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Invernizzi I Ambiente VS lavoro

AMBIENTE VS LAVORO
di Ivan Invernizzi
24 giu 2015

La disoccupazione non mai un fenomeno naturale.


Enorme attenzione politica, mediatica e sindacale spesso rivolta a realt produttive che,
nonostante danneggino in modo pesante il benessere delle comunit in cui operano e nonostante
creino pi effetti negativi generali che ricchezza privata, nonostante rappresentino un elemento
di disturbo alla sinergia del tessuto produttivo territoriale non riescono ad essere chiuse perch
danno lavoro.
Sembra esistere quindi un dilemma apparentemente senza soluzione: o la rovina di un territorio
ed il benessere generale della sua comunit, oppure lasciare parte della popolazione disperata
senza lavoro.
Il miglior modo per giustificare limmobilismo di fronte ad un problema presentarlo come
irrisolvibile.
Ma facciamo un passo indietro. Poniamoci alcune domande: Il problema della mancanza di lavoro
dipende dalla mancanza di cose utili da fare nel mondo? Tutti, se ci pensiamo un po, potremmo
fare una lista lunghissima di cose utili, per noi o per gli altri, che potremmo realizzare in una
giornata e sicuramente ci accorgeremmo che non potremmo mai fisicamente eseguirle tutte
anche se rinunciassimo al sonno.
Lo stesso discorso vale ragionando in aggregato: esisteranno sempre molte pi cose da fare nel
mondo che persone in grado di farle. Facciamo un esempio: a tutti farebbe molto comodo avere
un assistente, un segretario personale, se non due o tre, ma ci sono sufficienti persone al mondo
perch tutti abbiano un assistente personale? No e non ci saranno mai! Se usiamo met della
popolazione per dare assistenti allaltra met avremmo gi esaurito tutte le persone esistenti.
Questo ci porta a concludere che la mancanza di lavoro non dipende dalla mancanza naturale di
cose utili da fare.
Ma il lavoro solo un'attivit utile? Ovviamente no: anche e soprattutto unattivit remunerata
e qui cominciano i problemi. Perch ci sia lavoro nelle economie moderne, necessario che vi
sia una spesa monetaria, una spesa che compri, pagandola, la forza lavoro. Ma come ben
sappiamo i soldi sembrano mancare sempre, specialmente ultimamente.
LA MONETA: IL LIMITE ALLOCCUPAZIONE
Se ci pensiamo bene la disoccupazione dipende solo dalla mancanza di moneta spesa e poich la
moneta moderna, oggi, non altro che un numero contabile nei registri della banca centrale e
delle banche commerciali capiamo che il collo di bottiglia viene da l, dal sistema monetario.
Non dalle cose da fare bens dalla gestione della moneta, dalla limitazione artificiale e
artificiosa della spesa in uneconomia.
Forse questo discorso potrebbe sembrare semplicistico ma spiegato molto bene da un
paradosso economico che conosciuto da pi di 300 anni e che prende il nome di paradosso
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della parsimonia.
IL PARADOSSO DELLA PARSIMONIA
Si sa da tempo che se in un'economia tutti i soggetti economici rinunciassero a spendere le
vendite complessive nelleconomia crollerebbero a zero: nessuna spesa, nessuna vendita, nessun
occupato e nessun risparmio.
Al contrario se tutti i soggetti sostenessero una spesa pari alle loro entrate la produzione
verrebbe completamente venduta e vi sarebbe piena occupazione.
Possiamo ora intuire che perch non si crei disoccupazione per ogni soggetto che spende meno
delle sue entrate ve ne deve essere uno che, al fine di compensare, spenda pi delle sue entrate
o parte della produzione rimarr invenduta.
Allinterno del settore di cittadini ed imprese, normalmente, vi sono pi soggetti che
risparmiano, spendono meno delle loro entrate, che soggetti che si indebitano, spendono pi
delle loro entrate. Al fine di ottenere e mantenere la piena occupazione quindi necessario che
un soggetto esterno al settore di imprese e famiglie spenda pi delle sue entrate in una misura
tale da compensare il risparmio del settore privato: lo Stato.
Lo Stato solitamente la fonte, lemettitore, il monopolista della valuta e per questo non potr
mai rimanere sprovvisto. Lo Stato non potr mai ritrovarsi nellimpossibilit di spendere a causa
di una naturale scarsit di moneta; il limite al deficit al 3% infatti qualcosa di
completamente arbitrario. Lo Stato svizzero, per esempio, potr rimanere a corto di svizzeri da
impiegare, ma mai di franchi svizzeri da spendere dato che la banca centrale svizzera un suo
organo!
Loccupazione quindi limitata dal fatto che il deficit dello Stato, la differenza fra spesa
pubblica e tassazione, troppo piccolo per compensare il risparmio privato.
Ora possiamo mettere bene a fuoco come lambiente non sia mai un limite alloccupazione:
semplicemente se un'attivit si rivela essere nel suo complesso produttrice di maggiori costi
sociali che di ricchezza privata si deve chiudere riorientando la spesa in altro, ma per fare
questo c bisogno di una politica economica ed industriale con la P maiuscola. Per fare questo
necessario avere una visione e la capacit di costruire un progetto riuscendo ad andare contro
interessi privati. Per fare questo lo Stato non deve usare una valuta costruita per vincolarne la
capacit di spesa. Questo il problema!
Se lILVA produttrice di cancro prima che di acciaio allora semplicemente deve chiudere e lo
Stato deve creare un investimento che induca lespansione di un altro settore delleconomia
privata!
Lambiente un'ulteriore occasione per trovare cose utili da fare, non un limite alloccupazione!
La cura dellambiente fonte di nuova occupazione se lo Stato pu spendere la sua moneta!

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