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Redazione: Via Messapia, 1 - Vieste (Fg) - Fax 0884/704191 Anno XX n.33 (936) 21 agosto 2015

RELAZIONI DEL TEMPO PASSATO


TRA CITTA DELLA PUGLIA E LA DALMAZIA
Dopo larticolo di Franco Ruggieri,
Croazia, frammenti ditalianit, pubblicato nel precedente numero de Il
Faro, per intendere al meglio il senso
di quella ricerca, conviene dare una
scorsa alla storia e alle connessioni
della nostra regione con le altre
regioni bagnate dal mare Adriatico.
Vediamo.
Nei secoli passati le citt costiere
della Puglia, Vieste tra queste, tenevano con le citt della sponda dalma-

da un cittadino viestano, di nome


Cola Paolo, allartista di Ragusa,
Marino Dobricevic, di eseguire una
statua lignea di S. Antonio. Opera
che lartista realizz e sped a Vieste.
Si ritiene con buona probabilit che
sia quella che si ammira tuttora nella
chiesa di S. Francesco.
Il secondo documento, del XVI
secolo, segnalato da Franco Ruggieri
nellarticolo anzidetto, il contratto di
lavoro stilato da notaio, tra un im-

Zara, panorama, anni 30


ta buoni rapporti commerciali, culturali
e, talora, anche politici. Di quel
contesto ancora vivo nella tradizione orale dei viestani il traffico dei
bastimenti, detti trabaccoli, che ivi
portavano i frutti e le verdure del
nostro territorio, e ne tornavano
qualche volta con un po di legname
e/o agnelli. Qui per voglio ricordare
tre fatti particolari, di cui due rilevati
da documenti scovati nellarchivio
storico di Ragusa, (la citt nostra
dirimpettaia che i croati chiamano
Dubrovnik).
Il primo un documento del XV
secolo. Tratta dellincarico conferito

prenditore di Ragusa, finanziatore, e


il titolare di una ditta boschiva di
Vieste che prendeva limpegno di
tagliare una sezione di piante del
nostro bosco, sbrigare le pratiche
con l'Amministrazione comunale,
eseguire i lavori e inviare il legname
al socio a Ragusa.
Il terzo accadimento pi antico
e di ben altra dimensione e natura.
Prende le mosse dalla vicina Siponto, localit abitata fino al 1200 circa,
poi spopolatasi, nei cui pressi sorta
successivamente Manfredonia, che
(continua a pag.2)

Spalato, palazzo imperatore romano Diocleziano, Peristilio e piazza Duomo

Caldo e mancanza d'acqua trasformeranno i boschi in foreste

LA PUGLIA FRA 50 ANNI? UNA REGIONE TROPICALE


Come sar la Puglia tra cinquant'anni? Un'ipotesi che diventi
una regione tropicale. Lo spiega
Raffaele Lafortezza, ricercatore dell'Universit di Bari. L'abbandono
delle campagne ha spiegato
lascia i campi incolti e comporta
l'espansione delle aree boschive. Ma
a causa del cambiamento globale le
specie che entrano sono invasive. In
questa maniera, e a causa di altri
fattori dal caldo all'assenza di acqua,
si osserva la trasformazione dei
boschi da mediterranei a tropicali.
Si parlato anche di questo
argomento in un "simposio" internazionale di ricerca. Il convegno ha
ospitato 128 ricercatori, studiosi e
imprenditori provenienti da 23 Paesi
diversi, dagli Stati Uniti alla Cina, dal
Madagascar all'Iran all'Armenia.
L'evento stato organizzato
dall'Universit di Bari Aldo Moro (in
particolare dal dipartimento di scienze
agro-alimentarie territoriali) in collaborazione con il Center for global change and Earth observations della
Michigan State University (Stati Uniti).
Nei tre giorni si paralto di tutti gli
argomenti che comportano cambiamenti Climatici globali: deforestazione,
urbanizzazione, "infrastrutture verdi",
tecnologie avanzate per il monitoraggio del territorio e dell'ambiente, stima
dell'assorbimento di anidride carboni-

ca come conseguenza agli accordi


internazionali sui cambiamenti climatici (come il Protocollo di, Kyoto, che
prevede una riduzione delle emissioni, entrato in vigore nel 2005 e valido
fino al 2020).
Il simposio ha spiegato Lafortezza stata l'occasione per
presentare i risultati di progetti di
ricerca internazionali in materia di
Global Change. Ad esempio i colleghi della Michigan State University,
con i quali abbiamo instaurato uno

stretto rapporto di collaborazione,


hanno presentato alcune ricerche
relative al monitoraggio di vaste aree
del pianeta attraverso dati satellitari.
Continua il ricercatore barese:
Le informazioni estratte dai satelliti;
per esempio il grado di impermeabilizzazione dei suoli o la deforestazione, sono state poi messe in relazione
con i principali indicatori economici e
sociali delle stesse aree, come il

(continua a pag.2)

VOLETE CONOSCERE GLI ORTAGGI PUGLIESI? ORA POTETE CERCARLI SU TELEFONI E TABLE
Grazie al progetto finanziato dalla
Regione, ricercatori e professori delle
universit di Bari, del Salento e di
Foggia insieme allIstituto di Bioscienze e Biorisorse del capoluogo hanno
passato al setaccio le campagne
pugliesi per individuare le specie e
catalogarle.
Quanti pugliesi hanno mai mangiato il cavolo riccio (noto come
cavole rizze) o il mugnolo (un altro
tipo di cavolo), la carota di Tiggiano
o le cicorie catalogne di Galatina e
Molfetta? I pi ignorano lesistenza
stessa di questi ortaggi, che per
costituiscono il prezioso patrimonio
orticolo pugliese. Ebbene.
Oggi per salvarli e conoscerli c
un progetto finanziato da Regione
Puglia e Ue, "Biodiversit delle specie
orticole della Puglia (BiodiverSO)",
che si avvale anche di una app.
In pratica, ricercatori e professori
hanno passato al setaccio le campagne pugliesi per individuare le specie
orticole pugliesi, salvarle e poi catalogarle tutte.

e smartphone, funzionati con i sistemi operativi android e ios per


catalogarle.
Ci ha lavorato unquipe che
conta tra i quindici partner le tre
universit pugliesi di Bari Aldo Moro,
di Foggia e del Salento e lIstituto di
Bioscienze e Biorisorse di Bari (che
fa riferimento al Cnr). Nellambito del
progetto "Biodiversit delle specie
orticole della Puglia (BiodiverSO)"
coordinato dal professor Pietro Santamaria del dipartimento di Scienze
agro-ambientali e territoriali dellUniversit di Bari gli esperti hanno
scandagliato le campagne pugliesi
per ritrovare le variet autoctone,
catalogarle, studiarle e conservarle,
grazie allaiuto degli agricoltori che

Il progetto
La societ Eco-logica ha poi
realizzato lapplicazione "BiodiverSO"
- scaricabile gratuitamente su tablet

hanno conservato i semi delle colture


tradizionali. Tutto questo sforzo, per,
sarebbe inutile se non servisse a
salvare queste colture dallestinzione.

Lutilizzo
Grazie alluso dellapplicazione
messa a punto da Eco-logica si
potranno scoprire le variet locali
pugliesi, imparare a riconoscerle
attraverso le foto, ma soprattutto
interagire direttamente con il progetto
segnalando una nuova variet o
proponendo una ricetta. Perch una
carota o un broccolo spiegano gli
ideatori del progetto ci salver.
Attualmente le variet classificate
come a rischio di estinzione o erosione genetica sono 46, ma lelenco
continuamente aggiornato e arricchito anche sul sito del progetto
www.biodiversitapuglia.it.
Esiste anche una pagina Facebook, sulla
quale vengono riportati i
risultati in continua evoluzione. La app gi
disponibile per il
download nel sito dedicato alla biodiversit
pugliese.

GIOIELLI
Francesco
Giardino
Viale XXIV Maggio, 26

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ORARIO CONTINUATO dalle 8,00 alle 20,30 TUTTI I GIORNI

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pag.2

settimanale

IMPARIAMO A CONOSCERE VIESTE:


COME ERA E COME E
Che una comunit ebraica vivesse a Vieste fin dal Medioevo e forse
anche prima, lo apprendiamo principalmente dal compianto Cesare
Colafemmina, dagli scritti pubblicati
nella rivista Rassegna degli studi
dauni del 1976 e in quello de Il
Faro del 1997 con il titolo Sotto il
segno dellArcangelo Michele.
Essi erano concentrati nel quartiere detto la Giudecca, tramandatoci
poi con il nome di Via Judeca. Di
solito, come avveniva in tutte le citt
pugliesi, il quartiere era diviso da
mura e porte, assai utili durante la
Settimana Santa, per proteggersi dal
furore dei fanatici desiderosi di vendicare la morte di Cristo e di far man
basso dei loro averi, anche se le loro
case, erano in gran parte collegate,
con passaggi segreti,
per meglio difendersi.
La comunit ebraica di Siponto era molto
folta e antica, questo
perch era favorita
dalla sua magnifica
posizione sul mare e
poteva disporre di un
suo porto senzaltro
molto attivo rispetto a
quelli pugliesi e, pi di
tutto, vantava nel suo
entroterra un territorio
molto fertile.
Essi erano per la
provincia un elemento
importante sia sotto il
profilo sociale che sotto quello religioso. Interessante per questultimo
aspetto perch gli ebrei erano culturalmente molto pi preparati dagli
uomini di Chiesa e ci esercitava un
forte fascino sui cristiani, spingendoli
ad abbracciare i riti giudaici.
Senzaltro una comunit di questi
ebrei dovette scoprire lampio nostro
territorio, fertile e lussureggiante,
utilizzato nei mesi invernali dai pastori
provenienti dagli Abruzzi, staccarsi
da quella sipontina e piantarvi qui le
loro radici. Questo senzaltro avvenne
verso la fine del Medio Evo.
Indubbiamente misero a frutto
lampio territorio e dettero vita ad una
economia agro-pastorale e, inoltre,
sfruttando le vie marittime esercitarono una lucrosa attivit commerciale.
Il professore Colafemmina, inoltre
ci ha messo a conoscenza che gli
ebrei di Vieste non si dedicavano
soltanto al commercio dei prodotti
agricoli, ma anche allartigianato, alle
attivit finanziarie, principalmente col
prestito del denaro, che avevano
messo su lindustria della tintoria, che
praticavano con eccellenti successi
e, inoltre, che si applicavano, pi per
vocazione che per fine di lucro, alla
scienza della medicina.
Questultima attivit la scopre con
il ritrovamento di un prezioso codice
conservato a Parigi. Trattasi del
manoscritto la Cyrurgia, che venne
ricopiato a Vieste nellanno 5216
dellera ebraica, ossia nel 1456
dellera volgare, dallebreo Isaac ben
Salomon del Bari. Questo trattato
venne compilato da Guglielmo da
Saliceto, vissuto a Piacenza tra il

GLI EBREI A VIESTE


1210 e il 1277, ed era ancora
unopera fondamentale sulla trattazione di tutte le malattie esterne e dei
metodi di intervento e di cura.
Isaac lebbe in prestito da un altro
medico ebreo viestano e lo tradusse
dal latino in ebraico per suo uso
esclusivo. Salvatosi dalleccidio dei
saraceni del 1480, guidati da Achmet
Basn, dovette emigrare e rifugiarsi
a Parigi.
Quindi a Vieste si curavano i
malati seguendo i trattati di Guglielmo
da Saliceto, anche erano trascorse
oltre duecento anni.
Il ritrovamento di questo prezioso
manoscritto ci attesta, comunque.
che nel XV secolo vi era una comunit giudaica molto attiva, ma non
possiamo dire fino a quanto essa
esistita.

Isaac ben Salomon doveva essere un grande dotto e un grande


ricercatore, a lui, infatti si devono
anche le trascrizioni di altri Codici, fra
cui il Gioiello perfetto, grandiosa
opera medica di Abul Al Yonah Kasim, che tradusse dallarabo in ebraico e il Libro dei Viaggi di Beniamino
da Tuleda.
Isaac doveva essere un medico
scrupoloso e attento, molto sensibile
e arguto osservatore dalla battuta
facile e pungente, come lo si pu
dedurre dallepigramma che egli
stesso ebbe a scrivere in calce alla
Cyrurgia:
Disse il tempo allo stolto:
fa il medico,
uccidi gli uomini
e prendi le loro ricchezze.
Sarai superiore
agli angeli della morte
Perch essi uccidono
luomo per nulla.
Senzaltro intendeva ammonire,
con sottile sarcasmo e maliziosa
sagacia, che non bisogna intraprendere alla leggera larte nobilissima
della medicina.
(37 continua)
Matteo Siena

LA PUGLIA FRA 50 ANNI?


UNA REGIONE TROPICALE
(segue da pag.1)
prodotto interno lordo o il reddito
medio. Sulla base di queste relazioni
sono stati sviluppati dei modelli
matematici molto complessi in grado
di effettuare previsioni sui cambiamenti degli ecosistemi naturali a
scala globale.
Durante la manifestazione sono
stati anche presentati i primi risultati
di un progetto di ricerca: una ricognizione aerea dell'area metropolitana di
Bari attraverso un sensore laser, che
ha permesso di realizzare una sorta
di plastico virtuale della zona con il
quale possibile analizzare le diverse parti del territorio. Per esempio
abbiamo ottenuto una ricostruzione
perfetta delle lame, all'interno delle
quali abbiamo individuato di tutto,
dalle carcasse di auto a copertoni di
camion. Queste aree vanno pulite
per evitare disastri idrogeologici.
Non siamo allarmisti ma propositivi. Il nostro approccio ha sottolineato Lafortezza basato sulla
conoscenza dei problemi del territorio
e sull'individuazione di soluzioni
attraverso il dialogo con gli
stakeholders, cio con i soggetti
coinvolti nelle decisioni.

POLIAMBULATORIO DI VIESTE
SERVIZI SPECIALISTICI
MEDICINA INTERNA
luned 10,00 12,00
ANESTESIA (Terapia del dolore)
gioved 8,45 14,30
15,30 17,30
CARDIOLOGIA
luned
8,00 14,00
mercoled 8,00 10,00
CHIRURGIA GENERALE
sabato
8,00 14,00
CHIRURGIA VASCOLARE
gioved 9,00 13,00
UROLOGIA
mercoled 15,30 16,30
OTORINO
mercoled 8,00 14,00
OCULISTA
marted 11,00 17,00
ORTOPEDIA
venerd 13,30 18,30
sabato
8,00 10,00
FISIATRA (ogni 15 giorni)
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marted 8,00 13,00
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RELAZIONI DEL TEMPO PASSATO


TRA CITTA DELLA PUGLIA E LA DALMAZIA
(segue da pag.1)
ne ha inglobato il territorio. La vicenda che qui racconto, ripresa dalla
pregevole Storia di Dalmazia, di
Giuseppe Praga, coinvolge Siponto,
la Puglia e la Repubblica di Venezia,
ed offre un interessante quadro
dinsieme delle regioni bagnate dal
mare Adriatico.
Risale allXI secolo. Nel groviglio
di lotte che tra il 1060 e il 1075
portarono la guerra e ventilarono lo
scisma fra le citt della cattolica
Dalmazia, la storia ci fa
incontrare un arcivescovo di Siponto protagonista di unoperazione politico-militare
che coinvolse le dirimpettaie sponde adriatiche. Quel presule si
chiamava Gerardo I. Di
origine tedesca, monaco benedettino, era,
secondo la Cronotassi
dei vescovi e arcivescovi sipontini di SilveVieste,
stro Mastrobuoni, il 48
pastore della diocesi.
Lo incontriamo nel momento in
cui sbarca a Ragusa in veste di
ambasciatore del papa Gregorio VII,
ed ricevuto con grandi onori dallarcivescovo Lorenzo di Spalato. Ha il
mandato di convincere i maggiorenti
delle citt dalmate (borghesia, clero
romano, benedettini) ad assecondare
liniziativa del pontefice, il quale ha
formalmente invitato un principe di
Danimarca figlio di Svenone III, a
scendere nel Mediterraneo con forze
adeguate per soggiogare la ribelle ed
eretica Croazia, similmente a quanto
i principi normanni avevano fatto nel
Mezzogiorno dItalia.
Deciso come un tedesco e paziente come un monaco - giusto la
sua origine e formazione - larcivescovo Gerardo, dopo i primi contatti con
le personalit locali, prese subito nelle
mani le redini della situazione e la
domin con la sua forte personalit.
Anche deviando, quando gli parve
opportuno, dai termini del mandato
ricevuto dal papa. Infatti, resosi conto
che le citt dalmate, angariate e
oppresse, volevano una soluzione
immediata, diversa da quella predisposta a Roma, con senso di sano
realismo, improntato al rispetto di
quello che i moderni chiamano diritto
delle genti allautodecisione, ne spos
la causa e la guid. Col suo consenso, e forse con la sua mediazione, i
comuni di Spalato, Tra , Zara,
Belgrado ed altri, invece del principe
danese, invitarono dalla Puglia il
principe normanno Amico, di Giovinazzo.
Si costituiva cos un formidabile
tandem tedesco pugliese, dove uno
era la mente e laltro il braccio.
Nella primavera del 1075, il
conte Amico piombava sulle coste
dellAdriatico orientale e attaccava il
partito scismatico croato l dove la
resistenza si era mostrata sino ad
allora pi forte, cio nella zona del
Quarnaro. Con rapidit e decisione
tutta normanna in meno di un mese
liquidava le forze nemiche riuscendo
anche a catturare il re di Croazia.
A questo punto, per, nello
schieramento dei comuni che lavevano chiamato, nasceva la dissidenza
e mille forze si mettevano in movimento contro di lui per impedirgli di
avere il regno cui aveva ambito.
Unico suo sostenitore restava Gerardo I. Risoluto a portare sul trono il
principe normanno, nella seconda
met del 1075, egli convocava a
Spalato larcivescovo, i vescovi, i
priori delle chiese dalmate e gli abati
delle chiese benedettine, in un sinodo
che era quasi unassemblea costituente. Fervevano le discussioni e i
lavori del sinodo, nel quale larcivescovo sipontino aveva impegnato
tutto il suo prestigio e la sua abilit
Venezia, insieme di vedute

settimanale

Direttore responsabile:
Nin delli Santi
Collaboratori:
Carmine Azzarone, Luther Blisset,
Vincenzo Casamassima, Dragutspia,
Michele Notarangelo, Franco Patrone,
Gaetano Simone, Saverio Serlenga,
Matteo Siena, Sandro Siena

"Il FARO settimanale sar in edicola


venerd 11 settembre 2015
Reg. Tribunale Foggia n.6 dell11 giugno 1996
Stampa: Grafiche Iaconeta
Giornale stampato su carta riciclata

manovriera a favore del principe


normanno, che era ancora in Dalmazia, quando, nel febbraio del 1076, si
presentava a Spalato con una flotta
poderosa il doge di Venezia Domenico Selvo. Veniva a riaffermare i diritti
della Serenissima sulla regione,
occupata e annessa nellanno 1000.
Cosa poteva obiettare il nostro
presule-diplomatico al doge della
repubblica che si era scelto per
simbolo il leone alato e per avviso
lammonimento: Iniusti punientur et
semen impiorum peribit? (gli ingiusti

scoglio con il faro, banchina e barche

saranno puniti e la stirpe dei colpevoli perir).


Cadeva la ragione del sinodo,
che veniva rinviato sine die.
Il doge Selvo, in unassemblea
solenne tenuta a Spalato, faceva
giurare ai rappresentanti dei comuni
dalmati che mai pi avrebbero chiamato nella provincia i normanni o altri
stranieri, pena la vita e i beni.
A settembre dello stesso anno,
un compromesso fra il pontefice e
Venezia definiva la rispettiva zona
dinfluenza, la Croazia alluno e la
Dalmazia allaltra.

Vieste, SantAntonio,
opera dello scultore di Ragusa

Larcivescovo Gerardo, amareggiato per non essere riuscito a realizzare il suo disegno politico, tornava
a curare le anime della sua arcidiocesi sipontina. Si dissolveva cos il
ponte politico fra le due sponde
adriatiche chera sembrato potesse
realizzarsi con lopera dei due protagonisti partiti dalla Puglia.
Ma non restava il vuoto. Venezia
con le sue leggi, le industrie, i commerci, lincivilimento, incrementava in
Dalmazia anche la consistenza dellitalianit, gi di casa dallepoca
romana. Una presenza feconda che
sarebbe durata sette secoli, fino al
1797, quando la Repubblica di Venezia cess di esistere come Stato
indipendente, essendo stata occupata
dai francesi di Napoleone e da questi
ceduta allAustria che ne incorpor il
territorio. Tuttavia, non tutto and
perduto, poich la cultura venetoitaliana sopravvisse sotto lAustria fino
al 1918, poi anche nella Iugoslavia.
Oggi che la Dalmazia appartiene alla
Croazia, molto di quel patrimonio
culturale si pu ammirare nelle sue
citt, mentre nella parlata degli
abitanti si possono udire solo rari
frammenti della lingua italiana.
Ludovico Ragno
[2 fine]

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