Sei sulla pagina 1di 6

The Dark Side of the Memos.

Il testamento politico di Italo Calvino


Pubblicato il 21 set 2015
di Gabriele Pedull
[Trentanni fa moriva Italo Calvino].
Pu essere una buona idea cominciare con due affermazioni semplici semplici:
Italo Calvino uno scrittore italiano, nato a Cuba il 15 ottobre 1923 e morto a S
iena il 19 settembre 1985.
Italo Calvino stato per tutta la vita un militante comunista.
Tutte e due queste frasi sono altrettanto vere, addirittura ovvie; eppure, se us
ciamo dItalia, e soprattutto nel circuito delle universit anglosassoni, la seconda
rischia di apparire persino sorprendente. Calvino? Italo Calvino? Lo scrittore
della narrativa combinatoria? Lemulo di Jorge Louis Borges? Lamico di George Perec
? Il teorico della Leggerezza? Lo stesso Calvino? Comunista? Proprio lui?
Almeno in Italia, che Calvino sia stato comunista non suona ancora come una novi
t, ma con il passare degli anni anche qui la sua attivit politica e ancora pi la ca
rica politica di tutta la sua opera vengono messe sempre pi tra parentesi. In par
te, certo, quello che succede sempre con i classici. Ma in questo caso si avvert
e pure una gran voglia di dimenticare un intero pezzo della nostra recente stori
a. Tanto pi per questo conviene passare in rassegna velocemente alcuni semplici f
atti.
Calvino era un militante comunista quando ha fatto la Resistenza in Liguria. Era
un militante comunista quando lavorava per ledizione torinese de LUnit (allora quoti
diano ufficiale del PCI), tra il 1948 e il 1949. Era un militante comunista nel
1957, quando difendeva La caduta di Berlino, il film di propaganda stalinista di
retto da Michail Ciaureli sulle imprese dellArmata Rossa durante la seconda guerr
a mondiale. Era un militante comunista in quello stesso 1957, quando uscito dal
Partito Comunista Italiano assieme ad alcune centinaia di altri intellettuali, i
n polemica contro lappoggio allinvasione dellUngheria. Era un militante comunista q
uando si trasferito a Parigi nel 1968, e si subito dovuto confrontare con il Joli
Mai, in aperta polemica con i Partiti marxisti ufficiali (ce ne ha lasciato una
lettera magnifica e troppo poco nota, dalla quale vale la pena di citare qualche
frase: Viviamo le ultime giornate della straordinaria citt senza macchine n metro,
con code ai negozi, poi il discorso di De Gaulle, le macchine dei gollisti clac
sonanti che cercano di penetrare nel Quartiere e sono scacciate, la Sorbona che
sembra una fortezza assediata, con katanghesi appostati e i giovani che saspettan
o il peggio e maledicono i comunisti. Nottate in cui non si fa che girare a pied
i tra continui allarmi in un clima di eccitazione continua. () Mi pare che qualco
sa stia davvero cambiando in Europa. Certo si andr verso lorganizzazione duna nuova
forza rivoluzionaria anche operaia, mentre ormai la via dei partiti comunisti i
rreversibile come quella della socialdemocrazia alla vigilia della prima guerra
mondiale. Linterrogativo su fino a che punto la reazione potr spingersi sulla via
del fascismo sembra non preoccupare i giovani rivoluzionari: e chiss, forse giust
o, perch viviamo tempi talmente diversi da quelli del nostro passato e le cose sa
ltano fuori sempre diversa da come si possono prevedere). Era un militante comuni
sta quando nel 1974, sul Corriere della Sera, ha ricordato il proprio stalinismo d
egli anni Cinquanta con parole serene e tutto sommato niente affatto apologetich
e. Ed era un militante comunista, quando tre anni dopo, sulle stesse pagine ha e
logiato quella che chiamava la disciplina militare del PCI, da lui definita la sua
pi preziosa eredit storica, che speriamo riesca a salvare dagli assalti ideologici
(sottinteso: della nuova sinistra movimentista e genericamente libertaria). Ma g
li esempi, spero si intuisca, si potrebbero moltiplicare a piacimento.
Come suggeriscono anche solo questi frammenti, la storia di Calvino militante co
munista si lascia raccontare da molte prospettive diverse, interne o esterne ai

suoi testi. Pu essere interessante per farlo da quella pi difficile, cio partendo da
lla sua opera saggistica pi nota nel mondo, sino a diventare una sorta di manifes
to del postmodernismo internazionale: i Six Memos for the Next Millennium, scrit
ti nel 1985 e apparsi postumi nel 1988. Anche qui infatti, nel punto apparenteme
nte pi distante dallimpegno che lo ha accompagnato tutta la vita, la passione poli
tica di Calvino emerge in maniera prepotente, nonostante gli studiosi abbiamo pr
eferito interpretarlo come il testo di un formalista ormai lontano dalle lotte d
egli anni precedenti. A rileggere queste pagine con attenzione ci si rende conto
che le cose stanno in maniera non poco diversa.
* * *
I Six Memos furono originariamente concepito come serie di lezioni da tenere a H
arvard nel quadro del prestigioso ciclo delle Norton Lectures, proprio nellanno i
n cui Calvino mor. Come noto, si tratta di una riflessione su sei virt letterarie
che Calvino, approssimandosi la fine del XX secolo, si riproponeva di consegnare
ai lettori, soprattutto pi giovani, del secolo si sarebbe aperto di l a poco. Un
evento accidentale quanto irreparabile la morte dellautore, quando il manoscritto
non era ancora compiuto ha determinato la struttura delle cos dette Lezioni amer
icane quali le conosciamo oggi. A conclusione del suo percorso, Calvino aveva in
fatti previsto una sesta conferenza dedicata alla Consistency (coerenza), conferen
za che progettava di scrivere una volta arrivato in America e i cui materiali pr
eparatori, se in possesso della famiglia, non sono mai stati pubblicati.
Questa perdita un peccato, perch sarebbe bello sapere qualcosa di pi sulle idee di
Calvino in merito alla Consistency (mi viene da dire: specialmente in merito alla
Consistency), ma anche un ottimo punto di partenza per parlare dei Six Memos nel
loro complesso. Naturalmente, infatti, non impossibile provare a immaginare alme
no in parte che cosa Calvino avrebbe scritto in questo ultimo capitolo. La racco
lta standard dei saggi di Calvino occupa circa quattromila pagine e include non
pi di due terzi dei testi da lui pubblicati in vita, forse anche meno. E qualche
volta in questi scritti il valore letterario della coerenza fa capolino.
Pu essere interessante rilevare che almeno in una occasione, in uno dei suoi sagg
i peraltro pi famosi, vale a dire nella riflessione compiuta ventanni dopo sul suo r
omanzo desordio, Il sentiero dei nidi di ragno, Calvino prende espressamente posi
zione contro la coerenza. Tutti gli amici che avevano letto il libro prima della
pubblicazione racconta Calvino gli avevano rimproverato lo stesso presunto erro
re. Mentre il resto del romanzo era narrato dalla prospettiva di un bambino che
non comprende davvero gli eventi grandi e terribili nei quali stato coinvolto (l
a Resistenza italiana), verso la fine del libro Calvino aveva inserito un improv
viso cambio di registro per dare la parola a un pi maturo commissario politico co
munista, in modo da spiegare ai lettori quale era il senso di quella lotta dalla
prospettiva pi matura dellautore. In nome della omogeneit gli amici gli suggerirono
unanimamente di tagliare quel capitolo; come scrive Calvino a quel tempo, lunit sti
listica era uno di pochi criteri estetici sicuri. Ma Calvino tenne duro lo stesso
, sino a rivendicare a distanza di tanto tempo la decisione di allora.
Il lettore delle Lezioni americane non si sorprender di questa presa di posizione
, ma non dovr neanche ricorrere a concetti cari agli storici della letteratura co
me quelli di evoluzione, oscillazione o ripensamento per spiegare il presunto co
ntrasto tra il giudizio del 1964 e il giudizio del 1985. E il lettore delle Lezi
oni americane non si sorprender perch lo stesso Calvino, allinizio della prima dell
e sue riflessioni a spiegare con grande chiarezza che ai sei valori da lui scelt
i non corrispondono sei difetti, ma altri sei valori forse altrettanto preziosi.
Come scrive Calvino: Dedicher la prima conferenza allopposizione leggerezza/peso,
e sosterr le ragioni della leggerezza. Questo non vuol dire che io consideri le r
agioni del peso meno valide, ma solo che sulla leggerezza penso davere pi cose da
dire.

Anche se questa notazione a proposito della coppia Leggerezza/Peso non viene rip
etuta in termini altrettanto espliciti a proposito delle altre quattro virt, non
c motivo di pensare che le cose siano molto diverse per la Rapidit, lEsattezza, la V
isibilit e la Molteplicit. Se in questo caso Calvino lo esplicita solo perch di tut
te le qualit prescelte la pi scandalosa era senza dubbio proprio la Leggerezza, ch
e, nella cultura italiana degli anni Ottanta, ancora molto politicizzata, veniva
fatta coincidere con il disimpegno. Nelle quattro lezioni successive Calvino si
limita infatti a mostrare come attraverso il valore da lui lodato possa essere
conseguito anche il valore opposto, come nel caso della suprema virt della Vaghez
za (frutto di una precisione assoluta), o come nel caso della Molteplicit, che vi
ene interpretata come dominio su caos e sul caso e capacit di produrre variet a pa
rtire da alcuni principi ordinatori. Niente sarebbe dunque pi sbagliato che scamb
iare le Lezioni americane per un ricettario molto sofisticato per scrivere buoni
racconti, seguendo determinate virt ed evitando determinati vizi.
In questo modo di procedere c anche un altro aspetto che merita di essere consider
ato attentamente. Nellordine in cui Calvino dispone le sue sei virt letterarie, pr
ima che lui chiarisca in quale accezione le adoperano, alcune sembrerebbero cont
raddire la virt che le precede. Se la Rapidit si sposa bene con la Leggerezza, nel
la percezione comune lEsattezza non sembra andare molto daccordo con la Rapidit. Al
lo stesso modo, mentre la Visibilit e lEsattezza sono chiaramente imparentate, la
Molteplicit e la Coerenza si direbbero pi difficilmente conciliabili. Definendo co
n precisione questi valori, i diversi capitoli mostrano che tali potenziali cont
raddizioni dellindice sono solo apparenti, ma volutamente non sciolgono la tensio
ne. Per questo, quando provo a fare delle ipotesi sulla sesta lezione mai scritt
a, mi piace immaginare Calvino impegnato in un ipotetico corpo a corpo con il fa
moso saggio di Leo Spitzer sulla accumulazione caotica nella tradizione poetica
occidentale.
* * *
La morte di Calvino ha contribuito a fissare il suo lascito intellettuale a quel
1985 come in un fermo immagine, ridimensionando il cammino tortuoso che lo avev
ano condotto a quella sua ultima proposta di poetica. Ma per chi conosce il suo
percorso artistico e politico impossibile non pensare che per tutta la sua vita
Calvino stato senza dubbio uno scrittore del Peso: un intellettuale formatosi ne
gli anni pi freddi della Guerra fredda culturale e che soprattutto non ha mai rin
negato quella stagione, ma ha piuttosto cercato incessantemente di allargare il
proprio sguardo senza mettere in discussione gli assunti di partenza. Da questo
punto di vista la Leggerezza delle Lezioni americane una Leggerezza che si aggiu
nge al Peso e che lo completa. Ed la virt pi desiderata perch anche quella pi diffic
ile da conseguire per chi in Italia muoveva da premesse come quelle di un intell
ettuale-militante quale Calvino.

Se questa intuizione giusta e se dunque Calvino ha pensato sin dallinizio il suo


libro per coppie, le sei virt letterarie delle Lezioni americane dialogano costan
temente con i loro opposti. Vale a dire, per lappunto: Peso Lentezza Vaghezza Inv
isibilit (o magari Acusticit) Singolarit Arbitrariet. Enunciato cos, potrebbe essere
lindice di un libro assai promettente ancora tutto da scrivere. E se, a distanza
di quasi trentanni dal volume di Calvino, dovessi indicare in cosa consiste il su
o lascito pi duraturo, piuttosto che a questo o a quel capitolo, mi riferirei a q
uesto pensare per coppie.
Mentre buttavo gi lultimo paragrafo ho scritto e poi cancellato un avverbio: diale
tticamente. Si tratta di un punto importante, perch per Calvino quel modo di ragi
onare per coppie era una novit e in qualche modo una conquista. Per una generazio
ne di militanti politici cresciuti a pane e dialettica, il numero magico non era
il due, ma il tre, come i tre momenti della Tesi, dellAntitesi e della Sintesi.
La storia era fatta di contrapposizioni frontali, ma queste contrapposizioni acq
uistavano un senso solo alla luce del loro superamento in una conciliazione degl

i opposti.
In una cultura imbevuta di Hegel e di Marx attraverso Benedetto Croce e Antonio
Gramsci si trattava di nozioni imprescindibili: solo il numero tre assicurava lus
cita da quella che altrimenti sarebbe stata una paralisi della storia e del pens
iero. Proprio la generazione di Calvino, per, si era trovata sempre pi a disagio c
on questo auspicato momento sintetico. Calvino era un lettore infaticabile di fi
losofia per la casa editrice Einaudi e si era presto familiarizzato con la rifle
ssione di Theodor Adorno, a cominciare proprio dal suo rifiuto di ogni esito con
solante. La grande arte aveva direttamente a che fare con lesperienza della negat
ivit e della negazione, ma nessuna restaurazione dellordine perduto era visibile a
llorizzonte, forse nemmeno auspicabile.
In quegli anni la sfiducia nei confronti della sintesi and spesso di pari passo c
on la crescente disillusione verso il realismo socialista e verso la stessa Unio
ne Sovietica da parte dei marxisti italiani. Per molti intellettuali coetanei di
Calvino, il rifiuto dialettica si tradusse a poco a poco nel progressivo allont
anamento da qualsiasi attivit politica o al contrario con quella che si potrebbe
definire una sorta di critica della critica. in particolare il caso di uno scritto
re come Leonardo Sciascia. Sciascia giunse a fare definitivamente i conti con le
radici hegeliane della cultura comunista soprattutto attraverso la lezione di F
oucault e la sua riflessione sui sistemi di controllo, approdando per questa str
ada a prendere posizioni ampiamente paradossali in qualit di intellettuale pubbli
co, come nella sua dura polemica contro i giudici impegnati in prima linea nella
lotta contro la criminalit organizzata nel Meridione dItalia. Una sorta di confer
ma di come ogni antitesi dellantitesi rischi troppo spesso di assomigliare perico
losamente alla tesi che allinizio si voleva combattere.
Anche Calvino evidentemente cercava una via duscita, ma non era disposto a rinunc
iare alla sua scelta di campo. in questo clima che occorre collocare limplicita s
truttura a coppie delle Lezioni americane, e in particolare nel contesto del pro
getto di una delle tante riviste immaginate (e non realizzate) da Calvino a part
ire dagli anni Sessanta. Tra il 1974 e il 1976 Calvino lavor intensamente al prog
etto di una rivista assieme a Claudio Rugafiori e a Giorgio Agamben. Nei loro pi
ani ogni numero avrebbe dovuto ruotare attorno a coppie concettuali come Commedi
a/ Tragedia, Architettura/ Vaghezza, Lingua materna/ Lingua morta, Biografia/ Fa
vola, Stile/ Materia, Legge/ Creatura o Filologia/ Diritto. Calvino, allora, sce
lse di lavorare attorno ai due concetti di Leggerezza e di Velocit: e ci sono poc
hi dubbi sul fatto che dieci anni dopo le Lezioni americane conservino una tracc
ia di quel modo di procedere binario per coppie complementari che non implicano
nessuna contrapposizione tra virt e vizi. Il modello, chiaramente, quello delle g
randi categorie della linguistica e dello strutturalismo allora di moda: langue/
parole, paradigma/ sintagma, diacronia/ sincronia. Anche se ad Agamben, Calvino
e Rugafiori si pu riconoscere maggiore fantasia nella scelta delle loro coppie,
si pu ancora riconoscere linfluenza di Barthes, Greimas e Benveniste in quel proge
tto abortito.
Lultimo libro di Calvino deve sicuramente moltissimo a quella riflessione. E tutt
avia, proprio perch non procedono per coppie (almeno non in maniera esplicita), l
e Lezioni americane testimoniano di un nuovo stadio della riflessione di Calvino
, chiaramente insoddisfatto della dialettica, ma non del tutto a suo agio con lo
strutturalismo e la sua pretesa di abolire il tempo e la storia (come narratore
strutturalista, in effetti, Calvino far esattamente il contrario, usando per ese
mpio la griglia dei tarocchi per mettere in moto un racconto o per far viaggiare
con limmaginazione limmobile Kublai Khan).
Le Lezioni americane non sono prescrittive (come succederebbe se fossero un rice
ttario per scrivere buona letteratura), ma non sono nemmeno ecumeniche, perch Cal
vino non rinuncia a prendere posizione, cosa che nel caso delle coppie struttura
liste evidentemente non possibile, perch non avrebbe nessun senso parteggiare per

la languecontro la parole o per la sincronia contro la diacronia. Nel caso dell


e conferenze per Harvard chiaramente non cos. Non tutto si equivale, e lautore dic
hiara immediatamente da che parte ha scelto di collocarsi offrendoci la sua list
a di sei virt. Ma della lunga familiarit con la dialettica a Calvino rimane anche
nellultima opera una particolare passione per il verso che pu sempre contestare il
recto e per il valore della negazione.
* * *
Ogni volta che ho riletto le Lezioni americane cosa che successa pi o meno ogni d
ieci anni, dalla mia adolescenza in poi non ho potuto trattenermi dal pensare ch
e il fascino di questo libro avesse a che fare con la loro capacit di tenere assi
eme un punto di vista molto tagliato e personale con una speciale disponibilit a
rimettersi in dubbio a ogni passo e a provare a immaginare le ragioni dellaltro,
piegandole a poco a poco alla propria prospettiva, secondo un meccanismo che ric
orda la teoria gramsciana dellegemonia, con il suo costante inglobare le verit del
lavversario e sfruttare a proprio vantaggio le sue vittorie. Anche questa sarebbe
una prova della fedelt, consapevole o inconsapevole, alle proprie letture di gio
vent. Di certo possiamo dire che in Calvino lattenzione al rovescio della medaglia
deriva in maniera eguale dal suo particolare gusto di narratore per tutte le fo
rme di straniamento letterario (via Bertolt Brecht e Victor Sklovskij) e dalla s
ua passione politica per una Storia osservata dalla prospettiva degli oppressi.
Per una curiosa coincidenza, le Lezioni americane condividono questa attenzione
per il lato invisibile con laltro grande libro di teoria della letteratura scritt
o da un narratore italiano nel Novecento, vale a dire Lumorismo di Luigi Pirandel
lo. Come noto, secondo Pirandello ci che rende lumorismo cos prezioso e che lo diff
erenzia dalla pura e semplice comicit la sua tendenza a soffermarsi sullombra dei
personaggi piuttosto che sulla loro figura; attraverso questo procedimento (che
implica una profonda solidariet dellautore con colui che viene preso in giro) chi
legge portato ad andare oltre la propria stessa risata e a scoprire il dolore ch
e si annida dietro quei tratti che in un primo momento hanno innescato la sua il
arit. Le Lezioni americane funzionano un poco allo stesso modo, perch i valori di
Calvino solo tali solo a patto di guardare alla loro ombra sino al momento in cu
i siamo pronti a riconoscere la piena legittimit dei valori opposti.
Tutto questo mi sembra particolarmente importante per noi trenta anni dopo il tr
ionfo planetario del neo-liberalismo. Una vulgata storiografica pretende che le
Lezioni americane siano quasi un atto di abiura rispetto alla produzione precede
nte di Calvino o comunque lesito estremo di un processo di allontanamento dalla l
etteratura impegnata cominciato alla fine degli anni Sessanta. Questo per un modo
di travisare completamente il senso del testamento intellettuale di Calvino. Ne
ssuna euforia postmodernista attraversa infatti queste pagine (leuforia: uno dei
sentimenti dominanti del tempo). Per un marxista italiano rimasto sempre fedele
ai propri ideali di giovent come Calvino, la modernizzazione degli anni Ottanta s
tava portando lItalia e in generale il mondo occidentale nella direzione sbagliat
a. Una tremenda sconfitta si era consumata o si stava consumando: ed per questo
che le Lezioni americanehanno come humus non leuforia postmoderna ma il senso di
disfatta che, per gli uomini della sua generazione e delle sue idee politiche, i
n quel giro di anni si faceva sentire con particolare forza in Italia dopo le st
raordinarie attese del decennio precedente. Si scrive un testo rivolto al nuovo
millennio perch si pensa di non avere abbastanza interlocutori presso i propri co
ntemporanei e si cerca di affidare un messaggio nella bottiglia agli uomini che
verranno esattamente come un secolo prima avevano fatto Giacomo Leopardi e Stend
hal cercando la comprensione postuma dei lettori del futuro.
La posizione delle Lezioni americane tuttavia preziosa oggi perch in Calvino la l
ucida consapevolezza della sconfitta si accompagna sempre con la speranza in una
futura riscossa. Anche questo va considerato probabilmente un lascito della lun
ga familiarit con le categorie di quella dialettica da cui pure, in tutta la seco

nda parte della sua vita, Calvino non aveva fatto che cercare di affrancarsi. Ch
e i segnali siano tutti cos cattivi, non significa insomma necessariamente che no
n esistano spazi per lazione.
Abbiamo molto da imparare dallo spirito combattivo di Calvino. E qui, per quanto
scontata, una citazione appare obbligatoria. Per dirla con le parole di Marco P
olo, alla fine de Le citt invisibili: Linferno dei viventi non qualcosa che sar; se
ce n uno, quello che gi qui, linferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stan
do insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti:
accettare linferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo pi. Il secondo
rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere ricon
oscere chi e cosa, in mezzo allinferno, non inferno, e farlo durare, e dargli spa
zio.
Farlo durare, e dagli spazio. Ancora oggi non ci sono molte altre ricette verosimi
li. E questo naturalmente non vale solo per la letteratura.
fonte: Le parole e le cose

Potrebbero piacerti anche