TURBINE A GAS
E CICLI COMBINATI
SECONDA EDIZIONE
. 3
Acl.~~5
PRoGeTTo
t[}
LeoNARDO
BOLOGNA
PROGeTTO
tiJ
LeoNARDo
POLITECNICO
ING.BOVISA
621.433
LOZ2 F
ACL
225
INDICE
Presentazione . .. ..... ................ ......... ............. .................................................. v
Prefazione (alla prima edizione del 1996) ........ ........ ............ ............................ . ix
Prefazione (alla seconda edizione del 2006) .................................. .... ................ xi
Ringraziamenti ............................... ............................. ................................. xii
Nomenclatura ............... ... ...................... ................ ..................................... xiii
4.2
4.2
4 .5
4. 7
ii
gas
7.1 Unit di misura delle emissioni .......................................................... 7.1
7.2 Meccanismi di formazione di CO e NO nella combustione .............. ... ..... 7.5
7.2.1 Formazione e distruzione di CO ................................................. 7.5
7.2.2 Formazione di NO........................ ... ................. .... .................... 7.6
7.3 Sistemi di riduzione di NO in sede di combustione ............................... 7.9
7.3.1 Iniezione di acqua o vapore ............................. ........................ 7.10
7.3.2 Combustori a secco (DLN) ....................................................... 7.13
7.4 Sistemi di depurazione dei gas combusti ........................................... 7. 16
7.5 Altri inquinanti ................................................................. ; .............. 7.18
7.5 Cenni alla produzione di biossido di carbonio ........ .................. .. ... ....... 7.19
iii
iv
A4.3 La rimozione degli inquinanti .... ... ..... .. ................. .. ... . ............... ... ...
A4.3.1 Combustori a basse emissioni di NO ............ ....... ............ ........
A4.3.2 Rimozione di NOx ... . ... ....... ..... .. ... .. .. ...... .... . .. ... ... .... .. .. .. .. .... .
A4.3.3 Rimozione dello zolfo .. . .. ... . ..... .. ... .. . ........... ... .. .. ....... ... .. ... ... ..
A4.3.4 Rimozione del particolato .. . ........................... .. ......................
A4.3.5 Rimozione di metalli pesanti e del mercurio ....... ......................
A42
A42
A44
A46
A48
ASO
Appendice AS: Elenco delle turbine a gas presenti su l mercato ............. ASl
PRESENTAZIONE
a cura del
Prof. Ennio Macchi
ordinario di "Conversione dell'energia "
nella Facolt di Ingegneria Industriale del Politecnico di Milano
vi
vii
viii
Turbine a gas
e cicli combinati
Ennio Macchi
ix
PREFAZIONE
(alla prima edizione del 1996)
La dispensa sulle t urbine a gas in uso per molti anni presso il Politecnico di
Milano riportava in copertina la frase "Allo stato attuale delle limitazioni tecnologiche, le turbine a gas non sono particolarmente competitive in termini di consuf!li
con altre soluzioni di potenza, ma presentano caratteristiche che le fanno prefenre
l dove compattezza, mobilit e indipendenza da acque di raffreddamento costituiscono esigenze fondamentali dell'impianto". Questa affermazione, indubbiamente
valida alla data di stesura di tale dispensa (1977), non certo oggi sufficiente a
spiegare il successo commerciale delle turbine a gas, una vera rivoluzione nel mercato dell' industria energetica che sta caratterizzando gli anni '90. Basti pensare che
le previsioni operate da diversi enti sulla potenza delle nuove centrali elettriche
instal late nel prossimo decennio (1996-2005) ammonta a 650+680 GW: di questi si
ritiene che circa 100 saranno prodotti da turbine a gas in ciclo semplice e oltre 200
da cicli combinati gas-vapore, a fronte di 200+250 da centrali a vapore convenzionali (la restante parte relativa a macchine idrauliche e, per circa 20 GW, a centrali nucleari). Pertanto, le turbine a gas, fino a pochi anni fa relegate a un ruolo
del tutto marginale nell'industria elettrica, saranno protagoniste di pi della met
della conversione dei combustibili fossil i in elettricit. Non poi da dimenticare il
ruolo delle turbine a gas nel la propulsione aeronautica, in cui detengono una posizione di quasi monopolio, e in quella navale.
Vista l'importanza di questa tecnologia, mi sembrato indispensabile affrontare il non facile compito di rivedere, completare e aggiornare il materiale didattico
a disposizione degli studenti del 4 e del soanno di Ingegneria. Questo testo dedicato ad allievi che abbiano una solida preparazione di base di termodinamica e di
fluidodinamica delle macchine, nozioni impartite dapprima in Fisica Tecnica e poi
nella prima parte dei corsi di Macchine (o di insegnamenti di discipline affini). Il
grado di approfondimento della materia potr, in certe sezioni, risultare forse eccessivo per i corsi universitari non specialistici (ivi compresi quelli di Macchine): il
docente potr facilmente "sfrondare" alcune sezioni a seconda delle impostazioni
suggerite dall'articolarsi dei piani degli studi nei diversi Corsi di Laurea. D'altro canto, alcuni temi pi specialistici, qui comunque trattati, potranno costituire una base
sostanziosa (da completarsi eventualmente a cura del docente) per gli argomenti
in oggetto ai Corsi pi avanzati, tipicamente quelli del so anno con forte caratterizzazione energetica. Ho peraltro l'immodestia di pensare che questo testo possa
risultare utile anche al di fuori del campo universitario, per operatori del settore
energetico che vogliano rinfrescare le loro conoscenze o acquisire gli elementi teorici fondamentali sull'argomento in oggetto.
Nell'impostazione generale del testo ho cercato di introdurre alcune sezioni
di carattere applicativo, concretamente ancorate alla realt industriale odierna e
alle problematiche di esercizio delle macchine . Lo stile espositivo comunque orientato a fornire i concetti e gli strumenti di base per una corretta analisi dei problemi, pi che a costruire teorie semplificate per la soluzione di questi: mio con-
vincimento che, esclusi i casi di cicli ideali con fluidi ideali, di pura valenza didattica,
cercare di esprimere realt complesse come le macchine reali con formulazioni
analitiche debba comportare semplificazioni tali da alienare l'attendibilit dei r isultati. E' allora meglio discutere i metodi di base usati (o usabili) in modellizzazioni
numeriche pi sofisticate, sorvolare sul loro sviluppo (che resta lavoro assai specialistico) e fornire tuttavia i risultati numerici concreti, indispensabili a trasmettere al
lettore sensibilit e professionalit sull'argomento (requisiti che secondo me non
dovrebbero mancare ai laureandi in Ingegneria). Con questo concetto ho voluto
discutere la problematica dei cicli reali, avvalendomi di metodi di calcolo sviluppati
in anni di lavoro scientifico a riguardo.
Questo tipo di approccio, ricco pertanto di informazioni ad oggi (1996) realistiche, porr in futuro problemi di aggiornamento dei ris ultati presentati nel testo .
Questo per un problema inevitabile per qualsiasi tema tecnico di valenza applicativa: anche se le turbine a gas sono un settore in evoluzione ben pi rapida di
altri (almeno nel mondo dell'energetica), il probabile invecchiamento dei risu ltati
esposti non deve essere una scusa per rimandare all'infinito la stesura del testo!
Questo lavoro sostanzialmente diviso in tre sezioni. La prima (Cap.l-3) si
occupa dei cicli semplici di turbina a gas: il primo capitolo tratta gli aspetti teorici
pi basilari, il secondo, dedicato ai componenti, illustra le peculiarit costruttive
delle macchine, mentre il terzo unisce approfondimenti termodinamici a considerazioni del tutto pratiche (prestazioni, mercato, esercizio). La seconda sezione dedicata ai cicli a gas pi complessi (Cap.4) e ai cicli combinati gas-vapore (Cap.S): si
trattano quindi gli interventi "aggiuntivi" rispetto ai cicli semplici per migliorarne le
prestazioni termodinamiche nella produzione di energia elettrica. Anche qui si affronteranno sia gli aspetti teorici che soprattutto quelli impiantistici e applicativi,
soprattutto per i cicli combinati che costituiscono oggi la t ecnologia pi avanzata
per la generazione elettrica. La terza sezione completa le nozioni generali necessarie per una esauriente preparazione in tema di turbine a gas. Si tratta di argomenti
diversi: (i) la cogenerazione, settore in cui le turbine a gas costituiscono la tecnologia di riferimento ancor pi che nella sola generazione elettrica, (ii) le emissioni di
element i inquinanti, la cui riduzione coinvolge oggi sforzi di sviluppo e ricerca almeno pari a quelli dedicati al migliora mento delle prestazioni, (iii) le tecnologie che
consentono l'impiego del carbone e dei combustibili pesanti con le turbine a gas
(letti fluidi e gassificazione), argomento di grande peso nello sfruttamento delle
risorse fossili nel medio-lungo termine . Il livello di approfondimento in questi ultimi
capitoli tale da non appesantire eccessivamente il testo, in relazione ai suoi scopi,
e non risulta certo esauriente; tuttavia le nozioni contenute sono sufficienti, a mio
giudizio, a completare le conoscenze necessaria ad operare con professionalit nel
settore energetico.
In appendice, poi riportata una trattazione generale dell'analisi entropica
dei sistemi termodinamici, in termini concisi ma sufficienti a ricordare gli elementi
fondamentali di tal e utile approccio, spesso utilizzato nel testo. Si consiglia pertanto
al lettore non avvezzo a questa modalit di analisi di leggere l'appendice prima di
affrontare il testo.
Per concludere, mi auguro naturalmente che il libro possa essere considera to un utile ausilio alla comprensione delle turbine a gas: argomento importante,
perch i molti che si occupano (o si occuperanno) di energetica e di generazione di
potenza in esse si imbatteranno inevitabilmente!
xi
PREFAZIONE
(alla seconda edizione del 2006)
Dopo un decennio era tempo di rinfrescare questo testo. Non tanto per i
profondi cambiamenti avvenuti nel mondo universitario (l'introduzione della laurea
triennale e di quella magistrale hanno certamente comportato rilevanti adattamenti
della didattica per molti colleghi, ma meno per quelli pi fortunati come me che
insegnano materie pi specialistiche e applicative, vicine al mondo industriale: ho
usato questo testo, credo con successo, per allievi di entrambi i livelli di laurea),
non tanto perch nel mondo delle t urbine a gas siano successi eventi straordinari o
totalmente imprevedibili dieci anni fa, ma per due semplici motivi: (i) fa tecnologia
nel settore della 'power generation' avanza a passi lenti ma inesorabili, per cui certe tecniche solo abbozzate al tempo della prima stesura sono ora prepotentemente
alla ribalta, (ii) si pu sempre fare di pi e di meglio, nel senso che dalla rilettura
del testo ho rilevato qualche ingenuit, qualche incompletezza e che, soprattutto,
qualche parte poteva e doveva essere scritta meglio.
Non cambiata affatto l'impostazione del libro: stata mantenuta l'organizzazione generale e il tipo di approccio, basato su descrizione fisica dei fenomeni ,
su una certa dovizia di dati quantitativi, sull'attenzione ai problemi tecnologici, economici ed ambienta li. Le modifiche sono tuttavia abbastanza consistenti:
Il quarto capitolo ora dedicato alla sezione a vapore dei cicli combinati. E'
stata aggiornat a fa parte economica e quella relativa al repowering. I primi
quattro capitoli sono ora quelli essenziali (a mio modo di vedere) alla preparazione di un ingegnere industriale, che possa operare seriamente nel settore della ' power generation'. I seguenti capitoli sono leggermente pi specialistici (soprattutto l'ultimo) .
Il quinto capitolo ora dedicato ai cicli a gas complessi e a quelli con iniezione di vapore, tipologie meno diffuse rispetto al classico ciclo combinato.
Nel sesto capitolo, dedicato alla cogenerazione, stata introdotta una parte
relativa alle micro-turbine a gas e alla cogenerazione diffusa.
Il settimo capitolo, relativo alle emissioni, stato notevolmente revisionato.
L'ultimo capitolo stato quasi completamente riscritto e ampliato, integrandolo con una sezione relativa alla cattura di COz.
E' stata aggiunta un'appendice (A4) relativa alla tecnologia dei classici cicli a
carbone, perch, pur non avendo nulla a che fare con le turbine a gas, mi
sembrato opportuno offrire al lettore una panoramica aggiornata sulla tecnologia che compete con i cicli combinati, anche perch in quest'ultimo decennio stata notevolmente rivitalizzata dall'affermarsi degl impianti USC.
Devo anche ammettere ch e l'ampliamento del capitolo 8, dedicato al carbone, e
l'aggiunta dell'appendice sugli USC sono dovute ad una mia personale convinzione
(invero condivisa da molti. .. ): dopo un decennio che ha visto (finalmente!) in Italia
xii
l'affermazione dei cicli combinati a gas naturale, con risultati largamente positivi in
termini di rinnovamento e ampliamento del parco centrali, di aumento
dell'efficienza e di riduzione delle emissioni, forse il caso di ripensare in termini
strategici a una prudente diversificazione delle fonti fossili, con un progressivo incremento dell'utilizzo 'pulito' del carbone. Le cosiddette 'clean-coal-technologies'
sono una realt e possono offrire soluzioni basate sul carbone con prestazioni ambientali incredibilmente buone, fino al limite delle 'zero-emissions'. Se questo libro
servir a convincere qualcuno (ad esempio uno dei miei allievi, che crescono e diventano talvolta persone 'importanti '!) che questa una buona strada da seguire
per il nostro paese e per la collettivit, forse avr fatto qualcosa di utile.
Turbi -e
A
b
C;>
Cv
Giovanni Lozza
ordinario di 'Sistemi per l'energia e l'ambiente'
Facolt di ingegneria industriale
del Politecnico di Milano
D
ex
f
fa
fpc
F
F,
G
h
HHV
k
L
LHV
Ringrazia menti
Desidero innanzitutto ringraziare il Prof. Ennio Macchi, che tanto ha fatto per
far conoscere ed apprezzare la tecnologia delle turbine a gas nel nostro Paese, e
che ho il privilegio di avere avuto come maestro: da lui non solo ho imparato praticamente tutto quello che mi dato di sapere sulle turbine a gas, ma anche e soprattutto l'entusiasmo, la passione e il rigore nel lavoro accademico e nella professione di ingegnere.
Ringrazio poi i colleghi prof. Stefano Consonni e prof. Paolo Chiesa, assieme
ai quali ho lavorato a lungo per sviluppare i metodi di calcolo impiegati per dare
concretezza numerica ai temi trattati in questo lavoro.
Un ulteriore ringraziamento ai colleghi del Dipartimento di Energetica, soprattutto all'ing. Paola Bombarda, che, leggendo le bozze di questo testo, mi hanno
dato preziosi suggerimenti per migliorarne la comprensibilit, la completezza e la
correttezza formale.
LMTD
MM
Ns
NTU
p
Q
q
R
R;
T
T::.=
TIT
u
v
\'.'
w
\''
s
x
y
c
g
S-"=
NOMENCLATURA
.
2
supe rfi c1e, m
grandezza termodinamica definita come h-Tos, J/kg
c
capacit termica, W/K
calore specifico a p=cost., J/kgK
Cp
Cv
calore specifico a v=cost., J/kgK
D
diametro, m
ex
exergia, J/kg
f
coefficiente di attrito
2
fo
coefficiente di foul ing, m K/W
fpc
frazione di post-combustione
potenza termica sviluppata dalla combustione, W
F
coefficiente correttivo LMTD
ft
G
portata massica, kg/s
h
entalpia specifica, J/kg
HHV
potere calorifico superiore, J/kg
2
coefficiente di scambio convettivo, W/m K
k
L
lunghezza, m
LHV
potere calorifico inferiore, J/kg
LMTD differenza di temperatura media logaritmica, K
MM
massa molecolare, kg/kmol
Ns
numero di giri caratteristico
NTU
Number of Thermal Units
p
pressione, Pa
potenza termica, W
Q
q
calore specifico alla massa, J/kg
R
costante universale dei gas (8314 J/kmoiK)
Rg
costante del gas trattato = R/MM
entropia specifica, J/kgK
s
s
entropia assoluta, W/K
t
spessore, m
T
temperatura, K o oc
T bmx
temperat ura massima sopportabile dal materiale, K o 0 (
TIT
temperatura totale all'ingresso del primo rotore della turbina, K o oc
u
energia interna, J/kg
u
coefficiente globale di scambio termico, W/m 2 K
3
v
volume specifico, m / k~
v
portata volumetrica, m /s
w
potenza elettrica o meccanica, W
w
lavoro reale, J/kg
W ;s
lavoro ideale (isentropico), J/kg
x
frazione molare, kmol/kmoltotall
y
frazione massica, kg/kQtotali
a
rapporto tra aria e combustibile, in massa
rapporto di compressione (Pex,c/p;n,c)
13
13LPC
rapporto di compressione del compressore di bassa pressione
A
b
xiii
xiv
~HPT
y
b.
b.Tap
b.Tpp
b.Tsc
b.fl
c
f
Il
flr
flu
flis
flp
'lp,.,
'l ree
v
~
p
<Il
x
w
ir
s
i-:
r.
r.; ;:
r o_:
ox
r
re-.
t
rr:
s:
L
o
l
aria
=<::=
rsc
::G:J
Pedici
c;-
G'.
a
amb
av
b
bi
c
C
ce
cf
d
des
diss
e
el
eq
ext
f
g
h
he
hf
in
is
int
max
me
min
out
ox
r
rev
t
th
st
u
v
w
O
ingresso
isentropico
interno
massimo
meccanico equivalente
minimo
uscita
riferito all'ossidante in una combustione
riferito al refrig erante delle pale
reversibile
riferito alla turbina
t ermico
stechiometrico
utile
riferito al vapore
riferito all'acqua
riferito allo stato morto termodinamico (l5C)
Acronimi
cc
CCR
DLN
EFCC
ESP
EGR
FBC
FGD
GT
GV
HAT
HP
HRSG
ICR
IGCC
lP
IRE
ISTIG
LP
O&M
PFBC
SCR
SH
STIG
RH
usc
VGV
ciclo combinato
Capitai Charge Rate (vedi par.4.2.2)
combustore "dry-low-NOx"
cicli combinati a combustione esterna
precipitatore elettrostatico
ricircolazione dei gas combusti
combustione a letto fluido
desolfo razione dei gas combusti
turbina a gas
generatore di vapore
humid air turbine (par.S.5.3)
alta pressione
generatore di vapore a recupero
ciclo interrefrigerato e rigenerativo
gassificazione integrata con ciclo combinato
pressione intermedia
indice di risparmio energetico (eq .6.4 e 6.6)
intercooled STIG (par.5.5.1)
bassa pressione
operativit e manutenzione
combustore a letto fluido pressurizzato
riduzione catalitica selettiva
surriscalda mento
turbina a gas con iniezione di vapore
risurriscaldamento
centrali a vapore "ultra-supercritiche"
variable guide vanes - pale del compressore a calettamento variabile
xv
1.1 Il
T
l
Fig.l.l : ::i
dell'imp a""tt
Perch ::;: oe
a dia bz~c:.-oe
rigorosa- e
degli sec-.
1.1
Capitolo l
FONDAMENTI TERMODINAMICI
DEL CICLO SEMPLICE
Il presente capitolo affronta i concetti di base del ciclo delle turbine a gas,
giungendo alla definizione del ciclo reale e dei parametri fondamentali che ne governano le prestazioni. La trattazione rester volutamente svincolata dagli aspetti
tecnologici e costruttivi delle macchine (affrontati ai Cap.2 e 3), ma si vedr la decisiva influenza che le loro prestazioni esercitano sul ciclo termodinamico. Il contenuto del capitolo quindi il primo passo su cui basare lo studio delle turbine a gas.
c _ __
___
Fig.l.l: Ciclo chiuso ideale di turbina a gas nel piano T-s e schema concettuale
dell'impianto atto a realizzar/o.
Perch tale ciclo possa essere considerato ideale occorre che le trasformazion i
adiabatiche siano anche isoentropiche (macchine ideali) e che le isobare siano
rigorosa mente tali (ovvero il fluido non subisca perdite di pressione all'interno
degli scambiatori che provvedono agli scambi termici con le sorgenti di calore tra
1.2
j3 = P 2 = P3 ;
p, P4
j/; = jl = T
1
T,
T3 ; T 4 = T 3
T4 T1 T2
(1.1)
Cp
costante e ci-
(1.2)
Si noti che le (1.1) e (1.2) sono valide solo se Cp e y sono costanti lungo t utte le
trasformazioni e se la portata massica non varia all'interno del ciclo, ipotesi che
pu essere verificata solo in un ciclo chiuso. Nelle (1.1) e (1.2) stato introdotto il
rapporto di compressione 13 (definito, in generale, come rapporto tra la pressione massima e quella minima del ciclo - p2/p1), che un parametro di fondamentale
importanza nella classificazione e nell'ottimizzazione dei cicli a gas.
La ( 1.1) ci insegna che il rendimento di un ciclo ideale chiuso a gas dipende
unicamente dall'innalzamento di temperatura isoentropico fornito dal compressore:
al suo aumentare aumenta la differenza tra la temperatura media di introduzione di
calore nel ciclo e quella di cessione di calore all'ambiente, come necessario nella
pratica della conversione dell'energia termica in energia meccanica. Lo stesso innalzamento di temperatura pu essere ottenuto mediante rapporti di compressione
diversi, a seconda della natura del fluido, ovvero del rapporto dei calori specifici y:
la fig.l.2 mostra che, a parit di (3, un gas monoatomico con y=S/3 ottiene un rendimento pi elevato (in virt del maggior T2/T1) rispetto a un gas biatomico, per
esempio l'aria, o di un gas a molecola complessa (idrocarburi, fluidi refrigeranti) .
E' importante notare che la {1.1) non dipende dalla temperatura massima
del ciclo T3: il rendim ent o pari a quello di un ciclo di Carnot con temperatura superiore pari a T 2. Essendo T 2<T3 (condizione essenziale perch il ciclo produca lavoro, come vedremo fra poco), ne consegue che, date le temperature estreme del
ciclo (T3 e T1), il rendimento ottenibile da un ciclo a gas ideale inferiore a quello di
Fig.1.2: Rendimento in
funzione del rapporto di
compressione
di
cicli
chiusi ideali con gas perfetti aventi diversa com plessit moleco/are, e
quindi diverso rapporto
dei calori specifici.
1.3
0.8
L--.,----,----.,.--,..-,-~
B
c
Q)
E
-o
Oltre al rendimento c
interessante considera- ~
re il lavoro specifico utile
w (espresso in J/kg) prodotto dal ciclo: questi la
differenza tra il lavoro
prodotto da Ila turbina e
o E:...--'---'--'--'-...:.......:.--'-'-...:.._-----''--~~~~....._,
quello assorbito dal com1
10
100
pressare, c1oe l'output
Rapporto d i compressione, B
meccanico del ciclo. Tale
definizione vale, al solito, per un ciclo chiuso, mentre in generale il lavoro utile
convenzionalment e definito come potenza utile riferita alla portata massica aspirata
dal compressore. Per un ciclo chiuso ideale, con fluido ideale, si ha:
w= 17 q in = (l - j3 -e) cP ( T r T 2 ) = ( l - j3-e) Rg
e T 1 (TJ
T - J3 e)
(1. 3)
Nella (1.3) compare il rapporto T3/Tt: dato che Tt sempre molto prossima alla
temperatura dell'ambiente (salvo casi particolarissimi), la (1.3) evidenzia la dipendenza del lavoro specifico dalla temperatura massima T3, oltre che da f3 e dalle caratteristiche del fluido. La
800 , - : : :.: . :::::- :-:;::=::::::::;n
(1.3) rappresentata grafiCicli ideali,
l 'l'
camente nella fig.1.3 (gas
700
MM=29,
con
a Cp=cost. = Rg/0 e
Tl=l5C
MM=29). Si noti anzitutto
------- ---,Ol 600
che la funzione ha una ~
.........
fortissima
dipendenza :;2 500 .......................-.
da TJ, assente nella formu<l
lazione del rendimento:
passare ad esempio da ~ 400
600C (una temperatura
o 300
tipica dei cicli a vapore) a
>
C1J
1200C (una temperatura .....J
200
oggi ritenuta 'tranquilla' per
la tecnologia delle turbine a
gas) comporta il triplicarsi
100
(circa) del lavoro utile, cio
della potenza ottenuta a
o1
10
100
pari portata, con le implicaRapporto
di
compressione,
B
zioni tecniche ed economiche che discuteremo in se- Fig.1.3: Lavoro specifico in funzione del rapporto di
guito. A riguardo di j3, poi compressione di cicli chiusi ideali di turbina a gas, con
importante notare che:
gas perfetto biatomico con MM=29, a T1 di 15'C e
con diversi valori della temperatura massima T3.
~
..
1.4
il lavoro utile (eq .1.3) si annulla sia per 13=1 (lavoro nullo sia di tu rbina che di
compressore), che per ~ 0 =TJ/Tl, ovvero per T2=T3, condizione in cui il lavoro
i~entr_opico_ delle d~e macchine ug~a l e e l'output netto zero;
.
0
s1 ott1ene 11 mass1mo lavoro per ~ ={T3/T1) . (ann ullando la denvata della
(1.3) rispetto a 13), cond izione per cui T2= T4= (T3Td.s (come si dimostra facilmente ricordando la (1.2)).
La situazione pu essere chiarita dalla fig .1.4, dove vediamo l'evoluzione dei cicli
all 'aumentare di f3 a pari T3/T1, per tre situazioni significative:
il ciclo a ~=l (pi un infinitesimo), per cui T2-+T1, T4-+T3: il lavoro di entrambe
le macchine infinitesimo, il calore introdotto finito, il rendimento nullo;
il ciclo a 13 tale da ottenere il massimo lavoro specifico, per cui T2=T4: sia calore che lavoro sono finiti, il rendimento non massimo;
il ciclo a~ tale da ottenere il massimo rendimento (meno un infinitesimo), per
cui T2-+TJ, T4-+T1: il lavoro utile quindi infinitesimo, essendo i lavori com pressione ed espansione uguali a meno di un infinitesimo. I l ciclo produrrebbe
una potenza finita solo con portata tendente a infinito. Tuttavia, essendo infinitesimo anche il calore entrante, il rendimento tende a quello di un ciclo di
Carnet operante tra due sorgenti a temperatura costante, pari a T3 e T1: infatti il calore introdotto e ceduto nel ciclo a gas a temperature infinitamente
vicine rispettivamente a T3 e T1, ovvero in modo reversib ile come richiesto dal
ciclo di Carnot.
Ci siamo soffermati sul lavoro
utile, perch un parametro di
grandissima importanza nelle
turbine a gas, dove il lavoro
della turbina e del compressore
sono comunque dello stesso
ordine di grandezza. Infatti, per
una compressione o una espansione isentropiche, w = Jv.dp =
VmedioLlp: essendo uguale il salto di pressione, la possibilit di
creare lavoro utile determinata dalla differenza di volume
specifico medio (ai sensi del
teorema della media) tra espansione e compressione, che,
per un gas, deriva solo dalla
differenza della temperatura
1
media assoluta . Ci spiega
intuitivamente la necessit di
"allontanare" le due isentropi1
CICLI IDEALI
w=max
P-.::::>max
TJ::::>max
W::::> O
Cos non per un ciclo a vapore, in cui la differenza del volume specifico tra l'espansione e la compressione determinata anzitutto dalla differente fase in cu i si trova il f luido
(rispettivamente vapore e liquido). Pertanto, il lavoro specifico sempre ampiamente
positivo nei cicli a vapore; anche con macchine inefficienti, essendo i l lavoro della pompa
piccolo rispetto al lavoro della turbina. Il lavoro utile quindi un parametro di sca rsa rilevanza nello stud io dei cicli a vapore.
1.5
che per poter ottenere lavoro, condizione critica (come vedremo) in una turbina a
gas. In termini generali, vi un importante ricaduta del concetto di lavoro utile sul
piano economico: pi elevato il lavoro specifico, minore la portata massica che
dovremo utilizzare per sviluppare una certa potenza utile, minori saranno le dimensioni trasversali e quindi il costo delle macchine impiegate (turbina e compressore).
Oppure, a parit di dimensioni e di costo delle macchine, un maggior lavoro specifico (ottenuto ad esempio con un incremento di T3) aumenta la potenza sviluppata,
diminuendo il costo specifico (/MW), elemento di enorme importanza dal punto di
vista industriale. Pertanto, nell'ottimizzazione delle turbine a gas la condizione di
massimo rendimento non necessariamente l'obiettivo unico da perseguire, ma
occorrer tenere conto in qualche misura di considerazion i riguardanti il lavoro specifico . Ce ne rendiamo conto gi parlando del ciclo ideale, per il quale non potremo
considerare ottimale il ciclo a destra di fig.l.4, anche se ha il massimo rendimento :
come abbiamo visto ragionando al limite, un ciclo che non produce potenza se
non con una portata infinita, a cui corrispondono dimensioni infinite e costi infiniti.
Ritornando a considerazioni di carattere termodinamico, utile analizzare il
ciclo idea le anche dal punto di vista del secondo principio. L'analisi entropica dei
cicli di potenza 2 alimentati da una sorgente di calore a temperatura costante ci insegna che:
_ W _ Wrev-Wd
Tofhl
r;- -Q Q
= r;rev - - Q
.
in
(1.4)
ili
:re
al
To=T1;
-no
- -
T sorgente
(1.5)
sorgente
'
l't' ell'appendice A2 "Analisi
La metodologia dell'analisi _entrc~p~~a e tratt~t~ condge~:~~'~l~r~ il lettore che non abbia
.
entro ica dei sistemi termodmam1c1 , a cu1 s1 nman a .
sufficiente familiarit con questo tipo di approccio, spesso 1mp1egato nel testo .
1.6
I S nella (1.5, 2 riga) sono scritti per sorgenti di calore a temperatura costante e
per una portata unitaria di fluido evolvente da una cond izione generica iniziale "y" a
un finale "x". Si noti inoltre che tali relazioni vanno intese in senso algebrico: ad
esempio, S di una sorgente negativo se da essa viene estratto calore, e viceversa; S di un fluido positivo se questi viene riscaldato, a pressione costante, da
una temperatura iniziale Tv a una finale Tx, e viceversa . Positivo deve risultare il liS
totale di una trasformazione (in accordo con il secondo principio). Applicando le
relazioni della (1.5) al ciclo in esame (fig.l.l) lungo le trasformazioni 2-3 e 4-1
(isobare, per le quali ln(px/Pv)=O), si ottiene:
1117 . =
Q,
1117
Q.,..
T1
[c In T 3 _ c P ( T r T 2)] = ~ In T 3 _ T 1
cp(Tr T2J P T2
T3
Tr T2 T2 T3
( 1.
T1
[c p(TrT I) -c ln T4 ] = Tr T 1-~ln T4
cp(Tr Tz)
T1
P
T 1 TrT2 Tr T 2 T1
(l. 7)
E' facile dimostrare che dalla (1.4), utilizzando le ( 1.6-1.7), si ottiene nuovamente
il rendimento segnalato dalla (1.1):
3-
3-
Le
(1.8)
aumentare il campo di temperature tra cui lavora il ciclo, i.e. ricorrere a tem perature massime elevate, per scavalcare il difetto termodinamico citato;
1.7
CICLO APERTO
IDEALE
4
Le conseguenze di questo approccio
modificano rad icalmente la struttura
della macchina che lo realizza:
Il ciclo aperto non ha scambiatori
di calore : la riduzione di ingombri,
di costi e di peso che ne consegue
enorme (si pensi alle dimensioni
di una caldaia e di un condensato- Fig.l.S: Ciclo aperto ideale di turbina a
re in un ciclo a vapore); la turbina gas nel piano T-se schema concettuale.
a gas diviene qu indi una macchina
leggera e compatta, adatta a scopi propulsivi oltre che a impieghi stazionari
(le turbine a gas infatti sono state sviluppate anzitutto come propulsori aeronautici, in particolare per applicazioni militari, grazie anche al favorevole rapporto tra spinta propulsiva e peso).
L'assenza degli scambiatori modifica in modo decisivo i v incoli esistenti sulle
massime temperature operative, rimuovendo quelli imposti dall'integrit meccanica delle pareti fisiche degli scambiatori stessi. Infatti, in un ciclo chiuso, la
temperatura massima del fluido operante nel ciclo non potr mai superare
quella dei materiali costituenti lo scambiatore che trasferisce il calore entrante
nel ciclo. Al contrario, in un ciclo aperto le parti ad alta temperatura della
macchina saranno limitate a certe zone del combustore e della turbina, che
possono venire raffreddate con relativa semplicit: pertanto il ciclo aperto
costituzionalmente adatto ad operare a temperature massime molto pi elevat e di qualsiasi ciclo chiuso.
D'altra parte, i gas combusti investono direttamente la turbina: per evitare
problemi di erosione e di corrosione alle palettature occorre che i gas siano
"puliti", introducendo quindi severi limiti sul tipo di combustibile utilizzabile (si
veda Cap.2.2); con un ciclo ch iuso invece possibile utilizzare qualsiasi com bustibile, essendo i problemi di sporcamente e di corrosione limitati ad organi
esterni al ciclo.
Il concetto di ciclo aperto obbliga di fatto ad usare l'aria come fluido di lavoro,
imponendo come pressione inferiore del ciclo la pressione ambiente; in un ci-
1.8
Tur.J -=a
cio chiuso possibile impiegare qualsiasi gas a qualsiasi pressione: ci in generale potrebbe consentire una migliore progettazione delle turbomacchine, in
3
relazione alle loro dimensioni assolute .
Nonostante quanto segnalato negli ultimi due punti, i vanta ggi del ciclo aperto sono
tali da avere completamente eliminato dal mercato qualsiasi applicazione a ciclo
chiuso, dopo studi e impianti dimostrativi realizzati prevalentemente negli anni '50,
che hanno fornito risu ltati non disprezzabili ma non hanno mostrato alcun punto di
forza rispetto alla tecnologia del vapore. Attualmente si parla di cicli chiusi per applicazioni molto particolari (generazione elettrica in futuri veicoli spaziali, utilizzo
con reattori nucleari a gas ad alta temperatura), comunque non disponibili sul mercato. Le analisi svolte nel seguito saranno quindi esclusivamente riferite a macchine a ciclo aperto, utilizzanti l'aria come fluido primario di lavoro.
L'analisi termodinamica del ciclo aperto pi complessa di quella svolta nel
Cap.l.l, pur mantenendo l'ipotesi di macchine ideali: infatti la trasformazione 2-3
(fig.1.5) in realt un processo di combustione che comporta una variazione della
composizione chimica del fluido di lavoro, e quindi di tutte le sue variabili termodinamiche. Tale composizione inoltre funzione del combustibile usator per cui le
prestazioni di uno stesso ciclo (cio con pari pressioni e temperature) variano a
seconda del tipo di combustibile che ne permette la realizzazione. Occorrer poi
ricordare che la portata massica e il calore specifico del fluido che compie la 3-4
sono diversi da quelli dell'aria che compi e la 1-2, a causa dell'addizione della porta ta di combustibile e del conseguente cambio di composizione chimica.
Pertanto, il calcolo pratico di un ciclo ideale aperto con fluido rea le (tenendo
conto cio del processo di combustione e della variazione del Cp con la temperatura
e la composizione) pi impegnativo della semplice analisi svolta in 1.1, pur mantenendo valida l'ipotesi di gas ideale. A quest' ultimo riguardo, va detto che, parlando di aria e gas combusti, la schematizzazione del gas ideale del tutto adeguata, perch la temperatura ridotta sempre molto superiore all'unit e nel campo di
pressioni di interesse per la turbine a gas (indicativamente da l a 50 bar) non
presente alcun effetto di gas reale (scostamento dall'equazione v=R9 T/p) . Il calcolo
energetico di un processo di combustione trattato nell'appendice Al.
L'infl uenza della "realt" del gas sulle prestazioni di un ciclo ideale aperto
visualizzata nelle fig.1.6 e 1.7, rispettivamente per il rendimento e il lavoro specifico, confrontati con i risultati del ciclo ideale chiuso con gas ideale ( Cp= co st.) biatomico. I cicli aperti sono stati calcolati con aria e impiegando metano (CH4) come
combustibile; il rendimento riferito al potere calorifico inferiore (vedi A1.2). Si
noti dalle figure che l'influenza della natura del gas notevole: in particolare il lavoro specifico aumenta in modo importante, principalmente a causa di un maggior
4
Cp nell'espansione piuttosto che nella compressione (infatti Cp cresce con T) . Non
variano tuttavia gli andamenti qualitativi delle curve: il rendimento sempre ere3
Per esempio, in una macchina di grande potenza sarebbe possibile contenere le dimensioni trasversali del le macchine, a pari velocit di attraversamento, operando l'impianto a
pressioni pi elevate, a causa dell'aumento della densit del fluido. Viceversa, in piccole
macchine l'uso di basse pressioni consentirebbe di evitare le perdite fluidodinamiche nelle
turbomacchlne legate alle imprecisioni delle lavorazioni m eccaniche1 presenti qualora le
dimensioni assolute risultino troppo ridotte.
4
Per maggiore precisione, bisogna ricordare che gli andamenti di fig.1.6 e 1.7 sono anche
Influenzati dall'ipotesi che il m etano necessario alla combustione sia sempre disponibile alla
stessa pressione massima del ciclo e alla temperatura T1. Ipotesi differenti comporterebbero
va riazioni piccole ma non insensibili dei valori riportati nelle figure.
.w
C)
E
-o
QJ
0::
1.9
scente con ~ e dipende in modo trascurabile da T3, il lavoro specifico presenta un.
massimo in posizioni analoghe.
o. 7
,---,-~------,~...,....-,---,--,-~~---,--~-,-----,---,
CIS:LI:IDEALI
O.G -------r-----i --rrnn---- :
11
B
c
0.5 ------gas
perfetto : ; : :
Q)
~-+! ~ i-
Ol 600
0.4
'.
. ' : : ::
:
:
. . . . . . . . . . . . - - - - - - ---.- - - - - . .....
'
'
..
l '
;.
'
. . : : : : fluido reale :
o~
0.2
o. l
~ 0.3
'
p ....... -
-a
........
.......
~ 500
--. ~ - - -.
'+=
u
Q)
40o
0..
hi' ~:~'t''~S !
j----
IJ)
o
....
300
o
>
~
'----'----''---'---'-~--'-'-~~-'-~-'----'--=-'
10
50
Rapporto di compressione, B
10
50
Rapporto di compressione, B
Fig.1.7: Lavoro specifico di cicli ideali
in funzione del rapporto di compressione, operanti con gas perfetto (ciclo
chiuso) o con aria e combustione di
metano (fluido reale, ciclo aperto).
l) la compressione e l'espansione non sono isoentropiche, ma sono effettuate tramite macchine reali, aventi un rendimento minore dell'unit;
2) le trasformazioni 2-3 e 4-1 non sono isobare, ma vi sono numerose perdite di
pressione localizzate in diversi punti del ciclo:
a. all'aspirazione del compressore (filtro e condotti dell'aria),
b. nel combustore e nei condotti di adduzione alla turbina,
c. a valle della turbina (camino, silenziatori, eventuali organi preposti al
recupero di calore dai gas scaricati);
3) perdite termiche localizzate nelle varie parti calde della macchina;
4) perdite di energia chimica per incompleta ossidazione del combustibile (es:
presenza di CO nei ga s combusti invece che COz);
5) perdite di massa (es : aria compressa dalle tenute);
6) processi irreversibili legati al raffreddamento delle parti ad alta temperatura;
7) perdite meccaniche: assorbimenti di potenza per ventilazione delle parti rotanti, per attriti sui cuscinetti 1 per la lubrificazioner per ausiliari, etc:;
8) perdite nella trasformazione da energia meccanica a energia elettrica.
1.10
linea effettiva di
espansione imposta--....._
dal miscelamento
con il raffreddante
perdite
di massa
T compressione
non isentropica
2
:---\
is
~<.e
espansione
non isentropica
~ <.7>
scarico
incombusti
aspirazione
s
Fig.l.S: Ciclo aperto rele di turbina a gas nel piano T-se indicazione delle principali ragioni di scostamento dal ciclo ideale.
Pi complesso il problema del raffreddamento: vediamo di cosa si tratta,
essendo peraltro chiaro il significato fisico delle altre voci di perdita. Nelle moderne
turbine a gas si raggiungono (per motivi di prestazioni, come vedremo fra poco)
temperature massime all'uscita del combustore (1100-1400C) assai pi elevate di
quanto sia sopportato dai materiali metallici pi sofisticati (al massimo 800+850C).
E' perci necessario mantenere le pareti metalliche delle parti calde (soprattutto le
pale della turbina) a un livello di t emperatura compatibile con la loro integrit fisica: cio necessario raffreddarle. Ci si realizza utilizzando come refrigerante una
quantit opportuna di aria prelevata dal compressore (fig.1.9), che, dopo aver
lambito le pareti da raffreddare, viene miscelata con il flusso principale fluente nella
turbina stessa. In una turbina raffreddata, l'espansione non pi adiabatica e il
miscelamento con l'aria fredda pu far s che l'entropia specifica del flusso in espansione diminuisca (fig.l.8) ; il miscelamento tra flusso caldo e refrigerante
altamente irreversibile e come tale comporta delle perdite di rendimento (si rimanda al par.2.3.1 per una discussione pi approfondita).
- ~-
Tab.'L
f)nati
1.11
a 6,
!!'"ite
com-
t:'e le
a:ta,
~-o~ e
oco)
te di
flussi di raffreddamento
Fig.1.9: Concetto di base del raffreddamento a circuito aperto delle pale delle turbine a gas: l'aria prelevata dal compressore agisce come refrigerante nelle pale e
viene poi scaricata nel flusso principale di gas combusti.
La perdita l (rendimenti delle turbomacchine) in genere la pi importante
t ra quelle che differenziano il ciclo reale da quello ideale: la discuteremo approfonditamente, poich tale da alterare completamente l'analisi del ciclo e indirizzare
verso scelte di rapporto di compressione e temperatura massima assai diverse da
quelle viste nell'analisi dei cicli ideali. Infatti, considerando i rendimenti adiabatici di
tu rbina e compressore, si ha:
(1.9)
Poich i lavori ideali (isentropici) sono, in un ciclo a gas, molto simili, si pu facilmente comprendere come l'effetto peggiorativo dei rendimenti delle due macchine
possa avere un'enorme influenza sul rendimento del ciclo. Per dare concretezza
numerica alla (1.9), consideriamo i semplici esempi numerici riportati dalla Tab.l.l,
che confronta dei cicli chiusi con gas perfetto, aventi ora macchine ideali, ora macchine con un rendimento isoentropico dell' 85% (un valore peraltro piuttosto elevato!), mostrandoci l'influenza del rendimento della turbina e del compressore, per
due valori di () e due di T3, tra i quali sono comprese quasi tutte le macchine presenti sul mercato.
T3=lOOOoC
r=c;.
te e
-=.s-
T3=1300C
()=lO
()=30
()=lO
13=30
l~pa
269.1
615.8
474.9
794.1
269.1
760.9
474.9
981.2
~ la
346.7
206.9
391 .2
116.2
491.8
330 .2
506.3
275.3
Rendimento, flis(t,c)=l
Rendimento, l']is(t,c)=0 .85
0.4821
0.2876
0.6216
0.2263
0.4821
0.3236
0 .62 16
0.3380
~ - er
e il
r. ete
l:n -
Tab.1.1 : Influenza del rendimento isoentropico di turbina e compr:essore su rendimento e lavoro utile di cicli con gas perfetto biatomico, MM=29. Lavoro in kJjkg.
1.12
o
+.J
c
Q)
0.4
E
'l:!
c 0.3
Q)
0:::
0.2
0.1
o
100
200
300
400
500
600
700
1.13
cicli termodinamici (i motivi di ci sono ricordati nell'ap pendice A3, che richiama i
concetti relativi alle trasformazioni politropiche). I risultat i differiscono numericamente da quelli di Tab.l.l, oltre che per il concetto di rendimento utilizzato, perch
il ciclo aperto e utilizza aria come comburente e metano come combustibile; il
re ndimento riferito al potere calorifico inferiore. La fig.l.lO usa una impostazione
grafica diffusa nell'analisi delle turbine a gas: i punti su una stessa linea rappresentano cicli con le stesse caratteristiche (o ipotesi di ca lcolo) a diversi rapporti di
compressione. I valori considerati in figura coprono la dispersione presente nella
pratica (13 da 4 a 40, temperature massime da 1000 a 1300C, rendimenti delle
macchine da 0.8 a 0.9 - il caso a TJ=1 riportato per riferimento). Discutiamo i ri sultati:
per rendimenti tendenti all'unit, T3 diventa ininfluente su rJ ma aumenta il
lavoro, mentre rJ sempre crescente con 13, come noto dal ciclo ideale;
a "bassi" rendimenti (ricordiamo che un rendimento politropico di 0.8 basso per le turbine a gas, ma pu essere ritenuto molto buono per compressori industriali di media-piccola taglia, per turbine a vapore anche di diverse
decine di MW, etc.), i rendimenti del ciclo calano enormemente, il rapporto
di compressione ottimo per il rendimento piuttosto contenuto (12 a
TJ=1000C, valore oltre il quale calano il rendimento e il lavoro e aumenta la
complessit della macchina) e l'influenza di TJ notevole sul rendimento;
a T]p=0.9 (un valore diffuso nelle migliori turbine a gas di grande potenza)
interessante lo scostamento tra il 13 ottimo per il rendimento (che tende a
valori molto alti, da 30 in su, a seconda di T3) e quello ottimo per il lavoro
specifico (che si posiziona t ra 16 e 22), lasciando un importante grado di libert ai progettisti (massimo TJ: minimi costi di combustibile, massimo w:
minimi costi di impianto).
Si pu senz'altro affermare che il rendimento delle turbomacchine gioca un ruolo
determinante nello scollamento tra cicli ideali e reali, non solo perch abbassa i
valori numerici del rendimento del ciclo, ma anche perch condiziona la determinazione dei suoi parametri ottimali (soprattutto del rapporto di compressione).
Le altre perdite elencate all'inizio di questo paragrafo giocano un ruolo pi
faci lmente analizzabile (ad esclusione di quelle di raffreddamento), in quanto aggiungono dei fattori peggiorativi che in prima analisi possono essere riten uti sostanzialmente indipendenti dalle caratteristiche del ciclo (13 e TJ). Discutiamole brevemente, rima ndando all'analisi completa del Cap.3:
1.14
2.1
Capitolo 2
11
ancora gli elementi chiave nei motori aeronautici, se escludiamo gli elementi propulsivi veri e propri (ugello, fan, elica) e il post-combustore dove presente. I t re
componenti fondamentali, che saranno descritti con i necessari approfondimenti in
questo capitolo, sono chiaramente visibili nella vista di insieme di una classica macchina industriale monoalbero, riportata in fig.2.1.
Fig.2.1: Vista in sezione di una turbina a gas industriale (GE 9F): 1 giunto alternatore, 2 ingresso aria, 3 cuscinetto, 4 compressore, 11 combustore, 13 ugelli combustibile, 14 camera di combustione, 13 transition piece, 16,17,18 turbina, 19-20
diffusore. Fonte: GE.
A questo proposito, bene sottolineare che la turbina a gas nata ed stata sviluppata proprio per la propulsione aeronautica (prima nel settore militare e
poi in quello civile), e come tale stata oggetto, dagli anni 40 ad oggi, di sforzi di
2.2
ricerca e sviluppo del tutto inusitati nel settore industriale. A ci hanno contribuito i
grossi finanziamenti specifici per la difesa e gli armamenti operati soprattutto dagli
Stati Uniti (ma anche dai Paesi europei - Gran Bretagna in testa) a partire dai primi
periodi della 'guerra fredda', quando i motivi di supremazia aerea imponevano di
disporre di propulsori adatti a velivoli militari molto pi veloci e con maggior spinta
rispetto a quelli con motore alternativo ed elica, protagonisti della seconda guerra
mondiale. Le ricadute nel settore dell'aviazione civile sono seguite in tempi piuttosto brevi, con ulteriori attivit di ricerca e sviluppo spinte dagli elevati standard di
qualit, affidabilit e prestazioni richiesti dal settore. Se escludiamo i piccoli aerei
da turismo, la propulsione aeronautica oggi appannaggio esclusivo delle turbine a
gas. Le applicazioni industriali - principalmente la generazione di elettricit, ma
anche il trascinamento di macchine operatrici (noto come 'mechanical drive') - e gli
1
altri scopi propulsivi - motori marini - hanno pesantemente usufruito delle ricadute
scientifiche e tecnologiche delle applicazioni aeronautiche, anche nei casi in cui le
macchine industriali non sono strettamente derivate da quelle aeronautiche.
Da non molti anni (indicativamente dagli inizi anni '90) il mercato delle turbine industriali ha raggiunto e superato quello dei propulsori aeronautici, giustificando lo sviluppo di tecnologie avanzate, espressamente maturate per le macchine
stazionarie anche in relazione alle problem atiche di impatto ambientale (meno sentite in altri settori). Lo studio e lo sviluppo di componenti efficienti ed avanzati
infatti di particolare importanza per le turbine a gas. Ad esempio, la realizzazione di
turbomacchine di altissimo rendimento non solo importante di per s (Cap. l), ma
anche perch consente il ricorso a pi elevati rapporti di compressione. L'aument o
della temperatura massima del ciclo possibile solo con tecnologie e materiali estremamente sofisticati. La riduzione delle emissioni passa attraverso la realizzazione di combustori specializzati . Si pu ben dire che la qualit di una turbina a gas
risiede quindi nel livello tecnologico dei suoi tre componenti di base, diversamente
per esempio da una centrale a vapore dove elementi "quantitativi" (numero di surriscaldamenti e di spillamenti rigenerativi, valori assoluti delle pressioni massime e
minime, sezioni di scarico della turbine, etc.) hanno un ruolo preponderante.
2 . 1 Compressore
Il compressore di una turbina a gas sempre trascinato direttamente dall'espansore, mediante collegamento meccanico (uno o pi alberi). Si tratta quasi
sempre di un compressore assiale (fig.2.2): le eccezioni sono limitate a macchine
di piccola potenza (fino a 1-2 MWe, ivi incluse le microturbine a gas, di cui parlereNonostante un susseguirsi di studi e progetti dimostrativi, le turbine a gas non hanno
ad oggi registrato successi significativi nella trazione terrestre, t ra nne che come motori
per i pi grossi e moderni carri armati. Nel settore delle piccole potenze (fino a 300-400
kW utilizzati per il trasporto su ruota), i motori alternativi, oltre a costituire una tecnologia consolidata da ormai un secolo, offrono consumi specifici, economicit, flessibilit e
affidabilit tali da non rendere attraente una sostituzione totale della tecnologia imperante. D'altra parte, un futuro sviluppo di veicoli a bassissime emissioni, basati su motori
ibridi elettrici-termici, sembra ad oggi (2005) privilegiare la tecnologia delle fuel-cells,
certamente superiori in termini di rendimento e di emissione, anche se ancora lontane da
una fase industriale a costi compatibili con il mercato automobilistico. Diversa la situazione nella propulsione navale: seppur largamente dominata dai motori alternativi, le
turbine a gas vedono applicazion i significative nel settore militare e per scafi ad alta velocit, laddove siano richieste potenze importanti (indicativamente 5-50 MW).
--~
-=
~531
=:;'ili
~-::::~
2.3
Fig.2.2: Vista del rotore di una grande turbina a gas industriale da/lato del compressore assiale, sullo sfondo la turbina (fonte: GE).
ca!l'eouasi
2.4
I valor i citati sono relativi a macchine ampiamente collaudate (con tecnologia " F" , riportando una termino logia diffusa tra i costruttori). Valori significativamente superiori sono
otte nuti dalle recentissime macchine di t ecno logia " G" e "H". Maggiori dettagli al cap.3.
ce - :.a:::J!
=cr:-: :t!i
~ -l
::.:a
mmbinati
! "usto anzi
, :::er le turli compresvc;ia da 10
ate aerodir.otti stadi
t2-atteristire pratica a portata
~tuttaICozione di
e cd angorc..:abi!e, in
Lt-.a signifi.a portata
ir costante
reolazione
)O della
ta- o e del
cosiddette
-:ustriali"
os~me nte
IC"io e non
n~autiche )
c.sposti su
\oE..OCit di
r-acch ina:
i --otazione
a seguito) .
te zll'altergrandi,
e: 2 pratica
t2 i rota'::iare l' aci :urbina e
r2 e per il
c ;:>rest a.J
;ce oggi la
e :>aie del
i L()Q-450
e .,_ont ale,
63Hz) da
- 280 MWet
e ispene c: gran-
=-, ripor-
e.-':;ri sono
.. C2p.3.
2.5
2.6
rotazione/ ossia progettando lo stadio a numero di giri caratteristico (Ns) attimale. Si ricorda che Ns definito come:
Ns =
JV::
(.
(2.1)
314
his
COMPRESSO A DIAMETER: 6 7
2.7
RPM, m entre la turbina e il compressore di alta pressione sono in equilibrio meccanico, a numero di giri libero (circa 9000 RPM). Questa sofisticata soluzione impiegata in macchine ad alto rapporto di compressione, dove evidentemente la varia zione di portata volumetrica tra primo e ultimo stadio (sia per turbina che per
compressore) pi elevata; non per ad oggi impiegata nelle unit industriali,
con ~pi contenuti.
Si prima visto come la generazione delle perdite sia essenzialmente legata
agli sforzi viscosi esercitati dal fluido sulle pareti fisiche della macchina (palette,
cassa, mozzo): in una macchina pi piccola, in dimensioni assolute, le forze viscose
saranno perci pi importanti rispetto a quelle di inerzia, essendo questa caratterizzata da superfici di contatto pi estese rispetto al volume di fluido trattato. Ci
comporta inevitabilmente un m inor rend imento delle macchine di piccole dimensioni assolute, risultato a cui concorre la mancata similitudine geomet rica di molti parametri dimensionali, quali la rugosit superficiale, i giochi radiali , etc., che non
possono, per motivi tecnologici evidenti, diminuire proporzionalmente a dimensioni
assolute quali il diametro. Per porre il problema in termini generali e correlabili al la
teoria della similitudine, si pu utilizzare un "size parameter" (SP), definito come:
SP=
rv;:
llh/14
(2.2)
IS
che ha la dimensione di una lunghezza [m] ed il denominatore del diametro caratteristico (Ds == D/SP, dove D il diametro medio della macchina). Su base statistica, il rendimento dei compressori assiali (come peraltro di ogni altra classe di
t urbomacchine) correlabile ai parametri Ns e Ds ( Ns e SP). Particolarmente semplice, e come tale adatta ad analisi termodin amiche di cicli, la correlazione proposta nella figura 2.6, valida per stadi progettati a Ns in un intorno relativamente esteso (30%) dell'ottimo.
l
Turbina
Q.
ol-.
.j.J
~0.9
Q.
.j.J
Turbina
Q)
-go.a
Q)
cr::
.____ .
0.7~--~~~~~----~~~~:~~u~:
0 .05
0.1
0.2
0.5
~:~
Fig.2.6: Rendimento
politropico medio di
stadi di compressore
e di turbina assiali in
funzione del parametro SP (eq.2.2) a numero di giri caratteristico non lontano dai
valori ottima/i.
SP (Size Parameter), m
Il rendimento politropico dei compressori assiali comunque molto elevato, pur
tenuto conto dei vari effetti di perdita citati. Valori superiori al 90% sono ormai
ottenuti dai compressori delle grandi turbine a gas da 100 MW in su (con rapporti
di compressione di 15+18) e dai modelli aero-derivative pi importanti con 13 attor-
2.8
Una perdita importante ha sede nel filtro di aspirazione e nei canali di adduzione
dell'aria alla bocca del compressore: nelle installazioni una perdita di carico di 1
kPa rispetto alla pressione ambiente. La filtrazione dell'aria di grande importanza
sia per evitare effetti di erosione delle pale (se non dann i catastrofici a seguito di
ingresso di corpi di una certa massa!) sia per diminuire lo sporcamento ("fouling")
delle pale del compressore, che comporta un deterioramento importante delle prestazioni della turbina a gas e rende necessari periodici a lavaggi del compressore.
2.2 Combustore
I l compito del combustore provvedere all'innalzamento di temperatura del
ciclo (2~3} mediante il calore liberato dalle reazioni di ossidazione del combustibile. Essendo la T3 limitata dalla resistenza dei materiali a valori oggi non superiori ai
1250-1400C, la quantit di combustibile necessaria notevolmente inferiore a
quella corrispondente ad una combustione stechiometrica dell'aria uscente dal
compressore . Per esempio, supponendo l'aria in uscita dal compressore a 400C e
metano come combust ibile, la combustione ideale stechiometrica porterebbe i gas
combusti a una temperatura di circa 2430C, ben al di l dell'attuale tecnologia
delle turbine a gas. Il raggiungimento di una temperatura di 1300C (rappresentativa di moderne unit industriali) richied e invece 45 kg di aria per un kg di metano,
contro un rapporto stechiometrico di 17.235. Nelle turbine a gas infatti il rapporto
di equivalenza (quantit di aria effettiva rispetto a quella stechiometrica) ris ulta
essere compreso tra 2.5 e 3.5, sia per gas naturale che per combustibili liquidi, in
relazione all'aumento di temperatura richiesto nel combustore. Conseguentemente,
il tenore di ossigeno presente nei gas combusti ancora assai elevato (mediamente il 13-15% in volume) ed possibile utilizzarli come comburente in ulteriori processi di combustione.
Mantenere la combustione in presenza di grandissimi eccessi di aria pu di
fatto risultare problematico, se non impossibile: esiste infatti un limite inferiore
di infiammabilit di una miscela aria/combustibile, che si definisce come la concentrazione di combustibile al di sotto della quale la fiamma non riesce a mantenersi e a propagarsi correttamente. Tale limite viene misurato con una procedura
standard ed variabile, oltre che con il tipo di combustibile, con la temperatura dei
reagenti. Per il metano, il limite inferiore di infiammabilit corrisponde a circa un
5% in volume (cio una miscela aria/metano non infiammabile se il metano
. presente in misura inferiore al 5% del volume totale). Tale limite espresso in termini massici corrisponde a circa il 2.8%: seguendo l'esempio di prima, con l kg di
metano per 45 di aria, cio il 2.2%, si ottiene una miscela non infiammabile!
Ci condiziona il disegno di un combustore di turbina a gas (fig.2.7) : occorre
creare una ca mera di combustione (detta "zona primaria") dove affluisce solo
2.9
una parte dell'aria comb urente, in modo da realizzarvi un corretto rapporto aria/combustibile, non lontano da quello stechiometrico. Si otterr cos una fiamma
stabile, largamente al di sopra del limit e di infiammabilit anche nel funzionamento
a carico parziale. La rimanente portata di aria verr man mano aggiunta nella "zona secondaria" (dove completa l'ossidazione del combustibile a seguito della
combustione primaria piuttosto ricca) e quindi nella "zona di diluizione", dove
l'aria viene aggiunta per ottenere i gas combusti alla temperatura desiderata per
iniziare l'espansione in turbina.
Tutto ci realizzato da un "liner" (fig.2. 7), ovvero un cilindro forato, che
contiene dapprima la fiamma e permette quindi il passaggio dell'aria di diluizione
attraverso i suoi fori. Il liner raffreddato dal flusso di aria di diluzione al suo esterno, contenendo i gas ad alta temperatura: ha quindi anche l'importante funzione di isolare termicamente la zona di fiamma dalle pareti esterne del combustore,
le quali sono a contatto solo con l'aria di diluizione a temperatura moderata. I l liner
dunque sottoposto ad intense sollecitazioni termiche, trovandosi a contatto con la
fiamma: essendo realizzato in materiale metallico, necessit a di un'azione raffreddante estremamente vigorosa da parte dell'aria di diluizione. La sua superficie
caratterizzata da fori e canalzzazioni che hanno lo scopo di innalzare lo scambio
convettivo e di creare fi lm e getti di aria fresca tale da mantenere la parete metal lica a temperature sopportabili dal materiale.
COMBUSTIBI LE
ZONA
PRIMARIA
ZONA
SECONDARIA
LINER
DAL
COMPRESSORE
ZONA DI
DILUIZIONE
ALLA
_,.-- -+--- - - - - ! TURBINA
- -
DIFFUSORE
UGELLI
DELL'ARIA
PRIMARIA
CANALI DI
RAFFREDDA MENTO
FORI DI
DILUIZIONE
Fig.2.7: Schema funzionale, in sezione, di un combustore di turbina a gas. Il concetto di funzionamento esteso a tutte le disposizioni illustrate in fig.2.8.
Combustore anulare : il liner costituisce un "anello" che collega direttamente l'uscita del compressore con l'ingresso della turbina, in linea con l'albero. E' la geometria pi compatta e con minime perdite di carico, per cui adottata soprattutto dai motori aeronautici ( anulare il combustore nella macchina in fig .2.5), ma ha recentemente visto significative applicazioni anche in
campo industriale (fig.2. 7).
2.10
{-
~"tJ~
\ f.-p
l l'
ANULARE
TUBOLARE
MULTI - TUBOLARE
.____ _ __ __ _ __ _ __ _ ____,
Fig.2.8: Disposizione indicativa di tre
tipi di combustore per turbina a gas:
anulare, mano-tubo/are, multi-tubo/are.
Fig.2.9: Pareti con rivestimento ceramico del combustore anulare di una grande
macchine industriale. Si vedono quindi le
4 file di pale rotoriche della turbina assia/e. Fonte: Siemens.
--
2.11
S-
ca
Ceneri: composti prevalentemente metallici presenti nel carbone (anche oltre il 5%) e negli oli pesanti (max 0.5%) che si liquefano nella combustione
(la loro temperatura di fusione attorno ai 1200C) e tendono poi ad aderire alle palettature a pi bassa temperatura, quando si risolidificano. Ci provoca sporcamente e occlusioni in tempi brevissimi.
Vanadio: anch'esso liquefatto nella combustione, si solidifica sulle palettature, provocando gravissimi fenomeni di corrosione; la percentuale tollerata
nei combustibili bassissima (poche parti per milione- ppm).
Metalli alcalini (sodio, potassio) : presenti sotto forma di sali (NaCI, KCI), in
sede di combustione formano HCI, che altamente corrosivo per le palettature, soprattutto nei confronti del cromo; le concentrazioni non devono superare, indicativamente, il ppm.
Zolfo : presente in percentuali piuttosto alte (fino al 5%) nei combustibili liquidi e solidi, corrosivo per il sistema del combustibile (sotto forma di H2S)
e in genere per i materiali metallici dopo la combustione, rendendo acide le
con dense. L'emissione di S02 deve essere comunque limitata per motivi di
salvaguardia ambientale.
Idrocarburi pesanti (asfalteni, composti gommosi): danno problemi di intasamento ai sistemi di adduzione del combustibile.
Carbone: il suo uso diretto di fatto impossibile, principalmente per il problema delle ceneri, che comporta uno sporcamente inaccettabile dopo tempi
brevissimi. E' invece possibile l'impiego di gas sintetici derivati da processi di
gassificazione del carbone, trattati al Cap.8, in quanto tale gas viene completamente pulito da ogn i elemento dannoso per la turbina.
Oli combustibili pesanti (residui della distillazione del greggio): il loro uso
possibile a patto di: (i) effettuare lavaggi e additivazioni allo scopo di rimuovere il vanadio e i metalli alcal ini, (ii) accettare uno sporcamente elevato
delle pale e quindi frequenti operazioni di lavaggio, (iii) disporre di un sistema di alimentazione adeguato, {iv) accettare un certo "derating" ovvero
prestazioni minori, anche a macchina pulita, per ridurre le temperature di
2.12
2.3 Turbina
L'espansore delle t urbine a gas pu essere considerato l'elemento pi peculiare e pi critico di tali macchine, in relazione alle temperature estreme a cui
sottoposto in modo continuativo. Come abbiamo visto al Cap.! (e come si vedr al
Cap.3.1), la temperatura massima del ciclo ha un' influenza talmente spiccata sul
rendimento e soprattutto sul lavoro specifico del ciclo che il suo innalzamento giustifica enormi sforzi di ricerca e sviluppo .
La peculiarit delle turbine nei turbogas, rispetto ad esempio" agli impianti a
vapore, risiede proprio nella necessit di operare a temperature oggi comprese tra
i 1200 e i 1400C, ben superiori alla temperatura massima sopportata dai migliori
2.13
.,;7
(a) raffr. convettivo
(jJ=kg(Tg-Tb)
_:_:_:_
~
=
(d) raffr. a film
esteso
(2.3)
Fig.2.10: Meccanismi di
raffreddamento delle pale
raffreddamento a circuito aperto: il refrigerante, di turbina a aas.
dopo aver assorbito il calore, viene scaricato nel flusso principale di gas e
prosegue nell'espansione; per far ci deve ovviamente essere a pressione
superiore di quella dei gas combusti a cui viene miscelato;
raffreddamento a circuito chiuso: il refrigerante non interagisce con il flusso
principale e pu essere un fluido diverso dall'aria.
In realt, il flusso di gas si muove con elevata velocit rispetto alla pala, per cui la temperatura statica e la temperatura totale del flusso sono sensibilmente diverse (Tt=T5 +v2/2/cp).
Ai fini del flusso termico (eq.2.3), T9 coinciderebbe con Tt per un arresto isentropico del
fluido a contatto con la pala; tuttavia, in tali condizioni si verificherebbe un flusso termico
tra fluido fermo e fluido in movimento, dovuto a Tt-Ts: perci la temperatura effettiva Tg
(chiamata da alcuni autori temperatura di recupero) da usare nella 2.3 risulta leggermente
inferiore alla temperatura t otale.
2.14
rp =
.11
k g (Tg-Tb)=(JJt)-(Tb-Tb)=k,. (Tbi-T,.)
frp
(2.5)
..
- ::
:..l
=...
=l
:::1
:)
5I!
==~
- ~ ;:_~
(2.6)
Tr,in,
..
~5QI
T r,out - T r.in
T bi - Tr,in
(2.4)
<!> =
O=
= _s:s:
..
2 .15
rispetto ai LlT in gioco, e imponendo Tb=Tbmx, si pu calcolare Gr con discreta approssimazione mediante la (2 .7):
<D=kg(Tg-TbmxJA =[
. l .
G r Cp,r
cc
Le assunzioni fatte sono in rea lt ragionevoli solo per una sezione di calcolo
relativamente piccola rispetto ad una
reale schiera di pale, e possono perci
aiutare nella ricerca della portata di raffreddamento solo nell'ipotesi di dividere
l'espansione refrigerata in un numero
discreto e sufficientemente grande di
sezioni di calcolo. Riguardo i termini che
compaiono nella 2. 7 si possono segnalare
i seguenti valori pi frequentemente riscontrati nella pratica delle turbine a gas:
(2.7)
Lato
refrigerante
0 63
'
Pr
13
Distribuzione schematica
dove Nu, Re e Pr sono i ben noti Fig.2.12:
della
temperatura
in una sezione di
numeri adimensionali di Nusselt,
oala
raffreddata
oer
convezione.
Reynolds e Prandtl. Per la costante
a sono segnalati in letteratura valori compresi tra 0.14 e 0 .3;
A (conducibilit term ica del materiale costituente la pala): 15-20 W/mK per
leghe adatte agli impieghi ad alta temperatura;
t (spessore della parete del la pala): 1.5+2 m m;
Tbmx (temperatura massima del materiale costituente la pala) : i valori pi diffusi sono tra 800 e 870 oc (vedi 2.3.2);
e:c (efficacia del raffreddamento): esiste una forte dispersione a seconda del
tipo di canalizzazione impiegata all'interno della pala, da semplici condotti radiali a complesse circuitazioni multi- passaggio con superfici atte a promuovere
lo scambio termico (fig.2 .11); i valori per le configurazioni pi sofisticate possono arrivare a 0.7-:-0.8.
I flussi termici scambiati sono ingenti : nelle prime schiere delle moderne turbine a
2
gas sono dell'ordine di l MW/m Pertanto la portata di raffreddante in L.;na moderna t urbina a gas pu costituire una frazione molto importante (fino al 20-25%) del
flusso principale, con quindi una notevole influenza sulla termodinam ica del ciclo (si
veda in seguito). Per limitare il pi possibile la portata di raffreddamento, dati i valori di T 9 , Tbmx e Tr,ln, occorrer, analizzando i termini della 2. 7:
Limitare le superfici da raffreddare: per far ci occorre dividere il salto entalpico del la turbina sul minor numero possibile di stadi, cio realizzare un carico
aerodinamico elevatissimo sulle palettature . Per questo motivo le grandi macchine industriali hanno solo 3 o 4 stadi.
Ottenere la massima efficacia Ec, come gi segnalato.
2.16
Fig.2.13: Vista di
una
coppia
di
palette statoriche
raffreddate a film;
sono visibili i numerosi fori di eiezione del flusso di
aria di raffreddamento.
--~::
2 .3 .2: I
-:::-::
.:=:=- ,
---= .:5-=o
=::.'":al
::: -::::12:e
se-- e
T
=-==
'>::
:::- .:e
.-:-::....::-,-1111
--=:::.,-EllE
.:.:::::= .::li
= - ~ =-~
::..: ::. s
=s::::::- ::i
.::.T:
-==
--.a
jaJ
e;" :l
:= : :.:
:Jrl
::::=:.-.:::JI'1
--=-~-.
- ::;:_.;si
:::. - - '::0
2.17
2.3.2 I materiali
La scelta dei materiali da impiega rsi per la realizzazione della palettature
delle turbine a gas condizionata principalmente dalla resistenza ad alta temperatura di esercizio. Oltre alla resistenza alla sollecitazione meccanica normalmente
esistente nelle turbomacchine, soprattutto per le parti rot ant i (sforzi centrifughi),
cruciale per le turbine a gas la resistenza a ossidazione e corrosione, principa lmente dovute all'alta reattivit dell'ossigeno ad alta temperatura, e all 'erosione causata
dal passaggio dei gas ad alta velocit.
Nelle condizioni di esercizio delle turbine a gas, il fenomeno dello scorrimento viscoso ( creep) a determinare lo stato di sollecitazione accettabile per un
determinato materiale. Tale fenom eno comporta, a pari stato di sforzo di trazione,
una deformazione progressiva col tempo del materiale, fino alla conseguente rottura. Pertanto, la "vita", espressa in ore di esercizio con un dato livello di sollecitazione, e la temperatura di funzionamento, per un certo materiale, risultano tra loro
correlate. Una relazione generalmente accettata espressa del parametro di Larson-Miller, definito dalla:
(2.8)
2.18
Turbine a gas
e cicli combinati
Tab. 2.1: Composizione di alcuni materiali frequentemente usati per le parti calde
di turbine a gas; "ba/" significa la percentuale di complemento a 100.
Materia le
GTD 111
GTD 222
Inconel 738
Udimet 520
Ud imet 7 10
FSX 414 .
Al
Ti
Cr
.01
.005
.02
.01
.12
.10
.10
.05
.07
.25
3.1
1.2
3.5
2.0
2.5
4.5
2.3
3.5
3.0
5.0
12.5
22.5
16.0
19.0
18 .0
29 .0
Fe
Co
Ni
9.0
ba i
19.0 ba i
8.5
bai
12.0 bai
14.7 ba i
bai 10.0
0.5
1.0
Nb
0 .8
Mo
Ta
2.0
3.8
2.0
2.6
1.0
1.5
7.0
4.0
0.1
1.7
1.7
6.0
3.0
400~----~----~----~----.-r.--o-----o-----.
l:----
!:!...
ro
:
:
:
o.. 250 -- -i ! Lega Ni IN738LC
L
(/)
-T
:
i
Ni U710
- -- --4-- -- ---J
Acciaio al carbonio
Tl
1 00~--~~--~---L~----~----~----_a~
16
18
20
22
24
26
28
30
2.19
Ta
4.0
0.1
1.7
Coating}. Le TBC consistono in uno strato termicamente isola nte di materiali qua li
lo zirconio e l'ittrio, riportat i sulla superficie metallica della pala: indicativamente lo
spessore dell'ordine di 0.2-0.4 mm, con conducibilit t ermica dell'ord ine di 2-4
W/mK. La TBC costituisce una resistenza t ermica t ra i gas caldi e la parte metallica,
in modo che la parte metallica (quella soggetta agli sforzi meccanici) operi ad una
t emperatura inferiore (o meglio, che a pari temperatura del metallo si possa mant enere una t emperatura dei gas pi elevata). La tecn olog ia delle tBC, inizialmente
ostacolata dalla possibil it di distacco e di erosione, si notevolmente sviluppata
negli ultimi anni ed ampiamente applicata nelle unit pi moderne, per palettature sia statoriche che rotoriche (in fig.2.9 si possono notare le prime due schiere
rotoriche con TBC di colore pi chiaro rispetto alla su perficie metall ica delle seguenti due schiere), ma anche per altre parti calde quali i transition-pieces (i tratti che
uniscono i combustori alla turbina).
u1000~----~----~----------~----~------~----.
ro
'i:
Q)
.j...J
ro 900
-"-._
SINGLE
CRYSTAL
ALLOYS
Q.J
"O
ro
!....
.3
e
~
~
'"'
800
: "'
s 816
:.. ':
~:._
Sol idification
~:
r 700L-----~----~----~----~----~----------~
1940
1950
1960
1970
1980
1990
2000
2010
Anno
Fig.2.15: Evoluzione negli anni della temperatura operativa dei materiali avanzati
impiegati nelle turbine a gas (settore aeronautico e industriale).
Un ultimo cenno all'impiego della leghe ceramiche nelle t urbine a gas: l'interesse verso tali materiali not evole, poich offrono la possibilit di eliminare totalmente i sistemi di raffreddamento delle pale, potendo sopportare temperature operative che vanno dai 1400 a oltre 2000C. Tuttavia le difficolt di ordine meccanico
(scarsa resistenza, fragilit, mancanza di comportamento plastico) sono state ad
oggi insormontabili, e l'impiego di parti ceramiche nelle turbine a gas oggi limitato al massimo a particolari di piccole dimensioni o a rivest imenti non sollecitati
meccanicamente. La ricerca comunque attiva, specialmente per macchine di piccole dimensioni (al di sotto di 1-2 MW), dove la tecnologia ceramica pi credibile
e dove pi critico, per motivi di costi, raggiungere temperature elevate senza
ricorrere a complessi sistemi di raffreddamento e a materiali sofisticati.
2.20
massima del ciclo termodinamico, al fine di migliorare rendimento e lavoro specifico delle turbine a gas . E' per necessario defin ire cosa si int ende esattamente per
temperatura massima del ciclo, in presenza di un sistema di raffreddamento delle
pale. Esistono a questo proposito tre definizioni, ampiamente diffuse nella letteratura tecnica, introdotte allo scopo di definire una temperatura che sia rappresentativa del livello tecnologico raggiunto, della qualit del ciclo termodinamico e dello
stato di sollecitazione dei materiali:
temperatura di uscita dal combustore (COT - combustor outlet t emperature): la temperatura totale dei gas combusti uscenti dalla camera di
combustione, cos come investono la prima schiera statorica;
temperatura totale di ingresso nel primo rotore (sbrigativamente detta
TIT- turbine inlet temperature): la temperatura che si ottiene miscelando
i gas provenienti da l combustore e l'aria di raffreddamento della prima schiera statorica; fisicamente, la temperatura sentita dal bordo di ingresso del
primo rotore con un arresto isentropico del flusso;
temperatura di ingresso turbina secondo ISO (detta TIT,so) : la temperatura che si ottiene miscelando i gas provenienti dal combustore con tutti
i flussi di raffreddamento delle pale della turbina.
2.21
zione e dall'affinamento del raffreddamento delle pale e dal miglioramento dei mat eriali (fig.2.16). Si noti che ad oggi non ci sono segnali di rallentamento del trend
crescente delle temperature massime delle turbine a gas, anche se ovvio che si
arriver in futuro ad una situazione asintotica. Alla data odierna (2005) hanno gi
una buona diffusione macchine con TIT comprese tra 1350C e 1380C, ritenute
l'evoluzione finale delle serie " F" (o "FB"), ma sono gi disponibili sul mercato le
macchine della serie "G" o "H" con TIT dell'ordine dei 1450C, anche se al momento sono offerte con una certa precauzione. Sono da ritenersi ampiamente collaudate le macchine "FA" con TIT di 1250-1280C e per certi versi superate quelle "E"
con TIT attorno ai 1100-1150C. Abbiamo utilizzato il gergo dei costruttori delle
turbine a gas, in cui si usano le lettere dell'alfabeto in ordine crescente per individuare l'evoluzione tecnologica delle turbi ne a gas: le " E" hanno dominato gli anni
'80, le "FA" gli anni '90, mentre le FB, G e H saranno protagoniste degli anni 20002015.
1600----~----~--------~----~--~----.
;~
.
.
1500 ..........). __.. ______ .. :-------------~---
T~end:
12.5 C 1 anno
1400 -- ---------j---j------f--j-~-----f
:e 1300 ......-------j----::J
~ 1200
i
-------------r--
!
P-I:C"""""''fli=---'--~---- .. ---.---
(/)
.S
m
1-.
m
1-.
Q)
E
Q)
f-
700
600
-1-------------+---------
Siemens
tt--t....,.._. ________ heavy-duty .....
..... 900
::J
o. 800
--------------~-----........
..
. MHI .
..
----~---------
500 ~~~----~----~----~----~--~----~
1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 2010
Anno
Fig.2.16: Evoluzione negli anni della temperatura totale di ingresso del primo rotore (TIT) secondo vari costruttori del settore aeronautico e industriale.
2.22
fig.2.17) in quanto l' fdQ/T (Q il calore scambiato tra gas e pale) pu superare il S dovuto alle perdite fluidodinamiche .
Vi miscelamento tra i gas e l'aria di raffreddamento, sia che quest'ultima
esca dai fori del film-cooling o dal punto di uscita del canale convettivo (solitamente posto lungo il bordo di uscita della pala) . Questo miscelamento ha
tre effetti importanti sulla linea di espansione:
l. l'aria pi fredda rispetto al gas, quindi diminuisce la temperatura del
gas che proseguir nell'espansione (tratto 1-2 in fig.2.17): si avr
pertanto una riduzione del lavoro estraibile da questo flusso di gas;
2 . l'a ria ha una velocit inferiore rispetto a quella del flusso di gas: questa dovr quindi accelerare a scapito della quantit di moto del flusso
principale, che perder altra capacit di lavoro;
3. nel punto di miscelamento si ha una perturbazione del flusso in espansione, con un aumento di perdite fluidodinamiche.
Guardando il fenomeno dal punto di vista dell'aria di raffreddamento, occorre considerare che questa subisce importanti perdite di pressione dal punto
in cui essa prelevata (una sezione opportuna del compressore) e il punto
in cui re-immessa nel flusso principale per proseguire nell'espansione: ci
comporta ovviamente una perdita.
: . 3~
=- :x
-..=~
::E::J
~T!
.:sa
:: ::a
2.23
dono i vantaggi), il cui valore dipende dalla tecnologia adottata (efficienza del raffreddamento convettivo, presenza del film cooling, materiali, TBC, etc.): una eccellente tecnologia per il raffreddamento (esempio del caso B in fig.2.18) consente di
utilizzare meno aria e quindi di spostare il punto di ottimo delle prestazioni verso
TIT pi elevate, che quanto successo negli anni (fig.2.16).
o
c
Cl)
+-'
n e-
Fig.2.18: Andamento
qualitativo
del
rendimento
delle
turbine a gas in funzione della temperatura massima del
ciclo e della tecnologia di raffreddamento impiegata. Un gra fico
non dissimile
potrebbe essere fatto
per il lavoro specifico.
E
'O
Cl)
cr::
TITottima
(caso A)
tecn. raffreddamento
semplice (caso A)
TIT
- utto
ecce-
2.24
Turbine a gas
e cicli combinati
da turbina
t~na MP \ ~~turbina
.4?\
Fig.2. 19 : Due esempi di sistemi di raffreddamento delle pale della turbina a circuito chiuso a vapore (a sinistra) e con sistema misto aria-vapore (a destra, dove si
utilizza il vapore anche per il raffreddamento delle pareti del combustore).
Il raffreddamento a circuito chiuso con aria comporta una maggior semplicit realizzativa in termini di tenute (i trafilamenti di aria verso il flusso principale non
sono critici). La configurazione pi logica e pi efficiente prevede che l'aria riscaldata all'interno delle pale ritorni nella camera di combustione (fig.2.19 a destra), in
modo che la potenza termica asportata resti comunque all'interno del ciclo della
turbina a gas, con una penalizzazione termodinamica minima. In questo caso la
circolazione dell'aria di raffreddamento deve essere assicurata da un compressore
ausiliario che vinca le perdite di carico nel circuito di raffreddamento. Lo schema
della figura prevede uno scambiatore per raffreddare l'aria prima di questa compressione (il calore riutilizzato nel ciclo a vapore) e uno schema misto di raffreddamento a circuito chiuso ad aria per i rotori e a vapore per gli statori e il combustore, secondo una proposta preliminare studiata da Siemens-Westinghouse (che
peraltro utilizza il vapore per il raffreddamento delle pareti della camera di combustione nelle sue turbine della serie "G").
Le configurazioni possibili sono quindi numerose (circuito chiuso o aperto, aria o vapore, per statori o rotori o entrambi); un'ana lisi pi dettagliata oltre agli
scopi di questo testo, almeno in questa fase evolutiv a della tecnologia .
-~....L
s :od
;--:::; d
:. - -SJI
-=~
:::-::::::li
:::_-:.:c
rnbinati
~lizzano
sono
organi
lia (per
r.solti i
r:Jina a
~ magLtilizza
re IIHIJ
erati ve
le
ustore
ad
circuibve si
n,;>licie non
t:alda2 ), in
ella
tso la
ssore
l'tema
com -
md-
2.25
Se parlando della turbina ci siamo dilungati sui problemi connessi alle alte
t emperature, non bisogna dimenticare le tematiche legate agli aspetti fluidodinam ici, al rendimento di espansione e alle perdite in questo componente, la cui importanza stata enfatizzata nel primo capitolo.
Una discussione semplificata delle perdite del tutto parallela a quella svolta
riguardo al compressore (vedi 2.1.1) in quanto i concetti ivi esposti sono di validit
generale per tutte le turbomacchine. A livello di entit numerica delle perdite fluidodinamiche, se vero che in una turbina vi sono gradienti di velocit positivi che
t endono nat ura lmente a diminuire lo spessore degli strati limite (al contrario che in
un compressore) e quindi le perdite di profilo e secondarie, anche vero che i carichi aerodinamici sono enormemente pi elevati, a scapito del rendimento. I salti
entalpici per stadio arrivano sino a un massimo dell'ordine dei 300+350 kJ/kg (contro i 20+25 del compressore) tanto che le turbine industriali con rapporti di compressione di 15-18 hanno espansori con solo 3 o 4 stadi. La corsa a tale impressionante aumento del carico aerodinamico, ben oltre a quello ottimale per il rendimento, dovuta alla necessit di limitare le superfici da raffreddare e quindi le portate di aria destinata a questo scopo, oltre che a diminuire il costo della macchina .
Il rendiment o politropico della turbina mediamente non dissimile da quello
del compressore (89-90% per grandi macchine, vedi fig.2.6), e per i motivi visti
risulta in generale meno brillante nei primi stadi (pi caricati e con maggiori portate
di raffreddamento) e pi elevato (fino al 92%) negli ultimi stadi non raffreddati.
Un ultimo aspetto, di rilevante importanza, costituito dal recupero dell'energia cinetica dei gas all'uscita dell'ultimo stadio della turbina: il numero di Mach
del flusso assiale allo scarico dell'ordine di 0.4+0.45, cio con velocit vicine ai
250 m/s. A ci corrisponde un'energia cinetica di circa 30 kJ/kg: poich il lavoro
specifico utile del ciclo di una moderna turbina a gas di 300+350 kJ/kg, l'energia
cinetica posseduta dal flusso scaricato corrisponde a ben il 10% del lavoro della
macchina ! E' evidente che dissipare tale contenuto energetico sarebbe disastroso :
si rende quindi assolutamente necessario impiegare un diffusore efficiente a seguito della turbina (ben visibile in fig.2.1). Si ricorda che di un diffusore consente
l' instaurarsi di una pressione allo scarico della turbin a minore di quella all'uscita del
diffusore, situazione resa possibile dalla diminuzione di velocit (e quindi di energia
cinetica) nel diffusore stesso, che pertanto un condotto divergente. Al salto di
pressione conseguito mediante recupero dell'energia cinetica corrisponde un salto
entalpico isoentropico .6h;s,d, che viene messo a disposizione della turbina aumentandone il lavoro. Il rendimento di un diffusore definito come:
_ 6h;s,d
2 12
ryd-
(2 .9)
Vind
IT'bu(che
bu-
dove con V ;n,d si intende la velocit all'ingresso del diffusore; per gli elementi usati
nelle turbin'e a gas 'ld varia, in genere, da 0.5 a 0.7 .
lo, a~ agli
2.26
e il generatore sono accoppiati meccanicamente in modo diretto, cio con un giunto, qua lora l'albero della turbina a gas ruoti a una velocit compatibile con la frequenza di rete (3000 o 3600 RPM per 50 o 60 Hz). Quando i turbogas necessitano
di velocit superiori (vedi 2.1) necessario interporre un riduttore di giri meccanico
ad ingranaggi, il cui costo rappresenta una frazione non indifferente del costo totale del macchinario. Non parleremo qui di generatori elettrici, se non per ricordare
che le perdite che in esso si verificano vanno a discapito del rendimento complessivo della macchine: il rendim ento "meccanico" si differenzia infatti da quello "elettrico" appunto a causa di tali perdite. Le perdite di un generatore sono di tre tipi:
perdite meccaniche: per rotolamento dei cuscinetti, lubrificazione, etc.
perdite di ventilazione: tengono conto dell'energia assorbita per mantenere
in rotazione la macchina in presenza dell'attrito tra il rotore e il fluido contenuto nella cassa;
perdite elettriche: dovute alla resistenza al passaggio della corrente negli
avvolgimenti della macchina; come tali dipendono dalla potenza elettrica apparente, mentre le altre due dipendono soprattutto dal numero di giri.
In presenza di un riduttore, occorre tener conto delle perdite aggiuntive di quest'ultimo (meccaniche e di ventilazione). I rendimenti medi degli alternatori sono comunque piuttosto eleva ti e divengono migliori all'aumentare della potenza di progetto, per il minore peso relativo delle perdite meccaniche e di ventilazione. Una
stima attendibile dei rendimenti attesi di alternatori e riduttori data da fig.2.20.
1.00.---------o---------~---------o---------,
-i----------------------
..................................
Q)
E
"O
----
0 .94
c
i
Generatore elettrico
~ 0 .92 ----------------- r-------+ riduttore
o. 90
----- ----+-----------------:-----------+------------
0 .8~.1
'
'''
'
'
''
.'''
'
10
''
''
'
'
100
1000
Potenza, MW
Fig.2.20: Rendimenti medi di alternatori e di gruppi alternatore
canico, in funzione della loro potenza attiva.
+ riduttore
mec-
3.1
Capitolo 3
nJec-
3.2
Questo tipo di calcolo va ripetuto in un numero opportuno di punti in cui il refrigerante iniettato, quindi almeno per ogni schiera raffreddata . La soluzione si presta
ovviamente a procedure computerizzate.
Circa le assunzioni necessarie per il calcolo di un ciclo rea le aperto di turbina
a gas, occorre quantificare le cause di scostamento rispetto a un ciclo ideale, gi
illustrate in 1.3. La tabella 3.1 contiene un elenco di tali assunzioni, con una serie
di valori che, a giudizio dell'autore, rappresentano adeguatamente gli standard riscontrabili nelle moderne unit industriali, specie se di grande potenza, con tecnologia collaudata. A tali assunzioni andranno aggiunti i seguenti dati: (i). la portata
d'aria, che definisce la taglia e la potenza del la macchina, (ii) il rapporto di compressione !3, che varia in genere tra 10 e 30, di cui discuteremo in seguito.
Condizioni ambientali
Temperatura, pressione e umidit relativa
l5C, 101325 Pa, 60%
Compressore
L'lp filtro aspirazione
l kPa
L'lh;s per ogni stadio
27 kJ/kg
Massa t rafilamenti allo scarico compressore
0.8%
2
Rendimento poli tropico
SP< l: flp= 0.895[1-0.071081og l0 (SP)]
SP;::l: flp= 0.895
Rendimento organico
99.7%
Combustore
Combustibile: gas naturale (93% CH4- LHV =44.14 MJ/kg)
Temperatura e pressione combustibile
l5C, 30 bar
L'lp/p combustibile (minimo), L'lp/p aria
33%, 3%
Perdite termiche (% del ca lore sviluppato )
0.4%
Temp.totale ingresso l 0 rotore (TIT)
1280C
Turbina
L'lh;s, stadi raffreddati l non raffreddati
300/100 kJ/kg
2
Rendimenti pol itropici
SP<l: flp=flp,.,[l-0.02688-logl0 (SP)]
SP;::l: I'J p= flp,.,
flp,.,: 0.89 (stadi raffr.), 0.925 (stadi non raffr.)
Rendimento politropico l 0 ugello
0.95
Rendimento organico
0 .997
Temp. massima pale l ougello / altre schiere
830C / 800C
L'lp/p medio refrigerante
40%
Numero di Mach assiale allo scarico
0.45
Rendimento del diffusore
0 .50
L'lp scarico (con/senza recupero termico)
l l 3 kPa
Generatore elettrico
Rendimento:
vedi fig .2. 19
05
'
25
3.3
collaudate macchine con TIT ben pi elevate (1350-1380C), cos come sono presenti sul mercato modelli ancora molto validi che operano con TIT decisamente
inferiori (1100-1200C).
La fig.3.1 mostra il bilancio energetico e di massa completo e i punti del ciclo
derivanti dal calcolo con le assunzioni sopra citate, con riferimento a una portata
d'aria di 600 kg/s, tipica di una macchina della classe dei 200 MWe1, e un rapporto
di compressione 13=15. Il rendimento della macchina riferito al potere calorifico
inferiore del combustibile usato (LHV) e diviene quindi:
7] =
w- -
= --
3 1
Gr LHV
( )
dove l'entalpia h 9,o deve considerare l'acqua contenuta nei gas combusti allo stato
vapore (se allo stato liquido si ottiene HHV - vedi Appendice Al) .
IG=
14. 17 kg/s
T = 15
p= 30 bar
oc
COMBUSTIBILE
N 2 =7 .08%
CH4 = 92.92%
LHV = 44. 14 MJ/ kg
HHV = 48.98 MJ/kg
COMBUSTORE: POTENZA
I MMESSA = 625.3 MWt (LHV)
G = 506 kg/S
T= 398.4 C
p = 15.05 bar
G= 520. 2 kg/s
T = 1336 C
p= 14.6 bar
TIT = 1280 C
TIT 1so = 1203 C
PERD.TERMICA= 2 .5 MW
r------...
---==========-COMPRESSORE
230.4 MW
TRAFIL = 4.8
kg/ s t
(2.1 MW )
~
PERDITE
ORG/MECC. = 2 .0 MW
ARIA RAFFR. l
.""'
=
-
=
==
COMP. MOL. %
T= 15 C
Ar = 0 .92 C02 = 0.03
UR = 60%
p = 1.013 bar HzO = 1.04 Nz = 77.28
02 = 20. 73
lTURBINA
l 457
.1
MW
'
FILTRO
==
COMP. MOL. %
COz = 4.27
Ar = 0.88
H20 = 9.47 NZ = 74.08
0 2= 11.3
r---
RENDIMENTO = 0.3555
POT. ELETTR. = 222.3 MW
=0
PERDITE ELETTRICHE
= 2.4 MW
(h,.~
SPERSA
394 MW
COMP. MOL. %
G = 609.6 kg/s Ar = 0.88 C02 = 3.66
T= 599.7 C
H20 = 8.25 N2 = 74.54
p= 1.02 bar
Oz = 12.67
Fig.3.1: Bilancio termico completo di una turbina a gas in ciclo semplice con
8=15, TIT=1280CC, portata aria 600 kg/s. Assunzioni di calcolo da Tab.3.1.
Dal bilancio di fig.3 . 1 si possono verificare alcune considerazioni gi note in termini
qualitativi, ad esempio: (i) la potenza sviluppata dalla turbina circa doppia di
quella assorbita dal compressore (in altri casi, i.e. turbine aeronautiche, risulta solo
3.4
1.5+1.6 volte superiore a quella del compressore a causa del maggior [3); (ii) la
potenza termica sviluppata dal combustore e non convertita in lavoro utile quasi
interamente contenuta nei gas di scarico; (iii) l'entit di questa perdita e l'elevata
temperatura dei gas (quasi 600C) rendono estremamente attraente un recupero
termico dai gas (vedi Cap.4 e 5) ; (iv) le portate di raffreddamento costituiscono
quasi il 15% della portata di aria; (v) la TIT risulta di conseguenza 86C inferiore
alla COTe 77C superiore alla TIT1so; (vi) la composizione dei gas di scarico segnala una percentuale di Oz del 12.67%, a riprova del largo eccesso di aria discusso in
2.2 (in altre macchine, con TIT inferiori ejo con maggiori rapporti di compressione,
l'eccesso d'aria spesso pi elevato, con contenuti di Oz di circa 14+15%).
E' interessante valutare la sensibilit delle prestazioni (rendimento e
lavoro specifico) alle assunzioni di ca lT] pc
colo. La fig.3.2 mostra i risultati di uT]pt
n'analisi effettuata variando alcune
ipotesi importanti rispetto a quelle di
TIT
Tab.3.1, per lo stesso caso base di
Tbmx
fig.3.1. Si noti che:
TIT
- la variazione di un solo punto per- Tbmx
cent uale di rend imento politropico delle L'lp in
turbomacchine ha influenza di rilievo
sia su 11 che su w, specie per ci che L'lp ex
riguarda la turbina (a causa del lavoro
L'l pc
pi grande);
- un aumento di TIT (a pari tecnolo-l
-0.5
0.5
o
l
gia di raffreddamento) ha un'influenza
Variazione di rendimento, punti %
fortemente benefica sul lavoro specifico, ma comporta una lieve diminuzione
+l pto%
T] PC
del rendimento: ci causato solamente dalle maggiori portate di raffreddamento richieste. Un aumento
della temperatura sopportabile dal materiale delle pale (Tbmx) ha effetti benefici per il motivo opposto. E' interessante notare che un aumento congiunto di TIT e di Tbmx (come pi ragionevole, perch i due parametri sono
tra loro correlati) permette un aumento del rend imento, oltre che di w;
- le perdite di carico (aspirazione,
combustore e scarico) hanno effetti
tutt'altro che trascurabili, sia sul rendimento che su l lavoro specifico.
Se, per puro esercizio, combiniamo
insieme tutti gli effetti in senso negativo considerati in fig.3.2, si ottiene
1')=32.54% e w=318 kJ/kg; combinandoli tutti in senso positivo si ottiene
1')=37.88 e w=42 1. La sensibilit delle
,., pt
TIT
Tbmx
L'l pc
-8
-6
-4
-2
3.5
prestazioni di un ciclo a variazioni anche cos piccole delle assunzioni quindi elevatissima e dimostra numericamente come sia importante nel progetto di una turbina a gas raggiu ngere i massimi livelli di capacit progettua le consent iti dalla migliore tecnologia del momento .
Nella realt, l'evoluzione delle macchine prevede parallelamente interventi
migliorativi su diversi fronti (rendimenti di turbina e compressore, miglioramento
dei materiali, affinamento dei sistemi di raffreddamento delle pale, aumento della
TIT, aumento del rapporto di compressione). E' quindi possibile individuare degli
scenari tecnologici diversi, che fotografano lo stato di avanzamento delle turbine a
gas, nonch, pi didatticamente, la dipendenza delle loro prestazioni dallo scenario
tecnologico stesso. Non va infine trascurato l' "effetto taglia" ovvero il fatto che le
macchine pi piccole sono intrinsecamente meno efficienti di quelle grandi, perch:
0%
le turbomacchine hanno rendimenti inferiori, per i noti motivi legati all'impossibilit di una rigorosa similitudine (par.2.1.1),
le sofisticazioni accettabili su grandi unit non lo sono pi su piccole macchine, per motivi sia economici che tecnologici: ci riferiamo alle tecniche di raffreddamento, alla progettazione fluidodinamica, al numero di stadi delle turbomacchine, ai materiali, etc.
Per discutere questi aspetti (livello tecnolog ico e effetto taglia) si pu guardare la
fig.3.3, dove sono mostrate le prestazioni, al variare del rapporto di compressione,
di quattro famiglie di macchine, le cui assunzioni di calcolo sono riportate in
Tab.3 .2, per i valori differenziati rispetto a quelli di Tab.3.1. I livelli tecnologici indicati in fig.3.3 sono stati associati a una data (simbolica) di prima introduzione della
tecnologia, ad indicare che il livello C rappresentativo delle macchine della genera zione "E" (presenti sul mercato da circa 20 anni), il livello B quello attualmente
pi diffuso (generazione "FA", presente sul mercato da circa un decennio), il livello
A quello che ad oggi (2005) rappresenta le tecnologie pi avanzate e talvolta
ancora non completamente referenziate (generazione "FB" e "G"). Dall'esame di
fig.3 .3 si possono trarre importanti conclusioni:
Gli effetti di taglia sono molto evidenti : una macchina della classe di pochi
MWe1 supera appena il 25% di rendimento (casi C - piccole unit), mentre a
quasi parit di livello tecnologico, una da 100 MWe1 (casi C- grandi unit) si
colloca tra il 30 e il 35%: per quest'ultima il rendimento delle turbomacchine si avvicina molto a llp,oo, mentre per le piccole risulta di circa 0.85, in
accordo con la fig .2 .6;
L'incremento di prestazioni dalla tecnologia C a quella B molto ma rcato in
termini di lavoro specifico ( +30% circa). In termini di rendimento si assistito a un aumento di circa 2 punti se si adottano i rapporti di compressione
che corrispondono al massimo lavoro (12.;-18). L' incremento pi marcato
(fino a 5 punti) se si impiegano ~ pi elevati, fino a 30, resi possibili dai migliori rendimenti delle turbomacchine (si ricordino le considerazioni fatte in
1.3 - scostamento dei cicli ideali da quelli reali - qui confermate con mag1
giore realismo) e dal miglioramento del raffreddamento .
1
Ad alti 13, l'aria disponibile per il raffreddamento a temperatura molto elevata, in corrispondenza dell' aumento di T2. E' quindi necessaria una tecnologia avanzata per consentire
uno scambio termico elevato con LlT limitati tra refrigerante e il metallo. Di fatto la tecnologia C non consente il raggiungimento di 13=30 perch sarebbero necessarie portate di refrigerante incompatibili con lo smaltimento del flusso nella sezione delle pale.
3.6
()
T bmx ( ), C
Tecnologia
raffreddamento
c (1985)
piccole unit
c (1985)
grandi unit
B (1995)
grandi unit
A (2005)
grandi unit
10
1100
0.885
.88/.915
800/780
media
no f.c.
400
1100
0.885
.88/.915
800/780
medio/alta
no f.c.
600
1250
0.895
.89/.925
830/800
medio/alta
f .c. l 0 Ug.
600
1400
0.905
.90/.925
880/850
alta
f .c.
0.45 r;::::=========:;--:-------:---~
Cicli reali:
analisi completa
(grandi unit)
0.40
o
c
"'-'
Q)
E 0.35
-o
30
24
B=30 24:.---------- .............. .
Tecn.B:
18
1995 11..
18 !
15
21 i
i
. . . . .. L~:~-~
__ 18 ................... J~j---------+------------
15
12
Q)
c:r:
B=36i
:
12
!:::
Tecn.A:
B= 18 i 15
12. . ... (piccole unit)
l
!
0.25~--~-.~~--~----~----~1 ----~--~
200
300
400
500
-- -
3.7
(3.2)
(3.3)
dove con s si intende l'entropia depurata dal contributo del lavoro di miscela mento
ottenibile sfruttando la differenza di composizione chimica dei reagenti, ossia :
N
s = s- ~ Smit = s- Rg
X;
In (x)
(3.4)
i=/
Una definizione alternativa possibile usando a denominatore l' "exergia" del combustibile (exr), inserendo sin luogo di s* nella (3.3) (vedi, per maggiori informazioni, l'appendice). La differenza tra i possibili denominatori del rendimento di un ciclo
a combustione (LHV, HHV, Wrev,r, exr) dipende dalla composizione chimica del combustibile. Per quello usato nei calcoli a cui ci riferiamo nel presente capitolo (una
miscela al 93% di metano e al 7% di azoto, quest'ultimo aggiunto solo per rispettare il potere calorifico di un gas naturale medio) si ha:
LHV=44137; HHV=48978; Wrev,t = 45606; exr = 46359 [kJ/kg]
va-
Ci crea una differenza tra i valori di 11 (che usa LHV) e di fln (che usa Wrev,r), non
grandissima ma neppure trascurabile ( naturalmente sempre possibile, anche se
formalmente meno corretto, riferire i termini To8S a LHV ed ottenere una analisi
delle irreversibilit rispetto a 11 invece che a fln).
La fig.3.4 mostra l'analisi delle perdite per il primo principio (flussi di energia) e per il secondo principio (perdite entropiche) del ciclo a gas di fig.3.1. Come
ben noto le due analisi differiscono profondamente: se quella di l o principio attribuisce quasi tutta la mancata conversione in lavoro allo scarico dei gas, quella di 2
fa rilevare quattro importanti voci di perdita: due dovute alla non reversibilit della
compressione e dell'espansione e due ai processi di scambio di energia termica.
Soffermiamoci su questi ultimi, che sono di gran lunga pi importanti: lo scarico dei
gas caldi costituisce senz'altro un evidente difetto del ciclo semplice, a cui possibile ovviare in due modi: (i) recuperando il calore per ulteriore produzione di potenza (il metodo pi efficiente il ciclo combinato gas/vapore che vedremo al
3.8
Cap.4), (ii) diminuendo la temperatura dei gas di scarico, il che possibile, a pari
TIT, con un pi alto rapporto di compressione (si veda, a seguito, il ciclo a 13=30).
Numericamente altrettanto importante l'irreversibilit nella combustione (29 punti) che rende conto della degradazione dell'energia chimica del combustibile all'energia termica necessaria all'innalzamento di temperatura del fluido di lavoro. La
perdita ingente nonostante l'introduzione di calore avvenga a una temperatura
media molto elevata (da 400 a 1300C circa). L'unica possibilit per ridurre la perdita di combustione innalzare ulteriormente tale temperatura media: ci richiede,
in un ciclo semplice, di: (i) elevare la TIT, (ii) aumentare il rapporto di compressione, ovvero la temperatura di ingresso nel combustore. Ci conferma le linee di sviluppo da sempre perseguite dai progettisti di turbine a gas.
Analisi 1 o principio
Scarico gas
63.0 %
Analisi 2 principio
El./mecc.
- 0.71%
./ .
Combustione
28.91%
Espansione
4.61%
Scarico gas
28.66%
3.9
Tab.3.3: Analisi entropica di due cicli di turbina a gas aventi rapporto di compressione 15 e 30, in accordo con le assunzioni riportate in Tab.3.1.
Fenomeno irreversibile
llp aspirazione
Compressione
Perdita di massa
Combustione
Perdite termiche
llp combustore
Espansione raffreddata
Espansione non raffreddata
Scarico e llp refrigerante
Scambio termico raffreddamento
Diffusore
llp scarico
Scarico gas
Perdite organiche
Perdite elettriche
Compressione gas naturale
Rendimento 2 principio
398) le
e per-
Ciclo P=15
Ciclo P=30
0.077
2.390
0.275
27.930
0.556
0.422
1.753
0.506
1.347
0.482
0.519
0.078
28 .580
0.319
0.368
0.094
3.689
0.479
25.680
0.545
0.314
2.072
1.172
2.340
0.332
0.621
0.094
23.420
0.489
0.429
0.100
38.130
34.398
3.10
._
COMBUSTORE: POTENZA
IMMESSA=513.9MWt (LHV)
COMPRESSORE
327.8 MW
T= 15 "C
UR = 60 %
p = 1.01 3 bar
COMP. MOL. %
Ar = 0.92
CCz = 0.03
H 20= 1.Q4 N2 =77.28
0 2 = 20.73
COMP.MOL.
G = 606.6 kg/s Ar = 0.89
Hz0 = 7.01
T = 472.9 c
p = 1.02 bar
o 2 = 14.06
%
CCz = 3.03
N2 =75 .01
Fig.3.5: Bilancio termico completo di una turbina a gas in ciclo semplice con
8 =30, TIT= 1280'C, portata aria 600 kgjs. Assunzioni di calcolo da Tab.3.1.
3.11
vapore di pari potenza. A tale compattezza intrinseca, che ne ha decretato il successo incontrastato in campo aeronautico, corrispondono numerosi vantaggi di
grande peso anche in campo industriale:
ce con
Due considerazioni hanno limitato l'impiego delle turbine a gas nei passati decenni:
l'affidabilit e il rendimento. A tutt'oggi si pu tranquillamente affermare che l'affi2
dabilit e la disponibilit delle turbine a gas siano significativamente superiori a
quelle delle centrali a vapore. Circa il rendimento, il quadro generale sar pi completo nei prossimi paragrafi, ma abbiamo gi visto (cap.3.1), che il divario rispetto
al rendimento tipico delle migliori centrali a vapore (40+43%) si notevolmente
ridotto nell'ultimo decennio, fino ad annullarsi per le macchine aero-derivative pi
grandi. Non bisogna poi dimenticare la possibilit di sfruttamento del calore in uscita dal ciclo, di valore termodinamico nullo in un ciclo a vapore e invece elevatissimo
nelle turbine a gas, in virt della alta temperatura dei gas di scarico: il recupero di
questo calore in modo utile per produzione di energia meccanica (cap.4 e 5) o termica ( cap.6) porter le prestazioni termodinamiche a livelli molto pi elevati di
quelli conseguiti con le tecnologie del vapore. L'unica vera limitazione delle turbine
a gas legata alla necessit di operare con combustibili pulit i (e relativamente costosi), come discusso in 2.2.1.
D'altro canto, l'alto livello tecnologico delle turbine a gas, unitamente alla
complessit dello sviluppo e della progettazione, fanno s che il mercato di queste
macchine sia molto rigido e articolato su modelli ben definiti. I seguenti paragrafi
3.3 .1 e 3.3.2 sono orientati a darne una panoramica sufficientemente esauriente.
3.12
3.1 3
nD=CJ=e
..~~:
..
...
...
La velocit teorica del getto per il massimo rendimento propulsivo infatti pari alla velocit dell'aeromobile stesso, in modo che l'energia cinetica del getto rispetto all'osservatore
fisso sia nulla. Essendo la pressione a monte del getto piuttosto elevata (3+6 bar), il getto
risulta fortemente supersonico.
4
Anche se molti aerei militari da caccia sono capaci di volare a Mach 2 e oltre, tali velocit
sono ottenute con l'uso della piena post-combustione. Il motore ottimizzato, in termini di
consumi specifici, per velocit di crociera leggermente subsoniche, non molto differenti di
quelle degli aerei commerciali.
3.14
pi datata. Nella versione stazionaria, un motore a basso-medio rapporto di bypass necessiter ancora della turbina di potenza (es: GE LM2500), ma questa non
sar necessaria per un motore ad alto rapporto di by-pass, dove l'utilizzatore meccanico pi semplicemente sostituir il fan: questo il caso delle macchine aeroderivative pi recenti, come la GE LM6000 e la Rolls-Royce Trent, che mostrano i
rendimenti pi elevati oggi ottenuti in ciclo semplice, superiori al 40%.
Quest'ultimo tipo di trasformazione minimizza gli interventi e quindi i costi
relativi alla conversione di una macchina aeronautica in una industriale. Va tuttavia
fatto notare che l'adozione della turbina di potenza permette di svincolare il numero di giri dell'albero del generatore di gas da quello della tu rbina di potenza stessa,
essendo solo quest'ultima vincolata all'utilizzatore meccanico: quindi possibile
operare il generatore di gas a carichi ridotti variando il suo numero di giri, pur
mantenendo costante la velocit di rotazione dell'utilizzatore. Questa opzione, preclusa alle turbine industriali monoalbero e a quelle derivate da motori ad alto bypass, accresce la flessibilit operativa delle macchine e in talune applicazioni il van taggio pu risultare di una certa importanza.
Dal punto di vista dei costi, le turbine aero-derivative godono di un'economia
di scala resa possibile dal grande numero di motori d'aereo richiesti dal mercato: i
loro notevolissimi costi di sviluppo sono sostanzialmente ammortizzati da tale mercato, piuttosto che da quello industriale. Le loro caratteristiche le rendono tuttavia
intrinsecamente pi costose dei modelli heavy-duty, in termini specifici alla potenza. Il loro punto di forza risiede nei rendimenti pi elevati, frutto della gi discussa
impostazione di base del loro progetto termodinamico, che consente un'importante
riduzione del costo del combustibile impiegato a parit di energia utile prodotta,
soprattutto in quella fascia di potenza ( < 50 MW) dove i cicli combinati non sono
pienamente competitivi.
combinati
3.15
STIG
45
o::R 40
__ o Rigen/IC
0 HD fino 1994
Q)
c:
c:r::
30
-- -:.
c:
'O
;:~::::,~:::
..
.....o 35
E
----------------------------;-----------------------------o-------------------------------
-- -- - -
H-~
OH
Q)
6 :
25
20
o
-
:v
15
100
ttl
~ c~ ~:: Jr
- <.-- 1,.~/kf. o- o-~-
_........
6.<>-~~t~~~-
--~j -<;~
:o
,_ _____,_ -- -
t
i "-
0._. _. - --
-- .
---- -
----
<>
1000
10000
100000
1000000
Potenza, kW
Fig.3. 7: Rendimento in condizione ISO delle turbine a gas presenti sul mercato, in
funzione della loro potenza. Dati da app.A5 (fonte ivi citata). In legenda: STIG=
iniezione di vapore (par.5.5), Rigen/ IC= ciclo rigenerativo o inter-refrigerato
(par.5.1 -5.2), HD= industriali (heavy-duty), AD= aero-derivative.
Confrontando inoltre il posizionamento dei modelli pi recenti rispetto a quelli pi
datati appare evidente l'avanzamento delle prestazioni delle turbine a gas. Si pu
concludere che, pur limitandosi al ciclo semplice, l'idea t rad iziona le della turbina a
gas come macchina a basso rendimento non sia pi accettabile: si pensi infatti che,
se nel paragone con le macchine a vapore ci si riferisce pi correttamente a centrali di media taglia (20-80 MW) per autoproduzione industriale, queste ultime hanno
rendimenti netti non certo superiori al 35%, un valore alla portata delle macchine
heavy-duty, per non parlare di quelle aero-derivative. Se ci si vuole riferire alle
grandi centrali elettriche, il cui rendimento pu attestarsi tra il 40 e il 45% (i v alori
superiori per le tipologie pi avanzate, note come Ultra-super- critfcal (USC), descritte nell'appendice A4 ), il confronto pi corretto va fatto con i cicl i combinati
(CapA) che hanno rendim enti superiori al 55% , da cui emerge chiaramente la su-
3.16
periorit delle tecnologie basate sulle t urbine a gas, in virt delle elevate temperature conseguibili.
La fig.3.8 mostra il lavoro specifico delle unit presenti sul mercato. Anche
in questo caso si nota un andamento crescente con la potenza, ancora dovuto
all'aumento di TIT (tecnologia pi sofisticata, miglior raffreddamento) e al maggior
rendimento delle macchine. I risultati ottenuti dalle pi grandi macchine industriali
(> 150 MW) sono evidenti, con valori di lavoro superiori a 400 kJ/kg. Si pu notare
come le macchine aero-derivative e quelle industriali siano invece piuttosto indifferenziate, contrariamente al caso del rendimento. I valori pi elevati di lavoro specifico sono ottenuti dalle macchine inter-refrigerate della classe dei 100 MW.
500
STIG
450
..
Ol
~
--...
~
400
O HDfino1994
:
! ~
--- HD dopo 1994 ----------- ---- ------ -------r------- --- ------- --- --------t- ---~------------------
350
t. AD fino 1994
--- AD dopo 1994
i
,w. i
-------------------------~-----~-- ti;l~----"#..it----1-------------------------------
--- ___ __
o 3oo
a.
(/)
250
-l
200
A---- .----
~ ..._
o .,'6,S o~
i --- .~.----~&-~- t." "15."
t. ;..... ~ oovu
~ .~ o
t.~
<V
o
>
IO
BI.
--------------------------~-------------- ----------------+-------------------------
Rigen/ IC
~o
:o
150
----------------------0
100
100
~<>-- -- l ~
:~------------
i o
1000
o t.
:
.
-,-------- -------
t.
-:-
...
10000
100000
1000000
Potenza, kW
Fig.3.8: Lavoro specifico in condizione ISO delle turbine a gas presenti sul mercato, in funzione della loro potenza. Legenda e dati come per fig.3.7.
rnbinati
f"lpera-
operative, pur operando in modo da fornire la massima potenza possibile (discuteremo della regolazione di potenza nel prossimo paragrafo). Fatto salvo che le valutazioni quantitative dei fenomeni legati a tali variazioni in realt dipendono da macchina a macchina, bene innanzitutto chiarire le regole di base del funzionamento
fuori progetto delle turbine a gas, che con approssimazione pi che sufficiente per i
nostri scopi possono essere approssimate dalle seguenti leggi:
Anche
dovuto
naggior
lustri ali
notare
- diffe' speci-
10000
terca-
aloghi
li. Le
iz:ioni
in,c
3.17
= cast.
(3.5)
Pillt . Anz
Gint=K ~ '
.
Rg T,.n.t
(3.6)
La (3.5) ipotizza che la portata volumetrica aspirata dal compressore sia costante,
legge seguita con ottima precisione da un compressore assiale funzionante a nu5
mero di giri costante , qualora non si agisca su organi di regolazione, in virt della
forma della curva caratteristica del compressore (fig.2.4), che ha un andamento
pressoch verticale. La (3.6) rappresenta invece la portata massica che attraversa
un ugello in condizioni di blocco sonico: questa univoca mente funzione della
pressione e della temperatura a monte dell'ugello . Pi esplicitamente, la (3.6)
riferita al primo statore (ugello) della turbina, che ha nella sezione di gola un'area
di passaggio pari ad Anz; Pln,t e T;n,t sono le condizioni totali a monte dell'ugello; K
una costante che per un gas ideale funzione univoca della natura del gas, attraverso y, data da:
K= fY. (-2-)2~;~1)
y+J
(3.7)
La (3.5) non pu quindi essere usata nel caso di una macchina bialbero, in cui il numero
di giri del compressore (o di una sua sezione) pu va riare liberamente, n nel caso 'mechanical-drive', in cui pure il numero di giri variabile. La trattazione svolta in questo capitolo
quindi centrata su turbine monoalbero per generazione elettrica, le pi diffuse in ambito
industriale. Le considerazioni che svolgeremo nel seguito dovrebbero tuttavia poter fornire
gli elementi per affrontare anche problemi pi complessi relativi ad altre configurazioni,
nota per esempio le curve caratteristiche del compressore a diversi numeri di giri.
In caso di variazioni sostanziali del rapporto di espansione della turbina (P;n,T/Pex) si
pu ricorrere alla legge dell' "ellisse di Stodola", applicabile a turbine multistadio:
P in ,t 'Ant
pB
) 2
Pin,t -PB
3.18
sulla valvola di ammissione del combustibile in funzione di una grandezza fisica che
si intende controllare. La seguente relazione (3.8):
Tin,t
=cast.
(3.8)
ci dice, per esempio, che il sistema di controllo, qualora sia richiesta la massima
potenza, agisce in modo da mantenere costante la temperatura di ingresso in turbina, al fine di salvaguardare il rendimento e la potenza della macchina. E' solo una
delle possibili logiche di intervento (altre potrebbero mantenere costant e la temperatura di uscita dalla turbina (TOT) o un'altra temperatura intermedia nella t urbina), ma quella che fornirebbe i migliori risultati in termini di prestazioni, olt re ad
consentire un'elaborazione pi semplice ai fini della nostra trattazione. La (3.8) non
comunque rigorosamente seguita nelle macchine reali, poich non tecnicamente fattibile una misura diretta della temperatura all'uscita del combustore, visti i
suoi valori molto elevati. La misurazione di TIT viene effettuata in maniera indiretta, acquisendo per esempio la TOT o una temperatura intermedia e risalendo alla
TIT sulla base del rapporto di compressione: vista la presenza del raffreddamento
e di altri fattori secondari l'operazione non rigorosa, ma la (3 .8) pu essere accettata quanto meno da un punto di vista concettuale.
Chiarite le regole base, andiamo a considerare gli effetti dei diversi fattori
che influenzano le prestazioni di una turbina a gas.
- Perdite allo scarico (Llpex): nelle ipotesi della (3.5) e (3.6), la portata volumetrica e massica della macchina restano invariate, non avendo Llpex alcuna influenza
sul compressore; alla luce della (3.6) rester invariata pure la pressione di ingresso
in turbina (Pin,t). Varier invece la pressione di scarico dalla turbina, da Pamb a
pamb+Llpex, e quindi il lavoro della turbina . Se Llpex piccolo, si pu supporre che il
lavoro di espansione ideale sottratto sia pari a VexLlpe/ : la perdita di potenza della
macchina pu allora essere scritta come:
fl.p
fl.W = ry G V ex fl.pe.t = 1J G Rg Te.t ' ~
(3.9)
P amb
dove con 11 indichiamo il prodotto dei rendimenti isoentropico, meccanico ed elettrico della turbina . A LlW corrisponde una diminuzione del rendimento, restando inalterate le condizioni di lavoro del combustore e quindi il consumo di combustibile.
Ci vero se il volume specifico resta costante nell'espansione t ra Pamb+ llpex e Pamb, approssimazione pi che ragionevole per i valori normali di Llpex (tra l e 3+4 kPa).
-. -
:::
3.19
v =VISO
_2__= V;,.JSO=
G1s0
V ;,
= ]-
~P;11
Pamb
(3. 10)
(b)
(c)
fattori
Si noti che la (3.6), determinando la pressione massima del ciclo in funzione della
portata massica (che a sua volta imposta dalla legge del compressore, eq.3.5),
impone di fatto il rapporto di compressione del ciclo. Ai fini della (3.10), si ricordi
che la perdita di pressione una trasformazione isoenta lpica e quindi, con gas ideale, isoterma. Una perdita all'aspirazione ha quindi un duplice effetto sulla potenza sviluppata dalla macchina (voci a e b: minor portata e minor lavoro di espansione), ma il rendimento penalizzato solo dall'effetto descritto in (b) .
Sia nel caso di Llp;n che di Llpex bisogna infine tener conto di un aumento apprezzabile ma contenuto (pochi gradi) della temperatura dei gas scaricati della turbina, qualora il sistema di regolazione sia effettivamente a TIT costante, a causa
del minor rapporto di espansione della turbina.
3.20
La portata massica elaborata dal ciclo varia sempre in accordo con il volume
specifico, quindi in modo inversamente proporzionale alla temperatura assoluta. Si tratta di variazioni importanti: ad esempio, da -5C a +30C, escursione stagionale del tutto normale in climi temperati, la variazione di volume
specifico, quindi di portata, quindi in prima approssimazione di potenza,
del 12% circa.
La pressione massima e il rapporto di compressione diminuiscono per effetto
della minore portata massica (eq.3 .6), qualora la temperatura ambiente
aumenti. A pari TIT ci giustifica un aumento di TOT.
Per ci che riguarda gli effetti sul ciclo in termini specifici alla massa, si pu
genericamente osservare che un aumento di temperatura ambiente ha l'effetto di avvicinare la temperatura media di compressione a quella di espa nsione, con conseguente diminuzione del lavoro specifico e del rendimento,
anche se il calore introdotto diminuisce per effetto della aumentata temperatura di fine compressione.
A titolo di esempio la fig.3 .9 riporta le curve di prestazioni (potenza, consumo specifico, portata e t emperatura dei gas di scarico) di due modelli specifici di tu rbina a
gas al variare della t emperatura ambiente. La prima macchina (un modello industriale monoalbero) mostra andamenti in pieno accordo con le linee di tendenza
sopra riportate. La seconda (una aero-derivative bialbero), a dimostrazione delle
singolarit dei modelli, ripete tali andamenti sino a una temperat ura di -soc, al di
sotto della quale intervengono limitazioni strutturali sulla potenza sv iluppata e sul
numero di giri del generatore di gas che rendono necessaria una diminuzione di
TIT, riducendo la portata di combustibile, bene evidenziata dal crollo di TOT.
La fig.3.9 mostra che la diminuzione di potenza all'aumentare della temperatura ambiente assai marcata, arrivando per esempio gi al 10% a 30-;-35C. L'impatto economico, in termini di mancata produzione nel periodo estivo, pu essere
rilevante, t enendo conto che maggiori richieste di elettricit sulla rete elettrica di
molti paesi (compresa l'Italia) sono proprio concentrate nelle giornate pi calde . In
molti casi pu essere utile ricorrere a un sistema di raffrescamento dell 'aria aspirata, che si pu realizzare in pi modi:
l. Con una umidificazione evaporativa dell'aria, ottenuta spruzzando acqua
a monte del compressore: la temperatura all'aspirazione tende ad avvicinarsi a
quella del bulbo umido, che, qualora l'umidit relativa sia bassa, notevolmente
inferiore a quella del bulbo secco (es: da 30C con 40% di umidit a 20C alla saturazione); una soluzione economica ma di efficacia limitata in molte condizioni
ambientali. Vanno comunque tenuti in conto il consumo di acqua e la possibilit di
trascinamento di gocce verso il compressore, con effetti di erosione .
2. Con un frigorifero ad assorbimento, che utilizza come sorgente calda i
gas di scarico della turbina: una soluzione molto attraente in termini di prestazioni, ma a costo di impianto piuttosto elevato. Il recupero termico relativo alla forn itura di calore all'assorbitore non preclude altre e pi importanti operazioni di recu-
combinati
3.21
15
pero termico Si ricordi
per che la produzione di
10
potenza viene leggermente
::li?
penalizzata (tutto l'anno) o
dalle perdite di carico addi- <li' 5
c
zionali causate dallo scam- o
'i'i o ............
biatore di raffrescamento I1J
dell'aria in aspirazione e da c
I1J
Consumo
quello per il recupero ter- > -5
specifico
mico. L'impianto compren -10
der, oltre a detti scambiatori e alle unit frigorifere,
-15
delle torri evaporative di
15
30 u
discreta potenza per lo ::li?
o
o
--+------+--.'----1
20 I1J
11J'10
smaltimento del calore pro- .....
':::1
I1J
dotto dai frigoriferi ad as.....
t: 5
10 ~
sorbimento (con relativi
o
<li
0..
a.
consumi di acqua).
<li
o <li
E
c o
3. Con un frigorifero a
o
.....
compressione: il suo con- 'i'i
I1J -5
~~--+---r-~~~~~-10
~
sumo elettrico per da c
o
I1J
detrarsi al guadagno di po'i'i
> -10
-if------"1 -20 ~
tenza. L'effetto netto cergas scarico
I1J
tamente positivo in termini
-15 LL-~---L--J---L---~--~-30 >
di potenza (l'incremento di
-20
-10
o
10
20
30
40
potenza della turbina a gas
Temperatu ra ambiente, C
2-2.5 volte superiore al
consumo di potenza del Fig.3.9: Variazione di potenza elettrica, consumo
ciclo frigorifero) ma di- specifico, portata e temperatura dei gas di scarico in
scutibile in termini di ren- funzione della temperatura ambiente, a pieno carico,
dimento
(solitamente
il di una turbina industriale (linea continua) e di una
rendimento al netto del aero-derivative bialbero (linea tratteggiata:).
consumo del compressore
diminuisce leggermente). E' una soluzione meno perseguita nella pratica.
recu-
3.22
rendimento. I fattori che determinano tali scadimenti sono riconducibili a sporcamento (fouling) e a usura o micro-danneggiamento ("ageing" o invecchiamento) :
3.5
'
3.23
tamento delle pale statoriche (VGV: variable guide vanes). Cos facendo si
restringe, al diminuire della portata, la sezione di passaggio dell'aria, mantenendo sostanzialmente inalterata la velocit assoluta del fluido a diverse
portate: ci consente di non modificare il triangolo delle velocit all'ingresso
del rotore, e in particolare l'angolo di incidenza sulla pala, che determinerebbe lo stalla. Operando sulle VGV si ottengono curve caratteristiche come
quelle di fig.2.4, che risolvono brillantemente il problema di regolazione fino
al 50-70% della portata. Questa modalit ampiamente utilizzata.
Regolazione con valvola di laminazione all'aspirazione: introducendo
una perdita di pressione all'aspirazione si pu diminuire la portata massica
lasciando inalterata la portata volumetrica. Essendo quest'ultima a determinare le velocit del fluido nella macchina e quindi l'insorgenza dello stalla, il
sistema efficiente ai fini della regolazione ma la perdita di carico, operazione dissipativa, si paga in termini di rendimento come descritto in 3.4.1. Per
questo motivo, insieme alla difficolt pratica di realizzare tale regolazione
con le grandi portate d'aria in gioco, un sistema di scarsa diffusione.
Regolazione del numero di giri: laddove applicabile (turbine bialbero, con
generatore di gas operante senza collegamento meccanico con la turbina di
potenza, o macchine accoppiate ad utilizzatori a giri variabili) rappresenta la
soluzione preferibile, in quanto non dissipativa, permettendo grande flessibilit nella regolazione di potenza. Sono solitamente presenti le VGV con la
funzione di elemento regolatore del numero di giri del generatore di gas.
Tutti i sistemi citati vanno comunque integrati con una regolazione della portata del
combustibile, spesso operata in modo da mantenere la temperatura all'ingresso o
3.24
allo scarico della turbina costante. Tutti i tre sistemi citati presentano un lim ite tecnico inferiore, cio non sono in grado di regolare la macchina al di sotto di una certa soglia di potenza, al di sotto della quale necessario intervenire diminuendo la
temperatura di fiamma.
L'andamento effettivo della regolazione tipica di una turbina a gas evidenziato in fig.3.11 . Si denotano due diversi andamenti:
Dal 50 al 100% della potenza la regolazione effettuata con le VGV, che determinano la diminuzione lineare di portata di aria. Nella macchina in esame,
la TOT mantenuta costante dal sistema di regolazione del combustibile; il
rapporto di compressione diminuisce, poich la pressione massima del ciclo
segue la diminuzione della portata massica (eq.3.6); a pari TOT e minor~ la
TIT automaticamente diminuisce.
Dal 50% a zero, si opera a VGV pi chiuse possibile, a portata massica di aria costante, variando l'afflusso di combustibile e quindi la TIT e la TOT: la
diminuzione di rendimento si fa man mano pi vistosa.
La perdita di rendimento
del ciclo comunque significativa anche nella zona di
regolazione delle VGV : al J2.
50% di carico il rendimento
(!)~ 90
sceso all' 80% di quello
c
o
no mi naie nell'es e m pio di N 80 1--- - ii---,/---- A - - - l-?9""'- d - - - - f - - - - l
fig.3.10
(si
riscontrano .~
spesso valori pi sfavorevo- ~ 70 F-----~F-7'--i---";;~--li) . Per confronto, le centrali
a vapore hanno cali di rendimento pi contenuti (al
50% le variazioni sono in
genere molto limitate, di
pochi percento): non si pu
quindi afferma re che la tur- ]2. 100 r----j---j-----t----::::::::t=-=--t- -..,
bina a gas sia una ma c~ 80 t------1-----1~~--..t----t---+----;
china particolarmente adato
ta ad operare in modo effi- N 60 1----l--:;;~-l-ro
ciente a carico parziale. i:
IU 40 1---~----t----t----t---+----;
Resta per vero che le va- >
riazioni di carico possono
20 t---.~-+--- t----+----t----+----t
essere effettuate in tempi
estremamente brevi, per la
120
20
40
60
80
100
mancanza
delle elevate
Potenza
elettrica,
%
inerzie termiche tipiche dei
cicli a vapore. La flessibilit Fig.3.11: Prestazioni fondamentali di una turbina a
delle turbine a gas negli gas industriale in regolazione di potenza.
impieghi di picco quindi
determinata non tanto dalle prestazioni termodinamiche ma principalmente dalla
velocit di risposta alla variazione dei carichi.
3.25
ciente a fornire un certo rapporto di compressione, nel rispetto dei limiti di stalla
dello stesso (ovvero con le valvole anti-pompaggio aperte) . Raggiunta tale velocit
viene accesa la fiamma, a regime minimo, in modo che la macchina raggiunga la
condizione di autosostentamento, ovvero che la turbina produca abbastanza potenza da trascinare il compressore. A questo punto, disinserendo il motore di lancio, si aumenta la portata di combustibile fino a portare la macchina alla velocit di
sincronismo, chiudendo nel contempo le valvole anti-pompaggio: la macchina ora
pronta a prendere carico. Questa operazione, normalmente gestita in modo del
tutto automatico dal sistema di controllo, prevede delle rampe di carico compatibili
con gli stress meccanici e termici del sistema. I tempi sono notev olment e ridotti
per le turbine aero-derivative (pochissimi minuti negli avviamenti a caldo fino al
carico massimo, e non pi di una decina per avviamenti a freddo) , ma si dilatano
per grandi macchine industriali, senza tuttavia superare i 20-30 minuti negli avviamenti a freddo : si tratta comunque di tempi ridottissimi rispetto alle centrali a
vapore, che nelle partenze a freddo richiedono diverse ore.
La necessit di un motore di lancio (con una potenza indicativamente del
5+10% di quella della macchina) pone una problematica particolare nel caso si voglia prevedere l'avviamento anche in assenza di tensione sulla rete elettrica
(''black-start"). Se questo requisito non essenziale, sufficiente prevedere un
motore elettrico di lancio o, per una turbina monoa lbero, utilizzare il generatore
elettrico in funzione di motore, con gli opportuni accorgimenti di carattere elettrico.
Se l'indipendenza dalla rete elettrica invece importante, la problematica pi
complessa perch l'energia necessaria per l'avviamento notevole e un semplice
accumulo elettrico con batterie elettrochimich e potrebbe risultare di grandi costi e
ingombri. Le soluzioni trovate sono disparate e vanno dai motori alternativi a turbi ne azionate ad aria compressa preventivamente accumulata; nelle centrali di compressione dei gasdotti, si aziona addirittura la turbina di lancio col gas naturale prelevato dal gasdotto in pressione. Senza entrare in ulteriori dettagli, si ricordi comunque che tale problematica comporta soluzioni impiantistiche di non indifferente
complessit .
Come ultimo argomento di questo capitolo, merita un breve cenno la problematica della compressione del gas naturale per l'alimentazione della macchina . Infatti il gas deve essere disponibile alla pressione massima del ciclo, pi un
30-50% necessario a vincere le perdite di carico delle valvole di intercettazione e di
regolazione e degli ugelli del combustore : pertanto assai probabile che le specifiche richiedano una pressione del gas tra i 20 e i 30 bar (e anche pi, in relazione al
13 della macchina: fino a 40-45 per le grandi turbine aero- derivative). Una simile
pressione non in genere garantita nelle normali reti di distribuzione che potrebbero alimentare impianti di piccola e media potenza (il problema non si pone per i
grandi cicli combinati da molte centinaia di MW, sempre collegati alle grandi dorsali
di distribuzione del gas con pressioni attorno a 70 bar). Se la pressione non sufficiente (o comunque non v i garanzia che lo sia), indispensabile prevedere un
sistema di compressione del gas dalla pressione minima garantita nel gasdotto a
quella richiesta dalla turbina a gas. Ci si realizza con macchine in genere alternative a uno o due stadi, che costituiscono un costo addizionale di un certo peso, in
relazione alle notevolissime problematiche di sicurezza ad esse connesse (sistemi
anti-incendio e anti- esplosione, controllo e detenzione delle fughe, sistemazione in
edificio isolato e ben aerato, etc.), oltre a consumare una frazione non grande ma
nemmeno trascurabile della potenza prodotta (vedi fig.3.5).
4.1
Capitolo 4
I CICLI COMBINATI
4.2
D.s ) = Q (l - __!j)_)
!!J.h
av
!!J.h/D.s
(4.1)
combinati
! saranno
semplice
n:Jortante
a ore dal-
~o viene
li diretta(:estinata
D'l postfatta tra
1- 'lOVO (il
risultar un im,poste
(4.2)
che nel caso particolare di un gas a calore specifico costante diventa:
7l
I_
rev
TO
[ c P . (T - To)
I _ To
T mi
_ T- To )
T mi- In T
c P In (TITo)
(4.3)
TO
D""'lbinae dispo~rae il
p,ozzo di
ia'llente
reversiriabile e
ersibirrrente
e 'l'am-
lte.
4.3
ry,=-Q ; 77!! =
W - ; ry, = rylf
av
(4.4)
7lrev
rev
E' importante sottolineare come 1']1 cos definito sia profondamente diverso dal rendimento del ciclo bottoming (I'J), inteso come rapporto tra lavoro e calore entrante
nel ciclo (Q;n): infatti un generico ciclo reale non sar in grado di recuperare tutto il
calore disponibile nella corrente gassosa, cio non riuscir a raffreddare i gas fino a
To e risulter perci Q;n<Qav. Pertanto:
TJr= -
Qav
w Q
___
m =
Qin
TJ X=
T/ree
(4.5)
Qav
LlsA, che riguarda lo scambio termico a L'lT finiti tra il gas e il fluido in evaporazione: tale Lls presente anche impiegando uno scambiatore di superficie
4.4
infinita, nel quale uno solo dei L'lT terminali sarebbe nullo;
L'lss, che causato dal mancato raffreddamento dei gas fino a To: anche nel
caso di ciclo ideale, il recupero del calore limitato a Te, temperatura a cui i
gas devono essere rilasciati all'ambiente producendo appunto Llss.
per Te=T il rendimento del ciclo sar elevat o (1-To/ T) ma il calore recuperato sar
nullo Cx=O), per cui LlsA risulter nullo e
LlsB massimo,
(ii) per Te=To si recuperer tutto il calore
(x= l nell'ipotesi di scambiatore infinito),
ma il ciclo avr rendiment o nullo lavorando con LlT nullo (LlsA=max., L'lss=O).
E' quindi ovvio che esister un valore di Te che Fig.4.3: Ciclo di Carnot sottoporende massimo I"Jrec; la sua ricerca pu costitu- sto a una corrente gassosa: sono
re un utile esercizio. Supponendo di operare presenti due trasferimenti di calocon una corrente gassosa a Cp costante, facile re fortemente irreversibili.
calcolare, con riferimento a fig.4.3, i due lls
sopra citati, considerando l'aumento di entropia del componente che riceve calore
(il fluido del ciclo in LlsA e l'ambiente in L'lss) e la diminuzione di ent ropia del gas
che cede calore. La situazione di ottimo rendimento sar que lla che rende min ima
la somma dei due lls, ossia ne annulla la derivata rispetto a Te. Perci:
lsA =
c p (I'- T eJ
-cpln Te
Te
c p (Te- To)
Te
l s B =
c . 1n To
P
To
(4 .6)
Te 1 - ln(-
T T e]
l'!.s A +I'!.sB =cp [ - T - 1+-)
Te
To
Te T o
(ls A +I'!.sB ) =c ( - .!_+ }_)=O ~ Te=JT To
P
T i To
8T e
Anche nella situazione ottimale, il rendimento di recupero risulta fortemente penalizzato rispetto a quello ottenibile con un ciclo reversibile (ftg.4.2) . Per esempio,
supponendo T=500C (773.15 K) e To= l5C (288 .15 K), dalla (4.6) si ha
Te= 198.85C (472 K), da cui:
'7 = 1- T o = 0.3895 ; x= T- T e
Te
T-To
'7rev= 1- To
T ml
= 0.4136
0.6209 ;
l] ree= l]
X = 0. 2419
(4.7)
Il ciclo di Carnot, seppure internamente reversibi le, non una soluzione soddisfa-
tr1binati
IChe nel
! a cui i
_Te
4.5
cente per il recupero termico da corrente gassosa. La situazione pu essere migliorata ponendo due o pi cicli di Carnot in serie rispetto al flusso gassoso
(fig.4.4), ovvero impiegando un ciclo ad alta temperatura laddove i gas sono pi
caldi e sfruttando il gas ancora ricco di energia termica con un secondo ciclo a
temperatura pi contenuta (e poi eventualmente con un terzo e cos via). Il miglioramento evidente se si pensa alla diminuzione delle irreversibilit nello scambio
termico e nella dispersione del gas all'ambiente, qualitativamente visualizzate in
fig.4.4 e valutabili in analogia con le prime due righe del l'eq.4 .6 . Al tendere a infinito del numero di cicli in serie si tender asintoticamente al rendimento del ciclo
reversibile. Dal punto di vista numerico, con una procedura del tutto analoga a
quella svolta in eq.4.6, possibile ricavare le temperature di evaporazione ottimali
e il conseguente rendimento di recupero. Per il caso con due cicli di Carnot in serie
si ottengono, sempre per gas a Cp costante, i seguenti risultati :
ottopor: sono
r;; calo-
(4.8)
calore
lel gas
nnima
CICLO IDEALE
A DUE LIVELLI
CICLO IDEALE
A PIU' LIVELLI
penarnpio,
si ha
c:Sfa-
4.6
gassosa , le due fasi a temperatura variabile possono costituire un vantaggio risp etto alla schematizzazione del ciclo di Carnot se la caldaia a recupero ha una disposizione in controcorrente. Infatti, data una certa temperatura di evaporazione, il preriscaldamento del liquido pu contribuire in modo significativo a ridu rre ulteriormente la temperatura del gas prima di sca rica rlo in ambiente, e quindi acquisire
calore entrante che altrimenti non sarebbe recuperato. D'altra parte il surriscaldamento aumenta il livello t ermico di introduzione del calore, rispetto
all'evaporazione. Approfondiremo meglio questi aspetti nel Cap.4.2; vale tutta via la
pena di sottolineare che il problema di determinare una temperatura di evaporazione ottimale per il recupero non viene alterato, al meno concettualmente, da queste differenze. In altre pa role, mentre nel ciclo di una centrale a vapore la pressio1
ne superiore non ha un massimo termodinamico ( solo limitata da problemi tecnologici ed economici), in un ciclo a recupero esiste una pressione di evaporazione ottimale determinata da soli motivi termodinamici, in funzione della
temperatura iniziale dei gas. Ci costituisce una fondamenta le differenza tra i cicli a
recupero e quelli di una centrale con caldaia a combustione.
La rea lizzazione di due o pi cicli posti in serie rispetto ai gas di scarico
otten ibile con un ciclo a vapore a pi pressioni (o livelli) di evaporazione (ciclo multi-livelli), il cui assetto reale sar discusso in dettaglio al Cap .4.2.
Il ciclo a vapore d'acqua a un singolo livello di pressione non si presta invece
ad approssimare il ciclo reversibile individuato da fig.4. 2, proprio perch esso presenta, a pressioni subcritiche, un'importante quota di calore introdotto a t emperatura costante nella fase di eva porazione isotermo-barica. E' v ero che il peso di tale
fase diminuisce all'avvicinarsi alla pressione critica e scompare se si passa a condizioni supercritiche, ma, difficolt tecnologiche a parte, la t emperat ura critica dell'acqua (374. l5C) troppo elevata per consentire un buon raffreddamento di gas
di scarico a 450+600C, il campo t ipico delle t urbine a gas (fig.4.5, a sinistra).
Fluido con temperatura
critica alta (es:acqua):
Raffreddamento del gas
insufficiente
u~
i
s
Fig.4.5 : Recupero termico da corrente gassosa con ciclo ipercritico: occorre che la
temperatura critica del fluido sia sufficientemente bassa per consentire un buon
raffreddamento del gas.
1
Ammesso che l'aumento di pressione sia accompagnato da un adeguato livello della temperatura massima del vapore surr iscaldato e/o da un numero appropriato di risurriscaldam enti, in modo da cont enere la presenza di liquido nella parte fina le dell'espansione nella
turbina a vapore ( le goccioline di liquido comportano ril evanti effett i di erosione sulle pale di
bassa pressione, nonch una sensibile perdita di rendimento).
r combinati
scarico
ddo mul~ i nvece
r;::;.
4.7
Un ciclo a vapore, che condensi a temperatura costante, ma con una evaporazione a pressioni fortemente ipercritiche: in tal caso, scompare il cambiamento di fase isotermo, e il calore viene interamente introdotto a temperatura variabile (fig.4.5 a destra); ci implica, come gi detto, il ricorso a fluidi
diversi dall'acqua e l'adozione di pressioni operative molto elevate, con conseguenti problemi di costo e/o di sicurezza. Un fluido adatto a tale scopo potrebbe essere l'ammoniaca, con una temperatura critica di 132.4C. Comunque, anche lungo un'isobara ipercritica il calore specifico varia in modo importante tra la fase liquida e quella vapore, mentre il calore specifico dei gas
combusti subisce variazioni di scarso rilievo: pertanto non comunque possibile effettuare uno scambio termico con differenze di temperatura limitate
in tutta la trasformazione, allontanandosi dalla condizione di idealit.
Un ciclo a gas con compressione isoterma, riscaldamento isobaro ed espansione adiabatica (noto come "air bottoming cycle"- fig.4 .6): come noto la
compressione isoterma pu essere solo approssimata mediante una compressione fortemente inter-refrigerata, allontanandosi ancora dall'idealit.
L'ostacolo maggiore a questa soluzione consiste tuttavia nell'enorme sensibilit dei cicli a gas operanti a basse temperature ai rendimenti delle macchine, come gi sottolineato al Cap.l:
nella pratica tale ciclo diviene scarsamente efficiente e per nulla comAir
petitivo con i cicli a vapore d'acq ua.
Bottoming
re che la
L.n buon
(4.9)
4.8
Nella (4.9) con I")GT si intende il rendimento netto della turbin a a gas e con ~si intende la potenza t ermica dispersa in fonti diverse dai gas di scarico (perdite elettriche, termiche, meccaniche, etc.) rispetto alla potenza termica entrante con il combustibile. Pertanto il termine ( 1-I")GT -~) ha il significato di potenza termica disponibile nei gas di scarico, sempre rispetto alla potenza sviluppata dalla combustione . Se
prend iamo come riferimento la turbina a gas (reale!) descrit ta in fig.3. 1, per questa si ha I")GT=0.3555 e ~=0 .0144; con gas allo scarico a 599.7C e To= 15C si otti ene l")cc=0.6415 con un ciclo a recupero reversibil e (eq.4.3 e 4 .9 con I"Jrec= I"Jrev) e
l")cc=0.5693 con un ciclo di Carnot a due livelli (I"Jrec da eq.4.8 - i calcoli sono comunque approssimati perch non tengono conto della variazione del Cp del gas con
la temperatura). Tali valori di rendimento, seppure per ora solo indicativi in quanto
basati su cicli a recupe ro ideali (ma su un turbogas reale), spiegano i motivi di interesse per il ciclo combinato come soluzione per ottenere livelli di efficienza nettamente superiori a quelli degli impianti a vapore. Tutto ci possibile senza modificare in alcun modo la macchina principale, cio la turbina a gas, gi
sviluppata per l'uso in ciclo semplice (modifiche che sarebbero invece pesantemente richieste dai cicli pi complessi che andremo a considerare nel Cap.S), ma solo
aggiungendo dei componenti tecnologicamente ben noti essendo derivati dalla pratica pluri-decenna le degli impianti a vapore.
combinati
si
inelettriil comnibi-
e. Se
per quesi ot-
4.9
damento del liquido per recuperare una quota ulteriore di calore dai gas: per questo motivo lo scambiatore relativo viene chiamato "economizzator e" (in analogia
con le cald aie a combustione) .
La possibilit di preriscaldare il liquido sfruttando il contenuto termico 1 altrimenti irrecuperabile, del gas uscente dalla sezione di evaporazione ci fa capire come la pratica degli spillamenti rigenerativi, ampiamente utilizzata nei cicli a vapore
convenzionali, sia solo controproducente nei cicli a recupero: essa comporterebbe
Turbina
a gas
Surriscaldatore
vapore
della
no forse
e alla dir ei modo
Fig.4. 7: Ciclo combinato unfired a singola evaporazione. Nello schema della caldaia a recupero sono indicate le tre sezioni di scambio termico.
so o ~----~----~----~------~----
t.T approach -point!
J. . . .. ,/
/;i]~cy et; j _
____ __________J.. . . . . .
~'l~
~rr~
ro
~ Joo :
T
~ 200 ........ ________;___________ i
~
w
1-
'
:
ctO'cyl'l :
'
:
;...
t.T subcoolinlf'
' \ //
' : ......,:;::t-:__________::-..
:
t.T pi nc~.~'.p. oi nt
-':' - - - - i
~IJto;~~ r~
e v,aporazl<~m _e
surri$ca ld amE;!nto
100
-./
---: .-
:
_l/
-----------------r----------------r-----------------;---------------J------- ------pr~riscalda:mento
0 ~~--~--~--~~--~--~--~~--~
20
40
60
80
100
::r eriscal-
Fig.4.8: Diagramma del recupero termico in una caldaia a recupero monolivello: sono evidenziati i punti in cui la differenza di temperatura di maggior importanza per il dimensionamento degli scambiatori.
4.10
G v = Gg c p. g [T g.in - (T e + ~T pp)} ~
11he+ 11hsH
(4.10)
La Tab.4.1 m ostra l'influenza dei tre t.T in discussione su un ciclo a recupero a singola pressione adatto ad operare a seguito della t urbina a gas di fig.3.5. Si noti
come le variazioni della potenza sviluppata dal ciclo a recupero siano piuttost o importanti, specie per ci che riguarda il t.T di pinch-point, sebbene le variazioni considerate siano di entit limitata rispetto Ji valori valori pi comunemente usati nella
pratica e a dottati come riferimento. E' importante sottolineare che la riduzione di
t.Tpp (ma anche di t.Tap e L':.Tse), consigliato dalla ricerca delle migliori prestazioni
termodinamiche, richiede l'adozione di superfici di scambio sempre pi generose
(espresse in termini di UA in Tab.4.1: l'incremento quasi del 20 % passando da
10C a 5C): infatti t.Tpp altri non che uno dei due t.T terminali (il pi importante)
nella formulazione dell' LMTD dell'evaporatore. A un aumento della superficie corrisponde un aumento, con buona approssimazione proporzionale, del costo iniziale
della caldaia a recupero. La determinazione del valore pi conveniente di t.Tpp (come peraltro di t.Tap) quindi un tipico problema di ottimizzazione tecnicoeconomica, che svolgeremo a livello di esercizio in 4 .2.2.
4.11
5c
2oc
5oc
oc
20c
66.52
65.66
64.46
62 .62
66.46
64.03
( +2.0%) (-4.0%) (+0.7%) (-1.1 % ) (+1.9%) (-1.8%)
67.19
68 .49
64.58
66.32
68.70
68.44
66.00
147.0
140.5
160.1
148.0
145.3
140.7
153.0
UA, kW/K
3349
3971
2670
3496
3266
3742
3129
Le variazioni della potenza sviluppata, e quindi anche del rendimento di recupero del ciclo bottomer, sono facilmente comprensibili anche in termini di analisi
entropica : l'aumento dei LH dello scambio termico infatti una delle pi classiche
ca use di irreversibilit.
Dal punto di vista costruttivo e morfologico, una caldaia a recupero profondamente diversa da una caldaia a combustione (si veda, per queste ultime,
l'Appendice A4). Il punto centrale, a cui sono riconducibili tutte le differenze, che
nella caldaia a recupero non sono mai presenti zone in cui i gas combusti si trovano
a temperature particolarmente elevate. Infatti la temperatura massima imposta
dalle condizioni del gas uscente dalla turbina a gas (non pi di 600C). Al contrario,
in una caldaia a combustione la zona della fiamma supera abbondantemente i
2000C: in tali zone il meccanismo di scambio termico principalment e controllato
dall'irraggiamento piuttosto che dalla convenzione, con flussi termici particolarmente elevati. Pertanto, in una caldaia a combustione, grande attenzione deve essere
posta a m antenere le tubazioni in condizioni termiche m olto ben controll ate (cio a
una t emperatura molto pi vicina a quella del v apore che a quella del gas combusto), pena la rottura fis ica dei tubi. Essendo questo problema di rilevanza molto
minore in una caldaia a recu pero, div iene possibile :
datore a contatto con i gas a temperatura pi elevata (in una caldaia a combustione il surriscaldatore deve restare "nascosto" alla zona di fiamma, che
irraggia solo i tubi bollitori pi facili da controllare termicamente- app.A4);
realizzare una zona dedicata all'evaporazione con semplici f asci tubieri, in cui
lo scambio termico avviene per con'-tezione, in luogo che con le pareti membranate che circondano la zona di fiamma;
utilizzare, almeno per l'evaporatore e l'economizzatore, tubi alettati che rendono la costru zione assai pi compatta ed economica.
4.12
_!__ = ( - ]- + !__} .
Aint
A ext
kinl
J
Cf kext
(4.11)
Il termine Aext/A;nt (il cui valore pu arrivare anche attorno a 20 per un tubo fortemente alettato) ha un evidente effetto moltiplicativo del la superficie di scambio
utile a pari metri lineari di tubo . L' "efficienza dell'aletta" Er tiene conto dell'effettiva
distribuzione di temperatura lungo l'ascissa radiale dell 'aletta (Er sarebbe pari a l
se l'aletta fosse isoterma a temperatura pari a quella del tubo: il suo valore dipen de dall'altezza, dallo spessore e dalla conducibilit termica del materiale costituente
l'aletta, nonch da kext - per maggiori informazioni e valutazioni numeriche si consultino i testi di scambio termico). L'effetto moltiplicatore della superficie dell'aletta
ha utilit pratica solo se kext notevolmente inferiore a k;nt: questo per, in generale, il caso di tutti gli scambiatori con aria (o gas combusti) a pressione atmosferica a contatto con liquidi o con fluidi in cambio di fase, e quindi anche delle caldaie a
recupero (o per esempio dei condensatori ad aria). Si pensi infatti che l'acqua in
2
evaporazione presenta normalmente coefficienti di scambio di almeno 10 kW/m K,
2
contro valori di 50+100 W/m K dei gas combusti a v elocit normali, per effetto della bassa densit e della ridotta conducibilit termica dei gas.
In questi casi l'impiego di tubi alettati, peraltro non ammissibile nelle caldaie
a combustione perch l'estremit dell'aletta si porterebbe a temperatu.re troppo
elevate, permette enormi risparmi in termini di metri lineari di t ubo utilizzato, abbattendo in maniera drastica i costi e gli ingombri dello scambiatore.
costo di capitale deii'HRSG: il costo degli scambiatori di calore con buona approssimazione proporzionale alla loro superficie (A), una volta stabilita
la tipologia costruttiva dello scambiatore stesso. Noto UA da t ab.4. 2, possibile determinare il costo di investimento deii'HRSG facendo delle ipotesi re alistiche sul valore del coefficiente globale di scambio U (definito in eq.4.11)
e su l costo specifico della sur,erficie dello scambiatore, che supporremo rispettivamente pari a 50 W/m K e a 175 / m 2 Si stabilir poi la quota di tale
investimento da attribuire alla gestione annuale, in modo da poter confrontare dei costi di investimento (sost enuti una sola voJta nella vita
dell'impianto e riportati all'anno di inizio delle operazioni commerciali) con
dei costi di esercizio, che sono invece continuativi nella vita utile. La quota
combinati
4.13
annua di investim ento (che chiameremo CCR- Capitai Charge Rate) pu essere determinata con le regole dell'analisi finanziaria, con procedure pi o
meno complesse che tengono conto (o meno) di diversi fattori: in questo testo supporremo di stabilire un CCR pari al 15%, un valore frequentemente
utilizzato per gli investimenti da parte di societ a capitale privato operanti
2
nel settore della "power generation" ;
costo addizionale di impianto, legato all'aumento della potenza elettrica
che si verifica al diminuire di LlTpp: terr conto delle maggiori dimensioni di
turbina, condensatore, macchinario elettrico, etc. Si ipotizzi un maggior costo in ragione di 350 /kWel: la quota annua sar determinata come prima;
valore dell'elettricit prodotta: la maggior potenza conseguente a una
riduzione di LlTpp comporta un rientro di capitale determinato dal valore del
bene prodotto (elettricit). Ci pu essere visto come "costo della mancata
produzione elettrica" che aumenta con LlTpp rispetto a un valore di riferimento (es : 5C). Esso determinato dal valore dell'elettricit, che realistico
stimare a 50 /MWh (approssimativamente pari al costo medio di produzione nel parco termoelettrico italiano, relativamente alle centrali pi efficienti),
e dal numero annuo di ore di utilizzo dell'impianto, che ne ll'esempio possiamo supporre pari a 7500 ore (generazione di base).
I risultati dell'analisi in tali ipotesi sono riportati in tab.4 .2: il punto ottima le il
minimo della curva ottenuta sommando i tre contributi di costo sopra descritti, che
si ottiene attorno ai 12C. Il valore ottimale di LlTpp dipende ovviamente dalle precedenti assunzioni: per esempio, per un utilizzo di punta o di medio-carico risulterebbero convenienti valori pi generosi di LlTpp, essendo il costo per mancata produzione proporzionale alle ore/anno, mentre la quota capitale ne indipendente
(ad esempio, gi a 6000 ore/anno il valore di LlTpp ottimale si sposta a 15C).
Tab.4.2: Dimensionamento di una caldaia a recupero, riferito a un ciclo a due livelli al seguito della turbina di fig.3.5: andamento delle diverse voci di costo di investimento e di esercizio al variare della differenza di temperatura al pinch-point.
t.T al pinch- point
10
15
72144
74764
73461
UA deii'HRSG, kW/K
6673
5434
4684
1.044
0 .394
0.000
0.138
0 .069
0.000
0.000
0.489
0.983
1.182
0.952
0.983
con
quota
Il valore di CCR del 15% quanto risulta applicando la metodologia "modified acceferated capitai recovery system (MACRS)" (vedi "Technicaf Assessment Guide", EPRI Report
TR102275, Electric Power Researeh Institute, Palo Alto, CA, 1993) con le seguenti assunzioni: t asso di inflazione reale 2%; tasso di attualizzazione: 4.4% sul debito (55%
dell'investimento), 14% sul capitale azionario (45% invest.); vita utile -dell'impianto 30
ann i con zero valore residuo; periodo di ammortamento fiscale 20 anni; aliquota fiscale
38.2%; costi annui d i propriet e assicurazioni: 2% del costo di impianto.
4.14
v2
/'..p=~f; p; t
v2J
fpl
z=l
NR
(4.12)
med
dove NR il numero di ranghi (ovvero delle file di tubi disposte in serie rispetto al fl usso dei fumi) della caldaia. Queste perdite di carico costituiscono
una contropressione all'uscita del turbogas (LlPex) e hanno quindi un'influenza negativa sulla sua potenza, come trattato in 3.4.1.
Si tratter perci di individuare la miglior combinazione tra la citata riduzione del
costo della caldaia e il minor guadagno conseguente alla minor produzione di elettricit causata da Llpex, con processo concettualmente simile a quanto prima esem plificato . Nella pratica progettuale, i valori di LlPex sono compresi tra 2.5 e 3.5 kPa .
Circolazione nell'evaporazione
Un elemento distintivo nelle caldaie a recupero il tipo di circolazione previsto nel banco di evaporazione. Rimandando all'app.A4 (par.A4.2.2) per una discussione generale, le modalit di circolazion'e possono essere di tre tipi (fig.4.9):
combinati
M:o
4.15
una maggior difficolt di controllo delle condizione del vapore nei transitori e
ai carichi parziali. Tuttavia recentemente rinato un certo interesse verso
questa soluzione in virt della maggior velocit di avviamento e di risposta
alla variazione dei carichi, consentita dalla drastica riduzione dell'inerzia termica del sistema (eliminazione dei corpi cilindrici e quindi della massa di liquido presente): queste esigenze sono connesse all'ormai largo impiego di
cicli combinati nelle grandi r~ti elettriche e quindi alla necessit di attenuare
le produzione nei. periodi di basso/medio carico.
A circolazione naturale: la circolazione nell'evaporatore, asservito ad un corpo cilindrico, garantita dalla diversa densit tra il liquido presente nel
down-corner e la miscela di liquido e vapore presente nei tubi bollitori. Per la
semplicit e le capacit auto-regolanti spesso la soluzione preferita.
A circolazione forzata: la circolazione assistita da una pompa che garantisce il controllo della portata nei tubi bollitori. E' la soluzione preferita nelle
caldaie verticali, perch non obbliga a sistemare il corpo cilindrico in posizione sopraelevata rispetto ai tubi bollitori (che sono orizzontali e non possono
fornire con la loro stessa lunghezza il battente necessario alla circolazione).
p.zazione
dei fum i
csversale
infatti esco con la
con con!l'ersale
a veloci~
lklaia, es-
p 2)
vapore al la
turbina
acqua di
alimento
gas
oone del
e di eletta esem-
Attraversamento
forzato
l.5 1<.Pa.
gas
tubi
)
bollitori
(miscela
acquavapore)
gas
Circolazione forzata
Fig .4.9: Schemi concettuali di circolazione del vapore in una caldaia a recupero.
della di-
d" conve-
di caratJO!o, ma,
azioni, di
ali anche
r. e previa discus~):
N1e fisica
KJre pro~ E' la sil: e usata
cli botn;=~o rtano
E' anche da tener presente che i gas presenti nel flusso di vapore sono incondensabili, cio
restano in fase gassosa nel condensatore. Un loro accumulo comprometterebbe il buon
funzionamento del condensatore (la pressione di scarico della turbina risulterebbe pari alla
pressione di condensazione del vapore pi la pressione parziale degli incondensabili present i). Alla rimozione dei gas dal condensatore provvedono solitamente gli eiettori, azionati da
vapore che espandendo "trascina" i gas dal condensatore all'ambiente esterno.
4.16
gasatore ha anche la funzione di scambiatore rigenerativo (a miscela). Come abbiamo visto, tale funzione (fig.4.10a) controproducente in un ciclo combinato: lo
spillamento dalla turbina pu essere eliminato (e con esso la perdita di potenza
relativa) mediante la generazione del vapore richiesto dal degasatore in un banco
di tubi bollitori posti nella caldaia a recupero (fig.4.10b), sfruttando perci il contenuto termico dei gas combusti a bassa temperatura. In molti casi la produzione di
vapore in tale banco di tubi pu essere spinta fino a quantit superiori a quelle necessarie per il degasaggio: l'eccesso di vapore prodotto pu essere inviato alla turbina per ulteriore produzione di potenza . Questa soluzione viene di fatto realizzata
con il cosiddetto "degasatore integrato" (la cui disposizione concettuale rap presentata in fig.4.10c) che unisce la funzione di degasaggio con quella di un corpo
cilindrico per la produzione di vapore di bassa pressione. E' la soluzione maggiormente utilizzata nei recenti cicli combinati, in quanto consente un certo risparmio di
costi rispetto a soluzioni separate e non comporta alcuna penalit di tipo termodinamico. In alcuni schemi impiantistici possibile trovare anche altre soluzioni semplificate (es: utilizzo di vapore saturo proveniente da un corpo cilindrico a pressione
superiore, flash di acqua surriscaldata dall'economizzatore LP).
HRSG
4.17
aspetto non tuttav ia di rili evo negli impianti per sola produzione di elettricit,
perch, come vedremo, conveniente a carichi parziali ridurre il carico della turbina a gas e lasciare "seguire" il ciclo a vapore . Peraltro, la semplicit meccanica del
sistema di by-pass solo apparente, sempre in relazione alle t emperature di esercizio e alle dimensioni delle serrande: si t ratta di un elemento delicato, piuttosto
costoso e spesso fonte di perdite di gas caldi per imperfetta t enuta. Viene quindi
installato solo se dichiaratamente prq;visto dal piano operativo della centrale.
Le seguenti figure 4.11, 4 .12 e 4.13 mostrano alcune sezion i di caldaie a
recupero di cicli combinati, da cui possibile notare diverse soluzioni costruttive,
alcune delle quali diverrann o pi chiare nel proseguimento della lettura .
corpo cilindrico LP
con degasatore integ rato ,
surriscaldatore e
risurriscaldatore
(SH e RH)
evaporatore HP
spazio disponibile per installazione SCR
Fig.4.11: Vista in sezione della caldaia a recupero di un ciclo combinato, con flusso dei gas combusti in senso orizzontale, a tre livelli di pressione, con circolazione
naturale. E' ben visibile il degasatore integrato. Per I'SCR (rimozione catalitica di
NOx) si rimanda al cap. 7.
4.18
camino
principale
..
Fig.4.13: Immagine di due caldaie a recupero di un ciclo combinato (Edison, Marghera), con
flusso del gas in orizzontale. Sono
visibili, nella piattaforma superiore, i corpi cilindrici e il degasatore
integrato.
Turbine a gas
e cicli combinati
4.19
La massima pressione di ammissione generalmente pi contenuta: abbiamo visto come in un ciclo bottomer esista una temperatura di evaporazione
(e quindi una pressione) ottima le dal punto di vista termodinamico, mentre
negli impianti convenzionali l'incremento della pressione sempre favorevole al rendimento, ammesso che ci non esasperi la problematica del liquido
in turbina. Le pressioni massime pi frequentemente riscontrate nei cicli
combinati sono fra 60 e 110 bar (con recentemente qualche applicazione a
140- 170 bar), mentre nei cicli convenziona li usuale il ricorso a pressioni di
250 e talvolta anche di 300- 320 bar. Ci comporta una semplificazione del
sezione di alta pressione.
E' notevolmente diversa la ripartizione delle portate massiche tra i primi e
gli ultimi stadi. Mentre in un ciclo convenzionale la portata diminuisce notevolmente durante l'espansione a causa delle sottrazioni di portata per gli
spillamenti rigenerativi (all'ultimo stadio arriva solo il 55-60% della portata
iniziale), in un ciclo bottomer non solo non vi sono gli spilla menti rigenerativi
ma viene aggiunto vapore proveniente dai livelli di media e bassa pressione,
per cui all'ultimo stadio troviamo il 25-35% di portata in pi rispetto al pri mo (valori tipici di grandi cicli combinati).
Le potenze unitarie sono generalmente inferiori: con le pi grandi turbine a
gas in dustriali la turbina a vapore arriva a 130- 140 MWe ( il do ppio se servita da due tu rbin e a gas, soluzione per piuttosto rara) contro i 600-800
MWe delle grandi centrali a carbone.
Nonostante la minor potenza, la sezione di bassa pressione comunque di
progettazione critica, in v irt della grande portata massica e volu metrica: le
turb in e a vapore per i classici cicli combinati da 400 MWe sono costruite con
un singolo flusso solo adottando le palettature di bassa pressione pi sofisticate (altezze di 42", 45" e persino 48") e per pressioni di condensazione non
particolarmente basse.
Sulla scia dei recenti avanzamenti resi possibili dagli studi di fluidodinamica
computazionale e applicati alle palettature delle turbine a vapore, sono oggi
disponibili disegni di pala particolarmente efficienti, che, uniti al basso carico
fluidodinamica tipico delle turbine a vapore, rendono possibili rendimenti isoentropici molto elevati, fino al 95% per gruppi di stadi di media pressione.
4.2.4 Condensazione
ca!-
4.20
4
Ci causato da due effetti: (i) il maggior rendimento del ciclo combinato (es: 56-58%
contro 42-45%): maggiore la quota dell'energia entrante (combustibile) convertita in
elettricit, minore la quota da scaricare in ambiente; (ii) in un ciclo comb inato una discreta quota di potenza termica dissipata al camino invece che al condensatore: tale
quota pi rileva nte che per un ciclo convenzionale a causa della maggior portata di gas
combusti, imposta da l grande eccesso di aria tipico della combustione nelle t ur bine a gas.
4.21
PAAALLEL FLOW
CONDENSER BUNDLE
4.22
5
cui il ca lore introdotto nel ciclo termodinamico , (ii). L'RH rappresenta ovviamente una complicazione impiantistica e un costo addizionale: il suo impiego molto
diffuso nei cicli combinati di grande potenza (>100 MWe) ma rarissimo nei piccoli
medi impianti (anche per problemi di costo e disponibilit di turbine a vapore adeguate). Analizziamo ora in dettaglio gli schemi di fig.4.15:
Due livelli senza RH (2L): lo schema mostrato include una soluzione con
degasatore integrato, alimentato da acqua preriscaldata in un economizzatore di
bassa pressione. Dopo l'evaporatore LP (seguendo il senso dell'acqua/vapore),
posto l'economizzatore HP e quind i il surriscaldatore LP, che incontra i gas pi caldi
6
consentendo un discreto surriscaldamento del vapore LP L'evaporatore HP poi
seguito dal suo SH, sempre in controcorrente. Lo schema 2L di larga diffusione
nella pratica dei cicli combinati, specie per potenze non elevatissime, rea lizzando
un buon compromesso tra prestazioni termodinamiche e semplicit d'impianto.
Due livelli con RH (2LR): differisce dallo schema precedente perch il vapore viene estratto dalla turbina ad una pressione intermedia per venire nuovamente surriscaldato. Il banco di RH posto in parallelo con I'SH di alta pressione.
La disposizione in parallelo necessaria affinch ambedue le correnti di vapore da
surriscaldare (SH e RH) possano raggiungere i massimi valori di temperatura consentiti dal LlTap con i gas provenienti dalla turbina. Nella realt costruttiva, i fasci
tubieri di SH e RH non sono effettivamente disposti in parallelo, ma, come lascia
intendere la figura, si preferisce alternare i vari ranghi di SH e RH, in modo da evitare fl ussi termici sbilanciati dalle inevitabili disuniformit di velocit e di t emperatura dei gas in senso normale al flusso gassoso. La pressione a cui effettuare l'RH
in modo ottimale per le prestazioni dell'impianto intermedia tra le due pressioni di
generazione del vapore. Lo schema 2LR scarsamente diffuso: infatti se si accettano le complicazioni conseguenti l'adozione dell' RH (andata e ritorno delle t ubazioni di vapore, separazione della turbina in due corpi distinti, maggiori superfici di
scambio), probabile che diventi pure accettabile uno schema a tre livelli.
Tre livelli con RH (3LR): lo schema un'estensione di quello 2LR con
l'aggiunta di una sezione di evaporazione ad una pressione intermedia (IP), la stessa a cui effettuato l'RH. Il vapore proveniente dalla turbina HP viene miscelato
con quello generato nella sezione lP (parzialmente surriscaldato): il flusso risultant e viene risurriscaldato fino ai massimi valori consentiti dai gas di scarico, prima di
t ornare alla turbina. Tale ampio risurriscaldamento, effettuato a una pressione-piuttosto bassa (tra 15 e 30 bar), previene in modo decisivo la formazione di liquido in turbina (problema che affligge i cicli 2L) e conseguentemente permette di
adottare pressioni HP pi elevate, a ulteriore vantaggio del rendimento del ciclo. Si..
pensi infatti che, partendo dalla stessa temperatura massima (ossia TOT-LlTap),
diverso il titolo a fine espansione se questa inizia a 60+90 bar (valori comuni della
pressione massima dei cicli 2L) piuttosto che ai 15+30 a cui viene effettuato l'RH
nei cicli 2LR e 3LR: ci costituisce un punto decisivo a favore dei cicli con RH. Dallo
5
Nel ciclo a recupero esiste sicuramente Jna larga disponibilit di calore a temperatura
piuttosto elevata, che viene assorbito nell 'evaporazione HP (fig.4.8) a livello termico inferiore: l'addizione dell'RH permette di trasferire parte di questo calore al vapore a temperatura
pi elevata, con un conseguente abbattimento delle irreversibilit e aumento del rendimento, in modo del tutto analogo aii'SH.
Qualora si desiderasse surriscaldare al massimo anche il va pore LP, un secondo SH potrebbe essere disposto in parallelo con quello HP: ta le opzione non mai seguita perch la
sua influenza sul rendimento controversa e in ogni caso talmente marginale da non giustificare ulteriori complicazioni dell'assetto
Turbine a gas
e cicli combinati
4.23
s::a soluzione ha avuto ben poco successo, perch, essendo limitata dal problema del liquido
n turbina la massima pressione utilizzabile, non consente l'ottenimento di prestazioni signi'icativamente superiori al pi semplice ed economico schema a due livel li.
4.24
servire una sola turbina a vapore a pi t urbine a gas (fi no a quattro). Lo scopo
ottenere un'evidente economia di scala per ci che riguarda il turboalternatore a .
vapore, con riflessi positivi sulle prestazioni della centrale. Infatti le macchine a
vapore presentano, come ben noto, rendimenti interni sempre crescenti con la loro
dimensione assoluta. In questi casi comunque sempre prevista una singola caldaia a recupero per ogni turbina a gas: le economie di scala risultanti da una loro
unificazione sarebbero irrilevanti rispetto ai costi dei condotti dei gas caldi e delle
serrande necessarie a permettere la fermata di una singola turbina a gas. Quando
invece ogni turbina a gas ha la propria turbina a vapore possibile utilizzare un'unica macchina elettrica, sempre allo scopo di ridurre i costi . In tal caso bisogna
per introdurre un giunto autosincronizzante tra alternatore e turbina a vapore,
affinch quest'ultima non venga trascinata durante l'avviamento del turbogas, operazione che la danneggerebbe in assenza di produzione di vapore.
G.Lozza "Bottoming Steam Cyc/es for Combined Gas-steam Power P/ants: a Theoretica/
Estimation of Steam Turbine Perfo rmance and Cyc!e Ana/ysis" 1 Proceedings of the 1990
ASME Cogen-Turbo Symposium, pp.83- 92, New Orleans, USA, IGTI Voi.S.
4.25
ope-
oar{b)
<c>
rifepe-
10 oc
25 oc
10 oc
538 oc
140 bar
3. 1 bar
15 bar
0.05 bar
15 %
8%
3000 rpm
0.7%
3 kPa
vedi nota 8
98 .5 %
99.5%
1%
24.2 kJ/kg
83 %
90 %
0.5 %
15 oc
1990
4.26
le pressioni ottimali dipendono dalla temperatura dei gas allo scarico della
turbina a gas;
in un ciclo multi-livelli vanno ottimizzate contemporaneamente tutte le varie
pressioni operative del ciclo;
la soluzione non pu essere ricercata con metodi analitici (non fosse altro che
per la sua dipendenza dalle propriet termodinamiche del vapore, inteso come gas reale): essa va ricercata per via numerica, nel caso generale con metodi di ricerca del massimo di funzioni non-lineari multivariabili.
Consideriamo, come esempio applicativo, il problema di ricerca della pressione ottimale per un semplice ciclo monolivello, analizzandone gli aspetti termodinamici
con il metodo dell'analisi entropica. La fig.4.16 riporta le perdite di rendimento, ai
sensi del secondo principio, che si verificano in cicli a recupero al variare della pressione di evaporazione, per due diverse turbine a gas: la prima ad alto rapporto di
compressione (~=30, come da fig.3.5) e la seconda a ~ tipico delle macchine industriali (~=15, fig.3.1) . Le temperature dei gas allo scarico sono assai diverse, rispettivamente 476 e 603C, tenendo conto di una perdita di pressione allo scarico
di 3 kPa. Dall'analisi della fig.4.16 si possono effettuare le seguenti osservazioni :
All'aumentare della pressione del ciclo a recupero, in entrambi i casi diminuiscono le perdite relative allo scambio termico neii'HRSG e aumentano quelle
di scarico dei gas caldi nell'ambiente (come peraltro era gi sfato rilevato impiegando la semplice schematizzazione del ciclo di Carnot).
Le perdite di scarico gas sono ben pi rilevanti nel caso ad alto ~, in quanto il
contenuto exergetico residuo dei gas rilasciati all'ambiente pi importante in
termini percentuali quando la turbina a gas rilascia gas pi freddi (ovvero il
lavoro reversibile da essi estraibile inferiore). Questa voce la principale responsabile del minor rendimento di secondo principio del ciclo a recupero (che
il complemento all'unit della somma delle perdite segnalate in figura) nel
caso a ~=30 rispetto a ~=15.
Le perdite causate dal rendimento non unitario della turbina crescono con la
pressione, in relazione al maggior lavoro svolto.
Le perdite nella condensazione, dovute al LH tra condensazione (32.9C) e
ambiente (15C), sono di una certa importanza nonostante il modesto valore
di tale LlT. Esse t endono a diminuire con l'aumento della pressione di evaporazione, perch diminuisce il calore entrante nel ciclo, ne aumenta il rendimento e quindi diminuisce il calore scaricato al condensatore.
Il valore ottimale della pressione molto diverso nei due casi: circa 20 bar contro
70, a cui corrispondono 212 e 285C. Si noti che l'eq.4.6 applicata ai casi in esame
avrebbe suggerito temperature di evaporazione rispettivamente di 191 e 229C,
entrambe pi basse di quelle effettivamente ottimizzata. Questa discrepanza attribuibile al fatto che la procedura svolta in 4.6 non considerava l'effetto dell'ulteriore recupero termico reso possibile dalla presenza dell'economizzatore. Si pu
tuttavia nota re che l'influenza della pressione sul rendimento di recupero piutto-
'
c.
uc ...."
c
c
~
4.27
sto contenuta: nel caso a 13= 15 per esempio la variazione di l")rr contenuta entro il
2% in tutto il campo tra 40 e 140 bar. Ci consente al progettista del ciclo di scegliere la pressione del ciclo tenendo conto anche di altri fattori (economici, operativi, etc.) senza per questo compromettere in modo significativo il rendimento.
0.6
o
c.
c; 0.5
c
o.6 .--~-~--:-!1~!-_,.---,---,--~~-,
lavoro utile
ottimo
0.5
o.
,_,
..... 0.4
l
l
'
'
'
'
'
l
'
i i y llimoi
e/m/t
0.4
o
......
c
Q)
E 0.3
'O
Q)
L..
0.2
'O
Q)
~
'O
L..
0.1
Q)
Q.
0.0
10
60
40
20
Pressione evaporazione, bar
20
40
60 80 100 140
Pressione evaporazione, bar
Fig.4.16: Analisi entropica di cicli a recupero monolivel/o, al variare della pressione di evaporazione, per due casi con diversa temperatura dei gas.
4.28
quota di
potenza
dissipata
4.29
O
O
D
sc.gas
e/m/t
cond .
UTV
o
.....
-o 35
.....
<V
;::!
-o
"-
<V
CL
hrsg
e/m
O esp .
@l compr.
Il comb.
30
ll
2L
3LR
1L
2L
2LR
3L
3LR
3LRA
0.5256
0.5417
0.5482
0.5451
0.5536
0.5642
0.5963
0.6515
0.6736
0.6628
0.6917
0.7281
133283
109161 119260
123307
121339
126622
125/19.713
140/21.8/3
295/15/3
69.2 124.415.3 123/21/6.8
538
538/312 538/538/31o 538/538/31 1 538/538/321 565/565/345
92.9
92.2/16.1
69.6/22.3
87.5/12!7.3 69.5/16.5/1o 71.9/9.9/8.5
144
84
100
79
85
88
8826
8401
9750
4536
7486
6809
100
0.5182
0.5281
65108
19.4
451
67.8
145
3366
0.5344
0.5959
73461
49.3/3.3
451/248
61.3/19.8
84
5433
0.5393
0.5403
0.6164
0.6206
75990
76512
54.8/15/3.5
70.4115/3
451/451/255 451/451/271
51.6122.7
55/15.6/9.4
101
94
5440
6661
0.5459
0.6438
79375
84.6/15.6/3
451/451/284
43.6/19.4/11
98
6647
n.a.
I rendimenti dei cicli combinati si attestano, nelle ipotesi della tabella, su valori sempre superiori al 50%, pertanto con un salto di qualit decisivo ri spetto ai
cicli semplici, ma anche rispetto ai cicli a vapore tradizionali.
I cicli a recupero sono in grado di utilizzare l'exergia disponibile nei gas di scarico con un rendimento variabile dal 50 al 70% circa .
La progressiva complicazione dello schema d'impianto migliora le prestazioni:
4.30
da rilevare che i cicli 3L offrono vantaggi marginali rispetto a quelli a due livelli (e ci fa intuire come spingere oltre a tre livel li di pressione sia del tutto
superfluo), mentre i cicli 2LR non sono in grado di sfruttare appieno le possibilit offerte dal risurriscaldamento. In pratica pertanto sono rilevanti solo gli
schemi 2L e 3LR, essendo il semplice caso monolivello confinato alle applicazioni in cui non praticabile un raffreddamento completo dei gas (per esempio in macchine che utilizzano combustibili liquidi contenenti zolfo).
Aumentando la sofisticazione del ciclo aumentano le superfici richieste per lo
scambio termico : l'aggravio di costi di impianto tuttavia modesto (si pensi
che I'HRSG completo non pesa per pi del 10-15% nel costo iniziale di un ciclo combinato) e l'aumento di potenza elettrica prodotta , salvo casi particolari, tale da compensare abbondantemente tale aggravio.
L'adozione di condizioni avanzate del vapore importante anche nei cicli a recupero, se i gas di scarico sono a temperature elevate (il caso privo di senso
per la turbina ad alt o ~ dove il limite alla pressione di carattere termodinamico e non economico- impiantistico). Temperature del vapore di 565-590C
sono oggi ritenute tecn ologie collaudata, mentre la pressione supercritica del
caso 3LRA deriva da un'ottimizzazione puramente termodinamica e andrebbe
verificata in termini tecnico-economici.
I rendimenti dei cicli combinati con tu rbi ne a gas moderne e di grande taglia
sono sempre superiori al 50%, a conferma di quanto gi rilevato: il grafico evidenzia l'enorme salto rispetto al ciclo semplice.
L'andamento del rendimento scarsamente influenzato dal rapporto di compressione della t urbina a gas: l'energia termica ad alta temperatura dispersa
allo scarico da un ciclo a basso ~' che penalizza il ciclo semplice, viene qui recuperata in modo molto efficace dal ciclo a vapore (si ricordi peraltro, da
Tab.4.4, che r]n pi alto per gas pi caldi), rivalutando drasticamente le prestazioni del ciclo. Il lavoro specifico cresce al diminuire di ~' in relazione alla
maggior potenza sviluppata dal ciclo a vapore.
E' importante notare che il ~ ottimo in ciclo combinato attorno a 15-20. Ci
spiega uno dei motivi pi importanti per cui le unit heavy-duty sono progettate a ~ notevolmente inferiori di quelli ottimali per il rendimento del ciclo
semplice: esse sono in realt ottimizzate per l'impiego in ciclo combinato, oltre che per l'ottenimento del massimo lavoro specifico e dei minimi costi per
unit di potenza. Nella logica del ciclo combinato infatti insensato operare a
f3 superiori di quello di massimo rendimento, in quanto dim inu isce il lavoro utile che l'l, con un aggravio del costo d'impianto .
L'aumento delle prestazioni delle turbine a gas, passando dalla tecn.B alla A e
~
~~u~rb~in~e~a~g~a~s~e~c~k~h~c~o~m~b~
m~a~t~
i------------------------------------~4.31
0.60
0.55
o 0.50
+J
(L)
E 0.45
'O
(L)
cr::
0.40
0.35
B=36 ~
G
3_0 24 1:8 15
u till:t~
~
l~.~
J
l
~
:
:
~/ :
:
................!......... ........~ ..............! peli combinati, t~cn .B
9. - .-.
mu
1.. ...
~=36 30i
1
.
3 3
4
.! .:== _Q...i4..
-[2 ............[ Ciel; semplic;
:
18
:
l
:18
l _.a11!1TIT=1;oooc, t~cn . A
............... : 15.......15..................,................. ,..................,..................
~2
Cicli semplici,
! a1 TIT=1280C tecn.B
375
450
525
600
i
l
675
750
4.32
62
~56
44
100
Potenza elettrica, MW
10
1000
Fig.4.20: Rendimento in funzione della potenza elettrica netta dei cicli combinati,
offerti chiavi in mano dai principali costruttori. Dati tratti da Gas Turbine World
2005 Performance Specs, Pequot Publishing Inc., Fairfield, CT, USA
+coM+ CFuEL
1J
(4.13)
dove:
il primo termine la quota di capitale, in cui CcAP il costo complessivo di
capitale dell'impianto specifico alla sua potenza netta nominale [/MWe), riportato all'anno di inizio delle operazioni commerciali, CCR la quota del costo di capitale da caricare sul bilancio annuale (vedi 4.2 .2), heq il numero di
ore annue equivalenti di funzionamento alla potenza nominale (cio i MWh
effettivamente prodotti in un anno diviso per i MW di potenza nominale);
il secondo termine dato dai costi totali operativi e di manutenzione (OM)
riportati ai MWh prodotti [/MWh];
4.33
evidente
competidi
CCAP, /kW
CoM, /MWh
Ciclo combinato
500
2.5
0.56
3.5 (6)
Centrale a carbone
1100
6.0
0.43
1.5 (2)
CFUEL, /GJ
Tali ipotesi sono derivate dalla situazione attuale (2005) del mercato, a miglior conoscenza dell'autore, per centrali di grande potenza. Emerge subito l'enorme differenza dei costi di impianto tra le centrali a carbone e gli impianti basati sulle turbine a gas, con ali mentazione a gas naturale: queste differenze sono anzitutto giustificate dall'intrinseca struttura del macchinario (la grande concentrazione di potenza
della turbina a gas), ma anche dall'aggravio di costi, per le centrali a carbone, derivante dai sistemi di desolforazione e denitrificazione necessari ad assicurare un
impatto ambientale entro le normative esistenti (descritti in App.A4, par.A4.3) .
Il valore adottato del CCR 15% . Il costo unitario del combustibile invece
favorevole al carbone. In tabella sono riportati due valori per gas naturale e carbone: (i) quello fuori dalla parentesi rappresenta un valore ragionevolmente mediato
tra i dati storici degli ultimi 10 anni, che potrebbe essere adottato per un'analisi
basata su valori di mercato non viziati dall'effetto di temporanei rialzi dei costi dei
combustibili, causati da situazioni politiche contingenti, (ii) quello tra parentesi pu
rappresentare un 'evoluzione di costi dei combustibili piuttosto sfavorevole al gas
naturale, basata su un forte incremento di quest'ultimo a seguito di prezzi del petrolio particolarmente elevati (o, con minore probabilit, a seguito del progressivo
esaurimento di riserve di gas facilmente sfruttabili) e su una sostanziale stabilit
del costo del carbone.
La fig.4.21 mostra i risultati del confronto, nelle due ipotesi di costo di
tab.4.5, in un piano che riporta il costo di gestione annuo per ogni MW di potenza
installata in funzione delle ore annue equivalen ti di utilizzo dell'impianto. In questo
piano, l'ordinata all'origine rappresenta la quota capitale, mentre la pendenza delle
rette determinata dalla quota variabile (combustibile + OM); il costo del MWh
rappresentato da un fascio di rette uscenti dall'orig ine. E' subito evidente che il
ciclo combinato, nelle ipotesi "storiche" di Tab.4.5 (linee pi scure di fig.4.21) appare la soluzione che permette di ottenere il minor costo dell'elettricit. Nel confronto con le centrali a carbone, la forte differenza dei costi di capitale non viene
mai compensata da l minor costo del carbone: il maggior rendimento dei cicli combinati, assieme a costi operativi pi ridotti, compensa gran parte di tale disparit .
4.34
Solo adottando ipotesi di aumento dei costi dei combustibili nel medio-lungo
termine sfavorevoli al gas naturale (quella indicata tra parentesi in Tab.4.5) possibile modificare, almeno in parte, queste conclusioni. In tale scena rio avviene un
incrocio tra le linee (quelle pi chiare in fig.4.21) del ciclo combinato e della centrale a carbone attorno alle 5000 ore/anno, che prefigurerebbe un impiego di medio
carico delle prime e di base delle seconde. La differenza di costo dell'elettricit per
carichi di base ragionevoli (es: 7000 ore/anno) comunque piuttosto ridotta
(10%), a dimostrazione che il rischio legato a un possibile volatilit dei prezzi del
gas piuttosto limitato e che il ciclo combinato comunque una soluzione "solida".
0.4
65 /MWh
o
c
~ 0.3
sL
carbone
\:)
L
0 .2
::l
c
co
ti
o
u
..
0.1
----- .. -. -- ... --
Costo combustibili:
valori storici (2005)
proiezione sfavorevole
0.0
2000
4000
6000
8000
4.35
soluzione a basso costo di investimento (il ciclo combinato), rispetto ad una con
esercizio annuale pi economico ma con maggior esposizione di capitale, per ovvi
(e ben giustificati!) motivi di ri schio industriale. Ne testimonianza il grandissimo
numero di centrali, soprattutto di grande potenza, rea lizzate in tutti i paesi industria lizzati e "emerg enti" negli ultimi anni, almeno laddove sia possibile ~arantire
una fornitura di gas naturale in quantitativi adeguati e a prezzi di mercato.
Quanto detto nei confronti del carbone valido anche considerando centrali
a vapore ad olio combustibile (ancora di larga diffusione in Italia) o ad altri combustibili t ipo l'orimulsion, che hanno un costo iniziale solo leggermente inferiore rispetto a quelle a carbone (risparmi- circa 10-15%- sullo stoccaggio e movimentazione del combustibile e delle ceneri), un costo unitario del combustibile superiore a quello del carbone e lo stesso rend imento.
~.m a
l.
2.
3.
4.
S.
portata di vapore
pressione (e quindi temperatura) di evaporazione
temperatura del vapore surriscaldato
temperatura del liquido uscente l'economizzatore
pressione (e quindi temperatura) di condensazione
4.36
6.
7.
8.
9.
temperatura
temperatura
temperatura
temperatura
6-9.
I n cicli multi-livelli bisogna aggiungere altre incognite ed altre equazioni dello stesso tipo. Al di l delle procedure numeriche di soluzione (che possono divenire non
banali nel caso di schemi pi complessi), l'aspetto pi importante del problema, dal
punto di vista della gestione dell'impianto, la variazione di pressione di evaporazione, legata alla portata di vapore mediante l'equazione 3.6. In sostanza, in un
ciclo combinato bene lasciare diminuire la pressione operativa, invece che scollegare la pressione di evaporazione da quella di ammissione in turbina mediante una
valvola, cos come si agisce in una centrale a vapore. Infatti, al diminui re della portata e soprattutto della temperatura dei gas di scarico, a seguito della regolazione
del turbogas, una diminuzione della pressione di evaporazione consente un aumento del grado di recupero termico dai gas combusti: in parole pi semplici, se bassa
deve essere la pressione di ammissione, perch lo impone la (3.6) a carichi ridotti,
tanto vale che ci serva a migliorare il recupero termico. Questa modalit di opera zione, chiamata "s/iding pressure", presenta inoltre il grande vantaggio della semplicit, non richiedendo azioni attive sul ciclo a vapore.
In queste condizioni, il calo del rend imento di recupero a carichi parziali
limitat o anche se sensibile, a causa delle degradazioni delle condizioni del vapore
(si ricordi per - fig.4.16 - come in un ampio campo di pressioni le variazioni di
rendimento siano minime) . Ci si accompagna al natura le calo di re ndimento della
turbina a gas, per cui una plausibile curva del rendimento di un ciclo combinato a
carico parziale non differisce in modo sostanziale da quella presentata nella parte
inferiore di fig.3 .11.
4.37
CALDAIA A RECUPERO
"FIRED"
_
produzione termica addizionale
17 pc,th- potenza termica sviluppata dal post - combustore
(4.14)
estremamente elevato e spesso risulta superiore all'unit. La motivazione di questo apparente controsenso t ermodinamico comprensibile, in t ermini qualitativi,
guardando la fig.4.23: infatti, nella produzione di vapore, la linea di raffred damento
del gas "ruota" attorno al pinch -point, ossia si pu ottenere una minor temperatura
al camino se si parte da un livello termico pi elevato e produrre quindi una maggior quantit di vapore di pari caratteristiche termodinamiche. In altre parole, non
solo si recupe ra interamente il calore addizionale introdotto (ammesso che la combustione sia completa,. ma questo in genere garantito dall'ampio eccesso d'ossigeno esistente), ma si migliora il recupero termico dalla corrente g.assosa originaria . Questa prerogativa rende la post-combustione di grande interesse nelle applicazioni cogenerative.
4.38
u
o
(4.15)
pc
llcc,unr il rend imento del ciclo unfired dato dalla (4.9); in base alle analisi svolte, non vi
sono dubbi che questi risulti superiore a I'J rec: infatti, se per flcc,unr sono realistiche stime tra
il 50 e il 55%, r]rec si attesta su valori non superiori al 30-32% nei cicli unfired, trattandosi,
nella migliore delle ipotesi, del rend imento di un ciclo a vapore non rigenerativo e non molto spinto in termini di condizioni del vapore. Si ricordi che il ciclo bottomer " ottimizzato per
il recupero a tem perature variabili e quindi, in term ini di puro rendimento, non pu che
risultare notevolmente inferiore a quello del ciclo di una centrale a vapore, che comunque
assai inferiore a flcc,unf
:oo
4.39
5)
o.ss ~==--:..:.:.:--- --1-- ------ -- - - i - - --- - -- ---r- --- -- ---- --r- - - ------- -- -
:'
: Hp B
'
aJ
E
-o
c
QJ
0::
0.40
!_ ________ ___ __
.
.
.
------------+------~-----------+-------------f------------+-------------
Hp . B~ R~ndiment~
o. 30 l__0.00
........-:
- ' - - - - - - - ' - --
-'------'---
- _ ; _ _ ----'
1.50
La convenienza della post-combustione non pu essere solo valut ata in termini di rendimento, ma occorre tener conto di alt ri fattori quali (i) la possibil it di
usare per essa combustibili pesanti (olio, carbone), cosa tecnicamente fattibile ma
che pu risultare non praticabile per problem i di impatto ambientale, (ii) l'aggravio
di costi impiantistici in rela zione all'a umento di potenza del ciclo a va pore, che
intrinsecamente pi cost osa, in t erm ini specifici, di quella a gas. Inoltre, per temperature dei gas superiori a 800- 1000C (corri spondenti a fpc indicativamente di
0.25- 0.5) la struttura della caldaia a recupero si allontana progressivamente da
quella semplice e compatta vista al par.4. 2 per passare a quella delle caldaie convenzionali (camera di fuoco, pareti membranat e, etc. -si ved a A4 .2.2). Pertanto,
nell'attuale pratica impiantistica la post-combustione scarsamente utilizzat a neg li
impianti per produzione di sola energia elettrica , ed comunque limitata a valori
piuttosto contenuti di fpc. E' invece largamente impiegata negli impianti cogenerativi (Cap.6) con lo scopo di aumentare, quando necessario, la produzione di vapore
per scopi termici.
4.40
4.4.2 Repowering
La turbina a gas trova interessanti applicazioni, in congiunzione con i cicli a
vapore, anche per ripotenziare centrali a va pore esistenti (da cui "repowering") . Il
concetto si basa su alcune considerazioni di carattere impiantistico : (i) nel sito di
una centrale a vapore generalmente possibile trovare lo spazio per installare una
turbina a gas, vista la sua compattezza; (ii) una aggiunta di potenza in una centrale esistente possibile senza affrontare le difficolt di reperimento di nuovi siti per
realizzare centrali elettriche; (iii) facile ipotizzare un recupero t ermico dai gas
combusti del turbogas, ai fini di migliorare il bilancio termico della centrale esistente. Il repowering pu essere realizzato con quattro schemi impiantistici:
Con preriscaldamento dell'acqua di alimento (fig.4.25): si utilizza il calore recuperato dai gas per il riscaldamento dell'acqua di alimento della caldaia.
Essendo tale operazione normalmente effettuata tramite gli spillamenti rigenerativi,
il recupero termico del turbogas consente di abolire i prelievi dalla turbina a vapore. Il risultato un aumento notevole della portata in turbina, specie in bassa pressione, e quindi un incremento della sua potenza a parit di produzione di vapore HP
e di con sumo di combustibile nel generatore di vapore. La possibilit pratica di operare in questo modo , in un impianto esistente, condizionata dai margini progettuali esistenti sulla turbina di bassa pressione, sull'alternatore e sul condensatore,
considerando soprattutto la possibilit di rilascio di potenza termica all'ambiente.
Se i margini non sono tali da accomoda re gli aumenti relativi alla chiusura degli
spillamenti, diventa necessario ridurre la portata di vapore alla turbina ad alta
pressione in modo da rispettare gli esistenti vincoli sulla portata in bassa pressione
e sulla potenza, riducendo nel contempo la potenza termica sviluppata dai bruciatori del generatore di vapore. Questo intervento richiede modifiche minime all'impianto esistente: si tratta di intercettare la linea di alimento caldaia, in modo da
parte
dell'impianto
disattivata nota: pu
comprendere
degasatore e
scamb. bassa
pressione
4.41
poter deviare il flusso di acqua verso la caldaia a recupero. In caso di mancato funzionamento del turbogas, non resta compromessa la possibilit di mantenere in
esercizio il gruppo a vapore : sufficiente riattivare la linea di alimento tradizionale.
10
L'incremento di potenza della centrale stimabile attorno al 20-35% , mentre il
rendimento complessivo pu aumentare di qualche punto (ad esempio dal 40 al
42%). Questa tecnologia di repowering stata impiegata in Italia negli anni '90 su
alcuni gruppi da 300 MWet, ed ha il suo punto di forza nella limitata entit di interventi e sui brevi tempi di fermata della centrale esistente.
t
turbina a gas e caldaia a recupero aggiunte
10
La fascia piuttosto larga in quanto esistono ampi gradi di libert nella progettazione del
sistema : ad esempio possibile far fronte col recupero termico all'intero fabbisogno della
linea di alimento (degasatore incluso) o solo a quello dei preriscaldatori di alta pressione. In
ogni caso, i limiti superiori sono determinati dai margini di incremento d i potenza del turboalternatore e del condensatore: sono eventualmente proponibili anche interventi limitati
su tal i componenti (per esempio, "revamping" della turbina di bassa pressione con adozione
di pale pi alte) per rimuovere i "colli di bottiglia" che ostacolano l'aumento di potenza.
4.42
Turbine
4.43
pertanto di qualit termodinamica molto elevata (cont rariam ente ai casi precedenti), traducendosi in un risparmio netto di combustibile. Il ciclo risultante pu
essere considerato alla stessa stregua di un ciclo combinato "fully-fired", con rendimenti che possono realisticamente raggiungere il 45-47% (in dipendenza dalle
condizioni del vapore nell'assetto originario della centrale). In termini di potenza
aggiuntiva, si consideri che i gas di scarico di un'unit heavy-duty moderna sopportano un'ulteriore combustione per una potenza termica pari a 1.371.5 volte quella
sviluppata nel combustore della turbina a gas: ci si traduce in una potenza elettrica del ciclo a vapore di 2+2.5 volte quella della turbin a a gas, o, se si preferisce, in
una aggiunta di potenza alla centrale pre-esistente dell'ordine del 40% (significativamente superiore ai casi precedenti). E' possibile tuttavia realizzare aumenti di
potenza superiori (mantenendo una percentuale di ossigeno superiore al normale
nella combustione finale) o inferiori (aumentando il contenut o di ossigeno del comburente mediante diluizione dei gas di scarico con aria ambiente: si noti che comunque conveniente mantenere la possibilit di funzionamento della caldaia con
aria comburente, mediante soffiante, per non compromettere la funzionalit della
centrale in caso di indisponibilit del turbogas). Questa soluzione di repowe ring
pertanto pi attraente dal punto di vista prestazionale rispetto alle due precedenti.
Tuttavia essa richiede modifiche importanti al generatore di vapore, per accomodare la maggior portata volumetrica sia di comburente che di gas combusti, ridisegnando tutti i condotti relativi e intervenendo dove necessario sulle superfici di
scambio . Si tenga anche presente che, mancando l'apporto di aria comburente
fresca, non possibile operare il raffreddamento dei gas combusti con un recuperator e Ljungstrom: per ottenere comunque il massimo recupe ro termico, necessario utilizzare i gas di scarico per preriscaldare una parte dell'acqua di alimento a
valle del degasatore, istituendo un ramo in parallelo con i preriscaldatori ( operazione non mostrata per semplicit in fig.4.27) . Si pu concludere quindi che gli interventi sull'impianto sono assai pi gravosi, in termini di spesa e di tempo, rispetto
agli altri sistemi: diventano tuttavia giustificati e convenienti quando un adeguamento (o una sostituzione) della caldaia si rende comu nque necessario per motivi
funzionali, per raggiunti limiti di et o altro.
termico
4.44
recupero adeguata, la stessa portata di vapore di bassa pressione che fluisce nella
turbina a vapore originale. Questo caso (ovviamente teorico, perch il turbogas va
scelto tra quelli present i sul mercato) certamente fattibile tecnicamente e anzi
conservativo, perch il condensatore operer a carico nominale (stessa portata di
vapore) e il turboalternatore fornir una potenza inferiore a quella nominale, perch a pari portata LP il recupero termico, nella ormai ben nota logica dei cicli com11
binati, sar in grado di fornire una portata HP assai inferio re E' interessante notare che la diminuzione della portata HP comporta inevitabilmente una diminuzione
della pressione massima del ciclo a vapore (a pari geometria della turbina), a causa
dell'eq.3.6. Tale effetto, anche se molto vistoso (es: da 170 a 80 bar) pu essere
favorevole al rendimento del ciclo, perch riporta i valori massimi di pressione a
quelli pi congeniali per il recupero termico in un ciclo combinato, che, come noto,
non necessita di pressioni particolarmente elevate. In pratica quasi sempre possibile accoppiare felicemente una turbina a vapore esistente con le mutate condizioni imposte dall'impiego in ciclo combinato, a patto che la turbina a gas sia di
potenza adeguata all'operazione di repowering.
L'incremento della potenza dell'impianto estremamente variabile a seconda
delle scelte tecniche e delle condizioni al contorno. Volendo ottenere la massima
potenza consentita dalla sezione a vapore esistente, la potenza finale pu raggiungere un valore dell'ordine del 250% di quella iniziale (si pensi che in un ciclo combinato la potenza della turbina a vapore normalmente poco pi della met di
quella della turbina a gas). In altre situazioni tuttavia i vincoli di carattere tecnico
11
4.45
12
12
5.1
Capitolo 5
Le turbine a gas in ciclo semplice hanno oggi raggiunto prestazioni e rendimenti di tutto rispetto, come ben evidenziato al Cap.3 .3 . Tuttavia ci stato ottenuto sulla spinta di un forte svilu ppo tecnologico, senza intervenire sulla qualit
intrinsecamente modesta del ciclo termodinamico di base, che resta sempre caratterizzato da uno scarico di calore all'ambiente ad alta temperatura e da un lavoro
di compressione molto elevato rispetto a quello di espansione. D'altra parte il ciclo
combinato in grado di recuperare con grande efficienza il calore allo scarico e
quindi di ottenere rendimenti molto elevati, ma comporta l'utilizzo di un notevole
macchinari o aggiuntivo, che, soprattutto per impianti di piccola e media potenza,
pu costituire un aggravio economico difficile da giustificare economicamente. Esiste quindi uno "spazio" per soluzioni diverse dal ciclo semplice e da quello combinato, magari con costi e prestazioni intermedi tra i due, ma applicabili in una pi vasta gamma di situazioni. Tali soluzioni, oggetto del presente capitolo, possono essere suddivise in due categorie:
Cicli termodinamici che utilizzano come fluido di lavoro solamente un gas (in
pratica aria e gas combusti) e quindi rappresentano un'evoluzione del ciclo a
gas semplice, che tratteremo nei par. 4 .1-4.4.
Cicli in cui due fluidi principali (aria/gas combusti e acqua/vapore) interagiscono fra loro miscelandosi in certi punti del ciclo. Questi ultimi sono pertanto ben diversi dai cicli combinati (in cui le due fasi gas e vapore non vengono
mai a contatto) e vengono chiamati " cicli misti" (mixed cycles).
Alcuni degli interventi discussi in questo capitolo sono in realt stati oggetto di studi e di realizzazion i sin dagli albori della storia delle turbine a gas (cio dal secondo
dopoguerra), allorquando si trattava di portare il rendimento dei cicli a gas a livelli
economicamente accettabili, pur operando a bassa temperatura a causa del limitato livello tecnologico allora disponibile, media nte un incremento della complessit
dello schema impiantistico. In realt l'evoluzione delle turbine a gas, sulla scorta
degli impieghi aeronautici, ha seguito la strada opposta: ciclo semplice ad alta tecnologia in luogo di un ciclo complesso con condizioni operative prudenti. Ad oggi
tuttavia non mancano rilevanti progetti di ricerca e sviluppo che, senza rinunciare a
componenti ad alta tecnologia, tentano di trarre vantaggio da alcune delle varianti
a seguito discusse, in alternativa o talvolta in unione con il ciclo combinato . Pertanto gli interventi discussi in questo capitolo, sebbene oggi raramente ri scontrabili
nelle unit presenti sul mercato, restano di attualit e potrebbero t;ssere rivalutati
nei prossimi sviluppi del settore.
5.2
5.1 Rigenerazione
La rigenerazione in un ciclo
aperto consiste nell'utilizzo del
ca lore contenuto nei gas scaricati
4
dalla turbina al fine di elevare la
temperatura dell'aria entrant e nel
combustore. Si tratta quindi di
inserire/ tra il compressore e il
combustore, uno scambiatore di
calore (rigeneratore) che riscalda
l'aria
comburente,
prelevando
calore dai gas di scarico prima di Fig.~.1: Schema if!1piantistico . semplif~cato di
rilasciarli all'ambiente (fig.S.l). turbma a aas con c1clo aoerto naenerat1vo.
Prima di trattare il ciclo aperto reale, conviene rifarsi (in analogia al Cap.l) al caso
semplice/ ma didatticamente utile, del ciclo chiuso ideale con gas ideale.
5.3
frontiamo il ciclo di fig.5.2 con lo stesso ciclo (a pari T1, T3 e 13) ma privo di rigenerazione si deduce che:
il lavoro della turbina e del compressore restano inalterati, per cui la rigenerazione ideale non influisce sul lavoro utile;
il calore entrante nel ciclo viene ridotto, essendo necessa rio per passare da
Ts a T3 invece che da T2 a T3;
il rendimento del ciclo (rapporto lavoro l calore entrante) aumenta.
di
al caso
T/ = l _ q ex = l _ c P ( T 6 - T 1 )
qin
Cp(T3-Ts)
l _ T r T 1 = l _ T d /3 - l) = l _ l!_
8
Tr T4
T4(/3 -l)
T4
(5.1)
Ricordando la (1.1), che dava 11=1-T1/T2 per il ciclo semplice, evidente che finch
T2 <T4 (condizione perch la rig enerazione possa aver luogo) il ciclo rigenerativo
ideale supera in rend imento quello semplice. Volendo esplicit are il
Ciclo riqenerativo
rapporto di compressione, si scri9
. (T3= 1300C)
ve T4 T3l3- , e quindi:
lr-----~~----~----~----~~
(5.2)
La (5.2) rappresentata grafiE
camente (per y=1.4 e Tt=15C) u
nella fig.5.3, assieme alla curva
.... ---:-.
-----:-------..
..
del rendimento del ciclo semplice .
Ciclo
semplice
Si noti che la rigenerazione offre i
massimi vantaggi per bassi rap0 .2 ....
porti di compressione, ovvero
Cicli ideali con fluido
laddove T4 pi distante da T2 e
idea le (-y=1.4)
quindi l'apporto di Qr;g determio L---~~~~~~~~----~--~
nante rispetto a Q;n. Le curve del
2
3
5
10
20 30
1
ciclo rigenerativo e semplice con Ra pporto di compressione, B
vergono dove si verifica la condizione T2=T4 (che, per inciso, Fig.5.3: Rendimento in funzione del rapporto
quella per cui si ottiene il massi- di compressione del ciclo chiuso rigenerativo
mo lavoro specifico- vedi 1. 1). Si ideale, in confronto col ciclo semplice.
noti anche che per 13-+1 il rendimento tende a quello del ciclo di Carnot, in quanto Q;n, seppure -+0, introdotto
tutto a una temperatura infinitamente vicina a quella massima, e nel contempo
Qex, pure -+0, esce a temperatura infinit amente vicina a quella ambiente. Tutto ci
vale solo nel caso di rigenerazione ideale: se il calore introdotto non fosse infinit esimo, il rendimento sarebbe nullo.
~ ~-
5.4
(5.3)
Q= F t U A LMTD ; LMTD =
(5.4)
l
-
kJif
J+
(
J+- + fo hf + fo cf
AJif l A kcf Acf l A A.
.
b
c
pvD
cp f.l
kcJ !lif = -(a Re Pr); Re= - - ; Pr= - , D
f.l
/l,
/),P cf l lif =
v2 L
f P 2 D
(5.5)
(5.6)
(5.7)
co
':l
co
'(!)
Q.
E
~
Fig.S.4: Diagramma T-Q di un generico scambiatore di calore, con indicazione delle differenze di temperatura
sianificative.
Le due correnti fluide subiscono delle perdite di pressione -nell'attraversamento dello scambiatore (eq .5.7) . Tali perdite possono essere limit ate in sede di progettazione imponendo larghe sezioni di passaggio e quindi modeste
5.5
ai cicli
c=
~Te
mm
~T max
U A
Cmin
Cmax
NTU = - - ; CR = ____ID!!1_
(5.8)
dove Cm;n rappresenta la capacit termica della corrente fluida avente il mmrmo
valore di C, tra le due correnti che attraversano lo scambiatore. In particolare E ha
5.6
(5.9)
La (5.9) rappresentata
1~~--~--~~~~~
graficamente in fig.5.5: si
noti l'andamento tipica0.8 ----------------j---------mente asintotico delle
curve, che ci dicono come, una volta raggiunti
o
valori di E sufficientemen0.6 ............... :
0.25 :
te alti (0.8+0.9), debba
ro
Cmi n/Cmax 0.5 - :
crescere
enormemente ~
----------.... -r ................,. o.7s .... -~ ........ __ ......
NTU per migliorare ulte- lti 0.4 -i
i l _ _.;,_:- ----'
riormente l'efficacia.
Questi
parametri
risultano utili nello studio
----------j .. .... Sca~~i:r~;~~~~:~ussi
della rigenerazione nelle
turbine a gas. Infatti, per
poter svolgere il calcolo di
5
l
2
3
4
un ciclo rigenerativo,
NTU
corretto fare riferimento a
una determinata efficacia, Fig.S.S: Relazione tra efficacia e NTU per scambiatoche (i) individua lo sco- ri con flussi in controcorrente.
stamento dello scambio
termico dalla situazione ideale, (ii) fornisce un'indicazione sulla quantit di superficie, in termini di NTU, che si disposti ad impiegare nello scambiatore . Oltre a ci
occorrer definire le perdite di carico e quelle termiche. Pertanto , aggiungiamo le
seguenti assunzioni (ritenute realistiche) a quelle elencate in Tab.3.1:
J' . . . . ..
0.9
0.02
0.7%
I risultati ottenuti dal calcolo dei cicli reali cos definiti sono esposti in fi g.5.6, per
TIT = 1280C e portata di aria di 600 kg/s, in confronto con quelli ottenuti per i cicli
semplici (curva "Tecn.B- 1995" di fig.3.3). Si noti che:
5.7
_t_
g e derispetto
effetto
5.8
Fig.S.S:
Influenza
dell'efficacia del rigeneratore sui parametri significativi di un
ciclo reale con 8=10 e
TIT=1280"C.
7.5 0.45 -
com~ustore
600
"
500
5.9
TURBINE EXHAUST
AIRINTAKE
~-r
. -) v i
700
600
COMPRESSOR
500
400
GEARBOX
_ W _ W A+ Ws
TJ - -
Qin
Qin,A + Qin,B
5.10
800
s:empl:ce ~ :
u
\C
'
o'o
~
_J
:
.:.
l Ciclo semplice) ;
i
T3=900C :
T3=1300C
o L-~~~~~~--~~~~
lO 20 30 50100
l
2 3 5
Rapporto di compressione, B
Fig.5.12: Rendimento e lavoro specifico in funzione del rapporto di compressione
di cicli chiusi ideali inter-refrigerati, in confronto con quelli dei cicli semplici. I risultati, riferiti a un gas perfetto con MM=29 e y=1.4, sono sviluppati per due temperature massime dei cicli (900 e 1300'C). Nei cicli inter-refrigerati i due compressori hanno lo stesso {3 (condizione di minimo lavoro di compressione).
e' a
co(ii)
5.11
2) Il raffreddamento della turbina: avendo l'interrefrigerazione lo scopo di diminuire la temperatura nella parte finale della compressione, i flussi di aria destinati al raffreddamento delle pale della turbina risultano pi freddi, e quindi pi efficaci
al fine del raffreddamento, rispetto a un ciclo semplice con lo stesso ~ Ci consente importantissimi vantaggi nella progettazione di una moderna turbina a gas: a
seguito della disponibilit di refrigerante pi freddo possibile alternativamente o
in combinazione:
ridurre la portata d'aria destinata al raffreddamento, riducendo cos il peso
dei fattori che penalizzano il rendimento;
aumentare la TIT, operazione resa possibile a parit di temperatura del materiale dal maggior flusso termico conseguente al maggior b.T tra pala e refrigerante; si migliora cos sia il rendimento che il lavoro specifico;
aumentare il rapporto di compressione totale della macchina, che in un ciclo
semplice limitato sia dalla temperatura finale nel compressore che da quella del refrigerante: l'interrefrigerazione, che le modera entrambe, consente
quindi di eliminare tali barriere, rendendo fattibili cicli a ~ assai pi elevati di
quello semplice.
Nella fig.5.14 sono riportati i risultati del calcolo completo dei cicli rea li, confrontati
con quelli semplici, nelle seguenti ipotesi: (i) assunzioni generali come da Tab.3.1;
(ii) rapporto di compressione suddiviso equamente tra i due compressori; (iii) tem-
5.12
0.45----~------~------~--------~--.
peratura di uscita dall'in5
tercooler di 25C. Si fatto
grandi unit,
so
111
riferimento a due famiglie di
: TIT=1280
'
:
i
40
macchine: una quella oro 0.40 ----- j-------- ------:-------if3=3~~-!------------------mai consueta delle grandi
unit con TIT=1280C, la C
:
:
:
:
seconda quella delle picQ)
:
:
18:
181
E
Ciclo
:
:
cole turbine, cos come de:0 0 .35 --- semplice----- ---j----------- -- 1 ~-- ------- -- 15-- j ---- -finite nella seconda colonna
c
'
'
'
Q)
:
f3=30
12:
;
di Tab .3.2 (Tecn.C, piccole
j
: 24
j
12
j
unit). Per le grandi unit si ~
!
Ciclo
interj
nota che il rendimento a
18
0.30 - --~~-i~~-~-- --------~ 15------------r----refrigrato
pari [3 resta praticamente
inalterato, mentre il lavoro
:: 12
'
le Uni"t'a,;:
:
12
Ili piCCO
specifico aumenta notevoli
9
Si
TIT=llOO i
mente, per esempio di circa
0.25~--~~~--~--~--~--~----~~
il 50% a [3=30, con conse300
400
200
500
guenze interessanti sulla
Lavoro specifico, kJ/kg
potenza sviluppata. Un risultato importante visibile Fig.5.14: Prestazioni di cicli interrefrigerati reali a
da fig.5. 14 che l'inter- diversi 13, con ipotesi di calcolo da Tab.3.1 e 3.2 (C,
refrigerazione rende possi- piccole unit, e 8, grandi unit).
bile adottare rapporti di
0.45
compressione molto elevati
BLPcif)=2
l 3 4
{5
con . continui aumenti di
B=30
~
/
rendimento : con gli stessi
0
~ 0.40 ---------------:---------------!----- -------- :--------------limiti della tecnologia "conQ)
:
:
:
solidata" (B) in termini di
~
BLPC
=.
~
1.5
2
3
limitazioni sulla temperatura
c
'
'
'
di mandata del compressore
~ 0.35 ---------------!--- .JB ~ -5
-----12'"!""'"'"""""
e sul flusso volumetrico di
'
'
'
refrigerante, sarebbe possi8
:
L_
13::15
bile raggiungere un [3 fino a
circa 80 con un ciclo interre0.3~50
400
450
500
550
frigerato mentre non risulta
Lavoro specifico, kJ/kg
ragionevole superare [3=30
in ciclo semplice; ci con- Fig.5.15: Prestazioni di cicli reali interrefrigerati
sente di ritoccare i rendi- aventi a due diversi rapporti di compressione (15 e
menti mass1m1 ottenibili, 30), al variare del 13 del compressore di bassa pressione. Assunzioni di Tab.3.1 e 3.2. tecn.B.
arrivando oltre al 43%.
Per le piccole macchine, caratterizzate da rendimenti assai pi modesti, si verifica in ogni caso un significativo aumento del rendimento, che pu superare il 30% a [3 ancora rag ionevoli:
ci conferma come l'interrefrigerazione sia una pratica di notevole interesse nel
campo delle piccole potenze.
Per completare l'analisi termodinamica, occorre ricordare che l'assunzione
finora operata di mantenere un pari [3 nei due compressori (condizione che permette di minimizzare il lavoro di compressione) non necessariamente la soluzione
ottimale: in realt la scelta di [3LPC influisce in modo importante sulle prestazioni del
ciclo, come evidenziato da fig.5 .15. Si noti che, indigendentemente dal rapporto di
1 2
compressione totale: (i) confermato che [3LPc = [3 la condizione che permette
i!O---
1:-
5.13
112
Dal punto di vista delle applicazioni, si pu concludere che l'interrefrigerazione potrebbe essere un'operazione interessante per piccole macchine (esistevano infatti sul mercato alcune unit con potenze attorno a 1+5 MW), mentre risul ta di interesse limitato per le unit di maggior potenza (le grandi macchine indu striali con moderato rapporto di compressione). Bisogna infatti ricordare che l'incremento del lavoro specifico, fattore di interesse pi che altro economico, controbilanciato da un maggior costo della macchina, che richiede uno scambiatore di
calore, con relativi costi, ingombri e consumi ausiliari per la movimentazione del
refrigerante, rendendo evanescenti i vantaggi offerti dal maggior lavoro della macchina. A ci si aggiunga che l'inter-cooling rende dipendente la turbina a gas dalla
disponibilit di acqua di raffreddamento, perdendo una positiva peculiarit dei cicli
semplici (e anche di quelli rigenerativi): operare l'intercooling con aria ambiente
tecnicamente fattibile (a secco o con torri evaporative), ma accresce in modo sensibile gli aspetti negativi dell'intervento.
Nonostante le riserve sopra espresse, l'interrefrigerazione recentemente
ritornata alla ribalta con la presentazione di nuovissima macchina della GE, chiamata LMSlOO {fig .5.16) 1 sulla quale vale la pena soffermarsi, se non altro perch
quando sar operativa (2008?) sar la turbina a gas pi efficiente in assoluto
(TJ=46% circa). Essa deriva da un grande motore aeronautico (i l CF6-80), il cui
"core" (compressore e turbina di alta pressione, combustore - quest'ultimo per
adattato alle esigenze industriali) viene "sovralimentato" da un compressore di
bassa pressione (derivato una macchina industriale, ma trascinato da un tu rbina di
media pressione facente parte del "core" aeroderivative) seguito dall'intercooler. La
macchina completata da una turbina di potenza, che trascina l'alternatore. Questo progetto fa proprie tutte le potenzialit dell'interrefrigerazione gi descritte,
cio aumento di TIT (non dichiarato) e di rapporto di compressione (da 30 a oltre
40), mantenendo sostanzialmente inalterate le parti pi "difficili" della macchina
originale (compressore e turbina HP). Cos facendo, si prevede un rendimento attorno al 46% (leggermente superiore a quanto stimato in fig.5.14, in virt della TIT
pi alta e di alcuni componenti pi efficienti) e, aspetto ancora pi importante, una
r1s e
pres-
signievoli:
nel
(2 st. - muove
compr.LP)
turbina di potenza
(5 stadi)
5.14
potenza dell'ordine dei 100 MWe, contro i 40 MWe ottenuti da uno sviluppo convenzionale della macchina aeronautica, a fronte di un aumento dei costi relativamente contenuto. La ragione di un cos importante incremento della potenza risiede nell'aumento sia del lavoro specifico, in virt dell'intercooling e dell'aumento di
TIT, che della portata massica, a causa dell'addizione del compressore di bassa
pressione che spinge aria gi pressurizzata (quindi pi densa) nel compressore
esistente. Da notare che la macchina rende disponibili per impieghi cogenerativi i
gas di scarico a una temperatura ancora di tutto rispetto (circa 400C), nonch
eventualmente il calore a bassa temperatura sottratto nell'intercooling.
5.3 Ricombustione
Parliamo ora della ricombu~in,2
4'
stione (o "reheat", dalla terminologia
in uso nei cicli a vapore), che consiste
in una espansione in turbina frazionata e intercalata da un secondo processo di combustione in un ciclo aperto (fig.5.17) o da un riscaldamento intermedio in un ciclo chiuso
(fig.5.18). Come l'interrefrigerazione
aveva lo scopo di diminuire il lavoro
del compressore, la ricombustione
permette di aumentare il lavoro della Fig.5.17: Schema concettuale di ciclo aturbina, presentando alla turbina di perto con ricombustione.
bassa pressione un fluido a volume
specifico incrementato dal riscal- CICLO CHIUSO
Qin,2 3'
damento conseguente alla seconda IDEALE CON
Wt1
combustione. Si ricorda che l'eccesso RISCALDAMENTO
d'aria presente nella combustione
INTERMEDIO
primaria delle turbine a gas tale da
offrire ampia disponibilit di ossigeno
per la seconda combustione.
Dal punto di v ista t ermodinamico, l'analisi di un ciclo ideale con
ricombustione del tutto analoga a
2
quella del ciclo interrefrigerato, esT
sendo anche qui possibile individuare
un ciclo aggiunto A a un ciclo di base
B. L'aumento di lavoro utile, rispetto
al ciclo semplice, ottenuto a spese
di un aumento del calore entrante
(quello introdotto nel ciclo A da 4 a 3'
in fig.5.18). Poich 13A<13s si ottiene Fig.S.18: Rappresentazione nel piano T-s
dalla (5.10) che il rendimento del di un ciclo chiuso ideale con riscaldamento
ciclo chiuso ideale con riscaldamento intermedio durante l'espansione.
intermedio inferiore a quello del
ciclo semplice avente lo stesso rapporto di compressione . I risu ltati in termini di
lavoro e rendimento sono analoghi quelli di fig.5.12: il primo diminuisce e il secondo aumenta in misura crescente con ~ (gli effetti in termini quantitativi sono pi
combinati
marcati che nel caso dell'interrefrigerazione, essendo il lavoro della turbina superiore a quello del compressore).
Il "difetto" termodinamico del ciclo con ricombustione risiede nel rilascio del
gas a temperature ancora pi alte di quant o non fosse con gli alt ri cicli (T4> T4 in
fig.5.18), ribaltando sulla fase di rilascio del calore quanto avveniva nel ciclo interrefrigerato in termini di introduzione di calore a bassa temperatura.
Nell'analisi dei cicli reali si assiste a fenomeni in controtendenza: da un lato
resta valido l'approccio espresso nella fig.5.8, in cui il ciclo aggiunto A diviene assimilabile ad un ciclo ideale e pu risultare pi efficiente del ciclo reale di base B
(quindi la ricombustione potrebbe in qualche modo favorire il rendimento), ma,
rispetto all'interrefrigerazione viene specularmente ribalt ata la considerazione fatta
al punto 2 del precedente paragrafo circa il raffreddamento delle pale. Infatti, se
l'interrefrigerazione rendeva disponibile un refrigerante pi freddo, migliorando gli
aspetti relativi al raffreddamento, nel presente caso non solo ci non accade, ma si
richiede un carico di raffreddamento molto pi elevato per la turbina di bassa pressione, che si trova anch'essa
ad operare con gas combusti
ad altissime temperature. All'elevato carico di raffreddamento richiesto corrisponde un
aumento delle irreversibilit ad
esso legate e quindi una ulte riore diminuzione del rendimento del ciclo. La situazione
ben evidenziata in fig.5.19,
dove a parit di assunzioni di
calcolo (quelle consuete di
112
Tab.3.1) con 13HPT = 13 e con
pari TIT per le due turbine, si
nota come i cicli con ricombu stione presentino un rendiO253,_0_0_ _ _3~5-0---4~0-0---4~5-0_ __5__,00 mento notevolmente inferiore
::~resso re
'1erativi i
, nonch
4'
sono pi
5.15
5.16
Turb -~
CICL
ID E)
INTE
RIGE
Fig.S.l
no T-s
refrice
nam-co
a rene
con - 1
spar.s o
le qua
per i d
realiz=a
g era~
com p-e
no tu::A
plicaz.::J
men:e
logia -,
svilup:JI
D'altre
delle :J
se m o~
zion :a
re ac i
ciclo::::::
un c"""'J
nanzan
Uniti ::t
spe"'a
n ava
sono ca
}
le p--:!
ciclo :c
che c:
CICLO CHIUSO
IDEALE
INTERREFRIGERATO
RIGENERATIVO (ICR)
vapo-nacchi-
5.17
5.18
da due interrefrigerazioni, rigenerazione e ricombustione. La tab.S.l mostra i risultati ottenuti da tali cicli, ovviamente reali, calcolati con le usuali assunzioni di
t ab.3.1 , con rapporti di compressione totale e intermedi ottimizzati al fi ne di ottenere il massimo rendimento. A questo proposito, si noti che la presenza della rigenerazione altera i valori ottimali dei ~ intermedi , rispett o per esempio ai risultati di
112
fig.S.lS: per il ciclo ICR la scelta di ~LPc= ~
risulta ottimale non solo per il lavoro
specifico ma anche per il rendimento. Per il ciclo ICRRH invece importante scegliere un ~HPT assai inferiore a ~LPT (2.8 contro 15), per ridurre la portata di raffred damento alla turbina di alta pressione (che comunq ue t utta raffreddata) e la
temperatura finale del ciclo. Da Tab.S.l si noti che:
Il rendimento del ciclo Tipo di ciclo (TIT=1280C)
I CR
I CRRH
ICR del 49.4%, un va lore
rapporto compress io ne ottimale
P=16
P= 42
stavolta nettamente superio49.39
50.35
re a quello dei cicli semplici; il Rendimento LHV
438.1
619.5
ciclo ICRRH permette un Lavoro specifico, kJ/kg
Potenza
elettrica,
MW
(G=600
kg/
s)
262.9
371.7
guadagno di un ulteriore
punto di rendimento, supe- Temp. uscita compr. HP, oc
189.7
170.5
rando la soglia del 50%.
Temp. ingresso l ocombustore, oc
563.6
576.3
Nel ciclo ICRRH la ~m Temp. ingresso 2 combustore, oc
995.2
606.4
peratura di ingresso del se- Temp. gas ingresso rigeneratore, oc 593.6
280.3
299.3
condo combustore molt o Temp. gas scarico, oc
4/ 15.9 3.5/12/42
elevata (quasi 1000C): ci Pressioni uscita compressori, bar
1.04
15.0
rende problematico il proget- Pressione uscita 1oturbina, bar
10.4
16.1
to del liner. Tale temperatura Portata totale raffredd . turbine, %
Potenza termica rigeneratore, MWth
214
214
pu essere ridotta ripartendo
Efficacia rigeneratore (t.Tmin= 30C)
0.925
0.931
il salto di pressione in modo
112
Analisi entropica: Perdite
pi equo : con ~HPT= ~
Compressione
1.794
3.154
questa risu lta di 780C ma il
I nterrefrigerazione
5.11 5
4 .783
rendimento scende a 47.9%.
Rigenerazione
2.171
1.932
I gas vengono scaricati
Combustione
27.208
25.955
circa 300C in entrambi i cicli,
Espansione
5.510
6.578
ottenendo pertanto un recuScarico gas
9.592
8.047
pero termico non soddisfaElettromeccaniche
0.858
0.840
cente, nonostante l'elevatissima efficacia del rigenerato- Tab.S.l: Prestazioni, punti termodinamici e analisi
re. La ca usa di ci risiede entropica di un ciclo interrefrigerato e rigenerativo
principalmente nel gi di- (ICR) e di uno con doppia interrefrigerazione, rigescusso sbilanciamento delle nerazione e ricombustione (ICRRH).
capacit termiche delle due
correnti gassose: mentre il LH sul lato caldo di 30C, quello sul lato freddo risulta
di ben 120C nel ciclo ICRRH.
L'analisi entropica riportata nella tabella mostra che : (i) le perdite legate all'intercooling sono consistenti (5 punti); (ii) il rigeneratore, nonost ant e l'alti ssima
efficacia, sede di cir ca 2 punti di perdite, sia per la perdita di carico che per l'ampio LlTce; (iii) le perdite per lo scarico dei gas caldi all'ambient e sono ancora elevate
(8+10 punti), ma risultano assai ridotte rispetto al ciclo semplice .
Le prospettive di questi cicli sono pertanto interessanti, conciHando miglioramenti sia di lavoro specifico che di rendiment o. I l prezzo da pagare rispetto al ciclo
semplice relativo all'aggiunta di scambiatori costosi, ingombranti e di difficile rea-
i risulnzioni di
di attecella rige-'sultati di
~ il lavoro
ICRRH
50.35
619.5
371.7
170.5
576.3
995.2
606.4
299.3
'3..5/ 12/42
15.0
16.1
214
0 .931
3.154
4.783
1.932
25.955
6.578
8.047
0.858
e analisi
5.19
lizzazione tecnologica . L'ICR una soluzione interessante, ma il suo successo dipende in gran parte dalla possibilit di sviluppo di un rigeneratore compatto e relativamente poco costoso . Ben pi complessa l'alternativa ICRRH, che richiede un
grande lavoro di sviluppo relativo all'utilizzo del la ricombustione.
Pi in generale, il termine di riferimento per questi cicli non il ciclo semplice, ma il ciclo combinato, a cui pi ci si avvicina in termini di complicazioni impiantistiche. Infine, utile confrontare i rendimenti illustrati dalle fig.4.19 e 4.20 (compresi tra il 54% e il 60% per le grandi potenze) con quelli qui discussi: il ciclo combinato si pone in una posizione di netta superiorit non solo rispetto ai cicli rigenerativi e interrefrigerati (che non superano mai il 45%), ma anche rispetto a configurazioni pi complesse (tab.S.l). Ci la conseguenza di numerose aspetti, ma
soprattutto della capacit del ciclo combinato di rilasciare il ca lore a temperatu ra
molto prossima a quella dell'ambiente (condensazione), una caratteri stica non condivisa da nessun ciclo a gas. Inoltre le migliori prestazioni termodinamiche dei cicli
combinati sono ottenute senza alcuna modifica alla turbina a gas (operazione
quanto mai delicata e costosa, necessaria a realizzare i cicli discussi in questo capitolo), ma solo aggiungendo a posteriori l'impianto a vapore. Quest'ultimo risu lter
magari impegnativo e complesso, ma non aggiunge certo incognite progettuali
trattandosi di macchinario ben conosciuto e tecnologicamente consolidato.
5.20
commercialmente
noto
Vapore
con
l'acronimo
STIG
iniettato
(STeam Injected Gas
turbine - marchio registrato da GE) o come
ciclo Cheng, dal nome
TG
del detentore del brevett o fondamentale per la
sua realizzazione.
Il vapore deve
HRSG
Imp. tratt. acqua 1--- - - - - - - '
essere prodotto a una
pressione sufficiente all 'iniezione nel combustore, Fig.5.23: Schema di impianto di un ciclo a gas con
quindi come minimo a iniezione di vapore (STIG), nella sua forma pi semplil. 25+1.4 volte la pres- ce raeneratore di vaoore mono-livel/o).
sione massima del ciclo a
gas. Questi viene iniettato sia nella zona del combustore esterna al liner (fig.2. 7),
sia miscelato con il combustibile (gas naturale) attraverso gli ugelli del combustibile
stesso : quest'ultima modalit ha l'effetto, importantissimo, di ridurre la temperatura della fiamma nella zona primaria e quindi di contenere drasticamente le emissio2
ni di ossidi di azoto I l vapore viene quindi riscaldato dalla combustione fino alle
temperature t ipiche delle turbine a gas, espanso nella stessa turbina della macchina a gas e scaricato a pressione ambiente, dopo aver attraversato I'HRSG per il
recupero termico. La semplificazione dello schema impiantistico rispetto a un ciclo
combinato evidente, mancando del tutto l'espansore del vapore e il condensatore; rispetto a un ciclo semplice necessaria l'aggiunta di una caldaia a recupero,
componente peraltro non particolarmente costoso e comunque gi presente in un
impianto di cogenerazione.
E' tuttavia naturale chiedersi : una turbina a gas, se derivata da un'unit sviluppata in ciclo semplice, pu impunemente sopportare l'iniezione di una consistente portata di vapore? La risposta deve articolarsi su tre punti:
'
2
Il meccanismo sar discusso al Cap.7; per importante rilevare che l'iniezione di vapore
viene spesso praticata col solo scopo di ridurre la formazione di NOx. In- questo caso, la
quantit di vapore necessaria decisamente inferiore a quella producibile dalla caldaia a
recupero ( sufficiente una portata di vapore pari a l-c2 volt e quella di combustibile), per
cui non proprio parlare di ciclo STIG se l'iniezione di vapore resta entro questi valori.
combinati
5.21
re verificare che tale aumento di ~ sia compatibile con i limiti di stalla del
compressore: di fatto, il margine di stalla sufficientemente ampio solo per le
macchine aero-derivative, limitando la potenziale diffusione dei cicli STIG .
Infine bisogna verificare che il notevole aumento di potenza della macchina
sia sopportato in termini di sollecitazioni meccaniche dalla struttura (albero,
cuscinetti, riduttore, etc.).
Chiariti tali aspetti di carattere tecnico e funzionale, andiamo a considerare le prestazioni (rendimento e lavoro specifico) dei cicli STIG. Dal punto di vista del primo
principio, evidente che, rispetto a un ciclo semplice, si verifica una drastica riduzione del calore sensibile dissipato dai gas di scarico, essendo questo in gran parte
riutilizzato per la generazione di vapore; tuttavia, occorre tener presente che l'acqua introdotta nel ciclo viene poi scaricata in forma di vapore, con dispersione del
calore di evaporazione relativo. Questo effetto presente anche nei cicli combinati,
in quanto il flusso di calore uscente dal ciclo determinato, oltre che dalla piccola
frazione dovuta al non completo recupero dai gas, dal raffreddamento del conden satore del ciclo a vapore. Pertanto il primo principio non in grado di stabilire con
precisione delle differenze tra i due tipi di ciclo. Nell'analisi di secondo principio (per
il cui approfondimento si rimanda alla letteratura specializzata 3 ) compare invece
una importante perdita, causata dall'irreversibilit nel processo di miscelamento tra
aria e vapore (vedi in appendice A2, par.A2.5), del tutto assente nei cicli combinati.
Questa perdita corrisponde al mancato lavoro utile ottenibile idealmente dall'espansione isoterma dei due gas tra la pressione totale e la pressione parziale a cui
si trovano dopo il miscelamento, oltre ad un ulteriore effetto "termico" presente se
i due gas non sono alla stessa temperatura. Inoltre, l'abbondante presenza di vapore nei gas sca ricati al camino comporta la perdita di un'altra quantit di lavoro
utile, che sarebbe estraibile con un ciclo reversibile che sfruttasse come sorgente
termica il calore reso disponibile dalla condensazione di tali gas di scarico. La temperatura a cui tale condensazione sarebbe possibile dipende dalla pressione parziale del vapore (quindi dalla sua frazione molare e, in ultima analisi, dalla quantit
relativa di vapore iniettato) e varia durante la condensazione stessa (a causa della
minor pressione parziale causata dalla progressiva sottrazione del liquido gi condensato). Si pu comunque affermare che la condensazione si verifica normalmente a partire da 50+60C, in condizioni di equilibrio: si tratta di temperature basse
per la conversione termodinamica, ma la quantit di calore associata notevole
(50+60% del calore introdotto nel ciclo) per cui la perdita exergetica allo scarico
comunq ue rilevante. Queste due perdite, ai sensi del secondo principio, sono classiche dei cicli misti (seppure in varia misura) e sono assenti nei cicli combinati, dove non avviene n miscelamento n scarico di vapore in atmosfera . In questi ultimi
infatti il calore rilasciato alla temperatura di condensazione, che costante e pu
essere abbassata a piacimento nel rispetto dei vincoli tecnico-economici di dimensionamento del condensatore.
Pertanto, svolgendo i calcoli dei cicli nelle stesse ipotesi delineate in Tab.3.1
e 4 .3, con l'ipotesi aggiuntiva di produrre vapore a 1.3 volte la pressione di mandata del compressore, si ottengono i risultati riportati in fig.5.24, nel consueto piano
lavoro utile - rendimento. Per la tecnologia di riferimento (B, con TIT=1250C,
grandi unit industriali con portata di aria di 600 kg/s), evidente la perdita di 5+6
3
5.22
punti di rendimento rispetto a un ciclo combinato a due livelli di pressione. E' ancora pi evidente il vantaggio r ispetto al ciclo semplice (fig.3.3), da 5 a 10 punti a
seconda del rapporto di compressione : come per i cicli combinat i, i casi con bassi
valori di 13 e quindi con alte temperature allo scarico ottengono miglioramenti pi
sostanziali a causa della maggior portata di vapore prodotto e iniettato in turbina.
A questo proposito, la figura riporta la portata di acqua (e quindi di vapore) rispetto
alla portata di aria del compressore (Gw/ Ga) : per quanto appena detto, questa cre sce al diminuire di 13, fino a valori del 25%, corrispondente a 13 =15, qui rit enuto il
valore massimo ammissibile per consentire una combustione stabile e completa.
55
~
1
Fig.S.24:
Rendimento e lavoro
specifico di cicli ad
2 livel!i \~'-~'q' B=30 !
g
iniezione di vapore,
__grandi un1ta, _________________ ;________ ___ ___;_ ___________ ___________ _ al variare del rap0 50
tecn.B
.
B= 3'0
27 24 21
porto di compres
0
8
sione della turbina
a gas, per grandi e
15
QJ
!Gw/Ga=0.12:7 iQ-';~;86~
piccoli
impianti.
.~ 0.45 -- ------- .. -------+---------------------L-------~L .......~ 0.212--\ .......
Sono riportati per
i
Ciclo STIG ~
i
0.249
confronto i dati di
~
j grandi unit~, tecn.B
[
grandi cicli combinati a due livelli.
Gw/Ga =0. 15..l?J
Ipotesi di calcolo da
0.40 ---s=1a/ -1y----------- ------:----------- ------- ----~----------------------tab.3.1, 3.2 e 5.2.
~241)111 Ciclo STIG
E' indicato il rapporto tra le portate
'\J--0.25: piccole uniti' tecn.C
massica di acqua
0.35~--------~------------------~------~
iniettata e di aria
7 00 aspirata dal com300
400
500
6 00
pressore (Gw/Ga).
Lavoro specifico, kJ/kg
0.
/ ~ 15
-g
Sempre da fig.5.24, si noti che il lavoro specifico alla portata di aria dei cicli
STIG considerevolmente superiore a quello dei cicli combinati; rispetto al ciclo
semplice, l'incremento drastico, dal 45% a 13=30 all'SO% a 13=15. Se si pensa che
a ci corrisponde un pari incremento di potenza qualora siano rispettate le tre condizioni di fattibilit del ciclo STIG, facile rendersi conto del notevolissimo potenziale di riduzione dei costi specifici di macchine con iniezione di vapore. Nel conf ronto con i cicli combinati, l'au mento di lavoro specifico a dispetto di una diminuzione del rendimento giustificato dal fatto che il consumo di combustibile in un
ciclo com binato unfired lo stesso che in cicl o semplice, mentre in un ciclo STIG
cresce in mbdo rilevante, dovendo fornire il ca lore necessario a riscaldare il vapore
iniettato dalle condizioni di uscita dalla caldaia a recupero a quelle di ingresso nella
turbina a gas (indicativamente da 400+500C a 1250+1300C).
In fig .5.24 riportata anche la curva relativa a piccole unit (con portata di
aria di 10 kg/s, tecn.C di Tab.3.2), che mostra come macchine di pochi MW di potenza possano rag giungere rendimenti prossimi al 40%, con incrementi di rendimento e di lavoro specifico ancora pi importanti percentualmente di quanto verifi cato per le grandi macch ine.
In quest'ultimo punto risiede la pecu liarit pi attraente dei cicli con iniezione di va pore, che appunto la sua applicabilit a piccole turbine a gas. Infatti, una
5.23
kgw
3600{Gw l Ga)
consumo acqua[--} = - ----'-----'-'--....::..:._ _
kWh
lavoro specifico [kJI kgal
(5 .11)
I valori risultanti sono compresi tra l e 2 kg/kWh, o, se si preferisce, tra 0.3 e 0.6
kg/s per MWe1. Si tratta di valori non enormi ma che presuppongono la disponibilit
di una discreta risorsa di acqua, in relazione alla potenza dell'impianto. Per confronto, sono in pratica equivalenti (anzi leggermente inferiori) al consumo di acqua
che si avrebbe in un ciclo combinato con il condensatore raffreddato con torre a
umido. Il fattore impiantistico pi rilevante, in un ciclo STIG, determinato pi che
altro dalla necessit di demineralizzare accuratamente l'acqua, come gi segnalato.
Considerati quindi aspetti positivi e negativi, si pu concludere che il ciclo a
iniezione di vapore, nella versione pi semplice (fig. 5.23), sia una soluzione tecnologica di grande interesse per le applicazioni cogenerative di piccola e media potenza: sono infatti operative nel mondo decine di unit di questo tipo, che operano
con pieno successo. Nella pura produzione di elettricit e per potenze pi importanti, il minor ren dimento rispetto ai cicli combinati, e in secondo luogo i consumi di
acqua e i problemi di adattamento tecnologico delle turbine a gas, costituiscono
degli elementi decisamente sfavorevoli che ne hanno ostacolato la diffusione.
E' tecnicamente possibile recuperare l'acqua dai gas combusti facendola condensare in
uno scambiatore di calore in coda alla caldaia a recupero. I gas devono tuttavia essere raffreddati molto energicamente: si ricordi che la miscela gas vapore diviene satura a una
temperatura pari alla temperatura d i saturazione corrispondente alla pressione parziale del
vapore nella miscela . Il recupero totale dell'acqua iniettata richiede normalmente di spingere tale raffreddamento a circa 40C. Il processo diviene conveniente se la notevole quantit
di calore associata a tale condensazione pu essere utilmente sfruttata da un'utenza di calore a bassa temperatura.
5.24
Per far fronte alle limitazioni in termini di rendimento, sono stati studiati
schemi impiantistici pi complessi: quello di fig .5.25, noto come ciclo ISTIG, ne
un esempio esauriente. Si tratta di un ciclo interrefrigerato (da cui la I nell'acronimo), con generazione di vapore a tre livelli di pressione: il vapore HP viene iniettato in camera di combustione, mentre quello IP e LP direttamente nella t urbina in
posizioni opportune. L'interrefrigerazione permette di adottare rapporti di compressione decisamente elevati ed eventualmente di adottare TIT pi alte, a parit di
consumo di aria per il raffreddamento delle pale (par.5.2). La generazione di vapore a tre livelli consente un completo recupero termico dai gas di scarico, contribuendo ad aumentare il lavoro della turbina.
Questo ciclo, come peraltro quelli descritti nei prossimi paragrafi, stato
sviluppato con lo scopo di ottenere potenze e rendim enti simili a quelli dei cicli
combinati : quindi dedicato alla generazione di elettricit di sca la medio/ grande.
In questi impianti, come per la macchina di fig.5.16 (che infatti offerta anche in
versione con iniezione di vapore), previsto l'impiego della parte calda di grandi
turbine aeronautiche (compressore di alta pressione, combustore, primi stad i della
turbina) . Si rimanda l'analisi dei risultati ottenibili dal ciclo ISTIG al par.5.5.4, per
un confronto sia con i cicli combinati che con altre soluzioni appartenenti alla fa miglia dei cicli misti.
ISTIG
LP
LPC
HPC
ll
HRSG a tre
livelli
Fig.5. 25 : Schema di impianto di un ciclo a gas con iniezione di vapore e compressione interrefrigerata (ISTIG), con generazione di vapore a tre livelli. LPC: compressore di bassa pressione, HPC: compressore di alta pressione, T: turbina, C:
combustore, IC: intercooler, HP, lP, LP: vapore di alta, m edia e bassa pressione.
5.5
--a
a-e
s :c
5.25
pero termico completo dai gas di scarico, bilanciando le capacit termiche delle due
correnti mediante l'addizione di questa fase evaporativa . L'ottimizzazione del ciclo
suggerisce poi di preriscaldare l'acqua di iniezione con il primo intercooler e con un
economizzatore finale sui gas di scarico (fig .5.26). Anche in questo caso rimandiamo l'analisi dei risultati ottenibi li dal ciclo RWI (che peraltro non ha mai avuto applicazioni pratiche) al par.S .5.4.
Fig.5 .26 : Schema di impianto di un ciclo a gas con iniezione di acqua, rigenerativo
e interrefrigerato (RWI). LPC, HPC: compressori di bassa e alta pressione, T: turbina, C: combustore, IC1, IC2: intercoolers, R: rigeneratore, Eco: economizzatore
finale, M: miscelatore aria/acqua, mu: reintegro acqua.
5.26
ulteriore e decisivo recupero termico . Nello schema di impianto sono anche presenti gli scambiatori IC2 e AC2 per preriscaldare l'acqua di reintegro del ciclo, ed
previsto un sistema di riscaldamento del combustibile.
HAT
Eco
Fig.S.27: Schema
di impianto di un
ciclo a gas con saturazione, rigenerativo e interrefrigerato (HA T), con
prerisca/damento
del
combustibile.
LPC, HPC: compressori di bassa e
alta pressione, T:
turbina, C: combustore, !Cl, IC2,
IC3: intercoolers,
ACf, ACl, AC2,
AC3: aftercoolers,
R:
rigeneratore,
Eco: economizzatore, 5: saturatore
aria/acqua,
FH:
tue/ heater, mu:
reintegro acqua.
5.27
la vO-
CC (3LR)
fig.4.15
ISTIG
fig.5.25
RWI
fig.5.26
HAT
fig.5.27
TIT=1250C
13 ottimo
Rendimento, %
Lavoro spec., kJ/kga
15721
54+55
530+580
30742
50751
550+590
18724
52753
510+560
24730
54+ 55
6007640
TIT=1500C (CC=1400)
13 ottimo
Rendimento, %
Lavoro spec., kJ/kga
18+24
58+59
620+680
40+50
52753
740+780
27+36
54+ 55
7007750
40+55
56+ 57
830+890
Turb; .-e
LE
6.1
Capitolo 6
Le turbine a gas e i cicli combinati sono largament e utilizzati non solo per la
pura produzione di energia elettromeccanica, a cui abbiamo rivolto sinora le nostre
attenzioni, ma anche per la cogenerazione. La cogenerazione definita come produzione combinata di elettricit e di calore, entrambi intesi come effetti utili, con
un processo in cascata. La precisazione concernente l'utilit del calore necessaria, in quanto qualsiasi motore termodinamico produce calore, come risultato dell'incompleta conversione in potenza meccanica della potenza termica entrante nel
ciclo. In questo contesto, la turbina a gas non pu che trovare una naturale appl icazione, essendo un motore termico che rilascia gas ad alta temperatura, dai quali
facile recuperare utilmente calore, come abbiamo diffusamente visto al Cap.4. In
questa sezione non affronteremo l'intera tematica della cogenerazione (anche se in
6.1 ne verranno richiamati i concetti fondamentali e i parametri di valutazione),
ma, coerentemente con il tema del testo, ci limiteremo ad approfondire gli aspetti
tecnologici e operativi delle turbine a gas, quando utilizzate come motore primo per
la cogenerazione. Seguir una trattazione delle "microturbine a gas", il cui impiego
nell'ambito della generazione diffusa strettamente legato alla cogenerazione.
6.2
BOTIOMING
Fig.6.1: Concetti
di cogenerazione
"topping" e "bottoming ". I sistemi
con turbina a gas
appartengono alla
prima categoria.
Calore disponibile
con il recupero
termico
F (combustibile)
W (elettricit)
Qdiss
l
l
l
l
PERDITE
~ .!_r~n!!__e.!:_a_9~ ~~e_121~ _
Qu (calore utile)
Fig.6.2: Principali
flussi energetici in
un sistema di cogenerazione topping.
J EFFETTI UTILI
La definizione di un "rendimento" di un sistema cogenerativo non operazione univoca/ poich 1 a fronte di una spesa energetica rappresentata da F1 v i sono due effetti utili W e Qu 1 che hanno diverso valore termodinamico ed economico e possono
essere "pesati" in modo diverso (il problema non si pone invece in una centrale
elettrica/ essendo presente un unico e ben determinato effetto utile/ ovvero W).
Anzitutto 1 bisogna dire che indici che tengono conto di solo due dei tre flussi energetici W 1 Qu e F non possono essere considerati "rendimenti" in senso proprio 1 ma
appunto solo "indici" 1 utili per stabilire certe caratteristiche dell'impianto ma non
certo in grado di attribuirgli un merito. Questi sono il rendimento elettrico f1EL 1 il
rendimento termico flTH e l'indice elettrico Ie:
17EL =
w
F ;
Q
17TH =
):
IE
Qu
(6.1 )
Per t ener conto di entrambi gli effetti utili 1 naturale definire un "rendimento di
primo principio" 1 come:
"h =
W+Qu
= 17EL +77TH
(6.2)
Questo rend imento ha per il difetto di attribuire lo stesso valore a elettricit e calore/ approccio lacunoso sia dal punto di vista energetico (vedi appJ=ndice A2) che
da quello economico. E1 per un numero sicuramente utile in termini quantitativi1
da guardare come un indice pi che come un rendimento: viene spesso chiamato
"fattore di utilizzo del combustibile" . Per valutare diversamente i due beni prodotti
6.3
(6.3)
COGENERAZIONE
F'
---w
w~
IMPIANTO
COGENERATIVO---
Qu~
Qu
"-1
_Qy_
CALDAIA ~ FQc = 11
TH,C
Fig.6.3: Confronto dei flussi energetici necessari a soddisfare la stessa utenza con
un sistema cogenerativo e con la generazione separata dell'elettricit e del calore.
Introduciamo le potenze Fwc, necessaria a produrre W in una centrale elettrica con
rendimento tlEL,c, e Fqc, necessaria a produrre Qu in una caldaia convenzionale con
rendimento llTH,c (il pedice C ci ricorda che si tratta del processo "convenzionale",
ovvero della generazione separata). Chiamando Fc la loro somma (Fc= Fwc+FQc),
allora possibile definire un "indice di risparmio energetico" IRE come:
IRE
F c- F
Fc
l-
F
F wc+ F wQ
1- ____F_ _ __
Wl
1J EL,C + Q U l 1JTH ,C
(6.4)
Questo indice esprime chiaramente quanto combustibile abbiamo risparmiato utilizzando la cogenerazione rispetto alla produzione separata degli stessi beni. E' quindi
6.4
il riferimento pi opportuno per valutare la convenienza energetica in termini globali di un processo cogenerativo. A questo concetto si ispirano altri indici utilizzati
nelle applicazioni, come il "rendimento di produzione elettrica" r]PE, cio :
7JPE =
F-FQc
F - Qu i 7JTH,C
(6.5)
(detto anche "rendimento di Ecabert'') che attribuisce alla produzione elettrica solo
la quota di combustibile in pi rispetto alla produzione termica con una caldaia. fl PE
facilmente confrontabile con flEL,c, stabilendo come la cogenerazione consenta di
produrre elettricit con un rendimento superiore alle centrali puramente elettriche:
si noti che in certi casi fl PE pu raggiungere valori non molto inferiori all'unit (per
esempio nelle centrali a vapore a contropressione). Ha per il difetto di non dire
nulla sulla quantit di elettricit prodotta in pi rispetto alla normale produzione di
1
calore e ricercare una sua massimizzazione pu risultare deviante.
L'IRE va quindi visto come il parametro pi significativo per valutare i risparmi energetici conseguibili con la cogenerazione. Da un confronto tra la modalit cogenerativa e quella separata per produrre gli stessi beni energetici, pu anche
essere compreso pi correttamente il motivo per cui la cogenerazione ha superiori
caratteristiche termodinamiche e, quindi, pu davvero consentire risparmi energetici significativi. Infatti, in un processo non cogenerativo il calore utile viene prodotto in una caldaia, consumando del combustibile con un rendimento di primo principio magari elevato, ma con una forte distruzione di exergia (il processo fortemente irreversibile perch si degrada a calore a bassa temperat ura l'exergia del
combustibile). La produzione termica in un impianto cogenerativo avviene invece
con irreversibilit molto limitate, essendo in esso interposto, tra il combustibile e la
generazione di calore, il ciclo di potenza, il quale in grado di sfruttare il calore ad
elevata temperatura per produrre potenza meccanica.
Nella valutazione di IRE si pone il problema di stabilire i valori di riferimento
di flEL,c e flTH,c. Esistono due linee di tendenza:
Dare ad essi i valori medi di esercizio delle caldaie e delle centrali elettriche,
riscontrati su un parco medio di riferimento, eventualmente differenziati a
seconda del combustibile considerato: per 'lEL,c si pu considerare il rendimento medio delle centrali termoelettriche nazionali (tab.6.4, a cui aggiungere le perdite della rete), che vale dal 34 al 36% per carbone o petrolio e
43% per gas naturale; per le caldaie i valori possono variare tra 0.65 e 0.9,
a seconda che ci si riferisca al riscaldamento urbano o a utilizzi industriali, in
relazione alla potenza termica e allo stato di manutenzione;
Dare ad essi i valori massimi ottenibili con la miglior tecnologia oggi disponibile, valori che potrebbero essere (ad esempio) dell'ordine del 42-44% per
carbone e petrolio e del 54-56% per il gas naturale (cicli combinati).
Il primo approccio permette di quantificare i risparm i ottenibili rispetto alla situa1
A poco serve produrre una minim a quantit di elettricit in agg iunta a una grande
quantit di calore, anche se questa poca elettricit prodotta con un ridotto consumo
marginale di combustibile. Per capire meglio, data una certa utenza termica da servire
con la cogenerazione pari a 100, sarebbe meglio produrre 100 di elettricit con T]PE pari al
70% che produrre 10 con T]PE pari al 90% (perch i restanti 90 sarebbero prodotti dalle
centrali non cogenerative con rendimenti inferiori!). Questo semplice concetto non per
condiviso da molti, che guardano a T]PE come al parametro pi significativo.
6.5
zione esistente, il secondo confronta la via cogenerativa con quella tra dizionale
qualora ci si riferisca a nuovi impianti e progetti, soprattutto se alimentati a gas
naturale, come di solito avviene nella pratica della cogenerazione. La materia di
competenza del legislatore, in particolare dell' Autorit per l'energia elettrica e il
gas- AEEG. In passato ( 1992) i valori di riferimento erano stati stabiliti dal decreto
CIP 6/92 in un "indice energetico" (Ien), formalmente diverso dall'IRE ma con lo
stesso significato concettuale, ponendoli pari a 0.51 per flet,c (con chiaro riferimento a un buon ciclo combinato di allora ) e a 0.90 per flrH,c=0.90. Bisogna per notare che l'IRE (come lo Ien) definito utilizzando i rendimenti rife riti all'energia netta
nell'esercizio annuale e non alle potenze di progetto come formalmente enunciati
sinora: peraltro, tutti gli indici definiti da (6.1) a (6.5) possono essere basati sull 'energia prodotta o consumata in un certo periodo, piuttosto che sulle potenze.
Pi recentemente, I'AEEG con la delibera 42/02 ha perfezionato la definizione di IRE come segue:
IRE=l------------F__________
+
W
77 EL,C . P
Q u,cw
77TH ,C,C!V
(6 .6)
Q u,IND
77TH ,C,IND
dove, rispetto alla (6.4), notiamo che: (i) f1eL,c stabilito in funzione della potenza
dell'impianto oltre che del t ipo di combustibile, come da tab.6.1, ( ii) p un fattore
che tiene conto delle perdite di rete, (iii) introdotta una differenziazione tra energia termica usata nel settore civile (Qu,Civ), a cui asseg nato un rendimento di riferimento flTH,c,Civ posto uguale a 0.8, e quella usata nel settore industriale (Qu,INo), a
cui assegnato un rendimento di riferimento flrH,c,INo posto uguale a 0.9.
L'IRE cos calcolato deve essere superiore al 10% per le sezion i di nuova
realizzazione, al 5% per le sezioni esistenti e a 8% per i ripotenziamenti.
Tab.6.1: Rendimenti elettrici di riferimento (f1EL,c) e valori di perdite di rete (p) per
la determinazione dell'IRE (eq.6.6) ai sensi della delibera 42/02 deii'AEEG.
g as naturale,
GPL, GNL,
Taglia di riferimento
::;; l MWe
1 -:- 10 MWe
10 -:- 25 MWe
2S + SO MWe
SO + 100 MWe
100 -:- 200 MWe
200-:-300 MWe
300 + 500 MWe
> 500 MWe
gasolio
olio
combustibile
0.38
0.40
0.43
0.46
0.49
O.S1
0 .53
o.ss
0.55
0.3S
0 .36
0.38
0.39
0.39
0.39
0.39
0.41
0.43
0 .33
0.34
0.36
0.37
0.37
0.37
0.37
0.39
0.41
0 .23
0 .2S
0 .27
0 .27
0 .27
0 .27
0.27
0.27
0.27
Energia immessa
in rete
l - 4.3/100
l - 2.8/100
l - 6 .S/ 100
l - 4.3/ 100
l - 2.8/ 100
6.6
300370
244375
48730
7265
13723
286647
10308
45635
321974
Tab.6.3: Produzione term6elettrica netta [GWh] in Italia nel 2003 (fonte: GRTN).
Legenda: 5: solidi (carbon e, lignite), GN: gas naturale, GD: gas derivati (acciaieria, altoforno, cokeria) , PP: prodotti petroliferi (olio, orimulsion, disti llati), ACS: a ltri combustibili solidi
(t ar, catrame,etc. ), ACG: altri combustibili gassosi.
GN
GD
pp
1317
4239
33897
2277
2693
44424
166
3271
11
236
3684
100
499
2199
1529
4 759
9087
35457 112945
5113
61501
ACS
29
1513
l
1543
ACG
1385
8569
1 22749
27025
899 159728
845
54
65
4
9165
641
1769
11575
1 3118
Totale
21
78
167
1645
4742
48533
5013
9536
69472
1066 229200
Tab.6.4: Rendimenti netti medi (TJPE per impianti di cogenerazione) nella produzione termoelettrica netta in Italia nel 2003 (fonte:GRTN) . Legenda come tab.6.3.
GN
GO
pp
61.52
60. 18
48.15
66.98
39.76
49.51
Totale
45.72
34.36
65.45
ACS
ACG
Totale
9.31
32.67
24.73
31.35
32.54
36.39
52.15
38.05
18 .39
18.04
32.05
42.85
77.62
25.44
41.73
4 4 .33
69.64
45.99
69.24
36.10
43.04
41.25
34.48
57.10
36.26
31.82
49.51
50.03
- 44.03
43.26
59.35
61.04
49.11
60.95
35.82
48.18
38.26
37.18
41.09
33.41
40.64
6.7
Per dare un'idea precisa del peso della cogenerazione in Italia e dei tipi di
impianto e di combustibile con cui essa realizzata, a confronto con gli impianti di
sola produzione elettrica, si faccia riferimento alle Tab.6.2, 6.3 e 6.4, che riportano
i dati pubblicati dal GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale) relativi al
2003 (2004 per tab.6.2). Da queste si pu notare come:
GRTN).
altoforli solidi
31.35
32.54
36.39
52.15
38.05
La turbina a gas in ciclo semplice un motore costituzionalmente molto adatto per la cogenerazione: dai suoi gas combusti tecnicamente agevole recuperare calore, da usare ut ilmente in un processo industria le o per qualsiasi scopo
termico, mediante una caldaia a recupero o, in certi casi, mediante un utilizzo diretto dei gas (es: forni industriali ad alta temperatura ). Nel caso di produzione di
vapore (fluido di larghissimo impiego in campo industriale come vettore termico),
la caldaia a recupero ha esattamente le stesse caratteristiche viste per i cicli combinati (par.4.2); nel caso di produzione di acqua calda o olio diatermico o altri fluidi
senza cambio di fase la disposizione ancora pi semplice, consistendo in un unico
fascio tubiero. Il recupero termico non altera le prestazioni elettriche della turbina a
gas, se non per la piccola quota dovuta alle perdite di carico dei gas nella caldaia a
recupero, che comportano una modesta contropressione allo scarico della turbina.
L'indifferenza della produzione elettrica da quella termica aspetto di grandissima importanza se si confronta la turbina a gas con un impianto a vapore, per il
quale invece lo spillamento di vapore comporta una grande perdita di potenza elettrica prodotta. Tale perdita cresce con la pressione a cui si effettua il prelievo, perch il salto entalpico disponibile per la turbina, nell'espansione tra la pressione
massima e quella del prelievo, diminuisce progressivamente. La turbina a gas invece non risente minimamente, dal punto di vista elettrico, della pressione del vapore
nella caldaia a recupero; la quantit di vapore prodotto sar invece moderatamente decrescente all'aumentare della pressione (e quindi della temperatura di evaporazione), perch vale ancora l'eq.4.10: ad essa corrisponde una temperatura dei
gas al camino pi elevata e quindi una maggior perdita di calore verso l'ambiente.
La fig.6.4 quantifica questi effetti, con riferimento a una turbina a gas e a un im2
Oltre ai repowering di cui si parlato al cap.4 (circa 15000 MWe), risultano oggi (2005)
autorizzati dal Ministero delle Attivit Produttive cicli combinati "greenfield" per un totale
di circa 19000 MWe . Si prevede che entro il 2010 la produzione elettrica da cicli combinati si attesti attorno al 50% (o lo superi leggermente) della produzione termoelettrica.
3
E' interessante notare come il rendimento dei cicli combinati solo elettrici sia superiore a
quello dei cogenerativi, nonostante il contributo della produzione di calore. Ci da attribuire alla taglia inferiore, all'et pi avanzata e alla limitata produzione termica dei cicli
combinati cogenerativi oggi in esercizio.
6.8
prodotto a 5 bar. I risultati della figura sono significativi per un paragone pi generalizzato tra turbine a gas e a vapore in cogenerazione. Si rilevi infatti che :
1 ~----~--~----~----~
a)
20 .............;rr. r. -
o
a_
potenza
10 .......:\~~-~:.i.~-~-----1--i..-_""'_-::_-T-G--,
r--:-r--~TV
o
2
'
.--...... ___
5
10
20
50
Pressione vapore, bar
---:
'
..
'
...
0.2 ...............j...........~.......
:
IRE
a ~----~--~--~---~
~
2
5
10
20
50
Pressione vapore, bar
Fig.6.4: Potenze utili, rendimento di primo principio e IRE al variare della pressione a cui prodotto il vapore di processo, per due impianti cogenerativi: il primo
basato su una turbina a gas aero-derivative con recupero semplice (TG), il secondo
su un impianto a vapore a contropressione (TV) con condizioni del vapore vivo 60
bar, 480 'C e rendimento del generatore di vapore del 90%. Nel calcolo di IRE si
posto llEL,c pari a 43% (tab.6.1, per impianti da 10-25 MW) e l']TH,c pari a 90%.
I valori riportati in fig.6.4 rappresentano una condizione "nominale" di eserin cui le macchine lavorano a piena potenza e a pieno recupero termico. In
generale un impianto di cogenerazione sar invece chiamato a soddisfare utenze
CIZIO,
6.9
elettriche e termiche variabili nel tempo, e comunque non coincidenti con il punto
nominale di funzionamento. E' quindi importante capire come si pu gestire un impianto cogenerativo con turbina a gas in modo da soddisfare delle generiche richieste di elettricit e calore, individuate da un punt o qualsiasi nel piano W-Qu: per fare
ci dobbiamo considerare le moda lit di regolazione del sistema, con riferimento
allo schema tipico di fig.6.5.
Fig.6.5: Schema
di impianto di cogenerazione con
turbina a gas a
recupero semplice. Sono compresi gli organi di
regolazione della
terproduzione
mica (by-pass dei
gas combusti e
combustore ausiliario in caldaia).
TURBOGAS
a recupefresh-air firing
(opzionale)
POST- COMBUSTORE
""
pressio-
il primo
t secondo
re vivo 60
cii IRE si
90%.
6.10
uno in grado di dissipare calore, per operare al disotto della linea di regolazione: ci si ottiene dotando la caldaia di una serranda in grado di deviare i gas
uscenti la turbina o alla caldaia a recupero o direttamente all'esterno, mediante un camino di by-pass;
uno in grado di produrre una quota di calore addizionale rispetto a quello recuperato: conveniente ricorrere a un sistema di post- combustione, di cui si
trattato al par.4.4.1. Infatti, rispetto all'aggiunta di una caldaia di integrazione, la post-combustione permette maggiori rendimenti termici (si ricordi la
fig.4.23) e minori costi di investimento, poich si sfruttano le strutture e le
superfici di scambio della stessa caldaia a recupero.
Questi due sistemi sono generalmente sempre presenti negli impianti di cogenera zione, contrariamente al caso dei cicli combinati per sola produzione elettrica, proprio per offrire la necessaria flessibilit all'impianto. Infatti in fig.6.6 si pu individuare la "zona di by-pass", al di sotto della linea di regolazione, e, al di sopra di
essa, la "zona di post-combustione". Quest'ultima zona limitata superiormente
dalla una linea di "massima post-combustione", che rappresenta i limiti tecnici del
sistema, determinati da due fattori: (i) il raggiungimento della combustione completa dell'ossigeno presente nei gas di scarico della turbina (a meno di un margine
di contenuto di Oz, che bisogna sempre mantenere per evitare produzioni significative di CO); (ii) il raggiungimento di temperature dei gas troppo elevate per le caratteristiche strutturali deii'HRSG, che normalmente non tollera temperature di
fiamma tipiche delle caldaie convenzionali. In alcuni casi il sistema di fig.6.5 pu
essere completato da un ventilatore che adduce aria primaria di combustione agli
ugelli di post-combustione ("fresh-air-firing") con lo scopo di mantenere in funzione
la produzione termica in caso di disservizio della turbina a gas.
Date le caratteristiche di funzionamento nel piano W-Qu di un determinato
impianto, poi necessario chiedersi come esercire effettivamente la macchina per
una generica coppia di valori di richiesta dell'utenza. Discutiamo il problema con un
esempio, riferendoci alla fig .6. 7, nella
quale, a fronte di una certa richiesta,
si sono individuate cinque possibili
Qu
modalit di funzionamento, nell'ipotesi (in genere sempre verificata) che
l'impianto sia in grado di scambiare
elettricit con la rete esterna:
Turo~:
combinati
6.11
La scelta tra queste modalit operative dipender essenzialmente da motivi economici: il fattore determinante in genere il costo dell'elettricit, acquistata o venduta alla rete esterna, che come noto pu variare considerevolmente nelle ore
vuote o piene, in dipendenza dal contesto tariffario in cui opera l'impianto. In particolare le modalit l e 2 saranno convenienti se possibile cedere elettricit a prezzi remunerativi, ovvero se il ritorno economico dalla cessione superiore al maggior costo di combustibile necessario per far funzionare la turbina a gas a potenza
pi elevata della richiesta; la modalit 3 tipica di un situazione in cui non conveniente la cessione, ma il costo di produzione dell'elettricit, in modalit di piena
cogenerazione (che valora il calore prodotto), inferiore al prezzo dell'acqu isto
dalla rete esterna; le modalit 4 e 5 possono risultare utili quando l'elettricit
disponibile dalla rete a basso costo (es: ore vuote).
Pertanto la scelta del punto di esercizio dell'impianto deriva da una valutazione dei costi (e dell'eventuale ricavo dalla cessione di elettricit) in ogni punto
significativo di funzionamento (ad esempio, i 5 sopra citati), che sono appunto i
costi del combustibile (per il turbogas, per il post-combustore e, se il caso, per una
caldaia integrativa) e i costi dell'elettricit scambiata con la rete: il gestore sceglier il punto che permette di soddisfare le utenze con il minimo costo marginale di
esercizio, a meno di vincol i tecnici (es: evitare troppe fermate dell'impianto, seguire rampe di carico accettabili, indisponibilit, etc.). Va da s che questa problematica comune a qualsiasi impianto di cogenerazione (anche quelli che vedremo nei
prossimi capitoli, cos come quelli a vapore o con motori alternativi), seppure con
diverse possibilit per ci che riguarda le modalit tecniche di esercizio.
T URBO GAS
Fig.6.8: Schema di
impianto di cogenerazione con turbina
a gas a iniezione di
vapore.
6.12
nella caldaia a recupero pu essere inviato all'utenza t ermica o all'iniezione in camera di combustione, a seconda che si voglia privilegiare la produzione termica o
quella elettrica. Ci consente una grande flessibilit di funzionamento, che possiamo discutere mediante la fig.6.9, che riporta il campo operativo nel piano W-Qu.
Si noti anzitutto che
rispetto alla fig.6.6 presen- Qu
sdes / linea a
te una nuova linea operativa
/
max PC
("des-max" ), che rappresenta il funzionamento della
turbina a gas, mantenuta a
linea a max.
massima potenza, mentre si
carico regolando
varia l'iniezione di vapore da
l'iniezione di
zero al massimo prodotto
vapore
daii'HRSG. Il punto "max"
riguarda il funzionamento in
sola
produzione
elettrica
smax
(tutto il vapore prodotto
iniettato nel combustore e
regolazione senza
non vi pertanto produzione
iniezione
di vapore
termica), mentre nel punto
"des" tutto il vapore inviato all'utenza termica e la
max W
zona di regolazione
turbina a gas funziona in
ciclo semplice: la linea che
unisce i due punti rappre- Fig.6.9: Campo operativo, nel piano elettricitsenta tutte le soluzioni in- calore, di un impianto cogenerativo con turbogas a
termedie. La linea "min-des" iniezione di vapore e con post-combustione (PC) .
ora rappresentativa della
regolazione della turbina a gas in assenza di iniezione di vapore. E'importante notare che la zona sottostante la linea "min-des-max" non pi caratterizzata da una
brutale dissipazione termica (infatti la fig.6.8 non comprende il camino di by-pass),
ma i suoi punti sono ottenibili con una adeguata regolazione della macchina, sia in
termini di portata di combustibile che di vapore iniettato : il sistema diviene pertanto notevolmente pi efficiente a carichi termici ridotti. Nella fig.6. 9 poi riportata la
zona che pu essere coperta con la post-combustione, aumentando la produzione
termica senza alterare quella elettrica.
La scelta del punto operativo pi economico per una data richiesta di elettricit e di calore dall'utenza diviene pi ampia che nel caso precedente, poich si ha
un ulteriore grado di libert consentito dalla quantit di vapore iniettato in t urbina .
Fatto salvo il soddisfacimento della richiesta dell'utenza, il criterio di scelta del punto operativo sempre quello del miglior bilancio economico derivante dall'analisi
dei costi di combustibile e del saldo dell'interscambio con la rete elettrica.
Gli indici di valutazione di un impianto STIG variano a seconda dell'utilizzo
del vapore, dai valori visti per le turbine a gas semplici (fig.6.4) in produzione termica a quelli di una centrale elettrica in piena iniezione. In quest'ultimo caso, essendo il rendimento elettrico in genere dell'ordine del 40% (vedi 4.5.1) l'indice di
risparmio energetico diventa circa nullo o negativo (a seconda della potenza
dell'impianto): un esercizio prolungato dell'impianto in sola produzione elettrica (o
comunque con rapporti elettricit - calore molto grandi), anche se in certe situazione potrebbe essere giustificato economicamente, preclude presumibilmente il raggiungimento di IRE soddisfacenti su base annuale.
6.13
6.14
dalla pressione del v apore), ma non certo trascurabile. L'uso del ciclo combinato
quindi particolarmente vantaggioso quando l'utenza termica richiede calore a
bassa temperatura.
Il punto fondamentale di superiorit dei cicli combinati in cogenerazione,
rispetto alle alternative a vapore o a quelle di Cap.6.2 e 6.3, quello di poter funzionare in pura produzione elettrica con i rendimenti molto elevati tipici dei cicli
combinati, dell'ordine del 50% anche in impianti di media potenza, e quindi di consentire operazioni energeticamente convenienti, in termini di IRE, anche in presenza di richieste termi che limitate rispetto a quelle elettriche e/o quando siano presenti forti variazioni nell'esercizio annuale della potenza termica erogata.
Per discutere questo importante aspetto, facciamo riferim ento ad un esempio realistico, considerando un impianto a ciclo combinato di taglia medio-grande
nell'ambito cogenerativo (ma gli indici che otterremo non sono dissimili per impianti con macchine aero-derivative da 20-30 MW, di cui in Italia sono presenti alcune
significative realizzazioni). La fig.6.11 ne riporta lo schema impiantistico e i dati
fondamentali: si noti che il ciclo a recupero a due livelli di pressione, senza risurriscaldamento (quindi non particolarmente sofisticato); il vapore di media pressione, prodotto dal secondo corpo cilindrico o proveniente dalla turbina di alta pressione, raccolto in un collettore dal quale pu essere riammesso in turbina, previa
una valvola di regolazione, o inviato all'utenza termica.
F= 203064 kW
Pel.lorda=67675 kW
Pel.netta=67325 kW
5.2 p
l
198.6 G
1.04 p
604 T
TURBO GAS
Fr.6FA
31.1 G
59.8 p
Pel.lorda=
26755 (34155) kW
520 T
Pel.netta=
26155 (33555) kW
30.6 G
5.1 p
224 T
reintegro
UTENZA
TERMICA
34960 (O) kW
13.5 (O) G
2~J'T
Fig.6.11 : Impianto di cogenerazione a ciclo combinato, con turbina a gas GE frame 6FA e ciclo a vapore a due livelli di pressione (65/5.5 bar), prelievo a 5 bar,
condensazione a 0.11 bar. I valori di potenza, di portata (G, kg/s), pressione (p,
bar) e temperatura (T, "C) sono relativi a un prelievo del 50% del vapore; i valori
tra parentesi si riferiscono alfa pura produzione elettrica. La potenza elettrica netta
in piena condensazione di 100.9 MW, mentre a massima estrazione di 86.1
MW, con una produzione termica di 72.5 MW.
Gli indici di valutazione dell'impianto di fig.6.11 sono riportati in fig.6.12, al variare della produzione termica utile; si pu notare che:
6.15
La potenza elettrica
scende solo del 15%
passando dalla pura
produzione elettrica alla massima estrazione4: ci significa che
l'indice elettrico resta
molto alto (superiore
all'unit)
anche
in
massima
produzione
termica.
Il rendimento di primo
principio scende vistosamente al diminuire
del prelievo di vapore a
causa del calore dissipato dal condensatore;
L'IRE risulta superiore
alla soglia del 10% solo
per produzioni termiche rilevanti, mentre
tende ad annullarsi in
sola produzione elettrica ('Il EL solo di poco
superiore a r] EL,c pari a
0.49) .
L
o.
o
r-1
-ci
c
0.8
Q)
1....
ro
~
0 .6
Q)
.j..J
o.
_,,, 0 . 1
:0.4
~
40
80
20
60
Produzione termica, %
Fig.6.12: Potenza elettrica (rispetto a quella massima in condensazione, pari a 100.9 MW) e indici di
valutazione dell'impianto a ciclo combinato di
fig.6.11, al variare della potenza termica utile prodotta, espressa in termini percentuali rispetto alla
massima estrazione di vapore. L 'IRE calcolato utilizzando r] EL,c pari a 0.49 (tab.6.1) .
Il dato pi importante che comunque, data una certa potenza termica (ovvero
stabilito un determinato bacino di utenza servita dalla cogenerazione, possibile
realizzare un impianto cogenerativo di grande potenza elettrica, pur mantenendo
valori degli indici energetici assai elevati, anche se mediati su base annua con carichi termici variabili. Al di l dei valori di IRE ottenuti (che sono condizionati da una
normativa che potrebbe essere modificata in qualsiasi momento) , la possibilit di
costruire un impia nto di potenza significativa, data un'utenza termica, consente di
avvantaggiarsi delle economie di scala (determinanti per la riuscita economica di
un progetto di cogenerazione) e di rendere pi significativo il contributo al risparmio energetico. E' utile riflettere sugli esempi gi svolti, ricavando dai risultati di
fig.6.4 e 6 .12 la potenza elettrica corrispondente ad una data potenza t ermica nelle
varie soluzioni impiantistiche ivi discusse. Per esempio, ipotizzando una pari produzione di potenza t ermica utile di 32 MWth, costituita da vapore a 5 bar, si ottengono
i risultati di Tab.6.5 . La variazione impressionante : la potenza elettrica, a pari
potenza termica, varia di ben 15 volte se si confronta un moderno ciclo combinat o
con un tradizionale impiant o a contropressione, pur restando a IRE superiori al
10% (tra l'altro gli IRE dei piccoli impianti sono favoriti dalla dipendenza - discutibile! - di T]EL,c dalla potenza). Si noti che la turbina a gas con recupero semplice ha s
un IRE molto pi alto nel punto nominale, ma a carichi termici ridotti il suo valore
precipiterebbe, dovendo dissipare calore attraverso il camino di by- pass : i risultati
4
6.16
di IRE nell'esercizio effettivo possono cambiare anche di molto a favore del ciclo
combinato.
Questo risultato, seppure indicativo e limitato, per sintomatico di come il
mercato della cogenerazione si sia progressivamente spostato, soprattutto nello
scorso decennio, verso impianti di taglia molto pi elevata che in passato, caratterizzati da una produzione elettrica molto consistente rispetto a quella termica. Grazie alle tecnologie di repowering, e soprattutto a quella pi radicale di trasformazione in ciclo combinato, anche possibile adeguare a questa realt il significativo
parco di impianti a vapore esistenti (vedi Tab.6.3), moltiplicandone la potenza elettrica di un fattore da 5 a 10 ed incrementandone notevolmente i rendimenti.
(b)
Potenza elet-
IRE
IRE
trica, MW
flEL,C da tab.6.1
(flEL,C =0.49)
6.1
21.1
38.0
95.5
0.1615
0.2785
0.2417
0.1191
( flEL,c=0.40)
(flEL,c=0.43)
(flEL,c= 0.46)
('lEL,c=0.49)
0.1126
0.2233
0.2078
0 .1191
Valori ottenuti supponendo di sca lare a potenza opportuna l'impianto di fig.6 .11 con
operazioni in piena estrazione (si trascura l'effetto delle minor taglia).
Valori ottenuti con l'impianto di fig.6.11 con estrazione di vapore per 32 MWrH.
O "trigenerativo": si definisce t rigenera zione la produzione combinata non solo di elettricit e ca lore, ma anche di energia frigorifera. Quest'ultima viene prodotta a partire
dall'energ ia termica mediante frigoriferi ad assorbimento. Non ci addentreremo nella discussione tecnica degli impianti di trigenerazione, ma giusto ricordare che questa prati ca di grande interesse soprattutto nel settore terz iario (centri uffici, centri commerciali,
aeroporti , ospedali, etc.) in quanto "crea" un'utenza per il calore (il frigorifero ad assorbimento) nel periodo estivo, migliorando quindi la possibilit di eserci re economicamente
un impianto di cogenerazione su base annuale.
combinati
6.17
COMPRESSORE
pricosti
Fig.6.13: Disposizione generale dei componenti delle microturbine a gas.
ca mente
6
Quest'ultima una conditio-sine-qua -non per la fattibilit di impia nti localizzati vicino
all'utenza, quindi anche all'interno di centri urbani e di aree densamente popolate. Peraltro impensabile l'adozione di complessi sistemi di disinquinamento, o anche solo di camin i sufficientemente alti per disperdere gli inquinanti.
6.18
Fig.6.14: Turbina per unit da 200 kW (sinistra, fonte Ingersso/ Rand) e complessivo di generatore, compressore e turbina (destra, fonte Turbec).
Il rigeneratore. L'adozione di turbomacchine rad iali monostadio implica
l'utilizzo di rapporti di compressione sensibilmente inferiori rispetto a quelli comunemente usati nei cicli di turbina a gas. Come illustrato in fig.6.15, in un ciclo
semplice a bassi rapporti di compressione la temperatura di scarico dei gas risulta molto elevata, mentre quella di ingresso nel combustore assai ridotta, due
condizioni incompatibi li con un buon rendimento ( per esempio a 13 =4 i gas sono
7
Una classica applicazione delle macchine radiali sono i turbocompressori per la sov ralimentazione dei motori alternativi, di grandissima diffusione industriale soprattutto per i
motori a ciclo Diesel. I turbocompressori condividono con le microturbine piccole dimensioni assolute e alte velocit di rotazione, pur essendo chiamati a sviluppare rapporti di
compressione pi limitati e con temperature operative pi contenute
6.19
scaricati a 710C e l'aria entra nel combustore a soli 184C, con un rendimento
del 16.45%). L'impiego di un ciclo rigenerativ o (par.5.1) consente di ovviare a
tali inconvenienti, come chiaramente mostrato in fig .6.15. A 13=4 si pu gi ottenere un rend imento del 33%, al di fuori della portata dei cicl i semplici per le condizioni ipotizzate. La fig.6.15 dimostra peraltro come l'adozione del rigeneratore
renda anzi svantaggioso il ricorso a rapporti di compressione pi spinti. Una buona progettazione del rigeneratore un elemento chiave nel successo tecnico ed
economico di queste macchine; sono due i tipi utilizzati: (i) a superficie, vale a
dire uno scambiatore convenzionale con una separazione fisica tra aria pressurizzata e gas combusti, che adottano geometrie di scambio termico specializzate a
promuovere la convezione forzata; (ii) a matrice rotante, in cui un pacco di materiale metallico o ceramico in lenta rotazione acquisisce calore quando affacciato
al lato caldo e si raffredda passando sul lato freddo (riscaldando nel contempo
l'aria). Il secondo sistema presenta elevata efficacia di scambio termico e costi e
ingombri ridotti, ma vanno considerati i trafilamenti tra i due fluidi (una certa
quantit di uno dei due fluidi resta "intrappolata" nella matrice e viene successivamente dispersa nell'altro fluido).
o~
35
1400
30
1200
25
1000 0
.8c 20
800
::J
....., rendimento
ciclo rigen .
.j.J
Q)
ro
L
Q)
600 o.
:0 15
c
-iY-temp . uscita
compressore
Q)
ci
ro-
-+-rendimento
ciclo semplice
Q)
10
-------------'
----' -
o
2
''
''
- r r;:iT~iooo;i:l----.
4'*
10
12
Rapporto di compressione
6
14
400 1-
-t:r-temp. uscita
turbina
200
..,._temp. uscita
rigeneratore
16
Fig.6.15: Rendimento e temperature di cicli semplici e rigenerativi per microturbine a gas, calcolati secondo assunzioni coerenti con le tecnologie adottate per le
MTG (1]P,c=0.85, 7]P,r=0.825, ERIGEN=D.85, 7]el/mecc=D.9, t.p/p=1%(asp.), 1% (rigen.aria),
3%(comb.), 3%(rigen.gas), 3%(scarico)). La TIT assunta pari a 1000C.
6.20
ti ruota solidale all'albero della turbina producendo energia elettrica ad alta frequenza (es.: 3000 Hz AC in un caso 90.000 rpm 4 poli), poi convertita a 500600 V DC in un raddrizzatore statico e quindi riportata a 50 Hz (o a 60 Hz) trifase
400V mediante un inverter statico. Il rendimento di conversione (da potenza
meccanica a elettrica 50 Hz) mediamente prossimo al 92- 94%. In questa struttura, il turbogeneratore pu funzionare a qualsiasi numero di giri, operando ai
carichi parziali a giri variabili. Il grado di libert consentito dalla velocit di rota zione variabile pu permettere di limitare notevolmente il marcato decadimento
delle prestazioni ai carichi parziali tipico delle turbine a gas; tale possibilit riveste
notevole importanza, visto che nel funzionamento cogenerativo pu essere necessario inseguire i carichi imposti dall'utenza .
6.21
Potenza
(kW)
Portata gas di
scarico (kg/s)
n giri l
minuto
Capstone C30
Capstone C60
IR PowerWorks MT70
Bowman TG 80
Elliott TA-100
Turbec TlOO
IR PowerWorks MT250
30
60
70
80
100
100
250
24
28
29
28
29
30
30
0.31
0.49
0.73
0.83
0.79
0.81
2.0
96000
96000
n.d.
68000
n.d.
70000
n.d.
6.22
sentono quindi di recuperare calore anche a temperature relativamente elevate, senza cio le limitazioni proprie dei motori alternativi
composizione del gas derivante da una combustione con ampio eccesso
d'aria (es. da gas naturale composizione allo scarico "'17 %0z)
rapporto calore recuperabile l energia elettrica prodotta "' 1.5-2
rendimento totale di primo principio fino a 80- 85%, nei casi di produzione
di acqua calda a temperatura 70-90C (il grado di recupero termico sensibilmente inferiore nel caso di produzione di vapore)
basso costo della sezione addizionale di impianto destinata al recupero
termico ( < 10% del totale).
7.1
Capitolo 7
Nello sviluppo delle turbine a gas e dei motori termici in generale, grande att enzione sempre stata posta agli aspetti legati alle prestazioni (potenza, rendimento ... ), ampiament e trattati in questo testo, e a quelli economici ed operativi
(riduzione dei costi di investimento e di esercizio, affidabilit, etc.). Pi recente mente, le caratteristiche relative all'impatto ambientale hanno assunto un'importanza sempre crescente nel giudizio sulla validit di un generico sistema di prod uzione di potenza . Si pu senz'altro dire che oggi gli aspetti relativi alle emissioni di
sostanze inquinanti condizionano lo sviluppo e il successo commerciale delle turbine a gas alla stessa stregua dei parametri relativi ai costi e alle prestazioni.
Questo ca pitolo affronter la t ematica delle emissioni delle turbine a gas,
emissioni che, bene anticipare, sono essenzialmente legate al processo di com bustione. Ci riferiremo in particola re alle emissioni da combustione di gas naturale,
il caso di maggior importanza nelle applicazion i industriali, e anche il pi semplice,
essendo sufficiente t rattare le emissioni di monossido di carbonio (CO) e di ossidi di
azoto (generalmente chiamati NOx, per ricordare che si tratta prevalentemente di
NO e di N02). Nel caso di turbine a gas alimentate da combustibili liquidi (derivati
del petrolio) molte delle considerazioni espresse riguardo CO e NOx restano valide,
ma possono aggiungersi, a seconda del tipo di combustibile, ulteriori problematiche, relative alle emissioni di biossido di zolfo, di idrocarburi incombusti e di particolato. Questi inquinanti sono presenti in concentrazioni trascurabili in una turbina
a gas alimentata a gas naturale, ma ne parleremo brevemente al par.7.4. Svilupperemo qualche considerazione sulle emissioni di biossido di carbonio al par.7.5,
gas non direttamente nocivo ma responsabile dell'effetto serra, un fenomeno "globale" recentemente oggett o di numerose attenzioni.
l ppnzvd = 10
-6 moli inquinante
moli fumi secchi
(7.1)
7.2
Nell'utilizzo di questa grandezza, bisogna considerare che la concentrazione volumetrica di un inquinante variabile con la diluizi one dei fumi, ossia con la quantit
di aria aggiunt a rispetto alle normali condizioni di combu stione, a pari quantit assoluta di emissioni. Si pensi in questi termini: per abbassare i livelli di emissione
espressi in ppmvd basterebbe diluire con aria esterna i gas combusti, operazione
che non comporta certo alcun beneficio ambientale ! Pertanto, necessario specificare il contenuto di ossigeno nei fumi secchi, come indice del grado di diluizione
dei fumi. I riferimenti usualment e adottati sono:
combustibili liquidi o gassosi in caldaie
combustibili solidi in caldaie
fumi di scarico di turbine a gas
motori alternativi
3% voi 02
6% voi 02
15% voi 0 2
5% voi Oz
rispettando i valori pi freque ntemente riscontrati nella pratica. Pertanto le normative sulle emissioni specificano sempre il contenuto di Oz a cui riferire le concentrazioni: per paragonare i valori rilevati di inq uinante in un certo gas combusto,
occorre conoscerne il contenuto di Oz e convertire il valore rilevato a quello alla
percentuale desiderata (es:
nA moli di fum i, x% 02
( nA+nB) moli
15% se si tratta di t urbine a
gas) . Per far ci, si consideri il
conc. inquina nt e: pp mx
di fumi, y% 0 2,
sistema di fig .7.1 , in cui si
B
eone. inquinante:
miscelano nA moli di gas appmy
venti una generica concentrazione x di inquina nte con ns
moli di aria. Per ottenere la
nB mol i di aria, 21% Oz
concentrazione y di inquinanconc.inquinante: zero
te nel gas diluito, si scriva la
conservazione delle moli di
ossigeno (eq.7.2 - conside- Fig.7.1: Sistema impiegato nella conversione delle
rando pari a 21% la frazione concentrazioni molari di un inquinante a diverse
molare di 02 nell'aria) e di percentuali di ossigeno nei fumi.
inquinante (eq.7.3):
----t..
x
21
y
nA- + ns-- = - (n A +ns)
100
100 100
=>
ns = y - x
nA 21- y
..
(7.2)
21- y
ppm = ppm - y
x 21-x
(7.4)
7.3
r orma-
co2 + 2 H 2 0+7.52 N 2
c7 . 6 )
dove 3. 76 il rapporto tra Oz e Nz nell'aria, nell'ipotesi semplificata che la loro concentrazione sia 21% e 79%. Questa reazione produce 10.52 moli di fumi, di cui 2
sono di vapore acqueo : il rapporto tra fumi totali e fumi secchi vale pertanto
10.52/8.52 = 1.235. Quindi, se misuriamo ad esempio 60 ppmv nei fumi totali,
avremo un'emissione di 74 ppmvd nei fumi secchi .
Oltre alla concentrazione volumetrica, altrettanto naturale riferirsi a una
concentrazione massica, che potrebbe essere espressa in kg (o mg) di inquinante rispetto ai kg di fumi secch i. E' tuttavia pi frequente il riferimento al Norma!
metro cubo (Nm 3 ), che la quantit di un certo gas (kmoli o kg) contenuta in un
metro cubo dello stesso gas a po = 101325 Pa (pressione atmosferica) e To = ooc
(lo standard metro cubo si riferisce invece a 15C). In queste condizioni il volume
molare normale va le:
Vmol
1lanole
R. To = 22413 Nm3
km 0 l
Po
22.413 Nm 3
3
- 22.413
l kg - - Nm
'(7. 7)
MM
Quindi, per un gas avente una certa massa molecolare, il rapporto tra Nm e kg
3
costante e pertanto il Nm da considerarsi alla stregua di un'unit di massa. Il
3
riferimento al Nm invece che al kg comodo perch permette di convertire le con centrazioni volumetriche in massiche senza bisogno di conoscere la massa molecolare del gas combusto, la cui determinazione non immediata. E' per necessa ri o
introdurre la massa molecolare dell'i nquinante: infatti, riferendosi per esempio al
monossido di carbonio con MM=28 e ricordando la (7.7), si ottiene:
l ppmvd CO =
3)
110- 6 lanolco
l !ano/ fumi secchi
28 10- 6 kgco
mg
= 1.249 - 22.413 Nm 3
Nm 3
(7 )
.8
7.4
50 [ mg CO
Nm3
50 _2!_
21-3
= 58.3 [ mgCO
Nm3
3%0:
J
0%01
dove il pedice "g" riferito ai fumi. Dalla reazione di combustione (7.6) si producono 8.52 moli di fumi secchi per mole di metano (pedice "f ", fuel). Si avr:
3
Ad esempio, il gas naturale di produzione nazionale genera 8.57 m di fumi secchi (com bustione stechiometrica) per m 3 di gas, contro 9.15 di quello algerino.
7.5
Q)
i
i
i
:
all'equilibrio chimico. Fa natura!ci.
------~---------- --- .:...............~-- ------------~---mente eccezione la concentrazione
E 1800
i
i
di CO per < l, che rimane anche
Q)
:
:
nei gas a bassa temperatura come f- 1600
----+----
si proSi avr:
re MM
il suo
7.6
(7.9)
c7 .1o)
La prima quella che governa il processo alle alte tem perature mentre la seconda
significativa nel campo di temperature tra 1000 e 1500 K. La reazione C0+02 --7
C02+0 invece molto lenta, anche alle alte temperature, e non sembra importante
nelle fiamme di idrocarburi, dove presente un'ampia concentrazione di radicali,
soprattutto l'OH. Riconoscendo questo come il principale responsabile dell'ossidazione del CO (eq.7 .10, prima reazione), si consideri che la sua reazione di formazione O+H20 --7 20H, in cui l'ossigeno atomico prodotto da lla 0 2 --7 20. Unendo
queste due reazioni si pu scrivere la concentrazione di OH all'equilibrio, e applicare le regole della cinetica chimica alla prima delle (7.10):
( 7 11 )
7.2. 2 Formazione di NO
Bisogna anzitutto chiarire, che sebbene le normative si riferiscano genericamente ai NOx come a N02 e non facciano distinzione tra NO e N02, gli ossidi di azoto vengono prodotti quasi esclusivamente come NO (pi piccolissime frazioni di N02
e N20), che vengono poi in parte ossidati con lentezza (rispet t o alle velocit di reazione nella combustione) a NOz. E' quindi sostanzialmente corretto parla re solo di
formazione di NO. L'NO si forma secondo tre diversi meccanismi:
7.7
.11)
Per combustibili privi di azoto legato, come il gas naturale, il meccanismo dominante quello "thermal ": i "prompt" sono ritenuti responsabili di circa 1+5 ppm e diventano importanti solo se si sono effettuate drastiche operazioni di abbattimento
dei "thermal" . I "fuel" NO rappresentano un problema rilevante per il carbone e gli
oli combusti bili pesanti, dove il contenut o di azoto legato pu arrivare all' 1+1.5%,
perch molto difficile intervenire per !imitarne la formazione. Non parleremo
quindi ulteri ormente di "fuel" NO, essendo il problema di scarso rilievo nelle turbine
a gas, visti i combustibili da esse accettate : a questo proposito va ripetuto che l'eventuale presenza di N2 nel gas naturale non genera "fuel" NO, in quanto questo
non altera apprezzabilmente le altissime concentrazioni di N2 apportato dall'aria .
Anzi, la diluizione del combustibile con azoto molecolare in certi casi usata come
sistema di riduzione dei NO termici, come vedremo alla fine del par.7 .3. 1.
Riguard o la formazi one dei NO termici, che rappresentano la quota di gran
lunga dominante nella combustione in una turbina a gas, le tre principali reazioni
coinvolte, cos come individuate dalla classica f ormulazione di Zel'dovich, sono :
O+N2
parentesi
e la veloacqua. La
cualitativa
K( T), del
le. Perdi co,
che la
done la
cilindro,
a gas.
ento fon:Jondanza
di acqua,
1ma, ot-
~NO +
(a)
N +fiJ2 ~NO+O
(b)
N + OH ~NO + H
(c)
(7.12)
Formul ando l'ipotesi che la formazione di N dalla reazione 7 .1 2a sia pari alla rimozione dalle altre due reazioni e che la concentrazione di OH sia all'equilibrio, possibile con le leggi della cinetica chimica (secondo una procedura introdotta dallo
stesso Zel'dovich, che non riportiamo essendo di una certa complessit) scrivere la
velocit di formazione di NO (cio la derivata rispetto al tempo della sua concentrazione) in fu nzione delle costanti di equilibrio delle reazioni 7.12. Semplificando tale
formulazione sulla base dell'ipotesi che la concentrazione di NO sia nulla all'istante
iniziale, si pu ottenere una semplice espressione della massima velocit di formazione (cio quella al tempo zero), ossia:
(7.13)
dove k la costante cinetica della 7.12a, in m /(mols). Si consideri poi che la concentrazione di O pu essere espressa come:
genericadi azoi di N02
di reare solo di
[Ol eq=K[02}~2
exp(3~090)
(7.14)
3
dove K la costante di equ ilibri o della reazione 0 2 ---+ 20, in mol/m Si pu allora
scrivere la massima velocit di formazione di NO, espressa in mol/m 3/s, come :
7.8
(7.15)
La (7 .15) mostra chiaramente la fortissima dipendenza del la formazio ne di NO dalla temperatura dei gas combusti, illustrata da lla fig.7.3. Pi debole, ma significativa, la dipendenza dalla concentrazione di ossigeno; si noti che la concentrazione
di azoto invece un parametro influente ma di scarsa importanza applicativa, essendo questi comunque largamente presente nella combust ione con aria, con concentrazione molare all'incirca costante. Si possono cos anticipare i concetti su cui
sono basati i metodi pi utilizzati per ridurre la fo rmazione di NO in sede di combu stione che discuteremo nel successivo paragrafo: (i) riduzione della temperatura
nella combustione, (ii) riduzione della disponibilit di ossigeno.
1.E+OO ..----":"""""------:----r---r---~
1.E-01
+-- - + -- -
Ql
.N
<1l
'.E
1.E-03
"O
Temperatura, K
Fig.7.3: Velocit relativa di formazione di NO (fatta pari a l la velocit a 3000 K),
in funzione della temperatura locale di equilibrio (da eq.7.15).
Diamo infine alcune informazioni qualitative sulla fo rmazione dei prompt NO.
E' stato verificato che all'interno della fiamma la formazione di NO eccede i limiti
proposti dal meccanismo termico. In particolare la concentrazione dei rad ica li, specie OH, eccede i valori di equilibrio nelle zone a maggior t emperatura. Nelle fiamme
ad alto tenore di combustibile, un eccesso di OH non spiegazione soddisfacent e e
si ritiene che reazioni tipo CH+N 2---+ HCN + N possano spiegare la rapida formazione
di N a seguito ossidato a NO. Da un punto di vista pratico, i "prompt" NO sono rilevanti in caso di un abbattimento molto efficace di quelli termici.
La produzione di NO possibile anche da protossido di azoto N20, attr averso
una sequenza di reazioni schematizzabile come:
O +Nz
NzO
NzO+ O
NO+NO
NzO+H
NO+ NH
Questo meccanismo spiega la formazione di NO in eccesso di ossigeno e a temperature moderate, ovvero laddove le condizioni povere riducono la formazione di
CH; (e conseguentemente i prompt NO) e le basse t emperature diminuiscono la
7.9
wmbinati
7.1 5)
formazione dei thermal NO. Tutte queste circostanze portano il ciclo N20 ad essere una fonte importante di NO in combustioni premiscelate in eccesso d'aria, specialmente ad alte pressioni, come in alcune turbine a gas.
a ,a,
"''"
.:{}(} K),
.-.pt NO.
e limiti
12 i, spe"'amme
~e:;te
rrczione
0:"10 rile-
7.10
ro
staged,
zona
primaria
Eo
E
z
ro
<eu
u (JJ
ro c
.._ o
:::J
.N
....., ro
(JJ ...._
D..
E
(JJ
.E
spegnimento
comb. 1 comb.
povera ricca
f-
Rapporto combustibile
aria
7.11
o
z
Q)
c
.Q
e~
2250 ~::<:---------+------------------
.3
::.. ... :
Q)
\\
a.
._ ....
aria
-. ..
~--------------Vap:ore
: acqua
l
r...
-..l....
: ...
)1... ..
.azoto.L.:::.>"--..
E
L..
.2
.:
...r-...
: --.r~i ~::::
>. vapore
..........
l -~cq ua.. l-.................l, .....
ro
ro
>
:p
0.5 ~
L..
Q)
>
-::.......
175o~--~--~--~------~~====~--~ o
0.5
1.5
Rapporto di diluizione
Fig.7.6: Temperatura della fiamma all'equilibrio e velocit di formazione di NO
(relativa alla condizione senza diluizione) in funzione del rapporto in massa tra portata di diluizione e di combustibile (metano). Aria a 400'C, 15 bar; acqua a 25'C,
diluenti gassosi a 400 'C.
-.:cat-
7.12
Tab.7. 1 : Effetto della iniezione d acqua o vapore, a portata pari a quella di combustibile, su rendimento e potenza di un ciclo semplice e di un ciclo combinato.
Tipo di diluizione
Potenza termica entrante, MW
Potenza turbina a gas, MW
Rendimento turbogas, %
Potenza ciclo combinato, MW
Rendimento ciclo combinato, %
Senza diluzione
Diluizione con
acgua
Diluizione con
vaeore
625.3
219.5
35.11
346.2
55.36
716.8
242.2
33 .79
379.0
52.88
651.4
238.3
36.58
356.2
54.68
ombinati
a 'acqua
anto una
principio
;t'era del
itruzione
ersibilit
nento in
ne recu~e dello
tfetto di
equa, in
-e sensinento di
ori sono
!Zione di
ltivo. Se
he il vatermico.
potenza
iamo inespanpotenza
Jra infer:a mag, per gli
ficate in
1280(
, ciclo a
~oni : (i)
orto acrehea~porto di
t notare
rdi men.ato. Pi
! n pro-
di com-
a:o.
ne con
Klre
1.4
8.3
.58
6.2
.68
7.13
7.14
scela deve essere superiore alla velocit di propagazione della fiamma (0.45- 0. 7
m/s per metano/aria a seconda della temperatura e pressione), pena il cosiddetto "flash-back" o ritorno di fiamma, che avrebbe conseguenze molto gravi sulla
sicurezza e sull'integrit della macchina. La velocit non deve per essere tale da
causare il distacco della fiamma (blow- off) . Riassumendo, occorre che:
l. il miscelamento sia ben realizzato (assai difficile con combustibili liquidi! )
2. siano garantite le condizioni di stabilit della fiamma e di assenza di pulsazioni e altri fen omeni dinamici
3. vi siano margini adeguati rispetto al blow-off e al flash-back
2.
3.
4.
La parte inferiore della fig. 7. 7 mostra i livelli di emissioni ottenuti: mentre nel
fu nzionamento premiscelato (da 50 a 100% di carico) le emissioni sia di NOx che
di CO sono estremamente contenute (con valori di 9 ppmvd come N02 all'usuale
riferimento del 15% di 02), importante notare che i valori sono notevolmente
pi elevati all'avviamento e a carichi ridotti. In generale, infatti, le turbine a gas
con combustori DLN possono funzionare in tali condizioni solo per periodi di tempo molto limitati, per non eccedere i limiti di emissioni prescritti. Ci condiziona il
tipo di utilizzo delle macchine, che devono pertanto operare sempre in condizioni
premiscelate, esclusi brevi transitori, o arrestarsi completamente.
3
La letteratura tecn ica "aperta" messa a disposizione da GE abbondante ed argomentata. Nel sito www.gepower.com sono facilmente reperibili numerosi rapporti tecnici assai
interessanti e di facile lettura - GER- da cui sono tratte alcune figure qui riportate.
7.15
t
ugelli
combustibile
--lOJ::=;=::!.=~- - - . - - - - - - - - - .
primario
zona di
premiscelamento
zona di
diluizione
ugelli
combustibile
secondario
venturi
da accensione a carico 20%
co mb.
83%
transizione a combustione
premiscelata
6u
combustione premiscelata
da 50% a 100% di carico
100
25
50
75
Carico turbina a gas, %
7.16
ampio margine. Bisogna per ricordare che i combustori DLN presentano i seguenti
svantaggi: (i) sono notevolmente pi costosi di quelli normali; (ii) con combustibili
liquidi forniscono livelli di emissioni decisamente pi elevati che con gas naturale,
(iii) non sono utilizzabili con combustibili ad alto contenuto di idrogeno, a causa
dell'elevatissimo campo di infiammabilit deii'H2 che rende praticamente impossibile la premiscelazione (si torner su questo al Cap.S).
Tab.7.2 : Valori indicativi delle emissioni di NOx, espresse in ppmvd, 15% 02,
come N02; valori relativi a turbine a gas alimentate a gas naturale.
Limiti di legge, direttiva UE 2001/80/CE
(da recepire entro gennaio 2008)
Emissioni con combustori diffusivi
Emissioni con iniezione acqua/vapore
Emissioni con DLN, valori garantiti
Emissioni attese con DLN avanzati
25
2007300
40760
15725
9715
ppm
ppm
ppm
ppm
ppm
4N0+4NH3 +02
~4N2
+6H20
(7.16)
ombinati
seguenti
noustibili
naturale,
a causa
npossibi-
In altre applicazioni rilevanti (le centrali a vapore con caldaie a carbone), la temperatura richiesta coincide con quella di scarico dei gas dall'economizzatore.
L'utilizzo di ammoniaca pura come riducente comporta problemi non trascu rabili nello stoccaggio e nel trasporto di tale fluido, che estremamente tossico,
infiammabile, e richiede pressioni superiori ai 10-15 bar per restare liquido a temperatura ambiente . Una soluzione possibile data dall'utilizzo di una soluzione di
ammoniaca idrata (NH40H, liquida a pressione ambiente, ma che va iniettata allo
stato di vapore con un conseguente consumo energetico) o di urea ((NH2)2CO) che
trasportata allo stato solido e va poi diluita in acqua. L'urea assai pi sicura ma
pi costosa: quindi pi indicata per impianti di taglia intermedia che per grandi
centra li. Le modalit di funzionamento comunque non cambiano.
Discutiamo i requisiti fondamenta li e le problematiche di esercizio degli SCR:
agire in
!le mento
Q.Jinante
fo. La rie a valle
tcR ( Seto fortec uzione,
4
as Tale
r oppor-
. : 6)
ramica a
o:>portu~ di con:he svolanadio,
o con la
10C, ma
~ mpo di
~ situare
fdament'one in qui ndi
biatore.
ilazione e
nei fumi:
7.17
Efficienza di conversione: la quantit percentuale di NOx convertita in azoto. L'efficienza dipende da: (i) composizione, geometria ed estensione del catalizzatore, (ii) corretta e uniforme alimentazione di ammoniaca, (iii) temperatura
operativa, che deve restare nel range prestabilito. L'efficienza di questi sistemi
generalmente compresa tra 1'85 e il 90%: va stabilita a livello di progetto, in
funzione della concentrazione iniziale di NOx e dei valori finali da ottenere, tenendo presente che un suo aumento si riflette evidentemente sui costi.
Perdite di carico: la presenza della matrice catalizzata comporta un Llp allo
scarico della turbina, che va contenuto agendo sulla geometria e sulla velocit
di attraversamento. I valori pi diffusi sono attorno ai 100 Pa .
Ammonia-slip: la quantit di ammoniaca non convertita nella reazione e
quindi presente nei gas di scarico. Deve essere estremamente ridotta per ovvi
problemi di tossicit e per possibilit di reazioni successive deii'NH3 a formare
elementi che provocano intasamento del catalizzatore (vedi dopo) . Tuttavia, il
raggiun gimento di alte efficienze di conversione aiutato da una generosa presenza di NH3: l'ammonia-slip comunque inevitabile, anche mantenendo l'iniezione di NH3 al di sotto della proporzione stechiometrica suggerita dalle reazioni
(7 .16 ), e va controllata mediante accurato dosaggio.
Durata del catalizzatore: un fattore determinante condizionato da numerosi parametri di esercizio. Tra questi occorre citare: (i) erosione dovuta al naturale passaggio del gas, (ii) avvelenamento, causato da particolari elementi
(arsenico, vanadio) contenuti nelle ceneri dei combustibili pesanti, (iii) "plugging", ovvero ostruzione o anche solo copertura del catalizzatore da parte di
polveri, ceneri o di prodotti di reazione indesiderati. E' particolarmente rilevante
in certe applicazioni lo sporcamente da solfato di ammonio, risultato di reazione
dell'ammoniaca in eccesso con 1'503 che si forma neii'SCR per ossidazione catalitica di parte deii'S02 presente nei fumi, qua lora si usino combustibili contenenti zolfo. E' evidente che, ad esclusione del primo fenomeno, peraltro facilmente controllabile adottando basse velocit di attraversamento, si tratta di
problemi di scarso rilievo con le turbine a gas alimentate a gas naturale, ma di
notevole importanza per SCR posti a valle di generatori di vapore a carbone5
5
La denitrificazione dei fumi delle centra li a vapore l'applicazione pi significativa e
importante per gli SCR. Con il carbone, gli NO di origine "fuel" sono presenti in misura
comparabile a quelli termici, per cui le tecnologie di combustione a basso NOx non sono
sufficienti a garantire emissioni contenute (l im ite UE 2001/80/CE: 200 mg/Nm 3 al 6% di
0 2) e il ricorso agli SCR indispensabile. Si rimanda aii'App.A4 (par.A4.3.2) per la disposizione degli SCR nella linea di trattamento dei fumi nelle centrali a carbone.
7.18
7. 19
7.20
/o C,
in
~eso
75
88
62
LHV,
MJ/kg
kg di C02
~er kgt
kg di co2
eer MJth
kg di C02
per MJe1
48
42
24
2.75
3.23
2.27
0.057
0.077
0.095
0 .102 (1)=56%)
0.179 (1)=43%)
0.221 (1)=43%)
L'effetto combinato dei due punti sopra segnalati giustifica l'ultima colonna di
Tab. 7.3, da cui si evince che il ciclo combinato a gas naturale comporta, a pari produzione elettrica, un'emissione di C02 indicativamente pari alla met di quanto si
verifica con una centrale a carbone. Questo risultato non da considerare come
risolutivo per il problema co2, anche perch dipende dallo sfruttamento intensivo
di una risorsa non illimitata come il gas naturale, ma pu offrire una valido contributo nel medio termine al contenimento dell'effetto serra .
Si pu concludere questo capitolo affermando che le turbine a gas e in particolare i cicli combinati uniscono alle prestazioni termodinamiche di alt issimo livello
un impatto ambientale globale nettamente pi limitato rispetto ad ogni altra tecnologia basata sullo sfruttamento dei combustibili fossili. Rimandiamo al prossimo
capitolo la discussione (seppure sintetica) di alcuni temi relativi ad un utilizzo delle
turbine a gas in impianti avanzati, capaci di dare, in prospettiva, una risposta definitiva anche ai problemi dell'effetto serra (impianti con cattura di C02 per il successivo sequestro geologico).
8.1
Capitolo 8
Il futuro a breve e medio termine delle turbine a gas e dei cicli combinati alimentati a gas naturale gi stato in gran parte delineato nei precedenti capitoli.
In questi anni (2005) si dovrebbe assistere, nel settore delle grandi unit per ciclo
combinato, al consolidamento tecnologico e operativo di una classe di macchine
caratterizzate da temperatura di ingresso in turbina dell'ordine dei 1400C e oltre,
mentre altre innovazioni potrebbero riguardare le turbine di taglia medio-piccola in
modo da migliorarne la competitivit, aumentandone i rendimenti, magari grazie
anche all'adozione di rigenerazione e interrefrigerazione.
L'elemento che per riveste maggiore importanza strategica nello sviluppo
delle turbine a gas , ad opinione dell'autore, la possibilit di rimuovere il loro pi
grave limite, cio l'incapacit di funzionare con combustibili di basso pregio. Abbiamo infatti pi volte discusso dei grandi vantaggi offerti da queste macchine nell'assetto in ciclo combinato, dimostrando che sono le pi efficienti in termini termodinamici, le pi economiche, le meno inquinanti, e cos via, ma sempre e solo se
abbinate al gas naturale. Considerando che le riserve accertate di combustibili fos1
sili sono fortemente sbilanciate a favore del carbone , e che comunque un paese
industrializzato non pu basarsi in esclusiva sulla fornitura di un solo tipo di combustibile, facile capire quanto forte possa essere l'interesse dei grandi enti elettrici verso sistemi che uniscano le doti positive delle turbine a gas con la flessibilit in
termin i di combustibile delle centrali a vapore. Attualmente sono aperte due strade
per rendere compatibili le turbine a gas (e con esse i cicli combinati) con i combustibili pesanti, intendendo con questi non solo il carbone, ma anche residui di raffineria, oli pesanti, scisti bituminosi, orimulsion e altro: (i) la gassificazione, (ii) i letti
fluidi pressurizzati. Di queste tecnologie parleremo nei prossimi paragrafi, privilegiando la prima per due motivi: (i) sembra ad oggi la pi interessante, (ii) si presta
ad operazioni di cattura della C02 che potrebbero in futuro rivelarsi decisive (ne
parleremo nell'ultimo paragrafo) . La trattazione svolta in questo capitolo non potr
essere esaustiva, non solo perch si parla di impianti di grande complessit, ma
anche perch ad oggi la tecnologia non st andardizzata su una soluzione rivelatasi
superiore alle altre. Si tratta infatti di un settore ancora in evoluzione in termini
industriali, anche se sono stati realizzati con successo impianti dimostrativi (ma
anche commerciali) di grande potenza.
1
Il rapporto R/ P (riserve accertate rispetto alla produzione annua) dell'ordine dei 60-70
anni per il gas naturale e dei 250 anni per il carbone. Si tenga presente che le riserve
accertate sono storicamente assai variabili a seguito di scoperte di nuovi giacimenti (ad
esempio il rapporto R/P del gas naturale sempre risultato lievemente crescente negli
ultimi due o tre decenni), per cui il valore di 250 per il carbone puramente indicativo,
ma rappresenta chiaramente una disponibilit pressoch illimitata.
8.2
8.3
Isola di Gasificazione
Elettr.
TRATT.
CARBONE
r+
carbone
l
SYNGAS
COOLING
syngas l
l
j vapore
"'
"'
<O
c.
>
"'
acqua/vapore
syngas
depura t o
gas
combusti
CICLO A
VAPORE
E~
l
l
---
Q)
CT
l
1 Elettr.
1-
SE PAR.
ARIA
...o
:::J
l
l
LINEA IDEALE DI
DEMARCAZIONE
~
<O
02
---------
--
GASSIFICATORE
DEPURAZIO NE
SYNGAS
syngas
azoto
aria compressa
TURBOGAS
Isola di Potenza
Fig.S.l: Connessioni concettuali semplificate tra le sezioni di un impianto IGCC.
Il trattamento del carbone comprende lo stoccaggio, la macinazione, la preparazione della miscela che alimenta il gassificatore. Operando quest'ultimo ad
alta pressione (solitamente 30-70 bar) l'alimentazione del carbone non pu
essere assicurata dal solo trasporto pneumatico ma avviene mediante due
metodologie: (i) con uno slurry pompabile di acqua e polverino, (ii) con i cosiddetti " lock-hoppers" che sono processi discontinui in cui il carbone caricato a pressione atmosferica in tramogge, pressurizzato con gas, scaricato nel
gassificatore e depressurizzato per iniziare nuovamente il ciclo.
L'impianto di separazione aria serve a produrre un ossidante ad alto tenore di
ossigeno (di solito 95%) per il gassificatore, con un processo criogenico a
doppia colonna (Linde-Frankl) ampiamente diffuso nell'industria dell'accia io.
La gassificazione ad ossigeno infatti conveniente rispetto a quella ad aria,
per due motivi: (i) il gas di sintesi ha maggior potere ca lorifico, non essendo
diluito dall'azoto atmosferico: ci permette di operare con una minor portata
di syngas a pari output energetico, e quindi di ridurre considerevolmente le
dimensioni di tutti gli apparati dell'impianto; (ii) non necessario portare tutta la massa inerte di azoto alle temperature di gassificazione, operazione che,
richiedendo calore, comporterebbe un maggior avanzamento delle reazioni di
ossidazione e quindi un'ulteriore diminuzione del pot ere calorifico, nonch un
incremento del carico termico da recuperare. La produzione di ossigeno peraltro un processo costoso, sia economicamente che energeticamente: l'aria
deve essere infatti compressa a 5+6 bar prima di entrare nelle colonne di separazione, che producono ossigeno e azoto a pressione atmosferica. L'assorbimento di potenza del compressore adibito a questo scopo una frazione rilevante (dell'ordine del 10%) della potenza prodotta da un impianto IGCC.
La gassificazione pu essere svolta con numerosi processi che tratteremo al
par.8.1. 2: produce comunque un gas (syngas grezzo) ad elevata temperatura, ricco di elementi inquinanti, i principali dei quali sono ceneri, zolfo, metalli
8.4
c+
combustione parziale
combustione totale
gassificazione
water gas shift
metanazione
La reazione di combustione parziale del carbonio produce solo il 28% del calore
ottenibile con la combustione totale (seconda reazione), lasciando il restante 72%
disponibile come potere calorifico nel gas di sintesi. A seconda della quantit di ossigeno introdotto pu avanzare anche la seconda reazione, allo scopo di innalzare
la temperatura del gas di sintesi, a spese del suo potere calorifico. La reazione di
gassificazione, che endotermica e quindi favorita dalle alte temperature, giustifica
la presenza dell'acqua entrante nel processo, come elemento moderatore della
temperatura e allo stesso tempo apportatore di idrogeno: I'H2 infatti il secondo
componente fondamentale, assieme al CO, del gas di sintesi. La reazione di shift
determina invece il rapporto tra i due elementi utili nel gas prodotto. La reazione di
metanazione invece importante solo in processi a bassa temperatura. E' interessante poi conoscere la sorte degli altri elementi presenti in minor quantit nel carbone, ma rilevanti ai fini delle emissioni:
Letto fisso: il carbone fluisce in controcorrente con i gas caldi prodotti dal
letto. All'ingresso del reattore dapprima si liberano gli elementi pi volatili del
carbone, producendo tar che si ritrova allo stato liquido nel gas di sintesi, che
Turbine a gas
e cicli combinati
8.5
Carbone
as
Gas di
sintesi
:ermi co
LETTO
FISSO
o 200
Vapore
Ossigeno Cenere
o Aria
TEMPERATURA,
Alt:c
l Gas
l
l
l
l
l
l
\..Carbone
LETTO
FLUIDO
Vapore
Ossigeno
0~~-?.
Basso
o Aria
Carbone
ir
:~.
:~f~\~
.,'.
..:...- ~..: .
Alte
... _, .. .~ -.
.
l
Cenere
TEMPERAT URA,
Vapore
Ossigeno
o Aria
. .:. . .t>:
l'-1"'"=====-="""
"'l
Carbone
FLUSSO
TRASCINATO
Vapore!
Ossige(o
cAria 1
l
l
Gasi
Gas
Scori~
Basso
Scorie
111111
400 800 800 100012001400
o 200
TEMPERATURA,
viene a sua volta raffreddato dal flusso di carbone. Il char (residuo carbon ioso) restante viene gassificato nel letto, dove reagisce con vapore e ossidante.
Il gas prodotto a temperature moderate ( 450+550C) ma va "lavato" dagli
idrocarburi liquidi, che vengono poi separati e riciclati. A questa categoria appartengono i processi Lurgi e British Gas/Lurg i.
Letto fluido: si tratta di un letto di carbone e inerte fluidificato da un flusso
di ossidante e di vapore, non dissimile dai combustori a letto fluido se non per
il minor apporto di ossidante. Operano tra gli 800 e i 1000C, in un campo dove possibile ottenere una buona rimozione dello zolfo con aggiunta di sorbente nel letto. Risulta invece critico ottenere una buona conversione del carbonio, che tende a restare intrappolato nel letto di ceneri. A questa categoria
appartengono i processi KRW, HTW eU-gas.
Flusso trascinato ( entrained flow): sono in pratica dei combustori che lavorano in difetto di ossigeno. Operano a temperature molto elevate
8.6
,m .
,r ,
sc..tr 1:.,.
D((
~~
8.7
c
~
<'NLn
llt2hAL [
:,.P l"'
,..(GvA
.r
! a=o.1s l
~-~~~--~
G [kg/kg carbone]
T [0 C], p [bar]
E [en.elettrica, MJ]
Q [calore, MJ]
del proato). Si
acqua: G=0.322,
T=15, p=72
energia elettrica
11 23 kJ
4.52%
syngas: G=1.667
comp. % in volume:
52.1 CO, 10.8 C02,
35.0 H2 2. 1 Ar+N2+H20
LHV= 11.183 MJ/kg
HHV=11.928 MJ/kg
carbone (LHV)
24826 kJ
perdite termiche
150 kJ
0.60%
recupero termico
syngas
5360 kJ
21 .59%
interrefr. ASU
957 kJ
3.86%
incombusti, ceneri,
condense
266 kJ
_ %
H2S (LHV)
1 07
572 kJ
2.30%
Fig.8.3: Bilancio di massa, di specie chimiche e di potenza termica di un gassificatore a flusso trascinato, alimentato da carbone sub-bituminoso (Illinois #6).
8.8
--
GASSIFICATO RE
carbone
GASSIFICATO RE
carbone
02
ricircolo
syngas
\
T= 250C
02
T=250C
SYNGAS
COOLER
CONVETTIVO
--
carbone
GASSIFICATORE
carbone
GEN . VAPORE LP
GASSIFICATORE
02
SCRUBBER
ceneri,
fanghi
combinati
8.9
dell'acqua evaporata nel quench), mentre nei casi precedenti era possibile
generare vapore di alta pressione (da 100 a 140 bar, a seconda dei requisiti
del ciclo di potenza). Esempi significativi di realizzazione con tecnologia Texa co sono i tre impiant i italiani di gassificazione di residui di raffineria, situati a
Sarroch (Sardegna), Falconara (Marche) e Priolo Gargallo (Sicilia), che hanno
raggiunto livelli elevatissimi di disponibilit o operabilit, confermando la maturit della tecnologia.
Gli apparati di fig.8.4 non completano il recupero termico: ad essi seguono altri
scambiatori, meno impegnativi dal punto di vista progettuale ed economico, per
ridurre la temperatura fino a circa 40+50C. Il calore utilizzato per scopi diversi
(preriscaldamento del gas depurato anche mediante saturazione, generazione di
vapore a bassa pressione, etc.), la cui discussione generale risulterebbe troppo di
dettaglio rispetto ai fini di questa trattazione.
8.1.4 Depurazione
del.. syngas
.... ...__
...
Il gas prodotto dai gassificatori caratterizzato da un contenuto di ceneri fini
(fly-ash), di particolato e di acidi solforati tali da renderne impossibile un uso diretto come combustibile. Il filtraggio fisico (rimozione di particelle solide) pu essere
effettuato a secco, con cicloni e filtri, e/o a umido, mediante lavaggio con acqua
(scrubbing) . I cicloni sono spesso impiegati a monte dei syngas cooler convettivi,
per rimuovere le particelle solide di maggiori dimensioni e ridurre erosione e sporcamente di questi scambiatori: sono economici ma inefficienti per le particelle pi
piccole. Gli scrubbers, usati a valle dei syngas coolers, consentono invece una rimozione molto sicura dei solidi e raccolgono in soluzione le tracce di NH3, HCN e
metalli alcalini (Na, K, Li). Queste sostanze causerebbero problemi di emissioni e di
corrosione della turbina e pertanto gli scrubbers sono largamente utilizzati negli
impianti IGCC. Le acque raccolte dagli scrubbers vanno trattate e in parte riciclate,
con un'impiantistica di impatto non trascurabile. Le filtrazioni a secco sono possibili,
ma richiedono anche l'aggiunta di reagenti per assorbire i metalli e l'ammoniaca .
Particolarmente importante la rimozione e il trattamento dei gas acidi,
principalmente ~tLzS (la COS presente viene convertita ad ,H2S in un reattore di idrolizzazione, in cui ragisce con acqua), essenziali per limitare l'emissione in atmosfera di biossido di zolfo, uno degli inquinanti prodotti dalle centrali che utilizzano
combustibili pesanti. Il processo consiste di pi impianti in cascata:
La separazione dei gas acidi: avviene mediante assorbimento di HzS in reagenti chimici (es : soluzioni di acqua e mono- e/o di-etanol-ammine) o in solventi fisici (es: Selexol). I processi di assorbimento di gas sono favoriti da:
o alta pressione,
o bassa temperatura .
Ci giustifica la necessit di portare il syngas a temperatura ambiente per la
rimozione dei gas acidi (H2S e COz). La soluzione ricca di H2S viene rigenerata
rilasciando il gas acido, operazione opposta all'assorbimento che richiede
quindi bassa pressione (parziale!) e/o alta temperatura: la rigenerazione pu
avvenire quindi per risca ldamento e/o per effetto di una diminuzione di pressione (flash). I due effetti sono combinati nell'operazione di "stripping", solitamente utilizzata con i solventi chimici, in cui il gas acido viene liberato in
una corrente di vapor d'acqua in cui ha una pressione parziale molto inferiore
che nella soluzione; il vapore viene generato mediante ebollizione di parte
della soluzione stessa con somministrazione di calore fornito dall'esterno.
8.10
il syngas, con il suo LHV, che alimenter la turbina a gas e che verr convertito in potenza con un rendimento simile a quello di un ciclo combinato,
il vapore, dal recupero termico, che verr convertito in potenza con un rendimento tipico di un ciclo a vapore (o inferiore, nel caso di quench completo),
certamente inferiore a quello di un ciclo combinato.
Dato che la somma dei due contributi pu essere considerata, in primissima analisi,
circa costante in diversi processi di gassificazione, si ricava facilmente che maggiore la 'co Id gas efficiency' (cio il primo flusso rispetto al secondo) maggiore do-
8.11
, ridu-
Chiariti questi aspetti di carattere generale, importante discutere le problematiche specifiche per l'impiego con gas di sintesi delle turbine a gas gi esistenti, progettate per il funzionamento a gas naturale:
Il gas di sintesi ha un potere calorifico inferiore (LHV) assai inferiore rispetto a
quello del gas naturale, essendo costituito da CO e Hz che hanno LHV rispetti3
vamente di 12.6 e 10.8 MJ/Nm (contro 35.8 del metano), oltre a una certa
frazione (15-25%) di inerti (COz, Nz, HzO). Inoltre, I' LHV del syngas finale
tende a diminuire ulteriormente perch pratica comune diluire il gas di sintesi con acqua e con azoto, sia per limitare le emissioni di NOx (vedi a seguito) che per motivi di recupero termico (preriscaldamento del syngas per saturazione con acqua calda ottenuta nel raffreddamento finale del syngas freddo). I valori di LHV del sy ngas fi nale diluito pi frequentemente riscontrati
3
(con gassificazione ad ossigeno) sono dell'ordine dei 477 MJ/Nm , in dipendenza appunto dal grado di diluizione (assai variabile). In termini massici, ci
pu corrispondere a 5+8 MJ/kg (8712 prima della diluizione), contro i 46+50
del gas naturale
Pertanto, la portata massica di combustibile diviene da 5 a 10 volte superiore
a quella di gas naturale, a pari potenza termica sviluppata: come indicazione
di larga massima, essa costituisce il 10+18% di quella di aria elaborata dal
compressore. A pari portata d'aria (operando cio il compressore in condizioni
nominali), aumenterebbe in misura non dissimile la portata di fluido che espande nella turbina, rispetto a un caso a gas naturale.
Qualora ci fosse possibile, l'aumento di portata comporterebbe un proporzionale aumento di potenza della turbina e un ben pi sensibile aumento della
potenza dell'intero turbogas (207 30%), perch la potenza assorbita da l compressore resterebbe, in prima analisi, inalterata.
L'aumento di portata in turbina comporta per un aumento della pressione al
suo ingresso. Il compressore quindi chiamato a sviluppare un rapporto di
compressione pi elevato: occorre verificare che non vengano superati i margini di stalla, altrimenti necessario aumentare la sezione di passaggio degli
ugelli della turbina o aggiungere stadi di alta pressione al compressore (modi-
8.12
8.13
sono attorno ai 400-450C e 15-18 bar, contro i 5-6 bar a temperatura ambiente richiesti dai normali ASU, l'utilizzo della soluzione integrata richiede
di: (i) pressurizzare l'impianto di separazione, che in questo caso produce
ossigeno e azoto a circa 3 bar, (ii) reiniettare l'azoto nella turbina a gas dopo ricompressione, (iii) raffreddare l'aria spillata, recuperando il calore in
modo termodinamicamente corretto. Pertanto l'integrazione tra ASU e turbina a gas complica notevolmente l'assetto e la gestione dell'impianto.
.......................................................................................................................................
co~~r:;~gre
.
:
:
impianto i
frazionamento !
aria :
comf;;t~ore
: ~
ASU
.m. 02
e.m
.m.
N2
..
!
:
syn~as
r-::----------~F==,-~:c-T:--1
~~~!it~vo HP steam
11
!i
::::
radiativo ...
:
:
'1..
.
.l
generatore di
vapore a
recupero
ii
::
syngas depurato
i!
::
..i
i
! ~~~::
.
turb1na a vapore
isola di gassificazione
i i.....................................................
isola di R.Otenza i.
..........................................................................
..}
8.14
PERDITE
' - - - - TERMICHE
0.88%
RECUPERO TERMICO
SYNGAS
19.3%
RISC. SYNGAS
PULITO
2.28%
PERDITE
TERMICHE
1---I~ EJM T.GAS
0.69%
ESPANSOR
SYNGAS
1.27%
POTENZA
ASUE
COMPR. 02
4.57%
GAS DI
SCARICO
5.07%
PERDITE
TERMICHE
E/M VAPORE
0.46%
combinati
8.15
convenzionali cicli combinati, nettamente sbi lanciata verso la turbina a vapore, a causa dei flussi di vapore generati dal raffreddamento del syngas,
un contributo ben v isibile a destra di fig.8.6 (circa il 20% dell'input energetico entra nte come LHV del carbone).
Il syngas pulito costituisce l'input principale al ciclo di potenza, ma vi sono
altri flussi rilevanti come da fig.8.6 . E' peraltro da notare la differenza tra
potenza lorda prodotta dai generatori e quella netta esportata, a causa dei
consumi deii'ASU e dei numerosi ausiliari.
Costi di investimento. Esistono .segnali per cui il forte divario tra i costi iniziali verificatesi per le prime installazioni di IGCC negli anni '90 (attorno ai
2000 USD/kWei contro i 1000-1200 di USC con dispositivi adeguati di salvaguardia ambientale) sia ad oggi fortemente attenuato se non addirittura annullato. In questo confronto giocano molti fattori legati anche alla singola installazione, ma la differenza nei costi dovrebbe risultare comunque minima.
Efficienza energetica. Le prestazioni termodinamiche (rendimento netto)
sono pure di difficile interpretazione, vista una certa difficolt nel reperire i
dati di esercizio delle centrali attuali (che peraltro spesso cogenerano vapore
e idrogeno, rendendo difficili i confronti). Tuttavia i valori ver ificati in esercizio sono collocati nella fascia del 40-42%, un valore facilmente ottenibile da
moderne centrali USC. Ad oggi non si pu quindi parlare di superiorit termodinamica degli IGCC, anzi i migliori USC sono certamente pi efficienti.
La tecnologia IGCC per suscettibile di importanti miglioramenti di cui par-
8.16
leremo fra poco, per cui in prospettiva si pu ritenere fattibile ottenere rendimenti dell'ordine del 46-48%, superiori a quelli degli attuali impianti a vapore e paragonabili a quelli previsti per gli sviluppi futuri degli USC.
Prestazioni ambientali. Le esperienze fatte sono state tutte positive dal
punto di vista delle emissioni, per cui la superiorit ambientale degli IGCC
resta confermata: le emissioni di NOx sono state controllate senza problemi
con le tecniche segnalate (diluizione con azoto, SCR), le emissioni di polveri
sottili sono t rascu rabili, cos come i sistem i di rimozione dello zolfo hanno
dimostrato grandissima efficienza, ben superiore a quanto conseguibile con
gli "wet scrubber" a calcare e con una movimentazione di solidi ridotta di un
ordine di grandezza. E' vero che, con le normative vigenti, questo punto
determinante solo per cariche ad alto tenore di zolfo come i prodotti di raffi neria (con un buon carbone, come quelli importati in Italia con meno
dell'l% di zolfo, le tecniche applicate agli USC sono pi che soddisfacenti),
ma rende accessibil i risorse fossili altrimenti assai problematiche, come appunto i residui di raffineria. Non va poi dimenticata la problematica delle emissioni di mercurio e di altri metalli pesanti, seppur oggi non regolamentati: il loro abbattimento sarebbe assai meno gravoso nel caso degli
IGCC, in quanto le tecni che di rimozione potrebbero essere applicate alla sola corrente di gas di sintesi (una piccola portata ad elevata pressione) invece che ai gas combusti (una portata enorme a pressione atmosferica).
8.17
:Jrevemen-
SCARICO GAS
8.18
CALDAIA
CONVETTIVA TURBINA
SILO
COMBUSTIBILE
MACINAZIONE
CaO
CaO
+ S02 +
V2 02 ~ Ca504
8.19
cJ2. 100
~~
90 ;::::
80
~~~:~i~~~~e ~:n~i~p~~=
ro
l. . . . . ...
::! ___ \ ..
.... \
i Ca/S
70
60
..
= 3
~1
lCa/S
r--
!:! . . . . . . . .
5J
8.20
8.21
Gli impianti PFBC a carbone hanno avuto una certa diffusione verso la fine degli
anni '90, mentre oggi le applicazioni pi frequenti dei letti fluidi (in realt pi spesso con soluzioni a pressione atmosferica) sono relative all'utilizzo di biomasse e di
combustibili derivati da rifiuti (CDR).
Filter
Stack
~lJJ,-~'"'"'
.,._
High presure preheaters
- -..;:.._
-- ----
Feed pump
Fig.8.11: Schema di una centrale PFBC con turbina a gas inter-refrigerata e recupero del calore per riscaldamento dell'acqua di alimento (fonte: ABB)
8.22
generazione su scala industriale, rendimenti netti dell'ordine del 48+49%, con possibilit di superare nettamente la soglia del 50% con turbine a gas avanzate.
51
A : ar ia
G : gas combusti
S : gas di sint esi
T: solidi
V: vapore
W : acqua
ceneri
Gasificatore
a let t o
f luido
A3
52
Combust ore
A4
G2
Al
Turbina a gas
Questa tipologia impiantistica teoricamente promettente : intri nsecamente superiore ai PFBC perch supera i suoi limiti costituzionali e, rispetto agli IGCC,
consente una drastica semplificazione dello schema funziona le, conservando in parte la semplicit dei PFBC. Infatti la gassificazione ad aria e la desolforazione
operata con aggiunta di sorbente: ci consente l'eliminazione del l'impia nto di sepa razione aria, del processo di raffreddamento del gas di sintesi e del sistema di assorbimento dei gas acidi e dei loro trattamenti, anche se l'efficienza di ri mozione
dello zolfo nei letti fluid i notevolmente inferiore a quella ottenibile neg li IGCC (es:
92% contro 99% e pi). I maggiori ostacoli tecnologici sono:
la messa a punto del sistema ibrido di gassificazione- combustione,
la progettazione del combustore, che ha caratteristiche molto diverse da
quelle di una turbina a gas, dovendo operare con un comburente gi parzialmente combusto (e quindi con eccessi d'aria praticamente nulli) e con un
syngas a basso potere calorifico, a seguito della gassificazione ad ari a,
il sistema di filtrazione a caldo sia del gas di sintesi che del gas uscente il
combustore a letto fluido (da alcuni chiamato "aria viziata") .
L'ultimo forse il punto pi critico, perch, a differenza dei PFBC, i cicloni non sono
considerati sufficienti a garantire il livello di filtrazione richiesto da una moderna
turbina a gas dotata di sofisticati sistemi di raffreddamento e molto sollecitata dal
punto di vista meccanico e termico. E' necessario utilizzare filtri ceramici, la cui
messa a punto un problema ad oggi non del tut to risolto in termini di affidabilit.
8 .23
G3
rim ozione
IGCC (es:
uscente il
non sono
moderna
dal
Abbiamo accennato nel par. 7.6 alla possibilit di "catturare" la C02 prodotta
dalla normale combustione dei combustibili fossili, per evitarne il rilascio in atmosfera, contribuendo cos alla mitigazione dell'effetto serra. In questo testo non si
vuole assolutamente entrare nella polemica, vivissima anche in campo scientifico
oltre che in quello opinionistico, tra coloro che considerano l'aumento di concentrazione di C02 in atmosfera un evento foriero di gravissime conseguenze a livello
planetario e altri che lo ritengono un fattore sostanzialmente innocuo.
E' un fatto invece che qualora, in un futuro non lontano, i governi imponessero gravi restrizioni alle emissioni di C02, penalizzandone la produzione con misure economiche di diversa natura o incentivando la generazione elettrica 'carbonfree', le tecniche di sequestro della C02 potrebbero assumere un ruolo decisivo.
Con il termine 'sequestro' si intende una serie di interventi consistenti in:
8.24
Cattura della C02, ovvero questa non viene dispersa in atmosfera, ma resa
3
disponibile ai confini della centrale ad elevata purezza e allo stato liquido ,
per renderne conveniente e fattibile il trasporto anche su distanze rilevanti.
Trasporto con pipelines.
Stoccaggio finale geologico, per il quale sono disponibili numerose alternative. Le pi attraenti riguardano i giacimenti esauriti o in via di esaurimento di idrocarburi: iniettando C02 in giacimenti di petrolio si ottiene un incremento della produzione, che rende econom ico l'utilizzo della C02 (la
pratica nota come EOR - Enhanced Oil Recovery - ed largamente praticata negli USA). E' altrettanto interessante la soluzione ECBM (Enhanced
Coal Bed Methane): iniettando C02 in formazioni carbonifere si ottiene un
desorbimento di metano dal carbone, che pu essere recuperato ed utilizzato. Altre opportunit prevedono lo stoccaggio in cavit sotterranee artificiali in formazioni saline e, soprattutto, l'iniezione negli acquiferi, dove la
C02 si diluisce e mineralizza nelle rocce ci rcostanti, consentendo un accumulo definitivo. Sono proposte molte altre soluzioni, tra cui lo stoccaggio in
profondit marine (oltre 3000 m di profond it ), ma non sono oggi ritenute
di particolare interesse, anche perch il potenziale di accumulo di C02 con
le soluzioni citate estremamente grande, dell'ordine di molte decine di
anni di produzione (probabilmente centinaia ...) .
Non ci soffermeremo oltre sulla fase di stoccaggio finale, soprattutto perch richiede competenze diverse da quelle espresse in questo testo. Dedicheremo
qualche attenzione invece alla fase della cattura, perch parte integrante dei
processi che avvengono in centrale, infl uisce sulle prestazioni termodinamiche ed
responsabile (dagli studi teorici sinora svolti) della gran parte del costo complessivo di tutta l'operazione di sequestro della C02. Occorre tuttavia chiarire al
lettore che nessuna centrale al mondo dotata di sistemi di cattura (non esistono neanche impianti dimostrativi). La situazione per in rapida evoluzione, anche perch molti organismi stanno riconoscendo un grande potenziale a queste
tecniche (uno fra tutti, il Department of Energy degli Stati Uniti).
Rimozione dai gas combusti: si tratta di separare la C02 dai gas combusti senza modifiche sostanziali all'impianto di produzione di potenza (o
con modifiche molto limitate) . Le tecniche di separazione sono concettualmente simili a quelle descritte in 8.1.4 per la rimozione dai gas acidi dal
gas di sintesi di un IGCC, ma sono applicate a portate volumetriche superiori di ordini di grandezza, cio quelle tipiche dei gas combusti, con pressioni parziali della co2 piuttosto limitate e in presenza di ossigeno (che pu
causare una degradazione di certi solventi), condizioni che impongono la
scelta di un sistema di separazione chimica (con formazione di legami chimici tra solvente e gas) invece che fisica (assorbimento/desorbimento). E'
3
La C02 ha il punto critico a 30.98C e 73.77 bar. Per restare liquida alle condizioni
ambiente (15-25C) deve avere una pressione sensibilmente superiore a quella critica. I
valori citati in letteratura sono compresi tra 80 e 150 bar.
8.25
In realt la corrente finale contiene azoto e argon (provengono dalle impurezze del
comburente), ossigeno (dall'eccesso di 0 2 per completare la combustione), acqua non
condensata, i prodotti di combustione dello zolfo (se presente nel combustibile e non
rimosso in fase gassosa), altri inquinanti (NO, CO). Tali elementi devono restare in soluzione nel flusso di C02 e quindi non devono eccedere certe concentrazioni.
5
L'ossigeno pu essere ricavato anche da altri processi, molto interessanti ma ad oggi
non disponibili per applicazioni industriali. Tra essi possiamo citare la separazione tramite
membrane a trasporto ionico o la Chemical Looping Combustion, in cui 1'02 trasportato
a contatto con il combustibile attraverso la fase ossidata di un metallo (MeO), che, ridotto
a Me dopo la combustione, viene ri-ossidato a contatto con aria.
6
Con le prime due tecniche di rimozione la causa fisica della perdita di rendimento
facilmente individuabile, rispettivamente nei consumi di potenza termica necessari per la
rigenerazione della soluzione che assorbe la C02 dai fumi (strippaggio) e nel consumo di
elettricit per la compressione nella separazione aria (in tutti i casi inoltre necessario
comprimere la COz separata fino ad una pressione sufficiente per la liquefazione e il trasporto, con ulteriori consumi di potenza elettrica) .
8.26
Un reattore di "shift" del syngas, che realizza sul gas di sintesi (composto
da CO e H2) la gi nota reazione CO+H20 ~ C02+H2, che sposta il potere
calorifico del syngas esclusivamente sull'idrogeno. Ci realizzato in un
reattore catalitico posto a valle della pulizia fisica del syngas, che opera tra
i 350 e i 250C; il vapore necessario per la reazione gi presente in
grandi quantit (favorendola) soprattutto nel caso di raffreddamento del
syngas con quench completo (fig.8.4C).
La separazione di C02 dal syngas cos prodotto, con processi di assorbimento di gas acidi del tutto simili a quelli per la rimozione di H2S, ma dimensionati adeguatamente. Si ricordi che in questo caso si tratta di rimuovere un gas ad elevata pressione parziale, con quindi dimensioni e costi
dell'assorbitore molto pi contenuti rispetto a quanto necessario per la separazione dai gas combusti.
Anche in questo caso la COz cos separata deve esse re compressa a una pressione superiore a quella critica per poter essere liquefatta. Il syngas prodotto risulta
pertanto composto al 90% circa da idrogeno, con cui viene alimentata la turbina
a gas che produrr quindi gas combusti virtualmente privi di CO/. Uno schema
completo di impianto riportato in fig.8.14. Rispetto a quello di fig.8.5 occorre
notare che si passati a un sistema di gassificazione con quench (come gi detto
fornisce intrinsecamente le quantit di vapore necessarie) e che sono presenti:
Una limitata frazione di COz sar tuttavia presente, perch nel syngas finale sono rimaste piccole quantit di CO (imperfetta conversione nei reattori d i shift), di COz (imperfetta rimozione negli assorbitori) e di CH4 (formato dal gassificatore), oltre a N 2 e Ar provenienti dalla separazione aria o dal carbone stesso.
8.27
vapore lP
v apore HP
8.28
IGCC
DEC
o xc
EXC
NGCC
ATR
292.46
183 .15
11.50
26.02
16.16
20 .87
266.52
202.98
5.65
59.25
39.35
274.84
146.97
12.00
27.16
16.86
256.90
135.86
255.44
181.23
-6.65*
33.97
12.33
330.26
26.81
12.78
350.20
4.22
388.54
13.96
6.81
409.25
Potenza elettrica, MW
Turbina a gas
Turbina a vapore
Espansore syngas
Compressore aria ASU
Compressore ossigeno
Compressore azoto
Compressore COz
Ausiliari
Potenza elettrica netta
12.05
412.02
291.14
168.39
12.77
28.38
17.62
9.26
25.20
14.13
377.72
921.47
44.71
1005.0
37.58
900.07
36.69
961.78
36.41
678.92
57.23
838.14
48.83
C02 rimossa, %
Emissione specifica C02, g/kWh
728.1
94.19
50.3
98.99
9.0
92.31
68.7
348.6
89 .7
42.0
2065
79.94
32.25
2418
90.64
44.87
2312
87.87
44.90
1630
57.45
531
51.93
851
72.03
64.31
I risultati giustificano il largo spazio dedicato nel precedente paragrafo alla soluzione DEC, che si mostra nettamente vincente in termini economici (un risultato
confermato da molti altri ricercatori ). Pi in dettaglio:
Le tecniche di cattura di COz applicate agli IGCC comportano una diminuzione del rendimento della centrale dell'ordine dei 7+8 punti percentuali e
un aumento significativo (dal 25 al 50%) del costo di investimento. Queste
penalizzazioni si traducono in un costo della COz catturata dell'ordine dei
30 /ton nel caso migliore (DEC) e di 45 /ton negli altri. Si tratta di valori
importanti, che, riflessi sul costo dell'elettricit (il cui spaccato visibile in
fig.8.15), comportano una crescita dai 50-55 /MWh agli 80-90 /MWh, un
aggravio certamente importante ma che resta sempre inferiore a quanto
conseg uibile con le energie rinnovabili, anche nei casi pi favorevoli ( energia eolica).
Fra le varie tecniche evidente come quella di ossi-combustione venga
penalizzata da ingenti consumi deii'ASU (quasi 100 MWe su 470 lordil),
mentre per il caso di rimozione dai gas combusti la t urbina a vapore perde
CE
:l
Si
:; l
8.29
100
90
255 .44
181.23
-6.65.
..c
80
~ 70
~
..._
I.UJ
13.96
6.81
409.25
"(3
;::::
60
50
:t::
(l)
8 38 .14
48.83
(i)
40
o
......
C/) 30
o
(,)
89.7
42.0
20
851
72.03
64.31
10
IGCC
alla solui sultato
diminuIi e
Queste
ne dei
di valori
isibile in
Wh, un
a quanto
( ener-
DEC
oxc
EXA
NGCC
ATR
I PSA operano facendo passa re il syngas grezzo in una apposita struttura d i materiali
assorbenti (zeoliti) che consentono il passaggio del solo id rogeno, a purezze elevatissime
8.30
applicazione. Anche in un 'ottica meno di lungo periodo e indipendente dallo sviluppo delle infrastrutture richieste dalla "hydrogen economy", utile ricordare
che i processi di gassificazione sono alla base della produzione dei combustibili di
sintesi per l'autotrazione (es: gas-to-liquid con processo Fischer-Tropsch, produzione di metanolo e di di-metil-etere (DME)).
Sia che si tratti di idrogeno o di altri combustibili di sintesi di elevata qualit, le tecniche derivate dalla gassificazione potrebbero, in un futuro non troppo
lontano, offrire quindi contributi determinanti alla riduzione dell'inquinamento
atmosferico, oltre che dell'effetto serra , anche in altri settori, oltre a quello elettrico, come in quello dei trasporti e in quello residenzia le (ad esempio, con sistemi di micro-cogenerazione basati su fu el cells alimentate ad idrogen o)
La cattura di C02 e la possibilit di co -produrre idrogeno (o altri combustibili puliti) quindi, a parere di chi scrive, un elemento davvero importa nte e qualificante. La produzione di elettricit e idrogeno ad emissioni trascurabili di gas
serra oggi possibile, in termini economicamente e tecnologicamente sostenibili,
solo da combustibili fossili. Insieme all'eccellenza in te rm ini di abbat timento degli
altri inquinanti, pertanto ragionevole ritenere che gli IGCC e le tecniche da essi
derivate possano godere di una buona reputazione da parte dell'opinione pubblica, nonostante la cattiva fam a del car bone (quasi sempre ingiustificata, ma ben
radicata!), e quindi ottenere una mig liore accett azione da parte de lle popolazioni
interessate. Questa potrebbe essere la chiave del successo di questa tecnol ogia
nei prossimi decenni.
(es: 99.99% ) e a pressione praticamente uguale a quella di partenza . Le sostanze trattenute (tutti gli altri gas, q uindi CO, C02, CH4, Ar, N2) vengono liberate in una fa se di rigenerazione, in cui viene intercettato il flusso di idrogeno e la pressione viene fatta diminuire bruscament e (da cui il cui il nome di 'pressure-swing'). I gas desorbono dalle zeoliti, le
qua li vengono anche lavate con un flusso di idrogeno puro per decontaminarle. I l sistema
viene ripressuri zzato con il gas grezzo e continua il ciclo . I gas separat i (chiamati 'p urge')
sono a bassa pression e (solitamente quella atmosfe rica), ma ha nno un notevole potere
calorifico, essendo ricchi di H2, CO e CH4, e vanno quindi riutili zzati nell'impianto .
Al
Appendice Al
p v= - - -T ; h= h0 + Jcp dT
MM
To
T
dT
R
p
s = s + Jc p .- - - - In o To
T
MM
Po
{Al. l)
Nelle tabelle A1.1-A1.8 (al termine di questa appendice) sono riportate, per N2, Ar,
02, C02, CH4, CO, H20 (vapore), H2 (gas che sono sufficienti a risolvere la stragrande maggioranza dei problemi relativi alle turbine a gas), i seguenti valori in
funzione della temperatura, nel campo tra 15 e 1500C:
trattedi rigediminuizeoliti, le
Il sistema
'purge')
e potere
Il calore specifico a p=cost., cos come ricavato, per ogni gas, dalle forme
polinomiali di 4 grado riportate in Tab.A1.16.
L'entalpia specifica alla massa [kJ/kg]: indipendente dalla pressione (ipotesi di gas ideale) ed convenzionalmente posta a zero a 25C per sostanze
pure (N2, Ar, 02, H2), mentre per sostanze risultanti dalla combinazione di
pi specie at omiche il suo valore assoluto a 25C corrisponde al calore di
formazione della molecola. Per chiarire il significato di questa grandezza,
sviluppiamo un esempio considerando la C02, che il prodotto della combu stione di C e 02. Viene definito come calore di formazione della C02 la quantit di calore che si dovuta sottrarre al gas combusto (una mole di C02)
per riportarlo a 25C (la temperatura iniziale dei due reagenti, una mole di C
e una di 02) a partire dall'elevata temperatura in cui si trova dopo la reazione di combustione, fortemente esot ermica. Il sistema che definisce il calore
di formazione rappresentato in fig .Al. l: il calore uscente il calore di reazione (e quindi di formazione della C02) e perch venga rispettato il bilancio
entalpico del sistema di fig .Al.l (nella forma htn=hex+Qex) occorre che l'entalpia della C02 sia l'opposto del calore uscente dal sistema. Questa conven-
A2
zione molto comoda nei calcoli perch permette di scrivere i bilanci entalpici in maniera semplice, pur tenendo conto correttamente della presenza di
reazioni chimiche.
L'entropia specifica a po=l atm ( 101.325 kPa), posto s=O a T=O K; l'entropia dipende ovviamente dalla pressione e va corretta con il t ermine (R/MM)In(p/po) per pressioni diverse da l atm.
l'exergia a po=l atm, ovvero [(h-ho)- To(s-so)], con To=25C; l'exerg ia corrisponde in generale al lavoro ottenibile con un processo reversibile da una
massa unitaria di gas in una condizione generica di p e T, riportandola allo
stato morto termodinamico (qui assunto a T=25C e p = l atm). I valori della
tabella valgono per pressione di partenza pari a quella atmosferica: per
pressioni diverse occorre aggiungere, in senso algebrico, la correzione dell'entropia gi citata.
1 kmol C
12.011 kg
T = 25 C
h=
CALORE DI FORMAZIONE CO 2:
C)
MJ
l
mo co2
1 kmo iC02
44.010 kg
1 kmol 02
31.999 kg
T= 25 C
kJ
h = - 8941.7 kg co 2
T = 25 C
MJ
h=- 393 5 kmol C0 2
h =
L'entalpia specifica al kg sar la somma delle entalpie specifiche al kg dei componenti moltiplicate per la loro frazione massica (ovvero h = l:; h;y;); l'ent alpia specifica alla mole sar invece la somma delle entalpie molari dei componenti per la loro
frazione molare . Lo stesso vale per il cp. L'entropia di un gas perfetto dipende dalla
pressione oltre che dalla temperatura (diversamente dall'entalpia): in una miscela,
lo stato termodinamico di un singolo gas determinato dalla sua pressione parziale, per cui si dovr utilizzare, per ogni componente, l'entropia alla sua pressione
l:; y;S;(p;,T); espriparziale (p;) e non alla pressione della miscela (p) . Quindi s
mendosi invece in termini di s;(p,T), cio con i valori di entropia dei vari gas calcolati alla pressione totale, si ottiene:
A3
(A1.2)
E' interessante notare che i termini -{R/MM) X; ln(x;) costituiscono la cosidetta en-
tropia di miscela mento (sm;x): l'entropia di una miscela risulta pi elevata dell'entropia dei suoi componenti prima di essere miscelati a p e T costanti, il che rende
conto dell'irreversibilit di un'operazione di miscelamento, ovvero di avere dissipato
il lavoro ricavabile dall'espansione dalla pressione totale alle singole pressioni parziali (che appunto ToilSmix).
La tab.A1.9 riporta le propriet termodinamiche di una miscela di ovvio utilizzo, ovvero l'aria, calcolate come sopra dalla sua composizione molare. I dati sono
riferiti all'aria secca (in assenza di vapore d'acqua).
espricalco-
(A1.3)
dove a rappresenta il rapporto in massa tra comburente e combustibile. La quantit LHV (lower heating value) , per definizione, il potere calorifico inferiore del
combustibile: LHV rappresenta fisicamente il calore sottratto dai prodotti delle reazioni di ossidazione di un dato combustibile, per riportarli alle condizioni iniziali dei
reagenti (convenzionalmente stabilite a 25C), secondo lo schema di fig.Al.l, considerando l'entalpia dell'acqua nei fumi allo stato gassos. Il suo utilizzo alternativo a quello del potere calorifico superiore (HHV = higher heating value), che considera invece l'acqua nei fumi allo stato liquido e rappresenta quindi il calore recuperabile dai prodotti di combustione, compreso il calore ottenuto dalla condensazione dell'acqua prodotta dalla combustione: non essendo questa operazione normalmente perseguita nei processi industriali e nei cicli termodinamici, certamente
preferibile l'uso di LHV. I valori di LHV e di HHV sono univocamente definiti una
volta nota la composizione chimica del combustibile: in realt, la loro definizione
prevede di impiegare un rapporto aria/combustibile stechiometrico, tale cio che
tutto il carbonio e l'idrogeno contenuti nel combustibile vengano completamente
ossidati a C02 e H20 , utilizzando tutto l' Oz presente nell'aria. Tuttavia, altri gas
A4
(A1.4)
dove ovviament e Gox+Gt=G9 as. Converr svolgere fino in fondo un esempio di ca lcolo per meg lio illustrare il procedimento.
Esempio: si abbia una kmole di aria (supposta per semplicit composta solo da N2
(79.05%) e 02 (20.95%) a 400C e si realizzi una combustione di metano puro a
25C, in quantit pari al 25% di quello stechiometrico (A=4 ) . Calcolare la temperatura dei gas combusti.
Comburente:
02 (MM=31.999) ~ 0.2095 kmoli = 6. 704 kg
N2 (MM=28.013) ~ 0.7905 kmoli = 22.144 kg
t otale = 28.848 kg (MM= 28 .848 kg/kmol)
entalpia= 6.704363.012 + 22.144-396.709 = 11220 kJ/kmol
(h di N2 e 02 da relative tabelle - hox= 11220/28.848=393.85 kJ/kg)
Combustibile:
Reazione : CH4+202 ~ 2H20+C02; per una mole di metano ne servono due
di 02 in una reazione stechiometrica (>,=1); se =4, si avr:
moli CH4 = moli 02 /2 /4 ~ 0.2095/2/4 = 0.02619 kmoli CH4
che corrispondono a 0.42 kg, essendo MM=16 .043 - l'enta lpia -4688 .94
kJ/kg (da tabella a 25C) per cui l'input - 4688 .950.42 = -1970 kJ
Gas combusti :
l'entalpia totale sar: 11220-1970=9250 kJ - essendo la massa pari a
28 .848+0.42= 29.268 kg, l'entalpia specifica dei gas combusti risulter pari
a 9250/29 .268=316 kJ/kg. Per conoscere la temperatura del gas corrispondente a tale entalpia occorre costruire la relazione T-h di una miscela di gas
con la composizione derivante dalla reazione in oggetto. I componenti della
miscela, supponendo la totale ossidazione del metano, saranno 0 2 e N2 (dal
1
Stm e Nm sono unit di massa e non di volume, come potrebbe sembrare a prima vista;
1 kg di combustibile corrisponde (dall' equazione dei gas perfetti) a 23.65/ MM Stm 3 e a
22.42/MM Nm 3 , dove MM la massa molecolare del fl uido considerato (vedi anche eq.7.7) .
A5
(22.144
(1.1526
(0.9434
(5.0278
kg)
kg)
kg)
kg)
Con questa composizione possibile trovare l'entalpia massica dei gas combusti: h = (E; h;ml) l (E1 m), note le h1 (per l'i-esimo componente) dalle tabelle a varie temperature. A 1000C si ottiene h9 as=325.86 kJ/kg, a 900C
h9 as=202.55 kJ/kg: interpolando linearmente tra i due valori si ottiene una
temperatura di 992C (il procedimento pu essere poi reso pi sofisticato dal
punto di vista dell'interpolazione numerica).
Pi complesso il calcolo in un problema in cui sia nota la temperatura dei gas
combusti e si vog lia determinare la quantit di combustibile necessaria ad attenerla
(problema che si incontra sovente nei calcoli di turbine a gas): non essendo nota a
priori la composizione finale, indispensabile per il calcolo dell'entalpia dei gas, occorre procedere iterativamente ripetendo il calcolo sopra illustrato per diverse
quantit di combustibile fino a convergere alla temperatura desiderata. Ovviamente la soluzione di tali problemi ben si presta all'impiego del calcolatore.
CH4:
02:
C02:
H20:
l
2
l
2
kmol,
kmol,
kmol,
kmol,
16.043
63.998
44.010
36.032
kg,
kg,
kg,
kg,
ho= -4667
ho=O
ho=-8941.668
ho=-13422.89
Svolgendo il calcolo si ricava LHV= 50010 kJ/kg. Il potere calorifico citato quello
inferiore (LHV= lower heating value), perch l'entalpia dell'acqua di Tab.A1.7
relativa allo stato vapore . Se si vuole calcolare il potere calorifico superiore (HHV),
basta ricordare che il calore di evaporazione dell'acqua a 25C 2442.51 kJ/kg:
l'entalpia dell'acqua liquida a 25C risulta, nelle nostre convenzioni, pari a -15865.4
kJ/kg. Ripetendo il calcolo con questo valore si ottiene I'HHV che 55495 kJ/kg.
Le tab.Al.lO e Al.ll riportano infine le propriet di gas risultanti dalla combustione stechiometrica di CO e H2 (due combustibili gassosi spesso presenti in gas
sintetici), mentre le Tab.Al.l2-A1.15 sono riferite a gas combusti di metano con
diversi rapporti aria/combustibile.
A6
Tab.A1.1' N2 - AZOTO - Massa mol. 28.013
Temp.
Ental pia
Cp
Entropia
kJ/kg
kJ/kgK
J/kgK
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
-10.399
0.000
78.027
18 2.666
288.705
396. 709
507.028
619 .787
734.891
852.050
971 .016
1091.608
1213.660
1337 .019
1461.545
1587 .111
1713.600
l . 0399
6800.596
6836.071
7069.502
7317.901
7521.161
76 94. 808
7847.566
7984 . 689
8109.476
8224.061
8330. 04 1
8428 . 679
8520.959
8607.670
8689.451
8766.832
8840.256
Tab.A1.2'
l . 0398
l. 0418
1.0523
1.0695
1. 0912
1.1154
l . J.397
1.1619
1.1809
1.1981
l . 2135
1.2273
1.2397
l . 2507
l . 2605
l . 2691
Entalpia
Cp
En tropia
oc
kJ/kg
kJ/kgK
J/kgK
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
-5.204
0.000
39.028
91. 065
143. 102
195.140
247.177
299.214
351.251
403.288
455.326
507. 363
559.400
611 .437
663.475
715.512
767.54 9
.5204
.5204
.5204
. 5204
.5204
. 5204
.5204
. 5204
.5204
.5204
. 5204
. 5204
.5204
.5204
.5204
. 5204
. 5204
3846.560
3864. 412
3981.075
4104 . 628
4204.402
4288.089
4360.163
4423.458
4479 . 882
4530.783
4577.145
4619.712
4659.059
4695.639
4729.815
4761. 885
4792 .092
Entalpia
Cp
Ent ropia
kJ/kg
kJ/kgK
J/kgK
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
14 00
1 500
-9.171
0.000
69.405
164 .209
262.076
363.012
466.6 75
572.576
680.289
789.506
899.852
1011.257
1123.671
1237.047
1351. 34 2
1466.517
1582 .533
. 9163
.9179
.9340
.9629
.9944
1 . 0238
1.0486
1.0686
1 . 0853
l . 0980
1.1088
1 .11 92
1.1290
1.1384
1. 14 74
1.1560
1 .1643
6376.226
6407.512
6615. 088
6840.047
7027.596
7189 . 859
7333 . 397
7462.185
757 8. 963
7685.784
7784.089
7875.214
7960.208
8039.903
8114 .966
8185 . 943
8253 . 288
Entalpia
.ep
Entropia
kJ/kg
kJ/kgK
J/kgK
. 178
.000
8.429
39 . 009
84.445
140.677
205.451
277.326
355 . 225
438.222
525.589
616 . 772
711.310
808 .817
908.960
1 011.454
1116.052
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
-8950 . 064
-8941 . 668
-8875 . 614
-8779 .977
- 8677.090
- 8568 . 261
- 8454.572
- 8336 .878
- 8215 . 805
- 8091. 905
- 7965.816
- 7837 .781
-7708.006
-7576.680
-7443.976
-7310.050
- 717 5 . 046
.834 5
.844 6
.915 2
.9950
1.0606
1 . 1142
1.1582
1.194 7
1 .22 61
1 .2504
1 .2710
1.2894
1.3058
1 . 3204
l . 3334
1.3449
1.3550
4 826.748
4855.39 0
5052.714
5279 . 412
5476.482
5651.385
5808.780
5951.892
6083.141
6204.315
6316.640
6421.3 64
6519.483
6611.793
6698.94 5
6781.477
6859 . 844
Exergia
Entalpia
Cp
Ent ropia
kJ/kg
kJ/kgK
J/kgK
.089
.000
4 . 215
19.4 15
41. 705
68. 791
99.339
132.505
16 7 . 719
204.580
242.795
282. 1 40
322.446
363 .577
405.425
447.900
490 .931
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
150 0
- 4688.940
- 4667.000
-4492.373
- 4230 .346
-3 933.298
- 3600.736
-3 233.551
-2 833.987
- 2405 .621
- 1 953 .273
-1480 .494
-98 9 . 01 8
-4 80 .442
43. 733
582 . 094
1133.318
1696 . 167
2.1787
2.2094
2.4503
2.7934
3.1484
3.5014
3.8386
4.1467
4.4125
4.6287
4.8240
5.0028
5.1662
5 . 3150
5 .4501
5.5724
5.682 7
Exergia
Exergia
kJ/kg
.143
.000
7.221
35.268
79.399
136.081
202.842
277.868
359.809
447 .581
540.180
636.991
737.512
841.316
948.036
1057.355
1168.994
JcJ/kg
Temp .
Temp.
kJ/kg
Temp.
Tab.A1.3'
Exergia
Temp.
11528 .100
11602.950
121 24.380
1 2744.910
13313.3 70
13847.440
14355.470
14841.090
15305.310
15747.61 0
16168.700
16570.630
16955.110
17323.520
176 77 .050
18016.720
18343.42 0
Bxergia
kJ/kg
.375
.00 0
1 9.161
96.178
223.741
397.070
6 1 2.786
867.561
115 7.519
1477.998
1825.229
2196.8 67
2 590 .813
3005.146
3438.102
3888.053
4353.497
Entalpia
Cp
Entropia
kJ/kg
kJ/kg
kJ/kgK
J / kgK
.157
. 000
7 .516
35.248
77. 1 98
129 . 755
190 . 622
258 .125
331 . 021
408 . 389
489 . 426
573.662
660.734
750 .349
842 .265
936 . 278
1032. 215
15
25
100
200
300
400
500
600
700
8 00
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
-3956.822
-3946 .423
-3868.290
- 3763. 184
-3656.285
-3547.060
-3435. 237
-3320.794
-3203 .937
-3085 .068
-2964.503
-2842.412
- 2718 .949
-25 94 .258
- 2468.470
-2341.705
-2214.072
1.0398
1.0400
1 . 0446
l . 0589
1.08 0 0
1 . 105 0
1 . 1315
1.1570
1.1794
1. 1975
1.2136
l . 2280
1.2410
l . 2526
l . 2630
l. 2722
1 .2803
7016.997
705 2.473
7286.210
7 535 . 698
7740.596
7 916.199
8071.037
8210.207
8336.895
8453 .152
8560.559
86 60.423
8753.771
8841.4 18
8924 .028
9002 .148
9076. 236
Exergia
kJ/kg
.179
.000
8.444
39.165
84.974
141.843
207.501
280.451
3 59. 536
443 .743
532 .285
624.602
720 .232
818.791
919.949
1023.422
1128 .966
combinati
Turbine a gas
Al
e cicli combinati
Temp .
c
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
11 00
12 00
1300
1400
1500
c
kJ/kg
.375
.000
19.161
96.178
223.741
397.070
612.786
867.561
1157.519
1477.998
1825.229
2196.867
2590.813
3005.146
343S.102
3888.053
4353.497
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
HOO
1 500
k J/kg
.179
.000
8.444
39.165
84.974
141.843
207.501
280.451
359.536
443.743
532.285
624.602
720.232
81 8.791
919.949
1023.422
1128.966
Entropia
Exergia
J/kgK
10411. 780
10475 .330
10896. 250
11350.460
11727.740
12054 . 220
12344.610
12607.940
12850.260
13075.970
13288 070
13488 . 390
1 3678 . 370
13859 .130
14031 . 630
141 96 . 640
14354.820
kJ/kg
.320
. 000
15.233
71.207
155.586
261.344
384.503
522.553
673.845
837.365
1012.242
1197.448
1392.089
1595.381
1806.627
2025.205
2250 . 549
Entalpia
kJ/kg
- 1 43.276
. 000
1 078.130
2523 . 772
39 76.413
5434.585
6898 . 389
6369.973
9854.012
11357.370
12882.61 0
14429.330
1 5997.090
1 75 85.440
1 9193.870
20821 . 870
2 24 68 . 930
Cp
kJ/kgK
14.3215
14.3336
14.4136
14.4949
14.5554
14.6082
14.6714
14.7680
14.9255
15.1435
15.3605
15.5732
15.7813
15.9847
16.1830
16.3762
16.5640
Entropia
J/kgK
64280.160
64768 . 950
67994 .1 4 0
71426 .180
74211.220
76556 . 150
78583.480
80373.320
81982.320
83452.660
84811.410
86076.540
87261.880
88378 . 330
8943 4 .630
90437 . 880
91393 . 930
Exergia
kJ/kg
2.458
.000
116.539
538.919
1161.200
1920.232
2779.586
3717.530
4721.846
5786.825
6906.948
8076.472
9290.827
10546.300
11839.800
13168.680
1 453 0 .690
fraz.molare
Composizione
Ar
C02
N2
02
Exergia
kJ/ kg
-13 4 41. 52 0
-13 422.890
-13282 . 160
-13090.760
-12893.900
-12690.800
-12481.060
-12264.500
- 12040.960
- 1181 0. 1 40
- 11572.030
-11327.100
- 11 075 . 820
-1081 8 . 630
- 1 0555.950
-10288 .180
-10015.670
Cp
kJ/kgK
1.8615
1.8641
1.8905
1.9396
1.9989
2.0638
2.1313
2.2002
2. 2710
2.3454
2.4160
2.4818
2.5431
2.6000
2.6529
2.7020
2.7475
Exergia
En talpia
Temp.
c
15
25
100
200
30"0
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
Argon
Bioss.carb.
Azoto
Ossigeno
Entalpia
kJ/ kg
-14. 1 23
-4 . 076
71.450
173.134
276.587
382.238
490.270
600.665
713.253
827.742
943.857
1 06 1. 447
1 180.374
1 300 .511
142 1. 743
1543.965
1667.079
fraz.massica
.93000E- 2
.30000E-3
.78090
.20950
Cp
kJ/kgK
1.0046
1.0048
1.0101
l. 0247
l. 0450
1.0683
l. 0923
1.1153
1.1360
1.1533
1.1688
1 .1828
1 . 1 955
1 .2070
l. 2174
1.2268
1.2353
Entropia
J/kgK
6826 . 210
6860.485
7086.419
7327.782
7526.075
7695.934
7845.525
7979.775
8101 . 834
8213 .809
8317 . 251
8 4 13 . 4 33
8 503 . 3 52
8587 . 798
8667 . 4 1 6
8742 . 735
8814.200
.12826E- 1
. 45584E-3
.75527
.23145
Ex ergi a
kJ/kg
.172
.000
8.163
37.885
82.217
137.225
200.656
271. 025
347.221
428.325
513.599
602 . 511
69 4 .629
789.589
887.083
986.848
1 088.655
---co---
MJ/kg
10.103,
10.103,
9.832,
9.183,
Lavoro rever.
MJ/Nm3 MJ/Stm3
12 . 626 ,
11 .969
12 . 626 ,
11. 969
12.288,
11.648
11. 477, 10.879
2.4679
2.3866
2.3099
Composizione
fraz. molare
massica
.00769
.00913
Ar
Argon
.34667
.45339
002 Biossido carbonio
.64564
.53748
N2
Azoto
r1assa mol . [kg/kmoll
33 . 651
Temp .
c
15
25
100
200
300
400
500
600
700
600
900
1 0 00
1100
1200
1300
1400
1500
Entalpia
kJ/kg
4063. 540
-4054.097
-3961.854
3661.777
- 3777.659
- 3669.792
- 3556.478
- 3444.035
- 3326.601
-3207.179
-3065.595
-2962.254
-2837.34 0
-2711.020
- 2563.447
- 2454.762
- 2325.092
Cp
kJ/kgK
. 9420
. 9466
.9797
l. 0214
l . 0604
1.0964
1.1293
1.1590
1 . 1851
1.2064
1.224 9
1.2416
1.2564
1.2697
1.2815
1.2920
1.3012
Ent r opia
J/kgK
604 8 . 486
6080 . 701
6296 . 696
6534 . 117
6733.626
6907.021
7061.145
7200.310
732 7 .402
7444.394
755 2.706
765 3.591
7748. 036
7836.828
7920.610
7999.913
8075.163
Exergia
kJ/ kg
.162
. 000
7.843
37.134
81.767
137.937
203.300
276.250
355.592
440.332
529.623
622.885
719.641
819.488
922.081
1027.122
1134.350
Exe rgia
Lavoro r ever.
MJ/kg
141.781,
119. 95 4 '
138.765,
117.653 ,
MJ/Nm3 HJ/Stm3
12 . 753, 12.089
10.790, 10 . 228
12 .48 2, 11. 832
10 .58 3, 10.032
Cowposizione
fraz. molare
Ar
Argon
002 Biossido carbonio
H20 Acqua (vapore)
N2
Az oto
Hassa mol . [kg/kmol]
24.646
Temp .
c
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
Entalpia
kJ/kg
- 3415.528
- 3403 .111
- 3309.696
-3183.746
-3055.362
-2923. 993
- 2789.223
- 2650.931
-2509 . 152
-236 4. 019
- 2215 . 7l1
-2064 . 483
- 1 910.575
-l 754 . 211
-1595.600
- 1434. 934
- 1272.393
Cp
kJ/kgK
1.241 4
1.2420
1.2502
1.2703
l . 2960
1.3304
1.3652
1.4005
1.4348
1.4676
1.4961
l . 5261
l . 5517
l . 5752
l. 5967
1.6163
l . 6342
34.289
2. 3866
32.093
20.976
massica
.00769
. 0 0 025
.34 642
. 64564
.01246
.00044
.25324
.73386
Entropia
J/kgK
7909 . 893
795 2.254
8231.695
8530.647
8776.681
8987 . 912
9174. 520
9342.686
9496 . 386
9638. 321
97 70 . 435
98 94. 126
1001 0 . 490
10J.20.400
10224 .560
10323.570
10417.920
Exergia
kJ/kg
.21 3
.ooo
10.099
46.917
101.926
170.336
249.469
337.622
433.576
536.391
645.309
759.658
878.873
1002.468
1130.023
1261.169
1395.580
AB
MJ/kg
MJ/Nm3
55.495,
50.010,
57. 304,
50.986,
39.723,
35.797,
41. 01 8 '
36.496,
f.1J/Stm3
kg combur./ kg combust.
Moli combur./moli combust .
Nrn3 fumi/kg combustibile
Nm3 fum i secchi/kg combustibile
---CH4---
I".J/kg
37.656
33 . 933
38.683
34.596
55.495,
50.010,
57.304,
50.986,
17.235
9. 5465
14.735
11. 940
kg combur./kg combust.
f.loli combur . /moli combust .
Nm3 fumi/kg combustibile
Nm3 fumi secchi/kg combustibile
fraz. molare
massi ca
.84182E-2
. 95089E- 1
H20
Acqua (vapore)
.18 964
N2
Azoto
.70686
02
Ossigeno
. 00000
Hassa mol. [kg/krnol l 27 . 739
.01212
.15087
.123 1 6
. 71385
.00000
Composizione
Ar
Argon
C02
Temp.
<>C
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1 000
1100
1200
'1 300
1400
1 500
Bioss.carbonio
Entalpia
Cp
kJ/kg
kJ/kgK
- 3013.266
- 3002.219
- 2918 . 748
- 2805.419
-2689 .324
-2570 .161
- 2447.796
- 2322.243
-21 93 .648
- 2062 .262
- 1928 . 359
- 1792. 161
-1653.876
-1513.697
- 1371 . 800
- 1228 .34 9
-1083 . 494
1. 1038
1.1 056
1.1209
1.1465
1.1759
l . 2075
l . 2397
1. 2711
1 . 3004
l . 3268
1.3509
l. 3727
1 . 3926
1.4107
1.4270
1.4418
l . 4551
Entropia
J/kgK
Exergia
kJ/kg
7158.895
7196 . 583
7446. 245
7715.205
7937.709
8129.280
8298.710
8451.386
8590 . 7 9 4
8719.288
8838.573
8949 . 974
9054. 525
9153.058
9246 . 245
9334.646
9418.730
.190
.0 00
9.034
42.173
91.928
153.974
225.824
305.856
392.887
485.962
584.301
687 . 285
794 . 397
905. 1 99
1019 .312
1136 . 406
1256.192
LAI-IBDA~4
fraz . molare
.90627E- 2
.25812E-1
H20
Acqua (vapore)
.51039E-1
N2
Azoto
.76097
02
Ossigeno
.15311
Massa mal . (kg/krnol] 28. 634
rnassica
Temp .
Exergia
kJ/kg
Composizione
Ar
Argon
C02
Bioss.carbonio
c
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
Cp
Entalpia
kJ/kg
kJ/kgK
-796 . 088
-78 5.780
- 708.183
-603 . 463
-496 . 713
387.539
- 275. 770
-161 .4 23
-44 . 662
74.233
194.986
317 . 42 7
4 41 . 401
566.764
693 . 384
821 . 141
949 . 924
l. 0304
l . 0311
1 .0390
l . 0565
l. 0792
1.1046
1.1307
1 .1559
1.1788
1. 1985
1.2162
1 . 2323
1. 2469
1.2601
1.2721
1.2829
l. 2926
Entropia
J /kgK
6955.959
6991.124
7223.245
74 71.803
7676.409
7851.929
8006.692
8145.747
8272 . 329
8388.610
8496.184
8596.333
8690.067
8778.187
8861.342
8940.073
9014.828
. 01264
. 03967
.03211
.74447
.17110
.177
. 000
8 .390
39.003
84 . 749
14 1 . 592
207.218
280.106
359.127
443.352
532. 033
624.615
720 . 641
819 . 73 2
921.559
1025. 842
1132.337
kg combur./kg combust.
Moli combur./moli comb.
Nm3 fumi/kg combustibile
Nm3 fumi secchi/kg combustibile
34.470
19.093
28.072
25 . 278
Composizione
fraz. molare
Ar
Argon
. 88371E-2
C02
Bioss.carbonio
. 50054E- 1
H20
Acqua (vapore)
.99539E- l
.74204
N2
Azoto
.99535E- 1
02
Ossigeno
Massa mol. (kg/krnol] 28 . 321
massica
Exergia
kJ/kg
kJ/kg
Cp
kJ/kgK
Entropia
<>C
15
25
1 00
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1300
1400
1500
-1556 . 005
-1545 . 444
-14 65 .834
-1358 . 163
- 1248.211
- 1135.613
- 1020 . 212
- 902. 024
-781.207
- 658.031
- 532 . 771
-405 . 615
-276.736
- 146 . 295
- 14.439
118.697
252.988
l . 0556
l . 0566
1.0671
1.0 873
1 .1123
1.13 99
1.1681
1.1954
1.2205
l . 2425
1 . 2624
l . 2805
l . 2969
1 . 3117
l. 3252
1.33 73
l. 3483
704 7 . 290
7083. 319
7321.4 5 2
7577 . 002
7787.743
7968.764
8128 .555
8272.277
8403.256
8523 . 724
8635 . 311
8739.316
8836 . 758
8928.446
9015 .04 0
9097.085
9175 . 038
Temp.
Entalpia
J/kgK
.01246
. 07778
.06332
.73397
.11246
.181
.000
8.611
40.090
87 . 210
145.836
213. 595
288 .93 2
370.698
457.956
549 . 947
646 .0 94
745.921
849 .02 5
955 .063
1063.737
1174.787
137.88
76 . 371
108.10
105 . 30
Composizione
f raz. molare
.91798E-2
Ar
Argon
C02
Bioss.carbonio
.13221E-1
H20
Acqua (vapore)
.25850E-1
.77081
N2
Azoto
02
Ossigeno
. 18094
28. 797
~1assa mol . [kg/krnol ]
massica
Temp .
Bntropia
J/kgK
Exergi a
kJ/kg
6899.64 7
6934 . 370
7163.419
7408 .4 06
7609.878
7782. 588
7934.785
8071 .454
8195 .791
8309.935
8415 . 456
8513.637
8605.477
8691.772
8773.173
8850.210
8923.332
. 175
. 000
8 . 278
38 . 448
83.492
139.424
203.961
275.598
353.217
435.892
522 . 882
613 .64 3
707.729
804 . 769
904 . 445
1006.485
1110.653
c
15
25
100
200
300
400
500
600
700
800
900
1000
1100
1200
1 300
1400
1500
Entalpia
Cp
kJ/kg
kJ/kgK
- 407.921
-397. 7 43
-321.174
-217 . 960
-112 . 847
-5.42 2
104.492
216 .877
331.567
448.274
566 . 725
686.758
808 .227
930 . 996
1054 . 941
1179 . 950
1305. 919
l . 0176
1.0180
l . 024 7
l . 04 07
1. 0622
1.0866
1.1117
1 . 1358
1.1576
1.1761
1.1927
1. 2077
l . 2214
1 . 2338
1. 2450
1.2551
1.2642
.012733
.020205
. 016172
. 74983
. 20106
A9
Tab.A1.16: Coefficienti per il polinomio di 4 grado che definisce il calore specifico in funzione della temperatura nelle tabelle da Al.l a Al.lS (cp
con Cp in J/kgK, T in c. Campo di validit da 15 a 1500C.
:56
i33
<S3
: s6
~.~o
lBS
552
:.assica
.01264
.03967
.03211
. 7H47
. 17110
::Xergia
kJ/kg
.177
.000
8 .390
39 .003
e ~.
Tab.
Al . l
A1.2
A1.3
Al.4
Al.5
Al. 6
A1.7
A1.8
Al. 9
A1.10
A1.11
A1.12
A1 . 13
A1.14
A1. 15
a
1043 .26
520 . 372
898.610
821. 495
2152 . 87
1041.89
1849 . 28
142 46.4
1000.61
937 .9 39
1238 .3 5
1102.17
1051 .88
1026 .61
1013 .71
b
-. 825203e - l
=a +
c
.764041e - 3
b-T
- . 727713e-6
e
.214620e-9
. 348098
l . 0273 1
2.67496
- .4 45141e-1
. 3519 88
2.20992
.4 82759e-1
.424123
. 591458e- 1
.146540
. 110588
. 798778e-1
.641882e - 1
- .462421e - 4
- .887184e - 3
. 352651e-2
. 795132e-3
.610305e-3
- . 6 232 7le- 2
. 462906e-3
. 84 1106e-s
.60 9902e-3
.461952e-3
.421311e -3
.441 810e - 3
. 452287e-3
-.141526e-6
.397857e- 6
-. 514929e -5
- . 823077e-6
- .414484e-6
.864853e-s
-. 454035e-6
- .210743e-6
- .508288e - 6
- .479681e -6
- . 416097e-6
- .4 34794e-6
-.444350e-6
. 644756e- 10
- .70049e -10
.177012e-8
. 255613e - 9
. 782843e-10
-.324846e-8
. 1 29112e-9
. 8359 31e-10
.1 285 30e- 9
.14 0765e-9
.11 6005e- 9
.122464e-9
. 125765e- 9
749
:H .592
: 07.218
Tab.A1 .17: Propriet termodinamiche del vapor d'acqua in cond izioni sature
::80 .10 6
359 .127
4B. 352
532. 033
62~. 615
~20 .64 1
s ::.9.732
521. 559
: C25 .842
: ::.32 .337
::assica
.01273 3
020205
.016172
.74983
.20106
:O:Xergia
kJ/kg
. 175
.000
8.278
38.448
83. 492
:39 .424
203 .961
275 .598
353. 217
435 .892
522 .882
613 .643
707 .729
804 .769
904 .445
: 006.485
: :10 .653
- kg/m3 - pv
p,bar
hl -kJ/kg - h v
sl - kJ/kgK- sv
pl
. 0 1227
lO
.02337
20
30
.04241
40
.07375
.12335
50
60
. 19920
70
.31162
.47360
80
. 70 1 09
90
100
1 .0132
110
l . 432 6
1 . 9854
120
130
2.7 013
140
3.6137
150
4 . 7599
160
6 . 1806
17 0
7 . 9202
180 10 . 0 26 6
190 12.5512
200 15 .548 8
210 19 .0773
220 2 3 .1983
230 27 .976 0
240 33 .4783
250 39.776 0
260 46.9433
270 55.0 580
280 64 . 2 017
290 74.4607
300 85 .9269
310 98 .7001
320 112.890
330 128.625
3 40 146.051
350 1 6 5.351
360 186 .750
370 210 . 540
3 74. 15 221.20
41 . 9 9 2519.90
83 . 86 2538.18
125 . 66 2556 .3 5
167.45 2574.37
209.26 2592. 17
251 . 0 9 2609 .71
292 . 97 2626 . 92
334.92 2643 . 75
376.94 2660 .1 4
4 19.06 2676 . 01
461.32 2691.31
50 3.72 2705.96
546 . 31 2719 .90
589 . 10 2733 . 07
632.1 5 2745 . 37
675 .47 2756 . 73
719.12 2767.06
763.12 2776 .2 7
80 7.52 2784.2 6
852.37 2790.94
897 . 73 2796.20
943 . 67 2799 . 92
990 . 27 2801. 97
1037.60 2802.21
1085 . 78 2800.43
1134 . 94 2796.42
1185 . 23 2789.87
1236.84 2780.42
1290 . 01 276 7. 64
1345 . 05 2751.03
1 402.3 9 2730 . 01
146 2.6 0 2703 . 67
1526.52 2670 .17
1 5 9 5. 47 262 6.1 6
1671. 78 2567 . 70
1764 . 17 2485 . 45
1890 . 20 2342 . 80
2107.4
. 1510 8 .902 0
.2963 8 . 6684
.4 36 5 8. 454 6
.5721 8.2583
. 7035 8 . 0776
.8310 7 . 9108
.9 548 7 . 7565
l. 0753
7.6132
1.1925 7.4799
1.3069 7 .3554
l. 4 1 85 7 .2 388
1 . 5276 7.1293
l . 6344
7 .0 261
1.7390 6.9284
6 .8358
l . 8416
l. 9425 6 . 7 475
2.0416 6 .663 0
2 . 1393 6.5819
2.2356 6 .503 6
2 . 3 3 07 6. 42 78
2 . 424 7 6.353 9
2.5178 6.2817
2 .610 2 6 .21 07
2.7020 6 . 1406
2.7935 6.07 08
2 . 8848 6.0010
2 . 9763 5.9304
3 . 0683 5.8586
3 .1611 5 .7 848
3 . 2552 5 . 7081
3 .3512 5 .6278
3 . 4500 5 . 5423
3 . 5528 5 .4 490
3.6616 5 . 3 42 7
3 . 7801 5 . 2 177
3 .921 0 5 .06 00
4 . 1108 4 . 814 4
4.4429
999. 7
.9395e - 2
998.3
.1729e -1
995.7
.3036e - 1
992.2
. 5116e - 1
988. 0
.8301e - 1
983.1
.13023e0
977.7
.19817eO
971 . 6
.29333 e0
.423 50eo
965.1
958 . 1
.59773e0
950.7
.82649eO
942 . 8
.11217e1
934.6
.149 67e1
925 . 9
.19666e1
916.8
.25481e1
907 .3
.32599e1
897 . 3
. 41228e1
8 8 6.9
.51 5 99e1
87 6.0
.63973e1
864 . 7
.7864 le1
852 . 8
.95934 e1
840 . 4
.11623 e2
827.3
.13996e2
813.6 .167 63e2
799 . 2
. 1 9985e2
. 23734e2
783 . 9
767.8
.28099e2
750 . 5
. 33194e2
732 . 1
. 39162e2
712 . 2
. 46192e2
690 . 6
.54544e2
666.9 . 64600e2
640.4
.76 986e2
. 92761e2
610.2
574 . 4
.ll365e3
527 . 5
.14410e3
451.7
. 20109e3
3 1 5.457
AlO
15
100
200
300
400
500
5 38
565
6 00
P = . 020 h= 62.9 4 2688.50 2880.02 3076.81 3279 . 71 3489.21 35 7 0.62 3629. 07 3816 . 37
Ts =17 . 51 S= .2243 9 . 193 4 9. 6479 10.0 251 10 . 3512 10 . 6413 10 . 7441 10 . 8149 l l. 027 7
P=. 9992e 3 . ll6e-l .9 l6e-2 . 756e -2 . 643e-2 . 560e-2 . 5 34e -2 . Sl7e -2 . 469e - /.
P = .oso h = 62 .94 2688 . 14 2879.88 3076. 74 3279 . 66 3489 . 18 3570 . 59 3629 . 05 3816 .3 5
Ts=32.90 S=
.22 43 8 . 769 8 9 . 2248 9. 6021 9.9283 10 . 2 184 lO . 3212 10.3920 10 . 6049
p= .9992e 3 . 290e-l . 229e-l . l 89e-l . 161e-l . HOe- l .133e- 1 . 1 29e- 1 .ll7e-l
D= . 100 h = 62.95 2687.52 28 79 . 64 307 6 . 62 3279.5 8 3489.13 3570 . 54 362 9 . 00 381 6 .3 1
Ts=45.83 S= .2243 8.4486 8.9045 9.2820 9. 6083 9.8984 10 . 0012 lO . 0721 10.2849
p= . 9992e 3 . 58le -1 .458e - 1 . 378e-1 .322e - l .28 0e - 1 .267e- 1 . 258e -l .234e-l
p= . 200 h= 62.96 2 686 .29 287 9 . 17 3076.38 3279 . 43 3489 . 0 2 3570.45 3628 . 9 1 3816 . 24
Ts= 60 . 09 S= .2243 8 . 1261 8. 5839 8.9618 9 . 2882 9 . 57 84 9 .68 12 9 . 75-2 1 9 .9650
p=.9992e3 .1165eO . 917e - 1 .7 56e-1 .644e-1 .561e -1 .534e - 1 . 517e -1 . 69 5e-1
P= .500 h= 62 . 99 2682.56 2877.75 3075 . 67 327 8 . 98 3488 . 69 3570.15 3628 . 64 3816 . 0 3
Ts=81. 35 S= .2243 7 . 695 3 8. 158 7 8.538 0 8 . 8649 9 . 1552 9 . 2581 9 . 3 290 9 . 5419
p =. 9992e3 . 2926e0 . 2296e0 .1 893 e0 . 16lle0 . 1402e0 .1336e0 .1293e0 . 1174e0
P= l. 00 h= 63.04 2676.18 2875.36 3074.47 3278.22 3488 . 14 3569 . 67 3628 . 19 3815 . 67
Ts= 99 . 62 S= .2243 7. 3618 7.8349 8.2166 8 . 5442 8 . 8348 8 .9 377 9.0087 9.2217
p =. 9992e3 . 5898e0 . 4603e0 . 3790 e0 . 32 23e0 .2805e O .2673e0 .2587e 0 . 2348e0
P = 2.00 h =
Ts=120.2 S=
63.13
.2243
p= . 9993e3 . 9582e3 . 9256e0 . 7 598e0 . 6455e0 . 5 614e 0 . 535 0e0 .5176eO . 4698e0
P = 5 .00 h= 63 .42 4 19.36 28 55.13 3064. 76 3272. 11 3483 . 77 356 5 . 75 362 4.5 7 3812.82
.2242 l. 3066 7 . 0592 7 . 4614 7.7948 8 . 0879 8 . 1914 8 . 2627 8 . 4766
Ts=151.8 S=
p =. 9994e3 . 9583e3 . 2353e1 . 1914e1 . 1620e1 .1407e1 .l340e1 . 1296e1 .1176e1
P= 10.0 h= 63.90 419.74 2826.79 305 2.14 3264 . 4 0 3478 . 29 3560.86 3620 . 04 3809 . 26
.2 24 2 1.3062 6.6 922 7.1251 7.4665 7 . 7627 7.8670 7. 9387 8 .1537
Ts=179.9 S=
p= . 9996e 3 . 9586e3 . 4 856el . 3876el . 3263el .282 5e1 . 2 689e1 .2600e1 .2356e1
p= 20 . 0 h = 64 . 85 420.4 9 852.55 3025. 04 3248 . 70 3467 . 28 35 51. 05 3610 . 98 380 2. 13
Ts =212 . 4 S= . 2240 l. 3054 2 . 3300 6 . 7696 7.1296 7 . 4323 7. 53 80 7 . 6107 7 .82 79
p=.1000e4 . 9590e3 . 8650e3 .7 968e1 . 6617e1 . 5696e 1 . 54 14e1 .52 3 1e1 .4731e1
p= 50.0 h= 67 . 72 422.74 853.79 2925.51 3198. 26 34 33. 66 352 1. 31 358 3 .5 8 3780 . 71
Ts =263.9 S= .2236 1 . 3030 2 . 3253 6 .2105 6 . 6508 6.977 0 7.0877 7 .1 632 7.38 7 2
p= . 1001e4 .9605e3 . 8673e3 .2207e2 . 1730e2 .1460e2 . l3 81e2 . 1331e2 . 1197e 2
p= 100. h = 72.47 42 6.50 855.92 1343.36 3099.93 3374. 60 3470 . 09 3536.85 3744 . 74
Ts=310.9 S= .2227 1.2992 2.3176 3.2488 6 . 2182 6 . 5994 6 . 7200 6 . 8010 7 . 0373
p =. 1004e4 . 9628e3 . 871le3 . 7154e3 .3787e2 .3053e2 .2863 e2 .2745 e2 .2441e2
79.09 431.78 85 9 .05 1336 . 54 2921.75 3 2 8 3. 47 3393 . 50 3468 .16 3 693 .5 0
. 22 15 l . 2939 2 . 3073 3 . 2200 5 . 7 599 6 . 26 36 6 .4 026 6 . 4931 6 . 7 493
.1007e4
. 9661e3 . 8761e3 .72 95e3 . 7672e2 .556 6e2 . 5137e2 .4885 e2 . 4268e2
P=
p= 1 70. h=
Ts= 35 2 . 3 S=
P = 250.
p = 300.
h=
S=
91.2 5
.2191
441. 62
1.2843
p= . 1 013e4 . 9719e3 . 884 9e3 . 751 0e3 . 3 533e3 . 11 52e3 . 10 17e3 . 9466e2 . 7948e2
P = 350 .
x::1binati
~: ~.37
Appendice A2
: .:277
::5 .35
- .5049
::-e-1
: :5 . 31
: . :!149
: 2.;e - 1
::5.24
~ .5650
t:5e-l
: :5.03
:.::.;:9
::- .;eo
A11
ANALISI ENTROPICA
DEI SISTEMI TERMODINAMICI
A2. 1 Premessa
Nell'analisi delle trasformazioni energetiche, conveniente introdurre degli
"indici di valutazione", solitamente adimensionali, che sappiano indicare (i) le quantit relatlve _cj_~ flussi di energia coinvolti, (ii) il merito della macchina che opera tali
trasformazioni. I l primo principio della termodinamica, o della conservazione dell'energia, , come vedremo, perfettamente adeguato al primo scopo, mentre rivela
dei forti limiti nel qualificare la correttezza termodinamica delle trasformazioni in
atto. E' per possibile fare luce su quest'ultimo aspetto utilizzando i concetti del
secondo principio, o della degradazione dell'energia.
Questa appendice intende richiamare gli aspetti, sia concettuali che pratici,
della valutazione della qualit delle trasformazioni energetiche mediante l'analisi
delle irreversibilit (o entropica o exergetica, a seconda del formalismo adottato).
L'importanza degli argomenti trattati notevole: in questo testo si spesso fatto
uso dell'analisi entropica (ad esempio nei Cap. l. l, 3.2 e 4.1), ma questo strumento prezioso, in t ermini molto pi generali, anche e soprattutto per chi, pur non
essendo esperto e progettista di "macchine" intese come singoli componenti, deve
occuparsi del corretto utilizzo delle fonti di energia, stabilendo un "processo termodinamico" pi raziona le ed efficiente possibile.
risultato utile
r7J =spesa energetica
(A2.1)
A12
Effetto utile
Ciclo di potenza
(rendimento)
Potenza elettromeccanica
Caldaia
(rendimento)
Frigorifero
(COP)
Pompa di calore
(COP)
Scambiatore di calore
(efficienza)
ciclo di potenza: un ciclo alimentato da vapore saturo di origine geotermica a 100C con un rendimento del 12% pu sembrare assai scadente se
confrontato con quello di una centrale a combustibile fossile con rendimento
del 40%. Tuttavia, il ciclo geotermico limitato dalla bassa temperatura della sua sorgente ca lda e anche nel caso ideale non potrebbe superare il rendimento del ciclo di Carnet fra le stesse temperature (20. 7% con ambiente a
25C) e realizza quindi il 60% circa di quanto possibile; questo limite non esiste per la centrale, che realizza solo il 40% circa (si v eda pi av anti) di
quanto consentito dalla termodinamica.
frigorifero: un COP di 1.5 ragionevole per un impianto che produce fred do a basse temperature (es: -30C, a partire da un ambiente a 30C: COP;deale =Tmin/LlT,.3) ma molto scadente per il condizionament o degli ambienti (il
cui COP1dea1e potrebbe anche superare 10, a seconda delle temperature minima e massime scelte a riferimento).
riscaldamento con energia elettrica (resistenza) o meccanica (freno): il loro rendimento sempre 100% perch tutta l'energia viene dissipata in calore. E' per ben noto che tale metodo energeticamente inefficiente, perch
si potrebbe utilizzare molto meglio il bene impiegato, per esempio azionando
una pompa di calore che consente un effetto "moltiplicativo" dell 'energia introdotta (ovvero COP> 1).
In realt il rendimento di pri mo principio valido, come parametro di merito delle
trasformazioni, solo se si confrontano fra loro macchine che utilizzano e producono
le stesse forme energetiche (ad esempio, due centrali elettriche alimentate dallo stesso combustibile fossile, o, nel caso di energ ia termica, macchine che lavorano tra sorgenti di calore alla stessa temperatura). In un caso appena pi genera le,
si possono ottenere risposte del tutto scorrette e prive di significato: ad esempio,
sarebbe assurdo concludere che meglio usare il gas naturale in caldaie di riscaldamento piuttosto che in centrali elettriche, solo perch le prime hanno un rendimento dell' 80% e le seconde del 40+50%.
Per ovviare a queste lacune, che si rivelano spesso delle "trappole concettuali" portando a gestioni energetiche irrazionali, stato elaborato il concetto di
"rendimento di secondo principio", genericamente definito come:
A13
risultato utile
"lu =risultato utile conseguibile con processo reversibile
(A2.2)
w
sistema
in
aut
Fig.A2.1: Schematizzazione di un generico sistema termodinamico interagente con un ambiente esterno.
in
(A2.3)
out
Con h * si intende il gruppo (h+Vl/2 +gz) (entalpia pi energia cinetica e potenziale). Scrivendo invece il secondo principio si ottiene :
Q.
-I_,
-I G s +I
Ti
Il
i;=O
in
Gs
!1S '?_
(A2.4)
out
dove s l'entropia specifica (funzione di stato delle masse fluenti nel sistema),
mentre il termine LlS rappresenta la generazione di entropia totale del sistema a
A14
causa delle trasformazioni irreversibili avvenute. Tale termine positivo o nullo per
trasformazioni reversibili, per il secondo principio. Sommando membro a membro
la (A2.3) con la (A2.4) moltiplicata per To (temperatura dell'ambiente di riferimento, che rappresenta il cosiddetto "stato morto", caratterizzato, oltre che da To, da
una pressione po e da una composizione chimica prefissata: una volta che un generico fluido abbia ragg iunto questa condizione, da esso non pi possibile ricavare
alcuna forma di energia utile), si ha:
W=
IO- Ti
i l
2: G(h. - Tos)-Tothl
(A2.5)
oUl
in
I vari termini della (A2 .5) mettono in relazione la potenza meccanica scambiata dal
sistema con:
i flussi della grandezza h*-Tos (che chiameremo sinteticamente b), che indica la disponibilit del fluido a compiere lavoro rispetto a uno stato di riferi mento; tale grandezza univocamente definita noto lo stato termodinamico
del fluido e stabilita T o;
i cosidetti "equivalenti meccanici" della potenza termica, che chiameremo
Wme,l (potenze meccaniche equivalenti) : essi rappresentano la quantit di
potenza meccanica producibile da quella termica con un processo reversibile.
Si noti infatti che le potenze termiche sono pesate dal fattore (1 -To /T) che
non altro che il rendimento di un ciclo reversibile operante tra sorgenti a
temperatura costante T e To (ciclo di Carnot);
le irreversibilit causate da processi dissipativi, col termine To L1S, che ha
l'effettivo significato di potenza "persa" a loro causa (si noti che S non l'entropia specifica [J/kgK], ma una quantit assoluta [W/K]).
Si pu quindi riscrivere la (A2.5) pi sinteticamente:
Il
W= l:Wme.i +
i= /
2: G b- L G b- ToflS
in
(A2.6)
OUI
W rev =
2: Wme.i +L G b- L G b
i=J
in
(A2. 7)
out
In realt, come vedremo negli esempi, L15 il risultato totale di un certo numero di
processi irreversibili (L15;) che avvengono all'interno di un sistema complesso (es :
dissipazioni per attrito, perdite termiche verso l'ambiente, scambi termici a ~T finiti, etc.). Si pu quindi esprimere 11n come:
n
.,II
Wrev
Wrev
L..,
"IJI,i
(A2.8)
in cui ogni L15; d luogo a una corrispondente perdita di rendimento ~ll n,; che ch iarisce il precedente concetto di lavoro perso. E' importante sottolineare l'importanza
di tali informazioni: per esempio possibile capire immediatament~ di qua nto potrebbe aumentare il rendimento del sistema se si riuscisse a rimuovere la i-esima
causa di irreversibilit.
A15
17 =~=
11
Wme,Qh
Q11 {l - T ol Th)
= .!}_;_
1],
1- T o l T11
"7rev
(A2.9)
Si noti che 'li e 11n sono correlati da 'lrev, che il rendimento di un ciclo di Carnet
operante tra Th e To. Il significato fisico evidente e la differenza tra 'li e 'ln tanto maggiore quanto pi bassa Th, ovvero quanto pi povera termodinamicamente
la sorgente disponibile. Per l'analisi delle irreversibilit, si potr scrivere che:
1],
= W =
_ Toi':S
"7rev
W
W
"7u = -me,Qh
Toi':S
W me.Qh
= ]---
(A2. 10)
A16
7lr =
77 11 -
G(h;n-ho) '
G (b;n-bo)
Gex;n
(A 2 .1l)
Tothl
_
Tothl
"7u - 1 - G .
ex,n
111
(A2.12)
Si noti che 'lrev nella prima parte dell'eq. A2.12 il rendimento del ciclo reversibile
che usa come sorgente di calore il fluido nel suo raffreddame nto da Tin a To, ovvero
ex;n l (h,n-ho) . Sviluppando questa formula per un gas perfetto (cp= cost.) lungo
un'isobara si ritrova facilmente 'lrev = l - To/Tmi, con Tmi media logaritmica tra T;n e
To, come nell'eq.4.3.
TJ1 =
G1 LHV
(A2.13)
77/J =
Gf. ex!
(A2.14)
La pressione parziale p; la pressione che avrebbe il gas che occupasse da solo l' intero
volume di controllo a una certa temperatura. La legge di Dalton (p=l:;p;) fa lega alla pressione del sistema p: X; = p;/p = N;/N, con N numero di moli e x "frazione molare" . Tutte le
propriet estensive (u, h, s, espresse in term ini molari - J/mol, J/moiK) sono la somma di
quelle dei singoli componenti pesate per le frazioni molari.
A17
e le pressioni parziali degli stessi componenti nell'ambiente di riferimento (a maggior chiarimento, si rimanda a A2.5.3). L'estrazione di questo lavoro sarebbe teoricamente possibile mediante membrane semi-permeabili reversibili, che in rea lt
non sono praticamente disponibili e che esulano comunque dal campo ingegneristico degli impianti di potenza. E' allora pi pratico, e fisicamente pi corretto, non
considerare tale lavoro, ed epurare l'entropia impiegata nella (A2.14) dall' "entropia di miscelamento", utilizzando invece di s la quantit s *, definita da:
N
l
=s -f>.s lmx = s-R g "'
~ x1 In i= /
(A2.15)
Xi
dove R9 la costa nte della miscela trattat a (cfr. anche A2.1.1). La quantit s* viene
impiegata per definire il lavoro reversibile del combustibile {wrev,t) come :
Gg (h - Tos' Jg.O
(A2.16)
e riferendo ad esso il rendimento di secondo principio. Per i combustibili normalm ente utilizzati, la differenza t ra Wrev,t e exr piuttosto modesta (per esempio, per
il m etano 49917 contro 50349 kJ/kg, inferiore quindi all' l %) . Si pu anche notare
come tali valori differiscano poco da LHV: l'analisi di secondo principio nel caso del la combustione con aria dei pi comuni combustibili porta a valori ben poco diversi
da quella di primo principio, e quindi f]u risu lta non molto dissimile da f]r (e in ogni
caso si tratta di una differenza univocamente determinata per una certa composizione del combustibile). E' comunque significativo not are come, dal punto di vista
del secondo principio, il combustibile potrebbe essere trasformato in lavoro nella
misura di Wrev,r (o di exr) con un processo reversibile (es: una pila a combustibile)
che sfrutti direttamente l'energia della reazione chimica, eliminando il passaggio,
tipicamente irreversibile, di generazione del calore sviluppato dalla combustione
(che comunque non a temperatura infinita e non vale quindi come lavoro meccanico) e soprattutto di un sfruttamento di tale calore a livello termico ancora pi
basso mediante un ciclo t ermodinam ico.
somma di
COP
COPrev
(A2.17)
A18
un flii molto basso per basse Th (es: riscaldamento ambienti: To= 0C, Th=25C,
COPrev =11.92, f')II=0.084), ma si rivaluta notevolmente per utilizzi ad alta temperatura (es: forni industriali, acciaierie, etc. con Th di 800-1000C).
_
ryl-
W+ Q
G f LHV
.
'
71
' III
= W+ Q (1 - T 0 1T 11 )
Gf '
W rev. f
(A2.18)
A parte le differenze (piccole) t ra LHV e Wrev, si noti come 1')1 dia a Q lo stesso valore di W, senza discernere tra il ben diverso valore termodinamico del lavoro e del
calore. I nvece f')n assegna al calore un peso (il ren dimento del corrispondente ciclo
reversibile) assai inferiore all'unit, privilegian do cos la produzione elettromeccanica: per esempio, tra due impianti con pari f')I, f')II "premia" giustamente quello che
produce pi elettricit e meno calore. E' interessante notare come l'analisi termodinamica porta a indicazioni che almeno qualitativamente vanno nello stesso senso
delle considerazioni economiche, nelle quali fondamentale tener conto del diverso
valore "monetario" (/MJ) dell'energia elettrica e del calore. In questo caso f')II non
per esaustivo per la valutazione del risparmio energetico della cogenerazione
perch pesa diversamente il calore a diverse temperature (come doveroso dal punto di vista termodinamico) che per nella pratica viene comunque prodotto a partire dal combustibile (e quindi il risparmio di combustibile identico indipendentemente dalla temperatura!) . Per una discussione pi esaustiva degli indici di valuta zione degli impianti di cogenera zione si rimanda al Cap.6.
(A2.19)
A19
(A2.20)
dove LlSsorgente negativo, poich il calore ne esce e la sua entropia assoluta diminuisce. Di fatto il LlS del sistema non altro che la somma delle variazioni di entropia dei fluidi o delle sorgenti che lo compongono, da cui deriva il nome di "analisi
entropica" al presente approccio.
Si pu anche dimostrare, a livello di esercizio, che il termine To-l':>S corrisponde effettivamente a una perdita fisica di lavoro meccanico. Si consideri una sorgente di calore a t emperatura T1 : con una macchina reversibile si potr estrarre un
lavoro W1 = q (1-To/Tl); supponiamo ora di introdurre tra la sorgente e l ciclo una
resistenza termica, tale che la cessione del calore q avvenga a una temperatura
Tz<T1: si otterr wz =q (1 - To/Tz); quindi:
D.w -_ w, -
W ] -_
(To To)-
q. - - - -To D. Sres.termica
Tr Tz
(A2.21)
essendo q/T1 l'aumento di entropia della resistenza quando riceve calore dalla sorgente e q/Tz la sua diminuzione di entropia quando cede calore al ciclo.
e nt o
(A2.22)
9)
= (1-
r;)
q= (l-
r;) r;)
W= (l
(A2.23)
Quindi, il lavoro che avremo dissipato per arrivare da 1 a 2 lungo l'isoentalpica invece che eseguendo una espansione isoterma reversibile (Wdiss) sar:
A20
w~
. =w - w- = T!J.s-(T -T.)
o !J.s=T.o !1s
(A2.24)
a conferma della classica relazione pi volte discussa. Si noti per che la perdita
di lavoro data dalla A2.24 corrisponde a quanto si sarebbe potuto ottenere
compiendo la trasformazione 1 -2 con un processo reversibile e non, come
si potrebbe credere, a quanto si otterrebbe sostituendo l'espansione isoentalpica
(adiabatica irreversibile) con una isoentropica (adiabatica rev ersibile) : infatti l'isoentropica non terminerebbe nel punto 2, ma in uno diverso, a temperatura inferiore, alterando il bilancio di altre t rasformazioni in un sistema complesso come un
ciclo t ermodinamico (ad esempio l'utilizzo o la dissipazione termica del gas dal punto 2 - o 2;s - in poi).
A2.5.3 Miscelamenti
La relazione liS= ~~ Gs;, intesa in senso algebrico, si applica anche al frequent e caso pratico di miscelamento adiabatico tra due o pi flui di, sia nel caso che
si tratti dello stesso fluido con different e stato fisico (p,T) o di fl uidi aventi diversa
composizione chimica. Quando si miscelino dei gas ideali di diversa composizione si
ricordi per la dipendenza dell'entropia dalla pressione parziale della miscela : infatti
miscelando due gas alla stessa temperatura e pressione si genera comunque un ~S
che corrisponde al lavoro dell'espansione isoterma di tali gas dalla pressione iniziale
alla loro pressione parziale nella miscela finale (come accennato in A2.4.3) . Tale
lavoro Wmix dato da :
.
W nux
N
N xMM
= L_,;
"'\'
Y . ,..,.
"'\'
'
' .- RT
rvz = L-J
1
p
ln MM;
P;
MMg
RT N
l
N
Wmix=-- I x; ln-=T L/}.S;
MM g i~ I
Xi
i~ I
i~I
i~I
(A2.25)
dove N il numero di specie chimiche, MM; le loro masse molecolari, MMg la massa
molecolare della miscela finale, p; le pressioni parziali e p la pressione totale della
miscela. Il lavoro Wm;x quello dissipato nel miscelamento a temperatura T, che,
d'altro canto, corrisponde anche al lavoro ideale necessario per separa re i vari
componenti di una miscela di gas (es: frazionament o dell'aria in N2 e 02). Si ricordi
per che, come in A2.5.2, per ottenere t ale lavoro a T;o:To necessario introdurre
calore nella st essa misura, il che riporta a Wdiss = To ~s , co me in eq .A2 .23 e A2.24.
Questa trattazione valida per miscele di gas ideali : nel caso di gas reali o
condensabili il problema pi complesso e si rimanda a t esti specialistici. Tra questi senz'altro da suggerirsi "Advanced Engineering Thermodynamics" di Adrian
Bejan, edito da John Wiley & Sons, 1988.
A21
Appendice A3
cal pun-
RICHIAMI SULLE
TRASFORMAZIONI POLITROPICHE
La presente appendice vuole richiamare i concetti fondamentali delle trasformazioni politropiche, in termini essenziali (visto che l'argomento dovrebbe essere gi noto), con lo scopo di enfatizzare l'utilit di tale concetto quando applicato
al calcolo dei cicli di turbina a gas.
Consideriamo il caso di una compressione adiabatica reale di un gas perfetto da un punto l noto a una pressione p2 (fig .A3.1). La trasformazione avviene
ad entropia crescente per effetto delle dissipazioni interne alle macchine: il punto
finale sar quindi 2, ad entropia maggiore di 2Js, dove termina la compressione isoentropica. La trasformazione politropica un generico processo rappresentato dall'equazione p v" = cast., con l'esponente n (indice della politropica) tale da far passare il gas da l a 2. Si noti che per n=y la politropica coincide con l'isoentropica. I
lavori compiuti lungo tali trasformazioni sono:
(A3.1)
dove W1s il lavoro lungo l'isoentropica e w il lavoro reale per la compressione adiabatica da l a 2; Wcr e Wdiss sono:
(A3 .2)
Se il volume specifico del fluido lungo l-2Js
diverso da quello lungo 1-2 (come accade per
i gas1 ma non per i fluidi incomprimibili), il
lavoro reale w risulta superiore alla somma
del lavoro ideale pi quello necessario per
vincere le dissipazioni interne (Wis+Wdiss) per il
termine di controrecupero (wcr). Tale lavoro
di controrecupero nasce, fisicamente/ dal fatto che il lavoro dissipato man mano degradato a energia termica nel gas da comprimere
aumentandone il volume specifico e quindi il
lavoro necessario per un'ulteriore compressione. La rappresentazione grafica dei vari termini di lavoro mostrata in fig.A3.1:
Wis l'area sottesa nel piano T-s (che
coincide per un gas perfetto col piano hs, a meno del valore numerico dell'ardinata) all'isobara p2 tra punti 2* e 2Js (do-
s
f'19.A3 . 1 : , ras,ormgz/One
~
A22
(A3.3)
W ;s
= f7is v dp = ~ T 1 ( /3 - l)
Rg (j3 -1)
wp=!,r2v dp=TT
1
(da : pv"=cost.)
(A3.4)
Rg T, ( j3 - 1)
w = cp ( Tr T , ) =-Rg T , (T2
- - l) =e T,
e
Sorge allora la possibilit concettuale di definire un rendimento che usi come riferimento il lavoro politropico, in luogo del lavoro isoentropico. Tale rendimento
detto politropico ('lp), in luogo di quello isoentropico (o ad iabatico) l']rs:
1J
=
p
l] . =
IS
J12
is
dp
W ;s
(A3.5)
A23
Una conseguenza di questo concetto, ben visibile dalla fig .A3.2, che se consideriamo due compressori di uguale rendimento posti in serie, la compressione totale
non manterr lo stesso flis dei due compressori, bens ne manterr lo stesso !lP Si
comprende quindi come nell'analisi di cicli termodinamici avent i div ersi rapporti di
compressione e in generale diverse caratteristiche operative l'impiego di flp in luogo
di fl;s sia molto pi corretto, al fine di mantenere la stessa qualit delle macchine
impiegate. E' peraltro ovvio che flis mantiene tuttavia una indubbia utilit, grazie al
suo impiego immediato, quando ci si riferisca a una ben precisa trasformazione.
E' anche importante ricordare che flp e flis coincidono per una compressione
infinitesima, essendo in tal caso infinitesima la variazione di volume specifico tra 2
e 2;s e risultando quindi W cr un infinitesimo di ordine superiore (da eq .A3.2). In altre
parole possibile scrivere dw = dw;s + dWdiss e definire un unico rendimento:
dw;s
dw;s
17 =-- =
dw dW;s + dWdiss
l.d
.
acuz:
l'
l - 1J
1J
dwc~;,,= --dw;s
(A3.6)
E' ben ragionevole ritenere che questo rendimento sia considerato l'indice pi logico della qualit della t rasformazione : la sua applicazione a una compressione finita
tra l e 2 d origine al rendimento politropico (essendo dw;s=Vdp), proprio perch
non appare il termine di controrecupero, essendo riferita la compressione rea le a
quella isoentropica infinitamente vicina.
A livello di applicazioni numeriche, si ricordi che, per un compressore, flp
sempre maggiore di flis (si veda la A3.5), e sono uguali solo per una compressione
infinitesima e per una compressione isoentropica in cui entrambi sono pari a l.
Dalla (A3.4) e (A3.5) si rica va subito (sempre per gas ideale):
0
j3 - l
1Jp=---;g ; 1J;,= j3 - J
(A3 .7)
in cui chiaro come flis dipenda da f3, al contrario di flp, a conferma di quanto detto
sopra : la qualit della trasformazione infatti misurata solo da quanto n si discosta
day, ed indipendente dalla variabile intensiva f3. E' altres interessante valutare la
A24
ds = dwc~;ss = l - 7] dw;, = l - 7]
T
77 T
77
1-ry
fu = - - P R 8 ln j3
dp = l - 7] R dp
8
T
77
p
(A3 .8)
7lp
Tale b.s, valido per i gas ideali, facile da valutare numericamente anche per i gas
il cui Cp variabile lungo la compressione (che , come noto, il caso dei gas prevalentem ente biatomici utilizzati nelle turbine a gas): diviene quindi facile determinare le propriet termodinamiche del punto finale di una compressione a l)p assegnat o (note p es si valutano poi h e T dalle tabelle termodinamiche A1.1-A1.15), senza necessit di valutare Cp e y medi lungo la trasformazione. L'utilizzo numerico del
rendi mento politropico invece assai problematico per i gas reali (per esempio il
vapor d'acqua), per i quali la scrittura delle (A3.4, A3.7, A3.8) non corretta: occorre quindi calcolare una serie di compressioni pi piccole possibile, che approssimandosi alla compressione infinitesima sfruttano l'uguaglianza di l)p e l);s.
Infine, per una turbina valgono esattamente gli stessi concetti, fatte salve
le opportune differenze di segno : infatti l'aumento di volume specifico a seguito di
Wdiss va stavolta ad aumentare il lavoro dispo nibile per l'espansione, per cui non si
parla di controrecupero ma di recupero (nel senso che parte delle perdite possono
essere recuperate in termini di m aggior lavoro a disposizione per il resto dell 'espansione). In un'espansione da p1 a p2, definendo ~=p1/ p2, si avranno le seguenti
relazion i :
w = W ;s -
Wdiss
+Wr
(A3 .9)
=
p .
J~ v . dp
={
e '
7] -
fu = (1-ry P) R 8 In j3
is -
w
J;" v . dp
1- /3-q
1 - /3-e
(A3 .10)
(A3. 11)
A25
Appendice A4
(A3.8)
(A3.9)
A4.1.1 Fondamenti
(A3.11)
costituito da: (i) una trasformazione iso bara ad alta pressione in cui l'acqua
A26
Il calore necessario per riscaldare il liquido vien e introdotto nel ciclo a bassa temperatura media, influenzando negativamente il rendimento.
Durante l'espansione il fluido resta all'interno della curva di tra nsizione di
fase e si formano gocce di liquido, che determinano importanti problemi
nel funziona mento . dell'espansore stesso: in una turbina , il liquido, con
densit ben superiore a quella del vapore, impattando sulle palettature
crea degli effetti di erosione che rid ucono drasticamente la v ita della turbi na , oltre a diminuirne il rendimento (il liquido colpisce le pale retorich e
con un angolo di incidenza completament e diverso da quello corretto, contrario alla direzione del moto delle pale).
Non risulta possibile ottenere temperature ragionevolmente elevate: aumentando la pressione di ev aporazione, certamente aumenta la temperatura corrispondente, ma diventano sempre pi importanti gli aspetti negativi sopra evi denziati.
[l
li
[l
bas-
A27
A28
un
48
47 ....................... ...
2 1
300 bar
[il
.
600/
46 270 bar 62QC . :
585/
600oc
o.4
o.~
540/
................. 620/
720C
'5 44 ............ 560C
1.1 '
62ooc
c
Q)
. - - - +A'::.:___ __.
0:::
167 bar
43 538/
1.5'
~
,l!
538C
1----+-~
j'
=
'
'"''
'
---'--"
'
....................... ............. .... .................. ..........
42
base
. 1>1
;
11
41
"'
Cr12
Cr12
NF616
P91
Materiali
AA
lnconel
Fig.A4.2: Stima dei miglioramenti di rendimento conseguibili con diverse combinazioni di temperatura e pressione massima
per cicli a singolo RH, in relazione ai materiali utilizzati.
3.
Pressione mm1ma del ciclo. Una minor pressione (temperatura) di
condensazione comporta un chiaro e significativo beneficio al rendimento del ciclo. Il valore della pressione di condensazione anzitutto determinato dalla disponibilit del mezzo refrigerante nel sito in cui realizzata la centrale. Ove possibile (d isponibilit di acqua di mare a bassa temperatura) si adottano pressioni
di condensazione molto basse: alcune centrali realizzate in Scandinavia hanno
pressione di condensazione norn.Lnale_pa..d_a_0.028 b:ac(23 C) e coAseguono ~la
ri di rendimento molto elevati. Anche in centrali italiane avanzate, a fronte di una
temperatura dell'acqua di mare nominale di l8 C, la pressione relativamente
A29
bassa (0.042 bar, 29.8C). In generale, data la temperatura dell'acqua di raffreddamento disponibile, la differenza di temperatura tra questa e la condensazione {ATe) stabilita con criteri economici, tenendo conto dei costi, crescenti col
diminuire di ATe, di: (i) superficie di scambio del condensatore, (ii) pompe di circolazione, (iii) opere di presa e scarico, (iv) maggior sezione di scarico della turbina. Per centrali raffreddate con torri evaporative o con condensatori a secco (si
veda A4.2.3) i costi di investimento dei dispositivi di smaltimento del calore crescono e spostano l'ottimo economico verso valori pi elevati di ATe : pressioni di
condensazione di 0.06-0.08 oppure di 0.10-0.12 bar sono frequenti ri spettivamente per torri evaporative e per soluzioni a secco, con evidenti ricadute negative sul rendimento.
4.
Numero di rigeneratori. Abbiamo discusso in precedenza l' utilit del sistema rigenerativo di riscaldamento dell'acqua di alimento. Con un crescente
numero di rigeneratQ r.:.i_ p.ossi.bUe-ottenere uno scambio termico meo_o irrey e[sibile o, vedendo la cosa sotto un altro aspetto, utilizzare vapore a minor pressione
per ottenere lo stesso riscaldamento. E' inoltre possibile ottenere acqua di alimento a temperatura pi elevata, un altro parametro indicativo della sofisticazione del ciclo termodinamico, in aumento con l'evoluzione tecnologica (tab.A4.1).
5.
Numero di SH+RH. L'aumento del numero di operazioni di surriscaldamento ha lo stesso effetto positivo dell'aumento della temperatura massima,
senza ri,cbiedere per~ev.oluzi.o.oLin termini di materiali. Tuttavia, l'incremento dei
costi di investimento causato dall'adozione di un ulteriore RH molto sensibile, in
quanto comporta l'introduzione di componenti rilevanti ad alta temperatura (fasci
tubieri, corpi di turbina, piping, etc.). Il passaggio dalla convenzionale soluzione
"single reheat" (SH+RH) a quella "double reheat" {SH+RH+RH) non pertanto
da darsi per scontato, considerando anche che l'aumento delle temperature del
vapore rende meno interessante l'utilizzo di pi risurriscaldamenti. Infatti la pratica del doppio RH nota e utilizzata da molti decenni: t uttavia anche in recenti
realizzazioni ad alta tecnologia e ad alto rend imento si ritenuto, per motivi di
ottimizzazione economica, di utilizzare un solo risurriscaldamento (es: la centrale
in via di realizzazione a Torrevaldaliga Nord nel Lazio, un esempio della miglior
tecnologia oggi esistente, ha un solo RH con condizioni del vapore di 250 bar e
600/610C e consegue il notevole rendimento netto del 45%).
oc
535-565
170-250
1+1
6-8
270-280
40-42
590-620
250-320
.1+1 o 1+2
8-10
300-310
44-46
Obiettivi di
R&S
700-720
350-375
1+1 o 1+2
10
320-340
48-50
A30
CAMINO
ARIA
TRATTAMENTO
FUMI
.
.
.
CICLO DI POTENZA
Turbina
T/pompa
315
oc
POMPA
A31
A4.2 I componenti
A4.2.1 La turbina
Le centrali termoelettriche a vapore d'acqua comprendono come macchina
fondame ntale la turbina a vapore, che l'espansore in cui l'energia termodinami ca (entalpia) viene convertita in lavoro meccanico (fig.A4.4).
Fig.A4.4: Vista di una grande turbina a vapore a doppio RH. Da sinistra, il primo
corpo contiene le sezioni di altissima e alta pressione, il secondo la sezione sdoppiata di media pressione, il terzo e il quarto sono i corpi di bassa pressione per
un totale di 4 flussi allo scarico, che verso il basso al condensatore . Fonte: GE.
E' utile ricordare le ragioni concettuali che giustificano la complessit del
progetto di una grande turbina a vapore. Quest'ultima costituita da un numero
molto elevato di stadi a flusso assiale. Alcuni numeri adimensionali definiscono le
caratteristiche degli stadi assiali:
rv:
Ns = OJ~
Ah~
t:lrv:
Ds = D I!J----u4
Ah~
VR= ~
(A4.1)
A32
mato Kis che pu variare entro limiti piuttosto ristretti 1 da 2 a 5 1 per un buon
dimensionamento fluidodinam ica dello stadio). Con i materiali metallici e con la
tecnologia attuale/ i massimi salti entalpici sviluppabili da uno stadio sono
dell'ordine di 100-150 kJ/kg 1 contro salti complessiv i dell'ordine dei 1500 kJ/kg
imposti da l ciclo termodinamico. Ci gi indicherebbe la necessit di utilizzare
almeno una decina di stadi 1 ma in realt ne sono necessari molti di pi 1 per numerose ragioni che sono principalmente legate all'enor me variazione del volume
specifico del vapore d urante l'espa nsione, che aumenta di circa 3000 volte tra
ingresso e uscita:
Il parametro VR non pu ragionevolmente superare il valore di 1.5+1.7 per
uno stadio di buon rendimento, per non imporre forti variazioni delle velocit e soprattutto per restare in un campo subsonico (i fenomeni d'urto legati a flussi supersonici influenzano negativamente il rendimento).
La necessit di mantenere il diamet ro specifico entro v alori ottimali per
conseguire un buon rendimento imporrebbe di usar e diametri pi piccoli
per piccole portate volumetriche 1 a cui conseguirebbero/ a pari ro 1 salti entalpici minori e quindi pi stadi. Si veda infatti l'elevato numero di stadi utilizzato nelle sezioni di alta pressione (fig.A4. 5).
Alla stessa conclusione si perviene analizzando il numero di giri specifico.
Quest'ultimo parametro particolarmente importante/ perch influenza notevol3
mente il rend imento di uno stadio In una turbina a vapore non di fatto possibile dimensionare t utti gli stadi (da l primo all'u ltimo) con Ns vicini ai valori attimali, considerando che per conseguire rendimenti elevati Ns deve assumere va 4
lori tra 0.15 e 0.35 e che, a pari ro 1 .dh;s e portata in massa , la variazione di portata volumetrica enormemente pi elevata di quanto consentito da tale intervallo. Perta nto, nelle turbine a vapore occorre / oltre ad adottare un numero di
stadi molto elevato (30+40 e piL suddividere il flusso di vapore a media o bassa
pressione su due o quattro (qualche volta sei) turbi ne 1 poste in parallelo ma calettate sullo stesso albero (sdoppiamento dei flussi). La soluzione adottata
visibile sia in fig.A4.4 (si notino i quattro flussi di bassa pressione) che 1 con maggior dettaglio 1 in fig .A4.5 1 relativamente al corpo di media pressione (quello a
destra nella figura), in cui il vapore (proveniente da l secondo RH) entra nel cen tro e si suddivide in due gruppi di stadi verso le due sezioni di uscita 1 che portano
al cross- over (il grande tubo visibile in fig .A4.4 1 che distribuir il vapore sui quattro flussi di bassa pressione, che a loro volt a sca ricano nel condensatore posto
sotto la turbina).
3
A bassi Ns uno stadio risu lta avere una piccola altezza di pala rispetto al dia metro1 che
comporta elevate perdite per fl ussi secondari (indotti dalla presenza delle superfici della
cassa e del mozzo) e per trafi lamenti nei giochi t ra fa pale in rotazione e fa cassa. A Ns
eccessivamente elevati corrispondono invece pale molto lunghe rispetto al diametro, in
cui fa variazione di velocit periferica tra base e apice non consente di adottare triangoli
delle velocit ottimali lungo tutta l'estensione radiale della pala.
4
Che in realt diminuisce nel prosegu ire dell'espansione per effetto degli spillamenti
rigenerativi (fa portata massica all'ultimo stadio di solito il 55-60% di quella al primo
stadio). Nelle turbine a vapore per cicli combinati si verifica fa tendenza opposta, a causa
dell'introduzione del vapore generato alfe pressioni inferiori, rendendo pi delicata la probfematica relativa alfa variazione di portata vofumetrica.
A33
: .7 per
e velo... rto leFig.A4.5: Sezioni di alta e media pressione di una turbina con doppio RH.
A34
A35
lP 3
LP 3
Platen
SH
~- -! P1
-LP 1
'One.
::;g.A4.8.
comb u-
A36
ne viene a contatto . Il riscaldamento dell'aria rilevante ai fini del bilancio t ermico del GV, incrementando il flusso termico entrante in camera di combustione.
Turbine a gas
e cicli combinati
A37
no
. d non
~eaz ioni.
Gt -LHV
= l - - \a + l -
LHV
(A4.2)
A38
corretto di a, ovvero del rapporto massico tra aria e combustibi le. In particolare a
deve certamente essere superiore a quello stechiometrico, in modo da non avere
una quantit significativa di incombusti, che oltre a peggiorare il rendimento (terza voce di perdite sopra elencata) rappresentano sostanze inquinanti assai pericolose ( monossido di carbonio, id rocarburi incombusti). Tuttavia la formulazione
di llGv ci mostra che un'eccessiva quantit di aria (a molto superiore al valore stech iometrico) comporterebbe una crescita della perdita per rila scio di gas caldi in
ambiente, in quanto se ne aumenta la portata massica. La regolazione ottimale
della quantit di aria utilizzata, relativamente al combustibile, quindi un fattore
determinante per le prestazioni di un generatore di vapore, sia in termini energetici che ambientali. I grandi GV delle centrali termoelettriche possono raggiungere
rendimenti dell'ordine del 94-95%.
In termini di evoluzione tecnologica, le attenzioni dei progettisti di GV negli
ultimi decenni sono state maggiormente concentrate su: (i) tematica
d ~batt~oto_degiLinq.ulo.anti, di cui parleremo nel prossimo paragrafo, con
interventi a livello_dLbr.uciatori, di_strutturazione deLflussi d'Q_ria (porte over-fre e
altro), dt integrazione con i dispositivi di rimozione (SCR e altri), (ii) materiali per
i surriscaldatori, in grado di sostenere temperature deTv apor e oltre a 600C, come pi volte gi menzionato (fig.A4.2). Va tuttavia anche citato qualche interessante progetto di razionalizzazione del lay-out complessivo di disposizione della
caldaia: dalla classica disposizione a due passagg i della fg .A4.8 a quella a torre
(o singolo passaggio), a quella orizzontale, assai innovativa .
A4.2.3 Il condensatore
Le centrali termoelettriche necessitano di due sorgenti di calore a diversa
temperatura, una delle quali, il "pozzo" freddo, riceve la potenza termica non
convertita in potenza meccanica ed di fatto costituito dall'ambiente. I cicli chiusi
cedono il calore all'ambiente attraverso organi di scambio termico che realizzano
la condensazione del vapore uscente dalla turbina . I condensatori devono smaltire in ambiente una grande quantit di calore, pari o di poco superiore alla potenza elettrica della centrale. Ci impone l' utilizzo di enorm i quantitativi del flu ido
che sottrae calore al vapore condensante, fluido per il quale sono possibili tre
alternative: (i) l'acqua di un fiume o del mare, (ii) una corrente di acqua refrigerata a contatto con un flusso di aria ambiente, (iii) l'aria ambiente . I dispositivi
utilizzati nei tre casi sono :
A39
della
torre
A40
E' nota tempo la dannosit dello scarico di acque calde, con alterazioni dell'ecosistema preesistente. Sono pertanto in vigore leggi che regolamentano lo scarico
di acque calde e quindi influiscono sulla progettazione della centrale. Il DLGS
152/1999 (aggiornato poi dal DLGS 258/2000) assegna i lim iti di concentrazione
delle sostanze inquinanti e non nelle acque interne e marine. Sono anche assegnate le temperature e i salti termici massimi consentiti, in base alla locazione
dello scarico: "Per i corsi d'acqua la variazione massima tra temperature medie di
qualsiasi sezione del corso d'acqua a monte e a valle del punto di immissione non
deve superare i 3C. Su almeno met di qualsiasi sezione a valle tale variazione
non deve superare 1 C. Per i laghi la temperatura dello scarico non deve supera. re i 30C e l'incremento di temperatura del corpo r ecipiente non deve in nessun
caso superare i 3C oltre 50 metri di distanza dal punto di immissione. Per i canali artificiali, il massimo valore medio della temperatura dell'acqua di qualsiasi
sezione non deve superare i 35C, la condizione suddetta subordinata
all'assenso del soggetto che gestisce il canale. Per il mare e per le zone di foce di
corsi d'acqua non significativi, la temperatura dello scarico non deve superare i
35C e l'incremento di temperatura del corpo recipiente non deve in nessun caso
superare i 3C oltre i 1000 metri di distanza dal punto di immissione."
A fronte di queste limitazioni e comunque per svincolare la ricerca dei siti
dalla disponibilit di grandissime quantit di acqua , assume concretezza l'ipotesi
tecnica di utilizzare condensatori raffreddati ad aria, ovvero a 'secco'. L'impatto di
una simile soluzione in termini progettuali, impiantistici e di prestazioni rilevante, in relazione alle basse capacit di scambio termico dell'aria ( quind i alla neces sit di grandi superfici di scambio) e alla potenza richiesta dai ventilatori per la
movim entazione dell'aria. Le enormi portate volumetriche di aria richiedono
grandissime sezioni di passaggio (un gruppo da 600 MWe rich iede circa 50,000
3
2
m /s di aria: a una velocit di 2.5 m/s corrispondono a 20,000 m , 3 cam pi da
calcio), con problemi non solo di occupazione di spazio, ma soprattutto di tenuta
al vuoto (i rientri di aria comportano un aumento de lla pressione allo scarico della
turbina) e di fo rm azione di ghiaccio (che romperebbe i tubi). Nonostante queste
difficolt, l'offerta di condensatori ad aria assa i ampia ed per lo pi concentra ta su soluzioni modulari 'a capanna ' gi viste al par.4.2.4, con ventilazione forzata in mandata sullo scambiatore (forced draft).
Tuttavia per le grandi centrali a vapore molto pi frequente l'impiego di
torri evaporative, che, a fronte di consumi di acqua non nulli ma assai ridotti
rispetto ai sistemi aperti, consentono notevoli risparmi rispetto alle soluzioni a
secco. Le torri evaporative (fig.A4.12) sono scambiatori di calore aria-acqua
( l'acqua riscaldata dal vapore in un condensatore come quello di fig.A4.11) a
contatto diretto, dove cio i due fluidi non sono separati da una parete fisica (tubo), ma sono in grado di interagire anche dal punto di vista dello scambio di
massa. Infatti una parte, seppur piccola, dell'acqua evapora fino a portare l'aria
in condizioni di saturazione; i due fluidi si muovono in controcorrente e pertanto
lo scambio termico fa in modo che l'aria si riscaldi a contatto con l'acqua pi calda, aumentando nel contempo e progressivamente la quantit di acqua che pu
essere evaporata nell'aria satura . I l flusso di acqua pertanto si raffredda perch
cede calore sensibile all'aria, ma soprattutto perch cede il calore latente corrispondente alla quantit di acqua evaporata. E' anche interessante notare che il
limite inferiore del raffreddamento dell'acqua quello dell'aria ambiente in condi zioni di saturazione, ovvero corrisponde alla temperatura del bulbo umido. Al
A41
contra rio in uno scambiatore a secco il limite inferiore dato dalla temperatura
del bulbo secco, che nelle condizioni di massimo carico estivo notevolmente
superiore a quello del bulbo umido. Le torri evaporative sono quindi in grado di
assicura re temperature di condensazione pi cont enute rispetto ai sistemi a secco, e ci vale soprattutto nelle condizioni di esercizio pi gravose.
Il consumo di acqua di una t orre evaporativa enormemente ridotto rispett o ai sistemi aperti : si pensi che un kg di acqua in una torre asporta un calore corrispondente a quello di evapora zione (2500 kJ/kg ) contro la sola quota sensibile dei sistemi aperti (circa 30 kJ/kg). Nella realt il consumo di acqua risulta
per incre mentato (indicativamente r addoppiato) perch occorre non solo reintegrare l'acqua ev aporata e dispersa in atmosfera, ma anche quella allontanata con
il cosiddetto 'blow-down' necessario per mantenere una concentrazione accet ta bile di sostanze solide (calcare, sa li) nell'acqua in circolazione .
La portata di aria ri sulta assai limitata rispetto ad un sistema a secco, perch la variazione di entalpia dell'aria umida aumentata dal contributo latente
legato alle diverse quant it di vapore presenti t ra ingresso e uscita: alla minor
portat a d'aria corrisponde una minore occupazione di spazio e, in linea di principio, un minor consumo dei ventilatori, quando presenti. Infatti, come ben visua lizzato in fig.A4.12, la circolazione dell'aria pu essere realizzata con ventilatori
assiali (a destra) o con un sistema naturale (a sinistra), indotto da lla minore densit dell'aria umida e calda, contenuta nella struttura della torre, rispetto all'aria
esterna. Il sistema natura le, che ha il pregio di annullare i consumi di potenza,
richiede per torri di altezza notevole (molte decine di metri) con costi elevat i e
un grande impatto visivo: perci utilizzato solo nelle centrali di grande potenza .
DRIFT
ELIMINATORS
/ ____.... WATER
him=mmm'llfim
.-m~
DISTRIBUTION
r{ii;piiiiiij\iiiiifliiii~r-\-___...XCHANG E
SURFACE
DRIFT
ELIMINATORS
HOT
WATE H
rom
COOLED
......,.-.,;._._--"'..;;;.....:..;:;~=;.;li
COOLED
WATER
WATER
Fig.A4.12: Schemi di torri evaporative. A sinistra una torre a circolazione naturale dell'aria, usata per grandi centrali, a destra una torre a circolazione forzata
(induced draft), pi diffusa per applicazioni di minore potenza (fonte: Hamon) .
Le torri evaporative non sono per esenti da problemi: (i) di carattere igienico, legati alla proliferazione di batteri nell'ambiente caldo e u mido, in particolare della ' legionella pneumophila ', assai pericolosa per la salute e ( ii~ la formazione
del cosiddetto 'pennacchio', ovvero della condensazione dell'acqua contenuta nel
flusso di aria umida all'uscita a cont atto con l'aria esterna pi fredda.
'"
\'
,
~
A42
Quest'ultimo fenomeno, indesiderato sia per motivi estetici che per le ricadute al suolo di goccioline d'acqua, pu venire efficacemente contrastato con diverse soluzioni tecnologiche (es: miscelamento con aria ambiente riscaldata in
una sezione a secco della torre), a fronte di un aumento non t ra scurabile dei costi di investimento.
A43
Pertanto, rifa cendosi alla discussione svolta al Cap .7.3, le misure per limitare la formazione in sede di combustione possono essere le seguenti:
Ridurre la concentrazione di 02 in vicinanza della fiamma: ci possibile con
una combustione "ricca" di combustibile (a.<a.st) . Poich questa comporta alte
emissioni di CO e altri incombusti necessario far seguire una forte diluizione
con aria per attenerne il suo abbattimento e quindi il completamento della
combustione ("staqed combustion").
Diminuire la temReratura di equilibrio della fiamma, in pi modi:
o aggiungendo un inerte al comburente o al combustibile, che non rea~ce
e "diluisce" la fiamma raffreddand.Jllil; in questo caso l'inerte di pi ragionevole utilizzo costituito dai prodotti di combustione (EGR), una misura
efficace per ridurre i NOx ma che comporta un aumento della portata di
gas circolante in caldaia (aria comburente + gas ricircolati) e quindi un
aumento delle sue dimensioni, delle superfici di scambio e quindi del cost o; I'EGR quin.d.Lutilizzato c_~portLdLricircolaziQne ed
da solo insufficie_~~garantire .forti rigu_?.Loni dEill_~missio_ni;
o allontanandosi dalla zona di combustione stechiometrica, sia con una
combustione povera (l'aria in eccesso non partecipa alla combustione e si
comporta a tutti gli effetti come un inerte, riducendo pertanto il rendimento della caldaia e aumentandone le dimensioni) che con una combustione in eccesso di combustibile, che ci fa ricadere nel punto precedente
(riduzione della concentrazione di 0 2).
La " staged combus.t[on" risulta
quindi essere la tecnologia pi
interessante per la riduzione dei
NOx in sede di combustione, abbinando i due concetti suggeriti
dalla formulazione di Zel'dovich
(eq.7.15). Una delle modalit
con cui viene persegu ita con
maggiore successo il "reburning", concettualmente visuallzzato in fig .A4. 13. Nella zona
primaria (in basso) avviene una
combustione in condizioni molto
J?rossime a quelle stechiometriche, che produce NOx in quantit
Inferiori rispetto alla normale
combustione in eccesso d'aria .
Nel!a zona di "reburning" v iene
iniettata un'ulteriore g1Jantit di
combust ibile (indicativamente il
1-0% d~i -quello totale), in modo
da creare un'atmosfera riducente
che- "consuma" ' NO precedentemente formatosi e ancora chimicamente attivo, R_ortandoTQ:a
N2. Questa seconda combustione
e per accompagnata da una
Burnout zone
normal excess air
Rebuming zone
slightly fuel rich
NOx reduced to N2
Primary
combuation zone
reduced flring rate
low excess air
lowerNOx
Combustlon
air
A44
larga produzione di incombusti (soprattutto CO) che v iene successivamente ossidata con un'ulteriore 1n1ez1one d1 ana ("overf1re a1r") . In prataln nessona ,Z011a
si ottiene il picco di temr;1eratura della normale combustione in eccesso di aria;
l'effetto della minore temperatura di picc si somma a quello riducente nella zona
di reburning, particolarmente utile per la riduzione degli NO di origine "fuel".
Questg_meccanismo ripetu_!o in scal9 pi~oJ~ n~i "gruciatE..r.i a bas~ e!!'issioni" (low-NOx-burners, fig.A4.14) che riprendono la stessa sequenza di combu stione a stadi, applicandola alla fiamma stessa: attorno alla zona centrale,____Q[l
combustione circa stebiQm__e_tdc.a.,_s.Lr:.ealizza..un1oieziane_s_e.condada di comt;>ustiQ.ik_on effetto__r:i.du.ceate, seguita da un'iniezione di aria secondaria per
l'ossidazione finale, introdotta dall'anello pi esterno del bruciatore. Queste misure- non sono in linea generale sufficienti a garantire emission i di NOx ai livelli richiesti dalle normative pi stringenti (soprattutto con il carbone, per il contribuito
dei "fuel" NO), in quanto si pu parlare di efficienze di riduzione dal 50 al 70%
rispetto a combustori convenzionali. Pertanto, nelle centrali maggiormente "ambientalizzate" (le uniche di nuova costruzione proponibili nella Comunit Europea)
necessario ricorrere, parallelamente alle misure sopra citate, a sistemi di rimozione di NOx dai gas di scarico.
zone
Secondary flame
Prlmary Juel
--~
wlthlow
oxygen content
uegas
com binati
A45
forma neii'SCR per ossidazione catalitica di parte deii'SOz presente nei fumi, in dipendenza dal contenuto di zolfo del combustibile.
Considerando la contemporanea presenza nell'impianto di dispositivi atti ad
eliminare polveri e ossidi di zolfo (descritti nei prossimi para grafi), esistono tre possibili configurazioni di applicazione di SCR nel contesto della linea di trattamento dei
fumi di una centrale (fig.A4.15):
boiler
HIGH DUST
ESP
SCR
freddo
DeSOx
LOWDUST
ESP
SCR
caldo
DeSOx
TAIL END
ESP
freddo
Fig.A4.15: Possibili configurazioni di inserimento di un SCR a valle di un generatore di vapore (boiler). Legenda: ajh: riscaldatore aria comburente; ESP: precipitatore elettrostatico; DeSOx: desolforatore; RG: scambiatore rigenerativo; htr:
post-riscaldatore con combustione di gas naturale.
.ox.
tra
agli
A46
A47
(A4.4)
Sep.l.ratQrt
di goe:.t
A48
(A4.5)
(A4.6)
analogamente a quanto avviene nei letti fluidi (che hanno per tempi di residenza
lunghi); La CaO prodotta per decomposizione della CaC03 (calcinazione) a temperature elevate (circa 1000C). E' un sistema poco usat o in nuove real izzazioni,
ma ha qualche importanza per la riqualificazione di impianti esistenti (retrofit).
I precipitatori elettrostatici, noti co~P, il cui principio di funzionamento prevede la fo.r.maziO_lli! dL.un campo elettrico, ottenuto con differenze di pot enziale dell'ordine di_5_0.=.Jll.O_kV in corrente continua, sufficient e a conseguire la ionizzazioo~_g_s. Glijo_nj o.eg.a tivi, durante il loro moto, caricano negativamente
le particelle solide, che migrano quindi sull'elettrodo ositivo, sul quale si scaricano, cadono verso il asso o sono rimosse con semplici sistemi meccanici) e si
raccolgono in una tramoggia. Gli elettrQdi positivi sonQ_chjamatL...::d r:ac;colta" e
sono costituiti da piastre metalliche, quelli negativi sono chiamati ~~di- scarica" e
A49
sono solitamente dei fili in acciaio. Gli ESP operano normalmente a temperatu re
inferiori a 200C (a valle del preriscaldatore d'aria, vedi fig.A4.15), ma sono anche disponibili per temperature dell'ordine dei 300+350~. La loro capacit di
rimozione molto buona (>_22~~o) per polveri non particolarmente fini come il
PMlO, ma scende per diametri inferiori (es: 95% per PMl) . Si tratta di sistemi
caratterizzati da costi di investimento relativamente elevati, ma risultano contenuti i costi di manutenzione e hanno elevata affidabilit. Presentano ridotti consumi energetici, in virt delle basse perdite di ca rico dei gas. Sono quindi i sistemi pi diffusi nel mercato .
I ft!tri in tessuto (FF : Eabric Filtecs). Si tratta appunto di borse ('bag') in
tessuti .di _vada- r.latura (anche piuttosto sofisticati, come teflon rinforzati da fibre
di vetro), sistemati in incastellature ('baghouse') che consentono la loro pulizia
mediante scuotimenti o insufflamento di aria forzata in controcorrente rispetto al
fl usso normale (fig.A4.17). Il loro punto di forza, rispetto agli ESP, sta in una rimozione ottimale anche per granulometrie molto fin i (es: >99.5_ancl}e p~.r_e_~l).
La temperatura operativa dipende dal tipo di tessuto, ma avviene generalmente a
basse temperature, <150C. Un'umidit eccessiva pu_ r~n9ere ollos_g__l e ceneri e
ostaolare la pulizia.T cost1 ai investimento sono inferiori o pari a quelli degli ESP,
ma maggiorelCosto di O&M per la vita limitata dei filtri e p~per..dit~ .Qlsarico pi elevate. Pure l'affidabilit inferiore rispetto agli ESP. Nonostante questi
svantaggi, gli EE sono per oggi considerati BREE (Best REEerenc~ch nolg_gy)
soprattutto per la loro elevata efficienza nei confronti delle polveri sottili.
Backffush phase
Operating phase
(:!r:t
. .: .
Vi.!
:t_ :t
. .. ..
....,.:
"':;.
l
.
- ~ ~~
,,
~~n
"'-t :
-.=
;
7
:.
2
3
ASO
f'/J
I prodotti della combustione del carbone contengono, seppure con concentrazioni talvolta bassissime (dell'ordine di poche parti per miliardo), particelle di
origine metallica , alcune delle quali di elevata tossicit. Molte di queste (As, B,
Cd, Cr, Cu, Cr, Mo, Ni, Pb, Se, V, Zn) sono presenti allo stato solido e vengono
rimosse dagli ESP (o dai FF) assieme al particolato di origine metallica meno pericoloso per la salute (Al, Ca, Fe, Mg, Si). Pi difficile la rimozione di composti a
base di Cl, F e Hg, che non sono trattenuti, se non in parte, dagli ESP, essendo
presenti in varie forme chimiche per lo pi gassose. Gli alogeni, nelle forme prevalenti di HCI e HF, sono catturati con notevole efficienza dai desolforatori ad umido. Particolarmente importante e delicata la tematica del mercurio, essendo i
suoi composti particolarmente tossici. Il mercurio si trova nei gas combusti in
0
varie forme: elementare (Hg , il pi critico in termini di rimozione), ossidato
(HgO) e legato con Cl o S (HgCh, HgS, HS02). Gli ultimi vengono rimossi con
elevata efficienza dagli ESP, mentre i wet scrubber risultano piuttosto efficienti
nella rimozione del mercurio ossidato. Perta nto un abbattimento delle emissioni
di mercurio dell'ordine del 90% ottenuta "gratuitamente" utilizzando dispositivi
gi presenti per la desolforazione e la rimozione delle polveri. Qualora ci non
fosse sufficiente (anche se non sono oggi vigenti nella Comunit Europea regolamentazioni in materia) necessario ricorrere a tecniche quali: (i) filtri a letto di
carboni attivi, (ii) iniezione di carboni attivi prima deii'ESP, (iii) adsorbimento su
zeoliti o allumina impregnati con zolfo. Queste tecniche, applicate finora in pochi
impianti di taglia commerciale, comportano un significativo aumento dei costi
(legati al consumo e alla rigenerazione dei carboni attivi e delle zeoliti), in relazione alle grandi quantit di ~as da trattare e alle bassissime concentrazioni del
mercurio, dell'ordine dei flg/m .
A 51
Appendice AS
Modello
GT8C2
GT11NM
GT11N2
GT13E2
GT24
GT26
An saldo
V64.3A
V94.2(6)
Energia
V94.3A2
V94 3A4
GTU-2.5P
Aviadvigatel
GTU-4P
GTU-6P
GTU-12PG-2
GTU-16PER
GTU-25PER
CX501-KB3
Centrax
CX501-KBS
CX501-KNS
CX501-KHS
CX501-KB7
CXSQ1-KN7
Dresser-Rand KG2-3C
KG2-3E
GE Energy
GES
Aeroderivative GElO
LM1600PE
LM1600PE
LM1600PD
LM2000PS
LM2000PS
LM2000PJ
LM2500PE
LM2500PE
LM2500PJ
LM2500 STlG 50
LM2500+ 6Stg
Costruttore
Al sto m
Anno
1998
1997
1993
1993
1994
1994
1996
1981
1995
2004
1995
1997
2002
2004
2004
2004
1993
1992
1992
1992
1993
1993
1968
1989
1999
2000
1989
1989
TBD
TBD
TBD
TBD
1981
1981
1981
1988
1997
Temp.gas
507.8
502.2
531.1
522.2
612.2
615 o
588.9
546.1
575.0
577 2
361.1
413.9
492.2
496.1
495.0
471 l
571.1
558.9
552.8
527.2
502.8
490 Q
570.0
548 9
573.9
480.6
490.6
478.9
497.8
478.9
463.3
496. 1
538.3
464.4
533.3 497.2
520.0
RPM note
6219
3600
3600
3000
3600 RH
3000 RH
30/3600
3000
3000
3QOO
5500
5500
6925
6500
5300
5QOO
12857
14571
14571
14571 STIG
14571
14571
18000
188QQ
16630
11000
7900
7900 Wl
7900
3000
3000 Wl
3000
3000
3000 Wl
3000
3000 STlG
3000
A 52
Costrutto ce
~od ello
8DDQ
GE Energy
LM2500+ 6Stg
1997
Aerodervative LM2500+ 6Stg
1997
LM2500+ 2Stg
2002
LM2500+ 2Stg
2002
LM2500+ 2Stg
2002
LM6000PC
1992
LM6000PC
1992
LM6000PC sprint 1997
LM6000PC sprint 1997
LM6000PD
1994
LM6000PD sprnt 2003
LMS100PA
2005
LMS100PA
2005
LMS100PA
2005
lMSlOO~B
2005
GE Energy
PG6581(B)
1999
PG6591C
2003
Heavy Duty
PG6111(FA)
2003
PG6111(FA)
2003
PG7121{EA)
1984
PG7241(FA)
1994
1992
PG91171(E)
PG9351{FA)
1996
L~160Q~8
1988
GTES-4
Iskra
1999
energetka
GTES-6
2001
GTES-12
2001
GTES-l 6
2001
Kawasak
62A-01
1979
Heavy Ind.
M1A-11
1989
M1A-13X
2001
M1A-13
1989
M1A-13D
1995
M1A-13CC
1989
M1A-13CC
1989
M1A-23
1991
MlT-13
1989
M1T-13D
1995
MlT-23
1991
M7A-01
1993
M7A-01S
1996
M7A-02
1997
M7A-01D
1993
M7A-02D
1997
2QQl
1208
MAN Turbo
THM1203A
1979
1999
THM1304-9
THM1304-10
1980
1999
THM1304-11
THM1304-12
2004
FT8 PowerPac
1990
EHl~ iDEil!;;
122Q
kW
to 0LQ
Il
29275
29921
30349
33507
30057
42890
42519
46757
50041
41711
46903
98894
102843
102564
9Z8Z8
42100
42300
75900
75900
85100
171700
126100
255600
13900
4100
6200
12000
lfiQQQ
648
1240
1424
1474
1475
1302
2299
2043
2903
2907
4050
5512
6545
6912
5381
6721
35.40
37.12
39.79
38.22
39.65
41.76
39.82
41.95
40.34
40.76
41.26
45.13
43.82
46.93
22.8
23. 1
21.5
22.9
21.4
29.2
29.2
30.5
31.5
29.3
30.9
40.0
41.0
41.0
~s
03
~o
Temp.gas
o
488.3
527.8
499.4
486.1
500.6
436.1
415.6
439.4
433.9
447.8
445.6
416.7
406.7
395.0
~lZ B
547.8
573.9
602.8
603.3
536.1
601 .1
542.8
602.2
22 3
~z
7.1
8.7
15.8
199
8.5
9.3
9.6
9.4
9 .5
7.6
8 .9
11.4
9.4
9.5
11.4
12.7
12.7
15.9
12.7
15.9
18 Q
7.8
9.6
10.0
11.3
11.0
19.3
29.5
33.5
47.1
5Z l
5.1
8.1
7.9
8.0
7.9
7.7
8 .6
9.8
16.1
15.9
19.6
21.8
22.2
27.0
21.8
27.0
5760
8640
9320
10760
11520
25490
32.07
36.27
34.97
34.84
32.72
36.46
33.79
36.90
33 69
24.15
26.70
33.32
3~ BZ
19.83
23.16
23.72
24.23
23.99
21.71
32.02
24.75
23.86
23.64
24.54
29.60
33.34
30.50
29.30
30.30
3~ 31
22.48
27.66
28.04
29.78
30.57
38.13
35.4
45.4
45.4
49.0
49.0
84.8
422.2
477.8
470.0
~82 2
473.9
463.9
525.0
520.0
530.0
552.8
578.9
568.9
520.0
530.0
568.9
545.0
527.2
522.2
542.2
522.2
5~ 5 Q
515.0
492.2
500.0
505.0
505.0
457.2
SlJSQ
J!lJ2
12 J
l!i2 !i
~sz
lZfi~Q
12.2
19.0
15.6
15.7
12.7
16.0
12.6
17.0
Portata,
kgls
89.3
88.5
84.3
89.3
83.8
128.6
129.9
132.9
136.8
126.7
132.6
207.6
213 .1
214.6
2QH
141.0
117.0
202.7
203.6
293.9
444.9
418.1
640.8
sz z
~90.0
R~M
3000
3000
6100
6100
6100
3627
3627
3627
3627
3627
3627
3000
3000
3000
3QQO
5163
7100
5231
5254
3600
3600
3000
3000
ZQQQ
55/3000
55/3000
65/3000
55l3QOQ
15/ 1800
15/1800
15/ 1800
15/1800
15/1800
15/ 1800
15/ 1800
15/ 1800
15/1800
15/ 1800
15/1800
15/1800
15/1800
15/1800
15/ 1800
15/1800
3Ql 3600
7750
8600
8600
8600
8600
30/3600
2- JQlJ!iQQ
DOte
wr
wr
Wl
WI
re
I C-Wl
IC-STIG
IC
50 Hz
60Hz
STIG
Costwttore
Mitsubishi
Heavy Ind.
\'II
:II
:c
:c-wr
50 Hz
60 Hz
Modello
ASE40
ASESO
MF-61
MF-111
MFT-8
MF-221
M501
M501F
M501G
M701
M701F
M701G
Mitsui Eng.
585
& Shipbuilding 5815
5830E
5860-2
5860-1
58120
MotorSichTV3-137
Progress
AI-20DME
GTE-5.3-M5
GTE-8-MS
NK-Engines
HK-143
HK-39
HK-37
OPRA
OP16-2AG
OP16-2AL
OP16-2HD
Pratt&Whitney ST6L-795
Power
ST6L-816
5ystems
5T18A
ST40
5wiftPac 4
MobilePac
FT8 PowerPac
FT8 TwinPac
SwiftPac 25
SwiftPac 50
FT8-3 PowerPac
ETS-3 TwinPac
Rolls-Royce
501-K85S
501-KB7S
501-KH5
RB211-6562
RB211-6762
RB211-6761
TRENT 60 DLE
TRENT 60 DLE
TRENT60WLE
JRENT 60 WLE
Anno
1996
1999
1989
1985
1994
1994
1980
1989
1997
1981
1992
1997
1987
1986
1995
1981
1988
1985
1999
1991
1997
2001
1995
1995
1993
2003
2002
2004
1986
1978
1995
1999
2003
2005
1990
1990
2003
2003
1990
1990
1990
1992
1982
1993
1999
2000
1996
1996
2001
2001
A 53
Temp.gas
600.6
562.2
496.1
530.0
463.9
532.8
542.8
613.3
600 .6
542.2
600.6
5872
492.2
491.1
502.2
455. 1
492.2
475 Q
421.1
520.0
431.1
452 2
ND
442.8
425 Q
558.9
542.2
553 9
588.9
566. 1
532.2
543.9
543.9
457.2
457.2
457.2
457.8
457.8
478.3
478 3
560.0
497.8
530.0
500.0
493.3
503.3
444.4
440.6
423.3
4294
RPM note
15400
15400
13800
9660
5000
7200
3600
3600
3600
3000
3000
3000
26600
13070
11380
5680
6780
5070
15000
12300
8560
8560
30/3600
30/3600
30/3600
15/1800
15/ 1800
15/1800
33000
33000
18900
14875
14875
30/ 3600
30/ 3600
30/3600
30/ 3600
30/3600
30/3600
30/3600
14200
14600
14600 STIG
4800
4800
4850
3000
3600
3000
3600
A 54
Costruttore
Siemens
Power
Generation
Modello
SGT-100
SGT-100
SGT-100
SGT-100
SGT-200
SGT-300
SGT-400
SGT-500
SGT-600
SGT-700
SGT-800
SGT-900
SGT-1000F
SGT6-3000E
SGTS-2000E
SGT6-5000F
SGT6-3000E
SGT6-3000G
SGT6-4000E
Salar Turbines SATURN 20
CENTAUR 40
CENTAUR 50
MERCURY 50
TAURUS 60
TAURUS 65
TAU RUS 70
MARS 100
illAN 130
TITAN 130 mob
Turbomeca
MAKILA
MODEL 1800
TM 4000
TM 5000
ZoryaUGT-2500
Mashproekt
UGT-6000
UGT-6000+
UGT-10000
UGT-10000stig
UGT-16000
UGT-15000
UGT-15000+
UGT-15000stig
UGT-25000
n:
@ cv~,
Temp.gas
0
527.2
523.9
546.1
530.0
466.1
537.2
555.0
375.0
542.8
517.8
538.3
513.9
582.8
530.0
542.2
576.7
581.1
597.8
5822
504.4
443.3
510.0
373.9
510.0
547.2
485.0
487.8
496.1
496 l
505.0
350.0
560.0
520 o
435.0
420.0
442 .2
457.8
450 .0
345.0
412.2
412.2
440.0
465.0
RPM note
16500
17384
17384
17384
11053
14010
9500
30/3600
7700
6500
6600
5425
5400
3600
3000
3600
3000
3600
3000
22516
14950
14950
14186 REC
14951
14950
15200
11168
11170
11170
15/1800
22500 REC
15/1800
l 5/1800
18/3000
3000
3000
3000
4800 STIG
30/3600
30/3600
30/3600
3000 STIG
30/3600
Legenda per le note: STIG= iniezione di vapore , per aumento potenza e abbattifinto NOx, Wl= iniezione acqua per abbattiment o NOx, RH= doppia combustione, REC=
i~fu rigenerativo, IC= ciclo inter-refrigerato.
1
l
i~l Dati tratti da Gas Tu rbine World 2005 Performance Specs, Pequot Publishing
~~~.,~"~r'~"'~l!.~cf, Fairfield, CT, USA. Nel caso la stessa macchina venga offerta da pi fornitori, il dati
MtLNC [ ortati sono solo quelli relativi aii 'OEM (Originai Eq ui pment Manufacturer) . Si ringrazia
Claudio Basilico e Giuseppe Monticelli per il paziente lavoro di introduzione dei dati.
AreaS.B.A.
Biblioteca Centrale
4\ Ingegneria
64105