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Il primo avvento di Cristo

di Rinaldo Diprose1

1Lincarnazione: il pi grande dei miracoli


Oh, squarciassi tu i cieli, e scendessi! (Is 64:1)
Un testimone oculare della risposta di Dio scrive: La Parola diventata
carne e ha abitato per un tempo fra di noi, piena di grazia e di verit; e noi
abbiamo contemplato la sa gloria, gloria come di unigenito dal Padre
Nessuno ha mai visto Dio; lunigenito Dio, che nel seno del Padre, quello
che lha fatto conoscere (Gv 1:14,18).
Introduzione
Lincarnazione non solo stata il pi grande dei miracoli ma si tratta di
un miracolo che dur per circa trentatre anni e produsse benedizioni
permanenti per lumanit. Infatti il primo capitolo del Nuovo Testamento fa
sapere che lincarnazione, oltre a costituire una rivelazione unica di Dio
Dio con noi aveva come scopo primario unopera di salvezza che
soltanto Dio poteva compiere (Mt 1:20-21; Is 43:11; cfr. Sl 130:7-8). Quanto
alla maniera in cui questo miracolo avvenne, nel giardino di Eden Dio aveva
predetto che il serpente, cio il diavolo, sarebbe stato schiacciato dalla
progenie della donna, un riferimento velato allincarnazione che esclude che
ci sarebbe stato un contributo procreativo da parte di un uomo (Ge 3:15).
Le parole dei profeti Simeone e Anna, nonch le numerose persone che
aspettavano la redenzione di Gerusalemme testimoniano del fatto che
questevento, nonostante la sua eccezionalit, era atteso dal popolo a cui
Dio aveva affidato le sue rivelazioni (Lu 2:25-38; Ro 3:1-2). Intanto proprio
il miracolo dellincarnazione che rende credibili tutti gli altri miracoli che
costellavano la vita di Cristo.
Noi, che viviamo lontano nel tempo dalla venuta dellEmmanuele, siamo
benedetti di poter leggere il racconto di Matteo (1:182:23) e quello ancora
pi dettagliato di Luca (1:12:40). Questultimo non si limitato a narrare i
fatti che avevano avuto compimento; ha fatto in modo che il lettore
potesse conoscere la certezza di questi fatti, nonostante la loro
eccezionalit. Ha fatto questo, tra laltro, descrivendo con precisione il
contesto storico generale in cui essi sono avvenuti (Lu 1:1-5; 2:1-7; 3:1-3).
Cos, qualche tempo dopo Paolo poteva contare sul fatto che persone come
il re Agrippa erano a conoscenza dei fatti inerenti il compimento della
salvezza (At 26:26).

1 Questo scritto riprende materiale pubblicato come parte della dispensa di Panorama di
Nuovo Testamento 1, 1 Quattro Vangeli, di Rinaldo Diprose, ultima edizione 2008 (Istituto
Biblico Evangelico Italiano, Roma).

Quando questo miracolo avvenne


Il racconto di Luca parte da un dettaglio che potrebbe sembrare del
tutto insignificante ma che, in realt, ci permette di sapere in quale periodo
dellanno nasceva Ges. Luca inizia il suo racconto dicendo che toccava a
un sacerdote di nome Zaccaria servire nel tempio di Gerusalemme come
parte del turno di Abiia (Lu 1:5). Quello di Abiia era lottavo turno, ciascuno
di quindici giorni (1 Cr 24:1-10), calcolando dallinizio dellanno ebraico, il
mese di Nisn, il quale corrisponde al nostro marzo/aprile. In altre parole
Zaccaria si trovava nel tempio grosso modo verso la fine di giugno quando
langelo Gabriele gli apparve e gli disse: la tua moglie Elisabetta ti
partorir un figlio, e tu gli porrai nome Giovanni (Lu 1:10,13). In passato
Zaccaria aveva pregato perch avessero un figlio ma ormai entrambi erano
di et avanzata, per cui l per l egli rimase incredulo, nonostante langelo
gli parlasse di un ministero profetico eccezionale che avrebbe avuto questo
figlio. Di conseguenza langelo disse a Zaccaria che sarebbe rimasto muto
fino alla nascita del bambino destinato a diventare il precursore del Messia
(vv. 14-20).
Dopo il ritorno a casa di Zaccaria, sua moglie Elisabetta rimase incinta,
dopodich in concomitanza con il sesto mese della sua gravidanza, langelo
Gabriele fu mandato da Dio in una citt di Galilea, chiamata Nazaret a una
vergine fidanzata a un uomo chiamato Giuseppe, della casa di Davide; e il
nome della vergine era Maria (vv. 26-27). Langelo Gabriele inform Maria
che sarebbe rimasta incinta ad opera dello Spirito Santo, senza che lei
conoscesse uomo. Lei rispose: sia fatto secondo la tua parola, poi quando
seppe di essere incinta, si alz e and in fretta nella regione montuosa, in
una citt di Giuda, ed entr in casa di Zaccaria e salut Elisabetta (v. 2839).
Questi dati ci permettono di dire che il concepimento ad opera dello
Spirito Santo, ovvero il principio dellincarnazione, avvenne grosso modo
alla fine di dicembre o poco dopo. Infatti la nascita di Ges avvenne in
autunno, quando i pastori potevano stare fuori con le loro pecore di notte
(2:8). Quanto allanno in cui Ges nato, Matteo ci informa che Ges era
nato in Betlemme di Giudea, allepoca del re Erode (Mt 2:1). Segu la visita
dei magi dOriente, che passarono da Erode, che in seguito avrebbe
ordinato il triste massacro di bambini nel territorio di Betlemme, motivo per
cui ci fu la fuga in Egitto di Giuseppe e Maria con Ges bambino (2:1b-18).
Sappiamo che Erode il grande mor dopo questi eventi, nellanno che
corrisponde al 4 a.C. secondo il nostro calendario, per cui possiamo datare

la nascita di Ges nellautunno del 5 o 6 a.C., sempre secondo il nostro


calendario.2
Non un mito

Nonostante la concretezza della narrazione dei fatti a cui abbiamo


attinto sopra, alcuni studiosi moderni definiscono questo racconto della
nascita di Ges una leggenda personale a scopo di edificazione. 3 Il
termine leggenda (cfr. il verbo leggere) in genere definisce uno
scritto, mentre il corrispondente racconto orale va sotto il nome di
mito dal greco mythos, bocca. Tale ridimensionamento dei racconti
dei Vangeli di Matteo e Luca, implica che i dodici apostoli fossero dei
creduloni oppure dei sognatori che, ripensando la vita di Ges, diedero
credito a delle leggende prive di fondamento storico.
In realt i dodici apostoli, cresciuti nella scuola della sinagoga, non
erano degli sprovveduti. Infatti furono proprio loro, ben consapevoli della
categoria del mito, a escludere con forza che la loro testimonianza a
Ges si basasse su qualcosa del genere. Giovanni parla per tutto il
collegio degli apostoli quando scrive: Quel che era dal principio, quel
che abbiamo udito, quel che abbiamo visto con i nostri occhi, quel che
abbiamo contemplato e che le nostre mani hanno toccato della parola
della vita (poich la vita stata manifestata e noi labbiamo vista e ne
rendiamo testimonianza, e vi annunciamo la vita eterna che era presso il
Padre e che ci fu manifestata.) Quel che abbiamo visto e udito, noi lo
annunciamo anche a voi, perch voi pure siate in comunione con noi; e la
nostra comunione con il Padre e con il Figlio suo, Ges Cristo (1 Gv
1:1-3). Da parte sua Pietro insiste che ci che gli apostoli affermavano lo
dicevano in qualit di testimoni oculari. Ecco le sue parole: Infatti vi
abbiamo fatto conoscere la potenza e la venuta del nostro Signore Ges
Cristo, non perch siamo andati dietro a favole [gr. mythois] abilmente
inventate, ma perch siamo stati testimoni oculari della sua maest (2 P
1:15-16). Pietro cita come esempio della loro testimonianza oculare la

2 I censimenti ordinati da Cesare Augusto erano legati al suo programma di

ingrandimento dell'impero romano e al suo proposito di mantenere l'ordine


ovunque arrivasse il potere di Roma. Secondo la Nuova Riveduta il censimento a
cui si fa riferimento in Luca 2:1-2 avvenne quando Quirinio aveva un incarico di
governatore in Siria. Esiste un dubbio se si tratti di un censimento che ebbe luogo
mentre egli ricopriva un incarico militare in Siria durante gli anni 6-4 a.C. o se la
parola tradotta primo nella Nuova Riveduta non vada, invece, considerata come
un avverbio di tempo con il senso di: prima che Quirinio fosse governatore della
Siria (nel 6-9 d.C.). In ogni modo i dati forniti altrove da Luca, sia nel suo Vangelo
(3:1-2, 23) sia nel libro degli Atti (At 5:37), confermano che il censimento che
avvenne in concomitanza con la nascita di Ges da distinguersi da quello che
avvenne negli anni 6-9 d.C. durante il periodo in cui Quirinio era il governatore
politico della Siria. Il nostro calendario segue il calcolo errato di Dionigi fatto
diversi secoli dopo levento.
3 Cos Bruno Corsani, Introduzione al Nuovo Testamento 1 Vangeli e Atti, Torino,

Claudiana,1972, 1:96, 109-110.


3

presenza di alcuni di loro sul monte della trasfigurazione (vv. 17-18; cfr.
Mt 17:1-13)
Secondo gli apostoli Dio e il soprannaturale avevano sostituito la
normalit delle cose sul piano storico per produrre eventi
oggettivamente veri e assolutamente necessari per la salvezza
dellumanit (si veda 1 Gv 4:10. A questo proposito ci si pu chiedere:
Quanto valore avrebbe un ponte mitologico per chi volesse passare da
un lato all'altro di un profondo burrone? Similmente non avrebbe alcun
valore un vangelo che promettesse la riconciliazione dei peccatori con
Dio se i presunti fatti su cui si basa non fossero oggettivamente veri. Ma
non siamo in presenza di miti, nonostante leccezionalit degli eventi
descritti. Piuttosto i fatti ci portano a dire con Paolo:
Senza dubbio, grande il mistero della piet:
Colui che stato manifestato in carne,
stato giustificato nello Spirito,
apparso agli angeli,
stato predicato fra le nazioni,
stato creduto nel mondo,
stato elevato in gloria (1 Ti 3:16).

Paolo scelse di considerare lincarnazione il mistero della piet (1


Ti 3:16), ovvero qualcosa che va oltre la nostra capacit di comprendere.
Tale definizione mette in guardia da ogni tentativo di dare una
spiegazione razionale del miracolo dell'incarnazione e del carattere
immacolato della vita di Ges. Fra i tentativi di spiegare questo mistero
c la spiegazione fornita dal Catechismo della Chiesa Cattolica dove
viene proposto il dogma dell'Immacolata concezione, proclamato da papa
Pio IX nel 1854: La beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua
concezione, per una grazia ed un privilegio singolare di Dio onnipotente,
in previsione dei meriti di Ges Cristo Salvatore del genere umano,
stata preservata intatta da ogni macchia del peccato originale. 4 A
sostegno di questo dogma spesso viene citato il saluto di Elisabetta a
Maria: Ti saluto, o favorita della grazia [gr. kecharitmen]; il Signore
con te (Lu 1:28). Ma ci ignora linizio del Cantico di Maria che
esordisce cos: Lanima mia magnifica il Signore, e lo spirito mio esulta
in Dio, mio Salvatore (vv. 46-47). Altrove nella Scrittura viene affermata
con grande chiarezza che Non c nessun giusto, neppure uno (Sl
14:1-3; Ro 3:10) e che tutti hanno peccato (Ro 3:23). Inoltre Ges
stesso ebbe a dire: Nessuno buono, tranne uno solo, cio Dio (Mr
4 Catechismo della chiesa Cattolica, Citt del Vaticano, Libreria editrice Vaticana

1992, 491. Tale dottrina si ispira al racconto del libro (apocrifo) attribuito a
Giacomo, fratello del Signore (4:1-3) e il cosiddetto Vangelo sulla Nascita di Maria
secondo cui come essa nascer miracolosamente da una sterile, cos, in una
maniera incomparabile, restando vergine generer il figlio dell'Altissimo, che sar
chiamato Ges e, secondo l'etimologia del nome, sar il salvatore di tutte le genti
(Apocrifi del Nuovo Testamento, a cura di Luigi Moraldi, Classici delle regioni,
sezione quinta, Torino, U.T.E.T.1971; Ristampa 1986, pp. 92 e 101). Viene
ipotizzato uno stato di assoluta purezza nei genitori di Maria, al momento del suo
concepimento (ibid. pp. 100-101).
4

10:18). Quando queste Scritture vengono lette alla luce di tutto il canone
biblico, senza lasciarsi influenzare dalla tradizione ecclesiale, appare
chiaro che il miracolo dell'incarnazione e il carattere immacolato di Ges
trovano la loro unica spiegazione nell'opera sovrana dello Spirito Santo.
Dietro le quinte
Nel Vangelo di Matteo Ges figura non solo come lEmmanuele ma
anche come il figlio adottivo di Giuseppe (1:20-21; 2:14; cfr. Lu 2:48-49).
Un attento esame di 2 Samuele 7:12-16 dimostra che, per poter occupare
il trono di Davide, Ges doveva essere un discendente legale di Davide
per via di Salomone. La genealogia riportata in Matteo 1:1-17 mette
Ges in questo rapporto con re Davide. Allo stesso tempo Ges non
poteva discendere fisicamente da Salomone, in quanto tale linea fu
squalificata al tempo del re Joiachin (Gr 22:24-30; 2 R 24:8-12; 1 Cr 14:4).
Infatti la discendenza fisica di Ges tracciata in Luca 3:23-38 passa per
un altro figlio di Davide di nome Natan. L'uso che Matteo e Luca fanno
del titolo figlio di Davide per indicare Ges implica pure che il suo
operato sarebbe dovuto corrispondere a quanto l'Antico Testamento
afferma relativamente alle mansioni del Messia che sarebbe discese da
lui.
La seconda designazione, figlio di Abraamo (Mt 1:1), oltre a
indicare in Ges la progenie promessa al patriarca, pu essere messa
anche in relazione con il fatto che lopera di Ges avrebbe determinato
ladempimento della promessa di Dio di una benedizione estesa a tutte
le famiglie della terra (Ge 12:1-3; cfr. Is 49:5-6). A proposito di questa
dimensione universale istruttivo larrivo dei magi dOriente in
occasione della nascita di Ges. A portarli prima a Gerusalemme e poi
alla vicina Betlemme fu un fenomeno cosmico: una stella preparata da
Dio, un altro elemento sovrannaturale del racconto che illustra bene la
portata dellevento (Mt 2:1-2).
I riferimenti a Davide e Abraamo e le relative anticipazioni profetiche
negli Scritti sacri dIsraele, appartengono allopera provvidenziale di Dio
nella storia. Pi in generale le dimensioni umana e divina dellavvento e
come queste dimensioni si sovrapponevano, sono presenti in ogni parte
dei racconti riguardanti il concepimento e della nascita di Ges, a partire
dalla reazione di Giuseppe alla notizia che la sua promessa sposa era
incinta fino a, successivamente, la sua ubbidienza alle istruzioni ricevute
dallangelo del Signore (Mt 1:18-25).
Oltre ai preparativi immediati alla nascita di Ges, il Nuovo
Testamento sottolinea la sua preesistenza in quanto Figlio di Dio. Mentre
era in qualit di uomo perfetto che Ges sarebbe diventato il sostituto
5

dei peccatori sulla croce (Eb 5:7-9), era a motivo del suo essere Dio
Figlio che il suo sacrificio propiziatorio avrebbe avuto una valenza
infinita (1 Gv 2:1-2). Ges stesso avrebbe testimoniato la propria
preesistenza nella sua preghiera sacerdotale (Gv 17:5). Anche l'apostolo
Paolo, in Galati 4:4-5 e 2 Corinzi 5:19, fa dipendere il valore dellopera
redentrice di Cristo dalla sua preesistenza e divinit.
La verit della preesistenza di Cristo delimita il ruolo di Maria
nell'evento dell'incarnazione a ci che concerne il corpo e la natura
umana di Ges. A questo proposito il noto titolo di Madre di Dio,
coniato al Concilio di Efeso nel 431 d.C. per proteggere la verit della
Deit di Cristo, appare inopportuno, in quanto implica un ruolo materno
di Maria in relazione con la vita divina del Figlio di Dio prima che lo
Spirito Santo generasse nella vergine la natura umana e il corpo di Ges.
La storia successiva e la relativa elevazione di Maria confermano quanto
sia stato infelice luso del titolo Madre di Dio per definire il ruolo di
Maria. Per il resto, tanto Maria quanto Giuseppe meritano tutto il nostro
rispetto per la loro sottomissione e ubbidienza a Dio.
Infine, a conferma di come Dio realizz lincarnazione in conformit
con un progetto preordinato, abbiamo la testimonianza della parola
profetica pi salda (2 P 1:19). Ad esempio Michea profetizz, a
proposito della nascita del Messia: Ma da te, o Betlemme, Efrata,
piccola per essere tra le migliaia di Giuda, da te mi uscir colui che sar
dominatore in Israele, le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni
eterni (Mi 5:1). Qui Michea testimonia la preesistenza di colui che
sarebbe nato a Betlemme. A proposito di questa circostanza, sia Matteo
che Luca fanno sapere che Ges nacque a Betlemme ma fanno sapere
pure che questa circostanza non era per niente scontata (Mt 2:1-6; Lu
2:1-10). Infatti, se non fosse stato per il censimento ordinato
dallimperatore Augusto e le relative regole (2:1-6), Maria si sarebbe
trovata a Nazaret nel nord dIsraele al momento della nascita di Ges e
non a Betlemme in Giudea! Si vede cos che la profezia di Michea si
avver grazie alla divina provvidenza.
Ci sono anche alcune profezie in Isaia riguardanti la nascita del
Messia che ne sottolineano la duplice dimensione divina/umana. Al
tempo del re Acaz, allincirca sette secoli a.C., Dio diede questo segno a
questo re poco incline a prestare attenzione alla parola di Dio: Perci il
Signore stesso vi dar un segno: Ecco la giovane concepir, partorir un
figlio, e lo chiamer Emmanuele (Is 7:14). Qui la parola giovane
traduce lebraico almah, che gli ebrei stessi tradussero parthenos,
ovvero vergine, nella traduzione greca dellAntico Testamento, ossia la
Septuaginta, come pure nella citazione del brano in Matteo 1:23. Matteo

aggiunge la traduzione della parola Emmanuele: Dio con noi. Sempre


Isaia parla del popolo che vede una gran luce che illumina le tenebre, e
aggiunge: Poich un bambino ci nato, un figlio ci stato dato, e il
dominio riposer sulle sue spalle; sar chiamato Consigliere ammirabile,
Dio potente, Padre eterno, Principe della pace, per dare incremento
allimpero e una pace senza fine al trono di Davide e al suo regno, per
stabilirlo fermamente e sostenerlo mediante il diritto e la giustizia, da
ora e per sempre: questo far lo zelo del Signore degli eserciti (Is 9:1,56). Langelo Gabriele fece allusione proprio a questa profezia nel fare il
suo annuncio a Maria riguardo il figlio che lei avrebbe portato in grembo
(Lu 1:32-33). Infine, alla nascita di questo bambino, langelo che parlava
ai pastori disse: Oggi, nella citt di Davide, nato per voi un Salvatore,
che Cristo, il Signore (Lu 2:11). Il bambino nella mangiatoia era il
Messia promessa, la cui identit, come aveva anticipato Isaia, quella
del Figlio di Dio incarnato.

Dopo la nascita
La circoncisione di Ges e la sua presentazione nel tempio quando
furono compiuti i giorni della loro purificazione secondo la legge di
Mos (Lu 2:21-38), illustrano quanto affermato da Paolo, che Ges
nato sotto la legge le cui esigenze egli avrebbe soddisfatto
perfettamente (Ga 4:4; Ro 8:3). Inoltre, proprio in occasione della sua
presentazione nel tempio lo Spirito Santo spinse Simeone a prenderlo in
braccia e dire, fra le altre cose: Ora, o mio Signore, tu lasci andare in
pace il tuo servo, secondo la tua parola; perch i miei occhi hanno visto
la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli, luce per
illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele (Lu 2:29-32).
Dopo la visita dei magi e unulteriore rivelazione trasmessa a
Giuseppe dallangelo del Signore, ci fu la fuga in Egitto (Mt 2). A
determinare questa fuga fu lagire di Erode, unagire che dipendeva in
parte dalla natura illegittima del suo ruolo come re della Giudea,
essendo lui un Idumeo e non della casa di Davide. Questa circostanza ci
ricorda che al tempo di Ges la Terra Promessa era sotto il dominio dei
Romani a cui Erode doveva la sua nomina come re. Ma vista nel contesto
della storia della salvezza, la fuga in Egitto significativa in quanto port
Ges a ripercorrere la storia del proprio popolo (v. 15) e in questo modo
appariva gi come l'Israelita per eccellenza (Mt 1:21; Ga 3:16).
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. Descrivi i ruoli di Giuseppe e Maria secondo Matteo capitoli 1-2 e
Luca 1:262:24.

2. Quali particolari dei racconti di Matteo e Luca sulla nascita di Ges


mettono in luce la natura dell'evento inteso come Incarnazione?
3. Perch era importante che Ges nascesse a Betlemme?
4. Descrivi in parole tue le profezie fatte da Simeone in occasione
della presentazione di Ges al tempio (Lu 2:29-35).

Il mondo in cui Ges vissuto

Introduzione

Meglio si conosce il contesto politico/religioso/sociale in cui il Figlio


di Dio ha abitato per un tempo fra di noi manifestando la gloria di Dio
(Gv 1:14) meglio si comprende il suo insegnamento. Inoltre una
conoscenza del contesto storico e culturale in cui Ges svolse il suo
ministero toglie la terra di sotto i piedi di chi idealizza il mondo in cui
lanci i suoi comandi per giustificare la convinzione che i suoi
insegnamenti non sono applicabili nel mondo in cui noi viviamo. 5
Cominciamo con una breve descrizione di alcune caratteristiche
essenziali del suo mondo per poi approfondire i tre aspetti:
politico/religioso/sociale. Nel mondo in cui Ges port a compimento il
mandato del Padre gran parte della vita ruotava intorno alle attivit
settimanali della sinagoga dove i Farisei insegnavano la legge mosaica,
secondo la tradizione dei padri. Quanto alle feste annuali, le visite al
tempio erano soprattutto concentrate nella primavera, nel periodo che
andava dalla Pasqua alla Pentecoste e, in autunno, nel periodo delle
Feste delle Capanne e di Yom Kippur.
Intanto il paese era occupato dai Romani che, a eccezione di qualche
centurione, erano poco sensibili nei confronti degli Ebrei che ubbidivano
alla legge. Partecipare alle festivit decretate dalla legge poteva costare
la vita! (si veda Lu 13:1). Inoltre la presenza romana costituiva una
tentazione al compromesso, ad esempio nellestorcere pi denaro del
previsto nella raccolta delle tasse imposte dallimperatore. La
dominazione straniera da una parte e lattesa del regno di Dio dallaltra,
determinavano la nascita di raggruppamenti politici e religiosi che
andavano dagli Erodiani ai movimenti di protesta quali gli Zeloti, che
lottavano contro Roma, e gli Esseni che protestavano contro il modo in
cui i capi dei sacerdoti erano in collusione con Roma, ad esempio nella
nomina del Sommo Sacerdote.6
Nellambito sociale, all'apice cerano i capi religiosi a Gerusalemme e
gli Scribi e Farisei presso le sinagoghe, poi il popolino trattato come
ignorante e quindi maledetto (Gv 7:48-49). Anche le donne e i bambini
erano poco presi in considerazioni (si veda Gv 8:1-11; Mr 10:13-16). Era
in questo contesto, variegato e per nulla ideale, che Ges avrebbe
esemplificato la giustizia di Dio.
La situazione politica
Per comprendere qualcosa dellassetto politico della Terra Promessa
ai tempi di Ges, bisogna partire da un fatto che ebbe ripercussioni
5 Ho sentito questo parere espresso dopo una sessione di insegnamento delle Beatitudini.
6 Cfr. la menzione dei sommi sacerdoti Anna e Caiafa in Luca 3:2, di cui il primo era il referente per la
nomina di quello in carica.

durante lintero periodo descritto nei Vangeli e nel libro degli Atti.
Nellanno 48 a.C. Giulio Cesare si trov assediato ad Alessandria, in
Egitto. L'Idumeo Antipatro, padre di Erode detto il Grande, procur a
Cesare una contingente di 3.000 Giudei e questaiuto si rivel
determinante per la sua liberazione. Per riconoscenza Cesare si fece
garante dei diritti dei Giudei sia in Giudea sia altrove nellimpero
romano. In particolare la religione dei Giudei fu riconosciuta lecita,
facendo s che i Giudei erano esonerati dall'obbligo di partecipare al
culto imperiale. Inoltre, i giovani Giudei non erano tenuti a fare il
servizio militare. Questa linea politica fu mantenuta anche dopo
lassassinio di Giulio Cesare quattro anni pi tardi.
Ci interessa anche il modo in cui Cesare ricompens Antipatro per
liniziativa da lui presa. Oltre a concedergli la cittadinanza romana,
Cesare lo insedi al vertice del potere politico e permise a suo figlio
Erode di studiare a Roma. In seguito questo Erode sarebbe stato
nominato il re della Giudea e, alcuni decenni pi tardi il figlio di
questultimo il tetrarca della Galilea (Lu 3:1). Chi legge i Vangeli sa
quanto abbia inciso sulla vita dei Giudei, il potere degli Erodi, discesi da
Antipatro (Mt 14:1-12; Mr 3:1-6; Lu 8:1-3; 23:6-12).
Nonostante i privilegi conferiti ai Giudei da Giulio Cesare e i benefici
che il successivo regno di Augusto apport a tutta larea mediterranea, i
Giudei continuavano a sentirsi oppressi. Il dominio romano stava loro
stretto soprattutto a motivo delle promesse divine fatte ai loro padri.
Infatti l'occupazione straniera della Terra Promessa ostacolava la
realizzazione del regno messianico predetto dai profeti (cfr. Lu 24:21). Il
Vangelo di Luca fornisce un quadro degli incarichi amministrativi
assegnati da Roma, al tempo in cui ebbe inizio il ministero pubblico di
Giovanni il battista, presto seguito da quello di Ges: Nellanno
quindicesimo dellimpero di Tiberio Cesare, quando Ponzio Pilato era
governatore della Giudea, ed Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo
fratello, tetrarca dellIturea e della Traconitide, e Lisania tetrarca
dellAbilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caiafa, la parola di Dio fu
diretta a Giovanni, figlio di Zaccaria, nel deserto (Lu 3:1-2).
Inoltre Roma, sebbene affidasse gran parte della gestione della
giustizia ai Giudei stessi (in particolare al Sinedrio di Gerusalemme, ma
anche in qualche misura ai consigli di anziani dei singoli villaggi), era
presente con suo esercito, ad esempio nella Fortezza Antonia che
sorgeva presso il lato settentrionale del Tempio di Gerusalemme, oltre
ad arrogarsi il diritto di nominare il sommo sacerdote. Questa politica da
una parte fece crescere il potere politico dei capi dei sacerdoti (Mt
16:21; 26:14), dallaltra favor il fenomeno di gruppi come quello degli
Esseni che trovavano insopportabile quest'ingerenza nella vita religiosa
del popolo.
Lamministrazione romana produsse anche altri effetti pesanti. Ad
esempio, per buona parte del tempo in cui ricopriva lincarico di
procuratore della Giudea, Ponzio Pilato (26-36 d.C.), particolarmente fino
alla morte di Seiano il 18 ottobre, 31 d.C., se ne infischiava altamente
della sensibilit religiosa dei Giudei. Lo si vede nellepisodio portato alla
conoscenza di Ges di cui Luca ci d notizia: In quello stesso tempo
vennero alcuni a riferirgli il fatto dei Galilei il cui sangue Pilato aveva
10

mescolato con i loro sacrifici (Lu 13:1). Evidentemente il governatore,


non essendo abituato a feste religiose cos coinvolgenti quale la Pasqua,
scambi lentusiasmo degli adoratori in un periodo di festa per una
sommossa politica.
Un altro effetto negativo delloccupazione romana era il fenomeno del
collaborazionismo. Nel settore economico c'erano i pubblicani che
riscuotevano le tasse per Roma. Questi uomini non solo erano percepiti
come simbolo dell'oppressione romana, erano pure conosciuti per la
pratica dell'estorsione. Zaccheo, capo dei pubblicani della propria zona,
oltre a essere diventato ricco, era stato anche soprannominato
peccatore a motivo della pratica dellestorsione (Lu 19:1-10). Anche
uno degli uomini destinato a diventare apostolo, di nome Matteo, era per
mestiere un pubblicano (Mt 9:9-13; cfr. Lu 5:12-15; 6:12-16). Dal punto
di vista puramente umano, comprensibile che i Farisei (vedi pi avanti)
rimasero sbalorditi quando Ges partecip, insieme con una folla di
pubblicani, a un banchetto organizzato da Matteo.
La
situazione
appena
descritta
incoraggiava
uno
spirito
opportunistico anche da parte dei capi religiosi (si veda Gv 11:47-53).
Cos da una parte cera un crescente interesse negli scritti apocalittici e
la protesta religiosa di gruppi come gli Esseni che consideravano il culto
del tempio impuro. Il pi famoso dei gruppi era la comunit che studiava
la legge a Qumran che si credeva un avamposto del Regno promesso a
Israele. Allo stesso tempo sorsero dei gruppi di resistenza a Roma di tipo
politico, come quello degli zeloti, nato nel 6 d.C. a opera di Giuda il
Galileo (At 5:37). Almeno uno dei dodici discepoli che Ges volle sempre
con s proveniva dalle fila degli zeloti (Lu 6:15).

La situazione religiosa
Mentre la vita religiosa dei Giudei ruotava principalmente intorno
alla sinagoga e al tempio, la produzione letteraria era dominata da scritti
pseudonimi, come il libro di Enoc, i cui autori cercavano di prevedere lo
svolgersi degli eventi che avrebbero condotto ai tempi della fine.
a.La sinagoga era il luogo dove la legge e la tradizione orale degli
antichi venivano insegnate al popolo. Nata come luogo di istruzione
della Tor durante l'esilio babilonese, la sinagoga assolveva a due
funzioni principali: quella di provvedere un'istruzione (oltre a quella
prevista all'interno della famiglia) per i figli maschi, e quella di essere il
luogo di incontro cultuale della comunit nel giorno di sabato. L'ordine di
servizio nel giorno di sabato era il seguente: la lettura della Shem
Ascolta o Israele... (De 6:4-9), la ripetizione di alcune preghiere, la
lettura di alcuni brani della Legge e dei profeti, un commento esortativo
da parte di chi ne era capace e, infine, la benedizione. Apprendiamo dai
Vangeli che Ges non solo era stato un frequentatore assiduo della
sinagoga, dove svolgere il compito di lettore, ma che insegnava nelle
sinagoghe durante il suo ministero pubblico (Lu 4:14-28; Mt 4:23).

11

b. Il tempio. Dal regno di Salomone in poi il tempio era il centro della


vita religiosa dIsraele, nonch il simbolo della presenza di Dio fra il
popolo. Dopo lesilio babilonese fu costruito un secondo tempio, anche se
la sua forma, al tempo di Ges, era il prodotto di quarantasei anni di
lavoro ordinato da Erode (Gv 2:20). Nel Nuovo Testamento i riferimenti
alle feste ebraiche celebrate nel tempio si trovano soprattutto nel
Vangelo di Giovanni il che potrebbe dipendere dal fatto che Giovanni d
notizia delle attivit svolte da Ges soprattutto nella capitale giudaica.
Il tempio era il luogo dincontro della comunit giudaica della
Diaspora insieme con quella residente a Gerusalemme e altrove nella
Terra Promessa. Le feste pi importanti erano, in autunno: quella
dell'anno nuovo, seguita dal giorno delle Espiazioni (Yom Kippur) e la
Festa delle Capanne (Tishri, ottobre); la Dedicazione (Channukah, Kisleu,
dicembre) menzionata in Giovanni 10:22, che ricordava la purificazione
del tempio nel 165 a.C. In primavera cerano la Pasqua (14 Nisan, aprile)
a cui Cristo attribu alla Pasqua un valore tipologico relativo all'opera di
salvezza che egli era venuto a compiere (Lu 22:16) seguita da quella dei
pani azzimi, e infine la Pentecoste che veniva celebrata, come dice il
nome stesso, cinquanta giorni dopo gli azzimi, in segno di riconoscenza
per la prima mietitura di grano. Il tempio funzionava continuamente con
ventiquattro mute di sacerdoti (1 Cr 24:1-18; Lu 1:5-9). Durante le
ricorrenze festive principali esso attraeva grandi folle di pellegrini a
Gerusalemme, come la legge prevedeva (De 16:16). Mentre nelle
sinagoghe si sentiva soprattutto linfluenza degli Scribi, per lo pi
Farisei, nellambito del tempio dominava il partito dei Sadducei.
Lorigine dei Farisei da ricercare nel movimento degli Asidei
(uomini pii) che, in nome della legge, avevano sostenuto la rivolta dei
Maccabei (167-160 a.C.) contro il tentativo del re Seleucida Antioco
Epifane di abolire il culto di JHWH. Lamore per la legge port gli Asidei
a trovarne un applicazione per ogni situazione. Ma, purtroppo, con il
tempo le soluzioni alle varie questioni discusse dai grandi rabbini
acquisirono un valore quasi canonico. A poco a poco questa casistica
assunse unimportanza uguale, se non addirittura superiore, a quella
attribuita alla Torah e agli altri Scritti sacri. Ecco perch i Farisei del
tempo di Ges correvano il grave rischio di annullare la Parola di Dio a
motivo della loro tradizione. Da parte sua, nei suoi incontri/scontri con i
Farisei e i loro Scribi, Ges distinse in modo netto fra la Parola di Dio e
la loro tradizione (Mt 15:1-9; cfr. 5:21-48). I dottori della legge, in
genere provenienti dalle file dei Farisei, erano molto stimati dal popolo.
Questo fatto li indusse a prendere gloria gli uni dagli altri anzich
cercare la gloria che viene da Dio solo (Gv 5:44). Ges accus gli
scribi e farisei di ipocrisia in quanto lattaccamento esagerato alle
tradizione faceva s che trascuravano gli aspetti essenziali della legge
(Mt 23:23). Lipocrisia dei farisei si vedeva anche nel fatto che erano
disposti a allearsi con gli Erodiani, pur di opporsi al ministero di Ges il
cui ministero tendeva a ridurre la loro autorit nellambito delle
sinagoghe (Mr 3:6; 12:13).
Quanto ai Sadducei, possibile che il loro nome derivasse in qualche
modo da Sadoc, il famoso sacerdote che rimase fedele a re Davide (2 S
12

15:24-37). Se il loro attaccamento al tempio appare lodevole, lo di


meno il fatto che dessero importanza soltanto al Pentateuco, trascurando
il resto della rivelazione. Di conseguenza i Sadducei erano di idee ultra
conservatrici e non contemplavano alcun tipo di cambiamento, tanto
meno la realizzazione del regno messianico di cui avevano parlato i
profeti dIsraele. A questo proposito istruttivo leggere il dibattito fra
Ges e i Sadducei sulla risurrezione (Mt 22:23-33). Nel loro rapporto con
la politica, i Sadducei potrebbero essere definiti opportunisti, il che si
potrebbe spiegare tenendo conto del fatto che erano fondamentalmente
materialisti (si veda At 4:1-2).
da notare che n Giovanni il battista n Ges si identificarono con
nessuno dei partiti religiosi e neanche con i movimenti di protesta a cui
abbiamo fatto cenno. Ci non vuol dire che non avessero avuto contatto
con qualcuno di essi, per il fatto che si siano rivolti a tutta la nazione
rispecchia la convinzione che lo status di popolo eletto si estende a tutti i
discendenti di Abraamo, Isacco e Giacobbe, e non soltanto a coloro che
avevano una fede simile a quella di Abraamo.
La situazione sociale
Lassetto politico e quello religioso descritti sopra facevano s che
societ di cui Ges faceva parte era divisa in vari strati sociali. Gli scribi
e i farisei mostravano disprezzo verso la gente comune (Gv 7:48-49).
Similmente i membri della Comunit di Qumran si consideravano gli
unici figli della luce, essendo tutti gli altri figli delle tenebre esclusi
dal futuro regno di Dio7.
Un altro tipo di discriminazione era quella che gli uomini giudaici
praticavano nei confronti delle donne. Basti pensare che nel libro di
preghiere per la sinagoga8 era previsto che l'uomo dicesse ogni giorno:
Ti ringrazio Signore che non mi hai creato n Gentile n donna!
mentre Giuseppe Flavio afferma che la donna peggiore dell'uomo in
ogni cosa9. In caso di adulterio era soprattutto la donna a essere
ritenuta colpevole (si veda Gv 8:1-11) mentre i seguaci del fariseo Hillel
permettevano agli uomini di divorziare dalle loro mogli per i motivi pi
banali (cfr. Mt 19:3). Anche i bambini erano considerati di poco conto dai
capi religiosi (cfr. Mt 19:13-15).
possibile che la tendenza a considerare la donna nettamente
inferiore alluomo fosse dovuta in parte alla forte influenza
dellellenismo, ossia la trasformazione sociale secondo il modello greco,
particolarmente agguerrita prima della rivolta dei Maccabei. Infatti, fra i
Greci la donna era socialmente inferiore alluomo. Per non parlare di
7 Si veda il Manuale di Qumran (1QM) e il Rotolo della guerra; cfr. luso che Ges

e lautore del quarto Vangelo hanno fatto del concetto di figli di luce (Gv 3:19-21;
12:36).
8 La documentazione risale all'epoca post-apostolica, ma l'aria che si respirava al

tempo di Ges non era diversa.


9 Contro Apione, 2,25.

13

come i Giudei e i Samaritani si evitavano reciprocamente (Gv 4:7-9; Lu


9:51-55).
Nonostante Ges vivesse in un mondo caratterizzato da tutte queste
discriminazioni, egli le ignorava nei suoi rapporti umani. Inoltre era
amico di tutte le persone emarginate in sintonia con la legge che esigeva
un agire caratterizzato dalla misericordia (Mt 23:23; cfr. Lu 15:1-32;
16:19-31; 17:11-19; 18:9-14; 19:1-10). Anzi, con il suo esempio, Ges
faceva comprendere che proprio nel superamento delle discriminazioni
che si ubbidisce al comandamento di amare il prossimo come se stessi
(Lu 10:25-37; Mt 5:44-48).
Conclusione
Forse siamo stati abituati a idealizzare il mondo in cui il Figlio di Dio
accett di abitare per un tempo. In questo caso il pericolo di
considerare gli imperativi che costellano il suo insegnamento poco
applicabili al mondo imperfetto in cui ci troviamo a vivere oggi. Ma,
come abbiamo visto, Ges non vissuto in condizioni ideali. Il Salvatore
e Maestro, nato a Betlemme, vissuto in un mondo pieno di tensioni,
contrasti, discriminazioni e ingiustizie. Pi riusciremo a calarci nel
contesto reale del suo ministero, pi saremo inclini a considerare
normativi i suoi comandamenti e a seguire il suo esempio (Lu 6:40; Mt
28:20).
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1 In che tipo di mondo vissuto Ges?
2 Perch gruppi cos diversi quali i Farisei e gli Erodiani erano
disposti ad allearsi, pur di porre fine al ministero di Ges?
3 Quali sono le implicazioni di questaffermazione di Ges: Un
discepolo non da pi del maestro; ma ogni discepolo ben
preparato sar come il suo maestro (Lu 6:40)?

14

Una vita umana senza peccato

Egli stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato
(Eb 4:15).
Se, come la scienza insegna, ogni evento richiede una causa adeguata,
allora la presenza di un Uomo senza peccato in mezzo a un universo di
uomini peccatori implica che Egli abbia unorigine miracolosa. J. Oswald
Sanders.10

Introduzione
Sebbene i quattro vangeli non siano delle vere e proprie biografie
sulla vita di Ges, le informazioni che essi contengono danno una
chiara idea di come la sua vita si svolgeva prima che entrasse nel
ruolo di Messia. Vedremo che a Nazaret aveva unidentit umana ben
precisa e fece unesperienza di vita analoga a quella dei suoi
contemporanei. Lunica parziale eccezione riguarda qualcosa che
avvenne quando aveva dodici anni: chiam il tempio la casa di mio
padre mentre tutti quelli che lo udivano parlare in quelloccasione
si stupivano del suo senno e delle sue risposte (Lu 2:47-49).
Neanche Giuseppe e Maria capirono le parole che egli aveva dette
loro (v. 50). Ma a parte questa breve finestra sulla dimensione divina
della sua persona, Ges viveva sottomesso a Maria e Giuseppe, come
qualsiasi altro ragazzo (v. 51).
Per entrare nel suo ruolo messianico, quando aveva circa
trentanni (3:21-21), Ges si rec al fiume Giordano, dove Giovanni,
suo precursore, stava battezzando. Arrivato l insistette di essere
battezzato anche lui, precisando: conviene che noi adempiamo in
questo modo ogni giustizia (Mt 3:15). Cos inizi un cammino che
lavrebbe condotto a prendere su di s i peccati del mondo (cfr. Mt
1:21; Gv 1:29; cfr. Sl 130:7-8; Is 53).
Non un caso che lunzione speciale di Ges avvenne soltanto
dopo circa trentanni di una vita normale in cui era vissuto come parte
di una famiglia e aveva anche lavorato con le proprie mani,
conferendo dignit alle attivit artigianali. Allo stesso tempo la sua
stata una vita esemplare, in quanto senza peccato, quindi ha
condannato il peccato nella carne (Ro 8:3). questo risultato che
sta dietro la parola di approvazione del Padre: Questo il mio diletto
Figliuolo, nel quale mi sono compiaciuto (Mt 3:17). Segu la seconda
prova quando fu guidato dallo Spirito nel deserto per dare prova a
Satana di non essere vulnerabile ai tentativi di deviarlo dal
compimento del suo mandato (4:1-11).

10 J. Oswald Sanders, The Incomprarable Christ, 1952; rev. 1971; ristampa: Chicago,
Moody Publishers, 2009, p.38.

15

Prima di assumere il suo ruolo messianico


Per il periodo che va dall'infanzia di Ges all'et di trent'anni,
pochi capitoli della Bibbia forniscono delle notizie dirette. Ci
nonostante, nel loro insieme, i Vangeli contengono sufficienti cenni
biografici da permettere lelaborazione di uno schema biografico
abbastanza completo (si veda Lu 2:41-52; 4:16-30; Mr 6:3; Gv 7:3-5;
19:26-27).
Dopo la morte di Erode un angelo inform Giuseppe che poteva
riportare il bambino e sua madre nel paese dIsraele. Cos la famiglia
rientr in Israele (Mt 2.19-20). Ma, udito che in Giudea regnava
Archelao al posto di Erode, suo padre, ebbe paura di andare l; e,
avvertito in sogno, si ritir nella regione della Galilea e venne ad
abitare in una citt detta Nazaret, affinch si adempisse quello che
era stato detto dai profeti, che egli sarebbe stato chiamato Nazareno
(vv. 22-23). Il malgoverno di Archelao fece s che venisse destituito dal
sul incarico nel 6 d.C.. Non essendo Giuseppe e Maria nativi della
Galilea, possiamo considerare il ritorno a Nazaret, a prescindere dalla
circostanza che ne era la causa, un frutto della provvidenza divina.
Infatti il soggiorno prolungato in Galilea avrebbe facilitato il rapporto
di Maestro-discepoli che Ges avrebbe instaurato con alcuni uomini di
quella regione.
A Nazaret Ges aveva una precisa identit umana: era il figlio
(adottivo) del falegname del villaggio prima di diventare anche lui
falegname. Infatti dalle parole dei suoi concittadini, riportate in
Marco 6:3, apprendiamo che, a un certo punto, Ges aveva sostituito
Giuseppe come falegname di Nazaret. A quel punto la gente si
sarebbe rivolta a Ges quando cera da fare qualche lavoro in legno o
pietra per costruire porte, finestre e attrezzi di lavoro. Oltre a essere
falegname, Ges era il fratello maggiore di Giacomo, Iose, Giuda e
Simone, nonch di alcune sorelle (Mt 13:53-58; Mr 6:1-4; Gv 6:42).
A Nazaret Ges partecipava regolarmente allincontro settimanale
della sinagoga (Lu 4:16). Intanto la legge mosaica imponeva a tutti i
maschi maturi di presentarsi tre volte all'anno davanti al SIGNORE nel
posto che egli aveva scelto (Gerusalemme), in occasione delle feste di
Pasqua, di Pentecoste e delle Capanne (De 16:16). La famiglia di Ges
era ubbidiente alla legge (Lu 2:21-24,39), quindi, a partire dall'et di
dodici anni, che segnava il passaggio alla fase adulta, anche Ges
avrebbe partecipato con entusiasmo alle grandi feste presso il tempio
(vv. 41-49).
Lautenticit della sua vita umana, vissuta nel villaggio di Nazaret,
testimoniata indirettamente dallo sdegno dei suoi familiari e dei
concittadini dopo che Ges inizi il suo ministero pubblico (Mr 3:2021; 6:1-3). Secondo loro non cerano i presupposti per questo perch
Ges non aveva studiato sotto alcun rabbino famoso di Gerusalemme
(Gv 7:15). Quindi dal punto di vista umano, non avrebbe potuto
insegnare con lautorit che, invece, manifestava a Capernaum e
altrove (Mr 1:21-23). Intanto il loro imbarazzo d la conferma che
16

Ges non aveva operato alcun prodigio prima della sua unzione presso
il fiume Giordano (cfr. Gv 2:11, contrariamente a come vorrebbero far
credere certi vangeli apocrifi relativi alla sua infanzia).
Il racconto della visita a Gerusalemme di Ges dodicenne
illuminante. Innanzitutto perch, mentre viene detto che egli
cresceva (Lu 2:40, 52), in questa circostanza mostrava di superare
in intelligenza e conoscenza sia i dottori della legge sia Maria e
Giuseppe (vv. 46-47, 50). Ma ancora di pi a motivo della sua
domanda, dopo che sua madre si era lamentata di ci che per lei era
un comportamento poco corretto da parte di Ges. Al che lui chiede a
Maria e Giuseppe: Perch mi cercavate? Non sapevate che io dovevo
trovarmi nella casa del Padre mio? (v. 48). Con queste domande Ges
dimostr che era pienamente consapevole del suo rapporto unico con
Dio Padre. Nonostante questa sua consapevolezza, al fine di
sperimentare la vita pienamente come un nostro consimile, rimase
sottomesso a Maria e Giuseppe (v. 51). Nel testo di Luca segue questo
riassunto degli anni successivi: E Ges cresceva in sapienza, in
statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini (v. 52).
Il battesimo, unzione e prima vittoria di Ges su Satana
Il ministero di Giovanni il battista
Non si pu parlare del ministero di Ges senza menzionare quello
del suo precursore, Giovanni, detto il battista perch il Vangelo di
Marco presenta il ministero di Giovanni come il principio del
vangelo (Mr 1:1) mentre Luca fornisce una mappa della situazione
storico-politica di Israele in relazione con il suo ministero a cui
segu quello di Ges (Lu 3:1-6,23; cfr. Ml 3:1-2; 4:1-6; Mt 11:13-14).
Il ravvedimento che Giovanni predicava doveva esprimersi sia con i
fatti di una vita cambiata sia con latto del battesimo per
immersione in acqua (Lu 3:7-14). Una forma di quest'ultimo era gi
impiegata come parte del rituale per i Gentili che volessero
diventare proseliti del Giudaismo. Ora Giovanni richiede che i
Giudei stessi si battezzino, come segno di ravvedimento.
Nonostante il ministero di Giovanni fosse caratterizzato dal
battesimo di ravvedimento per il perdono dei peccati (Lu 3:3), al
punto che Giovanni viene ricordato come il battista, il punto di
arrivo di tale ministero era un altro. Egli doveva introdurre il popolo
d'Israele al loro Messia (Gv 1:29-30; At 19:4). A questo proposito
egli disse: Dopo di me viene colui che pi forte di me; al quale io
non sono degno di chinarmi a sciogliere il legaccio dei calzari. Io vi
ho battezzati con acqua, ma lui vi battezzer con lo Spirito Santo
(Mr 1:7-8), mostrando cos una profonda conoscenza di ci che
avrebbe caratterizzato i tempi del nuovo patto.

17

Il battesimo di Ges (Mt 3:13-15)


Colui che non ha conosciuto peccato, egli [Dio Padre] lo ha fatto
diventare peccato per noi, affinch noi diventassimo giustizia di Dio in
lui (2 Co 5:21).

Anche Ges si present a Giovanni per essere battezzato.


Evidentemente questo fatto cre per Giovanni un certo disagio perch
disse: Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da
me? (v. 14). Anche se lidentit messianica di Ges non gli era stata
rivelato in precedenza (Gv 1:32-34), Giovanni percepiva nel figlio della
sua parente, Maria, un grado di santit unica che faceva sembrare la
propria vita macchiata di peccato, nonostante fosse stato pieno di
Spirito Santo fin dal grembo di sua madre (Lu 1:16). Per convincerlo
a procedere con il battesimo, Ges gli disse: Sia cos ora, poich
conviene che noi adempiamo in questo modo ogni giustizia (Mt 3:15).
Le parole tradotte sia cos ora (gr. aphes arti) fanno comprendere
che la reticenza di Giovanni era giustificata, sennonch stava per
avere inizio un periodo nuovo nella vita di Ges in cui egli avrebbe
dovuto agire in qualit di sostituto, addossandosi la responsabilit dei
peccati altrui. Questa insistenza di Ges, insieme a ci che avvenne
appena fu uscito fuori dallacqua, fecero evidentemente riflettere
Giovanni sulla natura del ministero che Ges avrebbe dovuto
svolgere. Frutto di tale riflessione fu il modo di definire Ges nel
momento in cui lo present al pubblico: Ecco lAgnello di Dio, che
toglie il peccato del mondo! (Gv 1:29). Tale annuncio caratterizza
Ges come il messia Servo di cui parla Isaia (49:5-6; 53:1-12)
Lunzione e lapprovazione celeste
Ges, appena fu battezzato, sal fuori dallacqua; ed ecco i cieli si
aprirono ed egli [Giovanni] vide lo Spirito di Dio scendere come una
colomba e venire su di lui. Ed ecco una voce dai cieli che disse:
Questo il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto (Mt
3:16-17). Ges aveva concluso in modo perfetto la prima fase della
sua vita terrena, qualificandosi per la seconda fase (Gv 1:29; Mr 1:8).
L'unzione di Ges diede il via all'esecuzione del mandato che Dio
Padre aveva affidato al Figlio. L'importanza dellevento dellunzione
confermata dall'uso che Ges stesso far di Isaia 61:1-2 nella
sinagoga di Nazaret (Lu 4:16-21). Intanto la testimonianza che il
Padre rese al Figlio in occasione della sua unzione, e il fatto che il
Figlio si lasciava condurre dallo Spirito durante tutta la sua vita
terrena (Mt 4:1), esemplificano lagire armonioso delle tre persone
della Deit: Padre, Figlio e Spirito Santo. Inoltre, ci ricordano che
Ges non era soltanto un uomo come noi, bens l'Unto per eccellenza,
venuto dal Padre (Da 9:26; Gv 16:28).

18

Lincontro di Ges con Satana (Mt 4:1-11; Lu 4:1-13)


La ragione per cui lo Spirito condusse Ges nel deserto spiegata
con un verbo che di solito viene tradotto essere tentato. Ma questo
verbo, peirasthnai, che descrive il primo attacco che Satana sferr
contro Cristo, significa pure essere messo alla prova, 11 traduzione che
si addice meglio qui. Ges, in quanto Figlio di Dio, non poteva peccare
(Gm 1:13); del resto le due nature, divina e umana, di Cristo non
possono essere separate. In pratica Ges si comporta, di fronte al
tentativo di Satana di sviarlo dallubbidienza al Padre, ci che aveva
manifestato la sua vita fino a quel momento: la sua impeccabilit.
Due dei tre modi in cui Satana tent di deviare Ges dal cammino
stabilito dal Padre (i suggerimenti di trasformare le pietre in pane e
lanciarsi dal pinnacolo del tempio) hanno a che fare con il modo in cui
Ges avrebbe dovuto manifestare la sua messianicit e compiere la
sua missione. Ges rifiut di usare i suoi poteri sovrannaturali per
modificare il cammino con cui avrebbe glorificato il Padre. L'altro
tentativo di Satana di deviare Ges dal cammino dell'ubbidienza,
invece, riguardava la natura del regno stesso di cui Egli il centro.
Nel rifiutare la proposta del diavolo, Ges dimostr che il Regno di
Dio non pu essere annoverato fra i regni degli uomini. Il Regno che
lui avrebbe inaugurato doveva rimpiazzare ogni altro dominio,
compreso il potere (circoscritto) dellantiCristo (si veda Da 7:13-14; 2327).
La circostanza della tentazione di Ges ci introduce a un'altra
dimensione dell'opera di Cristo, quella della battaglia contro Satana
che avrebbe raggiunto il culmine con la sua vittoria sulla morte (Ge
3:15; Eb 2:14-15). Dal modo in cui Luca termina il suo racconto della
tentazione nel deserto [Satana] si part da lui fino ad altra occasione
(Lu 4:13), si intravedono altri tentativi di Satana e dei suoi demoni di
ostacolare l'operato di Cristo, tentativi che non sono mancati (si veda
Mt 16:23; Gv 13:27).
Evidentemente Dio riteneva necessario che l'impeccabilit di Ges
andasse dimostrata in modo spettacolare e con ci anche la sua
idoneit come sostituto dell'uomo peccatore. Ci spiegherebbe perch
lo Spirito Santo avesse guidato Ges allincontro con Satana,
permettendo a questultimo di sferrare il suo attacco dopo che Ges
aveva digiunato per ben quaranta giorni e quaranta notti. Inoltre, la
sua vittoria costituiva un avvertimento a Satana non soltanto
dellinevitabilit della sua sconfitta durante il primo avvento di Cristo

11 Max Zerwick e Mary Grosvenor (An Analysis of the Greek New Testament, Roma, Biblical Institute
Press, 1981, p. 7) danno mettere alla prova come il primo significato qui.

19

ma anche della sua finale e assoluta sconfitta alla consumazione


delle epoche.12
Ges, vero uomo, e noi
Che Ges fosse vero uomo era importante quanto il suo essere
vero Dio incarnato. Soltanto cos poteva qualificarsi in una vita di
ubbidienza
al
Padre
celeste
per
poi
compiere un atto di ubbidienza straordinario per conto nostro,
diventando cos autore di una salvezza eterna e poi il sommo
sacerdote che ci comprende pienamente (Ro 5:19; Eb 5:8; 4:14-16;
7:24-25). Sapere che Ges ha sperimentato la fame (Mt 4:2), la
stanchezza (Gv 4:6), che ha pianto (Gv 11:35), che sentiva il bisogno
del sostegno dei suoi amici (Gv 15:15; Mt 26:36-40) e che stato in
ogni cosa tentato come noi costituisce un grande incoraggiamento a
rispondere allinvito ad accostarci con piena fiducia al trono della
grazie, per ottenere misericordia e trovare grazia ed essere soccorsi
al momento opportuno (Eb 4:15-16).

Per le riflessione personale o lo studio di gruppo


1. In quali sensi si pu dire che Ges stato un Salvatore perfetto?
2. Quante cose cambiarono nella vita di Cristo dopo lunzione
speciale che ricevette vicino al fiume Giordano?
3. Come sai che Ges ti pu sempre comprendere?

12 J. Oswald Sanders, The Incomparable Christ, 1952, nuova ed. 1971; ristampa: Chicago, Moody
Press, p. 91.

20

Il Cristo si manifesta con segni

Introduzione
Tutti e quattro i Vangeli canonici dedicano uno spazio al ministero del
precursore di Ges definito in Marco: Inizio del vangelo di Ges Cristo
Figlio di Dio (Mr 1:1-5). A porre fine al ministero di Giovanni, figlio di
Zaccaria ed Elisabetta, fu il suo arresto ordinato da Erode, tetrarca della
Galilea, dopo che il profeta laveva denunciato a motivo della sua unione
illecita con Erodiana. Prima dellarresto di Giovanni, Ges andava e
veniva dalla Giudea, dove Giovanni laveva presentato come l'Agnello di
Dio che toglie il peccato del mondo (Mt 4:12; Mr 1:14; Lu 4:14; Gv
1:29; 3:224:3).
Alcuni discepoli di Giovanni decisero di seguire Ges. Alcuni dei neodiscepoli di Ges laccompagnarono a Cana in Galilea dove
testimoniarono il suo primo dei suoi segni miracolosi. Poi, dopo il ritorno
dalla Galilea, testimoniarono la purificazione del tempio di Gerusalemme
e altre opere potenti di Ges, al tempo della Pasqua.
Appartengono a questo primo periodo due incontri significativi, il
primo a Gerusalemme con Nicodemo, il maestro dIsraele che era stato
colpito dai segni operati da Ges (Gv 3:2). Il secondo ebbe luogo durante
il suo cammino verso la Galilea, con una donna Samaritana. Ges si fece
conoscere a questa donna come il Messia, manifestandole la sua
onniscienza. In seguito i suoi concittadini lo riconobbero come il
Salvatore del mondo.
Bisogna che egli cresca, e che io diminuisca (Gv 3:30)
Dopo aver chiamato i suoi concittadini a ravvedersi e aver battezzato
quelli che portavano frutti degni del ravvedimento, Giovanni giunse al
culmine del suo ministero con la presentazione del Messia come
l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo (Gv 1:29, 36). Questo
modo di caratterizzare la missione del Messia da mettere in relazione
con un dono profetico straordinario che Giovanni possedeva (Lu 1:15).
Laltra sua profezia di portata epocale era quella che riguardava il punto
di arrivo del ministero del Messia. Ecco le sue parole: Io vi ho battezzati
con acqua, ma lui vi battezzer con lo Spirito Santo (Mr 1:8).
Nonostante Giovanni avesse detto che, in qualit di Agnello di Dio,
il Messia avrebbe preso su di s i peccati del mondo, i futuri apostoli
avrebbero messo molto tempo prima di afferrare la portata pratica di
questa dichiarazione. Come buona parte della loro nazione, speravano
che fosse lui che avrebbe liberato Israele (Lu 24:23; cfr. Mt 16:16-21).
Intanto alcuni discepoli di Giovanni si sentirono immediatamente attratti

21

a Ges. Uno di loro, di nome Andrea, pens subito di introdurre suo


fratello Simone al Signore. Trascorsero delle ore insieme (Gv 1:35-51).
da notare che Andrea e Simone non diventarono parte di un gruppo
fisso di discepoli in questo primo momento. Ges li avrebbe chiamati
alcuni mesi pi tardi, in seguito allo spostamento della base del suo
ministero in Galilea (Mt 4:12, 18-22). Sarebbe passato ancora altro
tempo prima che Ges creasse un gruppo fisso dei suoi discepoli da
tenere con s in vista del loro futuro ruolo apostolico (Mr 3:13-19; Lu
6:12-16). Ma Ges agiva gi in vista degli sviluppi futuri. Infatti, non
appena Andrea gli condusse Simone, Ges gli rivel quanto segue: Tu
sei Simone, il figlio di Giovanni; tu sarai chiamato Cefa [in greco
Pietro] (Gv 1:42).
Il giorno seguente, Ges trov Filippo di Betsida, la stessa citt in
cui erano cresciuti Andrea e Simone, e l'invit a seguirlo (v. 43). Filippo,
poi, trov un certo Natanaele, che colse subito il senso del segno
concessagli da Ges, esclamando: Rabb, tu se il Figlio di Dio, tu sei il
re dIsraele (Gv 1:49). possibile che questuomo senza frode sia da
identificare con il Bartolomeo che, in seguito, avrebbe fatto parte del
gruppo dei Dodici. Questipotesi si basa soprattutto su due
considerazioni: il nome Bartolomeo viene posto sempre dopo quello di
Filippo nell'elenco dei Dodici (Mt 10:3; Mr 3:18; Lu 6:14), e
Bartolomeo potrebbe tradursi figlio [dall'aramaico bar-] di Tolomeo
per cui il nome proprio del discepolo rimarrebbe celato in questi elenchi
(cfr. Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello (Mt 10:2).13
Dopo aver presentato Ges alla gente, sulla riva del fiume Giordano,
Giovanni continu il suo ministero per un certo tempo, essendo diventato
una figura notoria in tutta la Giudea (Gv 3:22-30; Mt 14:3-4). Per
quando era stato interrogato da una delegazione venuta da
Gerusalemme, aveva ammesso soltanto di essere la voce di uno che
grida nel deserto (v. 23, cfr Isaia 40:3) mentre il Cristo, che stava per
essere manifestato, era un altro (Gv 1:24-28). Con lo stesso
atteggiamento di umilt, il Battista riconobbe che, avendo identificato
pubblicamente il Cristo, il suo ministero doveva diminuire dimportanza
(Gv 3:27-30).
Il primo segno miracoloso di Ges (Gv 2:1-12)
Loccasione delle nozze di Cana significativa per vari motivi.
Innanzitutto ci fa sapere che Ges non ruppe in maniera brusca i
rapporti sociali che avevano caratterizzato la sua vita fino al momento
della sua unzione. Infatti il viaggio in Galilea aveva lo scopo di onorare
un invito a partecipare alla festa nuziale insieme con altri membri della
sua famiglia.
In secondo luogo la festa delle nozze di Cana era significativa perch,
nonostante il rispetto che Ges mostr in questa circostanza per i legami
familiari, quando Maria gli fece notare la mancanza di vino (v.4) egli fece
13 D.A. Carson, The Gospel According to John, Grand Rapids, MI, Eerdmans 1991,

pp. 158-159.
22

presente che tali rapporti erano in realt profondamente modificati.


Infatti le sue parole, Che c' fra me e te, o donna? L'ora mia non
ancora venuta (Gv 2:4), hanno la forza di un rimprovero. Lei non doveva
fare ingerenze sul cammino che egli aveva intrapreso in nome del Padre.
Maria reag al rimprovero del figlio, rivolgendosi ai servitori con questo
consiglio: Fate tutto ci che vi dir (v. 5). Come osserva Bruce, si tratta
di un ottimo consiglio per ogni tempo, proprio perch fa riferimento alla
Signoria e alla saggezza superiore di Ges. 14
In terzo luogo, nel compiere il miracolo della trasformazione
dell'acqua in un ottimo vino, Ges manifest la sua gloria, ossia mise
in mostra la vera misura della sua persona, non riducibile a quella di un
falegname o di un Giudeo comune. Non c da stupirsi che tale segno
indusse il nascente gruppo dei suoi discepoli a credere in lui (v.11).
L'atmosfera familiare, che ricompare alla fine del racconto di questo
primo segno miracoloso, aggiunge un tocco di autenticit. Infatti dopo le
nozze, durante le quali non tutti si erano resi conto della provenienza del
vino migliore, Ges scese a Capernaum con sua madre, con i suoi
fratelli e i suoi discepoli; e rimasero l alcuni giorni (v. 12).
In Giudea e Samaria
La ricorrenza della Pasqua fu l'occasione per Ges di tornare nella
capitale religiosa d'Israele. Seguirono qualcosa come otto mesi di
ministero in Giudea.15 L'unico frutto durevole di questo periodo di
ministero, per quanto ne sappiamo, fu l'interessamento sincero di
Nicodemo, un membro del Sinedrio e la preparazione per la sua
successiva accoglienza in Galilea (4:45). Per il resto, come in altri
momenti di ministero di Ges a Gerusalemme, si svilupp una certa
tensione fra lui e i Giudei (si veda Gv capp. 5, 710).
Ges aveva frequentato il tempio regolarmente per una ventina di
anni (si veda Lu 2:42; 3:23) e gi durante la prima visita aveva sentito
una particolare attrazione per quella che defin la casa del padre mio.
Quindi, era logico che volesse purificarlo dagli abusi praticati per fini
commerciali. I Giudei della Diaspora avevano bisogno di cambiavalute e
del modo di procurarsi degli animali da offrire in sacrificio. Ma queste
attivit non dovevano svolgersi nel cortile del tempio.
Pur contestando il diritto di Ges di effettuare questa purificazione, i
Giudei di Gerusalemme non potevano dire alcunch in proposito della
correttezza dell'azione. Quanto alla domanda riguardante la sua autorit,
Ges rispose con una metafora con la quale alludeva alla propria morte e
14 F.F. Bruce, The Gospel of John, Grand Rapids, MI, Eerdmans 1983, p. 70.
15 Questo calcolo reso possibile dal cenno stagionale in Giovanni 4:35, dal quale

si pu dedurre che il viaggio attraverso la Samaria avvenne nella primavera


dell'anno successivo alla celebrazione della Pasqua descritta in 2:13-25.
23

risurrezione come segno della propria autorit divina. interessante


notare come in nessun momento del suo ministero pubblico Ges
avrebbe concesso risposte spicciole alle domande di persone che gli si
mettevano contro in maniera ipocrita. Cos soltanto i suoi discepoli
avrebbero avuto modo di comprendere la sua risposta a coloro che
contestarono la sua azione (Gv 2:13-22).
Oltre a manifestare la sua autorit nel tempio, nel periodo della
Pasqua, Ges fece anche delle opere potenti (2:23). Tali manifestazioni di
potenza suscitarono grande entusiasmo popolare fra gli abitanti di
Gerusalemme ma non produssero una fede sincera. A Ges interessava
lo stato del cuore e non le apparenze, per cui non si fece ingannare da
tale entusiasmo (vv. 23-25; cfr. Is 11:3-4). Per quando giunse in
Galilea, fu accolto dai Galilei, perch avevano visto le cose che egli aveva
fatte in Gerusalemme durante la festa (4:45). Intanto il significato dei
segni operati da Ges non era sfuggito a un membro importante del
Sinedrio di Gerusalemme.
Due incontri significativi
Con Nicodemo (Gv 3:1-21)
Nicodemo ebbe il coraggio di incontrare Ges personalmente,
nonostante fosse una figura scomoda per la categoria di cui lui faceva
parte. Le prime parole dette da questo maestro d'Israele quando
incontr Ges mettono in cattiva luce gli altri membri del Sinedrio. Ecco
le sue parole: Rabb, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio;
perch nessuno pu fare questi miracoli che tu fai, se Dio non con lui
(v. 2). Nel rispondergli, Ges si lament della non volont della categoria
rappresentata da Nicodemo di dare la giusta importanza a brani profetici
come Ezechiele 36:25-27 che prevedevano un rinnovamento a opera
dello Spirito Santo.
Poi, con unallusione significativa alla storia dIsraele (Gv 3:14-15; Nu
21:9), Ges identific in s stesso, innalzato (sulla croce), l'oggetto
necessario della fede, per poter entrare nel Regno di Dio. Dopodich sia
Ges che lautore del Vangelo si rivolgono a ogni lettore con le parole
memorabili del v. 16: Perch Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il
suo unigenito Figlio, affinch chiunque crede in lui non perisca, ma abbia
vita eterna. Segue un ammonimento solenne (Gv 3:17-21).
La scelta di Giovanni di dedicare uno spazio del suo Vangelo
allincontro di Nicodemo con Ges non casuale. Oltre allimportanza
fondamentale dellargomento discusso in tale occasione, questo
maestro dIsraele compare altre due volte nel Vangelo di Giovanni in
modo significato. La prima volta lo troviamo insistere che Ges venisse
sentito di persona prima che il Sinedrio prendesse una decisione sul suo
conto (7:5052). da notare che Giovanni parla dellincontro precedente
ma non fa menzione del fatto che tale incontro fosse avvenuto di notte, il
che suggerisce il bisogno di rivedere lopinione popolare secondo cui lui
24

fosse un codardo in quanto venne di notte da Ges (3:2). Infatti nel


contesto del Sinedrio, che aveva voluto Ges arrestato, Nicodemo mostr
non poco coraggio al punto che i suoi colleghi laccusarono di essere
dalla parte di Ges il Galileo. Nella terza occasione lo troviamo ad
assistere Giuseppe di Arimatea nella sepoltura di Ges, una persona che
ufficialmente figurava come il peggiore dei criminali in quanto crocifisso
(19:3940). A questo Nicodemo Ges rivel in modo velato il valore
salvifico della sua morte sulla croce e spieg che si entra nel regno di
Dio per fede in lui, a opera dello Spirito Santo. Queste sono delle verit
di capitale importanza per tutti i tempi e per tutte le genti.
Con la Samaritana (Gv 4:1-42)
Con questincontro tocchiamo con mano, per cos dire, la
compassione che Cristo manifestava nellintero corso della sua vita. In
particolare scopriamo come, nei suoi rapporti umani, Ges non si
lasciava condizionare dalle convenzioni culturali del tempo. Infatti nel
resoconto del suo spostamento dalla Giudea in Galilea, leggiamo che
doveva [gr. edei] passare per la Samaria (v. 4). Doveva, non per motivi
logistici, in quanto era usanza dei Giudei girare intorno la zona abitata
dai Samaritani nel viaggiare fra Gerusalemme e la Galilea. 16 Doveva,
perch questo percorso faceva parte del mandato ricevuto dal Padre suo
(v. 34). Il motivo di questa necessit diventa presto evidente: Ges
doveva incontrare una donna Samaritana di Sicar, vicino al pozzo di
Giacobbe (v. 7) e non solo.
istruttivo osservare la maniera in cui Ges coinvolse la Samaritana
in conversazione, arrivando in poco tempo a parlare di cose di
fondamentale importanza sia per lei che per il popolo di cui faceva parte.
Innanzitutto si rese debitore nei confronti di questa donna, chiedendole
di dargli da bere (v. 7). Di conseguenza lei si sent libera di esprimere la
meraviglia che provava per il fatto che un Giudeo chiedesse da bere a lei,
una donna e, per di pi, samaritana! (v. 9). In secondo luogo, parlando di
acqua e del pozzo di Giacobbe, Ges entr nel mondo della donna (vv.
10-15). In terzo luogo, anzich accusarla di aver mentito, Ges riconobbe
l'elemento di verit in ci che la Samaritana disse a proposito del suo
stato civile (vv. 16-18). In quarto luogo, us le domande della donna per
confrontarla e, partendo proprio dalle sue domande, le rivel la propria
identit di Messia (vv. 19-26). Il risultato era davvero sorprendente: dopo
la testimonianza della donna, i suoi concittadini invitarono Ges a fare
sosta da loro e dopo due giorni i cittadini di Sicar fecero la seguente
dichiarazione, la cui importanza di estende a tutti i lettori del Vangelo di
Giovanni: abbiamo udito e sappiamo che questi veramente il Salvatore
del mondo (v. 42).
significativo che, nell'incontro con la Samaritana, Ges si identific
apertamente come il Messia (v.26), cosa che non aveva fatto in modo
esplicito nel suo incontro con Nicodemo. Evidentemente l'aspettativa
messianica di questi Samaritani era pi consona con la missione che il
Padre aveva affidato a Ges, rispetto allaspettativa dei rabbini (cfr. Lu
16 Per conoscere l'origine dei Samaritani, si veda 2 Re 17:24-33.

25

24:21). Sempre parlando con la Samaritana, Ges parl di un nuovo tipo


di rapporto fra l'adoratore sincero e Dio, reso possibile dallo Spirito
Santo. Tale rapporto sarebbe stato il frutto dellentrata in vigore del
nuovo patto, sul fondamento del sacrificio di Cristo (Lu 22:20) e della
successiva discesa dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste. Al posto
di commentare il tentativo della donna di spostare la conversazione sulla
relativa legittimit del monte Gerizim e Gerusalemme come luoghi di
culto, Ges fece intendere che l'antico dissidio non aveva pi ragione
d'essere alla luce di questa grande novit (vv. 20-24).
La piccola banda di discepoli che accompagnava Ges nella sua
traversata della Samaria impar molte cose dal suo agire: innanzitutto il
bisogno di allargare i propri orizzonti: anche in Samaria c'erano anime
pronte da mietere (vv. 32-38). In secondo luogo la sua precisazione:
Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete (v. 32), faceva capire
che la direzione del suo cammino doveva necessariamente corrispondere
al mandato ricevuto dal Padre e non alle aspettative umane. Disse: Il
mio cibo far la volont di colui che mi ha mandato, e compiere l'opera
sua (v. 34; cfr. 2:4). Sarebbe passato parecchio tempo prima che tutte le
implicazioni di questo fatto venissero comprese dai futuri apostoli (si
veda Mt 16:16-23; 17:1-9).
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. In quali termini Ges si fatto conoscere a Simone, il fratello di
Andrea, e a Natanaele, lamico di Filippo (Gv 1:4051)?
2. Perch Ges ha accettato di partecipare alle nozze di Cana?
3. Quali verit importanti impariamo dallincontro con Nicodemo e
dalle affermazioni che seguono (Gv 3:1-21)?
4. Dal momento che siamo chiamati a fare discepoli (Mt 28:18-20)
e che ogni discepolo ben preparato sar come il suo maestro
(Lu 6:40), come possiamo seguire lesempio che Ges diede ai
suoi discepoli passando per la Samaria e parlando con la
Samaritana?

26

Ges il Maestro per eccellenza

Il SIGNORE, il tuo Dio, far sorgere in mezzo a te, fra i tuoi fratelli, un
profeta come me; a lui darete ascolto! (De 18:15)
Quando Ges si pronunci su qualsiasi argomento, non cera pi nulla
da aggiungervi. J. Oswald Sanders17
Introduzione
Lincontro di Ges con la Samaritana illustra come la sua vita
manifestava lamore di Dio, un amore che non discrimina n fra i sessi n
fra le diverse razze n pone condizioni prima di manifestarsi.
Questamore per tutti i discendenti di Adamo port Ges alla croce,
scopo primario dellincarnazione (Gv 12:27-32; 1 Gv 4:10). Ma oltre a
essere amore, Dio anche luce. In modo analogo la vita di Cristo
descritta come piena di grazia e verit (Gv 1:14). Ora considereremo il
secondo di questi aspetti: come Ges rivelava e insegnava la verit come
nessun altro abbia mai fatto. Questo secondo scopo dellincarnazione
indusse lapostolo Giovanni a chiamare Ges la Parola, anche perch
insegnava tanto con lesempio quanto a voce (Gv 1:1-18).
Poco dopo il suo ritorno in Galilea Ges pronunci il discorso che, pi
di qualunque altro, lo ha fatto conoscere come il Maestro per eccellenza.
Nel suo sermone sul monte (Mt 57) a partire dalle beatitudini, il
Figlio di Dio insegna che, ancora di pi delle nostre azioni, contano le
motivazioni che le stanno dietro. Questo capovolgimento dei valori che
dominano nella societ umana, illustra bene lorigine divina del suo
insegnamento. Un altro aspetto importante del sermone sono gli
imperativi, in particolare i comandamenti indirizzati ai discepoli di tutti i
tempi (si veda Mt 28:18-20).
Un terzo aspetto di fondamentale
importanza costituito dai termini con cui Ges definisce il suo rapporto
con i libri di Mos e i profeti. Lungi dallabolirli Ges afferma la propria
intenzione di portare a compimento ci che essi contengono (Mt 6:1720), cosa che ha fatto in tre modi: completando la rivelazione speciale
(Gv 16:12-15; Eb 1:1-2), vivendo in completa conformit con la volont di
Dio e adempiendo molte delle predizioni che essi contengono (Mt 4:1317).
Le profezie si adempiono
Fin dai primi tempi il ministero di Ges riscontr una risposta
positiva nei Galilei. Come gi notato, quando and in Galilea fu accolto
dai Galilei, perch avevano visto le cose che egli aveva fatte in
Gerusalemme durante la festa [della Pasqua] (Gv 4:45; cfr. 2:23).
Appena arrivato in Galilea, Ges si rec nuovamente a Cana, dove aveva
operato il suo primo segno miracoloso. Mentre era l gli venne incontro
un ufficiale di Erode, il cui figlio era infermo, a Capernaum. Ges guar
questo figlio a distanza (Gv 4:46-54). Questo fatto e la fede dell'ufficiale
17 J. Oswald Sanders, The Imparable Christ, p. 165.

27

fanno s che questo secondo segno costituisca un invito alla gente di ogni
tempo e luogo a riporre fede in Ges.
Da Cana Ges and a Nazaret ed, entrato nella sinagoga comera sua
abitudine nel giorno di sabato, accett di leggere un brano dal rotolo di
Isaia. Dopo aver riconsegnato il libro all'inserviente, si mise a sedere, e
gli occhi di tutti nella sinagoga erano fissi su di lui (Lu 4:20). Avendo
guadagnato l'attenzione di tutti, Ges applic a s stesso il programma
messianico contenuto in Isaia 61:1-2a. Non un caso che si ferm con le
parole per proclamare l'anno di grazia del Signore, rimandando al
futuro la realizzazione del giorno di vendetta del nostro Dio (cfr. Gv
12:47; 5:24-29). Nella continuazione del suo discorso Ges rievoc alcuni
aspetti del ministero di Elia ed Eliseo per comunicare ai suoi concittadini
il seguente messaggio: Israele rischia di rimanere a guardare ci che
lanno accettevole del Signore, lasciando che fossero soprattutto i
Gentili a sperimentare la salvezza di Dio.
Queste parole produssero un effetto drammatico. Infatti, ci che era
stata la meraviglia dei suoi concittadini si trasform in rabbia, al punto
che cercarono di uccidere il loro concittadino che ora si presentava come
il Messia. Da parte sua, Ges, dopo essere scampato al tentativo di
precipitarlo gi dal ciglio del monte sul quale era costruita Nazaret, egli
lasci il villaggio che lo aveva rigettato e, per quanto ne sappiamo, non vi
torn pi.
Capernaum (villaggio di Naum), dove Ges era diretto, era una
cittadina situata sulla riva del lago di Galilea. Questa cittadina divent il
fulcro del ministero di Ges per un anno, durante il quale raggiunse
l'apice della propria popolarit in Galilea. Matteo commenta questa
circostanza come segue: lasciata Nazaret, [Ges] venne ad abitare in
Capernaum, citt sul mare, ai confini di Zabulon e di Neftali, affinch si
adempisse quello che era stato detto dal profeta Isaia: Il paese di
Zabulon e il paese di Neftali, sulla via del mare, al di l del Giordano, la
Galilea dei Gentili, il popolo che giaceva nelle tenebre, ha veduto una
gran luce; su quelli che giacevano nella contrada e nell'ombra della
morte, una luce s' levata. Da quel tempo Ges cominci a predicare e a
dire: Ravvedetevi, perch il regno dei cieli vicino (Mt 4:13-17).
Tutti i Vangeli fanno comprendere che la preparazione di un gruppo
di uomini destinati a essere apostoli di Ges era una priorit durante
gli anni del ministero pubblico di Ges. A questo proposito, al suo arrivo
a Capernaum avvenne la chiamata stabile di quattro pescatori, di cui tre
avrebbero costituito il nucleo del gruppo dei Dodici. Almeno due di loro,
Andrea e Simon Pietro, avevano avuto un contatto con Ges
precedentemente in Giudea (si veda Gv 1:37-42). Ora per Ges li
chiama, insieme a Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo, a un impegno
stabile. La promessa legata alla chiamata, vi far pescatori d'uomini,
fa comprendere che questi quattro uomini avrebbero avuto un ruolo
importante nel programma di Ges. probabile che la chiamata di
almeno un altro dei futuri apostoli, chiamato variamente Levi e Matteo,
che si trovava seduto al banco delle imposte, avesse avuto luogo a
Capernaum (Mt 9:1-13; Luca 5:27-32).

28

Ges, il Maestro (Mt capp. 5- 7; cfr. Mr 1:22)


Dopo un periodo intenso di insegnamento nelle sinagoghe della
Galilea, Ges pronunci il pi famoso dei suoi discorsi, che va sotto il
nome di sermone sul monte (Mt 4:237:29). Dalle parole: vedendo le
folle, sal sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a
lui (5:1) si deduce che l'intenzione di Ges era di appartarsi per
istruire i suoi discepoli. Infatti la prima parte del sermone diretta a
persone che hanno gi deciso di seguire Ges. D'altronde, soltanto
coloro che hanno ubbidito al duplice comandamento di Ges:
ravvedetevi e credete al vangelo (Mr 1:14) possono comprendere e
fare propria la logica delle beatitudini (5: 3-12). Inoltre soltanto persone
che sono autentici discepoli di Ges possono agire come il sale della
terra (v. 13) e la luce del mondo (vv. 14-16).
Ma Ges e i discepoli non rimasero soli. A poco a poco la folla li segu
sul monte, un fatto intuibile dal contenuto dellinsegnamento di Ges e
confermato da Matteo (7:28-29). Questo sermone importante non solo
per la ricchezza dei suoi contenuti etici ma anche perch costituisce un
campione della metodologia didattica usata da Ges il Maestro. Ad
esempio lesposizione di alcuni comandamenti (5:21-48) testimonia
l'autorit con cui insegnava. Al punto Ges ha puntualizzato che non
intendeva sostituire Mos bens andare oltre le rivelazioni ricevute da
Israele. Disse: Non pensare che io sia venuto per abolire la legge o i
profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento
Intanto tutto ci che la legge e i profeti prevedevano sarebbe, prima o
poi, adempiuto (Mt 5:17-19).
Nel resto del capitolo 5, Ges corregge l'insegnamento orale degli
Scribi. A questo proposito importante notare che non dice: Avete letto
nella legge, ma io vi dico. Dice invece: avete udito che fu detto agli
antichi [dai dottori della legge] ma io vi dico (vv. 21-22, 27-28, 31-32,
33-34, 38-39, 43-44). In altre parole, Ges non propone un insegnamento
in antitesi a quello della legge, piuttosto mette il suo insegnamento in
antitesi al modo in cui gli Scribi avevano interpretato la legge. Allo
stesso tempo Ges radicalizz il senso della legge, mettendo in evidenza
le motivazioni che stanno dietro sia l'ubbidienza che la disubbidienza. Gli
uditori notarono la differenza fra Ges e i loro Scribi (7:28-29).
Nella prima parte del capitolo 6 (vv. 1-18) Ges valuta alcune
pratiche giudaiche, compresa la preghiera. I suoi comandamenti inerenti
a tali pratiche rimangono fondamentali per ogni tempo, anche se i
parametri dell'ubbidienza sono cambiati, essendo entrato in vigore il
nuovo patto (Lu 22:20). Invece nella seconda parte del capitolo 6 (vv. 1934) presenta ci che pu ben dirsi la filosofia di vita di Ges. Si tratta
di un insegnamento importantissimo per i nostri tempi caratterizzati
tanto dal materialismo quanto dallansiet. Ci che rende indimenticabile
questinsegnamento la moltitudine di immagini e similitudini nonch il
modo efficace con cui il Maestro si appella alle emozioni e alla volont
dei suoi uditori. Questi elementi sono presenti anche nell'ultima parte
del sermone, indirizzata maggiormente alla folla (cap. 7).
Vale la pena chiedersi perch la gente, quando desiderava parlare
con Ges, si rivolgeva a lui usando lappellativo Maestro o Rabb. A
29

questo proposito il titolo Maestro appare almeno quarantacinque volte


nei Vangeli con riferimento a Ges. Questo modo di considerarlo si
doveva in parte al fatto che, come altri rabbini giudaici, insegnava la
legge (Mt 5; Mr 12:28-34); insegnava nelle sinagoghe (Mr 1:21-28,39;
3:1-6; 6:1-6), raccoglieva discepoli intorno a s (Mr 1:16-20; 3:13-19),
teneva dibattiti con gli Scribi (Mr 7:5-23; Lu 20; Gv capp. 5 e 7 a 10),
veniva interpellato intorno a dispute legali (Mr 12:13-17; Lu 12:13-15; Gv
7:53-8:11), abitualmente si sedeva quando insegnava (Mt 5:1; Mr 4:1;
12:41-43), citava gli Scritti sacri dIsraele (Mr 2:25-26; 10:6-9, 19; 12:26)
e usava tecniche poetico-didattiche per facilitare la memorizzazione di
ci che diceva.
Per non mancavano aspetti unici nel modo in cui Ges svolgeva il
suo ministero di Maestro, dimostrando anche di non sentirsi obbligato a
seguire le consuetudini rabbiniche del tempo. Ad esempio, a differenza di
altri maestri, Ges coglieva il momento per insegnare cose utili, senza
badare neanche al posto in cui si trovava (Mr 4:1; 8:1-4; 14:49; Mt 5:1;
Gv 13:12-17). Inoltre parlava con autorit personale: mentre gli Scribi e i
Farisei semplicemente trasmettevano un insegnamento tradizionale,
Ges associava il suo insegnamento con la sua persona (Mt 7:28-29; Gv
6:35-63; At 1:8). Inoltre, radicalizzava quanto richiesto da Dio nella
legge, senza per contraddirne la sostanza. A questo proposito
distingueva fra la parola di Dio e la tradizione degli uomini, il che gli
permetteva di prendere le distanze da questultima ( Mr 7:1-8; cfr Mt
22:34-40).
Intanto lunicit di Ges come Maestro dipendeva in particolare dal
contenuto del suo insegnamento con cui aggiornava la rivelazione
speciale alla luce dell'imminente entrata in vigore del nuovo patto (si
veda ad esempio Gv 4:23-24). Infine ci che soprattutto faceva
arrabbiare i farisei e gli scribi era il fatto che Ges, mosso dallamore di
Dio, era disposto a essere Maestro anche nei confronti di persone da cui
gli altri rabbini si tenevano a distanza: donne, pubblicani, peccatori e
bambini (Mr 2:14-17; 10:13-16; Mt 11:16-19; Lu 7:39; 15:1-2).

Figure retoriche usate da Ges


Le capacit didattiche di Ges erano eccezionali. Robert Stein ha fatto
notare che la forza perenne e unica dell'insegnamento di Ges si deve,
oltre che alla sua Persona e al carattere eccezionale di ci che aveva da
comunicare, anche alla metodologia adoperata. 18 Consideriamo qui di
seguito le figure retoriche principali che illuminano l'insegnamento di
Ges.
Esagerazione
Esiste un tipo inopportuno di esagerazione, non di rado caratterizzato
dall'uso di parole come sempre e mai, come nelle seguenti frasi: Tu
arrivi sempre in ritardo, Tu non mi ascolti mai. Per c' un altro tipo
18 Robert H. Stein, The Method and Message of Jesus' Teachings, Philadelphia, The

Westminster Press 1978.


30

di esagerazione, fatto ad arte, per comunicare un concetto in modo


indimenticabile. Ad esempio: Questo paese un paradiso. Ges si
serviva spesso di questo secondo tipo di esagerazione, ad esempio
quando disse: Chi vuol litigare con te e prenderti la tunica, lasciagli
anche il mantello. Se uno ti costringe a fare un miglio, fanne con lui due
(5:40-41), e ancora: Non pensate che io sia venuto a mettere pace sulla
terra; non sono venuto a metter pace, ma spada (10:34).
La forma di esagerazione si distingue dal discorso iperbolico in
quanto la cosa detta potrebbe essere intesa, erroneamente, in senso
letterale (il che, nel caso dell'iperbole, non possibile). Quindi dove si
trova la forma dell'esagerazione nell'insegnamento di Ges importante
porre la domanda: Che cosa intende insegnare Ges con
quest'espressione? Sarebbe un grave errore comprendere in modo
letterale la forma di esagerazione e agire di conseguenza, per esempio
quando Ges dici: Se dunque il tuo occhio destro ti fa cadere in
peccato, cavalo e gettalo via da te; poich meglio per te che uno dei
tuoi membri perisca, piuttosto che tutto il tuo corpo sia gettato nella
geenna (Mt 5:29-30 e cfr. Luca 14:26 alla luce di Mr 7:11-13; Gv 19:2627).
Iperbole
In questo caso il pericolo di fraintendere il senso dell'insegnamento di
Ges minimo. Chi potrebbe avere una trave nell'occhio (Mt 7:3-5) o
inghiottire un cammello (23:24)!? Similmente impossibile che un
cammello passi attraverso la cruna di un ago (Mr 10:23-25; cfr Mt 6:2-4)!
Intanto, notate la grande forza dell'insegnamento contenuto in questi
brani, proprio perch Ges si servito ad arte della figura retorica
dell'iperbole.
Giochi di parole
Tralasciando i giochi di parole che sicuramente avranno fatto parte
del parlare di Ges in lingua aramaica (ad esempio: galma
moscerino/gamla cammello, Mt 23:24), notiamo alcuni dei casi che
mantengono la loro forza anche dopo che il testo greco del Nuovo
Testamento stato tradotto in italiano. In Luca 9:60 Ges risponde cos a
chi chiede il permesso di tornare a casa per seppellire il proprio
padre: Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; ma tu va ad
annunziare il regno di Dio! chiaro che, in questo caso, la parola
morti viene usata in due modi diversi nella stessa frase, con grande
efficacia. In modo analogo, quando alcuni farisei protestarono che il
parlare di Ges li faceva passare per ciechi, Ges rispose: Se foste
ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il
vostro peccato rimane (Gv 9:41).
Senza dubbio lesempio pi famoso dell'uso fatto da Ges del gioco di
parole quello che appare in Matteo 16:18. Pietro fece la sua famosa
confessione: Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente (v. 16) a Cesarea
di Filippo, dove si trova una massiccia facciata rocciosa, dalla quale
spunta uno dei principali affluenti del fiume Giordano. Ges replicando
gli disse, fra laltro: Tu sai Pietro e su questa pietra edificher la mia
31

chiesa. La seconda pietra evidentemente la verit confessata da


Pietro che costituisce il fondamento della chiesa.
Similitudini e parabole
Le similitudini sono abbastanza frequenti nell'insegnamento di Ges.
I termini che indicano la presenza di una similitudine sono simile a e
come. L'uso di similitudini ingaggia l'immaginazione delluditore pi di
qualsiasi altra cosa perch fa riferimento a ci che fa parte della sua
esperienza in vista di comprendere il vero peso di ci che si vuole
comunicare. Basti l'esempio che segue per illustrare questo fatto: Ai
Dodici mandati in missione, Ges disse: Ecco, io vi mando come pecore
in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come
le colombe (Mt 10:16; cfr. 12:40; Lu 13:34; 17:6; Gv 10:1-6; e le
similitudini di ragionamento in Mt 6:28-30; 7:9-11; 10:25; Mr 2:23-28; Lu
18:1-8; Gv 13:14).
La parabola una similitudine portata al punto di avere una vita
propria. stato detto che le parabole di Ges sono delle storie terrene
con un significato celeste. Con la forma di parabola Ges comunicava
delle verit importanti facendo uso di fatti e situazioni che
appartenevano in qualche modo alla vita comune dei suoi ascoltatori.
Essendo velato il significato della parabola, Ges le usava tanto per
rivelare quanto per nascondere una verit o, per citare la metfora di
Ges, per non gettare le vostre perle davanti ai porci (Mt 7:6; 13:1017).
Il meccanismo fondamentale della parabola lanalogia sottintesa fra
l'idea centrale del racconto e la verit o sfida da comunicare. Fra le
parabole pi famose dell'Antico Testamento vi sono quella che il profeta
Natan raccont a Davide (2 S 12:1-7) e quella della vigna del Signore (Is
5:1-7; cfr il matrimonio di Osea e molte altre azioni simboliche che i
profeti d'Israele furono ordinati di fare). La chiave d'interpretazione
delle parabole di Ges in genere di trova nel contesto letterario
immediato. Considereremo alcune delle sue parabole nel corso del
nostro studio panoramico della vita di Cristo. Intanto va ricordata quella
con cui termin il sermone sul monte: quella delle due case di cui una
fondata sulla roccia, quale immagine di chi ascolta la sua parola e la
mette in pratica, e laltra sulla sabbia, quale immagine di chi lascolta ma
non la mette in pratica (Mt 7:24-27). Da questa parabola emerge che
l'ubbidienza all'insegnamento contenuto in Matteo capitoli 5-7 non un
optional, bens essenziale per chi non vuole vedere la rovina della
propria vita.
La metfora
La metfora una forma molto dinamica di linguaggio in cui la
comparazione implicita ma non espressa. Tra i molti esempi delluso
che Ges ha fatto dalla metfora, si possono notare: i modi in cui si
presenta, a partire da Io sono, nel Vangelo di Giovanni, o affermando
cos la sua deit (Gv 8:58) oppure quando si definito pane disceso dal
cielo (Gv 6:35-40). Similmente i suoi discepoli sono descritti come sale
e luce (Mt 5:13-16). Altri esempio sono la porta stretta e la via
angusta da una parte e la porta larga e la via spaziosa daltra
32

parte, per simboleggiare il tipo di scelta che portano rispettivamente alla


vita e alla perdizione (7:13-14), le metafore della mietitura (Mt 9:37-38;
Gv 4:35) e la descrizione di alcune persone (Mt 23:29,33; Lu 13:31-32).
Vale la pena far menzione qui anche del modo metaforico in cui il corpo e
sangue di Cristo sono rappresentati dai simboli del pane e del vino nella
Cena commemorativa istituita da Cristo perch i suoi discepoli si
ricordassero di lui e del modo della stipulazione del nuovo patto (Mr
14:22-24; Mt 26:26-30; Lu 22:19-20).
Il proprio esempio
Ges, il Maestro per eccellenza, supera qualsiasi altro maestro non
solo per lefficacia del suo insegnamento ma anche per la coerenza che
manifestava fra insegnamento e pratica. Un esempio per tutti
labbinamento di esempio e il comandamento amatevi gli uni gli altri
come io ho amato voi (Gv 13:34; cfr. v.1). Si tratta dello spirito di
servizio nellatto di lavare i piedi dei discepoli e le parole dette da Ges
dopo che aveva ripreso il suo posto a tavola: Voi mi chiamate Maestro e
Signore; e dite bene, perch lo sono. Se dunque io, che sono il Signore e
il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli
altri (Gv 13:13-14). Abbiamo bisogno di imparare dal modo in cui Ges
insegnava. Intanto in una cosa dobbiamo seguire il suo esempio, cio
nelessere coerenti fra ci che insegniamo e ci che facciamo.
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. Qual stato il contributo di Ges alla rivelazione speciale? (si veda Eb
1:1-2)
2. Perch il suo insegnamento senza paragoni?
3. Elenca tutti i comandamenti del Signore contenuti nel Sermone sul
monte (Mt 57) e dopo ciascuno di essi commenta su come possa
essere ubbidito nel contesto della propria vita.
4. Se c tempo, svolgi lo stesso esercizio sui capitoli 13-16 del Vangelo di
Giovanni.

33

Una popolarit precaria

Introduzione
Ges raggiunse il massimo della sua popolarit in Galilea, ma la direzione in cui
il suo ministero lo portava non corrispondeva alle speranze del popolo. Intanto il
Messia aveva formalizzato un rapporto particolare con dodici uomini destinati a
essere i suoi apostoli. La preparazione di questi uomini, mediante il proprio
esempio, il suo insegnamento e dei tirocini di servizio, rivestiva sempre pi
importanza pi passava il tempo.
Era inevitabile che prima o poi il periodo di popolarit finisse e che sia i Dodici
che gli altri discepoli affrontassero delle scelte molto impegnative. La svolta
avvenne dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci e il relativo
discorso duro di Ges. Nel momento della crisi i Dodici, quasi al completo,
vedendo in lui il Santo di Dio e l'unico che ha parole di vita eterna, gli rimasero
fedeli. Intanto avrebbero dovuto rivedere la propria concezione di come si sarebbe
realizzato il Regno di Dio, che trovava il suo centro in Cristo stesso. Per
comprendere questo Ges ha introdotto il concetto rivoluzionario di due avventi del
Messia.
Scontri con le potenze demoniache e la classe religiosa dominante
(Mr 1:213:12)
impressionante leggere questo riassunto del ministero di Ges,
dopo il suo arrivo in Galilea: La sua fama si sparse per tutta la Siria; gli
recarono tutti i malati colpiti da varie infermit e da vari dolori,
indemoniati, epilettici, paralitici, ed egli li guar. Grandi folle lo
seguirono dalla Galilea, dalla Decapoli [dieci citt greche situate a est
del cosiddetto mare della Galilea], da Gerusalemme, dalla Giudea e da
oltre il Giordano (Mt 4:25). Non possediamo un resoconto completo del
ministero che Ges svolse in questo periodo. Ci che troviamo nei
Vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca) la descrizione di alcune
giornate tipiche che lo videro impegnato su pi fronti. Leggendo questi
racconti, si rimane colpiti dall'intensit delle attivit di Ges, che
guarisce, esorcizza, predica e insegna nelle sinagoghe con franchezza,
anche davanti ai suoi avversari.
Un tipico esempio dellopposizione sperimentata da Ges fu quando
dei farisei e scribi di Gerusalemme vennero a lui per lamentarsi del fatto
che i suoi discepoli non digiunavano (Mr 2:18-20). Ges non si lasci
influenzare da questa protesta; anzi se ne serv per fare un breve
discorso metaforico riguardante il pezzo di stoffa e il vino nuovo.
Partendo da come bisogna gestire il vino nuovo e un pezzo di stoffa
nuova fece intendere che il ministero da lui intrapreso avrebbe portato a
qualcosa qualitativamente nuovo rispetto al Giudaismo del suo tempo
(vv. 21-22).
istruttivo osservare ci che succedeva quando Ges scacciava i
demoni: i demoni riconoscevano in lui il Santo di Dio (Mr 1:23-28, 39;
34

3:11-12). Ci mise in cattiva luce i farisei che, al posto di riconoscerlo per


quello che si dimostrava di essere, tramarono con gli Erodiani per farlo
morire, pur di non perdere la loro influenza nellambito delle sinagoghe.
Da parte sua Ges non fece nulla per guadagnarsi la loro simpatia; anzi,
ag in modo che risultava a loro provocatorio: andando a cenare in casa
di un ex-pubblicano (2:13-17), guarendo e perdonando i peccati di un
paralitico (2:1-12), ma soprattutto insistendo che il sabato fatto per
l'uomo e non viceversa, per cui lecito fare del bene nel giorno di sabato
(2:233:6).
A prima vista sembra strano che Ges non reagisse in alcun modo
alla coalizione inedita di forze che tramavano la sua morte (3:6). Il
motivo: la consapevolezza che il traguardo del suo cammino terreno era
una morte vicaria per togliere i peccati del mondo (Gv 1:29). Sapeva
pure che i suoi avversari non potevano affrettarne i tempi (si veda Lu
13:31-33; Gv 2:19-22). Intanto, vivendo in modo pericoloso pur di
compiere il suo mandato, Ges modell il principio del martirio che rese
normativo anche per i suoi seguaci (Mr 8:34-38).
Vista dall'esterno, questa fase del ministero di Ges, in cui lo
seguivano grandi folle di persone, aveva tutta lapparenza di un grande
successo. Per quando si legge attentamente il racconto contenuto nei
Vangeli diventa evidente che le folle seguivano Ges con una certa
superficialit. Da parte sua, Ges mostrava molta compassione ma, allo
stesso tempo, rifiutava di conformarsi alle aspettative messianiche
popolari. Questo particolarmente evidente nella circostanza che fece
precipitare la sua popolarit. Aveva operato uno dei suoi miracoli pi
spettacolari in quanto coinvolgeva migliaia di persone: la moltiplicazione
dei cinque pani e due pesci, per sfamare cinquemila uomini, oltre alle
donne e ai bambini con dodici ceste piene di pezzi avanzati (Mt
14:13-21). Limportanza di questo miracolo pu essere misurata dal fatto
che viene raccontato in tutti e quattro i Vangeli (cfr. Mr 6:30-44; Lu 9:1017; Gv 6:6:1-14).
Giovanni a renderci partecipi di ci che accadde il giorno dopo: La
gente dunque, avendo visto il segno miracoloso che Ges aveva fatto,
disse: Questo certo il profeta che deve venire nel mondo. Ges,
quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritir di
nuovo sul monte, da solo (Gv 6:14-15). Il giorno seguente la gente prov
nuovamente a convincere Ges a lasciarsi prendere per farlo re (v. 22)
ma Ges disse: In verit, in verit vi dico che voi mi cercate non perch
avete visto dei segni miracolosi, ma perch avete mangiato dei pani e
siete stati saziati. Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo
che dura in vita eterna, e che il Figlio delluomo vi dar (vv. 26-27).
Segu un lungo discorso in cui Ges si present come il pane della
vita disceso dal cielo (vv. 35, 38), con il seguente annuncio
importante: In verit, in verit vi dico: chi crede in me ha vita eterna
(v. 48). Ma la gente non era pronta a entrare in un rapporto stretto con la
persona di Cristo che, sul piano spirituale, egli rassomigliava a mangiare
la sua carne, come si mangia il pane quotidiano. Non cambi opinione
neanche dopo che Ges aveva chiarito che le parole che vi ho dette
sono spirito e vita (vv. 50-51, 63). Al contrario, Da allora molti dei suoi
discepoli si tirarono indietro e non andavano pi con lui (v. 66). E Ges?
35

Non modific il suo messaggio: era venuto per adempiere la legge e i


profeti e per compiere la volont del Padre, non per soddisfare i desideri
e le speculazioni umane.
La scelta e la missione dei Dodici (Mr 3:13-19; 6:7-13, 30; Mt 10:2-42;
Lu 6:12-16; 9:1-6; Gv 15:16)
Affinch la salvezza che Ges era venuto a compiere potesse essere
sperimentata da tutte le genti, era fondamentale la scelta e la
preparazione di un gruppo ristretto di discepoli. L'importanza che Ges
attribu alla scelta dei Dodici deducibile dal fatto che fece tale scelta
soltanto dopo un anno circa di ministero pubblico e dopo aver trascorso
una notte intera in preghiera (Lu 6:12-13). Da questo punto in avanti
Ges avrebbe trascorso sempre pi tempo con questi uomini,
ammaestrandoli pazientemente e permettendo che essi lo affiancassero
nel proprio ministero (Mt 10; cfr. Lu 10:1-24). Questa scelta avvenne
qualche tempo prima degli eventi che fecero precipitare la sua
popolarit.
A proposito dei componenti del gruppo dei Dodici, da notare,
innanzitutto, che questo gruppo non comprendeva uomini che avessero
gi una grande preparazione culturale; evidentemente Ges preferiva
lavorare con uomini disposti a imparare da lui. In secondo luogo alcuni
del gruppo erano stati discepoli di Giovanni il battista, quasi sicuramente
Simone, detto lo Zelota, era stato un membro attivo del movimento degli
Zeloti (anche Ges aveva bisogno di uomini pronti a rischiare) mentre
Matteo era stato un pubblicano che si sedeva al banco delle imposte
(anche Ges aveva bisogno di uno scriba (Mt 9:9; cfr. 13:52).
Evidentemente la scelta si basava sulla potenzialit che Ges vedeva in
ciascuno di questi uomini e non sulla loro fama. In terzo luogo,
probabilmente erano tutti Galilei, quindi persone meno chiuse nei propri
schemi sociali e religiosi della gente della Giudea.
Il ruolo che Ges prevedeva per questi uomini non era semplice.
Dovevano stare costantemente con lui, il che significava per Pietro
essere separato dalla moglie per lunghi periodi. Inoltre dovevano fare
proprio il suo insegnamento e comandamenti non soltanto per vivere di
conseguenza ma anche per poter insegnare ai nuovi discepoli a fare
altrettanto (Mt 28:20; At 2:42). Infine dovevano compiere il mandato che
Cristo avrebbe affidato loro dopo la sua risurrezione per avviare la nuova
epoca nella storia della salvezza. Intanto dovevano quasi subito esporsi a
dei rischi, andando in giro per dei periodi di tirocinio con delle istruzioni
dettagliate e un mandato preciso (10:5-42), come pecore in mezzo ai
lupi (v. 16).
Quanto alle istruzioni relative alla missione che Ges diede ai Dodici
come tirocinio (Mt 10:5-42), esse vanno comprese con riferimento al
contesto (giudaico) del ministero di Cristo. Era ancora in vigore il patto
mosaico e Ges stava ancora manifestando la propria messianicit
soltanto a coloro i cui Scritti sacri li mettevano in grado di riconoscerlo. I
Dodici dovevano contribuire al completamento di questa campagna. Ne
consegue che, prima di applicare queste istruzioni all'attuale missione
della chiesa, occorre filtrarne quanto aveva attinenza soltanto al tempo
36

prima che entrasse in vigore il nuovo patto. Infatti la missione della


chiesa parte dalla vittoria di Cristo e quindi consiste nella proclamazione
di una buona notizia. Il filtro da applicare alle istruzioni di Matteo
10:5-42 sono le istruzioni di Ges stesso riportate in Luca 22:35-37 e il
contenuto delle varie forme del mandato che diede ai Dodici dopo la sua
risurrezione (Mt 28:19-20; Mr 16:15-16; Lu 24:44-47).
Uno sguardo allinsieme del ministero di Ges nella Galilea
Dalle parole con cui Ges rispose agli inviati di Giovanni il battista
(Mt 11:2-3) possiamo dedurre che lo scopo principale del suo ministero
pubblico era quello di permettere alle folle di riconoscerlo come il
Messia promesso. Ecco la sua risposta: Andate a riferire a Giovanni
quello che udite e vedete: i ciechi recuperano la vista e gli zoppi
camminano; i lebbrosi sono purificati e i sordi odono; i morti risuscitano
e il vangelo annunciato ai poveri. Beato colui che non si sar
scandalizzato di me! (vv.4-6; cfr. Is 61:1-2a; Gv 15:22-24; At 2:22). Dopo
la partenza degli inviati di Giovanni, Ges prese a rimproverare le citt
nelle quali era stata fatta la maggior parte delle sue opere potenti
perch non si erano ravvedute: Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsaida!
Perch se in Tiro e Sidone fossero state fatte le opere potenti compiute
tra di voi, gi da molto tempo si sarebbero pentite, con sacco e cenere.
Perci vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte di Tiro e di Sidone
sar pi tollerabile della vostra. E tu, o Capernaum, sarai forse innalzata
fino al cielo? No, tu scenderai fino allAdes, perch se in Sodoma fossero
state fatte le opere potenti compiute in te, essa sarebbe durata fino ad
oggi. Perci vi dichiaro che nel giorno del giudizio la sorte del paese di
Sodoma sar pi tollerabile della tua (Mt 11:20-24).
Ma la compassione di Ges rimase inalterata. Cos dopo aver
ringraziato il Padre di essersi rivelato ai piccoli, anzich agli
intelligenti poco inclini allascolto, Ges lanci il seguente invito:
Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi dar riposo.
Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perch io sono
mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo per le anime vostre;
poich il mio giogo dolce e il mio carico leggero (vv.25-30).
Questinvito di Ges rimane valido ancora oggi (Eb 13:8).
Uno dei temi centrali dellinsegnamento di Ges era il regno di Dio. A
questo proposito disse in unoccasione: se per l'aiuto dello Spirito di
Dio che io caccio i demoni, dunque pervenuto fino a voi il regno di Dio
(Mt 12:28). Per disconoscere questo fatto bisognava attribuire le sue
opere potenti a tentativi di Satana di falsificare i segni messianici. Ma
data la potenza manifestata nei prodigi di Ges, compreso il controllo
degli elementi naturali (Mt 14:22-36), la liberazione e trasformazione
dell'indemoniato di Gerasa (Mr 5:1-20) e risurrezione di alcuni morti (Mr
4:35-5:43), tale attribuzione era inescusabile, anzi costituiva una
bestemmia contro lo Spirito Santo (Mt 12:32).
Purtroppo le folle volevano soltanto alcuni dei benefici periferici del
regno di Dio e non il Re, senza la cui salvezza il regno sarebbe stato
privo di fondamento (Gv 6:27-71). Cos le folle si rivelarono impazienti ed
37

essenzialmente incredule nei confronti di Ges e di conseguenza lo


lasciarono quando avevano capito che egli non intendeva appagare i loro
desideri. A coloro che non andarono via i Dodici Ges insegn delle
cose importanti relative alla realizzazione del regno di Dio. Lo fece con
una serie di parabole, due delle quali sono seguite da una sua
interpretazione. Questo fatto pu essere attribuito, almeno in parte,
all'eccezionale importanza di queste parabole, per cui non andavano
assolutamente fraintese! Ecco la sostanza di queste interpretazioni:
La parabola del seminatore e dei diversi terreni indica in maniera
chiara le differenze fra le false professioni di fede e la buona terra,
ossia coloro che fanno parte del regno di Dio. Questi ultimi sono coloro
che intendono la Parola e, di conseguenza, portano frutto (vv. 18-23). La
parabola delle zizzanie e del buon seme, invece, prospetta una vita
disagevole per i figli del regno durante il tempo che intercorre fra il
primo e il secondo avvento di Cristo. Inoltre insegna che il regno si
realizza in due tempi, in cui esso assume due forme diverse. Nella prima
forma, frutto della semenza identificata nei figli del regno,
essenzialmente spirituale e convive con il maligno, mentre la sua
seconda manifestazione sar pubblica ed universale e attende il ritorno
in gloria del Figlio dell'uomo (vv. 36-43).
La colpevolezza della gente che non ha dato retta a Ges, in quanto
legata agli schemi e preconcetti del Giudaismo dell'epoca (Gv 15:22-25),
appare ancora pi evidente quando la si confronta con la fede del
centurione romano (Lu 7:1-10) e la testimonianza resa dal Geraseno nella
Decapoli (Mr 5:18-20). Si stava avverando la predizione che Ges aveva
fatta, e che suscit tanto scalpore, nella sinagoga di Nazaret (Lu 4:23-28)
e cio: le benedizioni divine venivano sperimentate sempre di pi dagli
stranieri, mentre Israele, per la sua incredulit, non le sperimentava.
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. Quali scopi aveva Ges nello scegliere dodici dei suoi discepoli per
tenerli con s?
2. Perch Ges non accett di essere fatto re, dopo la moltiplicazione
dei pani e dei pesci? (si veda Gv 6:15, 24-29)
3.

38

Che cosa devono fare i figli del regno per essere il buon seme
del regno di Dio (si veda Mt 13:36-43)?

Alcune rivelazioni fondamentali

Se Ges non Dio, allora non c alcun cristianesimo e noi che lo


adoriamo non siamo altro che idolatri. J. Oswald Sanders.19

Introduzione
Tutto ci che riguarda la vita di Cristo della massima importanza.
Eppure le verit da lui esposte negli episodi che ci accingiamo a studiare
hanno unimportanza impareggiabile per la nostra conoscenza di Dio e
del suo piano per lumanit. Se ricordiamo sempre di distinguere fra la
Parola di Dio e la tradizione degli uomini, sapremo ci che vero, anche
se inverosimile dal punto di vista umano, e ci che va fatto, a prescindere
dallopinione di chi ci sta intorno. Ad esempio il sapere che luomo Ges
era anche il Figlio di Dio incarnato rende la fede cristiana assolutamente
unica fra i discorsi religiosi che fanno a gara per catturare la nostra
attenzione. Abbiamo gi visto la sua vera umanit. Ora vediamo, in modo
ancora pi tangibile, la sua vera deit.
A questo punto della vita di Cristo avviene anche un evento che, per
Simon Pietro, sarebbe rimasto emblematico della sua trascendenza.
Infatti quando doveva controbattere coloro che mettevano in dubbio la
potenza e la venuta del nostro Signore Ges Cristo questapostolo
conferm la veridicit della sua testimonianza facendo appello a ci che
aveva visto sul monte della trasfigurazione (2 P 1:16-18). In quel
momento lui e i suoi compagni avevano ricevuto conferma sia della
identit di Ges come Figlio di Dio sia del fatto che la morte figurava
come parte integrante della sua vocazione messianica.

La Parola di Dio e la tradizione degli uomini (Mt 15:1-14)


La dispersione di molti seguaci di Ges, dopo il suo discorso
duro (Gv 6:60, 66), segn una svolta importante nel suo ministero.
Pur riconoscendo in Ges il profeta che doveva venire nel mondo
(Gv 6:14), avevano frainteso la sua missione e, cos facendo, avevano
dimostrato di non conoscere neanche il Padre (vv. 45-46). Poco dopo
questevento alcuni Farisei e Scribi venuti da Gerusalemme pretesero
da Ges una spiegazione per il fatto che i suoi discepoli non
rispettavano certe tradizioni degli antichi, in particolare che non si
lavano le mani quando prendono cibo (Mt 15:1-2). Laccusa non era
di mangiare con mani sporche bens con mani contaminate dal punto
di vista cerimoniale perch non praticavano le abluzioni prescritte
dalla tradizione dei padri.20
19 J. Oswald Sanders, The Incomparable Christ, p. 95.
20 Per sapere di pi sulla pratica di tali abluzioni, si pu consultare il Manuale della
comunit di Qumran (1QS 5:13-14).

39

Anzich discutere sui meriti delle abluzioni previste dalla


tradizione, Ges and subito alla questione di fondo, ossia alla pretesa
che i suoi discepoli dovessero rispettare le regole stabilite dalla
tradizione. Tale pretesa trascurava una questione pi generale che
Ges articol nella forma di una domanda: E voi, perch trasgredite
il comandamento di Dio a motivo della vostra tradizione? (Mt 15:3).
A titolo di esempio Ges cit il fatto che alcuni di loro erano convinti
di essere esonerati dal dare un aiuto economico ai propri genitori,
come prevede il quinto comandamento del decalogo (Es 20:12) se
davano soldi per sostenere altri aspetti dellopera di Dio. La
conclusione tratta da Ges pesante: Cos avete annullato la parola
di Dio a motivo della vostra tradizione (Mt 15:6).
Pi tardi, in privato, i discepoli fecero notare che i Farisei erano
rimasti scandalizzati dal parlare di Ges, al che Ges mostr
rammarico perch i discepoli stessi non avevano compreso le sue
parole, per poi approfondire il discorso. In questoccasione Ges
introdusse un concetto rivoluzionario riguardo a ci che contamina
l'uomo: la vera contaminazione dell'uomo e del suo ambiente
causata da ci che viene fuori dal cuore. Ci che entra nella bocca,
invece, non lo pu contaminare. Il commento riportato nel Vangelo di
Marco significativo: Cos dicendo, dichiarava puri tutti i cibi (Mr
7:19). Intanto Ges aveva stabilito unaltra distinzione che deve
orientare il pensiero dei suoi discepoli di fronte a qualunque discorso
di carattere religioso, che ha pretesa di enunciare delle verit:
bisogna sempre distinguere fra la Parola di Dio (ad esempio il libro di
Esodo), che vincolante, e la tradizione degli uomini (ad esempio
quelle insegnate dagli Esseni e dai Farisei del tempo di Ges), che non
lo .

La confessione di Pietro a Cesarea di Filippo


A questo punto del suo ministero Ges condusse i Dodici in disparte
per condividere con loro qualcosa di tanto importante quanto
scioccante dal loro punto di vista. Durante il lungo cammino che li
port a Cesarea di Filippo, Ges comp un secondo miracolo
significativo nel territorio della Decapoli, dopo essere passato dalla
regione di Tiro e Sidone (Mr 5:1-20; 7:31-35). Al che la gente della
Decapoli esclam con meraviglia: Egli ha fatto ogni cosa bene; i
sordi li fa udire e i muti li fa parlare (vv. 36-37). Questo risultato
dimostr che i proponimenti di Dio non potevano essere frustrati
dall'incredulit di gran parte del popolo ebraico. Dopo il tempo
trascorso in questi territori popolati da Gentili, Ges se ne and,
con i suoi discepoli, verso i villaggi di Cesarea di Filippo, situati
all'estremo nord della Traconitide (Mr 8:27). L, dopo aver pregato
in disparte (Lu 9:18), Ges interrog i Dodici intorno alle opinioni
della gente sul suo conto (Mt 16:13).
40

Secondo alcuni, compreso Erode, tetrarca della Galilea (Mr 6:14),


Ges era Giovanni il battista redivivo; secondo altri era Elia nel
senso, evidentemente, in cui Ges dichiarava che Giovanni era Elia
(Mt 11:14). Altri lidentificavano con Geremia o con un altro dei
profeti Mt 16:14). interessante notare che, secondo i Dodici,
nessuno ormai considerava Ges un uomo comune, nonostante i
Farisei avessero usato la loro influenza per cercare di dissuadere la
gente dal credere in Ges. Dio, intanto, tralasciando la categoria dei
savi e intelligenti che prendevano gloria gli uni dagli altri e non
cercavano la gloria che viene da Dio solo, aveva continuato la sua
opera di rivelazione presso i piccoli fanciulli (si veda Mt 11:25; Gv
5:44).
E voi chiese Ges, rivolgendosi ai Dodici Chi dite che io sia?
(Mt 16:14). In quel momento fu dato a Pietro di rispondere: Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente (vv. 15-16). C' un enorme differenza
fra il dire che Ges era un profeta che operava miracoli e
attribuirgli messianicit e deit. Pietro arriv a comprendere questa
verit grazie a una rivelazione speciale e cos confess: Tu sei il
Cristo, il Figlio del Dio vivente (v. 16).
Le predizioni di Ges
Ges approfitt di questo momento di illuminazione per
comunicare ai Dodici tre cose importanti. Innanzitutto annunci il
progetto di edificare la sua chiesa: Tu sei Pietro, e su questa pietra
edificher la mia chiesa, e le porte dellAdes non la potranno vincere
(v. 18). Sarebbe stata questa la nuova realt visibile, scaturita dalla
prima venuta del Messia: una nuova comunit di persone che fanno
propria la confessione: Ges il Cristo, il Figlio del Dio vivente. Ges
introdusse la profezia delledificazione della chiesa con il famoso
gioco di parole - tu sei Pietro e su questa pietra [attenzione! non su
di te] edificher la mia chiesa (v. 18). Per apprezzare l'uso che fa del
termine pietra in quest'occasione vale la pena ricordare che,
mentre parlava, poteva avere alle spalle l'alta rupe dalla quale nasce il
fiume Giordano.
Al primo incontro con Simone, fratello di Andrea, Ges aveva
profetizzato che egli sarebbe stato chiamato Cefa (gr. Pietro), ossia
roccia. Ora identifica nella verit cristologica confessata da Pietro il
fondamento su cui avrebbe edificato la nuova comunit messianica.
Pietro legato al fondamento in qualit di chi confessa la verit e in
quanto il nome Pietro un termine di paragone nel gioco di parole

41

di cui Ges si servito. Ma Pietro non figura come il fondamento


stesso.
Talvolta si fa notare che Ges nomin in modo esplicito la chiesa
(lett. assemblea gr. ekklsia) soltanto qui e in Matteo 18:17-18 (ma
si veda anche Gv 10:16). In realt il numero limitato di riferimenti
espliciti nulla toglie allimportanza delle cose dette al riguardo.
Questa prima menzione della chiesa costituisce una profezia
sorprendente. Infatti, per i contemporanei di Ges, sarebbe stato pi
verosimile, dopo la confessione della sua messianicit e deit, che egli
avesse detto: su questa pietra io ristabilir il regno a Israele, e tutte
le nazioni verranno ad adorare Dio nella citt di Davide (cfr. At 1:6).
Invece Cristo colse l'occasione per annunciare l'interposizione di un
periodo caratterizzato dallo sviluppo di una comunit distinta
composta dalle persone chiamate fuori (il senso lett. di ekklsia,
chiesa) dalla massa della gente. Inoltre, Ges lasci intendere che
la sua chiesa sarebbe stata oggetto di attacchi satanici ma che si
sarebbe rivelata invincibile.
Il secondo annuncio di Ges, contenente sia una promessa che una
predizione, strettamente legata al primo: [parlando a Pietro] Io ti
dar le chiavi del regno dei cieli; tutto ci che legherai in terra sar
stato legato nei cieli, e tutto ci che scioglierai in terra sar stato
sciolto nei cieli (16:19, corsivo e trad. mia) In Matteo 18:17-18 la
medesima autorit viene attribuita a tutti gli apostoli e,
implicitamente, alla chiesa riunita nel nome di Cristo. Ges avrebbe
affidato a Pietro e agli altri apostoli un ruolo importante
nell'edificazione della chiesa: quello di aprire il regno dei cieli alla
gente e di stabilire, volta per volta, i suoi confini per mezzo della
predicazione e l'appello alla conversione, nonch per mezzo della
disciplina. I verbi che nella Nuova Riveduta sono tradotti: sar
legato e sar sciolto, sono composti da un futuro semplice seguito
dal perfetto passivo. Quindi il loro significato completo : sar stato
legato e sar stato sciolto. In altre parole, l'azione anteriore del
legare e dello sciogliere avviene in cielo. Gli apostoli avrebbero
semplicemente ubbidito a Dio, applicando ci Dio ha deciso. Di qui
l'importanza di una fedele e coraggiosa predicazione del vangelo e la
necessit della preghiera prima di prendere qualsiasi decisione nel
nome di Cristo (18:19).
Il terzo annuncio di Ges viene riassunto cos: Da allora Ges
cominci a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a
Gerusalemme e soffrire molte cose da parte degli anziani, dei capi dei
42

sacerdoti, degli scribi, ed essere ucciso, e risuscitare il terzo giorno


(v. 21). Il contenuto di questa terza predizione doveva sembrare ai
Dodici del tutto inverosimile. Basti notare la reazione di Pietro (v. 22).
Alla luce della rivelazione che gli era stata concessa (vv. 16-17), doveva
sembrargli assurda lidea che Ges dovesse andare a Gerusalemme
per soffrire alle mani degli anziani del popolo ed essere addirittura
ucciso, prima di risuscitare il terzo giorno.
da notare che Ges adoper l'espressione Figlio dell'uomo per
parlare di s stesso in relazione con questa prospettiva (Mt 16:13; Mr
8:31). I Giudei del tempo di Ges, basandosi sulla profezia di Daniele
7:13-14, giustamente associavano il titolo il Figlio dell'uomo con
una figura gloriosa che avrebbe stabilito il regno di Dio sulla terra.
Non c' dubbio che, nell'applicare questo titolo a s stesso, Ges
abbia voluto identificarsi con questa figura gloriosa (si veda Mt 16:27;
cfr. Mr 14:62). Per insiste pure che, prima dell'evento glorioso del
regno, il Figlio dell'uomo doveva soffrire in qualit di Servo di JHWH,
come previsto in Isaia capitolo 53 e Marco 10:45. Ges avrebbe
dovuto ripetere pi volte questa profezia, a motivo della reticenza dei
Dodici ad accettare la prospettiva di morte per il loro Maestro (si veda
Mr 8:31; 9:31; 10:32-34, 45).
Alla protesta immediata di Pietro: Dio non voglia, Signore! Questo
non ti avverr mai (Mt 16:22), Ges non fece che rincarare la dose,
insistendo sulla necessit, anche per coloro che l'avrebbero seguito, di
prendere la propria croce e mettere a rischio la propria vita (vv. 2426). evidente che i Dodici avevano ancora una concezione lacunosa
della vocazione messianica di Ges. Tale concezione limitata non
teneva conto delle esigenze della giustizia rivelate nella legge
mosaica, n della presentazione, in Isaia capitolo 53, del Messia come
il Servo di JHWH che viene giudicato e sacrificato per la colpa altrui.
Inoltre, la loro concezione del ruolo del Messia trascurava la
precisazione contenuta nello schema profetico di Daniele 9:20-26,
secondo cui l'Unto doveva essere soppresso.
La trasfigurazione (Mt 17:1-13; Mr 9:2-13; Lu 9:28-36)
Possiamo immaginare che il calo di popolarit di Ges e le sue
predizioni relative a sofferenza e morte avrebbero disorientato uomini
che, come i Dodici, speravano ancora in un esito trionfale del
ministero pubblico di Ges. Fu in questo contesto che Ges concesse
a tre di loro (Pietro e i due figli di Zebedeo) un'esperienza
indimenticabile. La natura di tale esperienza contribuir a rafforzare
43

la fede dei Dodici che continueranno a seguire Ges nonostante il


divario crescente fra le loro aspettative e il cammino intrapreso da
Ges. L'alto monte (Mt 17:1; Lu 9:28) sul quale Ges condusse i tre
futuri apostoli era verosimilmente il monte Miron, la montagna pi
alta nel territorio di Israele (ca. 1.100 metri), situata fra Cesarea di
Filippo e Capernaum (cfr. Mt 17:24).
Lo scopo di Ges nello scalare questo monte era duplice: per
pregare (Lu 9:28) e per essere trasfigurato in presenza del nucleo del
collegio apostolico (Lu 6:14; 8:51; Mr 14:33). La trasfigurazione
stessa scatur da un momento di intensa comunione fra il Figlio
incarnato e il Padre, e fu intesa ad illuminare ulteriormente i discepoli
intorno alla Persona e all'opera di Ges il Cristo. Infatti grazie alla sua
trasfigurazione, i tre poterono contemplare la gloria che era propria
del Figlio prima ancora della creazione del mondo (Gv 1:14; 17:5).
La netta superiorit del Figlio rispetto ai rappresentanti della
legge (Mos) e i profeti (Elia) fu palesata sia dalla scomparsa di questi
ultimi sia da quanto detto dalla voce proveniente dal cielo: Questo
mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo (Mt
17:5; cfr. Eb 3:1-6). Anche se i tre discepoli non capirono tutto
laccaduto, la trasfigurazione serv a mostrare la compatibilit della
gloria divina propria di Cristo, con la sua predizione riguardante la
sua sofferenza e morte. Infatti mentre Mos ed Elia conversavano con
Ges, parlavano della dipartenza [gr. exodon] di Ges, che doveva
compiersi a Gerusalemme (Lu 9:31). Il fatto che la parola exodon
[cfr. esodo] venga qualificata dal verbo compiersi sottolinea il
carattere intenzionale della morte in croce e richiama alla mente
l'analogia dell'esodo dall'Egitto, quando Dio aveva salvato Israele
dalla schiavit (Es 20:1).
Oltre a inquadrare la morte necessaria di Cristo in un contesto di
compimento e di gloria, la trasfigurazione pales la Deit di Ges in
un modo unico nel periodo antecedente alla sua risurrezione e
glorificazione, contribuendo sostanzialmente a dimostrare l'identit
fra il Ges storico e il Cristo della fede (cfr. 2 P 1:16-18).

Per la riflessione personale o lo studio di gruppo


1. I farisei e gli scribi si lamentarono con Ges perch i suoi discepoli
trasgredivano la tradizione degli antichi (Mt 15:1-2). Come bisogna
applicare la risposta di Ges oggi?
2. Quali cose importanti rivel Ges dopo la confessione fatta da Pietro
nei pressi di Cesarea di Filippo?
3. In che modo l'evento della trasfigurazione di Ges conferm sia la
verit confessata da Pietro sia la prospettiva che il Cristo doveva
morire?
44

45

Verso Gerusalemme

Introduzione
Nei pressi di Cesarea di Filippo Cristo aveva parlato della natura
della sua missione e del progetto di edificare la sua chiesa, un progetto
avente a che fare con il giorno della salvezza, il periodo storico che
ebbe inizio con la conclusione del suo primo e si concludere con il
secondo avvento. I Dodici avrebbero avuto un ruolo essenziale nellavvio
di tale periodo storico.
Queste rivelazioni trovarono uneco nella conversazione che Ges
ebbe con Mos e Elia sul monte della trasfigurazione, parlando
dellesodo che doveva compiere a Gerusalemme, una conversazione che
mise in evidenza il punto a cui era giunto il ministero pubblico di Ges.
D'ora in poi il suo cammino sarebbe stato condizionato dalla prospettiva
di morire a Gerusalemme per compiere la salvezza.
Mentre camminava verso Gerusalemme, Ges preparava i Dodici per
ci che sarebbe successo dopo il suo trionfo. Inoltre mostrava grande
compassione verso i ceti trascurati o disprezzati della popolazione.
Inoltre insisteva sul prezzo da pagare per essere un suo discepolo.
Sempre in questo periodo pronunci alcune delle sue parabole pi
famose. Ci soffermeremo su una di esse per poi focalizzare la nostra
attenzione sulla maniera in cui la profezia di Zaccaria relativa
allingresso del re-Salvatore in Gerusalemme ebbe adempimento.
Ges si mise in cammino risolutamente
Luca in particolare a mettere in evidenza la direzione che ora
prende il ministero di Ges: il cammino verso Gerusalemme, per
compiere la salvezza (Lu 9:51, 53). come se, dal monte della
trasfigurazione (9:31 gr. exodon), Ges guardasse costantemente avanti,
vedendo il monte di calvario, la tomba vuota e l'evento dell'ascensione.
Sul piano delle attivit quotidiane, tutto si svolge alla luce del traguardo
difficile, ma vittorioso, verso il quale il cammino di Ges lo conduceva.
La frase Ges si mise risolutamente in cammino per andare a
Gerusalemme (9:51) non va inteso come un viaggio di sola andata a
Gerusalemme. Infatti in Luca 10:38-42 Ges visto gi nei pressi della
capitale mentre molto pi avanti nel racconto (17:11) lo troviamo
nuovamente sui confini della Samaria e della Galilea. Da ci deduciamo
che, per Ges, il nome Gerusalemme ha un significato simbolico, oltre
che geo-politico. Infatti, soltanto quattro delle undici volte che
Gerusalemme appare nei capitoli 9:5119:28 di Luca si riferisce in
senso stretto a Gerusalemme come luogo. Per gli usi simbolici del
termine, si veda 9:51; 9:53; 13:22; 13:33; 17:11; 18:31; 19:28. Di questi,
risulta particolarmente significativo il penultimo brano: Poi, [Ges]
prese con s i dodici, e disse loro: "Ecco, noi saliamo a Gerusalemme, e
saranno compiute riguardo al Figlio dell'uomo tutte le cose scritte dai
profeti" (18:31; cfr. Mt 16:21).
46

Le parabole di Ges e come interpretarle


Molto del materiale peculiare al Vangelo di Luca si trova nella sezione
9:5119:28 e illustra la compassione insegnata e praticata da Ges.
Quanto allinsegnamento su questo tema, spicca sia la parabola intitolata
il buon Samaritano (10:25-37) sia quella del capitolo 15 riguardante le
cose e le persone perdute. La prima di queste parabole fu occasionata da
una domanda posta da un non meglio definito dottore della legge.
Questuomo voleva mettere Ges alla prova ma la contro-domanda di
Ges lo rimand alle Scritture, le quali lo misero in grande difficolt (v.
28). Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Ges: E chi il mio
prossimo? (v. 29). Il suo problema, espresso in forma della domanda:
Chi il mio prossimo (v. 29), era come potesse legittimamente
delimitare il tipo di persone comprese nel concetto di prossimo e che
era suo dovere amare. Sappiamo da Matteo 5:43 che certi Scribi del
tempo di Ges insegnavano: Ama il tuo prossimo e odia il tuo nemico,
restringendo drasticamente il senso e l'applicazione del secondo grande
comandamento.
Ges rispose alla sua domanda con una parabola che cre terra
bruciata intorno al suo tentativo di restringere il senso del secondo
comandamento. Chi si trovato a percorrere lantica strada tortuosa che
scende da Gerusalemme a Gerico, che attraversa un territorio arido
con discese ripide e senza abitante, pu comprendere bene il pericolo
dei briganti e lestremo bisogno di intervenire nel caso si dovesse
verificare una disgrazia come quella capitata alluomo della parabola,
chiunque egli fosse. Colpisce il ruolo che Ges attribu al Samaritano
che, a differenza dellagire egoistico del sacerdote e del Levita, ubbid al
comandamento in questione, offrendo generosamente laiuto necessario.
Dopo aver ascoltato la parabola, il dottore della legge, non riuscendo a
giustificare lagire del sacerdote e del Levita, dovette ammettere che era
proprio lagire del Samaritano quello conforme al secondo grande
comandamento.
Adesso affrontiamo la questione di come interpretare questa
parabola. Chi la tratta come unallegoria e cerca di trovare un significato
in ogni dettaglio della storia rischia di perdere di vista il messaggio che
Ges voleva comunicare con essa. Ora ogni parabola, o parti di una
parabola, come nei casi della parabola del seminatore (Mt 13:1-9,18-23)
e quella delle cose/persone perdute (Lu 15), contiene soltanto un'idea o
lezione principale. Per sapere quale sia quest'idea o lezione, bisogna
esaminare sia le circostanze in cui nasce la parabola sia i commenti o le
domande posti al suo termine. Qualche volta anche il contesto nel libro
biblico in cui la parabola viene riportata pu servire a chiarire la lezione
della parabola.
Nel caso della parabola del buon Samaritano, essa nasce dal
tentativo, da parte di un dottore della legge, di restringere il senso del
comandamento: Ama il tuo prossimo come te stesso. La domanda posta
da Ges, dopo aver terminato il suo racconto, indica il messaggio che
egli intendeva comunicare. Va notato che, con questa domanda, Ges
47

capovolge la domanda iniziale del dottore della legge, che aveva


sollecitato un chiarimento riguardo all'identit del suo prossimo. Nella
parabola l'identit di questo prossimo risulta cos chiara da non lasciare
alcun dubbio. Ges, invece, ha sollevato la questione della mancata
qualifica di vero prossimo che caratterizzava le due figure che
avrebbero dovuto rappresentare la legge fedelmente e quindi mostrare
compassione verso luomo che si era imbattuto nei briganti. A sorpresa
un Samaritano, invece, a ubbidire alla legge.
Ecco perch, al termine del racconto, Ges si rivolse al dottore della
legge con questa domanda: Quale di questi tre ti pare essere stato il
prossimo di colui che s'imbatt nei ladroni? (v. 36). Il dottore della
legge non riusc ad ammettere che un Samaritano potesse qualificarsi
come un vero prossimo, quindi anzich dire: il Samaritano risponde
con un giro di parole: Colui che gli us misericordia. In ogni modo
questa sua risposta e il commento di Ges: Va, e fa anche tu la stessa
cosa (v. 37), contengono un chiaro messaggio per tutti i tempi,
sfidandoci a dimostrarci dei veri prossimi verso i bisognosi che capitano
sul nostro cammino.
Lamore di Ges e dei suoi discepoli
Il racconto di Luca ci informa che Ges, ancor pi del Samaritano,
dedicava tempo a persone disprezzate dai capi dei Giudei (si veda
15:1-32 e 19:1-10). noto che la visita del Maestro in casa di Zaccheo,
capo dei pubblicani, fu malvista dalla gente di Gerico che considerava
Zaccheo un peccatore. Ma la visita non era fine a s stessa; Luca ci
fa sapere che questo peccatore diede prova di ravvedimento. Non
solo, Ges giustific la sua decisione di entrare in questa casa con una
dichiarazione significativa: Il Figlio dell'uomo venuto per cercare e
salvare ci che era perduto (19:10). Le azioni di Ges erano
determinate, oltre che dall'amore per il prossimo, anche dal piano di
Dio di portare la salvezza a tutti coloro che sono perduti, lo scopo
primario del primo avvento di Cristo (Gv 12:47).
Durante questo periodo Ges continu a compiere delle opere potenti
mentre i Dodici rimasero nella loro posizione privilegiata, stando con
lui ed essendo da lui ammaestrati. Intanto il numero di veri discepoli
riprese a crescere, nonostante la radicalizzazione del concetto di
discepolato ribadito pi volte da Ges (9:57-62; 14:25-35; cfr. 10:1-20).
Evidentemente i discorsi duri avevano prodotto buoni frutti. Alla fine
del suo ministero pubblico ci sarebbero stati almeno cinquecento veri
discepoli che Paolo chiama fratelli [in fede] a cui il Cristo risorto
apparse in una vola volta (1 Co 15:6; cfr. Lu 19:37; At 1:15).
Per avere un'idea equilibrata di questo periodo del ministero di Ges,
bisogna leggere non solo i relativi brani dei Vangeli sinottici ma anche
le discussioni che Ges ebbe con i Giudei di Gerusalemme in occasione
delle ricorrenze festive (si veda Gv 710).

48

L'ingresso in Gerusalemme
Pochi giorni prima del suo ingresso ufficiale in Gerusalemme, Ges
oper un grande segno, risuscitando Lazzaro che era rimasto morto
quattro giorni (Gv 11:17-46). Il miracolo ebbe grande risonanza sia a
Betania che a Gerusalemme. Di conseguenza ci fu un notevole aumento
nel numero dei seguaci di Ges nel cuore della Giudea. Intanto il
Sinedrio, non sapendo pi che cosa fare, deliber di far morire Ges (Gv
11:45-53).
Precedentemente allevento del suo ingresso in Gerusalemme, Ges
aveva spesso vietato alle persone di diffondere notizie sul suo conto (si
veda Mr 1:40-44; 5:39-43; 8:22-26; 9:30-31) e, in particolare, aveva
rifiutato di lasciarsi prendere per essere stato fatto re (Gv 6:14-15). Per
evitare ogni confusione in merito alle sue intenzioni, persino coloro che
avevano compreso la sua identit messianica dovevano aspettare la sua
risurrezione prima di dirlo ad altri (Mr 8:29; 9:9-10).
In questo clima Ges voleva che ognuno scoprisse personalmente la
sua identit di Messia anzich andare dietro la folla a cui interessava
soprattutto il regno concepito in termini politico-nazionalistici. A questo
proposito Ges raccont una parabola perch era vicino a
Gerusalemme ed essi credevano che il regno di Dio stesse per
manifestarsi immediatamente. Tale parabola fa comprendere che la
manifestazione del regno avrebbe seguito una lunga assenza del re,
ovvero che sar manifestato in occasione del suo secondo avvento (Lu
19:11-27). Lidea di un secondo avvento del Messia era nuova per le
persone a cui Ges parlava quindi questa storia di un re che doveva
andare lontano per ricevere il suo regno per poi tornare serviva per
chiarire le loro idee. A differenza dellattesa di due Messie, per
adempiere tutto ci che lAntico Testamento prevede, Ges fece
comprendere che il Messia uno solo ma che deve venire due volte, una
volta per compiere la salvezza e laltra per giudicare e regnare.
Larrivo di Ges a Gerusalemme, pochi giorni prima della Pasqua,
costituiva un momento importante nel ministero. Il suo ingresso trionfale
in Gerusalemme viene descritto in tutti e quattro i Vangeli (Mt 21:1-11;
Mr 11:1-10; Lu 19:29-44; Gv 12:12-19). Dalla maniera in cui furono
reperiti l'asina e il suo puledro evidente che tutto era stato preparato
con cura da Ges. In seguito alla testimonianza della gente venuta da
Betania, una folla proveniente da Gerusalemme gli usc incontro. Oltre a
osannarlo, queste persone portarono anche dei rami di palma, il che
confer un carattere nazionalistico all'evento. Infatti, ai tempi della
riscossa del piccolo popolo di Giuda sotto la guida dei Maccabei, la
palma era diventata un simbolo della nazione stessa. I suoi rami furono
portati in alto sia nel giorno in cui i servizi del tempio erano stati ripresi
nel 164 a.C. (1 Maccabei 10:7) sia in occasione della celebrazione
dell'indipendenza politica nel 141 a.C. (cfr. Gv 10:22). Quindi la
decisione popolare di portare tale simbolo in occasione dell'ingresso di
Ges in Gerusalemme, seduto sul puledro, dimostr il suo
riconoscimento come il re messianico.
importante notare che Ges accett questo riconoscimento. Anzi,
quando alcuni farisei lo invitarono a sgridare i suoi discepoli per quanto
49

era successo, egli rispose: Vi dico che se costoro taceranno, grideranno


le pietre (Lu 19:40). In altre parole, era giunta l'ora in cui la sua
messianicit regale doveva essere manifestata apertamente. Il testo della
profezia che Ges ademp (Za 9:9) prevedeva non solo che il Messia
fosse montato sopra un asino, ma che fosse anche giusto e Salvatore
o portando salvezza. Israele doveva rendersi conto che questo Ges,
che parlava di dare la sua vita come prezzo di riscatto per molti (Mr
10:45), era veramente il Messia, Figlio di Davide.
Ma, si potrebbe chiedere, perch si manifestata in questa maniera
allombra della croce, ovvero dopo che la sua condanna a morte era stata
gi deliberata dal sinedrio (Gv 11:53)? Non era certo casuale la
giustapposizione della manifestazione di Ges come il re messianico con
la decisione del Sinedrio di condannarlo a morte. C'era uno stretto
rapporto fra la croce e l'inaugurazione del regno che Israele aspettava
con impazienza. Ges doveva morire in qualit di leone della trib di
Davide (Ap 5:5). N la fase attuale in cui il regno di Dio coesiste, in
forma velata, con quello del maligno (Mt 13:36-43; cfr. 16:18), n la sua
futura manifestazione universale, sarebbero state possibili senza il
trionfo della croce. La giustizia di Dio doveva essere soddisfatta affinch,
dopo l'interruzione dei rapporti delluomo con Dio, causata dal peccato
di Adamo, Dio potesse riammettere i peccatori come sudditi nel suo
regno.
Stava per morire il Re dei Giudei che anche il Re dei re, non come
vittima bens come vincitore. Infatti non molto tempo prima Ges aveva
detto: Io sono il buon pastore; il buon pastore d la sua vita per le
pecore Per questo mi ama il Padre; perch io depongo la mia vita per
riprenderla poi. Nessuno me la toglie, ma io la depongo da me. Ho il
potere di deporla e ho il potere di riprenderla. Questordine ho ricevuto
dal Padre mio (Gv 10:11,17-18).
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. Quale significato rivestiva Gerusalemme per Ges durante lultima
fase del suo ministero pubblico (Lu 9:51, 53; 13:22, 33; 17:11; 18:31;
19:28)?
2

Qual la lezione principale della parabola (che comprende tre


racconti) di Luca capitolo 15? Prima di rispondere a questa domanda,
studia il modello di interpretazione della parabola del buon
Samaritano fornita qui sopra. Per scoprire la lezione principale della
parabola di Luca 15, procedi come segue: prima leggi i vv. 1-2 per
determinare la circostanza e poi valuta i commenti di Ges al termine
di ciascuno dei tre racconti (vv. 7, 10, 31-32). Ora definisci il
messaggio principale della parabola, indicando a chi era indirizzato.

Perch l'ingresso in Gerusalemme sul puledro figura come uno degli


eventi pi significativi della vita di Cristo? (Si veda Gv 12:12-19)

50

A GERUSALEMME, PER COMPIERE LA PASQUA

Introduzione
Dopo il suo ingresso in Gerusalemme sul puledro, osannato dalla
gente, Ges, Figlio di Davide, fece sentire la sua autorit nel tempio.
Ormai i capi religiosi della nazione erano schierati ufficialmente contro
di lui mentre Ges non risparmi parole di dura critica nei loro confronti,
a motivo del loro comportamento ipocrita (si veda Mt 23).
La Pasqua quell'anno assunse un significato particolare per Ges in
quanto egli stava per compierla (Lu 22:16). Alla luce di questo fatto,
durante la commemorazione della liberazione dall'Egitto, egli istitu una
commemorazione di se stesso quale redentore (vv. 19-20). Poi si mise a
parlare a lungo con gli Undici (i Dodici, meno Giuda Iscariota) sulla
natura del loro futuro rapporto con Lui, dopo l'ascensione (Gv 1317),
prima di condurre il gruppo al giardino di Getsemani dove si lasci
arrestare (Gv 18:1-11). La sua ora era giunta.
L'autorit di Ges
Leggendo dell'attivit di Ges a Gerusalemme, durante i primi giorni
della settimana della sua passione, si rimane colpiti dalla sua singolare
autorit e franchezza (Mt 21:1225:46). Pur sapendo che il Sinedrio
aveva deliberato a farlo condannare a morte, Ges non fece nulla per
frustrare tale disegno, anzi, il suo operare rese ancora pi duro il cuore
dei suoi avversari, anche se le sue risposte alle domande trabocchetto
lasciarono tutti stupiti e disarmati (21:1222:40). Infine Ges stesso a
fare una serie di domande, chiudendo definitivamente la bocca ai suoi
avversari (Mt 22:41-46). Il discorso che ne segu, in cui Ges condann
gli scribi e i farisei, accusandoli di ipocrisia, non poteva che acuire la
loro ira (cap. 23).
evidente che Ges si muoveva sapendo che era giunta l'ora per
cui era venuto nel mondo. La franchezza con cui parlava e agiva in questi
ultimi giorni del suo ministero pubblico, gli permise, durante l'infame
processo intentatogli dagli uomini, di svelare ulteriormente la colpa dei
capi per non aver prestato attenzione alla sua parola (Gv 18:1921).
La Pasqua ebraica e il nuovo patto (Lu 22:14-23)
La menzione dei preparativi del luogo in cui Ges avrebbe celebrato
la Pasqua con i suoi futuri apostoli sottolinea l'importanza dell'occasione
nella storia della salvezza. La lunga attesa di una liberazione pi grande
di quella sperimentata da Israele al tempo di Mos, che trovava nuovo
stimolo ogni anno in occasione della ricorrenza della Pasqua, stava per
finire. In questo contesto assumono particolare importanza le
dichiarazioni fatte da Ges in occasione dell'istituzione di una
51

commemorazione che riguardava la sua persona. Luca ce ne d il


resoconto pi completo.
Ges disse agli Undici: Ho vivamente desiderato di mangiare questa
Pasqua con voi, prima di soffrire; poich io vi dico che non la manger
pi, finch sia compiuta nel regno di Dio (22:15-16). Qui Ges mette la
sua morte imminente in relazione con il compimento della Pasqua nel
regno di Dio. Poi, dopo la menzione di alcuni dettagli che riguardano lo
svolgersi della Pasqua ebraica, Luca riporta le prime parole
dell'istituzione di ci che Paolo chiamer la cena del Signore (1 Co
11:20). Eccole: Poi [Ges] prese del pane, rese grazie e lo ruppe, e
diede loro dicendo: "Questo il mio corpo che dato per voi; fate questo
in memoria di me" (Lu 22:19). Ges si sarebbe sacrificato in modo
vicario, come indicano le parole: dato per voi. I suoi discepoli non lo
dovevano mai dimenticare.
Alle prime parole di istituzione, Ges fa seguire una spiegazione del
nuovo valore che attribuisce al calice. Si tratta di una delle dichiarazioni
pi importanti di tutto il Nuovo Testamento: Questo calice il nuovo
patto nel mio sangue, che versato per voi (v. 20). Qui Ges indica in
quale modo ebbe inizio la nuova epoca a cui si riferiva in precedenza
dicendo: io edificher la mia chiesa (Mt 16:18). Infatti, spargendo il
suo preziosissimo sangue sulla croce, Ges cre il fondamento del nuovo
patto profetizzato da Geremia, con le sue promesse grandissime di
perdono eterno e di una nuova relazione con Dio (Gr 31:31-34; cfr. Eb
8:19:15). Dopo il compimento di questo sacrificio ebbe inizio il tempo in
cui, in piena sintonia con le predizioni dei profeti dIsraele, nel nome di
Cristo si sarebbe predicato il ravvedimento per il perdono dei peccati a
tutte le genti, cominciando da Gerusalemme (Lu 24:47).

I discorsi del cenacolo (Gv 1317)


Giovanni, nel suo Vangelo, non fa menzione dell'istituzione della cena
del Signore, gi ampiamente documentata nei Vangeli sinottici; piuttosto
si sofferma sulle conversazioni che Ges ebbe con gli undici futuri
apostoli seguite dalla preghiera sacerdotale di Ges, che ebbero luogo
nel Cenacolo nelle ore che precedettero la camminata verso il giardino di
Getsemani. Queste conversazioni avvennero al termine celebrazione
della Pasqua, dopo che Ges aveva dato ai suoi discepoli una lezione
pratica di amore (Gv 13). Visto che un discepolo non pi grande del
maestro; ma ogni discepolo ben preparato sar come il suo maestro (Lu
6:40), dobbiamo seguire l'esempio di Ges quando prese il posto del
servo e lav i piedi dei discepoli. Secondo il divino Maestro, soltanto se ci
comportiamo cos il mondo potr identificarci come appartenenti alla
cerchia dei suoi discepoli (Gv 13:2-17, 34-35).
52

Dopo aver fatto e commentato questo gesto Ges, vedendo lo stato di


turbamento dei discepoli, pass a parlare di quello che sarebbe stato il
loro rapporto con lui dopo la sua ascensione. Vedendo la loro tristezza
alla menzione del suo imminente ritorno al Padre (14:1; 16:5-6),
insistette che i suoi apostoli mantenessero una fede incrollabile in lui, e
parl del nuovo rapporto che avrebbero avuto con lo Spirito Santo dopo
lascensione. Disse: Io vi dico la verit: utile per voi che io me ne
vada; perch se non me ne vado, non verr a voi il Consolatore; ma se
me ne vado, io velo mander. Quando sar venuto, convincer il mondo
quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio (16:7-8).
Lo Spirito Santo avrebbe permesso agli apostoli e a tutti i futuri
discepoli di dimorare in Cristo e di essere testimoni efficaci di Cristo
(14:16-17; 15:26-27; At 1:8). Il rilievo che Cristo diede alla futura opera
dello Spirito corrispondeva in modo preciso allannuncio di Giovanni il
battista: Lui [Cristo] vi battezzer con lo Spirito Santo (Mr 1:8). Ci
che Ges afferm relativamente al nuovo rapporto con lo Spirito Santo
conferma che gli eventi culminanti della sua vita avrebbero determinato
l'inizio di una nuova epoca nella storia della salvezza (Gl 2:28-32; At 2:48, 16-21, 33).
A proposito dell'arresto e del processo
Seguendo le tappe della storia dell'arresto di Ges e del successivo
processo, si pu notare una costante: sebbene si trattasse del momento
pi critico della sua vita, tutti quelli che vengono in contatto con il
Cristo, per arrestarlo o interrogarlo, ne rimangono in qualche modo
sconvolti e processati, loro, non lui!
Nel giardino di Getsemani (Gv 18:1-12)
La mossa notturna (Gv 13:29-30) della coorte romana
(presumibilmente alcuni dei circa seicento soldati che componevano una
coorte) e delle guardie mandate dai capi sacerdoti e dai farisei, guidate
da Giuda Iscariota
, fu determinato dalla decisione di prendere Ges con inganno (Mt 26:45) perch Ges godeva dellappoggio del popolo (Lu 22:1-2). Questa
triste compagnia sopraggiunse quando Ges aveva appena terminato di
pregare, sudando sangue (v. 44). La sua lotta in preghiera era servita
come preparazione all'agonia fisica e all'alienazione dal Padre, pur di
compiere il suo mandato di portare su di s i peccati del mondo. Reduce
di questa terribile lotta, fu Lui ad andare incontro a coloro che sono stati
mandati per arrestarlo. Egli chiese alla banda chi stessero cercando; essi
risposero: Ges il Nazareno, al che Ges rispose: Io Sono, parole
che non solo servirono per identificarlo con Colui che apparve a Mos
nel pruno ardente (Es 3:13-14; cfr. Gv 8:58), ma anche a far sentire la
sua autorit personale (Gv 18:6). Infatti all'udire queste parole, i soldati,
le guardie sentirono venir meno le forze e caddero a terra. L'episodio
dimostr la verit di quanto Ges aveva detto: Nessuno mi toglie la vita,
la depongo da me. Ho il potere di deporla e ho il potere di riprenderla.
53

Questordine ho ricevuto dal Padre mio (Gv 10:18). L'uomo, con tutto il
suo orgoglio e astuzia, non pu nulla davanti alla onnipotenza di Dio.
Davanti ad Anna, il suocero di Caiafa (Gv 18:1323)
Secondo la Mishna, una raccolta di materiale legale e
procedurale dei Rabbini, pubblicato intorno al 200 d.C., un uomo non
poteva essere condannato a morte prima di ventiquattro ore dopo essere
stato processato. Quindi possibile che linterrogatorio di Ges condotta
da Anna (un sadduceo molto influente anche se non ufficialmente sommo
sacerdotale da una quindicina di anni) serviva per dare un'apparenza di
legalit alla procedura. Questa interrogazione avvenne in un'ora
avanzata della notte. L'approccio adottato da Anna era ipocrita (vv 2021). Infatti egli faceva parte di coloro che amarono la gloria degli
uomini pi della gloria di Dio (Gv 12:43). Ges, insistendo che non c'era
pi nulla da aggiungere a quanto aveva detto pubblicamente e che molti
erano in grado di riferire, mise Anna e tutti i capi del popolo sotto accusa
per non aver prestato attenzione alla sua parola (cfr. Gv 15:21-25).
Ges davanti a Caiafa e il Sinedrio (Gv 18:24; Mt 26:57-68; Mr
14:53-65)
Si noti che Ges venne condannato in base alla verit che
Egli stesso ammise riguardo a se stesso (Mt 26:63-66), dopo che tutte le
accuse dei testimoni erano risultate menzogne. Il degrado del
massimo organo giuridico dello stato giudaico diventa ancora pi palese
quando si considera la leggerezza con cui l'accusa viene stravolta nella
fase successiva del processo, che vedeva Ges davanti a Pilato. Mentre
l'accusa mossa a Ges nel Sinedrio era di natura religiosa (bestemmia
contro Dio), quella (palesemente falsa, Mt 22:15-22), formulata per
persuadere i Romani a condannarlo a morte, era di carattere politico (Lu
23:1-2).
Il rinnegamento di Ges da parte di Pietro (Gv 18:15-18; 25-27)
triste constatare che, pur di salvarsi la pelle, Pietro neg di
conoscere Ges, nonostante gli indizi contro di lui, compreso il suo
accento (Mt 26:73) e l'episodio avvenuto nel giardino (Gv 18:26-27),
avessero rimosso ogni ragionevole dubbio riguardo alla sua associazione
con Ges. istruttivo notare che Pietro aveva insistito su una linea di
azione che Ges aveva gi giudicato fallimentare (Lu 22:31-34).
Trovandosi fuori della volont di Dio non poteva fare nulla per la causa di
Cristo. Anzi la sconfess, poi comprese quanto era miserabile, quando il
Signore, voltatosi lo guard. Quindi andato fuori, pianse amaramente
(Lu 22:61-62).

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La responsabilit di Pilato e le vere cause della morte di Cristo


Per non trovarsi in dissapore con Cesare, Pilato ag contro la
giustizia. I tentativi di svignarsela, prima mandando Ges da Erode (Lu
23:5-12), poi tentando di liberarlo secondo l'usanza di liberare un
carcerato in occasione della festa, infine lavandosene le mani (vv. 13-25),
fanno da contorno patetico al colloquio fra Ges e Pilato riportato in
Giovanni 18:28-38. Ges re e il suo Regno corrispondono alla sfera della
verit; per contro, Pilato e il potere che lui rappresentava appartenevano
alla sfera di coloro che non vengono alla luce per paura che le loro opere
malvagie vengano scoperte (Gv 3:18-21). Infatti Pilato si sentiva a
disagio, come tutta l'umanit che egli rappresentava, trovandosi a faccia
a faccia con la verit personificata in Cristo. Per, pur di non perdere il
favore dellimperatore, decise di non allinearsi con la verit e cos, sul
piano umano, divenne il primo responsabile della morte di Cristo,
insieme con Erode (At 4:27).
Ma sul piano divino, lanalisi delle cause della morte del Messia
Servo, fatta dai membri della chiesa di Gerusalemme, appare molto
diversa. Parlando a Dio in preghiera, oltre a includere tutti gli uomini
nellelenco dei responsabili umani della sua morte, la chiesa aggiunge:
per fare tutte le cose che la tua volont e il tuo consiglio avevano
prestabilito che avvenissero (v. 28). La volont di Dio, che Ges accett,
era che il suo Figlio, per amore, diventasse il sacrificio propiziatorio, per
poterci perdonare dei nostri peccati la vera causa della morte di Cristo
e cos accoglierci nella sua famiglia (1 Gv 4:10; 3:3).
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. Come ha valutato Ges gli scribi e i farisei del suo tempo? (Si veda
Mt cap. 23)
2. Quale importanza aveva la celebrazione della Pasqua descritta in
Luca 22:14-20, per Ges e per i suoi discepoli?
3. Descrivi il rapporto di Ges con Pilato, nello svolgimento del processo
(Gv 18:28-38).
4. Che cosa apprendiamo dal modo in cui Ges riabilit Pietro dopo che
questi aveva rinnegato il suo Maestro (Gv 21:15-19)?

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10

DALLA MORTE ALL'ASCENSIONE

Introduzione
I discepoli di Ges in cammino sulla Via di Emmaus considerarono la
sua morte una tragedia che poneva fine a tutte le loro speranze (Lu
24:13-21), nonostante egli avesse predetto il contrario (Mt 16:18,21).
Tanto erano sprofondati, tutti i discepoli, in uno stato di tristezza che
rimasero increduli al primo annuncio del suo esito trionfale (Lu 24:2224). Ma l'annuncio delle donne fu presto confermato da altre apparizioni
del Cristo Risorto durante lo stesso giorno (vv. 25-43).
Seguirono quaranta giorni caratterizzati da una serie di incontri del
Risorto con i futuri apostoli. Spiegazioni sul significato della sua morte e
risurrezione alla luce dell'Antico Testamento si alternavano con la
comunicazione di ci che gli apostoli avrebbero dovuto fare dopo la
discesa dello Spirito Santo. Al termine dei quaranta giorni avvenne
l'ascensione di Cristo, testimoniata con gioia dai discepoli. Ebbe cos
inizio il periodo di attesa che dieci giorni dopo termin con levento della
Pentecoste.
La morte di Cristo
Ecco il racconto di Luca:
Mentre lo portavano via, presero un certo Simone, di Cirene, che veniva
dalla campagna, e gli misero addosso la croce perch la portasse dietro
a Ges. Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che facevano
cordoglio e lamento per lui. Ma Ges, voltatosi verso di loro, disse:
Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi
stesse e per i vostri figli. Perch, ecco, i giorni vengono nei quali si dir:
Beate le sterili, i grembi che non hanno partorito e le mammelle che
non hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadeteci
addosso; e ai colli: Copriteli. Perch se fanno questo al legno verde,
che cosa sar fatto al secco?
Ora altri due, malfattori, erano condotti per essere messi a morte
insieme a lui. Quando furono giunti al luogo detto il Teschio, vi
crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Ges
diceva: Padre, perdona loro, perch non sanno quello che fanno. Poi
divisero le sue vesti tirandole a sorte. Il popolo stava a guardare. E
anche i magistrati si beffavano di lui, dicendo: Ha salvato altri, salvi s
stesso, se il Cristo, l'Eletto di Dio! Pure i soldati lo schernivano,
accostandosi, presentandogli dell'aceto e dicendo: Se tu sei il re dei
Giudei, salva te stesso! Vi era anche questa iscrizione sopra il suo
capo: QUESTO IL RE DEI GIUDEI.
Uno dei malfattori appesi lo insultava, dicendo: Non sei tu il Cristo?
Salva te stesso e noi! Ma l'altro lo rimproverava, dicendo: Non hai
nemmeno timor di Dio, tu che ti trovi nel medesimo supplizio? Per noi
giusto, perch riceviamo la pena che ci meritiamo per le nostre azioni;
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ma questi non ha fatto nulla di male. E diceva: Ges ricordati di me


quando entrerai nel tuo regno! Ges gli disse: Io ti dico in verit che
oggi tu sarai con me in paradiso.
Era circa l'ora sesta, e si fecero tenebre su tutto il paese fino all'ora
nona; il sole si oscur. La cortina del tempio si squarci nel mezzo. Ges
gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani rimetto lo spirito
mio. Detto questo, spir.
Il centurione, veduto ci che era accaduto, glorificava Dio dicendo:
Veramente, quest'uomo era giusto. E tutta la folla che assisteva a
questo spettacolo, vedute le cose che erano accadute, se ne tornava
battendosi il petto. Ma tutti i suoi conoscenti e le donne che lo avevano
accompagnato dalla Galilea stavano a guardare queste cose da lontano
(Lu 23:26-49).

La risurrezione
Nel suo primo discorso pubblico, dopo la discesa dello Spirito Santo,
Pietro commenta cos la morte e la risurrezione di Ges: Quest'uomo,
quando vi fu dato nelle mani per il determinato consiglio e la prescienza
di Dio, voi, per mano di iniqui, inchiodandolo sulla croce, lo uccideste;
ma Dio lo risuscit, avendolo sciolto dagli angosciosi legami della morte,
perch non era possibile che egli fosse da essa trattenuto (At 2:23-24, il
corsivo mio). Dopo che Pietro era stato illuminato dallo Spirito Santo,
egli comprese che la risurrezione non poteva mancare, essendo il
compimento della salvezza, a opera di Cristo, avvenuto per il
determinato consiglio e la prescienza di Dio.
Tutti e quattro i Vangeli contengono racconti parziali della mattina
memorabile della risurrezione. Per comprendere tutto ci che successo
quel giorno, bisogna espandere il racconto di ciascun Vangelo a
includere tutti i dettagli registrati in questi racconti, anzich cercare di
armonizzare i racconti riducendoli allosso.
Risulta particolarmente immediato il racconto di quella mattina
contenuto nel Vangelo secondo Giovanni. Questo non strano,
trattandosi in parte della testimonianza oculare dell'autore (che si
presenta come laltro discepolo che Ges amava). Leggendo ad alta
voce tale racconto, pare quasi di rivivere quei momenti drammatici ed
entusiasmanti che cambiarono per sempre la vita di coloro che ne erano
testimoni, ma anche le nostre vite. Ecco il racconto di Giovanni:
Il primo giorno della settimana, la mattina presto, mentre era ancora
buio, Maria Maddalena and al sepolcro e vide la pietra tolta dal
sepolcro. Allora corse verso Simon Pietro e laltro discepolo che Ges
amava e disse loro: Hanno tolto il Signore dal sepolcro e non
sappiamo dove labbiano messo.

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Pietro e laltro discepolo uscirono dunque e si avviarono al sepolcro. I


due correvano assieme, ma laltro discepolo corse pi veloce di Pietro
e giunse primo al sepolcro; e, chinatosi, vide le fasce per terra, ma
non entr. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed
entr nel sepolcro, e vide le fasce per terra e il sudario, che s era
stato sul capo di Ges, non per terra con le fasce, ma piegato in un
luogo a parte. Allora entr anche laltro discepolo che era giunto per
primo al sepolcro, e vide, e credette. Perch non avevano ancora
capito la Scrittura, secondo la quale egli doveva risuscitare dai morti.
I discepoli dunque se ne tornarono a casa.
Maria, invece, se ne stava fuori vicino al sepolcro a piangere. Mentre
piangeva, si chin a guardare dentro il sepolcro, ed ecco, vide due
angeli, vestiti di bianco, seduti uno al capo e laltro ai piedi, l dovera
stato il corpo di Ges. Ed essi le dissero: Donna, perch piangi?
Ella rispose loro: Perch hanno tolto il mio Signore e non so dove
labbiano deposto. Detto questo, si volt indietro e vide Ges in
piedi; ma non sapeva che fosse Ges. Ges le disse: Donna, perch
piangi? Chi cerchi? Ella, pensando che fosse il giardiniere, gli disse:
Signore, se tu lhai portato via, dimmi dove lhai deposto, e io lo
prender. Ges le disse: Maria! Ella, voltatasi, gli disse in
ebraico: Rabbun!, che vuol dire: Maestro! Ges le disse: Non
trattenermi, perch non sono ancora salito al Padre; ma va dai miei
fratelli e di loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro. Maria
Maddalena and ad annunciare ai discepoli che aveva visto il Signore
e che egli le aveva detto queste cose (Gv 20:1-18; si veda anche Mt
28:1-15; Mr 16:1-14; Lu 24:1-35).
Il carattere discreto e concreto dei racconti evangelici ci permette di
entrare nell'atmosfera di quel giorno in cui la vittoria di Cristo sulla
morte scacci la paura e l'incredulit dei discepoli. evidente che nelle
prime ore della giornata la tomba era al centro dell'attenzione in quanto
rimasta misteriosamente vuota. Ci sono, in proposito, soltanto tre
possibili spiegazioni.
La prima spiegazione che il corpo di Ges fosse stato tolto dai suoi
nemici, come temeva Maria Maddalena (Gv 20:11-13). Ma in quel caso
sarebbe stato facile mettere a tacere gli apostoli nel giorno della
Pentecoste. Fatto sta che i Giudei, pur facendo del tutto per ostacolare la
predicazione del Vangelo, non dissero mai di sapere dove si trovasse il
corpo di Cristo.
La seconda spiegazione che i seguaci di Cristo fossero riusciti in
qualche modo a sopraffare le guardie romane per poi nascondere il
corpo. Infatti questi soldati sarebbero stati pagati affinch mettessero in
circolazione una spiegazione del genere (Mt 28:11-15). Ma inverosimile
pensare che alcuni uomini della Galilea, gi mostratisi poco coraggiosi,
fossero riusciti a sopraffare tutte le guardie o che tutte quante
dormissero e continuassero a dormire mentre questi seguaci sfiduciati
srotolavano la grande pietra dal sepolcro. La storia successiva mostra
l'infondatezza di questa spiegazione. Una menzogna grossolana non
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poteva costituire il fondamento di un movimento che si mostr subito


dinamico, tanto che dopo pochi anni l'intero mondo romano doveva fare i
conti con esso. Oltre tutto, tale ipotesi trascura il fatto che, lungi
dall'inventare il racconto della risurrezione di Cristo, i discepoli erano
stati i primi a non credere alla notizia della sua risurrezione quando le
donne gliela annunciarono.
Quindi si costretti ad avvalorare la terza spiegazione, e cio: la
tomba era vuota perch Ges era veramente risorto come la Scrittura
afferma e come egli stesso aveva predetto. Infatti, il suo corpo terreno
non sub la corruzione ma fu trasformato, il terzo giorno, in un corpo
glorioso.
I quaranta giorni (At 1:3)
Luca descrive l'intervallo fra la risurrezione di Ges e la sua
assunzione in cielo in questi termini: egli dava mediante lo Spirito
Santo delle istruzioni agli apostoli che aveva scelti. Ai quali anche, dopo
che ebbe sofferto, si present vivente con molte prove, facendosi vedere
da loro per quaranta giorni, parlando delle cose relative al regno di Dio
(At 1:2-3). Giovanni getta ulteriore luce sulla natura del ministero di
Ges in quei giorni (20:19-21:23). Mettendo insieme le informazioni
fornite da Luca e Giovanni, possiamo dire che si trattava di un ministero
di riabilitazione, in particolare di Pietro che aveva rinnegato il suo
Signore, nonch di aggiornamento e di conferimento di un preciso ruolo
apostolico.
A proposito di questultimo aspetto, importante notare il contenuto
del mandato che Ges affid agli apostoli e ai futuri discepoli (si veda Mt
28:18-20; Mr 16:15-16; Lu 24:44-49; Gv 20:21; At 1:8; cfr. Mt 16:18). Gli
apostoli erano chiamati a essere testimoni di Cristo e araldi della
notizia pi bella riguardante l'opera di salvezza compiuta da Cristo e
della conseguente possibilit di perdono per chi ubbidisse all'appello di
ravvedersi e credere al vangelo. Nel rendere la loro testimonianza gli
apostoli dovevano dipendere totalmente dallo Spirito Santo il quale
avrebbe operato il miracolo della nuova nascita negli uditori ubbidienti.
Le manifestazioni miracolose erano dei segni (Mr 16:17-20), quindi
non facevano parte del mandato stesso e non sarebbero state concesse in
modo costante durante periodo apostolico, tanto meno era assicurato
che continuassero con la stessa intensit durante tutta la storia della
chiesa. Il mandato stesso, a cui bisogna attenersi, si riferisce all'opera
gi compiuta da Cristo i cui frutti si sarebbero manifestati nella vita
cambiata di tutti coloro che avrebbero creduto a questa buona notizia
(Gv 3:5-8; 15:26-27; 16:7-15; cfr. Ro 10:14-17).

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L'ascensione (Lu 24:50-53; At 1:9-11)


Nella conversazione sul monte della trasfigurazione Mos ed Elia
descrissero ci che Ges doveva compiere a Gerusalemme come un
esodo (Lu 9:31). In seguito, nel suo cammino verso Gerusalemme, Ges
aveva accennato a un periodo di tempo che sarebbe intercorso fra quel
momento e il suo ritorno con lincarico di regnare (Lu 19:11-27). Inoltre
il suo ritorno al Padre e le novit che tale evento implicava per i suoi
discepoli, erano stati i temi principali delle conversazioni che Ges aveva
avuto con gli undici nel Cenacolo, quando disse, fra le altre cose: Sono
proceduto dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio il mondo, e
torno al Padre (Gv 16:28). Inoltre aveva detto che il suo ritorno al Padre
era una tappa necessaria affinch lo Spirito Santo potesse essere
mandato, con tutti i relativi benefici per lumanit (Gv 16:7-15; cfr. At
2:33).
L'evento stesso dell'ascensione era qualcosa di molto diversa da una
mera cessazione delle apparizioni di Ges che avevano caratterizzato i
quaranta giorni precedenti (At 1:1-3,9-11). Si tratt di un evento
veramente unico che ebbe inizio sulla terra per concludersi con
l'insediamento del Figlio di Dio alla destra del Padre, in cielo. La natura
dellevento avr pure delle ripercussioni escatologiche. Infatti due
uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: Uomini di
Galilea, perch state a guardare verso il cielo? Questo Ges, che vi
stato tolto ed stato elevato in cielo, ritorner nella medesima maniera
in cui lo avete visto andare in cielo (Ast 1:10-11). Entro pochi giorni gli
effetti di questi eventi sarebbero diventati palpabili anche sulla terra, in
virt della discesa dello Spirito Santo il giorno della Pentecoste e della
conseguente testimonianza efficace dei Dodici e di coloro che avrebbero
creduto per mezzo della loro parola (At 228; cfr. Gv 17:20-21).
Il fatto che i discepoli tornarono a Gerusalemme con grande gioia
(Lu 24:52) rispecchia il fatto che l'evento appena testimoniato fosse
percepito da loro come la conseguenza naturale della risurrezione e
come linizio di una nuova fase nella storia della salvezza. Non a caso
Luca documenta tale avvenimento sia alla fine del suo vangelo (Lu 24:5053) che all'inizio del suo secondo volume (At 1:9-11). Questa doppia
menzione fa comprendere che l'ascensione di Cristo alla destra del Padre
figurava tanto come punto di arrivo del primo avvento di Cristo quanto il
presupposto necessario dellepoca della chiesa e del relativo annuncio
del Vangelo che deve finire prima del suo secondo avvento.
Per la riflessione personale o lo studio di gruppo
1. In che modo le circostanze della morte di Cristo contribuirono a
rivelare la sua identit divina, oltre che umana?
2. Alcuni ritengono che la risurrezione fosse un'invenzione dei discepoli.
Quali fatti e altre considerazioni rendono impossibile una simile
spiegazione della testimonianza apostolica?

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3. Spiega perch l'ascensione non sia da ritenersi semplicemente la


cessazione delle apparizioni di Cristo durante i 40 giorni, bens un
vero e proprio evento (si veda Gv 16:5-30; At 1:1-11; 2:32-33).
4. Perch anche noi dovremmo essere pieni di gioia, pensando alla
conclusione gloriosa del tempo in cui il Figlio di Dio ha abitato fra di
noi?

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