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V. Velluzzi
uesta breve raccolta di saggi si ispira a un proposito metodologico preciso: fare filosofia del
diritto attraverso il diritto. Ci vuol dire impegnarsi in due direzioni tra loro complementari.
La prima direzione riguarda loggetto dellanalisi. Esso
costituito dai discorsi realizzati con e sul diritto positivo
dalla dottrina e dai giudici, e siffatto studio compiuto
al fine precipuo di svelare i presupposti da cui muovono
e gli obiettivi che perseguono i giudici e i giuristi. La
seconda direzione riguarda il modo col quale loggetto
indagato: gli istituti di diritto positivo vengono studiati in
ragione degli spunti di interesse teorico che forniscono,
allinterno di un quadro filosofico di riferimento e con
gli strumenti propri del metodo idoneo a tratteggiarlo.
Vito Velluzzi
STUDI
Temi e problemi
del diritto
TESTI
CLASSICI
JURA
Temi e problemi
del diritto
collana diretta da
Marcello Clarich
Aurelio Gentili
Fausto Giunta
Mario Jori
Michele Taruffo
STUDI
ISBN 978-884673450-1
xx,00
9 788846 734501
ETS
Edizioni ETS
Temi e problemi
del diritto
studi
discipline civilistiche
discipline penalistiche - Criminalia
discipline pubblicistiche
filosofia del diritto
testi
classici
Comitato scientifico
Marcello Clarich, Aurelio Gentili,
Fausto Giunta, Mario Jori, Michele Taruffo
Vito Velluzzi
Tra teoria e dogmatica.
Sei studi intorno allinterpretazione
www.edizioniets.com
Copyright 2012
EDIZIONI ETS
indice
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Ringraziamenti 11
Presentazione 13
Sulla nozione di interpretazione giuridica corretta
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97
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Ringraziamenti
Sono in debito soprattutto con il Prof. Mario Jori che ha assecondato e sollecitato il mio proposito di raccogliere questi studi. Per i suggerimenti forniti ringrazio i colleghi (e amici) Francesco Albertini, Damiano Canale, Enrico
Diciotti, Aurelio Gentili, Anna Pintore, Francesca Poggi, Maddalena Rabitti,
Mario Ricciardi e Giovanni Tuzet.
Presentazione
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Procedere con questo metodo e sulloggetto indicato comporta sovente una mescolanza di ruoli tra il teorico del diritto e il giurista in
senso stretto3, cos da aver indotto lintroduzione nella filosofia del diritto contemporanea del sintagma alta dogmatica per designare tali
ricerche. Per il vero non tutti concorderebbero con lopinione che le
ricerche di metagiurisprudenza costruttiva siano, o debbano essere, necessariamente di alta dogmatica e nemmeno con la tesi che tutte le ricerche di alta dogmatica siano, o debbano essere, di carattere metagiurisprudenziale nel senso indicato. Ci dipende soprattutto dalla vaghezza
(e probabilmente pure dallambiguit) della nozione di alta dogmatica.
Non il caso di inoltrarsi in complesse discettazioni sul metodo giuridico e sullo statuto della teoria e della filosofia del diritto, opportuno
per chiarire quali ricerche vengono proposte e perch per esse calzante, seppur in grado differente, il sintagma alta dogmatica. Cos
facendo risulter chiaro cosa si intende per alta dogmatica e per quale
ragione gli scritti di questo libro siano ad essa riconducibili e si collochino, appunto, tra teoria del diritto e dogmatica giuridica.
I contenuti del libro vertono sia sugli strumenti di lavoro tipici dei
giuristi e dei giudici (linterpretazione e lintegrazione del diritto in particolare), misurandoli col metro del confronto con le riflessioni della
dottrina e con i provvedimenti giudiziali, sia sugli oggetti di indagine
propri dei giuristi, ma esaminati con piena consapevolezza del metodo e delle questioni teoriche ad essi legate4. Metodo e contenuto sono,
spagnoli affrontano, come mostra il sottotitolo, il tema dellabuso del diritto, della frode alla
legge e dello sviamento di potere. Proprio sullabuso del diritto verte il penultimo scritto di
questo libro.
3
Il riferimento fatto alla categoria dei giuristi in senso stretto un po infelice, ma
segno della difficolt di distinguere nettamente il giurista dal teorico del diritto, non solo nella
direzione della necessit per il teorico del diritto di essere anche un giurista, ma pure (se non
addirittura soprattutto) nel senso che il giurista debba avere una solida formazione teorica.
In tale direzione si muovono le considerazioni di L. Gianformaggio, Il filosofo del diritto e
il diritto positivo, in Ead., Filosofia del diritto e ragionamento giuridico, a cura di E. DiciottiV. Velluzzi, Torino, Giappichelli, 2008, pp. 25-40. Dora in poi in questa presentazione, per
semplice comodit, si parler di dottrina o di giuristi tout court da un lato, di teorici del diritto
dallaltro; mentre con la parola giurisprudenza ci si riferir ai giudici tranne nel caso in cui
essa compaia nel composto metagiurisprudenza.
4
Per un accostamento alla nozione di alta dogmatica, v. M. Jori, Empirismo e dogmatica giuridica, in Id., Saggi di metagiurisprudenza, Milano, Giuffr, 1985, pp. 78-81; e si rammenti
quanto affermato a suo tempo da A. Ross, Diritto e giustizia (1958), trad. it. Torino, Einaudi,
1965, pp. 26-27: Il confine tra lo studio del diritto e la jurisprudence non rigido. Lanalisi
logica si applica largamente anche nellinterno dello studio tradizionale del diritto. Non esiste
alcun criterio interno per determinare l dove lo studio del diritto finisce e dove comincia
quello della jurisprudence, e jurisprudence, noto, significa, con una minima approssimazione, teoria del diritto. Sulloggetto e sul metodo della dogmatica giuridica v. G. Lariguet,
Presentazione
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Presentazione
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to assolto, al suo interno, dagli argomenti interpretativi, ai modi di costruire norme cosiddette inespresse nellordinamento e altro ancora.
Lanalogia giuridica oggetto anche del quarto saggio. Per il vero in
esso si affronta un aspetto specifico del ragionamento analogico nel diritto che arricchisce e completa il quadro tracciato nel saggio immediatamente precedente. Laspetto trattato la nozione di ratio legis, il suo
ruolo nellanalogia giuridica, e pi in particolare se ed in quali termini
attraverso la ratio si possano costruire analogie in grado di inserirsi armoniosamente nel sistema giuridico, garantendone (o senza romperne)
la razionalit7.
Il quinto articolo verte sullabuso del diritto. Labuso del diritto, infatti, oggetto di attenzione consolidata e ricorrente da parte della dottrina, della giurisprudenza e della teoria del diritto.
Dei due volti dellalta dogmatica menzionati allinizio di questa nota
introduttiva, ossia per un verso ragionare, in virt di ci che giuristi e
giudici dicono e fanno, intorno ad alcuni strumenti di lavoro tipici della
dottrina e della giurisprudenza, e per laltro verso affrontare le medesime questioni trattate dalla dottrina e dalla giurisprudenza applicando il
metodo ed i contenuti di un determinato approccio teorico, sino ad ora
si mostrato in prevalenza il primo. Il compito di svelare per intero il
secondo volto affidato allultimo saggio. Il lavoro ha lo scopo di proporre una soluzione interpretativa appropriata a talune questioni dibattute nellordinamento italiano riguardanti gli ambiti della separazione
personale tra coniugi, della cessazione degli effetti civili del matrimonio
e dei diritti reali di garanzia.
Tuttavia, opportuno sottolinearlo, inoltrarsi in profondit nel territorio della dottrina e della giurisprudenza non significa abdicare il ruolo
di teorico del diritto, non vuol dire, cio, costruire la tesi proposta in
maniera non sufficientemente argomentata, o sviluppare ragionamenti
contraddittori, non vuol dire, insomma, lavorare in maniera metodologicamente destrutturata8. Non significa neppure ricusare luso dellap Sui rapporti tra ratio legis e coerenza v. le pagine, sempre attuali, di G. Lazzaro, Storia
e teoria della costruzione giuridica, Torino, Giappichelli, 1965, pp. 257-268.
8
Queste cautele dovrebbero essere proprie di ciascun giurista, ecco perch il giurista
non pu non essere anche teorico del diritto. Tuttavia, bene ribadirlo, anche il teorico del
diritto non pu non essere giurista, non pu teorizzare intorno ad un oggetto che ignora o
conosce superficialmente. Preciso che in queste pagine introduttive le nozioni di filosofia del
diritto e di teoria del diritto sono state usate in maniera equivalente, senza con ci voler
sostenere che la filosofia del diritto debba esaurirsi nella teoria del diritto. Sui vari modi di
intendere la filosofia del diritto e la teoria del diritto, nonch le loro relazioni e differenze reciproche v. R. Guastini, Introduzione alla teoria del diritto, in Id., Dalle fonti alle norme, Torino,
7
18
parato di concetti tipico del filosofo del diritto per commentare sia la
dottrina, sia la giurisprudenza. Al contrario proprio mettendo in luce
luso disinvolto, apodittico o inappropriato di tali concetti (per gli scritti
in oggetto, solo per citarne alcuni: lacuna del diritto, principio del diritto, interpretazione sistematica, analogia, ratio legis) che si pu criticare
efficacemente la giurisprudenza e la dottrina, indicando, per esempio,
una incongruenza tra il fine dichiarato e il mezzo usato per perseguirlo o
che la conclusione raggiunta non lunica compatibile con le premesse
poste, come magari asserito, e nemmeno quella pi coerente con esse,
oppure facendo emergere i presupposti etico-politici (volontariamente o
involontariamente) non dichiarati delle scelte interpretative compiute da
giuristi e giudici.
Ecco perch gli scritti qui proposti hanno una salda giustificazione
teorico-giuridica e si legano senza fratture e disarmonie, pur se alcuni
di essi sono nati al di fuori di uno stretto contesto di teoria del diritto.
Detto in altri termini: pure dallesame dei discorsi della dottrina e della giurisprudenza, praticando il gioco della critica giurisprudenziale e
del confronto dottrinale, possibile affrontare le questioni fondamentali
e centrali della filosofia del diritto, senza sfuggire ad esse. Ci che rileva
farlo omettendo di trascurare il diritto positivo e i discorsi di chi con
esso e su di esso lavora9.
Giappichelli, 1992, pp. 281-293; pi di recente V. Villa, Il positivismo giuridico: metodi, teorie e
giudizi di valore. Lezioni di filosofia del diritto, Torino, Giappichelli, 2004, pp. 33-43; P. Chiassoni, Lutopia della ragione analitica. Origini, oggetti e metodi della filosofia del diritto positivo,
Torino, Giappichelli, 2005, specie pp. 82-104.
9
Per la distinzione tra problemi fondamentali e centrali della filosofia del diritto v. M.
Jori-A. Pintore, Manuale di teoria generale del diritto, Torino. Giappichelli, 1995, p. 119: Possiamo, in altre parole, chiamare problemi centrali di una disciplina [] quelli che incontriamo ineluttabilmente nellaffrontare qualunque altro problema, senza che essi siano peraltro
il punto di partenza e il fondamento filosofico delle domande e delle risposte: questi punti di
partenza sono invece le soluzioni dei problemi fondamentali. Questa distinzione non riguarda
solo i problemi di conoscenza e descrizione (epistemologici), ma anche quelli di valore, cio
etico-politici.
Sulla nozione di
interpretazione giuridica corretta
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saggio in un significato sufficientemente ampio, in maniera tale da consentire di non restringere eccessivamente lo spettro dellindagine.
La nozione di interpretazione giuridica assunta come punto di partenza la seguente: linterpretazione giuridica consiste nella determinazione di significato delle formulazioni normative. Linterprete formula,
a conclusione del procedimento interpretativo, uno o pi enunciati interpretativi del tipo la formulazione normativa S significa F5. Per quel
che riguarda la nozione di correttezza (dellinterpretazione), v da dire
che nella letteratura giusfilosofica, e di teoria dellinterpretazione in specie, essa si presenta con molteplici significati e si sovrappone, a seconda
dei casi, alle nozioni di unica interpretazione, interpretazione giusta,
interpretazione preferibile alle altre, interpretazione accettabile o ammissibile. necessario tener conto di questi molteplici usi, poich la
sovrapposizione (parziale o totale) tra interpretazione giuridica corretta ed una o pi delle locuzioni prima richiamate, dipende dalla teoria
dellinterpretazione giuridica che si assume, e quindi, dipende, in gran
parte, da cosa si intende per determinazione del significato delle formulazioni normative. A parte la rilevanza che linterpretazione giuridica
corretta assume per le teorie dellinterpretazione, arduo individuare
tutti gli altri ambiti dindagine rilevanti.
Ve ne sono di certo due dei quali ci si deve occupare. Bisogna considerare, infatti, che il significato delle formulazioni normative determinato
sulla base di (o meglio: giustificato per mezzo di) argomenti interpretativi, per cui anche lesame del ruolo da essi svolto nellinterpretazione giuridica si rivela importante per affrontare il tema oggetto di questo breve
saggio. per mezzo degli argomenti interpretativi, infatti, che si giustificano gli enunciati interpretativi, si spiega, cio, per quali ragioni la formulazione normativa S significa F6. Bisogna considerare, inoltre, lincidenza
che le gerarchie normative hanno o possono avere sulla configurazione
5
Sulla nozione di enunciato interpretativo, inteso come enunciato riguardante il significato di enunciati normativi, cfr. R. Guastini, Enunciati interpretativi, in Ars Interpretandi.
Annuario di ermeneutica giuridica, 1, 1997, pp. 35-52. Come il lettore avr notato, nel testo si usa
il sintagma formulazione normativa e non enunciato normativo; la scelta dovuta al fatto
che loggetto dellinterpretazione giuridica pu essere costituito da uno oppure da pi enunciati normativi: la nozione di formulazione normativa in grado di ricomprendere entrambe le
ipotesi.
6
Scrive Riccardo Guastini, in Id., Il diritto come linguaggio. Lezioni, Torino, Giappichelli, 2001, p. 131: Un discorso interpretativo [] si pu ritenere che normalmente []
includa [] una conclusione interpretativa, cio un enunciato secondo il quale un certo testo
giuridico (una formulazione normativa) deve essere inteso in un dato senso; nonch [] un
insieme di argomenti interpretativi, cio di argomenti che si adducono a sostegno di quella
conclusione interpretativa.
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dellinterpretazione giuridica corretta, ci in ragione dellattenzione prestata a questo profilo sia dai teorici del diritto, sia dalla giurisprudenza.
Quanto si detto sin qui ci indica il percorso da seguire: mettere in
relazione il tema che ci occupa con le teorie dellinterpretazione, con gli
argomenti interpretativi e con le gerarchie normative, ponendo in rilievo
soprattutto, ma non solo, le molteplici accezioni assunte dalla nozione
interpretazione giuridica corretta.
soni,
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25
pretazioni possibili pi corretta delle altre: le varie interpretazioni corrette sono equivalenti17.
Il dato comune delle due varianti dello scetticismo interpretativo esaminate consiste nellescludere che per una formulazione normativa vi sia
una sola interpretazione corretta, ma si hanno, invece, pi soluzioni interpretative. Nel caso dello scetticismo estremo, per, tutto ci che decide
linterprete in ordine al significato di una formulazione normativa comunque corretto, mentre in base alla seconda impostazione (scetticismo
moderato) lambito delle interpretazioni possibili delimitato, e soltanto
gli esiti interpretativi compresi in questo ambito sono corretti18.
Riguardo ai rapporti tra interpretazione giuridica corretta e teorie
dellinterpretazione resta da fare unultima osservazione riguardante i
gravi difetti, da pi parti segnalati, in cui incorrono il formalismo e lo
scetticismo nelle loro versioni pi radicali. Il primo (formalismo) trascura, tra gli altri, i problemi degli enunciati e del loro significato, ad esempio
lambiguit e la vaghezza, la cui rilevanza pacifica da tempo negli ambiti
della semiotica e della filosofia del linguaggio. Il secondo (scetticismo)
finisce col negare la possibilit di qualsiasi comprensione per mezzo del
linguaggio, il che poco plausibile e produrrebbe un esito paradossale, nel senso che lo scettico dovrebbe giungere, per ragioni di coerenza,
a negare la stessa possibilit che si comprenda la sua posizione scettica.
A dire il vero, per, si pu dubitare del fatto che formalismo e scetticismo nella versione estrema siano stati effettivamente sostenuti.
Per quanto le semplificazioni storiografiche siano rischiose, si pu asserire che la gran parte degli esponenti della Scuola dellEsegesi, indicati
come paradigma del formalismo, sostenessero, ad esempio, la necessit
dellinterpretazione letterale in quanto fedele espressione dellintenzio A tal proposito dobbligo menzionare H. Kelsen, Reine Rechtslehre, Wien, Franz
Deuticke Verlag, 1934, trad it. Lineamenti di dottrina pura del diritto, Torino, Einaudi, 1952,
pp. 120-121: Se per interpretazione si intende la constatazione del senso della norma []
allora il senso di questo atto pu essere soltanto la constatazione dello schema che rappresenta
la norma da interpretare, e, con ci, il riconoscimento delle varie possibilit che sono date
entro questo schema. In conseguenza linterpretazione della legge non deve condurre necessariamente a ununica decisione come la sola esatta, bens, possibilmente, a varie decisioni che
hanno tutte il medesimo valore in quanto corrispondono alla norma da applicarsi. Questa
posizione stata ribadita da Kelsen nelledizione del 1960, ove si trova esplicitata la nota distinzione tra interpretazione autentica e scientifica.
18
evidente che la versione moderata dello scetticismo suscettibile di assumere molteplici varianti, vale a dire tante varianti quanti sono i criteri di delimitazione delle interpretazioni possibili adottati, si veda per una esemplificazione M. Barberis, Filosofia del diritto.
Unintroduzione teorica, Torino, Giappichelli, 2003, p. 219. Sullo scetticismo interpretativo,
denominato per realismo, si veda di recente R. Guastini, Realismo e antirealismo nellinterpretazione, in Ragion pratica, 17, pp. 43-52.
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retta da preferire alle altre. Si tratta di una riflessione ancora allo stato
embrionale, bisognosa di approfondimenti e modifiche, ma che si innesta
nel contesto dellanalisi dei rapporti tra interpretazione giuridica corretta
e argomenti interpretativi e per questa ragione viene proposta al lettore.
Il quadro allinterno del quale ci si colloca quello dello scetticismo
moderato, si prendono le mosse, cio, dal convincimento che linterprete si trovi di fronte a pi soluzioni interpretative, ma lambito di queste
ultime sia delimitato23. Ma in qual senso pu dirsi delimitato lambito
delle soluzioni interpretative per una determinata formulazione normativa? Per rispondere allinterrogativo opportuno introdurre alcune
distinzioni. Muovendo dallassunto, problematico ma diffusamente condiviso, che per interpretare necessario conoscere la lingua nella quale
espressa la formulazione normativa. Conoscere la lingua significa, di
conseguenza, conoscerne le regole di funzionamento, ed allora si pu affermare che il primo ambito a venire in questione lambito dei significati
possibili. Questo ambito (sincronicamente determinato e diacronicamente mutevole) dato dai significati determinabili in base alle regole della
lingua. Al primo ambito appena indicato se ne affianca un altro che pu
caratterizzarsi come un sotto-ambito o pu sovrapporsi perfettamente
al precedente: lambito dei significati giuridicamente ammissibili, ed
anchesso sincronicamente determinato e diacronicamente mutevole.
Si tratta dellinsieme dei significati giustificabili per mezzo di uno o pi
argomenti dellinterpretazione ammessi nella comunit giuridica. Ne segue, per usare una terminologia in voga tra i teorici del diritto, che tutti
i casi sono per qualche verso difficili, poich comportano una scelta discrezionale dellinterprete, ma al contempo, tutti i casi sono per qualche
verso facili, poich si tratta pur sempre di una scelta compiuta tra pi
soluzioni delimitate24.
Seguendo questa terminologia qualsiasi significato giuridicamente
ammissibile anche corretto, nel senso che non pu essere considerato come un significato non ascrivibile ad una determinata formulazione normativa. Pu esservi, vero, uninterpretazione che , in maniera
contingente per uno o pi interpreti, pi corretta delle altre, cio pi
convincente, preferibile etc., ma siffatta interpretazione non esclude
23
Con lespressione pi soluzioni interpretative non ci si riferisce al solo fenomeno
dellambiguit, che solo eventuale e si ha quando un enunciato in grado di esprimere pi
significati, ma anche, se non soprattutto, alla vaghezza, fenomeno inevitabile che riguarda la
precisione dei significati. Linterprete, infatti, opera discrezionalmente non solo quando scioglie lambiguit, ma specie quando riduce la vaghezza.
24
La terminologia casi facili e casi difficili risale ad Hart ed entrata copiosamente
in uso nella letteratura giusteorica contemporanea, si veda retro nota 8.
29
la correttezza delle altre, non , cio, lunica interpretazione giuridicamente fondata, soltanto la migliore del lotto delle interpretazione
corrette in quel dato momento per quellinterprete, ma, per cos dire,
non una volta per tutte25. Questultimo profilo della gerarchia tra gli
argomenti interpretativi particolarmente delicato e sarebbe meritevole
di approfondimento. In ogni caso ci che importa sottolineare qui la
preferenza per una nozione di interpretazione giuridica corretta correlata allambito dei significati giuridicamente ammissibili, cio dei significati giustificabili in base ad uno o pi argomenti dellinterpretazione.
Anzi, in tal modo la correttezza e lammissibilit giuridica dellinterpretazione finiscono col coincidere. Si tratta, probabilmente, di una nozione
debole o minima di interpretazione giuridica corretta, poich il ruolo
della correttezza non consiste nellaccreditare un significato come preferibile (in termini assoluti) agli altri, bens nel tracciare il novero dei
significati che linterprete non pu non considerare giuridicamente ammissibili. Uno dei punti critici della nozione di interpretazione giuridica
corretta delineata risiede nel far dipendere la correttezza dal livello di
cogenza delle convenzioni su cui si fondano gli argomenti interpretativi:
pi questultimo si abbassa, pi la correttezza diviene impalpabile ed
evanescente, pi si innalza e pi sostanziosa diviene la nozione di interpretazione giuridica corretta.
Pu accadere che la forza retorica di una data interpretazione sostenuta con uno o
pi argomenti dellinterpretazione sia pi elevata della forza retorica di altre interpretazioni
giuridicamente ammissibili in ragione di una convergente opinione della gran parte degli interpreti, oppure che una data interpretazione sia semplicemente la preferita di quellinterprete
senza che questultimo si uniformi alla tendenza prevalente in quel momento. Detto altrimenti:
possibile che si instauri una gerarchia convenzionale tra gli argomenti, ma non detto che
linterprete la segua in ogni occasione. Per quello che riguarda la giurisprudenza, v da dire
che a volte i giudici si riferiscono allinterpretazione corretta associandovi luso di pi argomenti interpretativi, si veda ad esempio Cass. pen., Sez. Unite, 31. 5. 1993, n. 13, in Rivista
penale, 2000, p. 785: Daltra parte, per una corretta interpretazione della norma, il canone
semantico deve essere integrato con gli altri criteri ermeneutici; altre volte, invece, ritengono
corretta linterpretazione conforme (o pi conforme) a Costituzione, denominata interpretazione adeguatrice, si veda tra le tante Cass. pen., 21. 1. 2000, n. 4957, in Rivista trimestrale di
diritto penale delleconomia, 2000, p. 793; oppure ritengono corretta linterpretazione letterale
(si veda Cass. pen., 15. 10. 1996, n. 5293, in Cassazione Penale, 1997, p. 1058). Non mancano poi
sentenze dal tenore piuttosto criptico, ove si parla di interpretazione corretta e sistematica
senza che si comprenda se sia il ricorso al criterio sistematico a determinare la correttezza
dellinterpretazione, oppure se linterpretazione corretta si raggiunga grazie ad altri criteri
interpretativi e poi possa (debba?) essere corroborata anche dal criterio sistematico (si veda Tar
Umbria, 4. 6. 1998, n. 639, in Rassegna giuridica umbra, 1999, 630).
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della norma di rango gerarchico superiore. Cos ragionando linterpretazione corretta della formulazione normativa di rango gerarchico inferiore sarebbe quella che, per cos dire, ottimizza i contenuti della norma di
rango gerarchico superiore33.
33
Per approfondimenti ed esemplificazioni su questo punto e con particolare riguardo
allinterpretazione sistematica mi sia consentito rinviare a V. Velluzzi, Interpretazione sistematica e prassi giurisprudenziale, cit., pp. 149-154.
1. Premessa
I contributi di teoria del diritto recenti e pi risalenti in tema di interpretazione giuridica sono, come noto, moltissimi. Il tentativo di compiere una rassegna della sola letteratura italiana, pur limitando lindagine al secolo scorso, rischierebbe con buona probabilit di risultare parziale, in ragione della vastit del panorama letterario in materia e dellinteresse manifestato in proposito dai giuristi esperti di singole discipline,
oltrech dai filosofi del diritto1.
Ci nonostante, solo in rare occasioni ci si imbatte in opere che trattino congiuntamente dellinterpretazione della legge e di altri documenti
di rilevanza giuridica, quali il contratto, latto amministrativo ed altri ancora2. V infatti, da parte di giuristi e teorici del diritto, la tendenza per
un verso a ritenere che ove si parli di interpretazione giuridica sia la legge loggetto principale, se non proprio esclusivo, dellindagine; per altro
Per un censimento della letteratura italiana del novecento sullinterpretazione giuridica di indirizzo analitico ed ermeneutico si veda V. Frosini, La lettera e lo spirito della legge,
Milano, 1998, pp. 169-185. Una aggiornata bibliografia anche di contributi stranieri si trova nei
volumi di E. Diciotti, Interpretazione della legge e discorso razionale, Torino, 1999, e C. Luzzati, Linterprete e il legislatore. Saggio sulla certezza del diritto, Milano, 1999, nonch nei saggi di
vari autori contenuti in V. Velluzzi (a cura di), Significato letterale e interpretazione del diritto,
Torino, 2000.
2
Fanno eccezione E. Betti, Interpretazione della legge e degli atti giuridici, Milano, 1949,
rist. 1971; di recente tra i testi di teoria del diritto F. Viola-G. Zaccaria, Diritto e interpretazione. Lineamenti di una teoria ermeneutica del diritto, Roma Bari, 1999, specie pp. 294-320;
limitatamente allatto amministrativo M.S. Giannini, Linterpretazione dellatto amministrativo
e la teoria generale dellinterpretazione, Milano, 1939; con riferimento al contratto e dedicandovi un solo capitolo C. Grassetti, Linterpretazione del negozio giuridico con particolare riguardo
ai contratti, Padova, 1938, rist. con appendice 1983, pp. 61-91.
1
34
1955.
4
Non v da parte di chi scrive lintento di invadere sfere di competenza altrui, ma
bene ricordare che il filosofo del diritto non altro dal giurista, ma un giurista tra i giuristi,
per cui la trattazione, se pur elementare, di temi tipici del diritto civile o amministrativo non
deve stupire. Sul ruolo del filosofo del diritto cfr. L. Gianformaggio, Il filosofo del diritto e
il diritto positivo, in G. Zaccaria (a cura di), Diritto positivo e positivit del diritto, Torino,
1991, p. 7: un filosofo del diritto che non studi il diritto non un mero filosofo del diritto:
semplicemente non un filosofo del diritto. La filosofia dentro e non accanto al conoscere ed
alloperare del giurista.
5
Il riferimento a G. Tarello, Linterpretazione della legge, in Trattato dir. Civ. e comm.
Cicu e Messineo, Milano, 1980, p. 19.
6
bene sottolineare che la dicotomia tra interpretazione della legge e di altri documenti di rilevanza normativa, comunemente denominati nel lessico dei giuristi atti giuridici,
dovuta anche alladozione di una particolare teoria della norma giuridica (ed in alcuni casi
dellordinamento giuridico). Se si ritiene infatti che le norme giuridiche abbiano, o debbano
avere, i requisiti della generalit (disciplina di una classe di fattispecie) ed astrattezza (possibilit di osservanza o esecuzione ripetuta), ovvio che, di regola, contengono norme giuridiche
le sole leggi e non anche i contratti, i provvedimenti amministrativi o le sentenze dei giudici:
Da ci deriverebbe la necessit di differenziare linterpretazione della legge. Ma siffatta impostazione non lunica possibile. Nella letteratura teorico generale v chi si autorevolmente
35
ovvio che il criterio di collegamento indicato vale solo per i contratti redatti per iscritto).
La breve trattazione che segue relativa, come anticipato poco sopra, alla sola interpretazione sistematica, vale a dire agli argomenti
dellinterpretazione ad essa ricollegabili.
Il saggio ha la seguente struttura: nel primo paragrafo verr chiarita
la nozione di interpretazione sistematica della legge e sar proposta una
classificazione degli argomenti dellinterpretazione ad essa riconducibili,
raggruppati per tipi omogenei; nei paragrafi successivi la classificazione
elaborata verr messa alla prova avendo riguardo allinterpretazione
sistematica del contratto, del testamento, dellatto amministrativo e della
sentenza.
Lobiettivo, modesto, che si vuole conseguire porre in rilievo, per
sommi capi, in che modo dottrina e giurisprudenza trattino dellinterpretazione sistematica e degli atti giuridici in questione e se vi sia connessione, somiglianza tra le posizioni ricostruite ed uno o pi tipi elaborati in ordine alle formulazioni legislative.
36
37
mento delle quali si pongono gli stessi delicati problemi relativi allaccertamento di qualsiasi altra consuetudine e convenzione12. Classificarli
e censirli dunque difficile13, ma tra i molti censimenti proposti ricorrono con costanza, assieme al sempre presente criterio letterale, canoni
definiti sistematici, in quanto rivolti alla realizzazione, banale sottolinearlo, dellinterpretazione sistematica14, intesa come determinazione
di significato nella quale si deve tener presente la relazione tra la formulazione normativa e un qualche sistema.
necessario soffermarci su questultima nozione, molto usata ma
vaga e ambigua15, e sui canoni interpretativi ad essa ricondotti. Si noproprio esclusiva, degli studiosi di impostazione analitica, ma non degli autori di ispirazione
ermeneutica (nel senso di traduzione filosofica ermeneutica. Nel corso della trattazione si user
il termine ermeneutica/o nel meno impegnativo e generico significato di interpretazione).
12
ovvio che ove siano presenti norme che regolano linterpretazione alcuni argomenti
trovano fondamento in norme espresse e statuite. Nel nostro ordinamento giuridico hanno
avuto esplicito riconoscimento nellart. 12, comma primo, delle disposizioni preliminari al
Codice civile, largomento del significato proprio delle parole e largomento dellintenzione del
legislatore. Senza indugiare su questo tema, lanalisi del quale ci condurrebbe troppo lontano,
sufficiente sottolineare che la presenza di norme regolanti linterpretazione non necessariamente riduce la discrezionalit o agevola il lavoro dellinterprete, non fosse altro perch esse
stesse debbono essere interpretate. In proposito si rinvia per i pi ampi ragguagli a G. Gorla,
I precedenti storici dellart. 12 delle disposizioni preliminari al codice civile del 1942 (un problema
di diritto costituzionale?), in Foro it., V, 1969, cc. 112-132; R. Guastini, Le fonti del diritto e linterpretazione, in Tratt. Dir. Priv. Iudica e Zatti, Milano, 1993, pp. 396-397; interessanti spunti
critici in L. Mossini, Il significato proprio delle parole e lintenzione del legislatore, in Riv. dir.
civ., 1972, II, pp. 330-358.
13
Si vedano i censimenti compiuti da C. Perelman, Logica giuridica, nuova retorica, trad.
it. Milano, 1979, pp. 96-106, ove si riprende la classificazione elaborata a pi riprese da Tarello
e riproposta dallo stesso nella voce Argomenti interpretativi, in Dig. disc. priv., Sez. civ., vol. I,
Torino, 1987, pp. 419-422; unaltra lista degli argomenti si trova in R. Guastini, Distinguendo.
Studi di teoria e metateoria del diritto, Torino 1996, pp. 172-193; tra le opere pi risalenti R. Sacco, Il concetto di interpretazione del diritto, Torino, 1947, p. 70, il quale fornisce un inventario
sui generis, non ripreso da autori successivi, indicando: canoni basati sulla conoscenza della
lingua; della storia; del diritto comparato; del diritto naturale; del dato sociologico; dello scopo
della norma e del sentimento delluguaglianza giuridica.
14
Linterpretazione sistematica era gi presente nella nota quadripartizione dei canoni
interpretativi proposta da F.C. von Savigny, Sistema del diritto romano attuale, trad. it. Torino,
1886, pp. 215 ss.
15
Daltronde la nozione non mai stata particolarmente approfondita. Si vedr tra
poco che vi sono spesso accenni brillanti, ma frammentari; gi negli anni sessanta, nellunica
monografia tuttora esistente sul tema, Giorgio Lazzaro scriveva che Pu stupire il fatto
che invero poca attenzione prestino alla cosiddetta interpretazione sistematica le numerose
monografie, di autori italiani e stranieri, dedicate allinterpretazione in genere o al metodo
della scienza giuridica (cos G. Lazzaro, Linterpretazione sistematica della legge, Torino, 1965,
p. 1). Si detto che quello di Lazzaro costituisce, almeno in Italia, il solo contributo monografico
in argomento. Invero di recente sono stati pubblicati due lavori di V. Italia, Linterpretazione
sistematica delle norme e dei valori, Milano, 1993, cui ha fatto seguito Linterpretazione
sistematica delle regole giuridiche, Milano, 1997, in buona parte riassuntivo del precedente,
38
39
40
41
Per quanto a mia conoscenza il censimento pi accurato e articolato quello compiuto da Riccardo Guastini28: prendiamolo a base della
trattazione. Guastini distingue i seguenti argomenti sistematici.
Argomento del combinato disposto, in base al quale una formulazione normativa interpretata in combinazione, in connessione con
altre. Invero, lo si vedr poco oltre sotto letichetta del combinato disposto si celano molteplici operazioni interpretative sistematiche e non,
al punto da far seriamente dubitare che la formula indichi uno specifico
canone dellinterpretazione.
Argomento della costanza terminologica, secondo il quale il legislatore impiega un termine o un sintagma sempre come il medesimo significato. In base a questo canone si ritiene che nellambito di uno o pi
testi normativi o dellinsieme dei testi normativi dellordinamento un
termine abbia un significato costante, in quanto il legislatore opera come soggetto razionale sul piano linguistico29.
Argomento della incostanza terminologica, secondo il quale il significato di un termine o di un sintagma varia al variare del contesto in cui
inserito30.
Argomento delle costruzioni dogmatiche, in base al quale il significato dellenunciato viene determinato a partire da un concetto elaborato
dalla dogmatica31.
Argomento della coerenza, in base al quale si interpreta evitando la
formazione delle antinomie. Questo canone interpretativo assume come
rilevante la caratteristica della coerenza del sistema giuridico, dellassenza di contraddizioni logiche al suo interno.
Argomento della sedes materiae, o topografico, o della rilevanza della
collocazione dellenunciato normativo, in ragione del quale nellinterpretazione rileva la posizione della formulazione normativa in relazione
allambito testuale in cui collocata32.
R. Guastini, Le fonti del diritto e linterpretazione, cit., pp. 388- 392.
Un esempio ricorrente dato dal termine possesso definito allart. 1140 c.c. Si usa
largomento della costanza terminologica se si sostiene che possesso debba essere inteso
nello stesso modo sia in ambito civile, sia in ambito penale.
30
Per cui la nozione di possesso rilevante in ambito penale diversa da quella definita
nel codice civile.
31
Si tratta in sostanza di adottare soluzioni interpretative che dipendono da precostituite costruzioni concettuali, calate dallinterprete sui testi normativi. Un esempio, noto
e problematico, di costruzione della dogmatica giuridica quello di negozio giuridico.
Altro esempio di origine prevalentemente giurisprudenziale dato dalla cosiddetta presupposizione del contratto.
32
Luso di tale argomento conduce ad attribuire rilevanza, ad esempio, alla sezione,
al capo, al titolo in cui lenunciato interpretando collocato.
28
29
42
Al censimento operato da Guastini necessario aggiungere due argomenti ulteriori: della congruenza e del riferimento o della peculiarit
della materia regolata.
In base al primo nel compimento dellattivit interpretativa si assume
come rilevante che il sistema giuridico tende a conseguire uno o pi scopi tra loro armonici.
Il secondo dipende dallidea che nellinterpretazione si tenga conto
della peculiarit della materia regolata.
Questi due ultimi argomenti sono entrambi legati alluso dei principi del diritto nellinterpretazione, ma sono connessi a due diversi modi
di intendere i principi. Con il primo canone si considerano i cosiddetti
principi generali, caratterizzanti lintero o gran parte dellordinamento,
con il secondo ci si riferisce ai principi che caratterizzano soltanto un
particolare ambito disciplinare o una certa materia33.
Compiuta una ricognizione, seppur sommaria, della letteratura in tema di canoni sistematici dellinterpretazione e fornita una ricostruzione
degli argomenti interpretativi che possono ritenersi sistematici, necessario fare alcune considerazioni chiarificatrici, per poi procedere alla
classificazione degli argomenti sistematici per tipi omogenei e cercare di
valutarne lutilit per linterpretazione di alcuni atti giuridici.
Nelle varie ricostruzioni proposte, inclusa la mia, i sistemi ai quali
sono riferibili i vari canoni interpretativi sono molti, ed ognuno presenta caratteri peculiari. Se si rimane ancorati alla sola nozione pi
frequentemente assunta di sistema, inteso come insieme di elementi
connessi tra loro in materia rilevante34, non si riesce a dar conto delle
caratteristiche proprie dei molteplici argomenti sistematici dellinter Accosta espressamente linterpretazione sistematica ai principi del diritto P. PerlinIl diritto civile nella legalit costituzionale, Napoli, 1991, p. 201 ss. Ma com noto la
nozione di principi del diritto sia vaga, sia ambigua. Gi alcuni anni or sono era stato autorevolmente notato che I principi generali non costituiscono una categoria semplice ed unitaria,
anzi con questa espressione si intendono spesso cose molto diverse (N. Bobbio, voce Principi
generali del diritto, in Nov. Dig. It., vol. XIII, Torino, 1966, p. 893). Qui interessa sottolineare
che nella prassi e nelle opere di giuristi e teorici del diritto alla locuzione principi del diritto
si associano norme dalle diverse caratteristiche. In particolare si definiscono principi sia le
norme di particolare rilevanza per lintero ordinamento (in ragione ad esempio della loro collazione gerarchica nel sistema delle fonti), sia le norme caratterizzanti un settore disciplinare
o una materia (in ragione del valore, del peso assiologico ad esse attribuito). La letteratura
sul tema amplissima si rinvia per i necessari approfondimenti e richiami a R. Guastini, Dalle
fonti alle norme, cit., pp. 112-121; M. Atienza-J. Ruiz M anero, Tre approcci ai principi del diritto, in Analisi e diritto 1993, Torino 1994, p. 9 ss.; M. Jori, I principi nel diritto italiano, in Soc.
del dir., n. 2, 1983, pp. 7 ss.; L. Prieto Sancis, Sobre principios y normas, Madrid, 1992, specie
cap. II; A. Garcia Figueroa, Principios y positivismo juridico, Madrid 1998, passim.
34
Cfr. retro nota 16.
33
gieri,
43
44
b) Il secondo tipo (sistematico-testuale) comprende gli argomenti della costanza terminologica e della sedes materiae (o rilevanza della
collocazione della formulazione normativa). Il sistema di riferimento
, in questo caso, il testo normativo, o meglio il documento normativo
inteso come testo, ovvero come sequenza di enunciati che stanno in
relazione necessaria tra loro in modo da risultare coesi e coerenti sul
piano linguistico38. Il significato di ogni enunciato dipende dagli, ed
allo stesso tempo condiziona gli, altri enunciati che lo precedono e lo
seguono. Linsieme di enunciati componenti un testo costituisce quindi
un discorso unitario39.
c) Il terzo tipo (sistematico-logico) comprende il solo argomento
della coerenza. Questo canone interpretativo ha a fondamento lidea
che il sistema giuridico debba essere privo di antinomie, di contraddizioni logiche tra norme e che queste ultime debbano essere prevenute per mezzo dellinterpretazione40. Insomma, il sistema giuridico caratterizzato come necessariamente coerente il sistema di riferimento
dellinterprete.
d) Il quarto tipo (sistematico-dogmatico) comprende largomento
logiche, armonico, fa senso nel suo insieme; sulla congruenza giuridica, cfr. N. M acCormick, La congruenza nella giustificazione giuridica, in P. Comanducci-R. Guastini, Lanalisi del
ragionamento giuridico, vol. I, Torino, 1987, pp. 243-255, pi di recente K. K ress, Coherence,
in D. Patterson (eds), A Companion to Philisophy of Law and Legal Theory, London, 1996,
pp. 533-552. Per la commissione tra interpretazione sistematica e teleologica, ricorrente nella
letteratura, si veda per tutti K. Engisch, Introduzione al pensiero giuridico, trad. it. Milano,
1970, pp. 120-121.
38
Su questi caratteri del testo cfr. M. L. A ltieri Biagi, Linguistica essenziale, Milano
1995, pp. 285-294, specie p. 285 ove si trova scritto che ci che caratterizza una grammatica
del testo la possibilit di rendere conto di fenomeni che vanno al di l della misura sintattica
della frase. Sono queste relazioni interfrasali che consentono [] di distinguere un testo da
una qualsiasi giustapposizione di frasi.
39
Scrive in proposito U. Volli, Manuale di semiotica, Roma-Bari, 2000, pp. 72-74:
I segni sono sempre in relazione con altri segni, non esistono mai da soli [] necessario
dunque [] un oggetto di analisi pi realistico [] Questa nozione allargata delloggetto della
semiotica il testo, che si pu considerare come loggetto concreto di una comunicazione []
sufficientemente coerente ed autonomo per poter essere considerato come unitario. E anche
C. Segre, Testo, in Dizionario di linguistica, diretto da G. L. Beccarla, Torino, 1996, pp. 721722: Su questa premessa si pu avviare uno studio sulle connessioni del discorso al di sopra
e al di l della frase [] Si tratta insomma di enucleare i legami contenutistici e formali che
rendono compatta una successione di frasi indipendenti solo (e non sempre) dal punto di vista
sintattico. Intense perci le ricerche di coerenza dei testi. infatti evidente che in una successione unitaria di frasi esistono legami che scavalcano i limiti delle frasi stesse; che una singola
frase spesso priva di significato se non viene messa in rapporto con quelle attigue.
40
Sulle antinomie sono ancora attuali le pagine di A. Ross, Diritto e giustizia, trad. it.
Torino, 1965, pp. 122-125, ove la ben nota tripartizione delle antinomie: totale-totale, totaleparziale, parziale-parziale.
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49
ro,
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51
lingua in cui formulata, pu (anzi deve) essere nuovamente determinato considerando la clausola in relazione agli altri enunciati del testo di
cui essa stessa fa parte57.
Si pu, giunti a questo punto, ribadire linterrogativo posto in relazione allinterpretazione sistematica del contratto: in che senso sistematica? Orbene sembra di poter dire che si tratta di interpretazione
sistematico-testuale58. La considerazione del complesso delle clausole, delle varie porzioni del contratto s funzionale alla individuazione
della comune intenzione delle parti, ma avendo riguardo al documento contrattuale inteso come testo, si potrebbe dire come co-testo.
La ricerca della comune intenzione attraverso linterpretazione sistematica comporta la necessit di passare da un significato provvisorio, prima
facie (o letterale), ad un significato co-testuale, determinato in ragione
del contesto linguistico nella sua totalit59.
Per cui la considerazione del documento contrattuale come un cotesto, porta con s lidea che le parti abbiano dato vita ad un discorso
unitario, dotato di coesione e coerenza, ove il significato di ogni enunciato influenzato, ed a sua volta influenza, quello degli altri enunciati
che lo precedono e lo seguono. Ne consegue che le clausole, cio le varie componenti del discorso posto in essere, sono tra loro connesse in
maniera necessaria e rilevante60. Ecco allora che potr rilevare nellambi57
Condivisibile Cass. Civ., 3 febbraio 1971, n. 248, in Giust. civ., I, 1971, pp. 724 ss., per
la quale Linterpretazione di una clausola contrattuale non pu essere condotta in abstracto,
ossia in base al significato lessicale di una soltanto delle espressioni adoperate, prescindendo
dal contesto unitario della clausola e delle altre clausole del negozio; particolarmente significativa Cass, civ., 11 giugno 1999, n. 5747, in Giur. It., I, 2000, p. 705: Nellinterpretazione del
contratto il giudice non pu arrestare la propria indagine al testo letterale della clausola, anche
quando tale interpretazione possa essere compiuta senza incertezze sulla base del senso letterale delle parole, deve necessariamente riferirsi allintero testo della dichiarazione negoziale
coordinando e riconducendo ad unit le varie espressioni che in esso figurano.
58
Non a caso Carresi (F. Carresi, Il contratto, cit. pp. 523 ss), tratta del genere interpretazione testuale, riconducendovi lart. 1363, il quale allinterno del genere individuato
rappresenta la specie dellinterpretazione sistematica.
59
Per la nozione di co-testo quale contesto linguistico e verbale si veda Y. Bar-H illel,
La struttura logica del linguaggio, trad. it. Milano, 1973, pp. 455-477; alla rilevanza del contesto situazionale, cio dellintero contesto comunicativo e non solo di quello verbale, sarebbe
invece ispirato lart. 1362, secondo comma, il quale si riferisce al comportamento complessivo
delle parti. Riguardo alla applicazione delle categorie tipiche della linguistica allermeneutica
contrattuale, notevoli spunti si trovano in A. Belvedere, Testo e discorso nel diritto privato,
in Ars interpretandi 1997, pp. 137-156, specie pp. 149-151, e nel gi menzionato libro di N. Irti,
Testo e contesto, cit., passim.
60
In questa direzione ben possibile considerare come testo non il singolo contratto, bens linsieme di documenti posti in essere dalle parti in virt di un nesso funzionale o
genetico (collegamento negoziale). Si avr cos una sorta di macrotesto, di insieme di testi
52
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56
to di dichiarazioni tra loro eterogenee: di volont, di desiderio, di conoscenza etc., sia in qualche misura fuorviante, in virt del mancato
collegamento tra atto e procedimento, nonch del riferimento alla categoria delle dichiarazioni di volont, con il conseguente accostamento
di certi atti amministrativi al negozio giuridico74. La strada della ricerca
di una definizione soddisfacente di atto amministrativo dunque ardua,
a tuttoggi percorsa dalla dottrina ripetutamente75, ma con fatica e con
esiti ancora non del tutto appaganti.
Conviene non insistere in questa direzione e prestare attenzione a due
tendenze ormai diffuse nel diritto amministrativo recente volte a porre in
rilievo: a) la rilevanza del provvedimento amministrativo in quanto atto
che incide sulle situazioni giuridiche soggettive del privato; b) il rapporto
esistente tra provvedimento e procedimento amministrativo.
Particolare importanza ha assunto nelle elaborazioni della dottrina e
della giurisprudenza la nozione di provvedimento amministrativo, quale specie del genere atto. Si visto, tra laltro, che i problemi definitori
hanno riguardato in origine la categoria atto amministrativo, ma investono nel dibattito attuale soprattutto il provvedimento. Recente dottrina sostiene infatti la necessit di concentrare lattenzione sul provvedimento, in quanto costituisce espressione tipica della funzione amministrativa. Il provvedimento , in questa ottica, latto con cui lautorit
amministrativa dispone in ordine allinteresse pubblico di cui titolare
(in virt di una specifica attribuzione), esercitando la propria potest e
incidendo quindi sulle situazioni soggettive del privato76.
Questultimo percorso di analisi rivolto a privilegiare il provvedimento ed a delinearne alcune caratteristiche costanti in connessione con
lesercizio della funzione amministrativa, senza perci volerne dare una
definizione puntuale ed esaustiva, pu rivelarsi proficuo per compiere
considerazioni sullinterpretazione sistematica dellatto amministrativo.
Le osservazioni che seguono vertono soprattutto, anche se non esclusivamente, sui provvedimenti; prima di compierle per necessario evidenziare alcuni tratti essenziali del provvedimento, sulla scia dellimpostazione da ultimo menzionata, avendo riguardo in particolare alla cosiddetta tipicit.
74
Per levoluzione delle nozioni di atto e provvedimento cfr. F. G. Scoca, La teoria del
provvedimento dalla sua formulazione alla legge sul procedimento, in Dir. Amm., 1995, pp. 32 ss.;
G. Corso, Lattivit amministrativa, Torino, 1999, pp. 116 ss. e 131 ss.
75
Si veda la messe di definizioni riportata con efficace sintesi da B. G. M attarella,
Il provvedimento, in S. Cassese (a cura di), Trattato di diritto amministrativo, cit., pp. 706 ss.
76
Cfr. R. Villata, in L. M azzarolli ed altri, Diritto amministrativo, vol. II, cit.,
pp. 1408- 1409.
57
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e contratto, ritenendo applicabile lart. 1363 c.c., pur non essendo corretto parlare, per gli atti e i provvedimento di clausole, ma di elementi
o parti. Spesso si pu parlare per anche di interpretazione sistematico
testuale, in senso macrotestuale, avendo riguardo alla natura procedimentale dellattivit amministrativa. Qualora vi sia un procedimento, il
significato dellatto non pu non essere determinato senza considerare
la sequenza di atti in cui si inserisce, la sua posizione allinterno del procedimento (e ci vale sia per i meri atti, quelli strumentali allemanazione del provvedimento finale, sia per questultimo in quanto incidente
sulle situazioni soggettive del privato). Per cui il procedimento pu essere considerato una sorta di macrotesto, cio un insieme di testi tra loro
coordinati e coerenti, in ragione di un discorso unitario82.
V poi un altro modo nel quale si pu intendere linterpretazione
sistematica del provvedimento, vale a dire in senso logico-sistematico al
fine di evitare, se possibile, lillegittimit dello stesso. Soprattutto in giurisprudenza infatti ricorrente laffermazione che tra i possibili significati determinabili di un provvedimento, linterprete tenuto a scegliere
quello conforme alle norme attributive del potere del quale il provvedimento espressione83.
82
Sembra evocare limmagine del procedimento come macrotesto R. Galli, Corso
di diritto amministrativo, cit., p. 505: Alla luce della legge 241 del 1990, che ha sancito la
procedimentalizzazione dellatto amministrativo, si deve ritenere che linterpretazione extratestuale non sia pi consentita, perch solo attraverso la sequenza procedimentale possibile
ricostruire la volont amministrativa. V da dire che lart. 11, legge 241 del 1990, prevede la
possibilit di porre in essere accordi tra p.a. e soggetti privati interessati al fine di determinare
il contenuto discrezionale o di sostituire il provvedimento finale; la stessa formulazione normativa dispone che a detti accordi si applicano, ove non diversamente previsto dalla legge, i
principi del codice civile in materia di obbligazioni e di contratti in quanto compatibili. Orbene proprio la previsione del criterio della compatibilit esclude che agli accordi in questione
si possano sic et simpliciter applicare le norme sullinterpretazione del contratto. Daltronde
anche chi si esprime a favore dellapplicabilit delle norme sullinterpretazione del contratto
ai suddetti accordi, si fa carico di precisare che un giudizio di compatibilit tra modello negoziale ed esercizio del potere amministrativo deve essere comunque compiuto (cfr. A. Federico,
Autonomia negoziale e discrezionalit amministrativa, Napoli, 1999, pp. 21 ss. e pp. 250-254).
83
Ad esempio Cons. Stato, 4 novembre 1997, n. 1231, in Foro amm., II, 1997, p. 3020: In
presenza di oggettive incertezze in ordine al contenuto di un provvedimento amministrativo,
quando questultimo si presta ad una duplice possibile interpretazione luna conforme, laltra
difforme dal dettato normativo deve essere prescelta quella conforme alla legge. Si tratta di
interpretazione adeguatrice (in uno dei possibili sensi di questa espressione) dellatto amministrativo. Nello stesso senso Cons. Stato, 10 marzo 1997, n. 229, in Cons. Stato, I, 1997, p. 362:
Tra le possibili interpretazioni di un atto amministrativo deve darsi prevalenza a quella alla
cui stregua latto stesso si appalesa conforme a principi di diritto ed alle fonti normative.
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Sommario: 1. Lacune del diritto, integrazione giuridica e analogia. 2. Definizione ed elementi dellanalogia giuridica. 3. Analogia, legalit penale e interpretazione
estensiva. 4. Giudizio di costituzionalit, ragionevolezza e analogia. 5. Lanalogia iuris.
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Belvedere ritiene che linterpretazione estensiva si possa distinguere dallanalogia per il diverso uso della ratio stessa: per la prima escluso il ricorso
allargomento a simili34.
Guardando a questa incompleta carrellata di opinioni si pu osservare
che: laddove due procedimenti siano assimilabili non significa necessariamente che conducano al medesimo risultato, dipende dal punto in cui il
comune modo di procedere si arresta nellun caso, ma non nellaltro. Tutte
le opinioni riportate lasciano, inoltre, aperto un interrogativo: qual il criterio che consente di capire che un caso dubbio o omesso, oppure che
linterpretazione realizzata risponde al senso comune dei giuristi, o che si
tratta di una estensione di significato pur sempre rapportabile alla formulazione normativa?
Si pu fornire un tentativo di risposta ripercorrendo i passaggi cardine
dello scetticismo interpretativo moderato fatto assurgere a teoria privilegiata dellinterpretazione giuridica e attraversando, senza pretesa di esaustivit, il campo del diritto penale con riguardo al principio di legalit che
lo caratterizza.
Si rammenter che lo scetticismo moderato sostiene che per ogni enunciato normativo vi sono pi interpretazioni possibili e lambito delle soluzioni interpretative delimitato35. Lattivit interpretativa , dunque, discrezionale, si sostanzia in una scelta, ma il prodotto dellinterpretazione
di un certo enunciato normativo tale solo se determinato allinterno di
un lotto di significati delimitati. Ovviamente vi sono differenze non trascurabili tra i sostenitori dello scetticismo moderato in ragione del criterio
che si ritiene idoneo a delimitare lambito delle soluzioni interpretative per
un dato enunciato normativo. importante anche segnalare la possibilit di distinguere tra interpretazioni possibili e interpretazioni ammissibili:
possono esservi, infatti, risultati interpretativi possibili sul piano linguistico, ma inammissibili sul piano giuridico, ossia non giustificabili per mezzo
di uno o pi argomenti interpretativi ammessi nella comunit giuridica di
riferimento. Non tutti gli esiti interpretativi riconducibili al significato di
un enunciato normativo sono per ci solo accettabili sul piano della loro
plausibilit giuridica.
Seguendo lo scetticismo moderato possibile distinguere estensioni
interpretative ed estensioni integrative, estensioni, queste ultime, che non
costituiscono un esito interpretativo che possa essere considerato un significato di un determinato enunciato normativo. Ladozione dello scetticismo
34
Belvedere, Interpretazione estensiva e analogia: alcune considerazioni, cit., specialmente pp. 568-572.
35
Cfr. retro il primo saggio riproposto in questa raccolta, specie il 2.
76
77
ticolare con gli artt. 1 e 199 c.p., 25, 2 comma, Cost., e con lart. 14 delle
Preleggi).
Il diritto penale pu considerarsi unimpresa pienamente sensata solamente se lo si concepisce come destinato a farsi comprendere dai soggetti
dei quali vuole scoraggiare i comportamenti. Si sa bene che questo non
lunico scopo del diritto penale, ma si sa pure che uno dei suoi scopi
irrinunciabili. In ambito penale, dunque, il dato testuale, nella sua articolazione semantica e sintattica, costituisce lo spazio di manovra allinterno del
quale gli aspetti tecnici del diritto penale svolgono il loro ruolo. In campo
penale, dunque, il dato testuale inteso nella sua massima estensione semantica (e sintattica) non lunico rilevante per linterpretazione, ma non mai
irrilevante, costituisce il campo allinterno del quale linterprete tenuto a
muoversi.
Per queste ragioni lo scetticismo interpretativo moderato preferito in
questo commento si rivela il pi adeguato. Le conseguenze di quanto si
detto sono principalmente quattro: 1) lo scetticismo interpretativo moderato nella sua versione che individua lo strumento idoneo a delimitare le
interpretazioni possibili nelle regole semantiche e sintattiche della lingua,
ben si presta a soddisfare le esigenze comunicative del diritto penale; 2)
se si adotta la concezione della legalit penale in senso stretto dinnanzi
a difficolt o dubbi nellapplicazione del criterio si dovr concludere per
la non tipicit del fatto; 3) considerazioni di tipo dogmatico, sistematico,
teleologico (chiamati poco addietro aspetti tecnici del diritto penale) servono ad accreditare o a screditare esiti interpretativi che non oltrepassano
la cornice: assolvono il loro compito soltanto se accreditano o screditano
interpretazioni possibili giudicandole o meno giuridicamente ammissibili; 4) la nozione di interpretazione finisce col designare in via alternativa:
interpretazioni che restano allinterno di quelle possibili e giuridicamente
ammissibili, cio sostenute da adeguate ragioni giuridiche; interpretazioni
possibili ma giuridicamente non ammissibili, cio non sostenute da adeguate ragioni giuridiche.
Mentre estensioni che oltrepassano i possibili significati non sono interpretative, ma integrative37.
La giurisprudenza pullula di casistica significativa, v. per esempio Cass. pen.,
18.4.2012, n. 15048, in Guida dir., 24, 2012, p. 94: Linterpretazione estensiva della norma penale, lungi dallessere vietata, invece lecita e, anzi, doverosa, quando sia dato stabilire - attraverso un corretto uso della logica e della tecnica giuridica - che il precetto legislativo abbia un
contenuto pi ampio di quello che appare dalle espressioni letterali adottate dal legislatore,
nella specie la Corte ha ritenuto ravvisabile la violazione dellart. 483 c. p. nel comportamento
dellimputato accusato di aver falsamente attestato, nella domanda di arruolamento nellesercito italiano, di avere conseguito il diploma di scuola media secondaria con una votazione
37
78
79
Una volta legata lanalogia alluguaglianza e luguaglianza alla ragionevolezza, o perlomeno ad uno dei modi di essere della ragionevolezza, risulta agevole comprendere il nesso tra ragionamento analogico, giudizio di
legittimit costituzionale delle leggi basato sullart. 3, 1 comma: ogni volta
che si giudica della violazione delleguaglianza si ragiona per analogia, valutando rilevanza delle somiglianze e irrilevanza delle differenze, riscontrando, eventualmente, indebite assimilazioni o differenziazioni di disciplina40.
Ci non vuol dire che ogni volta che si richiama la ragionevolezza si ragiona
per analogia, stante il ricco strumentario riconducibile nellambito operativo del sindacato costituzionale di ragionevolezza delle leggi41.
5. Lanalogia iuris
Sin qui il discorso condotto ha riguardato lanalogia legis, che nellordinamento giuridico italiano si considera regolata dalla prima parte del 2
comma dellart. 12 delle Preleggi; lo stesso comma si chiude rinviando linterprete ai princpi generali dellordinamento giuridico dello Stato, alla
cosiddetta analogia iuris. I princpi generali dellordinamento giuridico dello Stato si inseriscono nel pi vasto ambito dei prncipi del diritto, ovvero
uno dei luoghi classici e sempre attuali della discussione giuridica. Il tema
merita parchi ma necessari cenni42.
menti dellinterpretazione, in cui la ragionevolezza serve a contestare lassenza di una ratio
plausibile della legge oggetto di giudizio. Sul ruolo che la nozione di ragionevolezza ha assunto
anche in ambiti giuridici differenti dal giudizio di legittimit costituzionale delle leggi v. Zorzetto, La ragionevolezza dei privati. Saggio di metagiurisprudenza esplicativa, Milano, 2008;
sulluguaglianza e sulla ragionevolezza nellUnione europea v. Barberis, Europa del diritto,
Bologna, 2009, pp. 198-202.
40
Proprio per questa ragione Letizia Gianformaggio (Lanalogia giuridica, cit.) considerava la giurisprudenza costituzionale sullart. 3, 1 comma, Cost., il terreno pi fertile
e proficuo per lo studio del ragionamento analogico nel diritto. Si potrebbe aggiungere la
giurisprudenza della Corte europea di Giustizia, visto che la penuria di decisioni nelle quali
c un richiamo espresso allanalogia non deve far pensare che il concetto di analogia non sia
abbondantemente utilizzato dalla Corte. Si pu affermare, anzi, che il concetto di analogia
massicciamente presente nella giurisprudenza della Corte, per quanto la parola analogia o
formule ad essa semanticamente equivalenti, non siano impiegate. Il ragionamento analogico trova ingresso attraverso le nozioni di non discriminazione ( il dato pi macroscopico),
di non commensurabilit delle fattispecie e di obiettiva e giustificata diversit di trattamento, cfr. Velluzzi, Analogia, uguaglianza e giurisprudenza della Corte europea di Giustizia, cit.
41
Va da s che una cosa registrare ladozione nella prassi giurisprudenziale di differenti significati di ragionevolezza e di differenti strumenti di controllo della legittimit delle
leggi correlati a ciascun significato; mentre ben altra cosa ritenere questa prassi corretta o
scorretta, fondata o non fondata sul diritto positivo vigente.
42
Si riprendono le considerazioni formulate in Velluzzi, Le clausole generali. Semantica
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84
Per quanto sia abitudine inveterata degli studiosi e della prassi identificare i princpi generali dellordinamento giuridico dello Stato con lanalogia iuris, va segnalato che i ragionamenti ricondotti nellambito di questa
nozione hanno sovente un legame tenue, o addirittura nessun legame, con
lanalogia. Si tratta, infatti, di ragionamenti nei quali manca un giudizio
di rilevanza delle somiglianze e di irrilevanza delle differenze, oppure tale
giudizio viene presupposto, assunto ma non argomentato dallinterprete53.
cipio specifico, particolare, sotteso ad una sola disposizione o a poche disposizioni (per questo
aspetto determinante il grado di generalit fissato per giudicare generale un principio) e in
grado di colmare la lacuna. Per Chiassoni, Tecnica dellinterpretazione giuridica, cit., p. 241 Il
procedimento di ricorso ai princpi generali pu essere inteso come articolato, parimenti e in
modo schematico, in due fasi logicamente distinte. Nella prima fase, dinterpretazione testuale
del discorso delle fonti, linterprete perviene alle [] seguenti conclusioni: i) nessuna disposizione, nel suo significato giuridicamente corretto, riconnette ad una fattispecie astratta (F)
una conseguenza normativa (G), ovvero la conseguenza opposta (non G); ii) non appartiene
al discorso delle fonti alcuna disposizione che, nel suo significato giuridicamente corretto,
riconnetta la conseguenza G a una fattispecie prima facie simile a F, nellmbito della stessa
materia; iii) non appartiene al discorso delle fonti alcuna disposizione che, nel suo significato
giuridicamente corretto, regoli una fattispecie appartenente a una materia analoga a quella
cui appartiene la fattispecie F, imputandole la conseguenza G (o non G). Nella seconda fase,
dedicata allintegrazione della disciplina giuridica, linterprete argomenta la ragionevolezza, o
plausibilit, dellapplicazione di una norma implicita N, che riconnette a F la conseguenza G (o
non G), poich N pu essere ricavata da uno o pi princpi di diritto [] mediante opportune
operazioni di concretizzazione degli stessi: ad esempio, sulla base di considerazioni strumentali (o mezzo-a-fine) o di congruenza assiologica (corsivi dellautore).
53
Si veda Pattaro, Opinio iuris. Il diritto unopinione: chi ne ha i mezzi ce la impone.
Lezioni di filosofia del diritto, Torino, 2011, pp. 203-210, il quale opportunamente sottolinea e
mostra che la nozione di analogia iuris non di rado usata da giuristi e giudici in un significato
improprio che non ha nulla a che spartire col ragionamento analogico, nel senso che il principio generale individuato e applicato prescindendo da qualsiasi considerazione della rilevanza
delle somiglianze (e della irrilevanza delle differenze) tra le fattispecie.
Sommario: 1. Premessa 2. Lanalogia giuridica come argomento a proportione. 3. Il criterio della proporzione, la ratio legis e il sistema razionale del diritto.
4. Le molte razionalit possibili dellordinamento giuridico.
1. Premessa
In questo scritto intendo compiere alcune riflessioni su unaffermazione di Letizia Gianformaggio in tema di analogia giuridica1. Nello
scritto Lanalogia giuridica pubblicato nel 1986 allinterno del volume
Studi sulla giustificazione giuridica2, al fine di spiegare per quale ragione
lanalogia in campo giuridico non possa essere considerata un procedimento logico formalmente valido, Letizia Gianformaggio cos motiva la
sua opinione:
Lanalogia [] va considerata un procedimento logico formalmente valido? Evidentemente no, dal momento che i valori espressi
nei rapporti da eguagliare sono valori qualitativi e non quantitativi,
e quindi sono sempre suscettibili di interpretazioni diverse, e di discussione. Ma questo non significa che tali valori possano venir fissati ad libitum dallinterprete. Significa soltanto che il sistema razionale del diritto [] non un dato, ma il prodotto, perennemente in
fieri, della collaborazione tra legislatori, giuristi, giudici [] Oppu1
Quelli sullanalogia e sul ragionamento giuridico sono i primi scritti di Letizia Gianformaggio con i quali mi sono confrontato in passato, da studente: per questa ragione mi cimento, oggi, con uno di essi. Di certo le pagine che seguono non rendono adeguatamente
conto della ricchezza, complessit e originalit del pensiero dellautrice; auspico soltanto che
possano contribuire a tenere viva lattenzione sulla sua produzione scientifica pi strettamente
teorico-giuridica. Mi preme rammentare che con Letizia Gianformaggio mi sono laureato e
formato negli anni senesi, stata lei il primo positivo, responsabile e decisivo esempio di attaccamento alla ricerca e alla didattica. Le sono profondamente grato per aver creduto nelle mie
capacit, per avermi fatto crescere sotto molteplici aspetti, ma soprattutto per essere stata unamica presente e preziosa in uno dei momenti pi delicati e difficili da me sino ad ora vissuti.
2
L. Gianformaggio, Lanalogia giuridica, in Ead., Studi sulla giustificazione giuridica,
Torino, Giappichelli, 1986, pp. 133-154. Lo stesso scritto stato pubblicato un anno pi tardi
come voce enciclopedica, si veda L. Gianformaggio, Analogia, in Digesto, IV ed., Torino, Utet,
1987, vol. I, ad vocem. Le citazioni contenute in questo articolo si riferiscono alla pubblicazione
del 1986.
86
re, se non lo (o se si ritiene che non lo sia e/o che non debba esserlo: n un dato, n un prodotto), vuol dire che mancano i presupposti
per strutturare una forma di ragionamento che possa sensatamente
esser chiamato per analogia3.
Cosa si intende per sistema razionale del diritto? La questione epocale, ben noto che v poca chiarezza sia per ci che concerne la stessa
razionalit dellordinamento giuridico, sia con riguardo a quali siano le
condizioni della sua realizzazione4. Questi due ultimi temi possono essere affrontati da varie prospettive, ma nelle prossime pagine intendo
trattarne dallangolo visuale specifico (e modesto) dellanalogia giuridica ed in particolare in stretta aderenza con la questione del controllo
della scelta del valore qualitativo (nel lessico di Letizia Gianformaggio)
realizzata dallinterprete, scelta indispensabile per compiere un ragionamento analogico in ambito giuridico5. Bisogna, cio, chiedersi: in base
a quali criteri la scelta compiuta dallinterprete pu essere considerata
o non considerata ad libitum? E pur ammettendo che la scelta non sia
arbitraria, la non arbitrariet gi di per s garanzia di razionalit? E se
s di quale tipo di razionalit si tratta? Per abbozzare una risposta (o un
tentativo di risposta) a tali interrogativi necessario riassumere brevemente i punti salienti del pensiero di Letizia Gianformaggio sullanalogia giuridica.
87
In presenza di una fattispecie regolata ed unaltra non regolata, al fine di stabilire perch esse meritino la medesima disciplina
Se rispondessimo solo: perch i due casi sono simili, eluderemmo il problema di fondo. Non si produce nessuna analogia partendo da una sola norma. Ma un sistema razionale, cio coerente e
consistente, di valutazioni facile trovare per ciascun caso la sua
esatta collocazione o, almeno, questo il presupposto dellanalogia : basta conoscere la regola di distribuzione delle parti []
Questa ricostruzione dellanalogia la pi vecchia e tradizionale: il
fondamento dellanalogia nel diritto il nucleo razionale dellidea
della giustizia distributiva, cio leguaglianza [] eguaglianza di
rapporti, cio proporzionalit7.
E quindi dato un sistema di norme la conseguenza giuridica da imputare ad una fattispecie non regolata espressamente si determiner
procedendo in tal modo: dapprima si individueranno le differenze rilevanti tra le fattispecie regolate prese in considerazione, indagando poi
se tra le fattispecie regolate ve ne sia una che non presenta le differenze
rilevanti individuate
Se una tale fattispecie si trover si proceder a simili, se non si
trova si proceder a contrario, se se ne trova una nei cui confronti
F4 presenta delle differenze che sono s rilevanti per la conseguenza
giuridica di quella fattispecie, ma nel senso opposto al precedente
di far considerare F4 ancor pi meritevole di quella conseguenza
giuridica, alla luce del sistema normativo in oggetto, allora si proceder a fortiori8.
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quale in base a tali caratteri non pu che perseguire alcune finalit piuttosto di altre.
Anche la tesi per la quale la ratio legis consiste nelle finalit oggettive
della legge, in essa immanenti, fortemente problematica. Guardando
alla letteratura in materia si nota che i sostenitori della interpretazione
teleologico-oggettiva si sono preoccupati principalmente di criticare con
dovizia di argomenti la tesi soggettiva soprattutto al fine di escludere la
rilevanza dei lavori preparatori, ma ben poco hanno detto per indicare
quali siano i criteri adeguati ad individuare la finalit oggettiva della legge. Da parte di alcuni si detto, lo si ripete, che lo scopo perseguito
immanente al testo, oppure che i valori tutelati sono da porre in connessione con la volont dellordinamento giuridico19.
Cosa dire, dunque dellindividuazione della ratio legis? La tesi intenzionalista nella sua versione estrema e la tesi oggettiva, nei termini
generici in cui solitamente formulata, paiono entrambe rivolte ad accreditare operazioni interpretative altamente discrezionali20. Per la prima non v la possibilit di individuare una effettiva ed univoca volont
del legislatore, e per la seconda serve a ben poco dire che un testo di
legge portatore di proprie finalit senza indicare in ragione di quali
criteri sia possibile individuarle. La versione moderata della tesi intenzionalista, ricorrendo ad una volont standard, presunta, del legislatore, determina una idealizzazione dellintenzione stessa, la quale viene
determinata sulla base di qualit attribuite convenzionalmente ad un legislatore modello, perdendo cos il legame con i soggetti che hanno
prodotto il testo di legge21. Anche luso del criterio della maggioranza
to ad una forma di manifestazione dello stesso che non risponde completamente alla sua vera
portata.
19
Si veda ad esempio E. Betti, Linterpretazione della legge e degli atti giuridici, Milano,
Giuffr, 1971, p. 111: lelemento [] valutativo e assiologico immanente alla norma stessa
da interpretare.
20
La questione della rilevanza dellintenzione del legislatore pu essere posta anche
nel senso che irrilevante il fatto che non si possa individuare leffettiva intenzione del legislatore affinch lintenzione stessa assuma importanza nellinterpretazione, specie se tale
importanza imposta da una norma (nel nostro ordinamento il gi citato art. 12, comma 1,
delle Preleggi). La presenza di questa norma imporrebbe, quindi, di congetturare plausibilmente intorno allintenzione del legislatore e di farne uso nellinterpretazione. Oltretutto se si
ammette lesistenza di casi (per quanto rari) nei quali lintenzione del legislatore chiara, allora contestabile la tesi per la quale dallimpossibilit di individuare sempre lintenzione del
legislatore, essa non vada individuata mai: cfr. E. Fittipaldi, Scienza del diritto e razionalismo
critico, Milano, Giuffr, 2003, p. 350, nota 112; cui si aggiunga, seppur da diversa impostazione
filosofica, A. M armor, Interpretation and Legal Theory, Revised second edition, Oxford, Hart
Publishing, 2005, cap. VIII.
21
E infatti sia nella letteratura italiana, sia in quella anglosassone, la nozione di inten-
92
non efficace: non si pu, infatti, dare per scontato che vi sia una volont della maggioranza, o che tutti i soggetti che hanno approvato un certo documento avessero lintenzione di perseguire gli stessi scopi, e che
questa intenzione risulti in maniera inequivocabile dai lavori preparatori. Per quanto riguarda limpostazione teleologico-oggettiva essa appare
un coacervo di formule semanticamente vuote, capaci di essere riempite in piena libert dallinterprete22.
Il discorso appena condotto induce a ritenere gli strumenti usati dai
giuristi e dai giudici per attribuire uno scopo ad una norma frutto di
una scelta discrezionale, scelta ammantata di una vana pretesa di oggettivit, oppure di una altrettanto discutibile sovrapposizione tra proprie
intenzioni, intenzioni di un legislatore ideale e intenzioni del legislatore,
per cos dire, reale. Ammesso che linterprete formuli congetture intorno alla ratio (soggettiva od oggettiva che sia) di una norma, si possono configurare due situazioni: a) linterprete compie una individuazione
dello scopo accettabile, cio definibile come esito di un procedimento
interpretativo; b) linterprete attribuisce uno scopo che non lesito di
un procedimento interpretativo. Per essere pi chiari. Se lindividuazione della ratio rivolta alla determinazione del significato della norma,
per mezzo della ratio non si potr attribuire qualsiasi significato alla
norma, ma solo alcune attribuzioni potranno dirsi frutto di interpretazione e non di qualche altra attivit23.
Uno scopo potr dirsi plausibilmente lo scopo o uno degli scopi di
una data norma se: compatibile con la formulazione letterale della norzione del legislatore assume vari significati incluso quello di ratio oggettiva, cfr. V. Villa, Lintenzione del legislatore nellart. 12 delle disposizioni preliminari, in F. Viola, V. Villa, M. Urso,
Interpretazione e applicazione del diritto tra scienza e politica, Palermo, Cleup, 1974, pp. 125138; P. Chiassoni, La giurisprudenza civile. Metodi dinterpretazione e tecniche argomentative,
Milano, Giuffr, pp. 503-504; R. Guastini, Linterpretazione dei documenti normativi, Giuffr,
Milano, 2004, pp. 150 ss.; G.C. M acCallum jr., Legislative Intent and Other Essays on Law,
Politics and Morality, Madison, University of Wisconsin Press, 1993, pp. 3-35.
22
Profilo opportunamente sottolineato da R. Sacco, Linterpretazione, in G. Alpa.
R. Guarneri, P. G. Monateri, G. Pascuzzi, R. Sacco, Le fonti non scritte e linterpretazione,
Torino, Utet, 1999, pp. 252-253: la scelta filtrata attraverso la considerazione della ratio, non
il riconoscimento di un dato oggettivo. una scelta. Meno che mai la ratio della norma pi
univoca del significato linguistico del testo. Le rationes possibili sono molte.
23
Queste ultime affermazioni sottintendono unesplicita preferenza per una teoria
dellinterpretazione giuridica non radicalmente scettica, ovvero una teoria che concepisce linterpretazione giuridica in estrema sintesi nei seguenti termini: si prendono le mosse, cio,
dal convincimento che linterprete si trovi di fronte a pi soluzioni interpretative, ma lambito
di queste ultime sia delimitato, il brano tratto dal mio Sulla nozione di interpretazione
giuridica corretta (e sui suoi rapporti con linterpretazione estensiva), in Cass. pen., 7/8, 2004,
p. 2594 (ora parzialmente riprodotto in questo volume). Nel saggio ho usato il termine norma
in maniera promiscua, riferendola sia alla formulazione normativa, sia al suo significato.
93
ma; se non incompatibile con finalit di altre norme, specie se regolanti la medesima materia o appartenenti allo stesso ambito disciplinare;
se non uno scopo assurdo24. Allinterno della compatibilit tra finalit attribuita e criteri di accettabilit della stessa qualsiasi attribuzione
di ratio da ritenersi corretta. Ne consegue che i criteri di valutazione
della bont dellattribuzione della ratio ad una norma, permettono pi
che altro di escludere alcuni significati dal novero di quelli attribuibili alla norma stessa, piuttosto che individuare un solo significato come
quello compatibile con, o diretto a realizzare la ratio. Pi che uneffettiva e cristallina intenzione del legislatore cui fare capo, si avr, di solito,
lindividuazione di unintenzione del legislatore che non appaia inaccettabile, corroborata dalla formulazione del testo e da altri elementi giuridicamente rilevanti accolti da giudici e giuristi. Pi che una lampante e
immanente finalit della legge, avremo uno scopo attribuito dallinterprete che non stride con la formulazione della norma stessa, plausibile e
non assurdo o contraddittorio con altre norme e per questo in grado di
essere accolto come scopo di quella norma25.
Riassumendo. Lanalogia giuridica un argomento a proportione; il
criterio della proporzione ha natura valutativa ed costituito dalla ratio
di una o pi norme; la determinazione della ratio operazione discrezionale, la quale lascia aperta la porta a molteplici soluzioni; per cui anche se linterprete non pu determinare qualsiasi ratio, pu comunque
individuarne, sovente, molteplici, tutte accettabili, plausibili sul piano
giuridico. Vediamo se quanto si detto ha qualche riflesso sullanalogia
giudica e sul profilo specifico segnalato in apertura dellarticolo.
24
Seguo con qualche variazione lessicale limpostazione di E. Diciotti, Interpretazione
della legge e discorso razionale, Torino, Giappichelli, 1999, pp. 414 ss., ma chiaro che altri
criteri di accettabilit possono essere individuati e che il numero e il contenuto dei criteri
dipende direttamente dalla teoria dellinterpretazione che si adotta. Detto in sintesi: a seconda
della teoria dellinterpretazione adottata vi saranno o potranno esservi diverse condizioni di
accettabilit dellattribuzione della ratio.
25
Ad esempio: chi potrebbe ragionevolmente sostenere che lo scopo dellart. 575 del
Codice penale italiano che punisce chiunque cagiona la morte di un uomo ha lo scopo di incentivare o comunque consentire liberamente luccisione delle donne? Che uomo voglia dire
essere umano e non persona di sesso maschile pacifico: lattribuzione dello scopo di cui
si detto sopra sarebbe compatibile con la lettera (la parola uomo portatrice di entrambi i
significati di cui sopra) ma palesemente assurda, oltre che ripugnante, per le pi svariate ragioni giuridiche (la pi semplice: il contrasto con altre norme dellordinamento, molte delle quali
di rango costituzionale). Lo spunto per formulare questo esempio lho tratto da E. Fittipaldi,
Scienza del diritto e razionalismo critico, cit., pp. 349 ss.
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95
Ma un conto dire che lo scrittore ha scritto un altro romanzo, altra cosa sostenere che quel capitolo poteva essere pi accattivante. Allo stesso modo linterprete compie unanalogia sensata, che contribuisce alla
costruzione della razionalit dellordinamento giuridico, ogniqualvolta
individui lelemento valutativo del ragionamento analogico rispettando
dei criteri di accettabilit giuridica, criteri che consentono per ladozione di pi soluzioni e quindi la realizzazione di pi sistemi razionali del
diritto. Cos come uno scrittore pu essere pi o meno bravo, allo stesso modo linterprete potr sviluppare un ragionamento analogico pi o
meno convincente, ma si tratter pur sempre di un ragionamento che
ha senso denominare per analogia, sempre che la fissazione del valore
qualitativo avvenga entro i limiti di cui si trattato. V una evidente
differenza tra ci che non analogia e ci che pu essere indicato come
unanalogia migliore di altre. Interrogarsi su come scegliere la migliore
tra le opzioni possibili unaltra storia, che coinvolge comunque valutazioni e preferenze dellinterprete.
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Nel prosieguo non intendo fornire una sintesi delle risposte date dalla
letteratura giuridica (teorica e dogmatica) alle domande, bens mi propongo di esporre, in maniera succinta, da dove le domande provengono,
quali sono le discussioni giurisprudenziali, dottrinali, filosofico giuridiche che le hanno ispirate facendone il punto di riferimento principale,
per quanto non esaustivo, del discorso recente (ma pure di quello risalente) sullabuso del diritto. Vorrei spiegare, cio, labuso del diritto in poche ma significative parole, lasciando trarre le implicazioni del discorso
al lettore.
Si pu abusare di un diritto soggettivo? Questa la domanda per
antonomasia, visto che il nodo cruciale consiste nello stabilire se sia sensato porsela e ove si ritenga di no lindagine dovrebbe arrestarsi. I critici
dellabuso del diritto, infatti, reputano linterrogativo privo di pregio e
labuso del diritto non configurabile sul piano concettuale: lesercizio di
un diritto soggettivo o lecito, oppure se si risolve in un cattivo esercizio
cade nella sfera dellillecito. La rilevanza giuridica del comportamento si
esaurisce nella coppia liceit/illiceit, non v spazio alcuno per un tertium genus, una figura ibrida, per cos dire del formalmente lecito ma
sostanzialmente non consentito o di ci che corretto prima facie ma
scorretto, abusivo appunto, a un pi attento esame. Seguendo questa
impostazione labuso del diritto soggettivo non sarebbe uno strumento
grazie al quale il diritto oggettivo riscatta la propria miseria, per usare la
celebre prosa di Pietro Rescigno, bens un mezzo per veicolare instabilit
nelle relazioni giuridiche, per rendere incerto quel che certo in base
a quanto stabilito dalle norme dellordinamento, per rendere illecito, in
maniera surrettizia e ideologica, ci che lecito per il diritto oggettivo9.
Ci varrebbe anche in presenza di norme che fanno espresso divieto di
abusare del diritto soggettivo, le quali sarebbero, stante la non configurabilit concettuale dellabuso del diritto, inutili, o peggio ancora veicoli
delle preferenze individuali dellinterprete.
Coloro che sostengono le ragioni dellabuso del diritto soggettivo,
Le formule adottate nel testo vogliono evidenziare la difficolt (presente sia in dottrina, sia in giurisprudenza) di collocare sic et simpliciter labuso del diritto nellarea dellillecito, non a caso Manuel Atienza e Juan Ruiz Manero hanno intitolato il loro libro sullabuso
del diritto, la frode alla legge e lo sviamento di potere Illeciti atipici, trad it. Bologna, 2004.
La difficolt di cui si appena riferito ben rappresentata anche dalla questione di quali siano
le conseguenze pi appropriate per latto abusivo: inefficacia, risarcimento o entrambi.
Il riferimento a Pietro Rescigno riguarda il saggio Labuso del diritto, in Riv. dir. civ., I,
1965, p. 205 ss. Preciso inoltre che nellambito di questa introduzione il sintagma norma
giuridica viene usato talvolta per indicare lenunciato del discorso delle fonti, talaltra per
indicare il contenuto di significato dellenunciato normativo.
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questultimo. Labuso del diritto, quindi, entra in gioco ogni volta che la
lettera della norma considerata pi ampia, sovradeterminata rispetto
allo scopo, ossia alla formulazione linguistica della norma sono riconducibili modalit di esercizio del diritto soggettivo in grado di frustrare la
finalit dellattribuzione del diritto soggettivo medesimo13.
Se gli oppositori dellabuso del diritto nutrono sovente una fiducia
esagerata nellinterpretazione letterale, ovvero ritengono che la formulazione della norma sia in grado di indicare con chiarezza le azioni e le
omissioni che costituiscono esercizio del diritto soggettivo (area del lecito) distinguendole da quelle che non costituiscono esercizio di quel diritto soggettivo (area dellillecito), v da dire, per contro, che la strada
della ricerca dello scopo della norma (delle ragioni dellattribuzione del
diritto soggettivo) propugnata dai fautori dellabuso del diritto (rectius:
del divieto di abusare del diritto) lastricata di insidie, ma soprattutto
intrisa di discrezionalit interpretativa14. Labuso del diritto comporta,
infatti, una riduzione teleologica della norma attributiva del diritto: classi
di casi regolate sulla base della sua formulazione vengono ad essa sottratti
in ragione della presenza o dellassenza di uno o pi elementi, presenza
o assenza che determina uno scostamento non sopportabile tra ragioni
dellattribuzione del diritto e risultato ottenuto con il suo concreto esercizio15. Il rischio che la dilatazione dellarea di applicazione del divieto
di abuso del diritto possa portare a riduzioni teleologiche talmente ampie
da svuotare del tutto o in gran parte le facolt e i poteri costitutivi di
un particolare diritto soggettivo, impedendone lesercizio in situazioni la
cui riconduzione alla norma attributiva del diritto appare chiara o poco
difficoltosa16.
Mi pare che da queste poche considerazioni emerga con chiarezza lo
stretto legame tra abuso del diritto e interpretazione delle disposizioni
normative, soprattutto tra abuso e discrezionalit interpretativa.
Riassumendo quanto si scritto sino a ora: lesercizio del diritto
Riprendo il lessico di F. Schauer, Le regole del gioco, trad. it. Bologna, 2000, passim.
V. retro il saggio Analogia giuridica e razionalit dellordinamento. Note a margine.
15
Bisogna tenere presente, inoltre, che non si pu pacificamente discorrere di illecito
solo perch una azione (o perch no, pure una omissione) apparentemente rientrante tra
quelle di esercizio di un diritto soggettivo, ma si colloca fuori dal suo scopo: in questo caso si
potrebbe ragionevolmente parlare non di illecito, bens di non esercizio del diritto soggettivo.
Vale a dire che pu non esservi sovrapposizione necessaria e completa tra area del non esercizio del diritto e area dellillecito.
16
Afferma correttamente P. Comanducci, Abuso del diritto e interpretazione giuridica, in
V. Velluzzi (a cura di), Labuso del diritto. Teoria, storia, ambiti disciplinari, cit., p. 29, che seguendo quanto sostenuto da Cass. civ., 18 settembre 2009, n. 20106, risulter sempre possibile
svuotare di contenuto precettivo qualunque clausola contrattuale.
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abusivo se non rispetta le condizioni che soddisfano le ragioni dellattribuzione del diritto soggettivo stesso. Orbene, un aspetto importante
da rammentare il seguente: si pu controvertere pure su quali siano
queste condizioni in grado di soddisfare le ragioni dellattribuzione.
Un esempio nostrano costituito dai gi menzionati casi dellabuso del
diritto in campo tributario e degli atti emulativi ex art. 833 del Codice civile. Non chiaro, infatti, se il contribuente faccia un uso improprio, abusivo appunto, della norma che gli attribuisce un beneficio fiscale ove agisca al solo fine di ottenere il beneficio e non anche per realizzare lo scopo
principale della norma in questione, oppure se basti la compresenza del
fine, per cos dire egoistico, o in terza istanza se una valutazione in termini
psicologico-soggettivi sia inutile e si debba riscontare, invece, se ci che
il contribuente ha realizzato sia di per s in grado di frustrare la finalit
principale della norma. Allo stesso modo dottrina e giurisprudenza sono
divise in due schieramenti opposti, quello dei soggettivisti e quello degli
oggettivisti, con riguardo agli elementi costitutivi degli atti emulativi17.
Insomma, pur se si ritiene configurabile sul piano concettuale la figura
dellabuso del diritto e si considera sensato, di conseguenza, sanzionare
lesercizio abusivo del diritto soggettivo, bisogna tener conto di molteplici fattori di diritto positivo. Mi spiego. Labuso del diritto si inserisce in
ordinamenti e ambiti disciplinari specifici e ci ha, o pu avere, svariati
riflessi sul modus operandi del divieto di abusare del diritto soggettivo.
Quanto ho detto sin qui ha gi fatto emergere, infatti, che:
a) talvolta labuso del diritto pu essere ricondotto a norme espresse
17
controverso se gli atti emulativi richiedano per essere vietati lo scopo di nuocere al
vicino, in senso affermativo si esprime Cass. civ., 9 ottobre 1998, n. 9998, in Giust. Civ. Mass.,
1998, p. 2046: Per aversi atto emulativo vietato dallart. 833 c.c. occorre il concorso di due
elementi: a) che latto di esercizio del diritto non arrechi utilit al proprietario; b) che tale atto
abbia il solo scopo di nuocere o arrecare molestia ad altri, nella direzione opposta va, invece,
Trib. Salerno, 9 luglio 2002, in Arch. civ., 2002, p. 1075: Per aversi atto emulativo vietato ai
sensi dellart. 833 c.c. necessaria la sussistenza di uno specifico divieto sanzionatorio ovvero
un comportamento idoneo esclusivamente a danneggiare il vicino. Si rammenti che in campo
tributario sono abusive le operazioni eseguite al solo scopo di procurarsi un vantaggio fiscale, Cass. civ., sez. tributaria, 5 maggio 2006, n. 10353, in Obbligazioni e contratti, 8-9, 2006,
p. 761, ma nella gi menzionata Cass. civ., sez. tributaria, 21 gennaio 2011, n. 1372, in Diritto e
giustizia, 2011, p. 35, la suprema Corte sostiene che Lapplicazione del principio di abuso del
diritto deve essere guidata da una particolare cautela, essendo necessario trovare una giusta
linea di confine tra pianificazione fiscale eccessivamente aggressiva e libert di scelta delle
forme giuridiche, soprattutto quando si tratta di attivit dimpresa, nel caso di specie la Cassazione ha ritenuto che lamministrazione finanziaria non poteva spingersi sino a imporre una
misura di ristrutturazione societaria diversa da quella adottata e giuridicamente possibile solo
perch la misura indicata dallamministrazione avrebbe comportato un maggior carico fiscale.
Ci anche se la scelta della societ sia stata adottata al solo fine di ottenere un risparmio fiscale.
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coniugale? La risposta positiva o negativa allinterrogativo passa dallinterpretazione delle disposizioni normative sopra ricordate ed proprio da un
esame pi approfondito degli argomenti usati nelle sentenze che si potranno sviluppare molteplici considerazioni di teoria e di tecnica dellinterpretazione giuridica.
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Ma la nozione di interpretazione letterale utilizzata nei discorsi dei giudici la stessa? Sembrerebbe di no. Il Tribunale di Roma sostiene che la
massima estensione semantica della disposizione normativa di cui allart.
156, comma 5 c.c. non contempla il requisito del pericolo dellinadempimento: linterpretazione letterale equivale qui allinsieme dei significati attribuibili alla disposizione normativa. Lo stesso giudice, infatti, scrive che
introdurre il requisito del pericolo dellinadempimento significherebbe limitare una facolt del coniuge creditore prevista dalla legge. Di tenore assai diverso , invece, laffermazione del Tribunale di Milano che rivolge in
via principale lattenzione allart. 2818 c.c., disposizione normativa della
quale una interpretazione letterale non pare configurabile, poich manca
un significato chiaramente desumibile dalla formulazione della disposizione
normativa oggetto di interpretazione. Il significato letterale parrebbe essere
qui non uno qualsiasi dei significati attribuibili alla disposizione normativa,
bens il significato chiaro (palese?) e se la chiarezza non v, allora non v
neppure il significato letterale. La Cassazione, invece, non sembra negare
lesistenza di un significato letterale dellart. 156, comma 5, ma ritiene che
esso vada corretto e superato alla luce dellinterpretazione sistematica.
Soffermiamoci sugli argomenti spesi dalla Suprema Corte e dal Tribunale di Milano.
Iniziamo dal secondo. Per prima cosa vale la pena notare che il giudice lombardo sposta lattenzione dalla formulazione dellart. 156, comma 5
c.c., alla formulazione dellart. 2818 c.c.; sarebbe questultima disposizione
normativa a non avere un chiaro significato e quindi non sottoponibile a interpretazione letterale. Tuttavia la domanda da porsi : che cosa c di tanto
oscuro nella disposizione normativa che dispone Ogni sentenza che porta
condanna al pagamento di una somma o alladempimento di altra obbligazione ovvero al risarcimento dei danni da liquidarsi successivamente titolo
per iscrivere ipoteca sui beni del debitore? Ovviamente si pu discutere su
quali provvedimenti siano sentenze di condanna al pagamento di una somma o alladempimento di altra obbligazione20, ma non v dubbio che lo sia
sinonimi. Sul tema sono tuttora importanti i saggi di Chiassoni, Luzzati, Mazzarese, Pastore e
Villa contenuti in V. Velluzzi (a cura di), Significato letterale e interpretazione del diritto, Torino, Giappichelli, 2000, passim. Per riferimenti bibliografici pi recenti v. F. Poggi, Significato
letterale: una nozione problematica, in P. Comanducci-R. Guastini (a cura di), Analisi e diritto
2006. Ricerche di giurisprudenza analitica, Torino, Giappichelli, 2007, 196 ss., e P. Chiassoni,
Tecnica dellinterpretazione giuridica, Bologna, il Mulino, 2007, p. 60 nota 14. Una curiosit:
i giudici di merito e di legittimit non menzionano lart. 12 comma 1 delle preleggi e i criteri
interpretativi in esso contenuti.
20
Una sintetica, ma ben curata, rassegna della dottrina e della giurisprudenza si trova
nel Commentario al codice civile a cura di P. Cendon, Milano, Giuffr, 2008, pp. 747-760.
113
la sentenza di cui allart. 156, comma 5 c.c., tanto vero che i commentatori
hanno ritenuto questa disposizione normativa ridondante, pleonastica, superflua, iterativa dei contenuti dellart. 281821. Insomma, vista la formulazione dellart. 2818 c.c., non v dubbio che essa abbia quale suo possibile
significato, ossia a essa attribuibile applicando le regole semantiche e sintattiche della lingua italiana, quello che consente liscrizione e la sua permanenza sulla base della sentenza o del decreto di omologazione. Largomento per il quale la lettera oscura, troppo oscura per poter essere seguita,
non persuade. A fare chiarezza dovrebbe soccorrere il sistema. Ma a questo punto evidente che lappello allinterpretazione sistematica non trova
fondamento nellassenza di chiarezza della formulazione normativa dellart.
2818 c.c., bens nella sua inadeguatezza. E infatti il Tribunale di Milano,
dopo aver ritenuto che linterpretazione letterale non configurabile, afferma, contraddicendosi, che se si seguisse la stessa interpretazione letterale
(dunque configurabile) si giungerebbe a risultati inaccettabili: si sottometterebbe infatti lobbligato allesercizio non solo potestativo, ma anche con
effetti permanenti nel tempo [] di una facolt di iscrizione di ipoteca da
parte dellaltro coniuge o ex coniuge [] oltre agli effetti negativi sul patrimonio in termini di possibilit di vendere limmobile [] ai notori effetti
negativi in caso di richieste di accesso al credito bancario o finanziario.
Non v da scandalizzarsi se questioni semanticamente chiare sono ritenute giuridicamente opache, o trasformate in situazioni giuridicamente
opache, ma importante vagliare in base a quali argomenti lopacit sostenuta o costruita22. Nel caso del giudice meneghino mi pare che egli abbia
individuato una lacuna assiologica, ovvero non una mancanza di disciplina,
bens la presenza di una disciplina inidonea alla luce di supposte considerazioni sistematiche23. Il significato chiaro per il giudice lequivalente del
significato adeguato e da preferire, per cui il significato letterale non essendo chiaro inadeguato e va scartato, mentre il significato frutto per lui di
argomentazioni sistematiche chiaro, adeguato e quindi da adottare.
Vale la pena, allora, spendere qualche parola sullinterpretazione siste Si tengano presenti le parole di G. Gorla, P. Zanelli, Del pegno e delle ipoteche, Commentario Scialoja e Branca, Bologna-Roma, Zanichelli-Il foro italiano, 1992, p. 289: Quanto
allipotesi del comma 2 (ora art. 156 5 comma) si osservato che detta espressa previsione
rimasta, nonostante lunanime riconoscimento della sua superfluit perch ogni condanna a
prestazioni alimentari sempre stata considerata titolo idoneo alliscrizione di ipoteca giudiziale, a sottolineare limportanza della tutela del coniuge [] economicamente pi debole.
22
Cfr. M. Barberis, Filosofia del diritto. Unintroduzione teorica, Torino, Giappichelli,
2003, p. 227.
23
Sulle lacune assiologiche v. per tutti R. Guastini, Defettibilit, lacune assiologiche, interpretazione, in Id., Nuovi studi sullinterpretazione, Roma, Aracne, 2008, pp. 97-118.
21
114
115
116
Si potrebbe obiettare che per dipanare la matassa a favore della soluzione adottata dal Tribunale di Milano decisivo largomento della natura del
credito vantato dal coniuge (o ex coniuge) creditore e della ragione della
tutela a esso accordata attraverso lipoteca giudiziale, una sorta di interpretazione funzionale dellipoteca giudiziale associata al carattere futuro del
credito garantito28. Tuttavia questo argomento per un verso incoerente e
per laltro verso suicida, nel senso che accredita la tesi opposta a quella caldeggiata.
Scendiamo nei dettagli.
Per prima si segnala lincoerenza. Pur tenendo ferma la natura futura
del credito vantato dal coniuge o dallex coniuge e pur accettando la tesi
che la funzione dellipoteca sia quella di garantire posizioni giuridiche di
diritto relativo in atto (sono le parole della motivazione della sentenza milanese), non si vede come si possa affermare che non v una norma in tema
di garanzia ipotecaria per crediti non ancora sorti e subito dopo indicare
nellart. 2852 c.c. un principio generale. Il contenuto di questo principio sarebbe appunto quello di consentire liscrizione ipotecaria per i crediti futuri, per quanto col limite della loro dipendenza da rapporti giuridici gi sorti.
Quindi non solo non v carenza di regolamentazione della materia, ma la
disciplina fa capo addirittura a una norma che assurge al rango di principio
generale.
Per seconda si indica la parte suicida del ragionamento. Per quanto la
nozione di rapporto giuridico sia concettualmente controversa, al punto da
aver impegnato e interessato anche i filosofi del diritto, sarebbe davvero ardito e molto complicato sostenere che il credito del coniuge o dellex coniuge non si fonda su un rapporto gi in essere29. Basta rammentare, infatti,
che si verte in materia di ipoteca giudiziale e il beneficiario procede alliscrizione dopo aver ottenuto un titolo valido per legge, ovvero una sentenza o
un atteggiamento critico, ossia colui che cerca di determinare cosa dicono le fonti del diritto
e qualora il risultato gli sembri ancora incompleto e contraddittorio [] cerca di distinguere
quanto ricavabile con i mezzi interpretativi concessi dalle fonti stesse e quanto in tale operazione deriva invece dai suoi valori, dalle sue opinioni e dai suoi interessi (cos M. Jori, Del
diritto inesistente. Saggio di metagiurisprudenza descrittiva, Pisa, Ets, 2010, p. 120), troverebbe
largomentazione carente proprio riguardo alla distinzione raccomandata.
28
Sulla funzione dellistituto ipotecario e dei vari tipi di ipoteca v. A. Chianale, Lipoteca, in Trattato di Diritto civile a cura di Sacco, Torino, Utet, 2005, passim; sulla natura del
credito del coniuge separato e sulle garanzie predisposte dallart. 156 c.c., v. E. Zanetti Vitali,
La separazione personale dei coniugi, in Commentario a cura di Schlesinger e Busnelli, Milano,
Giuffr, 2006, sub art. 156.
29
Non a caso il giudice non lo dice apertamente ma vagamente allusivo. Il filosofo del
diritto a cui ci si riferisce L. Bagolini, Note intorno al rapporto giuridico, in Archivio giuridico,
II, 1944, pp. 193-208.
117
un decreto di omologa della separazione, provvedimenti che di certo istituiscono un rapporto giuridico tra debitore e creditore, rapporto sul quale si
basa lobbligo dello stesso debitore di adempiere con regolare periodicit
le prestazioni future. Orbene: il credito (futuro) del coniuge (o ex coniuge)
trova saldo ancoraggio in un rapporto esistente; che lipoteca possa garantire crediti futuri fondati su rapporti esistenti un principio generale sancito dallart. 2852 c.c.; ergo la permanenza della garanzia pare attuazione del
principio e non in contrasto con esso. In tal guisa la natura futura del credito e la funzione dellipoteca non forniscono alcun sostegno allintroduzione dellavvenuto inadempimento o del pericolo dellinadempimento futuro
quale requisito per la sopravvivenza della garanzia ipotecaria30.
Ora la Cassazione. A dire il vero largomento principale addotto dai giudici di legittimit pi lineare e meno fumoso di quelli sostenuti dal giudice
di merito meneghino. Lattenzione tutta rivolta allart 156 c.c. (e alla corrispondente normativa in materia di divorzio) e linterpretazione sistematica
evocata si gioca internamente alle tutele apprestate dalle disposizioni normative sulla separazione personale tra coniugi (e sul divorzio). Questo argomento stato speso pure dal Tribunale di Milano, ma come un argomento
tra i molti e senza attribuirgli un peso determinante, mentre nella motivazione della sentenza della Suprema corte acquista valore decisivo. Anzi per
il giudice di merito linterpretazione sistematica coinvolgeva primariamente
le disposizioni normative in materia di ipoteca e secondariamente le disposizioni riguardanti la separazione personale e il divorzio.
Per la Suprema corte vale lopposto. Pi in particolare, opportuno sottolinearlo, il collegio ha scritto che non , tuttavia, da trascurare, il fatto
che il primo comma del citato art. 8 ed il quarto comma del parimenti citato art. 156, con disposizioni tra loro affini, prevedono che il giudice che
pronuncia lo scioglimento o la cessazione degli effetti civili del matrimonio,
ovvero la separazione, pu imporre allobbligato di prestare idonea garanzia
reale o personale solo se esiste il pericolo che egli possa sottrarsi alladempimento nella corresponsione di quanto dovuto allaltra parte [dunque] pare
inevitabile dover concludere sulla base di una lettura in chiave sistematica [] la quale tenga altres conto, da un lato, pur sempre dellautonomia,
rispetto allart. 2818 c.c., delle previsioni di cui allart. 8, comma secondo,
legge 898/1970 e di cui allart. 156, quinto comma c.c., nonch, dallaltro
lato, del fatto che anche le misure del sequestro di parte dei beni del coniuge obbligato e dellordine ai terzi di versamento diretto agli aventi di Si parla solo della sopravvivenza della garanzia ipotecaria e non anche della condizione per la sua istituzione in virt di quanto detto retro nota 16.
30
118
ritto sono subordinate a norma del penultimo dellart. 156 c.c., come pure
ai sensi delle disposizioni affini dellart. 8 della citata legge, commi dal terzo al settimo [] al caso di inadempienza dellobbligato [] la relativa
mancanza, originaria o sopravvenuta, determina, venendo appunto meno lo
scopo per cui la legge consente il vincolo, lestinzione della garanzia ipotecaria gi prestata31. Sostenendo lautonomia delle disposizioni normative
dellart. 156 c.c., comma quinto e dellart. 8, comma secondo, della legge
898/1970 rispetto allart. 2818 c.c., la Suprema corte sembra voler dire che
se si leggessero questo disposizioni normative in maniera subalterna allart.
2818 c.c., la tesi maggioritaria (ripresa dal Tribunale di Roma) sarebbe ineccepibile, solo guardando al sistema delle tutele apprestate dallart. 156 c.c.
e dallart. 8 legge 898/1970 e al loro scopo che possibile, anzi necessario,
attribuire al debitore diligente, non inadempiente e dalla prognosi di adempimento favorevole, il diritto alla cancellazione dellipoteca.
Insomma, anche la Cassazione rende defettibile il comma 5 dellart. 156
c.c., tuttavia non usa linterpretazione sistematica e funzionale in modo
contradditorio, confuso e generico a mo di cortina fumogena per occultare ragioni equitative calibrate su un proprio metro di giustizia. I giudici di
legittimit richiamano, invece, la necessit di una proporzione delle tutele
apprestate per garantire il credito del coniuge o ex coniuge. Se garanzie personali, altre garanzie reali (rispetto allipoteca), versamenti diretti da parte
del datore di lavoro del debitore, possono essere disposti, a seconda dei casi, soltanto se ricorre inadempimento o il pericolo del medesimo, irragionevole, ingiustificato, sproporzionato, permettere che la garanzia ipotecaria
gravi su uno o pi beni del debitore in assenza di una di queste condizioni.
Si evidenzia una lacuna assiologica, ovvero la presenza di una disciplina inadeguata, in quanto la garanzia ipotecaria trattata, senza ragione, in maniera diversa dalle altre garanzie reali, personali e dalle ulteriori forme di tutela
previste del credito del coniuge e dellex coniuge.
31
119
lintroduzione del requisito dellinadempimento o del pericolo dellinadempimento, estraneo alla formulazione e alle possibili interpretazioni del comma 5 dellart. 156, spettasse alla Cassazione oppure no. Ovviamente questo
punto rileva sempre che si vogliano prendere le norme giuridiche, costituzionali e non, sul serio.
Si visto che largomento sistematico e teleologico usato dalla Cassazione solleva una questione di proporzione delle tutele che si traduce in un
problema di ingiustificata differenziazione del trattamento di situazioni
riconducibili alla medesima ratio. Si tratta pertanto di un tipico problema
rilevante ex art. 3, comma 1, Costituzione32. Per risolvere il problema la
Cassazione non procede a una determinazione di significato dellart. 156,
comma 5, conforme a Costituzione, non aveva spazi semantici per farlo, ma
colma la lacuna assiologica innestando il requisito previsto in altri commi
del medesimo articolo nel comma 5.
il modo corretto di procedere o si sarebbe dovuta sollevare questione di legittimit costituzionale ex art. 3, comma 1, della Costituzione per
irragionevolezza della disciplina disposta dallart. 156, comma 5? Se si dismettono gli abiti del teorico del diritto e si indossano quelli del dogmatico
a questo interrogativo si deve rispondere: necessario sollevare la questione di legittimit costituzionale33. La Cassazione non pu seguire scorciatoie
decisionali sostituendosi al giudice delle leggi, pu solamente agevolargli il
lavoro adottando interpretazioni costituzionalmente orientate, ma ove ci
non sia possibile ai giudici costituzionali che bisogna rivolgersi. In ambito
giuridico non conta soltanto il risultato, ma anche il modo attraverso il quale il risultato conseguito e il rispetto delle competenze istituzionali essenziale per ritenere una decisione adottata secondo diritto34.
Sui legami tra art. 3, comma 1 della Costituzione, ragionevolezza e analogia giuridica si rinvia alle pagine di V. Boncinelli, I valori costituzionali tra testo e contesto, Torino,
Giappichelli, 2007, cap. IV e alla bibliografia ivi citata, nonch al 4 del saggio Osservazioni
sullanalogia giuridica, in questo libro.
33
Cos come di accoglimento avrebbe dovuto essere leventuale pronuncia della Corte
costituzionale sul quesito di legittimit. Se la questione di legittimit costituzionale fosse stata
sollevata avrebbe comportato da parte del collegio costituzionale una sentenza di incostituzionalit dellart. 156, comma 5 per la parte in cui non prevede etc.
34
Per dirla con le autorevoli parole di M. Gallo, Moralit, Napoli, Esi, 2011, p. 170,
bisogna fare sempre attenzione alle soluzioni che possono trasformare un ordinamento in
qualcosa che assomiglia ad una veste di Arlecchino, fatta di pezze scelte di volta in volta dal
gusto di chi deve fornire di abito un ignudo.
32
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Stefano Pagliantini, Forma e formalismo nel diritto europeo dei contratti,
2009
Fulvio Cortese, Filippo Sartori (a cura di), Finanza derivata, mercati e investitori, 2011
discipline pubblicistiche
Giuliano Fonderico, Autonomie locali e iniziativa economica privata.
Studio sui monopoli e le privative comunali, 2008
Luigi Benvenuti, Marcello Clarich (a cura di), Il diritto amministrativo
alle soglie del nuovo secolo. Lopera scientifica di Fabio Merusi, 2010
Emiliano Frediani, La produzione normativa nella sovranit orizzontale, 2010
Francesco Monceri, Servizi pubblici e istanze sociali nella costituzione
economica europea, 2011
Fabio Giglioni, Governare per differenza. Metodi europei di coordinamento, 2012
Vito Velluzzi (a cura di), Labuso del diritto. Teoria, storia e ambiti disciplinari, 2012
Vito Velluzzi, Tra teoria e dogmatica. Sei studi intorno allinterperetazione,
2012
TESTI
Luca Pelliccioli, Vito Velluzzi (a cura di), Lanalogia e il diritto. Antologia breve, 2011