La postura tipica del chitarrista classico prevede che lo strumento, poggiante s ulle gambe, sia inclinato verso l'alto dalla parte della tastiera. Per fare ci co mune l'utilizzo del poggiapiede, col quale tenere rialzata la gamba sinistra; al cuni interpreti del repertorio contemporaneo fanno talvolta uso di un sostegno c he, poggiato sulla coscia sinistra, permette di mantenere l'inclinazione della c hitarra pur poggiando entrambi i piedi a terra. La mano destra[modifica La tecnica della chitarra classica prevede il tocco diretto delle punte delle di ta sulle corde per metterle in vibrazione. Fino alla prima met del Novecento si e bbe una viva contrapposizione fra i due approcci esistenti: la scuola cosiddetta di Tarrega sostiene l'utilizzo del solo polpastrello senza unghia, mentre la scuola pi moderna prevede l'uso di unghia e polpastrello insieme (la corda viene "aggan ciata" nel punto di incontro fra il polpastrello e l'interno dell'unghia). L'att acco con il solo polpastrello, sostenuto ad esempio da Fernando Sor e Francesco Molino, fu ripreso poi dallo spagnolo Francisco Tarrega e da alcuni suoi allievi (fra i quali va ricordato in particolare Emilio Pujol; questa tecnica nella sec onda met del Novecento caduto quasi totalmente in disuso e l'insegnamento nei Con servatori prevede ormai di norma l'impiego dell'attacco unghia-corda. Sostenitori dell'uso dell'unghia furono ad esempio Mauro Giuliani e Ferdinando C arulli. Dionisio Aguado sostenne e svilupp con convinzione questa tecnica; nel su o metodo per chitarra (1825) affermava: Si pu pulsare con o senza unghia: senza unghia occorrer una maggiore curvatura dell e falangi della mano destra. Il mio amico Sor, che suona senza, mi ha convinto a non usare mai l'unghia del dito pollice; gli sono molto grato di questo consigl io. Per ci che mi concerne considero preferibile suonare con le unghie ed i polpa strelli, perch dalla corda si ottiene un suono che non assomiglia a quello di nes sun altro strumento e d alla chitarra un carattere particolare, dolce, armonioso e melanconico che, se anche non offre la grandiosit del piano o dell'arpa, d un se nso di suono pieno di grazia e delicatezza suscettibile di modifiche e combinazi oni che conferiscono allo strumento un carattere misterioso.[1] Le dita della mano destra impiegate per pizzicare le corde sono pollice, indice, medio e anulare (nelle diteggiature degli spartiti vengono indicate con le iniz iali p, i, m, a). Il mignolo assolutamente inutilizzato; alcuni chitarristi dell 'Ottocento usavano talvolta impiegare questo dito come supporto per la mano, punta ndolo contro la tavola armonica dello strumento mentre le altre quattro dita piz zicano le corde, ma anche questo uso stato progressivamente abbandonato. L'impor tanza dell'anulare stata lungamente discussa nel corso dell'Ottocento: alcuni co mpositori, come ad esempio Fernando Sor, tendevano ad escluderlo dalle scale e d alla conduzione di linee melodiche, e ad impiegarlo in arpeggi e accordi solo qu ando indispensabile; a partire da Giulio Regondi, e ancor pi con Tarrega e altri chitarristi di fine Ottocento (come si pu osservare dalle diteggiature delle comp osizioni), il suo impiego stato ampiamente rivalutato, alla stregua di indice e medio, pur rimanendo inevitabilmente il dito debole della mano destra. La mano sinistra[modifica Le dita della mano sinistra vengono utilizzate per pigiare le corde contro il ma nico, ci che permette di ottenere tutte le altezze nell'estensione della corda. S ono impiegati l'indice, il medio, l'anulare e il mignolo (nelle diteggiature deg li spartiti sono indicate con numeri, nell'ordine, da 1 a 4). Il ruolo del polli ce quello di equilibrare la mano premendo senza particolare forza contro la supe rficie inferiore del manico. Il suo utilizzo nel premere le corde pi gravi, talvo lta adottato in alcuni generi musicali popolari, stato definitivamente abbandona to nella tecnica classica, dopo essere stato a lungo oggetto di dibattimento; a favore di tale impiego sempre comunque molto sporadico! furono i grandi esponent
i della scuola italiana Ferdinando Carulli, Mauro Giuliani e Matteo Carcassi, me
ntre vi si oppose fermamente Francesco Molino e lo sconsigliava lo spagnolo Fern ando Sor e Dionisio Aguado.