Aterosclerosi
L'aterosclerosi una forma di arteriosclerosi caratterizzata da infiammazione cronica delle arterie di grande e medio
calibro che si instaura a causa dei fattori di rischio cardiovascolare: fumo, ipercolesterolemia, diabete
mellito, ipertensione, obesit, iperomocisteinemia. Anatomicamente, la lesione caratteristica dell'aterosclerosi
l'ateroma o placca aterosclerotica, ossia un ispessimento dell'intima (lo strato pi interno delle arterie, che rivestito
dall'endotelio ed in diretto contatto con il sangue) delle arterie, dovuto principalmente all'accumulo di materiale
lipidico (grasso) e a proliferazione del tessuto connettivo, che forma una cappa fibrosa al di sopra del nucleo lipidico.
L'aterosclerosi causata dal concorso di numerosi fattori, che possono essere raggruppati in due classi: fattori
sistemici e fattori locali.I fattori sistemici sono rappresentati dai fattori di rischio cardiovascolare e comprendono fattori
non modificabili (et, sesso e caratteristiche genetiche) e fattori modificabili (fumo, ipercolesterolemia, ipertensione,
obesit, diabete, iperomocisteinemia, ecc.). I fattori locali sono costituiti dagli stress meccanici prodotti dal flusso, sia
esso laminare o turbolento, e presentano una distribuzione disomogenea nell'ambito dell'albero arterioso, dal momento
che sono pi intensi in alcune regioni rispetto ad altre (vedi sotto). Il ruolo fondamentale nello sviluppo della reazione
infiammatoria cronica dell'intima svolto dalla ossidazione delle LDL, che restano intrappolate nella matrice
extracellulare dello spazio subendoteliale. L'ossidazione delle LDL dovuta ad enzimi e metaboliti ossidanti prodotti
dalle cellule della parete arteriosa, soprattutto dai monociti-macrofagi reclutati nell'intima in conseguenza del danno
endoteliale a varia eziologia.
I nutrienti,standard nutrizionali
I nutrienti sono sostanze classificate in base a specifiche caratteristiche chimiche in 5 grandi
gruppi:acqua,proteine,lipidi,carboidrati,vitamine e sali minerali.Per standard nutrizionali, si intende gli apporti di
energia e nutrienti ritenuti adeguati in funzione della stima dei relativi bisogni a livello di sicurezza, tenendo conto delle
condizioni di et, sesso ecc.; gli standard hanno dunque lo scopo di proteggere la popolazione dal rischio di carenze
nutrizionali, fornire elementi utili per valutare ladeguatezza nutrizionale della dieta media della popolazione,
contribuire alla pianificazione della politica degli approvvigionamenti alimentari.
Fabbisogno energetico e composizione corporea
Il fabbisogno calorico giornaliero viene definito come lapporto di energia di origine alimentare necessario
a compensare il dispendio energetico di individui che mantengano un livello di attivit fisica sufficiente per partecipare
attivamente alla vita sociale ed economica e che abbiano dimensioni e composizione corporee compatibili con un
buono stato di salute a lungo termine. E' possibile approfondire lo studio dello stato nutrizionale di un paziente,
mediante la valutazione della sua composizione corporea. Il corpo umano composto da numerosi costituenti, tuttavia
la composizione corporea viene convenzionalmente espressa in due comparti principali: la massa grassa (FAT) e la
massa magra (Fat Free Mass o FFM). La massa grassa il peso del solo grasso dell'organismo (sottocutaneo e
periviscerale), mentre la massa magra il peso di tutti gli altri componenti organici e cio: minerale osseo, glicogeno
epatico, proteine muscolari, sali minerali, ma soprattutto acqua.L'acqua infatti costituisce, in condizioni normali, circa il
73 % della FFM totale.Lanalisi impedenziometrica unanalisi che completa la semplice lettura dellago della bilancia .
Lincontro fatidico con la bilancia ed il suo responso, specie dopo un pranzo domenicale, dopo un periodo
dallenamento, dopo una dieta pu risultare anomalo e non privo di risvolti psicologici!!!Si tende a pesarsi per valutare
quanto siamo dimagriti , ma siamo sicuri che quella sia una stima reale e rappresentativa? E magari ne usciamo anche
sorridenti poich lago indietreggiato di 3 kg ma cosa abbiamo perso? siamo sicuri che la nostra dieta ci stia
portando verso la direzione prescelta?Limpedenziometria o analisi tricompartimentale qualitativa differisce dalle altre
analisi, tipo la plicometria, poich considera diversi parametri del paziente: sesso, altezza, et, peso, resistenza e
reattanza da cui possibile ricavare parametri quali Massa Grassa (FM) e Massa Magra (FFM), questultima suddivisa in
Massa Cellulare (BCM) e Massa Extracellulare (ECM): il corpo umano risulta scomposto in tre compartimenti FFM BCM e
ECM.Nella pratica il paziente devessere sdraiato supino, gambe leggermente divaricate ad un angolo 30-45, braccia
lungo i fianchi, staccate dal busto alle cui estremit di gambe e braccia corrispondenti vengono collegati 4 elettrodi
.Una micro corrente, la cui intensit non avvertibile, verr fatta passare alle estremit del paziente, calcolando in
modo diretto i valori che poi verranno sviluppati da un software che ci fornir una serie di dati e che renderanno
controllabile nel tempo la fisiologia del paziente o dellatleta.
Metabolismo dei carboidrati
Glucogenesi e glicogenolisi
La gluconeogenesi o neoglucogenesi un processo metabolico mediante il quale, in caso di necessit dovuta ad una
carenza di glucosio nel flusso ematico, un composto non glucidico viene convertito in glucosio, seguendo
sostanzialmente le tappe inverse delle glicolisi. La gluconeogenesi fondamentale per garantire un adeguato apporto
di glucosio ai tessuti insulinoindipendenti (cervello, globuli rossi e muscoli durante l'esercizio fisico intenso).La
gluconeogenesi, che si svolge in molti i tessuti ed in particolare nel fegato, diventa fondamentale durante il digiuno,
quando le riserve glucidiche dell'organismo sono esaurite.La gluconeogenesi parte dal piruvato ed in buona parte
l'inverso della glicolisi. La gluconeogenesi di esclusiva competenza del fegato (avviene in misura minore anche
nei reni e nell'intestino); qui, tramite la gluconeogenesi, si ottiene il glucosio che verr trasportato ai vari tessuti, fino a
raggiungere il cervello. Sette reazioni su dieci della glicolisi avvengono in verso opposto rispetto alla gluconeogenesi;
se la gluconeogenesi fosse l'esatto inverso della glicolisi, in ogni tappa, sarebbe necessario fornire energia. Quindi, tre
reazioni della glicolisi non possono essere sfruttate (per questioni energetiche) nella gluconeogenesi; al posto di queste
tre reazioni, si sfruttano altre reazioni con substrati, prodotti ed enzimi diversi.La reazione che dal glucosio 6-fosfato
porta a glucosio catalizzata da una fosfatasi anzich da una chinasi; anche il passaggio dal fruttosio 1,6-bisfosfato al
fruttosio 6-fosfato viene catalizzato da una fosfatasi invece che da una chinasi.La terza reazione che differisce dalla
glicolisi quella che porta alla formazione del fosfoenolpirivato dal piruvato; ci avviene mediante la piruvato
carbossilasi, che utilizza una molecola di anidride carbonica per allungare la catena carboniosa, e mediante
la fosfoenolpiruvato carbossichinasi (l'energia per questo processo fornita dalla GTP).Supponiamo di svolgere attivit
fisica e di essere lontano dai pasti, necessario attivare il metabolismo del glucosio per produrre energia. Se
la glicemia nel sangue minore di 5 mM allora si concretizza il segnale di fabbisogno di glucosio: le cellule
del pancreas rilasciano un ormone ( un piccolo dipeptide) il glucagone che, tramite il sangue, raggiunge
gli epatociti (fegato); qui viene attivata la via gluconeogenetica e bloccata la glicolisi. Il glucosio neoformato verr
rilasciato in circolo e veicolato soprattutto a globuli rossi, sistema nervoso e tessuto muscolare.La glicogenolisi un
processo metabolico che degrada molecole di glicogeno fino ad ottenere il monosaccaride glucosio. Quotidianamente,
l'organismo umano necessita di regolare i suoi equilibri. Tra questi equilibri c' la necessit di mantenere costante la
concentrazione ematica di glucosio. La presenza di unaconcentrazione di glucosio nel sangue inferiore alla normalit,
viene avvertita e segnalata dall'ormone glucagone, il quale definito ormone iperglicemizzante. Il glucagone agisce a
livello epatico ed capace di avviare una serie di eventi biochimici che portano alla liberazione di glucosio nel sangue.
Un altro ormone l'adrenalina, che ha lo stesso compito del glucagone, ma a differenza di questo, l'adrenalina agisce a
livello muscolare. A seguito dello stimolo ormonale (sia esso epatico che muscolare), viene attivata una protein-chinasi,
capace di legare un gruppo fosfato sui residui di serina dell'enzima, attivandolo. L'enzima principale
della glicogenolisi la glicogeno fosforilasi. Questo enzima, nella forma fosforilata (glicogeno fosforilasi a) attivo,
mentre la sua inattivazione (glicogeno fosforilasi b) dovuta alla rimozione dei gruppi fosfato dai residui di serina, ad
opera di una proteina fosfatasi. Quando c' una reazione anabolica (che utilizza energia) l'ATP si trasforma in ADP,
quando c' una reazione catabolica (che produce energia) l'ADP si trasforma in ATP. Le unit di glucosio, delle estremit
non riducenti delle catene di glicogeno, rimosse dalla glicogeno fosforilasi, si trovano nella forma fosforilata
sul carbonio anomerico, formando quindi glucosio-1-fosfato. Successivamente il glucosio-1-fosfato, viene attaccato
dall'enzima fosfoglucomutasi, il quale lo converte in glucosio-6-fosfato, il quale pu facilmente entrare nel processo
della glicolisi, oppure essere liberato nel sangue come glucosio.
Glicolisi
La glicolisi una via metabolica che si svolge nel citosol, si parte dal glucosio e attraverso 9 tappe (11 reazioni) ri arriva alla formazione
di due molecole di acido piruvico, di di ATP e 2 di NADH ridotto. segue il ciclo di Krebs all'interno della matrice mitocondriale dove le
molecole di acido piruvico entrano una alla volta legate al coenzima A (acetil-CoA), durante il ciclo contando entrambe le molecole di
acetil-CoA, si liberano 6 molecole di CO2 (anidride carbonica) 2 di ATP e vengono ridotte 6 molecole di NADH e 2 di FADH2. segue la
catena respiratoria o trasporto degli elettroni (sulle creste mitocondriali) dove il NADH e il FADH si riossidano cedendo atomi di idrogeno
(fosforilazione ossidativa) alla fine interviene l'ossigeno che si lega agli atomi di idrogeno formando l'acqua. l'intero processo ha scopo
energetico, alla fine infatti, tirando le somme vengono prodotte 38 molecole di ATP per ogni molecola di glucosio (questo nella
respirazione aerobia).
Ciclo di cori
Il ciclo di Cori un ciclo metabolico che, tramite la circolazione sanguigna, lega fegato e muscolo. L'energia per la
contrazione muscolare fornita dall'idrolisi dell'ATP, che viene poi rigenerato dalla fosforilazione ossidativa nei
mitocondri delle fibre muscolari rosse (lente) e dalla glicolisi che produce lattato nelle fibre muscolari pallide (rapide).
Anche le fibre rosse producono lattato quando la domanda di ATP supera il flusso ossidativo. Il lattato viene trasferito
attraverso il sangue al fegato dove viene riconvertito in piruvato dalla lattato deidrogenasi e poi a glucosio dalla
gluconeogenesi. Quindi, mediante la comunicazione generata dal flusso sanguigno, il muscolo ed il fegato partecipano
a un ciclo metabolico noto con il nome di ciclo di Cori. Non esiste soltanto un ciclo muscolo fegato, ma anche un ciclo
eritrocita-fegato poich i globuli rossi non possiedono i mitocondri ed utilizzano costantemente la glicolisi anaerobica e
la produzione di lattato. Circa 40g di lattato vengono prodotti nelle 24 ore dai processi anaerobici e tutto questo lattato
viene, col sangue portato al fegato per la conversione in glucosio tramite la gluconeogenesi.
Ciclo degli acidi tricarbossilici o ciclo di krebs
Il ciclo di Krebs fa parte del catabolismo, cio dellinsieme di reazioni chimiche del nostro organismo in cui sostanze
complesse vengono progressivamente trasformate in molecole semplici. Ha lo scopo di trasformare in ununica
sorgente di energia tutte le molecole introdotte nellorganismo con gli alimenti: proteine, zuccheri e grassi. Il ciclo
consiste in una serie di otto reazioni chimiche che, dalle molecole degli alimenti, portano da una parte alla formazione
di anidride carbonica e dallaltra a molecole ricche di energia, i cosiddetti coenzimi ridotti. Perch lenergia cos
ottenuta possa essere utilizzata dalla cellula per necessario che queste molecole subiscano altre trasformazioni
attraverso un secondo meccanismo biochimico, la fosforilazione ossidativa. I composti intermedi del ciclo inoltre
possono essere utilizzati nella biosintesi, cio nella formazione di nuove molecole. Il ciclo di Krebs si svolge allinterno
dei mitocondri, organelli cellulari specializzati nella produzione di energia.
Ciclo dei pentosi
La via dei pentoso fosfati, o ciclo dei pentoso fosfati, un ciclo metabolico che avviene nel citoplasma della cellula. Questa via
metabolica pu essere definita ciclica in quanto, sebbene non sempre, i prodotti della reazione vengono trasformati per essere
reimmessi nel ciclo. La prima parte della via, definita fase ossidativa, vede una serie di reazioni che ossidano il glucosio-6-fosfato a
ribosio-5-fosfato, uno zucchero basilare per la sintesi dei nucleotidi. Nella seconda fase, definita non ossidativa, avviene
l'epimerizzazione e l'isomerizzazione del ribosio-5-fosfato che produce, alla fine, fruttosio-6-fosfato e gliceraldeide-3-fosfato. Il fruttosio6-fosfato facilmente interconvertito in glucosio-6-fosfato attraverso l'enzima fosfofruttosio isomerasi e il ciclo pu continuare. La via dei
pentoso fosfati ha due scopi. Nella parte ossidativa serve a sintetizzare il ribosio-5-fosfato, precursore dei nucleotidi, mentre nella parte
non ossidativa avvengono delle trasformazioni che rimettono in ciclo Il fruttosio-6-fosfato, convertito facilmente in glucosio-6-fosfato.
Questa seconda parte avviene perlopi quando la cellula, e di conseguenza il tessuto, ha pi necessit di potere riducente sotto forma
di NADPH rispetto alla presenza dello zucchero ribosio-6-fosfato.
Ciclo dei polioli
Il glucosio pu essere convertito nel polidrossi alcool sorbitolo dallenzima aldoso reduttasi.Questo enzima
relativamente aspecifico poich in grado di convertire diversi aldoesosi nelle rispettive molecole di alcool.
Glicazione delle proteine
La glicazione proteica la reazione mediante la quale gli zuccheri si legano ad alcuni gruppi di proteine. Il processo si
svolge in pi stadi. I prodotti di glicazione avanzata, una volta fissati alle proteine dell'organismo, sono responsabili di
alcuni danni ai tessuti (complicanze).La glicazione una reazione non-enzimatica: dipende cio solamente dalla quantit di
glucosio nel sangue (che nel diabete aumenta), dalla quantit di proteine, dalla permeabilit delle cellule al glucosio,
dai gruppi amminici liberi.
Glicosilazione delle proteine
La glicosilazione una modificazione che consiste nellaggiunta di una o pi unit di zucchero, a opera di un enzima
chiamato glicosiltranferasi. A seconda della catena amminoacidica sulla quale gli zuccheri vengono legati distinguiamo
la N-glicosilazione (coinvolge la catena laterale di unasparagina) e la O-glicosilazione (su un residuo di serina o
treonina). La presenza dello zucchero spesso importante per aiutare la proteina a raggiungere la conformazione
corretta, in modo da permetterle di continuare la sua maturazione e proteggendola da attacchi eventuali di altri enzimi
(proteasi).
Metabolismo dei lipidi
Sintesi degli acidi grassi e dei trigliceridi
La sintesi di acidi grassi avviene nel citosol delle cellule del fegato e nel tessuto adiposo (ghiandola mammaria delle
femmine, nei mammiferi) sotto l'azione degli enzimi del gruppo acido grasso sintetasi. La molecola chiave della
biosintesi degli acidi grassi l'Acetil CoA proveniente dalla degradazione stessa degli acidi grassi (beta-ossidazione),
dalla glicolisi (decarbossilazione del piruvato ad opera del piruvato carbossilasi) o dal catabolismo di amminoacidi.
L'Acetil CoA viene prodotto nei mitocondri dai processi detti sopra e viene trasportato nel citoplasma sotto forma di
citrato utilizzando di fatto il primo stadio del ciclo di Krebs. Una volta giunto nel citosol il citrato libera acetile e
ossalacetato (che rientra nei mitocondri) . L'acetil pronto per la biosintesi dei grassi. Si forma una doppia molecola
per unione di un acetilCoA+malonilCoA. Il malonilCoA deriva da acetile per carbossilazione in presenza di Mn++ e per
azione dell'acetilCoA carbossilasi (enzima specialalizzato nella carbossilazione che contiene come gruppo prostetico la
biotina o Vitamina H). Con consumo di 1 ATP la molecola di acetil riceve un gruppo COO- e si trasforma in malonil. Il
gruppo acetil-malonil si unisce ad un complesso multienzimatico (Acyl Carrier Protein) ACP contenente il coenzima
acido pantotenico (vitamina idrosolubile avente molecola uguale alla porzione terminale del coenzima A). Si costituisce
la molecola di acetomalonil-ACP cui segue per decarbossilazione acetoacetil-ACP .Attraverso altri passaggi, che
comportano la riduzione dell'acetoacetil-ACP, grazie all'ossidazione di NADPH, si giunge al gruppo butirril-ACP a 4 atomi
di carbonio. Per condensazioni successive di altre molecole di malonil-CoA si giunge alla catena di acido grasso che in
natura ha un numero (quasi sempre) pari di carboni. I triacilgliceroli vengono prodotti nei tessuti animali a partire da
due precursori (gli acil-CoA e l'L-glicerolo 3-fosfato) mediante una serie di reazioni enzimatiche. Il glicerolo 3-fosfato si
pu formare in due modi. Pu derivare daldiidrossiacetone fosfato prodotto nella glicolisi per azione della glicerolo 3fosfato deidrogenasi NAD-dipendente localizzata nel citosol, mentre nel rene e nel fegato pu formarsi
dal glicerolo mediante una fosforilazione catalizzata dalla glicerolo chinasi. Gli altri precursori dei triacilgliceroli sono gli
acil-CoA, che si formano dagli acidi grassi a opera della acil-CoA sintetasi, lo stesso enzima che attiva gli acidi grassi
per farli entrare nella -ossidazione. La prima fase della sintesi dei triacilgliceroli l'acilazione dei due gruppi ossidrilici
liberi di L-glicerolo 3-fosfato con due molecole di acil-CoA per generare diacilglicerolo 3-fosfato, pi conosciuto con il
nome di acido fosfatidico o fosfatidato. Nella via che porta alla formazione di triacilgliceroli, il fosfatidato viene
idrolizzato da parte della fosfatidato fosfatasi per formare 1,2-diacilglicerolo. I diacilgliceroli possono essere convertiti in
triacilgliceroli per transesterificazione con una terza molecola di acil-CoA.Il trigliceride formato da una molecola di
glicerolo e 3 catene di acidi grassi.
Mobilizzazione degli acidi grassi
Prima di poter essere utilizzati come combustibili, i triacilgliceroli devono essere idrolizzati per rilasciare gli acidi grassi
mediante una reazione sottoposta a controllo ormonale(adrenalina,Gh,glucagone).Lintero processo, noto come lipolisi,
ha origine dalla stimolazione di specifici recettori posizionati sulla membrana degli adipociti.I trigliceridi vengono
demoliti grazie a una lipasi tissutale.Gli acidi grassi rilasciati nel torrente ematico ad opera di lipasi tissutali, si legano
allalbumina sierica che funge da trasportatore, mentre il glicerolo viene captato e metabolizzato dal fegato.
Ossidazione degli acidi grassi
La beta-ossidazione una via metabolica a spirale, che consente di degradare gli acidi grassi con produzione di Acetil-CoA. formata
da una serie di quattro reazioni cicliche al termine delle quali viene rilasicata una molecola a due atomi di carbonio sotto forma di acilCoA + 1 acil-CoA accorciato di due atomi di carbonio. La via metabolica ciclica poich l'acil-CoA accorciato, viene sottoposto ad un
nuovo ciclo di -ossidazione, con un ulteriore accorciamento di 2 atomi di carbonio e produzione di una seconda molecola di acil-CoA e
cos via. Per ogni cilco (ogni ciclo= ogni serie di 4 reazioni) di ossidazione vengono contemporaneamente formate 1FADH2 + 1NADH.
La -ossidazione si arresta quando tutto l'acile stato trasformato in acetil-CoA. Quindi riassumendo la resa energetica totale:
35 ATP derivano dalla degradazione dei coenzimi della -ossidazione (NAD e FAD)
96 ATP derivano dalla completa ossidazione di Acetil-CoA ad anidride carbonica(nel ciclo di Krebs)
quindi in totale avremo:
35 ATP + 96 ATP = 131 ATPTemplate:Censbio
Chetogenesi e utilizzazione dei corpi chetonici
Lacetil-CoA formato nel corso della -ossidazione degli acidi grassi entra nel ciclo dellacido citrico solo se il
metabolismo glucidico e lipidico sono ben bilanciati. Nel corso del digiuno o di una intensa attivit fisica, i lipidi
mobilizzati nei tessuti adiposi ad opera del glucagone e delladrenalina, rispettivamente, sono convertiti nelle cellule
epatiche in derivati idrosolubili, noti come corpi chetonici. Questi composti si formano in tre tappe nei mitocondri
epatici a partire dalle unit bicarboniose di acetil-CoA quando lossalacetato viene utilizzato per il processo di
gluconeogenesi I corpi chetonici sono una forma idrosolubile di unit acetiliche e rappresentano una importante fonte
energetica per molti tessuti (Figura 18). Nel corso del digiuno, questi composti soddisfano infatti fino al 75% del
fabbisogno energetico di alcuni tessuti, come cuore e muscolo. Il glucosio rimane invece il combustibile preferito dal
cervello e dai globuli rossi, sebbene in condizioni di digiuno il cervello si adatti allutilizzo dei corpi chetonici. Specifici
enzimi extra-epatici degradano i corpi chetonici riformando le unit bicarboniose di acetil-CoA di cui sono costituiti.
Sebbene in condizioni fisiologiche, come il digiuno, la concentrazione ematica dei corpi chetonici pu
significativamente aumentare, in alcune condizioni patologiche elevate concentrazioni di questi composti possono
condurre a morte. La pi comune di queste patologie la chetosi diabetica, che si riscontra nei pazienti affetti da
diabete mellito insulino-dipendente. La mancanza di insulina provoca una marcata produzione di corpi chetonici a
livello epatico, mentre la mobilizzazione degli acidi grassi dai depositi adiposi non viene interrotta. Il risultato una
acidosi di grado elevato che, se non trattata, pu compromettere vitali funzioni tissutali, soprattutto nel sistema
nervoso centrale. Seguono coma diabetico e morte.
Interazione tra il metabolismo di lipidi e glucidi
l'interazione tra questi due metabolismi dipende da diversi fattori: condizione alimentare (digiuno, buona alimentazione, digiuno
prolungato, dieta sostenuta), condizioni patologiche (diabete I, diabete II, e varie), stato del soggetto (obeso, normopeso, anoressico),
citotipo (epatocita, cellula muscolare, adipocita, cellula renale, cellula nervosa, ecc..) e tutta una serie di considerazioni varie. molto
importanti sono i fattori ormonali: insulina, glucagone, adrenalina e cortisolo sono i principali supervisori ormonali di questi processi.
facciamo un discorso generale su un soggetto in ottime condizioni di salute che ha appena finito di mangiare. il segnale ormonale
predominante quello dell'insulina! insulina stimola tutti i metabolismi volti al consumo di glucosio neo-assunto e all'immagazzinamento
energetico (glucosio sotto forma di glicogeno e di acidi grassi ed immagazzinamento di acidi grassi esogeni all'interno dell'adipocita):
insulina attiva glicogeno sintasi ed inibisce glicogeno fosforilasi ---> glicogenosintesi sia nell'epatocipa che nella cellula muscolare (solo
loro fanno glicogeno! i meccanismi con qui avviene tutto ci sono tantissimi e se vuoi te li elenco)
nell'epatocita l'insulina attiva la piruvato chinasi, la PFK-2 (con conseguente aumento di fruttosio 2,6 BP che attiva PFK-1), ed induce la
sintesi della glucochinasi ---> molto attiva la glicolisi sempre nell'epatocita stimolata la sintesi di acidi grassi: la troppa glicolisi porta ad
un accumulo di acetil-CoA che esce fuori dal mitocondrio come citrato. questo citrato a livello citosolico diventa substrato della citrato
liasi (attivata di insulina) che scinde il composto in acetil-CoA ed ossalacetato. l'acetil-CoA diventa substrato dell'Acetil-CoA carbossilasi
(sempre attivata da insulina!) che lo trasforma in Malonil-CoA. il malonil-CoA inibisce la carnitina-acil-transferasi evitando il catabolismo
dei gruppi acilici e consentendo la biosintesi degli acidi grassi. questo che ti ho appena descritto il principale punto di regolazione tra il
metabolismo glicidicco e quello lipidico. ovviamente vanno considerati altri due aspetti non meno importanti: l'NADPH utile per la
biosintesi degli acidi grassi deriva sempre dal metabolismo glicidico. il glucosio-6P della glicolisi tanto ed una quantita rilevante entra
nel ciclo del pentoso fosfato che nella prima reazione (quella della glucosio-6P DH) fornisce NADPH al citosol; altro incremento deriva
dall'ossalacetato prodotto dalla citrato liasi: questo ossalacetato diventa substrato della malato DH citosolica che lo converte in malato,
che diventa substrato dellenzima malico che lo decarbossila a piruvato in una reazione che libera NADPH.
ora sotto lo stimolo del glucagone sempre in un soggetto in condizioni normali di ottima salute.il glucagone un segnale di digiuno
quindi le interazioni cambiano e diversi saranno i metabolismi attivi. l'epatocita viene stimolato a fare glicogenolisi per ottenere glucosio
da mettere a disposizione dei tessuti extraepatici (il muscolo fa glicogenolisi ma non mette a disposizione il glucosio che ottiene perch
non ha la glucosio-6 fosfatasi, quindi il glucosio che ottiene se lo tiene per se!).il glucagone stimola glicogeno fosfatasi ed inibisce la
glicogeno sintasi ---> glicogenolisi attiva il glucagone inibisce la glicolisi epatica in tempi molto brevi grazie alla rapida azione inibitorio
su piruvato chinasi e PFK-1 (inibita dalle basse concentrazioni di fruttosio 2,6 BP defosforilato a fruttosio 6P dalla fruttosio 2,6
bisofosfatasi, attivata dal segnaling glucagonico) l'accumulo di glucosio 6P (derivante dalla glicogenolisi) e del fruttosio 6P (derivante
dall'attivit della fruttosio2,6 bisfosfatasi) compartimentalizzano la glucochinasi epatica nel nuscleo ----> glicolisi inibita! si abbassano le
concentrazioni di malonil-CoA e quindi si attiva la carnitina-acil-transferasi che favorir la beta-ossidazione, unica fonte energetica
dell'epatocita quando c' il glucagone!!!in sostanza il fegato risparmia il consumo di glucosio per lasciarlo a quegli organi strettamente
glucosio-dipendenti come il cervello e gli eritrociti. il metabolismo dei glucidi al fegato pu portare alla lipogenesi de novo, via
attivata dall'insulina.infatti un eccesso di acetil coA inibisce la piruvato deidrogenasi,e invece di aversi ciclo di krebs si
ha sintesi di acidi grassi.
Metabolismo delle proteine
Ciclo glucosio-alanina
L'alanina ha un ruolo importante per trasportare i gruppi amminici fino al fegato in forma non tossica, grazie al ciclo del glucosioalanina. Nei tessuti che degradano gli amminoacidi per produrre energia, i gruppi amminici vengono raccolti sotto forma di glutammato
mediante la transamminazione. Il glutammato pu essere trasformato in glutammina ed essere trasportato al fegato, oppure il suo
gruppo -amminico pu essere trasferito, mediante l'azione dell'enzima alanina amminotransferasi, al piruvato, che un prodotto
facilmente disponibile nel muscolo grazie alla glicolisi. Da ricordare che nel ciclo-glucosio-alanina, l''alanina che si forma viene
trasportata per via ematica al fegato. Nel citosol degli epatociti, un fondamentale enzima , l'alanina amminotransferasi (ALAT)catalizza il
trasferimento del gruppo amminico dall'alanina all'-chetoglutarato, formando il piruvato ed il glutammato. Il glutammato entrer nei
mitocondri, dove subir l'azione della glutammato deidrogenasi, con il rilascio degli ioni ammonio. In sintesi quindi quando muscolo si
contrae violentemente, agisce in condizioni di anaerobiosi, e produce anche ioni ammonio NH4+ (dalla degradazione delle proteine), ed
elevate quantit di piruvato e lattato dalla glicolisi. Questi prodotti devono passare dal muscolo al fegato per:
1) l'ammoniaca per essere convertita in urea ed essere escreta,
2) il piruvato ed il lattato per essere riconvertiti in glucosio e ritornare al muscolo.
Apporto proteico e nutrizione
Un pasto proteico dopo essere stato digerito libera aminoacidi prevalentemente a catena ramificata dal letto splancnico.Esiste una
navetta dellazoto attraverso la quale gli aminoacidi ramificati forniscono il muscolo di azoto in condizioni di digiuno.Lazoto trasportato
dal muscolo in questo modo viene rilasciato sotto forma di alanina e glutamina sia durante le fasi di digestione e assorbimento sia nelle
fasi di digiuno.Gli aminoacidi ramificati possono avere una azione di stimolo della sintesi proteica.La captazione degli aminoacidi
ramificati dal muscolo regolata dallinsulina ed alterata nel diabetico.
Insulina
Chimica
L'insulina un ormone peptidico dalle propriet anaboliche, prodotto dalle cellule beta delle isole di
Langerhans all'interno del pancreas; formata da due catene unite da due ponti solfuro: catena A di 21 aminoacidi e
catena B di 30 aminoacidi.
Biosintesi
La proinsulina il precursore biosintetico dell'insulina. Esiste anche una pre-proinsulina che rispetto alla proinsulina ha una sequenza
di amminoacidi che funge da segnale per il suo trasporto, prima nel reticoloendoplasmatico e poi nel Golgi, dove raggiunge la corretta
conformazione.L'insulina costituita da due catene polipeptidiche ( pi piccola di 21 AA e pi grande di 30 AA),
tenute insieme da ponti disolfuro che si formano tra le cisteine 7 e 20 della catena e le cisteine 7 e 19 della catena
. L'insulina viene prodotta a partire dalla proinsulina tramite taglio proteolitico di un peptide di congiunzione di 33 aa.
Questo peptide chiamato peptide C, mentre l'enzima responsabile del taglio proteolitico una endopeptidasi.
L'insulina viene rilasciata come proteina globulare a catena polipeptidica unica dai poliribosomi; successivamente
l'ormone si deposita sotto forma di granuli raggiungendo una forma cristallina visibile al microscopio elettronico.
All'aumentare della concentrazione, l'insulina viene aggregata in dimeri (coppia di monomeri tenuti insieme da legami
deboli) e trimeri di dimeri o esameri (tenuti insieme da 2 ioni Zn centrali esacoordinati con le 3 tirosine dei dimeri e le
tre molecole di H2O).Una volta riversata nel torrente circolatorio l'insulina passa, per diluizione, alla forma dimerica e
monomerica, conformazione, quest'ultima, riconosciuta dal recettore insulinico.
Secrezione dellinsulina
La secrezione avviene nel momento in cui c un aumento della concentrazione ematica di glucosio (glicemia) al fine
di riequilibrare la situazione; nel momento in cui la glicemia si abbassa, si riduce anche la produzione dellormone.
Linsulina agisce sulle cellule muscolari, sugli adipociti e sugli eritrociti che, assumendo glucosio dal sangue, provocano
una diminuzione del livello glicemico. Il picco insulinico tanto maggiore quanto pi alto il carico glicemico dei
carboidrati assunti.La secrezione dellinsulina regolata principalmente dalla glicemia, ma anche altre sostanze
come aminoacidi, ormoni (glucagone, cortisolo, somatotropina) o farmaci (sulfaniluree) possono stimolarla.La maggior
parte dellinsulina viene degradata nel fegato e nei reni grazie allenzima glutatione insulina trans idrogenasi e
allenzima proteolitico tissutale specifico denominato insulinasi.Le funzioni fisiologiche dellinsulina sono numerose;
oltre alla riduzione della glicemia (per approfondimenti sui meccanismi che regolano il livello di glicemia si consulti
larticolo specifico: La glicemia), linsulina entra nel metabolismo proteico, nel metabolismo lipidico, nel metabolismo
idrico-salino, nellattivit cellulare e nella produzione di energia. La secrezione insulinica va valutata, congiuntamente
alla glicemia, dopo carico orale con 75 g. di glucosio, con le note precauzioni (vedi risposte degli esperti). Il valore di
insulinemia a digiuno generalmente non superiore alle 20-25 microunit per ml, raggiunge un picco di 6-10 volte il
valore basale dopo 30 o 60 minuti, cominciando a decrescere ai tempi 90, 120 e riportandosi a non pi di 2 o 3 volte il
valore basale fra il 180 e il 240. Una insulinemia pi alta, oltre che alla PCOS,pu essere correlata allobesit, a varie
altre endocrinopatie, malattie epatiche, ecc. Sar comunque il medico a valutare la normalit o meno dellinsulinemia,
che nelle fasi tardive della curva dipende dalla clearance metabolica dellormone.
Carboidrati
Dei diversi fattori in grado di stimolare la secrezione dellinsulina,il glucosio fisiologicamente il pi importante.Ci si
riflette nelle fluttuazioni delle concentrazioni plasmatiche dellinsulina parallele alle oscillazioni della glicemia.Il
meccanismo esatto con cui il glucosio agisce sulle cellule B non ancora stato interamente chiarito.La glucochinasi
potrebbe agire come sensore per il glucosio sulla base di alcune caratteristiche: un enzima che regola al velocit
dellintero processo gli colitico a livello della reazione iniziale;la sua attivit dipende dalla concentrazione del glucosio;
indotto dallinsulina ed protetto dal glucosio.Questi dati indicano che lattivazione della PFK (6-fosfofruttochinasi enzima
della glicolisi)rappresenta forse un altro evento critico nella regolazione della velocit della glicolisi nelle cellule beta
che media la stimolazione della secrezione insulinica.Pertanto i livelli elevati di glucosio possono causare
paradossalmente una inibizione della secrezione di insulina,questo pu essere un fattore responsabile della scarsa
attivit delle cellule beta in pazienti con diabete di tipo II scarsamente controllato.Lingresso del glucosio nelle cellule
beta seguito dallattivazione della glicolisi e da un aumento della concentrazione intracellulare del cAMP(Adenosina
monofosfato ciclico, metabolita delle cellule).Queste modificazioni metaboliche determinano un accumulo di ioni calcio
nel citosol,un aumento di livelli di NADH e NADPH e una depolarizzazione della membrana cellulare;tutti questi eventi
stimolano la secrezione dei granuli di insulina.Una caratteristica della cinetica della risposta insulinica alla stimolazione
indotta dal glucosio la sua natura bifasica.
Ormoni gastrointestinali
Il tratto gastrointestinale pu influenzare la secrezione di insulina attraverso 3 meccanismi:lapporto di unelevata
concentrazione locale di substrati che nel processo di assorbimento passano alla circolazione sistemica;il rilascio di
ormoni gastroenterici;lemissione di segnali nervosi indotti dallingestione del cibo.Laumento della risposta insulinica
alla somministrazione orale del glucosio persiste nei pazienti nei quali siano stati asportati parzialmente lantro
gastrico,il duodeno,il digiuno prossimale o la testa del pancreas.
Aminoacidi e derivati lipidici
Nelluomo obeso liniezione a bolo di aceto acetato causa un moderato aumento della concentrazione di insulina
plasmatica,questo non si verifica nellindividuo non obeso.Un lieve incremento dei livelli di insulina stato osservato in
individui normali dopo lingestione di trigliceridi a catena media.Lingestione di proteine o linfusione di uno o pi
aminoacidi stimolano la secrezione insulinica.
pi importante nella gluconeogenesi,da aprte del tessuto muscolare.Analogalmente i livelli di alanina circolante non
diminuiscono significativamente in seguito a stimolazione della secrezione endogena di insulina.Inoltre la captazione
epatica maggiore quando il monosaccaride somministrato per via orale piuttosto che per via endovenosa.Estato
ipotizzato che questo processo sia stimolato da un fattore portale piuttosto che da un fattore intestinale,in quanto
linfusione di glucosio per via intraportale stimola la captazione epatica pi che linfusione per via periferica.Il sistema
della PFK(Fosfofruttochinasi 1 enzima della glicolisi)anche a livello muscolare influenzato dallinsulina,attraverso un
meccanismo simile a quello operante a livello epatico,tranne che al livello della reazione inversa nella direzione della
produzione del glucosio che nel muscolo ha scarsa rilevanza.Bisogna sottolineare che la captazione del glucosio nel
muscolo in esercizio non dipende da un aumento della secrezione insulinica.Anche a livello delle cellule adipose
linsulina agisce principalmente stimolando il trasporto di glucosio attraverso la membrana cellulare.Sono stati
osservati effetti anche sulla glicogeno sintetasi e sulla PFK.I principali prodotti terminali del metabolismo del glucosio a
livello del tessuto adiposo sono gli acidi grassi e il glicerolo fosfato.
Metabolismo degli aminoacidi e delle proteine
Linsulina stimola il trasporto della maggior parte degli aminoacidi nel muscolo,stimola la sintesi proteica e inibisce il
catabolismo proteico.Quindi linsulina porta a un:aumento della captazione tissutale degli aminoacidi,stimolazione della
sintesi proteica,inibizione del catabolismo proteico e ridotta ossidazione degli aminoacidi.
Metabolismo lipidico
Nel fegato linsulina a concentrazioni elevate stimola la sintesi degli acidi grassi.Tale effetto il risultato di diverse
azioni.La stimolazione della litogenesi epatica equivale alla stimolazione della sintesi lipidica complessiva
dellorganismo,dal momento che i trigliceridi vengono sintetizzati per la maggior parte dal fegato e trasportati dalle
VLDL verso il tessuto adiposo,tutti questi processi sono insulino dipendenti.Linsulina accelera la rimozione dei
trigliceridi circolanti di origine esogena e endogena attraverso linduzione della sintesi dellenzima necessario per
lingresso dei lipidi nel tessuto adiposo,la lipoproteinlipasi.Inoltre un potente inibitore della lipasi intracellulare che
catalizza lidrolisi dei trigliceridi di deposito e la liberazione di acidi grassi.Lazione antilipolitica dellinsulina si realizza a
concentrazioni dellormone inferiori a quelle in grado di stimolare il trasporto del glucosio,e viene considerata lazione
pi sensibile dellinsulina.Una grande parte del glucosio che per azione dellinsulina penetra nel tessuto adiposo viene
utilizzata per la sintesi di glicerolo-3-fosfato che viene successivamente esterificato con gli acidi garssi.Il risultato netto
dellazione antilipolitica,glicerogenica,lipogenica e stimolante lassimilazione dei lipidi ,svolte dallinsulina,consiste
nellaumento dei lipidi totali dellorganismo.Questi due afttori contribuiscono alla riutilizzazione degli acidi CoA
prevenendone lingresso nella spirale ossidativa mitocondriale e stimolandonelesterificazione microsomiale a
trigliceridi.Il risultato netto una riduzione della capacit cheto genetica del fegato.Infine linsulina stimola la
captazione e lossidazione dei chetoacidi da parte del tessuto muscolare.
Metabolismo del sodio e potassio
L'ingresso di potassio nelle cellule invece facilitato dalla condizione opposta (alcalosi), e dal rilascio
di catecolamine (stimolazione B-adrenergica) ed insulina, che aumenta l'attivit della pompa sodio-potassio e la sintesi
di glicogeno. Per questo motivo le concentrazioni plasmatiche di potassio tendono a diminuire dopo i pasti.Aumenti
fisiologici dellinsulina comporta una riduzione dellescrezione urinaria di sodio in assenza di variazione della velocit di
filtrazione glomerulare o dellescrezione di aldosterone.
Recettori per linsulina
Il recettore dell'insulina un recettore transmembrana appartenente alla famiglia dei recettori tirosin-chinasici ed
attivato dall'insulina. Tale recettore espresso nei tessuti caratteristici della risposta insulinica, cio nel fegato, nel
muscolo striato e nel tessuto adiposo. L'IR costituito da due subunit extracellulari bersaglio dell'insulina legate con
ponti disolfuro a due subunit 2 intracellulari le quali hanno attivit tirosino-chinasica. Il legame
dell'insulina determina l'avvicinamento delle due subunit e ne permette l'autofosforilazione. Il recettore attivato pu
a sua volta aggiungere gruppi fosfati su determinate tirosine di specifici substrati che a loro volta possono attivarne
altri e permettere cos la propagazione del segnale con un effetto a cascata. Uno dei primi elementi che viene attivato
la proteina IRS-1 (Insuline Receptor Substrate) la quale attiva a sua volta l'enzima fosfoinositide 3 chinasi o PI3-K che
attiva la via Akt\mTOR. Tale via metabolica innesca meccanismi di sopravvivenza, di resistenza all'apoptosi e permette
la proliferazione della cellula. Ma l'effetto pi evidente innescato dalla PI3-K la fusione delle vescicole citoplasmatiche
contenenti GLUT-4 con la membrana plasmatica, permettendo cos alla cellula di assorbire pi efficacemente il glucosio
extracellulare.
Turnover dei recettori dellinsulina
I recettori dellinsulina vanno incontro a un continuo turnover cos come altre proteine di emmbrana.I recettori vengono
inglobati nella cellula e poi distrutti con i lisosomi.
Fosforilazione del recettore insulinico
La fosforilazione una reazione chimica che consiste nell'addizione di un gruppo fosfato ad una proteina o ad un'altra molecola.
Eventi post(dopo) recettoriali
Si ritiene che il trasporto intracellulare del glucosio si realizzi attraverso vescicole di membrana dette trasportatori di
glucosio.Alcuni secondi dopo il legame dellinsulina al recettore si verifica la traslocazione dei traposratori di glucosio
da un pool intracellulare alla membrana plasmatica e viene stimolata la loro attivit ciclica.Variazioni nellattivit di
enzimi intracellulari possono essere mediate dalla cascata di reazioni di fosforilazione cAMP indipendente che consegue
allautofosforilazione del recettore nel sito di membrana attraverso il contatto della chinasi recettoriale con siti sub
cellulari prima o durante linternalizzazione.La generazione di una famiglia di mediatori citoplasmatici dellazione
insulinica che potrebbe essere costituita da peptidi a basso peso molecolare o fosfolipidi.Gli effetti intracellulari
dellinsulina possono essere facilitati dallinternalizzazione del complesso recettore insulina.Il contatto con i sistemi
microsomiale e nucleare implicati nella sintesi proteica potrebbe essere reso possibile dalla dissociazione dellinsulina
dal recettore internalizzato.
Resistenza allinsulina
Si parla di insulino-resistenza quando le cellule dell'organismo diminuiscono la propria sensibilit all'azione
dell'insulina; ne consegue che il rilascio dell'ormone, in dosi note, produce un effetto biologico inferiore rispetto a
quanto previsto. In risposta all'insulino-resistenza, l'organismo mette in atto un meccanismo compensatorio basato
sull'aumentato rilascio di insulina; si parla, in questi casi, di iperinsulinemia, cio di elevati livelli dell'ormone nel
sangue. Brevemente, l'insulino-resistenza determina:
- un aumento dell'idrolisi dei trigliceridi a livello del tessuto adiposo, con aumento degli acidi grassi nel plasma;
- una diminuzione dell'uptake(assunzione) di glucosio a livello muscolare, con conseguente diminuzione dei depositi
di glicogeno;
- una maggiore sintesi epatica di glucosio in risposta all'aumentata concentrazione degli acidi grassi nel sangue ed il
venir meno dei processi che la inibiscono; di riflesso si ha un innalzamento dei livelli glicemici a digiuno.
- si ritiene che l'iperinsulinemia compensatoria renda la beta-cellula incapace di attivare tutti quei meccanismi
molecolari necessari al suo corretto funzionamento e alla sua normale sopravvivenza. La diminuita funzionalit delle
cellule pancreatiche deputate alla sintesi di insulina apre le porte al diabete mellito di tipo II.Il tessuto muscolare
rappresenta la sede principale dell'insulino-resistenza periferica; tuttavia durante l'attivit fisica questo tessuto perde
la sua dipendenza dall'insulina ed il glucosio riesce ad entrare nelle cellule muscolari anche in presenza di livelli
insulinemici particolarmente bassi. Le cause dell'insulino-resistenza sono numerose. Dal punto di vista biologico il
problema pu localizzarsi a livello pre-recettoriale, recettoriale o post-recettoriale, comprese le varie possibili
sovrapposizioni. L'insulino-resistenza pu essere causata da fattori ormonali; possibile, ad esempio, un difetto
qualitativo nella produzione di insulina, cos come un'eccessiva sintesi di ormoni con effetti contro-insulari. In questa
classe di sostanze rientrano tutti quegli ormoni, come l'adrenalina, il cortisolo ed il glucagone, capaci di antagonizzare
l'azione dell'insulina, fino a determinare insulino resistenza quando presenti in eccesso (come avviene tipicamente
nella sindrome di Cushing). Le modalit con cui questi ormoni si oppongono all'insulina sono le pi disparate: possono
ad esempio agire sui recettori insulinici riducendone il numero ( il caso del GH), oppure sulla trasduzione del segnale
innestato dal legame insulina-recettore (necessario per regolare la risposta cellulare). Quest'ultima azione biologica
consiste nella redistribuzione dei trasportatori di glucosio GLUT4* dal compartimento intracellulare alla membrana
plasmatica; tutto ci permette di aumentare l'approvvigionamento di glucosio. Anche l'apporto esogeno di
questi ormoni (ad esempio cortisone od ormone della crescita) pu determinare insulino-resistenza. Possono esistere,
inoltre, cause genetiche provocate da mutazioni del recettore insulinico. Nella maggior parte dei casi, comunque, le
cause dell'insulino-resistenza non sono chiaramente determinabili. Oltre all'immancabile componente ereditaria, nella
maggior parte dei casi l'insulino-resistenza interessa soggetti colpiti da malattie e condizioni
come ipertensione, obesit (in particolare quella androide od addominale), gravidanza, steatosi epatica, sindrome
metabolica, uso di steroidi anabolizzanti, aterosclerosi, sindrome dell'ovaio policistico, iperandrogenismo
e dislipidemia (elevati valori di tigliceridi e colesterolo LDL associati ad una ridotta quantit di colesterolo HDL). Tali
condizioni, associate all'immancabile componente genetica, rappresentano anche possibili cause/conseguenze
dell'insulino-resistenza e sono importanti per la sua diagnosi; tralasciando esami specifici, molto costosi e limitati al
campo della ricerca, nella pratica clinica si valutano le concentrazioni plasmatiche di glucosio ed insulina a digiuno.
Talvolta si utilizza anche la classica curva glicemica, che in presenza di insulino-resistenza presenta un andamento
relativamente normale, salvo presentare poi - a distanza di varie ore - un rapido declino della glicemia (dovuto
all'iperinsulinemia).Il trattamento pi efficace per l'insulino-resistenza dato dalla pratica di regolare attivit fisica,
associata al dimagrimento e all'adozione di una dieta basata sulla moderazione calorica e sul consumo di alimenti a
basso indice glicemico. Utili anche i presidi in grado di ridurre o rallentare l'assorbimento intestinale degli zuccheri
(acarbosio ed integratori di fibra come il glucomannano e lo psillio). Alcuni farmaci utilizzati nella cura del diabete,
come la metformina, si sono dimostrati efficaci anche nel trattamento dell'insulino-resistenza; tuttavia molto
importante intervenire prima di tutto sulla dieta e sul livello di attivit fisica, ricorrendo alla terapia farmacologica solo
quando le modifiche dello stile di vita non sono sufficienti.
Degradazione dellinsulina
Dopo Che l'insulina agisce sul suo recettore pu essere rilasciata nuovamente dentro l'ambiente extracellulare, o pu
essere degradata dalla cella. La Degradazione comprende l'assunzione o inghiottire (endocytosis) del complesso del
insulina-ricevitore seguito dall'atto dell'enzima di degradazione dell'insulina.La degradazione pricipalmente ha luogo
nel fegato. Una molecola dell'insulina prodotta dalle beta celle del pancreas degradata in circa un'ora dopo la sua
versione iniziale in circolazione.
Glucagone
Il glucagone un ormone peptidico secreto dal pancreas, esattamente dalle cellule delle isole di Langerhans, che ha come bersaglio
principale alcune cellule del fegato; esso permette il controllo dei livelli di glucosio nel sangue, affinch rimangano entro certi limiti: se il
livello ematico di glucosio scende sotto una soglia di circa 80 - 100 mg/dl (= 0,8 - 1 g/l), le cellule cominciano a secernere glucagone.
Questo si lega immediatamente ai suoi recettori presenti principalmente sugli epatociti, attivando la degradazione
del glicogeno(glicogenolisi) ed un conseguente rilascio di glucosio nel sangue. Sebbene venga in genere considerato antagonista
dell'insulina per il suo compito di contrastare l'ipoglicemia, insulina e glucagone intervengono in sinergia in seguito all'introduzione di
proteine/amminoacidi, poich il primo determina lo stivaggio degli amminoacidi (proteosintesi) nei tessuti, mentre il secondo previene
l'ipoglicemia causata dall'insulina. Quando i livelli di glucosio scendono al di sotto di un valore minimo, il glucagone d un segnale al
fegato che d inizio alla glicogenolisi, ovvero alla liberazione di glucosio.
Al contrario, quando i livelli di glucosio sono elevati la concentrazione di glucagone diminuisce e quindi viene attivata a livello cellulare
la glicolisi, ovvero il processo catabolico del glucosio.
La trasduzione del segnale coinvolge le proteine G della membrana cellulare e si articola in queste tappe:
1.
2.
3.
in seguito a questa attivazione il GDP legato alla proteina G viene sostituito da una molecola diGTP;
4.
5.
Il glucagone ha un ruolo nella regolazione di glicolisi e gluconeogenesi: attiva l'adenilato ciclasi che porta alla formazione di
cAMP che attiva la proteina chinasi A formata da quattro subunit, 2 R e 2 C (il cAMP si lega alle due subunit R attivando le due
C che a loro volta disattivano la piruvato chinasi).
Il glucagone regola anche la sintesi del glicogeno: attiva l'adenilato ciclasi che tramite la via cAMP/PKA attiva la fosforilasi
chinasi, che attiva a sua volta la glicogeno fosforilasi ed inibisce la glicogeno sintetasi.
Il suo ormone antagonista l'insulina che agisce in modo opposto, nel caso specifico attivando
la fosfodiesterasi dell'AMP ciclico, la PDE4. un ormone proteico prodotto dalle cellule delle isole di
Langerhans all'interno delpancreas, secreto quando il livello del glucosio ematico alto. Queste due catene derivano
da un unico polipeptide da cui viene escisso il Peptide C, corto frammento proteico, apparentemente privo di funzioni
fisiologiche che, in quanto secreto insieme all'insulina, un utile indicatore della funzionalit insulare. Il glucagone
viene degradato nel fegato e nel rene.
Catecolamine
Ladrenalina e la noradrenalina inibiscono la secrezione insulinica stimolata dal glucosio attraverso un meccanismo aadrenergico.In condizioni di riposo laumento dei livelli di cotecolamine circolanti e lattivit del sistema simpatico
svolgono un ruolo importante nella regolazione della secrezione insulinica basale glucosio-indotta.I meccanismi
attraverso la quale le catecolamine determinano un aumento della glicemia oltre allazione sulla secrezione insulinica
sono almeno 5:attivazione della glicogeno lisi,stimolazione della gluconeogenesi,inibizione della captazione di glucosio
mediata dallinsulina,stimolazione della lipolisi e stimolazione della secrezione di glucagone.Leffetto glicogenolitoco
deladrenalina superiore a quello della noradrenalina.La stimolazione della glicogeno lisi nel muscolo seguita
dallattivazione della glicolisi con conseguente liberazione del lattato che trasportato al fegato dove viene usato nella
gluconeogenesi.Ladrenalina interferisce con la captazione del glucosio mediata dallinsulina.Ladrenalina ha un
potente effetto lipolitico che si realizza attraverso la stimolazione della lipasi cAMP-dipendente nel tessuto
adiposo.Ladrenalina inibisce la secrezione dellinsulina ma favorisce quella del glucagone.I pi importanti fattori di
stimolo della secrezione di catecolamine e dellattivit del sistema nervoso simpatico sono:attivit
fisica,traumi,ipoglicemi,operazioni chirurgiche.
Glucocorticoidi
I glucocorticoidi sono ormoni prodotti dal surrene..Stimolano la protelisi,la gluconeogenesi e la sintesi di
glicogeno.Questi ormoni inducono ad un aumento dei livelli plasmatici di glucosio anche attraverso la riduzione della
responsivit del muscolo e del tessuto adiposo alla captazione del glucosio stimolata dallinsulina.Leffetto insulinoantagonista del cortisolo generalmente accompagnato da iperglicemia e aumento dellinsulinemia.Leffetto anti
insulinico dei glucocorticoidi si manifesta nellarco di ore(nelle catecolamine in pochi minuti).
Ormone della crescita
Lormone della crescita o GH un ormone prodotto dallipotalamo e rilasciato dallipofisi.Questo ormone inibisce
lutilizzazione del glucosio,mentre stimola la sintesi delle proteine tessutali e la lipolisi (aumenta la glicemia).In
generale questa azione del GH determina un aumento compensatorio della secrezione di insulina cos che la tolleranza
al glucosio rimane normale.
Fattori di crescita insulino-simili
I fattori di crescita insulino-simili, noti anche come IGF (acronimo di insulin-like growth factor) o somatomedine, sono un gruppo
di ormoni peptidici dalle propriet anaboliche, prodotti dal fegato sotto lo stimolo dell'ormone della crescita (GH) prodotto dall'ipofisi. Ne
esistono due isoforme.
IGF-1 (somatomedina C o SM-C) massimo in pubert e diminuisce con la vecchiaia. Esso strettamente GH dipendente.
IGF-2 (somatomedina A o SM-A) presente soprattutto nella vita fetale, ed solo parzialmente GH dipendente.
Le somatomedine sono i mediatori dell'ormone della crescita (GH) sull'osso, cartilagine, muscolo
scheletrico, pelle, cervello, midollo osseo e in generale sulla proteosintesi. A livello dell'osso stimolano la sintesi
di aggrecano,collagene di tipo VI e IX, proteine di legame e la proliferazione cellulare; a livello di altri organi o tessuti stimolano la
proteosintesi, la sintesi di DNA e RNA, l'aumento del numero e della dimensione cellulare.Al contrario del GH, l'IGF-I diminuisce
l'insulinoresistenza e diminuisce le possibilit di avere diabete mellito di tipo 2 e pancreatiti.L'IGF-I fondamentale per
immagazzinare i ricordi e farli rimanere pi a lungo stimolando le connessioni interneuronali, migliorando quindi
la memoria.I motoneuroni sembrano essere protetti dall'IGF-1. stato visto infatti che le malattie neurodegenerative si
accompagnano spesso a carenza di somatotropina e IGF-I e che l'uso di IGF-I stimola le connessioni neuronali, inibisce la morte
dei neuroni e in generale da grandi benefici ai malati di malattie neurodegenerative compresa la SLA. Attualmente il pi grande
ostacolo terapeutico a questo approccio il costo di quest'ormone proteico.Sebbene le cellule cancerose usino anche IGF-I per
crescere e sebbene i tessuti cancerosi abbiano una maggiore quantit di recettori per quest'ormone, i malati di cancro non hanno
maggiori livelli di IGF-I rispetto ai sani e questi non possono essere utilizzati come fattori di rischio o come marker
tumorali.Sebbene le propriet anaboliche vengano attribuite al GH, in realt l'IGF-1 l'ormone anabolico che esegue questo
compito. Questa caratteristica viene erroneamente considerata ad opera del GH, poich l'IGF-1 strettamente dipendente dalla
sua produzione. Infatti il GH di per s un ormone lipolitico e iperglicemizzante, e pu essere secreto anche senza mediare la
produzione di IGF, e quindi senza favorire la crescita cellulare. L'IGF-1 un ormone importantissimo anche negli adulti, infatti se
carente (soprattutto in presenza di una concomitante carenza di testosterone) aumentano la mortalit e le possibilit di collasso
cardiocircolatorio.Inizialmente erano state classificate tre tipi di somatomedine, la somatomedina A, B, e C. L'appartenenza della
somatomedina B alle somatomedine stata poi ritrattata, poich pur presentando alcune propriet delle altre sue simili, non
stimolava l'incorporazione del solfato nelle cartilagini. La sua azione dimostrata sulle cellule della glia stata poi attribuita a
contaminazione da parte di un altro fattore di crescita, l'EGF (Epidermal Growth Factor oFattore di crescita dell'epidermide),
facendo s che il termine somatomedina B venisse abbandonato.
Polipeptide pancreatico
Il polipeptide pancreatico (PP) un ormone prodotto principalmente dalle cellule endocrine del pancreas disposte alla periferia delle
isole, localizzate in prevalenza a livello della coda del pancreas. Il PP formato da 36 amminoacidi e contiene molti residui di tirosina.
L'ipoglicemia indotta da insulina, la distensione gastrica, la stimolazione del nervo vago aumentano la secrezione di PP, mentre
l'iperglicemia e la somatostatina la inibiscono. La somministrazione esogena dell'ormone PP riduce la motilit intestinale nonch lo
svuotamento gastrico. Aumenta, in questo modo, la durata del transito intestinale. Inibisce la secrezione acida gastrica indotta
dalla gastrina e tramite una via mediata dal nervo vago inibisce la secrezione esocrina del pancreas.
Ormoni della regolazione e delle contro regolazione
E definito un ormone della contro-regolazione (insieme al glucagone, al cortisolo,al gh e alle catecolamine),
meccanismo che si contrappone alleffetto dellinsulina mantenendo adeguati i livelli ematici circolanti di glucosio. In
caso di dieta proteica tale ormone e stimolato con conseguente aumento della sinetsi proteica e facilitazione della
sostituzione di massa grassa con massa magra.Linsulina lormone della regolazione.
Interazione ormone substrato
Lomeostasi dei substrati energetici dellorganismo dipende anche dallinterazione tra i substrati e gli ormoni che sono
oggetto di una fine regolazione.
Stato basale
Lo stato basale o post assorbitivo condizione che ha luogo da 6 a 12 ore dopo lingestione di cibo,rappresenta il periodo
di transizione dalla fase dellalimentazione alla fase di digiuno.Nello stato post assorbitivo si verifica una mobilizzazione
di acidi grassi dal tessuto adiposo per soddisfare le richieste energetiche del tessuto muscolare,del cuore e dei tessuti
parenchimali(fegato e reni).I carboidrati vengono utilizzati principalmente a livello cerebrale dove il glucosio viene
ossidato a una velocit di 100-125 g/die.Quantit inferiori di glucosio vengono usate dal muscolo a riposo e dai tessuti
che hanno un metabolismo esclusivamente anaerobico come gli elementi corpuscolari del sangue(globuli rossi)e la
midollare renale.La produzione di glucosio teoricamente limitata al fegato.Il mantenimento della glicemia entro livelli
normali esige che la velocit con cui il glucosio viene liberato dal fegato sia pari alla velocit con cui esso viene
utilizzato a livello cerebrale e dei tessuti periferici(150-250 g/die,2-3mg/min per kg di peso corporeo);il 75% circa di
glucosio che viene prodotto dopo il periodo di digiuno notturno deriva dalla demolizione del glicogeno,la quota
rimanente viene prodotta attraverso la gluconeogenesi a partire dal lattato,dallalanina e in misura minore dal piruvato
e dal glicerolo.Laumentato afflusso di acidi grassi al fegato stimola la produzione di corpi chetonici.Tuttavia in
condizioni basali la velocit della chetogenesi tale da mantenere la concentrazione dei chetoacidi circolanti a un
valore non superiore a 0,5 m/M.Il segnale ormonale che consente lattivazione della glicogenoloisi,della gluconeogenesi
e della chetogenesi nello stato basale rappresentato dalla diminuzione della concentrazione di insulina plasmatica dai
valori presenti nel periodo postpandriale(30-100uU/ml)a valori di 10-20uU/ml.Pertanto lutilizzazione del glucosio nello
stato basale in gran parte (70% circa)non insulino-dipendente e ha luogo principalmente nel cervello.La velocit di
produzione di glucosio e dei corpi chetonici non supera la velocit di utlizzazione degli stessi evitando cos la comparsa
di iperglicemia e iperchetonemia.In situazioni in cui manca una secrezione basale di insulina (come nel diabete di tipo
I)o in presenza di alterazioni ormonali che interferiscono con lazione basale dellinsulina si assiste a un aumento della
concentrazione del glucosio e dei corpi chetonici in circolo.
Il periodo postpandriale(dopo 2 ore il termine del pasto)
La risposta ormonale durante il periodo postpandriale in parte determinata dalla natura dei substrati
ingeriti.Lingestione esclusiva di glucosio induce una risposta multi ormonale caratterizzata da un aumento della
concentrazione di insulina e una riduzione della concentrazione di glucagone e GH.Lingestione di proteine determina
un aumento della concentrazione di indulina,glucagone e gh.Viceversa lingestione di pasti misti comporta
esclusivamente un aumento dellinsulinemia.Quando laumento dellinsulinemia non accompagnato dallaumento
della glucagonemia viene inibita la liberazione di glucosio e stimolata la captazione del monosaccaride a livello epatico.
Digiuno
Lo stato basale non perturbato dallingestione di cibo,si instaurano gradatamente le risposte metaboliche che
caratterizzano il digiuno.I principali segnali ormonali che regolano il periodo di digiuno sono la riduzione
dellinsulinemia e in misura minore laumento della glucagonemia.Lipoinsulinemia stimola la lipolisi e lossidazione
degli acidi grassi,determinando un progressivo aumento della chetogenesi.Vengono anche stimolate la liberazione di
aminoacidi(in particolare alanina) dal tessuto muscolare e la gluconeogenesi epatica.In tal modo la produzione di
glucosio a livello epatico viene sostenuta nonostante le riserve epatiche di glicogeno vengono impoverite in 24ore.Se il
digiuno si protrae per 3 settimane la velocit della gluconeogenesi e lutilizzazione del glucosio si riducono
notevolmente.In tali condizioni i chetoni divengono un substrato importante per il cervello e possono indurre una
riduzione del catabolismo proteico e della liberazione dellalanina a livello muscolare.
Attivit fisica
Durante lattivit muscolare sia a digiuno sia nel periodo postpandriale nelluomo si verifica un marcato aumento delle
richieste energetiche.Il tipo di substrato utilizzato dipende dalla durata e intensit dello sforzo.Negli sforzi di breve
durata come una corsa di pochi minuti viene utilizzato principalmente glicogeno muscolare.In attivit di maggiore
durata,da 1 a 2 ore,i substrati impiegati sono rappresentati dal glucosio circolante per il 40% e il restante dagli acidi
grassi.La velocit della captazione muscolare di glucosio aumenta fino a 40 volte rispetto ai valori di riposo mentre il
turnover globale pu aumentare di 3 o 4 volte.Negli sforzi molto prolungati diminuisce progressivamente la dipendenza
dal glucosio e aumenta lutilizzazione dei lipidi.Leffetto di stimolo che lo sforzo fisico esercita sullutilizzazione del
glucosio si verifica in presenza di una riduzione dellinsulinemia.
Ipoglicemia
Una brusca riduzione dei livelli di glucosio in circolo dovuta alla somministrazione di insulina determina unimmediata
necessit di ristabilire la quota di glucosio circolante affinch la funzione cerebrale non venga irrimediabilmente
compromessa.La risposta omeostatica consiste in un aumento marcato della secrezione di tutti gli ormoni contro
regolatori e nellinibizione della secrezione dellinsulina endogena. La riduzione dei livelli di glucosio circolante pu
contribuire di per s allannullamento dellazione dellinsulina a livello epatico,indipendentemente dallaumento della
concentrazione degli ormoni della contro regolazione.
Iperglicemia da stress:La risposta ormonale caratteristica della necessit acuta di substrati si osserva occasionalmente
al di fuori delle condizioni di digiuno,sforzo fisico o ipoglicemia.In diverse situazioni di stress (ustioni,fratture)si
osservano spesso elevati livelli di ormoni della contro regolazione e bassi livelli di insulina in circolo.In assenza di fattori
stimolanti lutilizzazione del glucosio (es sforzo fisico) un tale assetto ormonale determina un aumento dei livelli di
glucosio stimolante(iperglicemia da stress).
Diabete mellito:Si definiscono 'diabete mellito' (o 'diabete') tutte le malattie e condizioni che, non trattate, portano a un
eccesso di zuccheri nel sangue (iperglicemia). La forma pi frequente di diabete, il diabete di tipo 2 si manifesta
generalmente dopo i 40 anni, soprattutto in persone sovrappeso/obese. La sua evoluzione lenta e priva di sintomi.
Gradatamente la persona perde la capacit di controllare l'equilibrio della sua glicemia. comunemente noto come
'diabete dell'anziano', 'diabete alimentare' o con la sigla DM2 o T2DM. la forma di gran lunga pi comune con milioni
di casi in Italia. Il diabete di tipo 1 dovuto a una reazione autoimmunitaria che distrugge le betacellule del pancreas
dove viene prodotta l'insulina. Essendo l'insulina necessaria a far entrare il glucosio nelle cellule, la persona con
diabete di tipo 1 deve assumerla dall'esterno e fare in modo di averne sempre la quantit giusta nel sangue.Il diabete
di tipo 1 insorge spesso in et pediatrica. Circa 100 mila bambini e ragazzi in Italia hanno il diabete di tipo 1 e sono
seguiti da una rete di Servizi di Diabetologia Pediatrica all'interno dei quali team specializzati sono in grado di
prescrivere le terapie pi appropriate e soprattutto di educare la famiglia e i ragazzi a una corretta gestione del
diabete.La persona con diabete di tipo 1 infatti, sia nella infanzia, sia nella adolescenza, sia nella vita adulta, pu
svolgere una vita normale. Nessuna attivit o obiettivo gli precluso: esistono scienziati e fotomodelle, artisti e grandi
campioni sportivi con diabete di tipo 1.Avere figli richiede programmazione e qualche attenzione, ma perfettamente
possibile. La persona con diabete deve tenere sempre presente l'effetto che ogni sua scelta, o ci che gli accade, pu
avere sulla concentrazione di glucosio nel sangue.Questo significa misurare spesso la glicemia e, sulla base di questi
dati, prendere delle decisioni: assumere una determinata dose di insulina, fare o non fare dell'esercizio fisico, mangiare
o non mangiare sostanze contenenti carboidrati.Il diabete di tipo 1 insorge pi spesso nei primi 30 anni di vita. Questo
significa convivere per lunghissimo tempo con il diabete e quindi fondamentale per la persona con diabete di tipo 1
mantenere il pi possibile vicino alla norma la glicemia, evitando iperglicemie (quantit troppo elevata di glucosio nel
sangue) che a lungo andare generano le complicanze ma anche ipoglicemie (carenza di glucosio nel sangue).Il diabete
gestazionale una forma temporanea di diabete che caratterizza una percentuale delle gravidanze. A partire dal
secondo trimestre di gestazione la madre non riesce a tenere sotto controllo la glicemia. Questo tipo di diabete, che
caratterizza una quota importante delle gravidanze, sembra scomparire dopo il parto. chiamato anche diabete
gravidico o GDM.
Peptide c:Il peptide C deriva dalla degradazione della proinsulina all'interno delle cellule pancreatiche. Una volta avvenuta tale
degradazione, vengono immesse nel circolo portale quantit equimolari di insulina e di peptide C. Il vantaggio della determinazione del
peptide C rispetto a quella della insulina consiste nel fatto che il primo riflette in una maniera pi soddisfacente il reale stato della
secrezione delle cellule del pancreas. Infatti l'insulina, una volta immessa nel circolo portale, viene catturata per pi del 50% al primo
passaggio, dal fegato e subisce inoltre un significativo "uptake" da parte dei tessuti bersaglio. Il tasso insulinemico non riflette quindi in
maniera del tutto accurata la funzione endocrina delle cellule del pancreas.Il peptide C viene invece captato solo in minima parte dal
fegato (10% circa) ed un ulteriore vantaggio assicurato dalla emivita, almeno doppia, rispetto a quella della insulina, con conseguente
maggiore stabilit dei livelli sierici. La maggior parte del peptide C circolante degradata nel rene ed parzialmente escreta nelle urine.
Il peptide C aumentato nelle seguenti condizioni: insulinoma, insufficienza renale, diabete non insulino dipendente (tipo II), ingestione
di ipoglicemizzanti orali.Il peptide C diminuito nelle seguenti condizioni: ipoglicemia factitia da somministrazione di insulina,
pancreatectomia radicale, diabete insulino dipendente (tipo I).
Livelli normali e anormali di glicemia e insulina:La glicemia il valore della concentrazione di glucosio nel sangue.
OGTT ovvero Curva da carico di glucosio, un esame che permette di valutare sia la glicemia a digiuno (con il primo prelievo) sia la
glicemia a 1 ora (utile nella diagnosi di diabete gestazionale) e la glicemia a 2 ore. Un valore a 2 ore superiore a 200 mg/dl (necessaria
una seconda conferma) pone diagnosi di diabete. Un valore compreso tra i 140-200 mg/dl pongono sospetto di Alterata tolleranza al
glucosio (IGT). Sotto tale valore si considera il soggetto normale. In soggetti sani, che hanno una vita regolare e unalimentazione
corretta, generalmentenellarco della giornata i valori della glicemia si mantengono tra i 60 e i 130 mg/dl.A digiuno, i valori glicemici
possono variare dai 70 ai 110 mg/dl; tra 110 e 125 mg/dl si tratta di condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG), una condizione che
dovrebbe invitare il paziente a porre maggior attenzione al suo stile di vita.Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl sono,
secondo lAmerican Diabetes Association , da considerarsi probabili sintomi.Insulinemia un termine medico che identifica la quantit
di insulina presente nel sangue.Insulinemia alta repsente nel diabete di tipo II mentre linsulinemia bassa in quello di tipo I.Valore di
riferimento 4.0-23.5 Microun./mL .Per lesame dellinsulina Il paziente si deve sottoporre ad un prelievo di sangue. E necessario
osservare un digiuno di almeno 8 ore, ammessa lassunzione di una modica quantit di acqua. Occorre essere in posizione eretta da
almeno 30 minuti.
Chilomicrone,hdl,ldl:I chilomicroni sono le lipoproteine caratterizzate dalla minor densit (0,90 g/ml) e dal maggior
diametro, tra 75 e 1200 nm. Raccolgono i trigliceridi, principalmente, ed il colesterolo introdotti con la dieta a livello
dell'intestino tenue e sono presenti pressoch solo dopo i pasti.In generale, dopo essere stati prodotti a livello
dell'intestino passano nel sistema linfatico e da questo nella circolazione sanguigna fino a raggiungere i capillari dei tessuti
che sfruttano il colesterolo e i trigliceridi, come il tessuto adiposo ed il tessuto muscolare; terminano la loro esistenza
presso il fegato.Le lipoproteine ad alta densit, note anche come HDL (acronimo di High Density Lipoprotein) sono
le lipoproteine caratterizzate dalla massima densit, compresa tra 1,063 e 1,210 g/ml e da un diametro di circa 8-11 nm.
Hanno la funzione di partecipare all'evoluzione di chilomicroni e VLDL (very low density lipoprotein) e di rimuovere
il colesterolo in eccesso dai tessuti periferici per portarlo al fegato o ai tessuti steroidogenici, come le ghiandole surrenali o
le gonadi.Essendo in grado di rimuovere il colesterolo da un ateroma nelle arterie e trasportarlo al fegato vengono in
genere comunemente chiamate colesterolo buono. Le lipoproteine a bassa densit, note anche
come LDL (acronimo di Low Density Lipoprotein) sono lipoproteine comunemente conosciute
come colesterolo cattivo caratterizzate da una densit compresa tra 1,006 e 1,063g/ml e da un diametro di circa 1825 nm.Trasportano il colesterolo dal fegato alle cellule.