Tirocinante: Giuseppe
Capone
INDICE
INTRODUZIONE
pag. 2
20
30
CONCLUSIONI
37
APPENDICE
40
Relazione di Tirocinio
2
TIROCINIO FORMATIVO ATTIVO
Classe di abilitazione A043
Tirocinante: Giuseppe
Capone
INTRODUZIONE
Relazione di Tirocinio
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Campo di Marte ove si facevano esercizi militari e ginnastici, e altri luoghi pubblici,
onde stare sotto gli occhi e quasi sotto la tutela, la protezione, la custodia del popolo,
il quale cos, durante lanno di prova, che si disse tirocinium, aveva lagio di vegliare
su lui ed osservare le sue attitudini e la sua condotta per potere un giorno con fondata
cognizione concedergli o negargli i propri suffragi, quando il giovanetto fatto adulto
avesse concorso ai pubblici uffici. Ma pare, invece, che essa tenga dal latino terere
(gr. teirein) drusciare, fregare onde il senso di fare frequentemente una cosa, usare
spesso, esercitarsi2.
Riflettendo su questa etimologia, e sul significato del verbo terere, si pu
ipotizzare che lesercizio cui erano sottoposti i giovani soldati andasse al di l della
prima prova darmi e che presupponesse una dimensione di concettualizzazione che
li rendesse adeguati alluso di quegli strumenti, senza che la loro attivit si limitasse
alla mera ripetizione dei compiti pratici. Solitamente, lo scopo principale del
tirocinio quello di apprendere dallesperienza pratica, da situazioni operative simili
a quelle in cui la professione verr esercitata, attraverso laffiancamento di
professionalit esperte, che fungono cos da modello per il tirocinante. Dallanalisi
della definizione etimologica del termine emerge, invece, una dimensione avanzata
del tirocinio, che rappresenta il cuore di una formazione attraverso la quale
lindividuo verifica e mette in pratica strumenti concettuali.
Da tutto ci deriva il significato dellorganizzazione di questi nuovi corsi
abilitanti che prevedono unintegrazione fra le scienze delleducazione e le discipline
didattiche nel progettare certi interventi, certe attivit; mentre per professioni
pratiche, infatti, il tirocinio visto come una sorta di addestramento, in cui il
tirocinante impara semplicemente ripentendo svariate volte unazione, per
linsegnante diventa, evidentemente, qualcosa di pi complesso: il tirocinio nella
formazione docente svolge una funzione orientativa poich permette di tradurre in
pratica le conoscenze teoriche acquisite durante il corso di studi e di sviluppare,
attraverso un profondo processo di riflessione, consapevolezza delle proprie abilit,
sia tecniche che relazionali allinterno di una situazione concreta. Daltra parte gi
nel 1990 si parlava in questi termini: la pratica del tirocinio comporta, [], una
2 http://www.etimo.it/?term=tirocinio
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serie di momenti per cos dire teorici ed una serie di momenti operativi o pratici. I
primi debbono servire sia a mettere a fuoco le principali questioni che risultano
implicate nel fare scuola quotidiano e quindi ad organizzare il sapere pedagogico
secondo le esigenze che vengono poste dalla situazione scolastica; sia a compiere
tutta una serie di riflessioni e quindi di approfonditi chiarimenti intorno alla realt
scolastica osservata dal tirocinante o da lui direttamente agita. I secondi debbono
servire, come gi abbiamo detto, a consentire allo stesso tirocinante di entrare in
presa diretta con il mondo della scuola. bene tuttavia sottolineare
l'indispensabilit che questi momenti non vengano organizzati e fatti vivere come
separati e quindi come successivi l'uno all'altro, ma come strettamente correlati tra
loro e dunque come alternantisi secondo una scansione certo non rigidamente data
ma oculatamente programmata3. Alla luce della mia esperienza (oggetto di questa
relazione), queste parole, ancora oggi, mantengono la loro validit, soprattutto nella
prospettiva di mettere in connessione la fase della riflessione pedagogica e degli
insegnamenti disciplinari svolti secondo un approccio didattico, e la fase del rapporto
diretto con la scuola. A mio parere, infatti, il primo momento preparatorio e di
raccolta di tutta una serie di conoscenze e relazioni tra pratiche educative e
insegnamenti disciplinari (inseriti sempre in una dimensione didattica) stato
fondamentale per affrontare nel migliore dei modi la fase di tirocinio diretto svolta a
scuola: lattivazione, nel contesto universitario, di una profonda riflessione tra
docenti e colleghi di metodologie didattiche applicate a materie come italiano, storia
e geografia, mi ha permesso non solo di rafforzare le conoscenze disciplinari, che
comunque ritengo siano fondamentali nella formazione di un buon docente, ma
anche di orientarmi e capire effettivamente come va agita la professione e di
rendermi conto, in questo modo, se la stessa professione, nella sua realizzazione
pratica, potesse corrispondere alle mie aspettative e ai miei desideri. E i desideri, la
maggior parte delle volte, danno inizio a una ricerca!
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INSEGNANTI SI DIVENTA: IL
TIROCINIO COME ITINERARIO
DI RIFLESSIONE
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alla qualit della scuola verso la quale nutre buone aspettative, sia sotto l'aspetto
formativo che cognitivo. Tuttavia il quadro socio-economico culturale risulta
eterogeneo ed articolato: accanto alle positivit, emergono situazioni di disagio di
natura demografica, economica e sociale.
opportuno subito che io faccia delle considerazioni sulleterogeneit del
quadro socio-economico, alla luce anche dei molteplici confronti avuti con la mia
tutor, la professoressa Carla Magaraggia, in merito alle situazioni familiari di alcuni
alunni; durante la mia fase osservativa del tirocinio numerose sono state le situazioni
socioculturali svantaggiate di cui sono venuto a conoscenza, con riferimento non solo
alla condizione economica familiare ma anche a fattori come il livello di istruzione
dei genitori, la zona e le condizioni di residenza, la eventuale appartenenza a
minoranze culturali/linguistiche, carenze affettive, assenza di una valida rete di
supporto alla famiglia.
Un alto livello socioculturale pu incidere, sicuramente, in vari modi: pu
fornire un ambiente pi ricco di stimoli e sussidi, con incentivi e impulsi diretti
qualitativamente superiori; c una maggiore sensibilit rispetto al processo di
apprendimento, al valore della scuola e allimportanza dellistruzione, ed cos pi
facile che il ragazzo sia motivato ad apprendere e a raggiungere un buon rendimento
scolastico. Gli alunni, invece, che vivono in ambienti socio-culturali svantaggiati
presentano, la maggior parte delle volte, una peculiarit: si mostrano scarsamente
motivati dagli insegnamenti tradizionali. La mia tutor mi faceva notare, per esempio,
come gli allievi appartenenti a strati socio-economici inferiori, siano coscienti dell
handicap rappresentato dalla loro origine e condizione e abbiano la tendenza ad
accettare quello che il loro status come qualcosa di ineluttabile, vivendo cos
lambiente scolastico (numerose sono state le manifestazioni che ho potuto
riscontrare in questo senso) con spirito oppositivo e conflittuale, con atteggiamenti di
ribellione, di rifiuto e di sfida. Tutto ci, rende particolarmente problematica
lintegrazione di tali soggetti nel ritmo dellapprendimento scolastico e delle pratiche
educative: permane in essi una forte carenza di stimoli e motivazioni determinata
anche dalla presenza di modelli e valori di partenza che non vengono destrutturati e,
magari, sostituiti da quelli nuovi che la scuola offre loro.
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aule video;
laboratori di informatica;
laboratori linguistici;
aule sostegno;
biblioteche;
auditorium;
centro sportivo polifunzionale;
palestre campetti;
attrezzature sportive;
mensa;
servizio di trasporto scolastico fotocopiatrici- attrezzature per fotografie;
servizi garantiti agli alunni: mensa e servizio di trasporto scolastico.
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realizzazione del diritto ad apprendere e alla crescita educativa di tutti gli studenti.
L'Istituto Comprensivo, come dichiarato nella premessa del documento, pone al
centro dell'azione formativa lalunno/a come persona considerata nella sua unicit e
originalit; si caratterizza come un ambiente educativo di apprendimento dove i
docenti lo aiutano a crescere, a maturare progressivamente e a incrementare abilit
affettive, relazionali, sociali e cognitive, per costruire un personale progetto di vita.
LIstituto si impegna, dunque, per:
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apprendimento raccordate;
fare della scuola un ambiente organizzato di apprendimento, privilegiando la
didattica laboratoriale;
favorire percorsi di cittadinanza attiva;
coinvolgere lalunno nella costruzione di se stesso;
contrastare la dispersione e labbandono precoce;
attivare una didattica personalizzata;
garantire una sicura padronanza delle competenze di base;
promuovere la conoscenza e luso delle lingue straniere;
sviluppare competenze riferibili alle nuove tecnologie;
rafforzare il senso di identit personale, lautovalutazione e la capacit
decisionale;
educare alla convivenza democratica;
promuovere e guidare il processo educativo centrato sullorientamento per
consentire lacquisizione delle abilit cognitive, operative e sociali necessarie
per affrontare le tappe successive della propria formazione.
Al fine di individuare i bisogni di apprendimento e delineare i percorsi
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della legalit;
alla necessit di informazione sullorganizzazione scolastica, sulle iniziative,
sui servizi forniti direttamente dalla scuola.
Pertanto lIstituto, nella prospettiva di dare senso alla frammentazione del
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della singola persona, la scuola segue le indicazioni della Legge quadro del 5
febbraio 1992: ad una diagnosi funzionale segue un Profilo Dinamico-Funzionale
finalizzato alla stesura, da parte della scuola, di un Piano Educativo Personalizzato
(PEP) in collaborazione con la famiglia e con gli operatori socio-sanitari. Per favorire
lintegrazione di ciascun alunno, l Istituto si avvale, inoltre, di docenti specializzati e
di personale assistente fornito dagli Enti locali. Il PEP, calibrato sulle potenzialit
dellalunno e integrato con la programmazione di classe, mira a:
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valutazione, elaborazione);
Metodo iterativo: imitazione, ripetizione, memorizzazione;
Metodo cooperativo: lavori di gruppo, coppie daiuto, tutoraggio;
Metodologie alternative (problem solving, roleplay, ricerca-azione);
Uso delle nuove tecnologie (strategie innovative e ambienti multimediali,
strumenti
indispensabili
per
facilitare/migliorare
processi
apprendimento);
Metodo personalizzato: differenziazione di percorsi e compiti-sostegno e
recupero- ampliamento e approfondimento.
Le scelte didattico-educative sono divise in tre sezioni:
Acquisizione di saperi essenziali
di
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vari ambiti;
elabora in un quadro organico le conoscenze, utilizzando le abilit in modo
consapevole ed autonomo;
padroneggia strumenti, tecniche disciplinari e codici di comunicazione;
utilizza programmi informatici per comunicare e per apprendere;
valuta criticamente fatti, fenomeni, teorie e problemi, utilizzando conoscenze
e tecniche apprese in contesti nuovi.
Nellarea formativa lalunno:
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culturale e scientifico;
saper leggere un ambiente come sistema complesso;
acquisire la capacit di utilizzare varie fonti: bibliografiche, sperimentali,
extrascolastiche;
conoscere per valorizzare il patrimonio naturale, storico e tradizionale;
favorire linstaurarsi di una nuova coscienza ambientale;
favorire la conoscenza del proprio ambiente naturale e antropico;
promuovere il rispetto per l ambiente naturale antropico;
salvaguardare e conservare i beni artistici e culturali;
divulgare una consapevole sensibilit verso la salvaguardia dellambiente
marino.
In definitiva la lettura del POF stata fondamentale non solo per
comprendere lidentit dellIstituto ma anche per riflettere, insieme alla mia tutor, su
alcune fondamentali questioni.
Nella tradizione scolastica italiana, mi faceva riflettere nei primi giorni di
tirocinio la professoressa Magaraggia, ha sempre avuto importanza preminente il
programma di ciascuna materia, fissato dal Ministero della Pubblica Istruzione per
ogni ordine e grado di scuola. Per linsegnante efficiente era necessario essere in
pari con il programma, cio con unindicazione di contenuti effettivamente
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necessit della classe: dei tempi individuali e delle difficolt degli allievi;
generalmente, nella compilazione di ununit di apprendimento, ogni docente
deve, oggi, tener conto della conoscenza di prerequisiti, cio una serie di
conoscenze e capacit che debbono essere valutate: ci non avveniva in
passato, con la logica conseguenza che gli allievi che presentavano maggiori
difficolt non avrebbero potuto trarre il massimo dellutilit dalle lezioni del
docente;
la lezione, che poteva essere anche non inserita in un contesto programmato e
quindi essere improvvisata, era generalmente frontale ed univoca, e non
stimolava, con lutilizzo di varie metodologie, linteresse e la partecipazione
attiva di tutti gli allievi;
non era, inoltre, prevista nessuna forma di collaborazione tra gli insegnanti di
una stessa classe.
In sostanza il programma corrispondeva ad un sistema scolastico
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Nella scuola, come si evince dal POF, tutti gli Organi Collegiali sono organi
di programmazione:
componenti;
Consiglio di Classe: cui spetta il compito di progettare, organizzare,
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tempo, un allievo molto dotato potrebbe annoiarsi per i motivi opposti, ritenendo la
lezione troppo facile. necessario, pertanto, attuare in maniera adeguata i progetti di
recupero, potenziamento e ampliamento dando la possibilit a ciascun allievo di
avere lopportunit didattica pi giusta per le proprie esigenze individuali,
raggiungendo, in questo modo, un principio che mi sta molto a cuore e che proviene
dalla mia formazione musicale: in musica, note e voci diverse si incontrano e si
legano luna allaltra in un andamento comune, realizzando luguaglianza pur
allinterno di una gerarchia tra voci principali e voci secondarie. La gerarchia che
vige in tutta la musica rispetta lindividualit di ciascuna voce, che pu non avere le
stesse caratteristiche, ma certo ha la stessa responsabilit di tutte le altre. Ovviamente
molto pi facile raggiungere questo obiettivo nella musica che nella vita: quant
difficile creare in una classe luguaglianza allinterno di una gerarchia!
Nella classe sono inseriti tre allievi disabili seguiti da tre insegnanti di
sostegno che cercano di raggiungere la migliore integrazione con il resto dei
compagni: presente un ragazzo ipovedente che segue le lezioni con regolarit e
senza difficolt, essendo supportato da strumenti come ingranditore e computer, che
gli permettono di lavorare seguendo il ritmo della classe. Lallievo sempre attento
ed interessato alle attivit svolte dai docenti e dalle prove dingresso risulta inserito
nella prima fascia avendo ottenuto nei test iniziali 8/10. presente una ragazza con
un disturbo nella sfera emozionale, non sempre attenta e poco incline a seguire le
lezioni dei docenti; per questo deve essere sempre stimolata ad una partecipazione
costante. Laltra allieva disabile affetta, invece, da un grave ritardo mentale ed
encefalopatia multicistica: entra nel contesto classe per assistere alle lezioni in modo
da socializzare ed integrarsi con il gruppo; continuamente stimolata attraverso la
somministrazione di diversi linguaggi, acustici e iconografici, che le permettono di
decodificare messaggi e contenuti.
La mia docente accogliente, la professoressa Carla Magaraggia, si occupa
esclusivamente dellinsegnamento di italiano. A mio avviso questo smembramento
delle cattedre di italiano, storia e geografia, riscontrato anche in altre scuole durante
il confronto con i miei colleghi, non molto positivo ai fini di un apprendimento
significativo da parte dellalunno: impedisce, infatti, quella naturale continuit
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in relazione soprattutto al prosieguo degli studi: per questo utile guidare i ragazzi
nella selezione delle informazioni gi durante lattivit daula, coltivando il loro
pensiero autonomo, creativo e divergente. Unaltra motivazione da ricercarsi, poi,
allinterno della sfera privata della vita dei ragazzi: il tempo dedicato allo studio nel
corso del pomeriggio, sempre pi gravato da attivit collaterali alla scuola, sta
diminuendo vertiginosamente col passare degli anni. Perci necessario attivare
direttamente in classe un processo di apprendimento significativo che permetta di
monitorare linteriorizzazione di conoscenze e il consolidamento delle competenze:
in questa prospettiva un aspetto dellimpostazione didattica, particolarmente
apprezzato dagli alunni, consiste nella sua disponibilit a svolgere attivit di
esercitazione in classe soprattutto in prossimit di un compito o una verifica. Una
volta stabilita la data del compito, infatti, linsegnante non prosegue n con la
spiegazione di nuovi argomenti, n con le verifiche orali, allo scopo di far assimilare
al meglio gli argomenti che saranno trattati nel compito. In generale la mia tutor
instaura un clima relazionale basato su una collaborazione rispettosa, una sorta di
contratto formativo non scritto: un contratto ben chiaro e apprezzato dagli alunni che
sanno bene come comportarsi in classe in presenza dellinsegnante e quali sono le
regole da seguire per una convivenza serena; un clima determinato anche dalla sua
capacit comunicativa e da un tono della voce, tenuto durante le ore di lezione, che
insieme autorevole e collaborativo, sicuro e propositivo.
Per rendere efficace il proprio metodo di insegnamento la professoressa
Magaraggia consapevole del fatto che un docente si debba mettere continuamente
in discussione, riflettendo sui propri stili di insegnamento (metadidattica),
chiedendosi il perch di eventuali insuccessi scolastici, del disinteresse o della scarsa
partecipazione degli alunni; deve sapersi autovalutare, osservando continuamente gli
effetti e le reazioni dei ragazzi al proprio metodo di insegnamento. In sostanza, oggi,
il docente deve entrare nel mondo degli adolescenti, analizzando e comprendendo le
loro problematiche e le loro caratteristiche, attraverso un ascolto attivo.
In merito alla verifica e alla valutazione del livello di apprendimento degli
alunni, la professoressa Magaraggia ricorre alle metodologie tradizionali
dellinterrogazione (che diventa, comunque, una sorta di conversazione e dibattito
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coerente con gli argomenti trattati) e dellelaborato scritto. Per quanto riguarda gli
scritti una particolare attenzione dedicata alla grammatica; sono svolti diversi
compiti di analisi grammaticale, logica e del periodo: propone generalmente frasi
abbastanza complesse, mai elementari, soprattutto in preparazione, per coloro che
proseguiranno i loro studi in un liceo, allo studio delle lingue classiche.
Parlando di valutazione non posso non accennare alle prove Invalsi, oggetto,
in numerose occasioni, della mia fase osservativa, considerato anche il periodo
durante il quale si svolto il tirocinio: pi volte la mia tutor mi ha esposto i motivi
della sua contrariet a queste prove che contraddicono il principio di una didattica
centrata sullalunno, attenta ai diversi contesti sociali e familiari, costruita su percorsi
adeguati alle varie esigenze formative, come evidenziato nella parte dellanalisi del
POF. Le considerazioni della professoressa Magaraggia, da me condivise, vertevano
sul fatto che molte ore, distribuite nei giorni, nelle settimane e, persino, nei mesi
scolastici siano dedicate alle crocette, con conseguente sospensione delle modalit
didattiche fatte di strategie, di perseguimento di obiettivi programmati, di attenzione
ai ritmi e alle capacit dapprendimento dei ragazzi. I timori e i pregiudizi attorno
alle suddette prove, da parte della mia tutor si basavano inoltre su ulteriori
motivazioni: si tratta di test di matrice anglosassone, estranei alla cultura scolastica
italiana; sono un modo per controllare la didattica degli insegnanti e per dividere le
scuole in buone e cattive; infine, si fondano sulla pretesa di ridurre tutto a
misurazioni oggettive con il conseguente ritorno a pratiche didattiche che la scuola
pensava di essersi lasciata alle spalle, sempre pi trasmissive e tradizionali, in cui il
rapporto tra insegnante ed alunno sta tornando ad assumere un carattere di tipo
verticale.
Prima di presentare un intervento svolto nellambito della fase operativa del
mio tirocinio opportuno riportare alcune riflessioni condivise con la mia tutor
rispetto allinsegnamento dellitaliano nella scuola media. Ho gi chiarito, nella
prima parte di questa relazione, attraverso lanalisi del POF, il passaggio da una
scuola di programma a una scuola di programmazione; una nuova dimensione
didattica che emersa chiaramente, nella fase osservativa, in cui possibile
confrontare il curricolo dichiarato dalla scuola nei suoi documenti ufficiali, e quello
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Tirocinante: Giuseppe
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6 Cfr. http://www.gildame.it/riforma.htm
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Tirocinante: Giuseppe
Capone
UNITA DI APPRENDIMENTO N 2
TITOLO: Parole per crescere storie di
adolescenti
e
racconti
sui
rapporti
interculturali
CONOSCENZE
ABILITA
PERSONALIZZAZIONE
LIVELLO DI
BASE
Relazione di Tirocinio
LIVELLO
AVANZATO
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Obiettivi di
Apprendimento
Tirocinante: Giuseppe
Capone
Identificare,
attraverso
lascolto
attivo e finalizzato,
le
varie tipologie
testuali e il loro scopo
Interagire
in
situazioni
comunicative usando
argomentazioni
per
formulare ipotesi e
confrontare tesi.
Leggere
in modo
espressivo
e
riconoscere le tesi
esposte e lopinione
dellautore
Confrontare punti di
vista diversi
Commentare
testi
espositivi/argomentat
ivi
interpretativi/valutati
vi
Cogliere messaggi e
valori positivi
Esprimere
giudizi
critici motivati
Produrre
testi
argomentativi
e
progetti tematici
Riconoscere
ed
analizzare
le
strutture
morfosintattiche
Comprende e
analizza racconti
e poesie di vita
adolescenziale
Analizza brani
sullo
sfruttamento
minorile e su
situazioni di
emarginazione
Ascolta e
comprende brani
aventi come
argomento lo
sviluppo
scientifico.
Utilizza le
conoscenze
apprese per
scrivere un
semplice testo
argomentativo
Conosce la
funzione della
subordinazione
E consapevole
delle modalit
relazionali da
attivare con
coetanei di sesso
diverso
Approfondisce la
conoscenza e l
accettazione di s
rafforzando
lautostima
Sviluppa
atteggiamenti
corretti,
responsabili,
tolleranti e
solidali,
combattendo ogni
forma di razzismo
Utilizza le
conoscenze<e
abilit apprese per
produrre racconti
di esperienza
personale
Utilizza e conosce
la funzione della
subordinazione
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Attivita di
Laboratorio
Tirocinante: Giuseppe
Capone
di
quotidiani
per
approfondire
le
problematiche
attuali
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Tirocinante: Giuseppe
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Tirocinante: Giuseppe
Capone
poeta, la metafora delluomo che cerca la felicit, ma che viene respinto a riva,
gettato sulla terra, esiliato dal mare e quindi escluso dalla verit. A questo punto,
dopo la breve riflessione sul titolo, ho cercato di contestualizzare la raccolta
riflettendo, insieme ai ragazzi, sul momento storico: lanno di pubblicazione (1925)
ha stimolato la classe, dietro opportune domande, al collegamento interdisciplinare
con la storia: erano gli anni in cui il fascismo si mutava in dittatura, per mezzo delle
cosiddette leggi speciali, che imponevano un regime totalitario e quindi un pensiero
unico, un capo unico, un governo senza oppositori. Un momento di svolta politica,
che i ragazzi avevano ben presente a livello storico perch gi studiato, e che ho
sottolineato come si riflettesse anche a livello culturale: stava morendo infatti la
stagione delle avanguardie e stava affermandosi in ogni campo un ritorno allordine
con la restaurazione antiavanguardistica promossa dal classicismo della Ronda. Ho
fatto notare cos come, prendendo a modello gli umili ossi di seppia che tendono a
galleggiare felicemente nel mare (simbolo della felicit naturale), la poesia
montaliana fin per diventare, negli anni venti, un saldo punto di riferimento per chi
negava il fascismo e i suoi dogmi, per chi si sentiva esiliato in terra. Emersi, in
questo modo, i due simboli dominanti della raccolta, il mare, luogo della beatitudine
panica e naturale, e la terra, sede della privazione e dellesilio, ho scritto questi due
termini alla lavagna per permettere ai ragazzi di operare successivamente le varie
concatenazioni con i contenuti che mi accingevo a spiegare. Utilizzando il metodo
del brainstorming ho nuovamente invitato loro a riflettere su alcuni termini: muro,
rete, catena. Dopo vari pareri emersa chiaramente lidea di una separazione, di
un ostacolo, espressa da queste parole; successivamente ho scritto questi termini
sotto la parola terra, inducendo cos i ragazzi a comprendere come la rete o il muro
rappresentino, per Montale, il simbolo di un impedimento che costringe luomo ad
accettare la privazione della conoscenza della verit, del raggiungimento della
felicit rappresentata dal mare. La rete o il muro, che circondano e imprigionano
l'uomo, gli tolgono la vista, sono invalicabili; non presentano quindi spiragli o
prospettive di salvezza. A questo punto ho cercato, ancora una volta, di stimolare la
classe alla riflessione sul significato di altre parole: varco, fessura,
smagliatura, anello rotto della catena. Anche in questo caso la discussione stata
proficua: emersa lidea di una via di passaggio, di salvezza, di una luce in fondo al
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Capone
bene
male
incontrato
non seppi
presenza concreta
conoscenza
razionale
fuori del prodigio
evento eccezionale
che schiude
fa nascere,
intravedere
la divina
dei che guardano da
lontano al mondo
Indifferenza
maiuscolo,
personificazione,
divinit
Grazie a questo schema ho potuto far comprendere ai ragazzi che Montale usa
molte pi parole per spiegare il bene che il male di vivere: mentre il male un dato
di realt, il bene un atteggiamento razionale.
Relazione di Tirocinio
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Tirocinante: Giuseppe
Campi semantici
Capone del male di
vivere
male di vivere
difficolt
l'incartocciarsi della
foglia riarsa
ostacolo
aridit
secchezz
a
il cavallo
stramazzato
mancanz
a di
vitalit
fatica
lavoro
estenuant
e
bene di vivere
statua
inconsapevole
zza
staticit
falco alto
levato
nuvola
impassibilit
lontananza
mancanza di
volont
distanza
Relazione di Tirocinio
indifferenza
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TIROCINIO FORMATIVO ATTIVO
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Tirocinante: Giuseppe
Capone
notato come dei concetti astratti (lontananza, distanza, difficolt) vengano espressi
da oggetti concreti, che diventano cos emblemi e testimoni silenziosi della
condizione umana. Ho cercato cos di approfondire il significato e limportanza della
parola per Montale facendo anche un confronto con Ungaretti, la cui poetica era stata
gi ampiamente assimilata attraverso le spiegazioni della professoressa Magaraggia.
I ragazzi, infatti, avevano ben chiara la poetica della parola di Ungaretti: una
parola che si propone di esprimere sensazioni indefinite e indeterminate, capace di
farsi strumento per cogliere valori universali, lassoluto. Ho potuto cos focalizzare le
differenze con il significato della parola per Montale: nella poetica montaliana,
infatti, la parola, da sola, non pu raggiungere direttamente lassoluto, ma deve
prima confrontarsi con il reale; indica oggetti concreti, definiti, elementi di una realt
povera che diventano emblemi di sentimenti e sensazioni. Per questo, ho chiarito
loro, (collegandomi al concetto di correlativo oggettivo), quella di Montale viene
definita poetica delle cose. Concludendo la spiegazione della poesia ho
sottolineato, alla luce di quanto emerso, che il precario messaggio che il poeta vuole
trasmettere in positivo quello di fuggire dal male in ci che egli chiama
indifferenza: bisogna contemplare ogni cosa dall'alto e da fermi, secondo il tipico
volo del falco. Questo l'unico bene concesso agli uomini.
Nonostante qualche difficolt avuta nel tenere alto il livello di attenzione
della classe durante lintervento, posso ritenermi soddisfatto dei feedback ricevuti dai
ragazzi, non solo per i risultati osservati nel momento delle interrogazioni tenute
dalla mia tutor, ma, in particolare, quando cercavo di coinvolgerli, ponendo loro delle
domande e dando il via ad intense discussioni: passando dal banco alla cattedra ho
potuto constatare, attraverso questo breve momento operativo, che il successo
scolastico dei ragazzi parte soprattutto dalla capacit del docente di servirsi delle
competenze possedute dagli stessi alunni, di immagini mentali gi costruite, per
attivare una relazione virtuosa tra esperienza e conoscenza.
Da queste convinzioni ho maturato, inoltre, durante brevi momenti
elaborativi-progettuali, collegati allattivit laboratoriale svolta in universit,
unipotesi di lavoro che avrebbe potuto legarsi perfettamente ad alcuni obiettivi posti
dal
progetto
trasversale
distituto
Ambiente:
Relazione di Tirocinio
un
tesoro
da
salvare,
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Capone
CONCLUSIONI
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Capone
Quando qualcuno riflette nel corso dellazione, diventa un ricercatore operante nel contesto della
pratica []. La sua indagine non limitata a una decisione sui mezzi dipendente da un
preliminare consenso sui fini. Egli non tiene separati i fini dai mezzi, ma li definisce in modo
interattivo, mentre struttura una situazione problematica. Non separa il pensiero dallazione,
ragionando sul problema sino a raggiungere una decisione che successivamente dovr trasformare
in azione. Poich la sua sperimentazione rappresenta una sorta di azione, limplementazione
costruita nellambito dellindagine.
D. A. Schn
Formare il professionista riflessivo. Per una nuova prospettiva della formazione e
dellapprendimento nelle professioni
Alla fine di questo straordinario ma anche faticoso viaggio posso trarre, con
lucidit e consapevolezza, alcune considerazioni. In primo luogo stato possibile
riscontrare come il conseguimento della laurea (magari anche a pieni voti) sia solo
linizio di un percorso, una ricerca continua, da parte del futuro docente, che miri
allampliamento delle proprie competenze e alla riflessione sulle pratiche didatticoeducative messe in atto. In questa prospettiva si pu affermare che la formazione,
iniziale e continua, degli insegnanti non pu esaurirsi oggi nellacquisizione di saperi
e tecniche nuove e nemmeno nella traduzione in pratica solamente di teorie, ma si
deve configurare piuttosto come una sorta di apprendistato della capacit riflessiva.
La necessit diviene quella di abilitare chi insegna a ragionare sopra la sua
riflessione, il suo agire in situazione, per analizzarlo, comprenderlo, giudicarlo ed
eventualmente migliorarlo. [] Per un insegnante oggi, molto di pi che nel passato
(si fa riferimento alla svolta data dal D. P. R. 275/1999 in merito allautonomia
scolastica), diviene necessario essere in grado di progettare il proprio intervento, di
assumere decisioni in situazione privilegiando una tipologia di conoscenza che
deriva da un processo continuo di elaborazione e di trasformazione dei saperi e dei
modelli culturali, piuttosto che da una pura implementazione di conoscenze teoriche
nella pratica professionale. Oggi infatti allinsegnante si chiedono capacit di
utilizzare un insieme di conoscenze in maniera dinamica e flessibile e proprio in
questo senso la formazione punta alla costruzione di strumenti e strategie per
leggere lesperienza in prospettiva ragionata nel senso di rielaborazione dellagire
e di pensiero orientato sullanalisi del fare. Linterrogazione riflessiva rimanda al
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Tirocinante: Giuseppe
Capone
APPENDICE
Unit di apprendimento di geografia:
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GEOGRAFIA
Tirocinante: Giuseppe
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STORIA:
LO
STORYTELLING
NELLA
OBIETTIVI TASSONOMICI
Tale percorso di apprendimento, al fine di sviluppare gli aspetti fisici,
affettivi, cognitivi e sociali dellarea di comunicazione degli allievi, si propone
dinserire il racconto di storie come fulcro dellattivit didattica, nello specifico, della
ricostruzione storica del territorio. In questa prospettiva lattivit da perseguire
quella di una contestualizzazione narrativo-emotiva dei diversi temi da analizzare in
relazione ad una geografia che, sulla scorta del pensiero di F. Braudel, diventi
lindicatore dei segni della civilt. La valorizzazione di storie personali, vicende,
aneddoti di personaggi che vivono o hanno vissuto un dato territorio, ricostruite con
efficacia e attraverso una coerente strategia narrativa, possono, infatti, favorire un
processo di apprendimento mediante lattivazione di quel tessuto emotivo che
realizza esperienze di partecipazione, coinvolgimento e identificazione, aiutando al
contempo la comprensione e la ricostruzione di un territorio come memoria
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Tirocinante: Giuseppe
Capone
proprio territorio;
Sviluppare curiosit e senso critico;
Creare motivazione nellapprendimento valorizzando legami affettivi;
Sviluppare atteggiamenti di rispetto nei confronti del proprio patrimonio
culturale;
Favorire la formazione di un cittadino partecipe.
OBIETTIVI OPERATIVI
Il percorso verr articolato in diverse fasi attraverso le quali gli studenti
acquisiranno varie competenze:
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commerciali,
periferia e i sobborghi.
Seguir lesperienza sul campo: individuare una fonte di analisi oggettiva che
ha fatto da sfondo alla vicenda narrata attraverso l'osservazione di fenomeni
svolti in un determinato territorio e in un arco di tempo ben definito.
Verificare, quindi, in che modo le differenze (anche piccole) dal punto di vista
geografico possano influire sullo svolgersi della vicenda. Se, per esempio, la
storia narrata si svolge prevalentemente allinterno del centro storico, far
intercettare le differenze tra due diverse fasi delle sviluppo di questa parte
della citt prendendo in esame un periodo storico ben definito. In questo
modo gli
allievi
svilupperanno lo
studio dellosservazione
diretta
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Capone
SITUAZIONE MOTIVANTE
Per favorire la curiosit e il coinvolgimento degli alunni al percorso di studi,
essenziale creare entusiasmo; in questa prospettiva, tenendo sempre ben presente il
fine dellunit di apprendimento (la ricostruzione storica di un territorio), si cercher
di collegare la metodologia dello storytelling alla loro sfera esperienziale, stimolando
la generazione o la raccolta di storie, racconti, vicende che riguardano la loro
quotidianit o persone comunque loro vicine che hanno vissuto un dato territorio,
come i loro nonni. I racconti, infatti, generano emozioni, appartenenza e
partecipazione cognitiva, supportano la comprensione di eventi complessi; e tutti
questi processi, emotivi, identificativi, partecipativi, svolgono unimportante
funzione formativa. Daltra parte la conoscenza di un luogo si fa, soprattutto, a
partire da chi quel luogo lo vive, lo abita e lo ha abitato: la narrazione diventa cos
uno degli strumenti pi utili al coinvolgimento e alla partecipazione degli alunni,
nonch alla costruzione del loro stesso processo di apprendimento, nella prospettiva
di favorire la conoscenza di quel patrimonio di memorie che definiscono un territorio
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METODI E TECNICHE
Lo storytelling, letteralmente larte del raccontare storie, una tecnica molto
antica adoperata dalluomo per comunicare ai suoi simili la propria conoscenza.
Narrare vuol dire far conoscere. Lascesa dellapproccio narrativo e delle ricerche
sul significato e sulle potenzialit formative e culturali della narrazione favorita
dalla rivalutazione del pensiero narrativo in alternativa a quello scientifico: se il
pensiero scientifico, infatti, sinserisce in un sistema esplicativo, formale e
matematico, quello narrativo si occupa delle azioni, dei comportamenti delluomo e
lo fa attraverso un linguaggio simbolico, mitico, analogico, metaforico che si traduce
nel discorso narrativo. Pertanto, le storie, i racconti costituiscono delle trame che non
solo intrattengono chi le ascolta, ma vengono ricordate e rielaborate durante la
fruizione attivando processi emotivi, di identificazione e forte coinvolgimento; in
questo senso si pu cogliere il potenziale didattico della narrazione, le peculiarit
educative e formative intendendola sia come strumento di comunicazione delle
esperienze, sia come strumento riflessivo per la costruzione di significati
interpretativi della realt. Sulla base di queste convinzioni, lo scopo quello di
guidare i ragazzi a raccontare e leggere un territorio che spesso risulta ai loro occhi
sconosciuto nelle sue stratificazioni storiche, quasi un non-luogo, un semplice
sfondo ai loro spostamenti e incontri abituali. Una piazza, per esempio, un luogo
classico di condivisione emotiva, e quindi non rappresenta solo un insieme di strade,
edifici o monumenti, ma anche un complesso di sentimenti e memorie che possono
essere tramandate col succedersi delle generazioni. Partendo da racconti
autobiografici si instaura, quindi, un legame tra presente, inteso come storia
individuale, come vissuto personale, per agire a livello motivazionale sugli studenti,
e passato al fine di acquisire un sapere che diventa tale perch costruito insieme a
loro, a partire dalla loro realt e non solo dato e memorizzato. Lambiente vissuto e
raccontato dai ragazzi, cos, si fa immagine interiore attraverso un processo di
ricostruzione del territorio che partendo dalla dimensione orizzontale e geografica si
inoltra nella dimensione temporale del tempo. E il pensiero narrativo, in questo
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senso, pu diventare un vero e proprio stile didattico che approfitta della forza
emotiva che pu generare una storia per comunicare esperienze formative ed
educative: il contesto vissuto e raccontato diventa, infatti, oggetto di riflessione, di
analisi critica e non pi un dato ma uno spazio che parla attraverso segni
riscontrabili che lo hanno definito e lo caratterizzano nel presente. Inoltre, ricordare e
raccontare una storia , il pi delle volte, unesperienza allocativa: non c
memoria senza un luogo che stabilisce un legame con lidentit e la soggettivit. Ed
proprio sfruttando questo potenziale che caratterizza la narrazione che si passer
dallappartenenza ad un territorio alla ricostruzione di fatti, eventi, processi che
hanno interessato quel territorio e che si sono sedimentati.
CONTENUTI
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luoghi. Obiettivo fondamentale quello di far acquisire, con una certa dimestichezza,
la competenza della lettura e interpretazione di una carta storica, i suoi elementi e i
significati delle informazioni contenute. Inoltre importante introdurre luso di carte
topografiche appartenenti ai periodi storici presi in considerazione.
SPAZI
Lunit didattica si svolger prevalentemente in classe durante le prime due
fasi (story finding e story telling); mentre le successive fasi operative (story
processing e story reconstructing) si potranno svolgere negli spazi del territorio
oggetto della materia narrativa dei ragazzi.
COLLEGAMENTI DISCIPLINARI
Storia, Storia dellarte.
DURATA COMPLESSIVA
La durata prevista per lo svolgimento dellintera unit di apprendimento di
circa 8-10 lezioni.
VERIFICA
Tale percorso di apprendimento terminer con brevi momenti di verifica sui
contenuti acquisiti che saranno preziosi al fine di monitorare linteriorizzazione dei
principali concetti. Daltra parte, si pu verificare lacquisizione delle conoscenze da
parte dei ragazzi nel momento in cui, nellultima fase del percorso didattico, saranno
chiamati ad ambientare la propria storia nel periodo storico preso in considerazione,
inserendo gli elementi geografici intercettati durante il percorso di ricostruzione
storica del territorio.
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VALUTAZIONE
La valutazione sar espressa sulla base dei risultati emersi dalle singole fasi
nelle quali si articoler lunit, dai momenti di verifica, dallinteresse e lentusiasmo
dimostrato da parte di ciascun alunno, e dei progressi raggiunti.
SVILUPPI SEQUENZIALI
Alla fine di tale esperienza di apprendimento si potr valutare, facendo
riferimento al territorio preso in esame, se inserire altri percorsi didattici come:
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