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(28.1.1)
che corrispondono a circa 10.6 kcal kg1 (PM medio = 28.8 g mole1). In effetti, le maggiori difficolt
derivano dalla necessit di operare a temperature molto basse. Ad esempio, a P = 1 atm le
temperature di ebollizione dei componenti sono: azoto, Teb = 195.8C = 77.4 K, e ossigeno, Teb =
182.9C = 90.3 K.
I cicli frigoriferi a compressione di vapore (CF) rappresentano il metodo tradizionale per la
produzione di freddo. Nel caso ideale (ciclo di Carnot percorso all'inverso tra le temperature T B e TA)
il coefficiente di prestazione (coefficient of performance, COP) si esprime in modo semplice in
funzione delle temperature estreme del ciclo:
COP = TB/(TA TB)
(28.1.2)
(28.2.1)
(28.2.2)
(28.2.3)
Per un gas ideale, per il quale V = RT/P, si ricava: (V/T)p = R/P e quindi: H = 0. Per un
gas reale risulta invece V = zRT/P, e il coefficiente di dilatazione vale:
(V/T)p = (R/P) [z + T (z/T)p]
Sostituendo nella (28.2.3) si ricava:
(28.2.4)
(28.2.5)
(28.2.6)
(28.2.7)
(28.2.8)
risulta in ogni caso S > H, mentre la differenza tra i due coefficienti minima a bassa temperatura,
quando il volume molare piccolo. La differenza S H si valuta in modo semplice dal diagramma
T-S, che riporta sia le curve isoentalpiche che le isoentropiche.
La (28.2.3) e la (28.2.7) possono essere esplicitate utilizzando una equazione di stato, quale
l'equazione viriale:
z = 1 + B(T)/V + C(T)/V2 + ....
(28.2.9)
z = V/(V b) a/RTV
(28.2.10)
(28.2.11)
In effetti, si ottengono forme analitiche molto complesse oppure soluzioni in forma numerica,
che sono di uso pratico solo se si dispone di valutazioni sperimentali dei valori e della dipendenza
dalla temperatura dei parametri (coefficienti viriali: B, C, etc, oppure covolume, b e parametro di
attrazione, a).
3. CICLO LINDE
Anche se si considera l'impianto per la liquefazione dell'aria come una scatola nera, si osserva
che, per produrre aria liquida (condizioni L) a partire da aria in condizioni ambiente (condizioni 1),
necessario estrarre energia perch risulta HL < H1.
Il modo pi conveniente di ottenere questo risultato consiste nel realizzare una compressione
isoterma, cio nel riportare l'aria compressa alla
temperatura iniziale con uno scambiatore ad acqua
(figura 3). Infatti, a tempe-ratura costante, l'entalpia
dell'aria compressa (fino a pressioni di circa 400 atm),
minore dell'entalpia dell'aria a pressione atmosferica,
come si pu osservare dal diagramma H-T.
Non conveniente comprimere a pressioni
Figura 3.
Ciclo Linde (schema).
maggiori, poich l'effetto Joule-Thomson si inverte (H < 0). D'altra parte, poich H assume valori
notevolmente inferiori ad 1 K atm1, impossibile ottenere aria liquida laminando aria nelle
condizioni 2. E' quindi necessario un pre-raffreddamento dell'aria compressa che si pu ottenere
recuperando il freddo in uno SC (figura 3) attraverso il riciclo della frazione di aria non liquefatta.
Il ciclo Linde (anno 1895) utilizza questi due criteri (estrazione di energia a temperatura
ambiente e recupero termico). Le condizioni di funzionamento (figure 4 e 5) si possono determinare
con i seguenti vincoli: (a) sono assegnate le condizioni iniziali e quelle di fine compressione; (b) il
serbatoio produce aria liquida satura e vapore saturo; (c) lo scambiatore SC ideale, cio consente
un recupero totale. Pertanto il T alla estremit calda nullo, cio: T5 = T2 = T1, e quindi H5 = H1.
In queste ipotesi, l'equazione di bilancio di materia viene utilizzata per definire la frazione f di
aria liquefatta, mentre il bilancio di energia sulla sezione a valle dei compressori fornisce:
f = (H1 H2)/(H1 H4L)
(28.3.1)
Se H5 = H1, questa equazione non si modifica se l'aria a bassa pressione uscente dallo scambiatore
non viene scaricata ma riciclata al compressore.
Figura 4.
Ciclo Linde nel piano T-S.
Figura 5.
Ciclo Linde nel piano H-T.
(28.3.2)
(28.3.3)
(28.3.4)
(k 1) PM
P2
P1
(k 1)/(N k)
(28.3.5)
(28.3.6)
Applicando l'esponente (k 1)/k al rapporto P2/P1, si stima per la temperatura di fine compressione il
valore 441 K = 168C. Rapporti P 2/P1 maggiori di 6 sono inusuali, per evitare un eccessivo aumento
della temperatura del gas e della sua densit (che determina le velocit di efflusso).
E' lecito chiedersi se sia corretto calcolare L con le formule valide per gas ideali. La risposta
pu essere data per via grafica, se si dispone di un diagramma di stato esteso fino alla zona di
interesse, oppure per via analitica. Infatti, se si dispone della equazione di stato, possibile (anche se
molto laborioso) calcolare la differenza di entalpia tra due punti di cui sono note le pressioni, ma non
le temperature, che sono determinate dalla condizione di entropia costante. Una risposta
approssimata si pu dare osservando che, nel campo di variabili ridotte considerato (all'incirca PR < 5
e TR > 2) le massime deviazioni dell'entalpia rispetto al comportamento ideale (riportate come (H
H)/TC nei testi specializzati), sono dell'ordine di 2 kcal kmole1 K1, che, essendo la temperatura
critica pari a 132.4 K, corrispondono a circa 10 kcal kg 1. Pertanto, l'errore commesso con la ipotesi
(28.3.7)
che, in condizioni adiabatiche, con recupero totale nello SC, e considerando che a 1 atm risulta H4V =
75 kcal kg1, fornisce H3 = 70.7 kcal kg1, che corrisponde a T3 = 166 K = 107C.
Un recupero non totale nello SC (H5 < H1) comporta un aumento di H3 e quindi un ciclo
meno efficiente. Inoltre, se H5 < H1, la definizione utilizzata di COP deve essere modificata perch il
ciclo sottrae anche la energia (1 f) (H1 H5) ad una temperatura T5 minore di T1. Per ottenere un
COP correttamente confrontabile con una macchina di Carnot occorre sommare questo termine al
numeratore della (28.3.4) e considerare che la macchina ideale corrispondente (che ha un COP
notevolmente maggiore di 0.35) costituita da due cicli inversi di Carnot in parallelo, il primo dei
quali sottrae f (H1 H4V) a T4 = 78 K, mentre il secondo sottrae (1 f) (H1 H5) a T5. Tuttavia, se
l'aria a T5 non viene utilizzata, un COP cos definito corretto da un punto di vista teorico, ma poco
utile dal punto di vista pratico.
La pressione massima deve essere scelta in base ai risultati di una ottimazione che tenga
conto anche dei costi di impianto. Tuttavia, il COP sopra determinato, che rappresenta il valore
massimo teorico, consente un confronto di massima tra il ciclo Linde e il ciclo Rankine. Il primo
meno efficiente, ma preferibile perch molto pi semplice dal punto di vista impiantistico. D'altra
parte, alcune semplici modifiche consentono di migliorare notevolmente il COP del ciclo Linde.
APPENDICE: DERIVAZIONE DEI COEFFICIENTI DI ESPANSIONE
La equazione (28.2.2) che viene qui riscritta per comodit:
dH = cp dT + [V T (V/T)p] dP
(28.A.1)
si pu derivare nel modo seguente. L'entalpia, considerata come funzione di temperatura e pressione,
ammette il differenziale esatto:
dH = (H/T)p dT + (H/P)T dP
(28.A.2)
La derivata (H/T)p , per definizione, il calore specifico a pressione costante cp. Per
esplicitare la derivata (H/P)T, dal primo principio della Termodinamica per sistemi PVT chiusi:
dE = dQ P dV
(28.A.3)
e dalle definizioni di entalpia (H = E + PV) e di entropia (dS = dQ/T), si ottiene per sostituzione la
ben nota relazione:
dH = T dS + V dP
(28.A.4)
(28.A.5)
(28.A.6)
che, sostituita nella (28.A.2) (insieme alla gi nota: (H/T)p = cp), fornisce infine la (28.A.1). In
modo analogo, per sostituzione nella (28.A.5) si ricava:
dS = (cp/T) dT (V/T)p dP
da cui si ottiene facilmente la (28.2.7), imponendo dS = 0.
(28.A.7)