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Busi D Potrebbe essere questione di mesi

POTREBBE ESSERE QUESTIONE DI MESI


di Daniele Busi
14 ago 2015

UN INASPETTATO APPREZZAMENTO DELLEURO POTREBBE SEGNARE LA FINE DELLEUROZONA


La fine delleurozona non sar certo dovuta allo spontaneo insorgere delle sinistre europee, data
la sconcertante miopia che le affligge da lungo tempo, che mai si smorza ed anzi, di fronte a
qualsivoglia stortura o sopruso europei, le porta ad acclamare con forza: Pi Europa!.
Piuttosto, si tratter di una fine indotta dalla convenienza economica di alcuni, cos come
stato per la nascita delleurozona. E a tal proposito, alcuni segnali fanno pensare che la sua fine
non sia troppo lontana. Innanzitutto:

Il deprezzamento delleuro dovuto allannuncio del Quantitative Easing stato generato da


ingenti movimenti sui mercati finanziari, che hanno visto gli operatori stipulare contratti
di short selling in vista di futuri profitti speculativi. Si tratta di vendite allo scoperto in cui un
operatore vende euro subito promettendo di ricomprarne una pari quantit in una data futura.
Dunque una scommessa, nel caso leuro si deprezzasse loperatore registrerebbe un margine di
profitto, al contrario, se leuro si apprezzasse, loperatore registrerebbe una perdita.
Lannuncio del Quantitative Easing nellaprile 2014 ha indotto gli operatori a vendere short degli
euro presi in prestito in vista di un deprezzamento futuro, causando cos essi stessi il
deprezzamento effettivo delleuro, evidenziato in blu nel primo grafico.
In tale periodo il valore di un euro passato da 1,4 dollari a poco pi di 1 dollaro. Ci significa
che tutti i prodotti delleurozona hanno visto diminuire il proprio prezzo in dollari del 25,
mentre i prodotti esteri sono diventati pi cari. Questo ha generato un aumento delle
esportazioni nette europee verso livelli ancor pi alti di quelli provocati dal soffocamento della
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domanda interna a mezzo dellausterit. Tendenza benefica per le file delle grandi industrie
esportatrici che tengono in pugno lUnione Europea e di fatto dettano le condizioni sulle sue
(cio sulle nostre) politiche economiche.
Ma oggi tutto fa pensare che la tendenza si invertir:
1. Tanto per cominciare, il fatto stesso che le esportazioni nette delleurozona siano
aumentate un fattore che spinge nella direzione dellapprezzamento delleuro, dato
che ogni prodotto esportato implica un acquisto di euro da parte di una banca straniera
(e se aumenta la domanda di euro allora leuro si apprezza);
2. In secondo luogo, la politica dei bassi tassi dinteresse della BCE spinge nella stessa
direzione, diminuire i tassi dinteresse nel medio periodo ha leffetto di abbassare
linflazione, provocando di conseguenza un aggiustamento del cambio verso lalto(1);
3. Lausterit stessa ha come diretta conseguenza la compressione della domanda interna,
quindi delle importazioni, cosa che favorisce un apprezzamento della valuta in quanto
incrementa le esportazioni nette (punto 1);
4. Infine, inevitabilmente, andranno in scadenza tutti quei contratti speculativi stipulati nel
2014 a cui accennavamo sopra. Questo provocher ingenti riacquisti di euro da parte
degli operatori finanziari, con la conseguenza inevitabile di un apprezzamento delleuro.
Tale fenomeno potrebbe verificarsi entro non molti mesi, dato che, come si pu notare dal
primo grafico, la tendenza al deprezzamento delleuro si arrestata non appena il Quantitative
Easing effettivamente entrato in vigore. Lapprezzamento delleuro avrebbe effetti smorzanti
sulle esportazioni delleurozona e, per un Paese come la Germania, che fonda la propria crescita
economica e la propria occupazione sulle esportazioni, ci potrebbe rappresentare un problema
serio, anche di natura politica.
Si noti inoltre che il contraccolpo dellapprezzamento delleuro si farebbe sentire anche negli
altri Paesi europei, che in questi anni hanno spinto le proprie esportazioni con poderose
politiche di svalutazione salariale. Questo indebolirebbe ulteriormente le economie europee
periferiche, sottoponendo cos gli esportatori tedeschi ad una duplice sciagura, infatti, a causa
dellapprezzamento delleuro essi vedrebbero diminuire i propri profitti sia esternamente alla
zona euro sia internamente.
Se a ragion veduta ipotizziamo che ci che tiene insieme leurozona soprattutto linteresse
economico delle classi esportatrici, allora legittimo pensare che, nel momento in cui tali
interessi venissero fortemente danneggiati, la tenuta stessa delleurozona sarebbe messa a dura
prova. La BCE potrebbe in tal caso intervenire sui mercati valutari per mantenere
artificialmente basso il valore delleuro, contrastando la naturale tendenza allapprezzamento
della moneta unica. Tuttavia difficilmente pensabile che tale comportamento possa protrarsi
troppo a lungo nel tempo, dato che ci sarebbe completamente contrario alla sua ideologia,
infatti, se la BCE si mettesse a comprare valuta estera in grandi quantit darebbe forza allidea
che dietro alleuro ci sia un'altra valuta.
Certamente le sorprese non mancheranno e gli scenari politici, nella loro complessit,
potrebbero aggrovigliarsi per mantenere in vita il pi a lungo possibile lo status quo, ma ci che
certo che, tra non troppo tempo, ne vedremo delle belle.

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(1) Si tratta di un principio ben noto nei mercati delle commodity, come il petrolio o il caff.
Per i trader di tali mercati, come per ogni investitore, la prima cosa da fare valutare le
alternative e scegliere la migliore: come investire i propri soldi?
Supponiamo che oggi il petrolio sia prezzato a 100 dollari al barile. Allo stesso tempo,
supponiamo che il governo degli Stati Uniti offra un titoli di Stato da 100 dollari di durata annua,
con tasso di interesse pari al 5%. Se i trader scegliessero la seconda opzione, cio investire i
propri soldi nel titolo di stato, allora sarebbe garantito loro un profitto annuo del 5%. Ma ci
significa che la condizione minima necessaria affinch i trader scelgano di investire nel petrolio
che questultimo garantisca un rendimento annuo almeno pari al 5%. Affinch ci accada, il
prezzo del petrolio, in un anno, deve salire almeno del 5%. Ma questa si chiama inflazione!
Quindi il tasso dinteresse dei titoli di stato rappresenta la soglia minima (il pavimento)
dellinflazione sui mercati delle commodity. Per quanto riguarda il resto del mercato (di tutti i
beni e servizi) le cose sono pi complesse, ma comunque valido il principio secondo cui
labbassare i tassi dinteresse spinge nella direzione di abbassare anche linflazione, e viceversa,
poich le fluttuazioni dei prezzi delle commodity in parte influenzano tutti gli altri prezzi.
Infine, chiaro che se si abbassa linflazione la propria valuta tender ad apprezzarsi poich, a
parit di altre condizioni, i beni prodotti internamente tenderanno, nel tempo, a costare di
meno relativamente ai beni esteri e ci, necessariamente, frena le importazioni.

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