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INTRODUZIONE : Leopardi e Nietzsche


Leopardi e Nietzsche : decidere di inoltrarsi nellanalisi del profondo pensiero di questi due
pensatori, fino a confrontarli ed accostarli, significa addentrarsi in un universo affascinante
ed unico, ma, nello stesso tempo, complicato e pericoloso. Avventurarsi in unindagine
speculativa

sullopera

artistica

dei

nostri

due

filosofi/poeti/pensatori

significa,

contemporaneamente, fare la conoscenza con due universi profondi e tragici, geniali ed


innovativi, affascinanti e pericolosamente articolati.
Sin dalle prime uscite delle loro opere, diversi critici hanno pienamente compreso di trovarsi
di fronte a due autori non classici, n sistematici, n prevedibili : ai loro occhi si presentava
gi lidea di due freier Geist innovativi, geniali e profondamente tragici e reali. La loro arte,
mista di tragicit greca, di sottile ironia, di stile classico e di profondit incomparabile,
apparve gi fin troppo innovativa e sciolta da qualsiasi possibilit di essere incatenata in
schemi rigidi. Quindi, proprio per questa loro geniale originalit artistica, inattuale a quel
tempo come adesso, inoltrarsi nellindagine artistica di Leopardi e Nietzsche, ed accostarli,
rappresenta una sfida affascinante ed inusuale, bellissima e pericolosa1. Tuttavia, il presente
lavoro ha come tematica il confronto/parallelo tra gli universi sottili dei pensieri dei due
pensatori, con le loro peculiarit, i loro pensieri pi marcatamente affini, ed il loro comune
cammino artistico verso la vita. Lintenzione finale del presente lavoro sar quella di
sottolineare come il percorso artistico dei due pensatori viaggi parallelo verso un fine ed una
fine comune, vale a dire la vittoria conclusiva e perentoria della vita sulla negazione
dellesistenza, cio laccettazione piena e totale del divenire esistenziale, invece della
rinuncia a tutto ci che vita. Il vibrante pensiero leopardiano e nietzscheano, quindi, tende
profondamente alla pienezza della vita, alla ricerca della felicit temporanea che annienti il
nihil, alla ricerca continua del desiderio e dellamore per la speranza, illusioni che
combattono la malattia mortale della disperazione. Il parallelo percorso analitico/artistico
dei due autori, tuttavia, ha origine dal comune presupposto della presa di coscienza
pienamente tragica che lesistenza umana si pervasa di sofferenza e dolore, cio che tutto
lex-istere incessante delluomo sia dominato e fondato su un unico pilastro, immortale ed
infrangibile, linfelicit, il concetto greco di .
1
Cfr. A. G. SABATINI, Nietzsche e Leopardi, in Leopardi e il pensiero moderno, a cura di C. FERRUCCI,
Milano, Feltrinelli, 1989; pag. 173 : Il caso del rapporto o raffronto tra Leopardi e Nietzsche di quelli che pu
affascinare qualunque interprete di Nietzsche, ma che, alla fine, pu rappresentare una pericolosa trappola;

Infatti, nellinterpretazione del presente lavoro, Leopardi e Nietzsche sono due


scandagliatori della vita, due psicologi dellesistenza, cio pongono alla base di ogni
loro conoscenza o idea il penetrare a fondo nellesistenza umana, nella quale trovano quale
sostrato, quale essenza pi vera, il profondo dolore, il quale unico vero elemento
consustanziale allessere uomo. Il riconoscere questa verit lincipit di ogni successivo
proseguire in ogni direzione umana, il fardello o il bottino di ogni viandante della vita; ma,
nello stesso tempo, potrebbe portare alla fine di ogni agire umano : cos come Edipo si cava
gli occhi dopo aver scoperto la sua orrenda verit, allo stesso modo il comprendere che
lesistenza umana non ha alcun significato, che tutto nulla e che il dolore parte
essenziale ed ineliminabile della struttura della vita, pu portare al cosiddetto nichilismo
passivo, alla nolont pi assoluta, al disperare di tutto ed alla kierkegaardiana malattia
mortale della disperazione .
Leopardi e Nietzsche, una volta compresa la triste ma autentica nuda essenza dellesistenza,
proseguono verso il cammino di unaccettazione della vita nella sua intera totalit, arrivando
ad intendere la vita come casualit - perch per caso si nasce, per caso si nasce proprio qui e
per puro caso viviamo - che va non solo accettata, ma amata in ogni sua sfaccettatura.
Leterno divenire o il brutto poter/ che ascoso a comun danno impera sono solo diversi
nomi da dare al dolore, quello stesso dolore consustanziale alla vita che, nella nostra
interpretazione, la base di partenza della concezione teoretico-filosofica di Leopardi e
Nietzsche. Tuttavia, i due profondi pensatori ameranno a tal punto questa esistenza da
trovarle mille modi per renderla e vederla pi bella e piacevole : il ridere, la danza, la
poesia, ecc., cio le maschere e le illusioni, altri nomi ed altre sfaccettature per dare al corso
della vita seguente al riconoscimento della nuda verit unaccezione positivo-creazionistica.
Leopardi, il poeta che rasenta pericolosamente il ciglio del niente e del dolore, accostato a
Nietzsche, il profeta della risata, della danza tragica, del SI alla vita e dellaforisma
pungente ? Si, nel presente lavoro, i due pensatori saranno accostati ed accomunati in tutta
loro opera creativa-ontologica, interpretati come egualmente riformatori, creatori, ribelli,
anticonformisti e propositivi; viceversa, la vecchia ed errata interpretazione che leggeva i
due pensatori in chiave nichilistica e rinunciataria, sar allontanata e considerata come la
visuale fuorviante da superare e cancellare2. Leopardi e Nietzsche, nelle pagine future,
cammineranno fianco a fianco in direzione della negazione di tutto ci che negazione della
2

cfr. C. BERARDI, Ottimismo leopardiano, Venezia, Scarabellin, 1930; pag. 34 : E lecito [] riaccostare Leopardi
a Buddha ? Meglio allearlo con Nietzsche, considerarlo un precursore dei seguaci della morale volontaristica;

vita : tuttavia, sottolineeremo limportanza dellinfluenza dellopera leopardiana sul


pensiero del giovane Nietzsche, accentuando la capacit leopardiana di ispirare il genio
creativo nietzscheano e lintero pensiero tragico3. In questo modo, nostra intenzione
riuscire a segnalare la capacit artistica geniale dei nostri due autori, soprattutto di porsi
come antitesi necessarie al dilagante conformismo a loro coevo4.
Leopardi accanto a Nietzsche, dunque : la poesia accanto allaforisma, lironia vicino al riso
pi tragico, la felicit a fianco della gioia : i due geni creativi, quindi, viaggiano in un
sentiero ideale parallelo, costellato di profondo dolore ineliminabile e di necessario divenire
casuale, ma che approder allisola della felicit predominante sulla rassegnazione pi
disperata. Proprio questo dolore consustanziale allessere uomo sar larma usata dai due
pensatori per combattere la disperazione e la vittoria del nihil5. Dolore e gioia, vita e caso,
ordine e creazione sintrecciano nellabile mosaico leopardiano e nietzscheano, creando un
morbido tessuto di profonda supremazia sulla rassegnazione nichilistica, aprendo la strada
alla demistificazione ed alla gioia, allorgoglio ed alla creazione, alla lotta ed alla vita6.
Leggere Leopardi e Nietzsche, dicevamo, come irrompere in un universo bellissimo e
pericoloso, infinito e sorprendente, pieno di possibilit enigmatiche. Chiunque abbia avuto a
che fare con larte creativa dei due autori si imbattuto in qualcosa di splendidamente
pericoloso e contagioso, ineffabile ed ipnotico, perch con Leopardi e Nietzsche ci troviamo
di fronte ad autori anticonformisti7 ed anacronistici, originali ed asistematici8. Vedremo nei
capitoli successivi questo loro anacronismo al secolo XIX (confrontare il paragrafo II.1.) e
come la loro capacit geniale abbia indotto la loro arte a smascheratrice degli inganni

cfr. G. GABETTI, Nietzsche e Leopardi, in Il convegno, Anno IV, num. 10, Ottobre 1923, pagg. 441-461; Anno
IV, numeri 11-12, Novembre-Dicembre 1923, pagg. 513-531; Anno V, numeri 1-2, Gennaio-Febbraio 1924, pagg. 530; a pag. 441 : Leopardi stato per Nietzsche uno di questi educatori : un momento in qualche modo necessario nella
formazione della sua personalit spirituale;
4
cfr. V. CARDARELLI, Le opere e i giorni, in Opere, Milano, Arnoldo Mondadori, 1981, pagg. 311-317; pagg.
311-312 : Leopardi [] tanto moderno che da allora in poi tutta la morale e la filologia di Nietzsche non sono, a parer
nostro, che poche briciole cadute dalla mensa di Leopardi;
5
cfr. S. NATOLI e A. PRETE, Dialogo su Leopardi. Natura, poesia, filosofia, Milano, Bruno Mondadori, 1998, pag.
87 : Il dolore tormenta gli uomini, ma li motiva. Il dolore uno stimolante alla vita. A dirlo e molto tempo prima di
Nietzsche Leopardi;
6
cfr. C. FERRUCCI, Unestetica radicale : Leopardi, Roma, Lithos, 1999, pag. 37 : Il fatto che appunto in
Leopardi parla un "maledetto", diabolico demistificatore di molte apparenti certezze, degno per questo rispetto di stare
alla pari con i maestri del sospetto Nietzsche e Freud;
7
cfr. E. FINK, La filosofia di Nietzsche, Venezia, Marsilio, 1973; trad. it. di P. R. Traverso; pagg. 14-15 : Nietzsche
un pericolo per chiunque abbia dei rapporti con lui. [] Nietzsche il filosofo che mette in dubbio tutta la storia della
filosofia occidentale;
8
cfr. C. FERRUCCI, Lestetica integrale di G. Leopardi, in AA. VV., Ripensando Leopardi, Roma, Studium, 2001;
pagg. 139-153, pag. 139 : Che Leopardi non sia un filosofo nel senso pi tradizionale e ancora [] abituale della
parola, non sia cio un pensatore sistematico, autore di un corpus organico di scritti speculativi, cosa che sarebbe
difficile mettere in dubbio;

umani9 (II.2). Questo loro geniale riuscire a porsi al di fuori della consuetudine normativa
della loro epoca culturale, ha dato adito facilmente a fraintendimenti ed errate
interpretazioni, spesso opere di forzature o fuorvianti letture parziali. La pi classica che
sar oggetto di smentita nel paragrafo IV.1. lerrata lettura pregiudiziale dellopera
leopardiana come frutto della sua infelicit morale, derivante dal suo stato fisico. Errata,
pregiudiziale, fuorviante e parziale, questa lettura nichilista dellopera leopardiana stata
ampiamente smentita dalla critica del XX secolo10, ma verr, comunque, ribadita nelle
pagine successive. Ugualmente, ribadiremo le molteplici parziali interpretazioni dellopera
nietzscheana come tendente ed anelante ad ideali politici estremistici.
Daltro canto, il destino di chi nasce e diventa un genio creativo, un freier Geist, non pu
essere altro che quello di trovarsi estemporaneo rispetto alla cultura dominante del tempo a
lui coevo, di essere incompreso o, peggio, ancora, frainteso. Soprattutto chi, come Nietzsche
e Leopardi, il tipo di quel che si direbbe "cor inquietum", spirito irrequieto11, il sentirsi
demistificatore sconsolato, creativo incompreso, energia propositiva inattuale, rappresenta
la tragica ingiusta normalit.
Il dolore, dunque, al centro della trattazione parallela e vicina tra Leopardi e Nietzsche :
quel consustanziale ed ineliminabile stato di perenne infelicit ed insoddisfazione che
accompagna lessere uomo. Ma questo che accompagna il divenire delluomo
diviene, nella nostra interpretazione, il dato che, una volta accettato pienamente, crea la
spinta allazione etica, alla creazione propositiva, ad una visuale di momentanea felicit. Il
dolore stesso, la forza annientante dello spirito umano, si trasmuta, nellopera di Leopardi
e Nietzsche, come il dato necessario dellessenza umana, il pilastro che, una volta accolto
pienamente dentro di s, distingue luomo pi forte, coraggioso e, per questo, felice, da
quello vacuo, disperato, indolente. Il dolore, quindi : non negato o temuto, n allontanato,
bens accettato come essenza pi vera e piena delluomo. Acquisito questo salto mortale,
luomo cancella il Nichts che il dolore comporta, cambiandolo con un pieno Si alla vita, al
divenire ed a tutte le sue sfaccettature pi casuali, recondite ed inspiegabili. Quello stesso
dolore che, centro della trattazione delle opere leopardiane e nietzscheane, stato
9

cfr. E. SEVERINO, Cosa arcana e stupenda. LOccidente e Leopardi, Milano, Rizzoli, 1997; pag. 64 : Nel pensiero
di Leopardi la distruzione degli immutabili, degli eterni e degli assoluti dellOccidente si presenta per la prima volta, e
con una radicalit che raramente verr mantenuta nello sviluppo della filosofia contemporanea.;
10
cfr., come unico esempio, C. BERARDI, Ottimismo leopardiano, op. cit., pag. 200 : Urge sostituire al vecchio,
falso, ahim troppo diffuso giudizio, per non dir pregiudizio : il Leopardi il poeta angosciosamente pessimista !
questaltro : il Leopardi il poeta si, del dolore [], ma del dolore che trova oblio e conforto vivissimi nel sentire
fortemente il buono e il bello,
11
Ibdem, pag. 19;

considerato la componente nichilistica del loro pensare quello stesso dolore, compreso
come essenza universale dellessere uomo12, diviene il dato che cambia luomo malato
della vita, in quello straripante di gioia e di felicit, di energia e di creativit. Non solo
Nietzsche sa incarnarsi in un nuovo Dioniso, accogliendo tutti i dolori del mondo e
cambiandolo in gioia tragica, anche Leopardi sa fare lo stesso, trasformando la sofferenza
in illusione vaga, in profondo riso o in vibranti versi13.
Dunque, entrambi, Nietzsche e Leopardi, hanno a loro modo superato il pessimismo14,
con le illusioni, le maschere, larte, con mille forme, Bilde, con mille parole per arrivare al
Ja sagen zum Leben, al dire Si incondizionato alla vita, alla straziante gioia infinita di
abbracciare la vita anche nel dolore estremo.
Quindi la sofferenza, il dolore del Dioniso fatto a pezzi, il fondo oscuro e doloroso della
vita, in una specie di classicismo dionisiaco15, lessere dellesistenza, il punto pi vero e
profondo dellessere uomo; quel soffrire che espresso con insuperabile maestria dal
monologo del protagonista di Memorie dal sottosuolo di Dostoevskij :
La sofferenza dubbio, negazione[]; alla vera sofferenza, cio alla distruzione e al caos,
luomo non rinuncia mai. La sofferenza lunica fonte di consapevolezza [] che [] la
pi grande disgrazia per luomo [] ma che luomo ama e non la scambierebbe con nessun
genere di soddisfazione16.

12

cfr. ANTONIO NEGRI, Lenta ginestra. Saggio sullontologia di Leopardi, Milano, SugarCo, 1987; pag. 301 :
Considerano la malinconia del Leopardi una malattia []. E invece no : quel dolore ci coinvolge tutti, quel dolore
quasi una profezia e quellironia, quel sarcasmo, rivelano unafflizione profonda []. Il Leopardi ci vicino, in questo
suo presago soffrire.,
13
cfr. C. FERRUCCI, Unestetica radicale : Leopardi, op. cit., pag. 80 : [Leopardi] anchegli un Dioniso redivivo,
dice anchegli "si alla vita" pur abbracciandone tutto il male, il dolore, la tragicit,
14
W. OTTO, in F. W. NIETZSCHE, Intorno a Leopardi, Genova, Il Melangolo, 1992, a cura di C. GALIMBERTI,
pag. 156;
15
G. SCALIA, Pensatori risoluti in F. W. NIETZSCHE, Intorno a Leopardi, op. cit., pag. 192;
16
F. DOSTOEVSKIJ, Memorie dal sottosuolo, Milano, BUR, 1995, trad. it. di M. Martinelli; pag. 52;

I: Il rapporto artistico Nietzsche-Leopardi

I.1. Leopardi ed il giovane Nietzsche

Linteresse culturale per il rapporto critico-filosofico tra Giacomo Leopardi e Friedrich


Nietzsche ha raggiunto oggi picchi di notevole livello e variegate interpretazioni, dando vita
ad un mbito filosofico molto discusso e studiato. Di notevole interesse storico-filosofico,
infatti, risulta essere lanalisi dei passi di Nietzsche nei quali si parla, esplicitamente o
meno, di Giacomo Leopardi, il poeta Italiano con il quale il filosofo tedesco ha avuto un
rapporto culturale molto controverso e serrato. Controverso stato, il rapporto, perch nel
Nietzsche degli anni di Basilea si trova una marcata ammirazione e ripresa della figura
culturale del poeta recanatese, con citazioni di alcuni passi dei Canti o di temi cari al poeta,
mentre da Umano, troppo umano in poi, coincidendo con il cambiamento di vedute
nietzscheano ,si prende atto del radicale mutamento di vedute della figura leopardiana.
Serrato, inoltre, stato il rapporto perch, nonostante i cambiamenti dinterpretazione, il
riferimento al pensiero ed alla figura di Leopardi permane, dagli scritti giovanili, fino alle
ultime opere del filologo tedesco.
La fatidica data con la quale si comincia a segnalare il rapporto Nietzsche-Leopardi il
giugno 1922, mese nel quale la rivista italiana La ronda17 pubblica alcuni frammenti
leopardiani del filosofo tedesco, tradotti da Marcello Cora (lungherese Mr Korach). I passi
tradotti e pubblicati per la prima volta sono quelli nei quali Nietzsche fa riferimento al poeta
di Recanati, dando il via, cos, allanalisi del rapporto tra i due pensatori attraverso lo studio
dei frammenti aforistici del filosofo-filologo tedesco. Passaggio fondamentale dello studio
del rapporto tra i due pensatori il 1923, anno nel quale Gabetti pubblica nelluscita numero
10 de Il convegno18 un ricco ed organico studio sulla diffusione di Leopardi in Germania
prima di Nietzsche, sullavvicinarsi di questultimo a Leopardi, e sulle loro affinit di
pensiero, di stile e di vita.

17

Nietzsche e Leopardi. Da carte edite ed inedite di Nietzsche, ora in La ronda, 1919-23, Torino, E.R.I., 1969;
pagg. 527-529;
18
G. GABETTI, Nietzsche e Leopardi, in Il Convegno, op. cit.;;

10

Con questo fondamentale scritto di Gabetti, la strada allanalisi critica del rapporto
Leopardi-Nietzsche aperta : ne sono sintomatiche testimonianze alcuni saggi di importanti
studiosi, negli anni successivi 1923, come il famoso saggio Nietzsche e Leopardi19 di
Walter Otto.
Intenzione di questo capitolo sar quello di analizzare la posizione di forte stima del giovane
Nietzsche per la poetica leopardiana, evidenziandone i passi in cui il riferimento esplicito
ed anche quelli dove il riferimento sotteso. Viceversa, nel capitolo successivo sar nostra
intenzione rilevare il cambiamento della posizione critica di Nietzsche su Leopardi,
rimarcando come sia facile notare ,dal 1876 in poi, data di uscita di Umano troppo umano,
che i riferimenti alla persona ed allopera leopardiana si tingono di crudi attributi negativi,
in un radicale mutamento di prospettiva.
Premessa necessaria da fare, anche a parziale scusante di Nietzsche, quella di sottolineare
quali opere di Leopardi il filosofo tedesco avesse letto. Sappiamo con sicurezza che
Nietzsche aveva letto con molta attenzione i Canti20 ,verso i quali nutriva grande affetto e
dei quali aveva pensato di farne una traduzione in tedesco. Egli afferm, inoltre, di
conoscere le Operette morali grazie a un amico, - Gersdorff, gi ammiratore leopardiano,
cos come Rhode e Hans von Blow - che gliene aveva letti e tradotti alcuni passi. Nel 1878
ricevette in dono da Maria Baumgarten le opere di Leopardi tradotte da Paul Heyse.
Sappiamo, per, con altrettanta sicurezza che Nietzsche non poteva aver letto il Discorso di
un Italiano intorno alla poesia romantica, pubblicato solo nel 1906, n limportantissimo
Zibaldone di pensieri, pubblicato, com noto, tra il 1898 e il 1900 con il titolo di Pensieri
di varia filosofia e di bella letteratura (Firenze, Le Monnier) , grazie allimpegno di
Carducci. Questultimo dato fondamentale per rilevare la limitatezza della conoscenza che
Nietzsche poteva avere dellopera-pensiero leopardiana, perch nello smisurato contenitore
di temi eterogenei che lo Zibaldone di pensieri facile individuare i passi decisivi per
unanalisi propositiva del pensiero del poeta recanatese, cos da distogliere il lettore o il
critico da una semplicistica interpretazione nichilista di Leopardi.
La visione positiva dellopera e della figura leopardiana risulta fin troppo palese in diverse
delle prime opere di Nietzsche. Ralph-Rainer Wuthenow, per esempio, rileva una fortissima
affinit tra il dialogo sullo stato del mondo dopo lautoestinzione del genere umano che

19

W. F. OTTO, Leopardi und Nietzsche, ora in Intorno a Leopardi, trad. it. di Gio. Batta Bucciol, op. cit.;
Nietzsche aveva letto i Canti nella traduzione tedesca, a cura di R. Hameling, Gedichte von Giacomo Leopardi
verdeutscht, Hildburghausen, 1866;

20

11

Leopardi fa svolgere nel Dialogo di un Folletto e di uno Gnomo e alcuni passi del saggio
giovanile di Nietzsche Verit e menzogna in senso extramorale21.
Tuttavia, il punto cruciale dellinterpretazione nietzscheana dellopera leopardiana il velo
di Maya attraverso il quale il tedesco filtra la sua conoscenza del pensiero di Leopardi :
Schopenhauer. Leopardi e Schopenhauer risultano in tutta lopera nietzscheana sinonimi,
uguali e paritetici rappresentanti di una comune sorte pessimistico-nichilista, tragicamente
greca, dapprima, quindi modernamente nefasta. Linterpretazione bivalente che Nietzsche
d, durante la sua vita, del pensiero di Schopenhauer, perfettamente parallela a quella che
propone dellaltro simbolo del pessimismo, Giacomo Leopardi, il cui accostamento risulta
autorizzato dallammirazione del filosofo tedesco per il poeta italiano. Con il rifiuto del
pessimismo romantico, egli li accomuner anche nella condanna.
Schopenhauer fra i Tedeschi. Che significato ha la sua apparizione
proprio qui ? Che cosa pu significare la giovent in un paese dove la
filosofia va in rovina ? Che senso ha la filosofia fra i tedeschi ?
Avrebbe potuto benissimo essere nato in Italia, vedi Leopardi22
Eccoli qui, Schopenhauer e Leopardi, felicemente accostati nella loro comune opposizione
alla volgarit tedesca, in un passo del giovane Nietzsche, un Nietzsche che ancora
conferiva attributi positivi alla figura leopardiana.
Ugualmente accostati, dicevamo, saranno il poeta italiano ed il filosofo de Il mondo come
volont e rappresentazione anche nel Nietzsche pi maturo, in una visuale radicalmente
opposta. E quanto fosse radicale il cambiamento di prospettiva lo si pu palesare in un
frammento di qualche anno dopo :
Mi viene da ridere, quando ascolto gli elenchi di sofferenze e
miserie, con cui il pessimismo cerca di dimostrare la sua legittimit
Amleto e Schopenhauer e Voltaire e Leopardi e Byron.23
Sar compito del prossimo capitolo analizzare il rapporto Nietzsche-Leopardi dal punto di
vista dellaspra critica al poeta.
In questo passo appena citato risulta importante, inoltre, a nostro avviso, laccostamento non
casuale di Leopardi con Byron. Nietzsche, infatti, influenzato negli anni giovanili del liceo
21

R.R. WUTHENOW, Illusione e dignit, in Leopardi, arte e verit, a cura di C. FERRUCCI, Roma, Bonacci ,
1990; pag. 129;
22
F. W. NIETZSCHE Frammenti postumi 1869-1874, Primavera-estate 1874; (III 3, parte II, 35 [8]) ;
23
F. W: NIETZSCHE, Frammenti postumi 1881-1882, Frammenti scritti su una copia dei Saggi di Emerson (V 2,
467-468) ;corsivi miei ;

12

di Pforta e nelle riunioni del circolo culturale Germania da Lord Byron e dal suo Manfredi
, da cui si distaccher, allo stesso modo, nel proseguo della sua vita. Questo accostamento
Leopardi-Byron sicuramente lusinghiero per il poeta italiano, in quanto a Nietzsche
Byron appare privo di ogni fede in Dio, ha disprezzo del mondo ed una divina
consapevolezza di s24 E necessario, ancora, sottolineare come la visuale della figura
leopardiana di Nietzsche, filtrata nella filosofia di Schopenhauer, sia stata fuorviante per una
corretta interpretazione della poetica filosofica del recanatese, danneggiando fatalmente un
giudizio pi veritiero e coerente della sua opera.
Schopenhauer aveva letto Leopardi e lo apprezzava ,rilevando notevoli affinit tra di loro elogiando Leopardi come suo successore nel capitolo 46 del Mondo come volont e
rappresentazione- ; il critico Francesco De Sanctis, nel suo saggio Schopenhauer e
Leopardi, aveva avvicinato per primo le due figure, umane e filosofiche, contribuendo a
quellaccostamento tra i due che ricever vasta eco in tutta Europa. Proprio in questa ottica
il giovane Nietzsche legge Leopardi, come naturale proseguimento dellentusiasmo con cui
legge Il mondo come volont e rappresentazione.
Alla luce di tutto ci, si pu affermare che Nietzsche non poteva interpretare altrimenti
lopera di Leopardi - ricordiamo nuovamente che Nietzsche non poteva aver letto lo
Zibaldone -, se non in una stretta affinit con il filosofo a cui dedicher la III Inattuale,
Schopenhauer come educatore.
La profonda differenza tra la nolont schopenhaueriana e laccettazione in toto
dellesistenza leopardiana : questa la distanza abissale e sostanziale in base alla quale
Leopardi non pu essere avvicinato a Schopenhauer. E quanto affermano molti eminenti
interpreti del pensiero leopardiano, come W. F. Otto nel famoso saggio citato25 o Emanuele
Severino, in alcune pagine del suo Il nulla e la poesia26.

24

C. GENTILI, Nietzsche, Bologna, Il Mulino, 2001; pag. 45;


W. F. OTTO, Leopardi e Nietzsche, op. cit.; pag. 161; corsivi miei; In Schopenhauer si cela, dietro la dialettica
pi acuta, un profondo rancore, anzi un segreto spirito vendicativo contro tutto ci che esiste, che trova unicamente
appagamento nella sentenza secondo la quale il fondamento dogni essere [] volont universale, eternamente
infelice e generatrice dinfelicit, che luomo superiore pu combattere solo con la negazione e la rinuncia.
[]Com diverso Leopardi ! Tutto il suo essere riconducibile al mondo classico e quindi anche il suo pessimismo,
per la semplicit e la chiarezza di visioni e parole; non si avverte mai in lui unaccusa contro qualcosa di feroce e
mostruoso, n abissi crudelt, desiderio di distruzione o di autodilaniamento.
26
E. SEVERINO, Il nulla e la poesia, Milano, Rizzoli, 1990; pag. 345; corsivi dellautore; Leopardi non pu
essere avvicinato a Schopenhauer. La filosofia di Schopenhauer ancora una teologia negativa. La negazione della
volont di vivere, in lui, conduce dinanzi al Nulla; ma questo Nulla [] non il nihil negativum , il nulla assoluto,
ma il Nulla relativo, cio relativamente al punto di vista della volont di vivere. [] Per Schopenhauer la colpa di
Adamo di aver voluto vivere. [] Leopardi, invece, volta per primo le spalle ad ogni prospettiva mistico-teologicometafisica. Tutto nulla; tutto ci che esiste nihil negativum perch un effimero emergere dalla assoluta negativit
del nulla. [] La colpa di Adamo di aver voluto conoscere.
25

13

Prima del poeta, dello scrittore e delluomo, Nietzsche ha ammirato il Leopardi filologo.
Non a caso, Nietzsche ha apprezzato anche il Leopardi filologo, sia perch era Nietzsche
stesso filologo classico, sia perch la fama di Leopardi grande filologo era sopraggiunta in
Germania prima di quella di grande poeta, e con una vasta eco.
Esempi di questa grande ammirazione per il Leopardi filologo sono diverse lettere tra il
1869 ed il 1879 con Heinrich Koselitz (lamico artista che prender il nome darte di Peter
Gast ), con Hans von Bulow (il primo marito di Cosima Wagner), e con Erwin Rhode.
Nietzsche, vedremo, legge Leopardi come lultimo filologo-poeta; ma comera arrivata
allorecchio del professore prussiano la voce della bravura di questo poeta-filologo italiano?
Molti personaggi della cultura europea si erano gi prodigati nella diffusione dellopera del
leopardi filologo : i prussiani Bunsen e Niebuhr, per esempio, o gli svizzeri De Sinner e
August von Platen. Con De Sinner Leopardi intraprese un rapporto epistolare molto
interessante - in una lettera del 1832, Leopardi racconta il suo malumore per chi interpreta il
suo pessimismo come correlato ai suoi malesseri fisici - ; con Niebuhr, invece, ci fu un
rapporto di stima reciproca, quando Giacomo venne a Roma, nel 1823,

e lallora

ambasciatore di Prussia presso la Santa Sede prov a fargli assegnare una cattedra
universitaria.
Grande diffusione in Germania ebbero le Opere di Leopardi, curate, nel 1845, da Antonio
Ranieri, quasi quanto successo riscossero gli Scritti filologici, curati da Pietro Giordani e
Pietro Pellegrini.
Prima traccia che a noi rimasta della sconfinata ammirazione verso lopera del Leopardi
filologo un frammento del 1875 :
Voglio ora indagare la formazione del filologo, ed affermo :
[] su 100 filologi, io ritengo che 99 non dovrebbero essere tali.
[]Leopardi lideale moderno di filologo; i filologi tedeschi non
sanno fare nulla27
E, tanto per ribadire la differenza tra i filologi tedeschi e

Leopardi, Nietzsche afferma :

Esisterebbe ancora la filologia come scienza, se i suoi servitori non


fossero educatori stipendiati ? In Italia ve ne erano. Chi pu mettere,
per esempio, un Tedesco accanto a Leopardi ?28

27
28

F. W. NIETZSCHE, Frammenti postumi. 1875-1876; ( IV 1; 3 [20] e 3 [23]) ; corsivi dellautore;


Ibidem, (IV 1; 5 [56]);

14

Dello stesso periodo anche la definizione di Leopardi come grande - ed ultimo - esempio
dei filologi-poeti :
La fine dei filologi-poeti dovuta in buona parte alla loro
depravazione personale. La loro stirpe ricresce pi tardi : Goethe e
Leopardi, ad esempio, sono fenomeni di questo genere29.
Goethe e Leopardi ci appaiono come gli ultimi grandi epigoni dei
filologi-poeti italiani30
Leopardi, quindi, appartiene alleredit, insieme con Goethe ,dei filologi-poeti, per cui la
filologia non una disciplina specialistica e istituzionale, bens interiore, un colloquio con i
classici, con lo spirito dei grandi morti. Leopardi sperimenta, per questo anacronista
innovatore, per intero il valore della tradizione classica, e dunque della vera filologia, come
nodo attuale di stile, bellezza, sapere, grandezza danimo ed esortazione virtuosa.
Al progetto di una nuova, vera, filologia, Nietzsche aveva pensato di dedicare una quinta
Inattuale, Wir, Philologen, da cui per desistette .
Prima ancora che come filologo, il giovane Nietzsche considerava Leopardi come
archetipo umano a lui dolorosamente vicino, cio lo ammirava come eroe dolente della
sensibilit romantica.
Ne testimonianza unopera di Nietzsche nella quale linfluenza leopardiana traspare in
ogni singola parola. Due anni dopo luscita della rivoluzionaria La nascita della tragedia,
1872, il professor Nietzsche pubblica la seconda Inattuale, Sullutilit e il danno della
storia per la vita. Lo scritto polemico risulta essere palesemente ispirato da Leopardi, o
forse proprio a lui potrebbe essere dedicato, in quanto diversi dei temi fondamentali
leopardiani sono espressamente qui ripresi.
Ci sembra molto pi semplice mettere a confronto il testo della Seconda inattuale con alcuni
versi dei Canti, che elencare semplicemente le diverse convergenze.
Il testo nietzscheano comincia cos :
Osserva il gregge che ti pascola innanzi : esso non sa cosa sia ieri,
cosa oggi, salta intorno, mangia, riposa, digerisce, torna a saltare, e
cos dallalba al tramonto e di giorno in giorno, legato brevemente con
il suo piacere e dolore, attaccato cio al piuolo dellistante, e perci n
triste n tediato. Il veder ci fa male alluomo, poich al confronto
dellanimale egli si vanta della sua umanit e tuttavia guarda con
29
30

Ibidem, (IV 1; 5 [17]) ;


F. W. NIETZSCHE, Richard Wagner a Bayreuth, (IV 1; 74) ;

15

invidia alla felicit di quello giacch questo soltanto egli vuole,


vivere come lanimale n tediato n fra dolori, e lo vuole per invano,
perch non lo vuole come lanimale31
Come non possono venire subito in mente alcuni versi del Canto notturno di un pastore
errante dellAsia ? Il passo sopra citato sembra la palese parafrasi dei versi 105-119 :
O greggia mia che posi, oh te beata,
che la miseria tua, credo, non sai !
Quanta invidia ti porto !
Non sol perch daffanno
Quasi libera vai ;
chogni stento, ogni danno,
ogni estremo timor subito scordi ;
ma pi che giammai tedio non provi.
Quando tu siedi allombra, sovra lerbe,
tu se queta e contenta ;
e gran parte dellanno
senza noia consumi in quello stato.
Ed io pur seggo sovra lerbe, allombra,
e un fastidio mingombra
la mente, ed uno spron quasi mi punge.32
Linvidia delluomo, animal capace di annoiarsi, per lanimale, incapace di annoiarsi, viene
presa da Nietzsche come simbolo della capacit di saper obliare il passato; il gregge, che
non sa cosa sia ieri, cosa sia oggi, per entrambi lesempio della felicit pi beata, della
spensieratezza legata alla capacit di dimenticare ci che stato33.
Il periodo successivo a quello appena citato sembra essere ancora la parafrasi di altri versi
del Canto notturno :
Luomo chiese una volta allanimale : perch non mi parli della tua
felicit e soltanto mi guardi ?34
La somiglianza con i seguenti versi sembra davvero esser troppa per poter sembrare casuale:
Quel che tu goda o quanto,
non so gi dir; ma fortunata sei.
Ed io godo ancor poco,
o greggia mia, n di ci sol mi lagno.
Se tu parlar sapessi, io chiederei :
31

F. W. NIETZSCHE, Sullutilit e il danno per la storia, (III 1, 262);


G. LEOPARDI, Canto notturno di un pastore errante dellAsia; vv. 105-119;
33
cfr., inoltre, F. W. NIETZSCHE, Frammenti postumi. 1869-1874, (III, 3; 29 [98]);
34
F. W. NIETZSCHE, Sullutilit e il danno per la storia, (III 1, 262);
32

16

dimmi : perch giacendo


a bellagio, ozioso,
sappaga ogni animale;
me, sio giaccio in riposo, il tedio assale ?35
Non pu essere casuale la somiglianza estrema tra i due passi. A dimostrarci lo stretto
legame che lega il giovane Nietzsche a Leopardi, ci sono altre affinit tematiche facilmente
riscontrabili nei passi successivi della Seconda inattuale. Quando Nietzsche dice, subito
dopo :
Ma egli [il pastore] si meravigli anche di se stesso, per il fatto di
non poter imparare a dimenticare e di essere continuamente legato al
passato : per quanto lontano, per quanto rapidamente egli corra, corre
con lui la catena
sembra ricordare dei versi della poesia leopardiana forse pi legata al ricordo del passato, Le
ricordanze, del 1829 :
Dolce per s, ma con dolore sottentra
il pensier del presente, un van desio
del passato, ancor tristo, e il dire : io fui36
E di leopardiana assonanza anche il passo di poco seguente le suddette citazioni, nel quale
viene ripreso come topos della felicit il fanciullo, che, insieme allanimale ed al selvaggio,
diviene la metafora della possibilit della spensieratezza nel Leopardi pi giovane :
il bambino che non ha ancora nessun passato da rinnegare e che
giuoca in beatissima cecit fra le siepi del passato e del futuro
Oppure sembra molto vicina ad alcuni stupendi versi de Alla luna :
o mia diletta luna. E pur mi giova
la ricordanza, e il noverar letate
del mio dolore. Oh come grato occorre
nel tempo giovanil, quando ancor lungo
la speme e breve ha la memoria il corso37
nei quali il rimembrar dellet quando ancor lungo/la speme e breve ha la memoria il
corso ha addirittura una valenza positiva, poich si ritorna, seppur momentaneamente, alla
perduta fanciullezza et beata proprio perch non si hanno troppe cose dolorose da
ricordare.
35

G. LEOPARDI, Canto notturno di un pastore errante dellAsia; vv. 124-132;


G. LEOPARDI, Le ricordanze; vv. 58-60;
37
G. LEOPARDI, Alla luna; vv. 10-14;
36

17

Ancora sul tema della temporalit, esteriore ed interiore, si mantiene lo stretto rapporto ancora solo sotteso - con la poetica leopardiana. Poche pagine dopo, sempre nella Seconda
inattuale, un passo ci lascia sorpresi per la sua vicinanza con uno leopardiano :
Chi chiede ai suoi conoscenti se desiderino vivere di nuovo gli ultimi
dieci o venti anni, vedr facilmente chi di loro sia predisposto a questo
punto di vista sovrastorico : essi risponderanno tutti "no"!, ma
motiveranno diversamente questo "no"!. Gli uni forse confidando :
"ma i prossimi venti anni saranno migliori"
Confrontando il passo suddetto con unoperetta, ne risulta unassonanza clamorosa :
Passeggere : Non tornereste voi a viver cotesti ventanni, e anche
tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste ?
Venditore : Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere : ma se aveste a rifare la vita che avete fatta n pi n
meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati ?
Venditore : Questo non vorrei.38
Il tema della temporalit, finalit di questa Inattuale, prende, quindi, come riferimento
implicito le opere di Leopardi, con il loro contenuto di memoria, di rimembranza e
dimenticanza, di passato e futuro.
Ma, fin qui covata dal discorso nietzscheano, la suggestione ed il riferimento leopardiano
esplode, infine, in una citazione del forse pi nichilistico dei Canti, A se stesso , come
simbolo della nausea e della saggezza degli uomini sovrastorici :
Non val cosa nessuna
i moti tuoi, n di sospiri degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango il mondo.
Tacqueta omai.39
Leopardi, per il giovane Nietzsche, inoltre, uno di quei poeti che hanno anche dei
pensieri. In un passo del 1875, Nietzsche conferisce a Leopardi una personale definizione
- oltre a quella gi di vista di poeta-filologo - di poeta che ha anche dei pensieri. Il
breve frammento, a nostro avviso merita una lettura attenta :

38

G. LEOPARDI, Dialogo di un venditore dalmanacchi e di un passeggere; in Tutte le opere, a cura di W. BINNI


ed E. GHIDETTI, Firenze, Sansoni, 1969, volume 1; pag. 180;
39
G. LEOPARDI, A se stesso, vv. 7-11; in F. W. NIETZSCHE, Sullutilit e il danno della storia per la vita, (III 1,
264);

18

Leggo che il pi grande lirico tedesco devessere proprio Mrike !


Essere stupidi non un delitto, dato che in questo caso non si sente, o
non si vuol sentire Goethe come il pi grande lirico tedesco ? Ma
che cosa mai deve saltare in mente, che concetto di lirica ! Sono
andato a riguardare questo Mrike, e [] lho trovato debolissimo e
non poetico.
[] pensieri, daltro canto, costui non ne ha affatto ;e io sopporto
soltanto pi i poeti, che tra laltro, hanno anche dei pensieri, come
Pindaro e Leopardi.40
I pensieri dei poeti autentici, come Leopardi e Goethe, quindi, sono contrapposti a ci che
definito musicale ma che non lo -Mrike-, essendo, in realt, tuttaltra cosa dalla vera
musicalit.
Leopardi qui indicato come lirico esemplare accanto a Pindaro,
-un autore che anche Leopardi ammir- poeta che si muove nella sfera del mito, e che
lontanissimo dal formulare pensieri con un dato ordine sistematico. Sembra lecito supporre,
quindi, che i pensieri di cui Leopardi fecondo proprietario, come Goethe e Pindaro, siano
pensieri-visioni, cio pensieri che tendano a coincidere in discorsi poetici e ,
simultaneamente, musicali.
Viene immediatamente in mente laffinit che ne La gaia scienza il filosofo tedesco riporta
tra Leopardi e Chopin, altro esempio di artista che tra laltro, ha anche pensieri. Il
musicista della passione, dello stile, e dellordine musicale, il polacco Chopin, avvicinato
al poeta che ha anche pensieri, allo scrittore capace di danzare sulle catene dello stile e della
poesia - capace di danzare come Zarathustra sopra ogni peso, come Dioniso su ogni dolore
-.
Libert in catene una libert principesca. Lultimo dei musicisti
moderni, che ha guardato e adorato la bellezza, come Leopardi, il polacco
Chopin, linimitabile [] : Chopin ebbe la stessa principesca nobilt della
convenzione che Raffaello mostra nelluso dei colori pi tradizionali e
semplici.41
Leopardi

-con Chopin, stavolta- prncipi capaci di librarsi sulle catene della bellezza

stilistica, come lapollineo Raffaello.

40
41

F. W. NIETZSCHE, Frammenti postumi. 1875-1876; (IV 1; 8 [2])


F. W. NIETZSCHE, Umano, troppo umano, (IV 3, 198);

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