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IL CORPO - I, 2, settembre 1965

L'interpretazione gramsciana
del linguaggio
di LUCIANO AMODIO

I1 parallelismo tra la critica marxiana


a Hegel e quella gramsciana all'idealismo italiano evidente - Marx vedeva
nella filosofia hegeliana una centralit
della coscienza astratta, la dinamicit
dialettica riguardava l'alienazione del
pensiero, ed egli le opponeva I'alienazione concreta, materiale, impura D. Il
concetto di uomo si riempiva di contenuto, di positivit reale - ma certamente non si trattava di una natura
cieca. I1 presupposto dialettico hegeliano permetteva la concezione di una ce
scienza naturale. Si trattava - e qui
la rottura con Feuerbach - di accettare l'uomo nella sua naturalit immediata (ma gi coscienza a inipura ) o
nella sua mediazione sociale, ossia educato , storico (1).
Gramsci deve prima faticosamente riconquistare questa unit di pensiero e
di essere (2) (proprio perch quasi perduta nella tradizione marxista e incompiuta e ambigua nel rinascimento hegeliano in Italia per gli influssi trascendentalisti), per riempirla poi sociologicamente e opporla a Croce. L'insufficienza, che del resto chiara a Gramsci,
dell'idealismo italiano non gli fornisce
solide basi teoretiche per risolvere numerose incertezze soprattutto per quel
che riguarda le interessanti osservazioni
sul valore logico della legge di tendenza, o la diffidenza verso la sociolo-

(1) C. Marx

Critica della dialettica e


della filosofia hegeliana in generale in Opere filosofiche giovanili ,
trad. G. Della Volpe, Roma, 1950,
pagg. 291-314.
(2) Per il Warynski la teoria dell'unit
hegeliana di soggetto e oggetto
stata solo concretata non superata
da Marx. Essa non pu essere separata dal materialismo storico pena
la caduta nel meccanicismo. (S.
Warynski [alias Leo Kofler]: u Dze
Wissenschaft von d e r GeselIschaft n,
Bern 1944, pagg. 60-61).

gia (3) che diventa incomprensione del


proprio metodo storico (la cui novit
in realt nella sintesi tra vecchia sociologia e vecchia storiografia, cos da
spezzare la meccanicit della prima e
l'identit essere-dover essere della seconda), e si traduce molto spesso in
un'inutile conversione di concetti crociani in termini troppo concreti per
non essere completamente su un altro
piano - cos ad esempio ci sembra
conceda troppo prendendo in considerazione la riduzione a passione della politica (4).
I1 concetto di atto impuro corrisponde alla positivit naturalistica
dell'uomo marxiano, scostandosene per per un carattere di maggiore formalismo. Mentre cos Marx poteva fondare sul proprio concetto una teoria della
alienazione concreta, che d fondamento etico e metafisico al problema della
rivoluzione; Gramsci si sbarazza di questo che pu considerarsi un residuo resistente alla perfetta storicit dell'uomo
- e la natura del Marx feuerbachiano
non era completamente opaca e quindi
N socializzabile n, ma proponeva una definizione a materiale dell'uomo gi come singolo, che si andr rapidamente
spostando tuttavia verso l'immagine delpoliticit del cittadino,
l'immediata
ritornando inconsapevolmente alla problernatica di partcnza del giovane Hegel
- ne conserva il riflesso in alcuni richiami sbiaditi e dichiaratamente metaforici al salto dalla necessit alla libert; ma in sostanza combatte ogni
teoria di un'umanit extra-storica nella
critica della concezione dell'uguaglianza originale (teologica come pure giusnaturalistica) mediante la fedelt al
senso puramente formale dell'at tivit
umana quando scissa dalla sostanzialit
etica in cui si svolge.

.,

<(

( 3 ) Antonio Gramsci I1 materialismo


storico e la filosofia di Benedetto
Croce n, Torino 1948, pagg. 124-128.
(4) Op. cit., pag. 244.

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Di questa base Gramsci fa il fondamento anche morale ver la critica verso gli aspetti neolalistici e astrattisti
della cultura contemvoranea - cultura
di cui ci sembra gli Sfugga l'importanza
nel senso di un rinnovamento formale
capace di aprirsi anche a nuovi contenuti e in realt aderente in una sua
certa facilit di applicazione o se vogliamo di declassamento pratico, al linguaggio e alla coscienza delle grandi
masse cosmopolitizzate dalla rapida evoluzione tecnico-sociale, e che in realt non potranno trovare ed elaborare
una loro nuova eticit attraverso nessun collegamento storico col folklore per cui Gramsci non condivide del resto
l'ammirazione comune ad alcuni marxisti in nome dell'antirazionalismo - ma
proprio attraverso lo strappo forzato e
spietato che le sradica dal loro ambiente storico e tradizionale, e le costringe
ad un rinnovamento totale delle loro
categorie di pensiero e delle loro direzioni sentimentali.
In realt si pu quindi trovare tra
l'una e le altre, tra la cultura d'avanguardia e le masse in movimento e in
ricerca di una forma (al di sovra della
organicit economica, 'non ancora egemonicamente catalizzata e auindi completamente attualizzata nella sua forza
d'urto a causa della profonda rivoluzione contemporanea dei contenuti di coscienza, delle contraddizioni esistenti in
seno alle direzioni tecniche di sviluppo
e del carattere ancora socialmente dis g r e g a t i ~della
~
produzione capitalistica), una profonda identit di atteggiamenti e di indirizzi, mascherati nelle seconde dali'attivit esterna pi coesiva
e da rapporti limitatamente obiettivi
(anche se essenziali) a carattere positivo. Se questa coincidenza spesso misconosciuta, lo si deve, ci sembra, alla
soprawivenza di una intercapedine sociale e psicologica, che da un lato si
sviluppa nella teologizzazione narcisistica dell'estetico, dall'altro il pregiudizio similare del pubblico piccolo borghese sulla funzione nobilmente educatrice dell'arte.

L'atto impuro u non elimina i valori trascendentali della coscienza ma li


pone semplicemente tra parentesi m,
nella loro integrale funzione, ma neutralizzati del loro senso metafisico - storicisticamente ridotti .Ci sembra poter essere quindi d'accordo con quanto
scrive sull'argomento il Warynski: Cos l'analisi gnoseologica della coscienza,

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della coscienza isolatamente presa, che


separata dal suo contenuto pu pressoch essere pensata come coscienza * pura s, come astrazione, indispensabile
per la comprensione del suo ruolo nella conformit della storia a leggi dialettiche. La conoscenza acquisita con
l'aiuto di tali considerazioni gnoseologiche dei due possibili modi di reazione della coscienza, causale e normativo, indica la strada, su cui poi si pu
progredire all'unificazione dialettica di
questi elementi della coscienza con la
totalit empirica, reperibile nell'esperienza, del comportamento socialmente
cosciente. Una trascuratezza o uno sviamento nel lavoro gnoseologico preliminare pu diventare fatale per la comprensione dell'essenza dell'istorico.
Parimenti solo con l'aiuto di considerazioni gnoseologiche pu essere acquisita la conoscenza fondamentale ed estremamente importante per ogni lavoro sociologico che la forma dell'effettuazione cosciente dell'accadere sociale
esclusivamente una particolarit del
mondo sociale umano, a cui nel regno
animale subentra l'istinto. La facolt di
indirizzare coscientemente l'agire su mete future, la facolt normativa della coscienza, che si manifesta nel fenomeno
della volont, una forma esistenziale
dell'essere socialpsichico, attraverso cui
mondo umano ed animale fondamentalmente si distinguono u (5).
I1 concetto di atto impuro permette soprattutto l'analisi di tutto il campo storico come un continuum concreto dove l'unit di pensiero e d'essere
si trova completamente realizzata, nel
senso di un'immediata relazione di segno
e significato, di strumento e capacit di
uso, di spirito obiettivato D e di spirito obiettivo. Tutto ci che Croce relega
nell'economico, nella pratica come pseudo-concetti, la coscienza sociale che
media l'astratta individualit col mondo esterno, naturale ed umano, e in sostanza l'inserisce nella storia. I1 linguaggio, di questa coscienza sociale l'espressione materiale. I1 suo momento
soggettivo l'espressivit, quello oggettivo la comunicabilit. Questo carattere
secondo connesso con le funzioni operazionale e significante (6) forma I'essenza del linguaggio considerato in s
stesso e giustifica la sua posizione centrale negli interessi del pensiero con(5) S . Warynski Die Wissenschaft von
der Gesellschaft D , Bern 1944, pagg.
50-51
---.

(6) J: Dewey: Logica, teoria dell'indagine D, Torino, 1949, pagg. 88-92.

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rio un segno evidente di appartenere


a una societ pi colta, di essere potenzialmente pi universali.
u Linguaggio W indica una realt collettiva ossia non presuppone una cosa
unica ne nel tempo n nello s azio.
Poich significa anche cultura e &osofia (sia pure, data la sua immediatezza,
nel grado di senso comune) e ertanto
in realt una molteplicit di fatti pi
o meno or anicamente coerenti, si pu
dire che a7 limite ogni essere umano
possiede un proprio linguaggio e con
ci un proprio modo di pensare e di
I1 a linguaggio stesso... un insieme sentire (10).
Nel linguaggio comune si riflettono le
di nozioni e di concetti determinati e
non gi e solo di parole grammatical- differenze e distinzioni storico-sociali vemente vuote di contenuto D; a anche so- nute a crearsi dall'unifcazione degli inlo nella minima manifestazione di,'una dividui a in strati numerosi, pi o m e
qualsiasi attivit intellettuale, il lin- no a contatto espressivo, che si capiguaggio ", contenuta una determinata scono tra loro in gradi diversi, (Il).
concezione del mondo m (8). Da ci d e Differenze che creano ostacoli e sono
riva ovviamente che a dal linguaggio di causa di errori.
Qui si fa luce il carattere della storiognuno si pu giudicare la maggiore o
minore complessit della sua concezione cit del linguaggio e dell'esperienza. E'
del mondo. Chi parla solo il dialetto o evidente da quanto precede che se l'unicomprende la lingua nazionale in gradi ficazione awiene nel linguaggio, ossia
diversi, partecipa necessariamente di nella comunicazione, l'espressione deluna intuizione del mondo vi o meno l'esperienza ha la funzione di storicizristretta e provinciale, fossnizzata, ana- zarla e di renderla individuale, cio di
cronistica in confronto delle grandi cor- renderla diversa e distinta da un'esperenti di pensiero che dominano la sto- rienza similare espressa in una lingua
ria mondiale. I suoi interessi saranno diversa (ossia vissuta in un ambiente
ristretti, pi o meno corporativi o eco- storico diverso). Ossia solo quando un'enomistici, non universali. Se non sem- sperienza giunta a una sua universapre possibile imparare pi Iingue stra- lizzazione, a una coscienza che elabori
niere per mettersi a contatto con vite un linguaggio traducibile in altro, essa
culturali diverse, occorre almeno impa- perde la sua particolarit storica imrare bene la lingua nazionale. Una gran- mediata ed confrontabile con un'alde cultura pu tradursi nella lingua di tra esperienza simila - cioe diventa una
un'altra grande cultura, cio una gran- esperienza genericamente umana. Que
de lingua nazionale storicamente ricca sto a internazionalismon si scinde in
e complessa, pub tradurre qualsiasi al- due momenti: astratto, positivamente,
tra grande cultura, cio essere una e- in quanto potenzialit della comprenpressione mondiale. Ma un dialetto non sione concreta; negativamente (cosmopu fare la stessa cosa n (9). Per lin- politismo), se esaurendosi in un ricoguaggi si intende non tanto dunque la noscimento formale, si fa incapace di
pura espressione linguistica, ma anche riconoscere nella realt storica l'esila totalit di significati e l'articolazione stenza di quell'esperienza prevista, ma
della frase che pu pi o meno arric- non vista; - e concreto, nella sua
chire una lingua e potenziare il valore applicazione alla vita reale.
Questo punto importante per spiedella singola parola. Immediato il r a p
porto tra la pluralit dei sensi e la pro- gare come la lotta di classe non possa
fondit culturale di chi parla e possie- conseguire un carattere internazionale
de quel linguaggio. Ma anche la ricchez- se non a un determinato unto dell'evoza pi esterna del vocabolario, pur po- luzione storica. dopo cioe la formaziotendo coesistere con un suo possesso ne del mercato mondiale, e uindi di
non completo, non sfumato, con un'im- una unificazione strutturale c%e rende
perizia ad esempio nel maneggio della possibile un'unificazione progressiva delproposizione, la ricchezza del vocabola- l'esperienza storica umana. La solidariet internazionale di classe pu nascere

temporaneo. Le analisi gramsciane concordano con i nsdtati di Dewey sullo


stretto legame tra ethos e linguaggjo,
che a un'istituzione culturale m e msieme a il mezzo col quale vengono trasmesse le altre istituzioni e gli altri ahiti acquisiti e a permea cos le forme come i contenuti di tutte le altre attivit
culturali n (7).

(7) Op. cit., pag. 85.


(8) a Materialismo storico m, pag. 3.
(9) Op. cit., pagg. 4-5.

(10) Op. cit., pagg. 25-26.


(11) Op. cit., pag. 26.

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come fenomeno continuo solo allora.


Prima l'unit nazionale assicurata dall'unita culturale linguistica o un'unit politica territoriale - i rapporti verticali sono pi forti, anzi sono gli unici rapporti - esistono in molti paesi
culture popolari nazionali in cui si solidifica l'egemonia della classe dominante (fanno eccezione gli apparati a carattere universalistico dell'impero e della Chiesa). Gramsci ha notato che gli
sforzi di organizzazione delle classi subalterne sono continuamente frustrati
e assorbiti dalle classi dominanti, per
cui non esiste una loro continuit storica se non attraverso la mediazione della storia delle classi dirigenti nazionali.
Ossia la lotta di classe esiste dapprima
come generale fenomeno interno nazionale, e su scala internazionale come
meccanica espressione della struttura
economica (12). I1 problema del linguaggio per il Gramsci il problema
del raggiungimento collettivo di uno
stesso " clima " culturale m (13).
Dalla storicit dei linguaggi deriva
necessariamente la storicit delle filosofie, delle ideologie e perfino delle opinioni scientifiche, e la critica degli esperanti filosofici e scientifici - critica
che si pu estendere oggi alle filosofie
del linguaggio e della scienza austroamericane - Gramsci infatti critica la
classificazione astratta, il metodologismo e la logica formale, come universalizzazioni non storiche, e quindi non
concretamente comprensive (14).
Da questi caratteri del linguaggio storicistico e spintualistico - deriva
Dure che la traducibilit DresuDDone
una espressione culturale fondamentalmente" identican (15). La traducibilit
potrebbe essere fnclata sull'assorbimento di una vecchia fase culturale in
una nuova per una corrispondenza di
situazioni storiche. Naturalmente la filosofia pi storicamente universale que!la pi atta a una traduzione iu organica e profonda, ferma restancfo la storicit di ogni linguaggio, fondata sulla
tradizione culturale nazionale e filosofica, sul predominio di una attivit intellettuale e pratica ecc. (16). I1 linguaggio & la verifica esterna e concreta della filosofia come concezione del mondo
individuale e generale.

L'importanza storica della sovrastruttura denunciata dal fatto che a due


culture nazionali, espressioni di civilt
fondamentalmente simili, credono di
essere diverse, opposte, antagonistiche,
una superiore all'altra, perch impiegano linguaggi di tradizione diversa, formatisi su attivit caratteristiche e particolari a ognuna di esse m mentre per
lo storico. in realt. aueste civilt sono
riducibili l'utraducibili re~i~rocamknte,
na all'altra (17). Traducibilit non Derfetta in particolari anche importanti,
ma effettiva nel fondo essenziale. Se
noi ricordiamo che per Gramsci il concetto di Spirito indica un'unificazione
totale astratta e concreta, intellettuale
e pratica, collocata nel futuro (18) un
punto di amvo non di partenza (l'insieme delle sovrastrutture in divenire
verso l'unificazione concreta e oggettivamente universale e non gi un presupposto unitario), si pu dire che esiste una differenza concreta, ma gi una
unificazione astratta, reale nella filosofia (Marx che identifica il linguaggio politico francese di Proudhon con quello
della filosofia classica tedesca), che in
sostanza previsione e guida di una unificazione concreta, e insieme espressione di un'unit in atto sul piano teorico
e intellettuale.
La traducibilit dei linguaggi si fonda
in ultima analisi sulla somiglianza fondamentale delle strutture (che equivale
a una loro potenzialit di integrazione) (19).
Certamente, osserva Gramsci, a nessuna nuova situazione storica, sia pur
essa dovuta al mutamento i radicale,
trasforma completamente i r linguaggio,
almeno nel suo aspetto esterno, formale. Ma il contenuto del linguaggio dovrebbe essere mutato, anche se di tale
mutazione difficile avere coscienza esatta immediatamente n (20).
Questo valore del linguaggio - valore culturale e conseguentemente politico, sia come espressione di una realta
di fatto sia come strumento sovrastrutturale - conduce alla necessit di un
linguaggio comune, di un ordine intellettuale collettivo, accanto all'ordine
morale e pubblico (21), contro quello
che Gramsci chiama neolalismo intellettuale, contro la vanit intellettuale

(12) A. Gramsci: a I1 Risorgimento m, Torino, 1949, pagg. 191-193.


(13) Materialismo storico m, pag. 26.
(14) Op. cit., pagg. 61-62.
(15) Op. cit., pag. 63.
(16) Op. cit., pag. 63.

(17) Op. cit., pag. 65.


(18) Op. cit., vag. 142.
(19) Op. cit., pag. 67.
(20) Op. cit., pag. 149.
(21) Antonio Grarnsci a Passato e presente m, Torino 1951, pag. 215.

"

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del nuovo a ogni costo, del gratuito.


Gramsci, citando Vauvenargues, pensa
che sia pi difficile unificare e sistemare che inventare, soprattutto quando
l'invenzione fumisticheria.
Questa osservazione rientra in tutta
la dura polemica di Gramsci contro gli
aspetti formalistici e solipsistici della
cultura e del pensiero contemporaneo.
Gramsci ravvisa immediatametne l'immoralit e la facilit di queste posizioni, la loro retorica - la retorica della
grandezza a buon mercato dello pseudosolitario, del superuomo, del genio incomDreso. del meta maledetto - scorge i colpisce ppieno l'illusione pseudo-metafisica di tanta letteratura, la
presunzione dei rivoluzionari letterari,
la sofistica dei gentiliani - tutta quella morbosa esaltazione di sensazioni individuali prive di interesse e di reale
valore umano, di ragionamenti pseudodialettici che nascondono il vuoto, I'abilit puramente verbale, l'ebbrezza della
sonorit delle parole e dei gesti. La critica di Gramsci alla cultura italiana
senza dubbio moralistica (come ha osservato il Cajumi), ma proprio perci
radicale; perch la gratuit di un'espressione culturale ne pone fuori questione
anche la validit estetica.
Gramsci nota come la lingua abbia
un carattere pi particolare dei linguaggi artistici, della pittura, della musica,
delle arti figurative in genere, nonostante che questi ultimi nelle manifestazioni folcloristiche, ridotti agli elementi
autoctoni, presentino distanze notevoli
e appariscenti. I1 linguaggio letterario
pi legato alla vita nazionale e si sviluppa lentamente e molecolarmente;
ogni gruppo sociale ha in un certo senso una propria lingua, ma c' aderenza
e scambio fra i vari gruppi.
Nei linguaggi delle altre arti sopravvivono in maggior copia gli elementi
espressivi del passato, e si forma pi
velocemente una lingua cosmopolita,
poich il popolo partecipa scarsamente
alla loro produzione mentre pi facilmente - almeno come collettivit pu giungerne alla comprensione (22).
Tuttavia se esiste una comprensione
esterna cosmopolita, si pu pure parlare dell'esistenza di un sentimento pi
particolare, per cui anche un'opera figurativa sentita diversamente e spesso
pi profondamente dal popolo conter-

(22) Antonio Gramsci, a Letteratura e


vita nazionale D , Torino 1950, pagg.
23-24.

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raneo deli'artista. Cosicch anche i linguaggi artistici possono essere distinti


in gradi: provinciale-dialettale-folcloristico; nazionale-popolare; di una determinata civilt caratterizzabile empiricamente da una religione e nel mondo
moderno da una u corrente culturale
politica (23).
Ci sembra che Gramsci dimentichi riguardo alla differenza dei linguaggi, il
carattere simbolico del linguaggio letterario, per cui il lato esistenziale di una
parola, il segno, gratuito e arbitrario.
I1 rapporto tra simbolo e simboleggiato
dall'esterno convenzionale. Questa differenza tra segno e significato non esiste negli altri linguaggi artistici.
I1 linguaggio appartiene per la filosofia della prassi allo spirito obiettivo in quanto comunicazione - pone in rapporti gli individui - toglie la negazione
assoluta (teorica) della lotta a morte sorge dalla dialettica del padrone e del
servo, e in questo gi un fatto di classe - un fatto egemonico di classe in
quanto si impernia sulla comunicazione,
sul suo carattere di mediazione tra due
coscienze, tra due esseri, e implica
I'Anerkennung, ch'esso in certo senso riveste - ritorna un immediato - crea
la continuit in quanto distacco dalla
realt immediata in un altro in cui
si mantiene, come segno e simbolo di
s e insieme come riconoscimento obiettivo - universale rispetto al simboleggiate in quanto lo fissa e lo identifica.
In Hegel << Ies deux termes en prsence, le Soi de la conscience et l'Universel, vont pouvoir s'identifiquer dans
le langage, le verbe de l'esprit, qui fait
du Moi un universel, et de I'Universel
par l meme un Moi. Or, telle est prcisment la fonction du langage, de
dire le Moi, de faire d u Moi lui-mime
un universel. Le langage est donc un
moment de l'esprit; il est le moyen terme des intelligences, le Logos; il doit
faire apparaitre l'esprit comme unit
consciente de soi des individus (24).
I1 momento espressivo del linguaggio
e in realt soltanto la sua esistenza psicologica, e il suo riferirsi intenzionale
nel suo attuarsi a un immediato, a una
intuizione - il linguaggio conserva come superato il momento individuale,
come comunicato l'istante unico e

(23) Op. cit., pagg. 25-26.


(24) Jean Hyppolite: a Gense et structure de la phnomnologie de l'esprit de Hegeln, Parigi, 1946, pag. 390.

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irripetibile dell'intuizione (25). Ma non


si pu identificare intuizione ed espressione, senza ridurre l'una all'altra - negare la possibilit della comunicazione
e l'individualit dell'intuizione. In Croce l'identit da un lato affermata come riduzione all'individuale, e il linguaggio negato come comunicazione, tuttavia la spiritualit dell'espressione indica il suo carattere di universalit immediata, e l'intuizione viene ridotta e
ricondotta all'espressione, al linguaggio
effettivo. In questa maniera i due momenti vengon confusi e l'universalitindividualit non indica una concretezza, ma semplicemente un fraintendimento e un'ambiguit, che deriva dal
dualismo originario eliminato senza critica e senza Consequenzialit logica. La
universalit dell'es~ressione assicurata in Croce dal semplice fatto della sua
realt, perch universale coincide con
spirituale. Ma si tratta di una spiritualit immediata, al suo livello psicologico.
L'obiettivitA del linguaggio ne garantisce la storicit - segue la trasformazione della civilt, l'affermarsi di nuove classi, il prevalere di un popolo sull'altro. La sua sovrastrutturalit resa
evidente dal suo valore metaforico cio dal sopravvivere autonomo delle
parole e delle espressioni astratte dal
loro originario significato concreto. I1
passato Soprawiv6 in questo lato metaforico del linguaggio, come l'unificazione awiene attraverso l'imprestito
di una parola da un vocabolario all'altro, perdendo l'alone estensivo originario (26). L'accentuazione del carattere
sovrastrutturale, dell'autonomia cio
del linguaggio attraverso la metafora
risultato di un profondo sviluppo storico d'un progresso come si verifica del
resto per ogni altra sublimazione sovrastrutturale - che riflette il momento egemonico di una societ.
Applicando questo concetto del linguaggio come <C concezione del mondo
integrale (27) Gramsci pu cos comprendere il dualismo rinascimentale tra
letteratura latina e letteratura volgare
come dualismo di due concezioni del
mondo, aristocratico feudale e borghe-

(25)

La certitude sensible, ou certitude de I'immdiat, ne peut dire son


objet, sous peine d'y introduire une
mdiation n (op. cit., pag: 87).
(26) a Materialismo storico D, pag. 148.
(27) Antonio Gramsci, I1 Risorgimento m, Torino 1949, pagg. 20-21.
a

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se-popolare (28). I1 linguaggio passato cristallizzato e attualizzato, profondo segno dell'intima storicit del presente e dell'individuo. I1 persistere dei
dialetti e l'uso di essi nell'espressione
dei sentimenti pi intimi, gli errori di
pronuncia dei vocaboli italiani indicano che la lingua letteraria ancora cosmopolita, cio limitata all'espressione
di sentimenti e nozioni parziali (29).
In ogni linguaggio immanente una
grammatica, come socialmente esiste di
fatto se non scritta una grammatica
normativa, che unifica i linguaggi personali attraverso la critica reciproca, in
modo da creare un conformismo grammaticale. Ma esso sconnesso, discontinuo, limitato a strati sociali e centri
locali con la tendenza verso l'egemonia
della citt e delle classi intellettuali.
Questa unificazione che rende pi ricche le possibilit espressive individuali, deve essere proposta come scopo cosciente - come grammatica comparativa, ossia intesa nel quadro della storia mondiale, in rapporto alle altre lingue che influiscono sulla lingua data (30), grammatica non arbitraria a
causa del carattere di storicit della
lingua ( a le lingue artificiali sono come
i gerghi: non vero che siano assolutamente non lingue, perch sono in
qualche modo utili: hanno un contenuto storico-sociale molto limitato n (31) ).
I1 passaggio da dialetto a lingua nazionale letteraria il passaggio a un pi
ampio ambiente culturale, politico, morale, sentimentale. N La storia delle lin.
gue storia delle innovazioni linguistiche, ma queste innovazioni non sono
individuali (come avviene nell'arte), ma
sono di un'intiera comunit sociale che
ha innovato la sua cultura, che ha
cc progredito
storicamente: naturalmente anch'esse diventano individuali,
ma non dell'individuo-artista, dell'individuo elemento storico-culturale, completo, determinato (32). L'innovazione
non avviene per partenogenesi, ma per
interferenza di culture diverse - per
masse di elementi linguistici in seguito al salire a classe dirigente di una
nuova classe - oppure per singoli elementi attraverso il gergo dei mestieri,
cio di societ particolari. L'unificazione pu essere affrettata da una gram(28) Op. cit., pag. 21.
(29) Letteratura e vita
pag. 138.
(30) Op. cit., pag. 199.
(31) Op. cit., pag. 209.
(32) Op. cit., pag. 210.

nazionale n,

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matica normativa concepita come atto


politico-culturale, cio da una scelta; in
quanto l'unificazione pure un indirizzo culturale, con cui si vuole a centralizzare ci che esiste gi allo stato diffuso, disseminato, ma inorganico e incoerente (33). per superare gli attriti
specialmente nelle masse popolari, tenacemente legate a particolarismi local i e a fenomeni di provincialismo. Naturalmente l'intervento non pu illudersi

di ottenere una determinata lingua unitaria, uno solo dei fattori - e otterr se quest'unificazione necessaria,
una lingua unitaria con un processo da
esso accelerato, la razionalit dell'intervento proporzionale alla sua organicita e al suo collegamento alla tradizie
ne. Questo processo parallelo all'allargamento della classe dirigente e al superamento della scissione fra i gruppi
dirigenti e le masse popolari (34).

(33) Op. cit., pag. 199.

(34) Op. cit., pag. 201

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