filosofia ebraica, pensiero dIsraele e filosofia
del giudaismo (fotocopiare)
I.
La simbiosi ebraico-tedesca e la sua crisi (fotocopiare)
Hermann Cohen
Leo Baeck (fotocopiare, soprattutto 2-3)
Martin Buber (fotocopiare)
Isaac Breuer
Franz Rosenzweig (fotocopiare)
Ignaz Maybaum
Gershom Scholem (fotocopiare)
II.
La diaspora americana e lemergere della teologia ebraica
Kaufmann Kohler
Solomon Schechter
Morderai M.Kaplan
Leo Strauss (fotocopiare)
Jacob B.Agus
Steven S.Schwarzschild (fotocopiare solo 4 sullestetica)
III.
Sionismo e pensiero ebraico nella terra e nello stato dIsraele
Achad Haam
Aron David Gordon
Abraham Isaac Ha-Cohen Kook
Nachman Syrkin
Ber Borochov
Jacob Klatzkin
Samuel Hugo Bergman (citato da Moses ne Lange de lHistoire)
Yehezkel Kaufmann
Yeshayahu Leibowitz (fotocopiare)
Nathan Rotenstreich
Eliezer Schweid (fotocopiare solo 4)
David Hartman (fotocopiare. Attenzione soprattutto 2)
IV.

Le grandi scuole lituane e il laboratorio francese (fotocopiare. Citazione importante su


Levinas per la tesi)
Lev Sestov
Eljahu Eliezer Dessler
Simon Rawidowicz (fotocopiare. Dialetticit ed ermeneutica talmudica)
Joseph B.Soloveitchik
Vladimir Janklvitch
Emmanuel Levinas (fotocopiare)

Andr Neher (fotocopiare)


V.
Il pensiero ebraico nella diaspora anglofona dopo la Sho
Will Herberg
Abraham Joshua Heschel (fotocopiare)
Eliezer Berkovits
Emil L.Fackenheim (fotocopiare)
Louis Jacobs (fotocopiare tranne ultimo paragrafo)
Richard L.Rubenstein
Eugene B.Borowitz
Arthur A.Cohen
Irving Greenberg
VI.
Il giudaismo della post-modernit: nuove correnti
Il femminismo ebraico come paradigma meta-tradizionale
La riscoperta dellermeneutica nel pensiero ebraico post-moderno (fotocopiare tutto, compresa
bibliografia da p. 531, tranne 2.6)
Appendice I. Riforma e conservatorismo nel giudaismo nordamericano
Appendice II. Dabberu emet. Una presa di posizione ebraica su cristiani e cristianesimo
Appendice III. Il pensiero ebraico nellItalia del Novecento (fotocopiare parte su De Benedetti e
Levi Della Torre, pp. 566-571)
Bibliografia generale (fotocopiare)
Note in margine (alcuni testi citati, espressioni o fatti degni di interesse)
Agudat Israel
Cercare significato esatto di fare alji
Hatikv
Leggersi i diari di Elias Canetti (La lingua salvata)
Sulla tomba di Buber e Rosenzweig viene riportato il testo del Salmo 73.
Cercare informazioni su Leon Brunschvicg
Opera di Nachman Krochmal, Guida dei perplessi del nostro tempo
Rossellina Balbi, Hatikv, Mondadori, Milano, 1986.
Concentrarsi sul problema della Torah min-ha-shamayim (problema che strettamente legato
allermeneutica).
Cercare chi fu Emma Goldman.
Michael L.Morgan, Beyond Auschwitz: Post-Holocaust Jewish Thought in America, Oxford
University Press, Oxford 2001.
Cercare chi fu Arnold Ehrlich, famoso per la sua interpretazione naturalistica della Bibbia.
a-sionismo (posizione che ribadisce il primato ebraico dellidentit religiosa su quella politica) e
anti-sionismo.
Ideale di Hirsch della Torah im derekh eretz (la Tor sulla via della civilizzazione in cui si vive).
Nel saggio iniziale tenere docchio i testi citati di Somigliano, Sermoneta, Zeev Levy. Altra
bibliografia citata:
Julius Y.Guttmann, Philosophers of Judaism, IX, 1964.
Cohen Mendes Flohr, Contemporary Jewish Religious Thought, 1987.
N. Rotenstreich, Jewish Philosophy in Modern Times, Holt Rinehart and Winston, New York 1968.
Di Leo Baeck, si vedano le affinit con il pensiero di Schleiermacher (pp. 44-45).

Breuer definito un utopista ossessionato dalla storia. Suo nonno, da parte di madre, era Samson
Raphael Hirsch. Confronto con lopera di Rosenzweig (72): Con Franz Rosenzweig certamente
Breuer condivide alcune convinzioni: che Israele e la Tor, alla quale lesistenza dIsraele
ordinata, appartengono ad un ordine meta-storico che pure deve trasformare dallinterno la storia
umana; che la ragion filosofica da sola non pu risolvere il problema dellesistenza (sebbene Breuer
fosse molto sensibile alla corrente esistenzialista presente nella cultura tedesca); che neppure il
sionismo rappresenta una soluzione al problema ebraico; che solo un ritorno, ossia la teshuv, alla
Tor nella sua interezza restituisce allebreo la sua dignit. Ma da Rosenzweig lo distingue la stessa
concezione e pratica della Tor come sistema halakhico, legale; un attaccamento non romantico alla
terra dIsraele come terra della legge sulla quale soltanto il popolo della legge potr attuare
teurgicamente, per mezzo delle mitzv, la redenzione o almeno il suo ideale sociale, per usare
unespressione di Rudolf Stammler; un acuto senso del conflitto con la religione cristiana,
lincontro con la quale non era affatto tra i suoi interessi.
p. 77: su Rosenzweig: Avendo individuato nella formazione una priorit assoluta per la
sopravvivenza spirituale del giudaismo in Germania, R si unisce con lamico Joseph Prager alla
piccola jeshiv di rav Nehemia Nobel [mi pare lo citi anche Lowy] e poi fonda il Freier Judisches
Lehrhaus, una scuola per la formazione permanente degli ebrei adulti.
Ignaz Maybaum (89): Il terzo churban, che ha distrutto il vecchio mondo del giudaismo
askenazita, ci ha gettati senza piet in un nuovo mondo dove sono inefficaci sia le formule del XIX
secolo sia lo stesso Shulkan Aruq. Dobbiamo ancora ricominciare?.
(92) Nel volume Trialugue between Jew, Christian and Muslim, Maybaum prende le distanze da
Buber e confessa la sua simpatia teologica per il gigante che sta dietro a Buber, quel Franz
Rosenzweig definito il Maimonide e la vera guida dei perplessi del XX secolo. Il libro in buona
parte unanalisi critica de La Stella della Redenzione rosenzweighiana; infatti, anche a questo
indiscusso maestro del pensiero ebraico non risparmiata la critica di aver negato allislm lo
statuto di autentica religione monoteistica.
Sulla Sho, cfr. il dibattito e lo scontro tra le due posizioni antitetiche di Maybaum e di Rubenstein.
Su Scholem, cfr. pp.100 101, riguardo alla poesia (importante per la tesi), Kafka e la narrazione.
Cfr. anche p.103 riguardo il ricominciare daccapo; pensare a come si lega questo con la
dimensione della storia.
Citazione de Kaufmann Kohler: Il giudaismo una religione dalla crescita storica, che, lungi dal
pretendere di essere una verit ultimativa, sa rigenerarsi ogni volta di nuovo ad ogni tornante della
storia. (119) sulla sua opera Jewish Theology: Il suo intento resta quello di presentare il
giudaismo come una fede razionale che non contraddice la ragione umana ma che anzi si fida dei
risultati del metodo storico-critico che la ragione moderna promuove. E alla luce di tale metodo che
scritture e tradizioni ebraiche vanno riconsiderate in modo sistematico. Fondandosi di volta in volta
su autori assai diversi tra loro come Maimonide e Jehuda Halevi, Kohler espone una dottrina della
rivelazione che intende coniugare luniversalismo della ragione con il particolarismo della chiamata
del popolo ebraico a ricevere siffatta rivelazione. Nel giudaismo, per Kohler, non contraddittorio
sovrapporre una tendenza centripeta e una tendenza centrifuga, dato il fatto che i testi sacri le
contengono storicamente entrambe. La Bibbia vale pi per la sua storicit che per la sua pretesa
origine sovrannaturale, e ad essa bisogna attingere per trovare ispirazione morale pi che
consolazioni mistiche. Secondo Kohler, il genio ebraico consiste infatti nella sua dottrina etica, che
Israele in quanto popolo profetico e sacerdotale chiamato a testimoniare nella diaspora. Qui sta la
radice della vocazione messianica di Israele in quanto minoranza religiosa.
Cfr. anche lopera di Samuel M.Cohn, Kaufmann Kohler, in Simon Noveck, Great Jewish Thinkers
of the Twentieth Century, Bnei Brith Books, Washington DC, 1985.
Jacob B.Agus, opere: The Evolution of Jewish Thought: From Biblical Times to the Opening of the
Modern Era (1959), The meaning of Jewish history (1963), Dialogue and Tradition. The
Challenges of Contemporary Judeo-Christian Thought (1971), Jewish identities in an Age of

Ideologies (1978). Posizione di Toynbee, con cui concorda Agus: gli Ebrei devono rivedere la loro
posizione di isolamento: cita un passo dai Pirq Avot IV, 1: Chi saggio? Colui che impara da tutti
gli uomini?.
Unopera di Nachman Syrkin, Geschichts-Philosophische Betrachtungen [Riflessioni di filosofia
della storia] (1896). La prospettiva dovrebbe comunque essere di tipo socialista. Cfr. anche Marie
Syrkin, Nachman Syrkin. A Socialist Zionist, Herzl Press, New York, 1961.
Opere di Rotenstreich: Essays in Jewish Philosophy in the Modern Era (1996) e On Faith (1998),
entrambi introdotti da Paul Mendes-Flohr; in essi sono contenuti alcuni suoi saggi dedicati al tema
della filosofia ebraica (Mendelssohn, Cohen, Rosenzweig, Buber e Scholem) e della fenomenologia
dialettica tra fede e religione.
Citazione da p. 264. Lhalakh non sembra predestinata a restare un fossile [] dal momento che
la sua ragion dessere non codificare leggi ma interpretare le fonti, e interpretare significa
allargare []. La tensione tra testo e interpretazione la vita stessa dellhalakh. Continua
Giuliani: piuttosto la sua fossilizzazione che porta a quello statalismo religioso che lesatto
opposto di una cultura ebraica rinnovata e lantitesi di un giudaismo pluralistico e tollerante, in una
parola: il contrario di un umanesimo ebraico. Laccettazione (kantiano-coheniana) della ragione
come a priori trascendentale comune a ogni uomo e il riconoscimento (hegeliano) del carattere
dialettico della conoscenza storica sono, nella filosofia rotenstreichiana della religione, elementi
costitutivi di ogni moderna coscienza ebraica; debitamente coniugati con la conoscenza critica dei
testi religiosi, tali elementi possono fungere da base per un proficuo dialogo tra giudaismo religioso
e giudaismo secolare.
Opera di Schweid: The Jewish Experience of Time: Philosophical Dimensions of the Jewish Holy
Days (2000)
Due romanzi di Arthur A.Cohen: In the Days of Simon Stern (1973) e soprattutto A Hero in His
Time (1976), centrato sulle vicende del poeta russo Yuri Maximovich.
Opere di Berkovits: God, Man, History. A Jewish interpretation (1959), Critique of the philosophy
of Martin Buber (1962), Not in Heaven: The Nature and Function of the Halakhah (1983).
Michael Lerner, post-sionismo e rivista americana Tikkun.
Nomi dei dodici docenti che non giurarono fedelt al regime fascista (5 su 12 erano di origine
ebraica): Ernesto Buonaiuti, Mario Carrara, Gaetano De Sanctis, Giorgio Errera, Giorgio Levi Della
Vida, Fabio Luzzatto, Piero Martinetti, Bartolo Nigrisoli, Edoardo Ruffini, Francesco Ruffini,
Lionello Venturi, Vito Volterra.
Storiografi degni di nota: Benny Morris in rapporto alla questione palestinese; Zeev Sternhell in
riferimento al nazionalismo ebraico.
Scrittori importanti: Oz, Yehoshua, Grossmann.
Vengono nominati anche, in riferimento a Rubenstein, Altizer e Hamilton, i cosiddetti teologi della
morte di Dio.
Opere di specifico interesse per la tesi:
B.Martin, Great Twentieth Century Jewish Philosophers: Shestov, Rosenzweig, Buber, MacMillan,
New York, 1969.
P.De Benedetti, Introduzione al giudaismo, Brescia, Morcelliana, 2000.
B.
Massimo Giuliani, Auschwitz nel pensiero ebraico. Frammenti dalle teologie dellOlocausto,
Brescia, Morcelliana, 1998.
Biblioteca di Storia: 10L.04.Y.0079

Testo in cui vengono affrontate le posizioni dei pi importanti pensatori ebraici di fronte ai problemi
filosofici e teologici che pone il dramma di Auschwitz. Alcuni autori sintetizzati potrebbero, in
qualche modo, risultare utili anche per la tesi.
Fotocopiare dunque: Rubenstein (49-53), Ellis (55-61), Wiesel (69-74), Buber (175-178; importante
laffermazione Ci che tarda avverr, con riferimento anche al testo di Paolo De Benedetti),
Neher (179-184).
Fotocopiare anche da p. 28 a p. 41 i seguenti paragrafi: Il pensiero dIsraele sulla Sho, Il
conflitto delle interpretazioni teologiche, Teshuv e tiqqun: la metafora del pentimento di
Dio. Sulle tavole spezzate (in quanto quelle scritte interamente da Dio sarebbero appunto state rotte)
cfr. quanto dice Jabes.
Citazioni:
(27-28) su Auschwitz come problema teologico: se il nazismo avesse organizzato lo sterminio
radicale non del popolo ebraico ma di uno qualunque degli altri popoli, Auschwitz non avrebbe
alcun significato teologico. [] Tale argomento pu dispiacere o anche urtare la nostra sensibilit
universalistica o ecumenica, e tuttavia questa losticit della verit sulla quale poggia il giudaismo
e, quindi, il cristianesimo. Se il popolo ebraico non avesse un significato teologico, e se la verit del
cristianesimo non fosse garantita dagli ebrei, Auschwitz sarebbe, senzaltro, una delle pi gravi
memorie storiche della storia umana e, forse, del cristianesimo, ma non sarebbe un problema
teologico.
(185) Nel giudaismo si pu sempre aggiungere qualcosa. sempre data la possibilit di un davar
acher, di unaltra e diversa interpretazione. Come insegnava Maimonide: Le porte
dellinterpretazione non sono mai chiuse.
(188) Ma dice Paul Ricoeur uno dei pochi filosofi contemporanei ad aver assaggiato il pane di un
campo di concentramento - per mezzo di un discorso spezzato che lessenziale pu essere
detto.
(190) Ad Auschwitz una, dieci, cento, mille volte laqedat Jizchaq si ripetuta senza testimoni, e
soprattutto senza langelo intervenuto a fermare il coltello del sacrificio. E ciononostante (o forse
per questo) la fede ha potuto dire: il mio atto di obbedienza alla Tor sia considerato una ripetizione
del sacrificio di Isacco. Una ripetizione, un ri-facimento, una ri-scrittura. Tutto gi stato scritto,
ma tutto resta da scrivere ancora, secondo la lezione di Janklvitch. Per questo la fede ha bisogno
di una liturgia, di un tempo e di uno spazio separati (sacri, appunto), nei quali ripetere, rifare,
perforarsi al racconto-primo, al modello, allesempio. Rito e memoriale, perch lagone della fede
possa ritrovare ogni volta tutto il suo senso paradossale, tutta la sua incoglibile alterit. E perch sia
chiaro a tutti che se le teologie appartengono allordine del dire e del sapere, le fedi appartengono
allordine del fare e dellessere.
Gli stessi Nazisti chiamavano Auschwitz anus mundi.
Primo Levi racconta che, come rispose la guardia alla sua domanda, Hier ist kein Warum.
Nota bibliografica:
AA.VV., La memoria e lOlocausto in Micromega n.4/1986, Roma. Contributi di G.E.Rusconi,
J.Habermas, W.Goldkorn, M.Edelmann, D.Meghnagi.
AA.VV., Chi come te fra i muti? Luomo di fronte al silenzio di Dio. Lezioni promosse e
coordinate da C.M. Martini. Garzanti, Milano 1993. In particolare le relazioni di P. De Benedetti, S.
Levi della Torre, L.Millu.
H.Arendt, Auschwitz et Jerusalem, Presses Pocket (Agora), Paris 1991.
P. De Benedetti, Quale Dio? Una domanda sulla storia, Morcelliana, Brescia, 1996.
M.Giuliani, Il coltello smussato e altri saggi, IPL, Milano, 1993.
I.Kajon, Fede ebraica e ateismo dopo Auschwitz, Editrice Benucci, Perugia, 1993.

M.L.Morgan, Dilemmas in Modern Jewish Thought. The Dialectics of Revelation and History,
Indiana University Press, Bloomengton, 1992.
G.Steiner, Language and Silence, Atheneum, NY, 1974.
J.E.Young, Writing and Rewriting the Holocaust. Narrative and the consequences of Interpretation,
Indiana University Press, Bloomington, 1988.

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