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d'intelligenza. Ma voi avete bisogno di aiuto e non voglio che un grossolano bestione di ispettore della Sret abbia a che fare con la gente che dovr presentarvi. Mi trovate poco diplomatico, vero? Inoltre ha lavorato per
voi in altri casi... Vorr dire che far di tutto per cercar d'essere per lo meno inoffensivo.
Guardando quell'uomo piccolo e tozzo mi sentii prudere le mani per la
voglia di dargli una lezione. Era stato maledettamente sfrontato. Tuttavia,
me ne resi conto subito, per fortuna, non aveva avuto alcuna intenzione di
essere offensivo. Sapeva quel che voleva e cercava di ottenerlo senza scrupoli n formalismi.
Cos feci quanto di meglio mi restasse da fare. Scoppiai in una risata.
Non c' male, signor D'Aunay esclamai. Assumete un investigatore promettendogli che non gli darete un soldo, e un altro dopo avergli
assicurato che non lo ritenete abbastanza intelligente!
Seccato, D'Aunay spazz via le mie parole con un gesto impaziente.
Non avete ancora risposto esclam. Volete decidervi?
La mia risposta s, grazie quella vostra infernale maniera d'imporvi.
Ah! Bene! Adesso dovr solo dimostrarvi che v'interesser.
Bencolin annu brevemente.
All'improvviso D'Aunay spar una domanda: Avete sentito parlare,
naturalmente, di Maleger, l'illusionista.
Cominciava davvero a interessarmi. Maleger. Tutti conoscevano quel
nome, per la fama che aveva goduto prima della guerra. Fino alla sua morte una quantit di leggende erano state create attorno a lui.
Uno dei pi vividi ricordi della mia infanzia si collega alla sera in cui
mio padre mi condusse al vecchio teatro Polis di Washington, per assistere
a uno spettacolo di Maleger, durante la sua "tourne" in America. Dopo,
ebbi incubi per tutta la notte.
Maleger non era uno di quei sorridenti, geniali impostori che siamo abituati ad ammirare. La sua personalit, la sua forza terribile e sinistra, portavano al di l della finzione del teatro. Eravamo in poltrone di prima fila.
Ricordo lo sguardo penetrante dei suoi occhi scuri, la testa maestosa con lo
scomposto ventaglio di capelli rossi. Stava in mezzo al palcoscenico, vestito completamente di nero, senza fronzoli, con la sua figura dinoccolata, gli
strani vestiti fuori moda, le dita adunche aperte sul tavolo.
All'improvviso gett un grido che pareva una risata stridula, alzando le
braccia in alto, e la sua testa si stacc dal busto e vol sulla platea ghignando. Era un po' troppo per un ragazzino di nove anni, e anche per molte
persone adulte.
Mi resi conto che D'Aunay stava ancora parlando.
... e questa la ragione per cui voglio dirvi qualcosa di lui. Lo conoscevo bene, forse meglio di chiunque altro. Vi sorprende? Be', cosi, comunque. Non so ancora se era un impostore o...
D'Aunay giocherellava ora con una pallina di mollica.
Era una celebrit. Di dove fosse, non lo so. Parlava tutte le lingue e
non avreste potuto dire qual era la sua. Sapete, vero, che era immensamente ricco?
L'ho sentito dire rispose Bencolin.
Diamanti continu D'Aunay. E la sua et? Non ho mai potuto
saperla. So che era a Kimberley nel novantuno e che era gi anziano. Lo
incontrai pi tardi, quando lavorava per il governo belga.
Lavorava in teatro per passione, allora.
Proprio come voi per i misteri sogghign D'Aunay, fregandosi le
mani. Dovreste capirlo. Bene, la sua vita pubblica cominci pi tardi,
comunque. Un uomo cos affascinante non avrebbe potuto rimanere nell'ombra. Ricordate, vero, i suoi abiti strani, le lunghe automobili nere dalle
tendine perennemente abbassate, le sigarette oppiate, la collezione di costose cianfrusaglie senza senso? Tutto ci che lo circondava era strano.
"Vengo al punto. Nel millenovecentododici, o gi di l, volle comprarsi
una casa. Cos acquist il famoso 'Schloss Schadel', il Castello del Teschio, sul Reno, a poche miglia da Coblenza. Non avrebbe potuto scegliersi un posto pi appropriato. E quindi abit sopra le rocce e i pini, dove il
Reno pi stretto e impetuoso... Conoscete la zona?"
Bencolin scosse il capo.
Lo conoscerete afferm D'Aunay perch ci andremo. Ci mise
un anno intero per trasformare quelle rovine in un posto da incubo. Non
conosco tutti i segreti del castello e ne sono felice. Non che io creda... Ma
vedete, ogni volta che si dimostrava ingenuo, stava lavorando a qualche
trucco che accrescesse il suo potere sugli uomini.
"Sapete, naturalmente, che aveva pochi amici. Io sono l'ultimo di questi.
L'altro era Myron Alison, l'attore inglese. Lo avrete sentito nominare."
Le palpebre socchiuse sugli occhi di Bencolin lasciavano intravedere le
pupille leggermente dilatate. Aveva dimenticato persino il liquore: era tutto orecchi, ora.
L'orchestra lasciava cadere attorno a noi, dal suo nascondiglio di foglie,
una cascata di note a tempo di valzer.
Conosco Myron Alison, naturalmente disse Bencolin. Ma perch avete detto "era"?
Questo il punto mormor D'Aunay. Alison stato assassinato. Il suo corpo in fiamme stato visto correre intorno ai bastioni del Castello del Teschio.
Be'... fece Bencolin mi sembra un po'...
vero. La vitalit di quell'uomo era apparentemente prodigiosa. Ferito tre volte al petto da colpi d'arma da fuoco, era ancora vivo quando l'assassino l'ha cosparso di petrolio e gli ha dato fuoco.
Vi fu un lungo silenzio. Per un attimo D'Aunay lasci trasparire il suo
nervosismo fino allora represso. Un altro sorso d'acqua di Vichy, poi continu:
Ma sto andando fuori dei binari. Vi dicevo che Alison e io eravamo
gli amici di Maleger. Da molti anni, Alison possedeva una casa sulle rive
del Reno, proprio di fronte al Castello del Teschio, sull'altra sponda. Io
stesso, signori, sono diventato noto solo dopo aver conosciuto loro.
"Ricorderete certamente come e quando Maleger mori. Stava viaggiando
solo in treno, da Mainz a Coblenza. Nessun altro viaggiatore era con lui
nello scompartimento di prima classe; non scese a Coblenza, dove la sua
macchina lo aspettava per portarlo al castello. Molti giorni pi tardi, il suo
corpo fu ripescato dal Reno."
Dopo un attimo di silenzio, D'Aunay alz il capo e guard il poliziotto
negli occhi. Rabbrivid.
I vagoni corrono per molti chilometri proprio sulla sponda del fiume
continu. Se un uomo cade dal finestrino pu finire nell'acqua per lo
spostamento d'aria. Era notte e la caduta di Maleger non sarebbe stata notata da nessuno n si sarebbero potute udire le sue grida. Non credo che
sapesse nuotare. Ma strano, comunque. D'Aunay sospir profondamente. Molto strano mormor. Sembra una cosa impossibile che
quell'uomo non abbia potuto trovare il modo di salvarsi. Lo spazio fra i
vagoni e l'acqua... la vegetazione... a meno che non si sia trattato di suicidio. Ma accettabile un suicidio cos incolore, dopo una vita spettacolare
come la sua? No, no, signori! E posso assicurarvi anche che non si trattato di una messa in scena. Era l'ultimo vagone del treno, l'ultimo scompartimento, anzi, e l'agente di polizia ferroviaria giura che nessuno vi era salito durante il viaggio. L'agente ci ha fatto caso, perch sapeva chi era Maleger. Ho un'idea, naturalmente... Ma meglio che continui...
"Gli eredi di Maleger, e anche questo vi sorprender, siamo Alison e io.
S.
Vedo... Bene, allora, preferisco aspettare di essere sul posto, prima di
sentire ancora una parola. Altrimenti sarei solo confuso. Chi si incarica ufficialmente della faccenda?
La polizia di Coblenza. Ho sentito dire, per, che avevano l'intenzione di chiamare un funzionario da Berlino. Forse lo hanno gi fatto.
Bencolin appoggi un gomito al tavolo, tamburellandosi le tempie con le
dita. Aveva gli occhi fissi sul fondo del bicchiere, e le mascelle erano contratte sotto la barba nera. Non parl.
Allora deciso esclam D'Aunay seccamente. Non capisco
perch non vogliate ascoltare com' andata, ma d'altra parte non sono affari
miei. Allora, potete partire domani mattina?
Come dite? chiese Bencolin sobbalzando. Ah, si... certamente.
E ricadde nel suo sogno a occhi aperti.
E voi, signor Marle?
Sfortunatamente io non potevo e glielo dissi. Dovevo finire la revisione
d'un libro per il giorno successivo. D'Aunay ne fu puerilmente irritato, ma
gli promisi che li avrei raggiunti senz'altro due giorni dopo, telegrafando
l'ora del mio arrivo.
Solo mentre ci salutavamo, Bencolin si decise a parlare.
C' qualcosa che mi piacerebbe sapere disse a D'Aunay. Non
sull'omicidio di Alison, ma per quanto riguarda la morte di Maleger.
Uno strano interesse carico di tensione apparve negli occhi dell'altro.
Avete visto il corpo, quando fu ripescato dal fiume? chiese il poliziotto. Siete sicuro che fosse quello di Maleger?
D'Aunay si freg compiaciuto le mani.
Ah! Venite verso la mia tesi, vedo mormor. Be', se devo essere sincero, non ne sono affatto certo. Era troppo decomposto, per un riconoscimento vero e proprio. Non ci giurerei, insomma. Gli furono trovati
addosso il suo orologio, le chiavi e un piccolo amuleto che lui portava
sempre con s. Inoltre trovarono al suo anulare anche un anello che era
come un feticcio per lui; non lo lasciava mai perch diceva che gli portava
fortuna, Ma...
Capisco mormor Bencolin. Lasciammo il ristorante, i motivi di
valzer e le
lampade velate di rosa. D'Aunay ci strinse la mano, vicino alla sua auto
fuori serie.
Bencolin rimase immobile con gli occhi fissi sui fari della grossa mac-
ni; l'acqua si copri di bagliori di fuoco e i lampi s'infransero contro la massiccia immobilit della roccia. I passeggeri divennero silenziosi, all'improvviso. Udimmo l'acqua battere contro la chiglia del vapore e un lontano
fischio di locomotiva. Dal tunnel che passa attraverso la collina della roccia di Lorelei sbuc un treno: pareva un giocattolo che corresse, lasciando
una scia di vapore bianco. Poi la roccia inghiott ancora il giocattolo.
I passeggeri del battello intonarono un coro di "Lorelei". Li ascoltai, stupito, mentre le luci del battello si accendevano.
Tutte le volte cos mi disse Gallivan, accennando ai viaggiatori
e, maledizione! tutte le volte mi commuove. Sentite come cantano...
Si alz e si appoggi al parapetto, con gli occhi fissi nell'oscurit, poi si
rimise a sedere di colpo e si attacc al boccale di birra.
Accidenti! Pare che ci sia qualcosa di vero in quello che raccontano
di quel posto borbott, accennando alla roccia di Lorelei. Credete
che io sia pazzo, vero? Be', lasciamo perdere... Di cosa stavamo parlando?
Ah, s... Del Castello del Teschio. Non ci sono fantasmi veramente attivi,
ora, l, per quanto mi risulti. C' una storia, comunque, su quel luogo. L'avete letta? Non l'avevo letta e glielo dissi.
Ve la racconto io, allora. stato costruito da un uomo che fu bruciato
come stregone nel quindicesimo secolo. Ma fu Maleger a ridargli il fascino
che aveva. Per questo, il capo mi ha spedito qui... Avete sentito parlare di
Maleger, l'illusionista, no?
Certo! Lo conoscevate?
Gallivan bevve un altro sorso di birra.
Conoscerlo? bofonchi. Sono stato suo agente pubblicitario
negli ultimi anni... prima che morisse. E non che avesse bisogno di me,
badate. Cosa non ho saputo di lui, durante quel tempo! E conoscevo anche
Myron Alison, quel tipo che stato ucciso. Era una buona lana anche lui...
Lo scrittore si mordicchi le labbra pensosamente. Per un po' di tempo
rimase immerso nelle sue fantasie senza parlare, mentre io pensavo che
forse quel nostro incontro avrebbe potuto risolversi in qualcosa di utile.
Sentite un po' gli dissi, alla fine forse possiamo fare qualcosa
insieme, noi due. Vedete, io sto andando a casa di Alison per aiutare... Be',
per aiutare la polizia a scoprire l'assassino.
Gli dissi che sapevo pochissimo della faccenda. Non potevo promettergli
che l'avrei fatto entrare al castello, perch ancora non conoscevo nessuno
del posto, ma, se mi avesse lasciato il suo indirizzo, gli avrei telefonato subito dopo aver preso contatto con le autorit. Gli lasciai capire che qualcu-
lison, continuate.
Gli occhiali a stringinaso di Agatha Alison scivolarono sul petto della titolare.
Maledizione! esclam, rimettendoli a posto. Dopo qualche rabbiosa boccata di fumo, continu: S, appena arrivati, questo pomeriggio,
signor... Il vostro nome Marle, vero? Jerome D'Aunay non si ancora visto. Forse perch si vergogna di aver scassato la macchina...
"Come vi stavo dicendo, la cosa accadde due giorni dopo l'arrivo di questa gente. Arrivarono D'Aunay e sua moglie, Lavasseur, il violinista, e
Sally Reine. Il giovane Dunstan venne a farci visita lo stesso giorno, da
Londra, e noi lo pregammo di fermarsi.
"Myron continu tranquillamente recit quasi una commedia intera per Sally Reine. Che imbecille! In ogni modo, questo accadde dopo
pranzo. Myron aveva detto qualcosa circa il suo desiderio di portare Sally
al di l del fiume col motoscafo, per vedere il Castello del Teschio al chiaro di luna; gli piaceva fare di queste sciocchezze. Sono quasi certa, per,
che lei non ci and. Oltre tutto maledettamente faticoso camminare da
quelle parti, quando buio.
"Gli avevo fatto promettere di venire a giocare a poker con me e la mia
cameriera, sul tardi. Era veramente un buon giocatore di poker... ammise, dopo averci pensato. Anche la mia cameriera gioca bene."
Prese un mazzo di carte dal tavolo, le contempl un poco, poi le rimise a
posto. Il vento giocava con le tendine di cintz; un lungo brontolio di tuoni
si sussegu.
Ricordo di aver udito il ronzio d'un motore di motoscafo, come anche
gli altri vi diranno. La notte era molto calda e la luna chiara...
"Frieda, la mia cameriera, sedeva vicino a me, davanti alla finestra aperta, e stavamo cercando di giocare in due. Impossibile! Non so dove fossero
gli altri... Ah, s! Eccetto Lavasseur. Ricordo di aver sentito il suo dannato
violino da basso per tutta la sera. Suona quasi tutto il giorno per tenersi in
esercizio. Credo che Jerome fosse in camera sua e che gli altri non si fossero allontanati dalla casa."
Il vento entrava impetuoso, ma nessuno si mosse per chiudere la finestra. Guardando fuori, potevo vedere il portico piastrellato di rosso e il
maggiordomo calvo che staccava le lanterne cinesi dai ganci.
molto buio, ora disse Agatha Alison ma con la luna alta, da
qui potreste vedere molto distintamente il castello. Dopo un attimo di
silenzio la donna continu: Ricordo l'ora: stavo guardando l'orologio e
mandavo accidenti a Myron perch non si era ancora fatto vivo. Erano le
dieci e dieci. Io e Frieda cercavamo di combinare qualcosa col nostro gioco a due, e per tutto il tempo ho udito il violino di Lavasseur. Proprio in
quel momento stava suonando qualcosa... un minuetto, o qualcosa del genere, intitolato "Amaryllis".
Fischi qualche battuta del motivo.
Qualcuno, dopo, ha detto di aver udito degli spari. Io non li ho uditi,
e nemmeno Frieda, ma ho sentito un grido raccapricciante provenire dal
fiume. Mi sono affacciata alla finestra: la luna era alta, proprio sul teschio,
e la sua sommit pareva brillare e cos pure il naso e una parte del mento.
"All'improvviso qualcosa di luminoso corse fuori dal punto in cui dovrebbero esserci i denti. Era molto piccolo, data la distanza, ma pareva
proprio un uomo in preda alle fiamme, che urlava. Si potevano udire fin da
qui, quelle grida... Cominci a correre lungo i bastioni, davanti alla bocca
del teschio... e, dannazione! Non potr mai dimenticare che pareva ballasse proprio sul ritmo di quell"Amaryllis'.
"Poi cadde e rimase l a bruciare..."
Gli occhi della donna erano ridiventati freddi. Cerc di scacciare l'orribile ricordo. Prese le carte e cominci a disporle sul tavolo; il sigaro si era
spento, e all'improvviso lei sembr molto vecchia.
Disse, con una specie di aggressiva giovialit:
Non lo sapevo, naturale, ma quell'uomo era Myron!
3
Durante la recita. Bencolin si era seduto ed era rimasto con gli occhi fissi sul disegno del tappeto orientale ai suoi piedi.
E poi?
Poi corsi gi nell'atrio e mandai Frieda a cercare Hoffmann, il maggiordomo, e Fritz, il pilota del motoscafo. Dissi loro di attraversare il fiume e di andare a vedere cosa stava succedendo al castello.
L'investigatore si rilass sulla spalliera della sedia.
Un momento la interruppe con un gesto. Il castello non chiuso? D'Aunay mi ha detto che tenuto sotto sorveglianza perch resti nelle
condizioni in cui l'aveva lasciato il precedente proprietario...
La duchessa sbuff, cercando i fiammiferi un po' dappertutto. Ragazzi, non possibile tenere un posto enorme come quello nelle condizioni in
cui era tenuto allora! Non possibile! Le camere sono chiuse. C'era un
guardiano, anche, ma figlioli miei, non avrebbe potuto mai tener dietro a
quell'innumerevole sfilza di saloni!
Avete detto "era", signorina Alison?
Ho detto "era" perch scomparso rispose l'ospite riaccendendo il
sigaro.
La faccia di Bencolin si oscur.
Be'! Siete convinto di essere il migliore investigatore che esista, no?
gli chiese la duchessa. E allora risolvete questo caso, se ne siete capace. Io vi dico solo una cosa: Myron non era buono, ma dopotutto era mio
fratello. Picchi sul ripiano del tavolo con la palma della mano aperta.
E qualcuno la pagher per avergli fatto questo, capito?
Certo, signorina Alison le rispose Bencolin, rialzando le palpebre
sugli occhi interessati. Qualcuno la pagher. Volete continuare, ora?
Vi stavo dicendo che ho mandato Hoffmann e Fritz a vedere cosa
stava succedendo. Quando arrivarono al fiume videro che il motoscafo era
sparito. Cos presero una barca: arrivati dall'altra parte, trovarono il motoscafo vuoto. Mentre si arrampicavano per la salita che porta al castello,
sentirono un motore. Qualcuno tornava indietro.
Bencolin si raddrizz di colpo.
Ma nessuno vide chi era continu la duchessa. Vedete, c'
sempre chi se ne va in giro in motoscafo, perci, quando sentimmo il rombo del motore da questa parte del fiume, non ci preoccupammo di sapere
chi potesse essere. Perch avremmo dovuto, d'altra parte? Ancora non sapevamo cosa fosse accaduto a Myron... Qualcuno riport il motoscafo da
questa parte del fiume e rientr senza essere notato. Proprio cos. Ma io
stavo dicendovi di Hoffmann e Fritz. Quando arrivarono lass...
Aspettate! la interruppe Bencolin. Lo chieder a loro.
Non avevo mai visto Bencolin cosi nervoso, cos fuori di s, e non potevo capirne la ragione. Un occhio che non fosse il mio non l'avrebbe mai
notato, ma io lo conoscevo bene, ormai. Apparentemente era soave e imperturbabile. Un sorriso educato gli aleggiava sulle labbra alla sommit
della barbetta a punta, mentre gli occhi scorrevano distrattamente su ogni
angolo della stanza. Tuttavia mi resi conto all'improvviso che aveva perso
la sicurezza di poco prima. Nessuna domanda a tranello turb il racconto
della signorina Alison. Bencolin pareva stanco.
Chi si incarica ufficialmente delle indagini? si limit a chiedere.
Bah! Konrad, un funzionario di Coblenza. Non si preoccupa altro che
dei cibi. Gli dissi di far fermare questa gente finch non avessimo chiarito
tutta la faccenda. Mi rispose che era contro la legge. Quando gli dissi che
mi sarebbe piaciuto poterlo fare sotto la protezione della legge, finch Jerome non avesse portato qui il miglior detective disponibile, pareva volesse schiattare dalla rabbia. E stamattina pare abbia mandato a chiamare un
asso dell'investigazione a Berlino. Finch lo chiedevamo noi, era un procedimento altamente irregolare! Pffh!
Bencolin si alz e chiuse la finestra.
S mormor. S... Ma voi, Jeff! si volt verso di me. Avete mangiato?
La nostra ospite lanci un grido, picchiandosi con forza la mano sul ginocchio. Un'espressione contrita apparve sul suo volto grasso.
Ragazzi, scusatemi! esclam. Sono stata cos sconvolta da questo affare che... Non avete ancora mangiato? E neanche voi, signor Bencolin!
Si volt verso di me per spiegarmi:
Abbiamo mangiato presto, oggi, e il vostro amico arrivato solo un
paio d'ore fa. Non ho avuto nemmeno tempo di pensarci...
Cosi tardi? chiesi a Bencolin. A causa dell'incidente?
Mi rispose la duchessa:
S. E Jerome, appena arrivato, ha preso le sue pillole e se n' andato a
letto. Ma aspettate un momento, metter tutto a posto. Grid: Hoffmann!
La sua voce era scoppiata fuori cos all'improvviso che balzai in piedi.
Quasi subito la grossa faccia rossa del maggiordomo apparve sulla porta.
Bencolin disse che avremmo gradito una cena fredda e la signorina Alison
raccomand affettuosamente di servirci la birra migliore.
Nel corridoio, Bencolin rimase immobile finch il maggiordomo non
scese le scale. C'era solo una lampada a far luce e il folto tappeto smorzava
il suono dei passi.
Mi disse sottovoce:
Jeff, la rottura della macchina non stata accidentale. D'Aunay ha
cercato di ucciderci tutti e due.
Mi prese ancora quella sensazione di pericolo incombente e ossessionante. Scese lentamente sulla casa, coprendola tutta, come l'afosa tempesta di
fuori. Mi ritornarono alla mente i freddi occhi azzurri di D'Aunay e le sue
mani irrequiete.
Ma l'autista... balbettai.
Guidava D'Aunay; l'autista sedeva dietro. Per questo, ho pensato su-
bito che era strano... C'era l'autista e invece guidava D'Aunay. All'improvviso una fossa si presentata sulla strada davanti alla macchina, proprio
vicino allo strapiombo del fiume. Ho visto i suoi occhi nello specchietto
retrovisore e vi assicuro che non erano normali. Ha girato il volante di
scatto e ha aperto lo sportello alla sua sinistra... Forse aveva pensato di saltar fuori... Gli ho preso il volante di mano e quasi gli ho spezzato un braccio. La macchina ha slittato e vi assicuro che ho passato un brutto momento quando le ruote hanno girato a vuoto proprio sull'orlo del burrone. Sono
riuscito a spostare l'auto verso la montagna...
Bencolin apriva e chiudeva le dita della mano destra, fissandole con occhi distratti. Poi ebbe un bagliore strano nello sguardo:
Eh, s! Molto divertente! esclam ghignando. Poi siamo andati
in una fattoria l vicino. Ha bevuto del latte bollente e mi ha pregato di non
dire che aveva guidato. soggetto ad attacchi di nervi, mi ha detto, per
questo che il dottore gli ha ordinato un periodo di riposo. Mi ha detto anche che a volte perde il controllo dei movimenti e che perci non dovrebbe
mai guidare. Non vuole far sapere a sua moglie che ha preso il volante in
mano...
Accidenti!
E ha un modo cos insidioso di persuadere... Forse realmente soggetto a simili attacchi. In ogni modo ci siamo messi d'accordo e abbiamo
detto che stata colpa dell'autista.
Ma certamente avr capito che voi sospettate di lui, ora, no? gli
chiesi.
La presunzione, Jeff disse Bencolin scuotendo la testa il cinquanta per cento di quella forza indistruttibile, solida, che lo ha fatto quello
che . Se la perde, il suo universo rovina e i suoi occhi diventano gli occhi
che ho visto nello specchietto retrovisore. Penso che in quel momento avesse perso la sicurezza nella sua invincibilit, perch...
Perch? io incitai.
Le rughe profonde attorno ai baffi e alla barbetta a punta divennero come solchi. Bencolin sembrava enorme, quadrato, nell'oscurit del corridoio.
Mentre eravamo al ristorante Laurent, qualcosa che ha detto mi ha
messo un dubbio e allora, quasi subito, una porta si aperta nel mio cervello. Fece un ampio gesto. Non avevo alcuna prova, ma io vidi i
contorni di questa complessa faccenda. Pensai di aver trovato la verit sulla morte di Maleger. Forse stata solo presunzione, da parte mia, ma pu
darsi che lui abbia capito ci che passava nella mia mente.
Indovinelli! mormorai. Stavo pensando al vapore sul Reno, a
Brian Gallivan, che nel crepuscolo mi aveva parlato di una mano invisibile
che pareva aver spinto Maleger fuori dal finestrino. Ma non ne parlai a
Bencolin. Mentre ci avviavamo alle scale, l'enorme scoppio di un tuono si
abbatt sulla casa e rotol in mille echi nel cielo. Tutte le imposte sbatterono.
Non c'era nessuno nell'atrio, dove il ritratto illuminato pareva seguirci
con gli occhi. Trovammo la sala da pranzo sul retro della casa: Hoffmann
aveva appena finito di prepararci una cena fredda.
Mentre stavamo attraversando le stanze, mi parve di entrare in un mondo
in cui mani invisibili possono veramente esistere.
La sala da pranzo era scura e pesante, arredata con mobili di stile fiorentino. Gli angoli rimanevano in ombra e sette enormi candele spandevano la
loro blanda luce da un piedistallo d'argento in mezzo alla tavola imbandita.
C'era ogni tipo di cibo, su quel tavolo, dal caviale al roast-beef, e Hoffmann aveva pensato anche alla birra, al porto e a una bottiglia di champagne nel secchiello del ghiaccio.
Un momento, Hoffmann disse Bencolin, attaccando un sandwich.
Aveva cominciato a parlare in tedesco, ma sapendo che io non conosco
questa lingua, continu in inglese: Un momento, Hoffmann... Ci sono
alcune domande...
Il maggiordomo si inchin.
S, signore.
Rimase in piedi con l'aria quasi colpevole, il grosso corpo eretto, la testa
pelata leggermente piegata da un lato. Con i grandi occhi azzurri acquosi,
il naso aquilino, la bocca rotonda, pareva una bambola di pezza.
A bassa voce ripet:
S, signore. Devo stappare lo champagne?
Certo! Siete stato per lungo tempo al servizio del signor Alison, Hoffmann?
Tre anni, signore. Da quando ha lasciato il teatro rispose il maggiordomo, dandosi da fare con la bottiglia dello champagne.
Capisco... Ma mi pare di aver sentito dire che possedeva questa casa
da molto prima, vero?
Credo sia cos. Ce l'ha da molti anni. Hoffmann faceva roteare il
tappo con dita esperte, guardandoci furtivamente.
Un buon padrone?
mi ritirai nella mia stanza: avevo dei conti da controllare. Rimasi l; potevo
sentire il violino del signor Lavasseur. Anche lui un artista. E famoso,
anche!
Dov'era, il signor Lavasseur?
Nella sala della musica, signore. nell'altra ala della casa, ma potevo
udirlo distintamente. Suonava dei pezzi meravigliosi; a volte si divertiva
anche con pezzi leggeri, come l'"Amaryllis" che stava suonando, quando
sentii la signorina Alison chiamarmi dal piano superiore e Frieda corse gi
a cercarmi. Mi dissero di prendere Fritz e di andare. Fritz era in cucina.
E quando arrivaste all'imbarcadero non trovaste il motoscafo, vero?
Hoffmann annu con forza. Stava eccitandosi e la faccia grossa diveniva
sempre pi rossa.
No, signore! Noi prendemmo una barca.
Un momento! Quante imbarcazioni avete?
Due. Il motoscafo e la barca rispose Hoffmann. Dunque, io dissi a Fritz: "Corri come il diavolo, Fritz!". Potevo vedere qualcosa che bruciava sulle mura del castello. "Donnerwetter!" Come abbiamo corso attraverso il fiume al lume della luna! E quando arrivammo... Che strano!
Rabbrivid. Bencolin lo incit:
Ebbene?
Non l'ho notato subito, signore, ma pi tardi mi ritornato alla mente.
Il motoscafo era ancorato all'imbarcadero sull'altra sponda. Vedete, la corrente del fiume molto impetuosa e noi ancoriamo sempre il motoscafo al
palo dell'imbarcadero, in modo che la corrente non possa sbatterlo contro
le pietre della riva. Ma allora era legato a una pietra e sbatteva contro le
rocce.
"Saltammo sul molo e corremmo in su. Il terreno era umido e io ho sempre avuto paura a camminarci sopra. Non ben battuto e il fango fa scivolare. Un giorno o l'altro il Reno lo inghiottir e...
"Ma come vi stavo dicendo, a met strada scivolai, stavo quasi per cadere. Mi aggrappai a un cespuglio e guardai in su: vidi il grosso muro attraverso gli alberi. Mi raddrizzai. Gi, verso il basso, era buio, ma lass la luna brillava sugli alberi: potevo vedere le pietre dei bastioni. All'improvviso
scorsi la mano di un uomo in preda alle fiamme, aggrappata al parapetto.
Mi sentii male.
"E poi ancora qualcosa. Oltre a quello vidi ancora qualcosa, ma solo per
un attimo: una cosa enorme come un'ombra. Come un'ombra contro il cielo illuminato dalla luna. La figura di un uomo con una torcia in mano che
alla biblioteca, un'arcata portava alla sala da biliardo, dove un giovane stava ingessando una stecca. Aveva i capelli biondi scomposti e gli occhi cupi
di rabbia.
Vuoi smetterla, s o no? stava dicendo. Smettila con quel disco.
Lo sai che non si pu...
La ragazza url quasi: Non voglio che questo posto rimanga ancora
come una camera mortuaria! In ogni caso, non te ne importa niente. Tu...
"Tu sei il mio ideale, la mia parata d'amore" gracchi il giradischi. La
pioggia cadeva a rivoli sui vetri. Il ticchettio continuo delle gocce giocava
coi nervi di tutti. La tensione era quasi palpabile.
Accidenti! url il giovane. Solo allora si accorse di noi e chiuse di
colpo la bocca. Cominci a giocherellare con la stecca.
Sally Reine stacc il giradischi e il silenzio improvviso parve quasi opprimente. Ora potevamo sentire solo il tumulto del temporale.
Io... buonasera! borbott il giovane, guardando la stecca con vergogna, quasi a volerla nascondere.
La ragazza fu pi disinvolta.
Salve! url. Mi parve che se la godesse un mondo per la situazione.
Si mise una sigaretta fra le labbra piene, molto truccate, e ci strizz un
occhio.
Entrate e venite a onorare l'assemblea con le vostre rispettabili persone! Il signor Bencolin, il signor Marle... Sir Marshall Dunstan.
Dunstan si inchin, una ciocca di capelli gli cadde sulla fronte spaziosa.
Aveva un volto sensibile, ossuto, con il naso pronunciato e due irrequieti
occhi grigi. Per qualche strana ragione era imbarazzato.
Molto lieto mormor. Poi aggiunse con titubanza:
Non volete accomodarvi?
Seguimmo l'invito del suo gesto e ci mettemmo a sedere. Bencolin prese
il comando della conversazione con eleganza: sapeva essere geniale, quando voleva.
Comodamente sdraiato sulla sedia, con un sigaro fra le dita, parl con
franchezza e con disinvoltura dell'intero affare. Menzion l'assurdit di un
poliziotto francese alle prese con un delitto tedesco, discusse della divertente possibilit di un incontro fra lui e il barone von Arnheim e narr una
delle pi incongruenti missioni di spionaggio di tutta la guerra.
Cos, vedete... concluse, guardando divertito la punta del sigaro
avr certamente bisogno di aiuto. Dovremmo allearci.
giro turistico. Lavasseur scoppi in una risata: "Tanto meglio, allora!" esclam. "Perch non andiamo tutti lass a passare la notte? Sono certo che
incontreremo uno spettro!"
Il viso di folletto di Sally era pensieroso. La ragazza si pass una mano
sulla fronte.
Be'... L'idea piacque a tutti e lo pregammo di condurci l. La duchessa si picchi un pugno sul ginocchio urlando che era l'idea pi maledettamente ben trovata del secolo. Io guardavo My, per: rabbrivid impallidendo come un morto. Rovesci il caff. All'improvviso mi resi conto di
quanto fosse vecchio. Duns... e indic il giovane con un gesto aveva
bevuto un po' troppo. Si mise a ridere esclamando: "Non ditemi che avete
paura dei morti, signor Alison!".
"Fu come se qualcuno all'improvviso avesse pronunciato una parola oscena. Tutti ammutolirono, tanto che si ud persino l'impercettibile rumore
che faceva Hoffmann versando i liquori. My era... bianco. Poi Jerome
D'Aunay salt su con quel suo strano inglese per dire: 'E piantatela, tutti
quanti! Ha detto che avrebbe mostrato il castello al chiaro di luna a me solo. Non vero, My?'. Mi resi conto che Alison gli fu grato di quelle parole,
perch quando disse: 'Certo!' aveva cambiato gi espressione. Riusc persino a ridere... Hai una sigaretta, Duns?"
Il giovane le pass il portasigarette. Sally ne prese una e se la mise tra le
labbra senza accenderla. Al piano di sopra il rumore di una porta sbattuta
super quello del temporale.
Pi tardi si scus con me, nell'atrio. Mi chiese se desideravo veramente visitare il castello e io gli dissi che non ne avrei mai avuto il coraggio. Cosi se ne and di sopra a scrivere il suo libro; si tratta delle sue memorie... Rimase in camera sua per un bel pezzo.
"Prima di salire rimase un po' con un piede sul primo gradino e gli occhi
fissi sulla porta d'ingresso, poi se ne and. Fu l'ultima volta che lo vidi..."
Un momento la interruppe Bencolin. Che ora era?
Non so di preciso. Pochi minuti dopo le nove, penso.
In quel momento, allora, pareva non avere alcuna intenzione di andare al castello?
Credo di no. In ogni modo io me ne andai sulla veranda, passeggiai
un poco, poi mi fermai sulla balaustra a pensare. Era una notte meravigliosa, vidi due motoscafi passare lungo il fiume, con le luci riflesse nell'acqua... Emise un profondo sospiro. La bocca era dura, ora, quasi un taglio nel viso pallido. Stavo l a sognare, come un'imbecille! Quando
rientrai...
Dopo quanto tempo?
Non so proprio rispose, indecisa, accendendo finalmente la sigaretta. Quando rientrai, il gruppo si era sciolto. D'Aunay e la duchessa
stavano salendo di sopra. Lui le parlava dei benefici effetti del latte bollente bevuto di sera e lei giocherellava con un mazzo di carte da poker. Le regole, in questa casa, non sono molto ortodosse, sapete, potete fare tutto il
diavolo che vi salta in testa... Sentii che qualcuno stava stappando delle
bottiglie in sala da pranzo.
Ero io... disse Marshall Dunstan con decisione.
Ma... S, non potevi essere che tu ribatt Sally Reine. Sentii anche Lavasseur che accordava il violino.
E la signora D'Aunay?
Non so... Doveva essere in giro da qualche parte, penso. Andai in biblioteca, mi misi a sedere nell'angolo vicino alla sala dei biliardi e presi un
libro. L'unica luce era quella dietro la mia poltrona, potevo udire il fischio
del vento e lo stormire degli alberi. Mi venne sonno. Lavasseur aveva cominciato a suonare qualcosa di triste sul violino e quella musica mi fece da
ninna-nanna. Stavo per addormentarmi quando sentii dei passi nell'atrio.
Esit un poco, prima di continuare.
Qualcuno stava andando di corsa verso l'ingresso. Naturalmente li per
l non ci feci caso.
Passi di uomo o di donna?
Non so... Pareva fossero due persone che parlavano sottovoce. impossibile dirlo. Naturalmente doveva trattarsi di Myron e...
L'assassino intervenne Dunstan con voce sepolcrale.
Se lo dici tu... La ragazza si strinse nelle spalle. Questo tutto
quello che so; poi, un po' prima delle dieci, mi sono addormentata. Sono
stata svegliata da quelle orribili grida di fuori e dalle bestemmie della duchessa di sopra. Mi alzai e corsi fuori per vedere cosa stava succedendo.
Fritz e Hoffmann erano gi usciti per raggiungere l'imbarcadero...
"Sapete com', quando ci si svegliati da poco. Cercai di raccapezzarmi.
Lavasseur stava ancora suonando. Penso che non avesse sentito niente e
non volevo disturbarlo. Andai di sopra e chiesi alla duchessa cosa fosse
successo; era preoccupata, ma mi disse che non doveva essere accaduto
niente di grave. Cos ridiscesi e andai nel portico. Di l vidi delle figure
muoversi sui bastioni del castello, penso fossero Fritz ed Hoffmann. Questo tutto."
dei calzoni.
Ho il piacere mormor piegando la testa da un lato di confermare la prima parte della testimonianza della signorina.
E l'ultima parte? chiese Bencolin. Non si era mosso, persino il suo
sguardo non si era spostato verso il nuovo venuto.
Mi dispiace, ma non posso dirvi niente riguardo alla seconda parte.
Dopo aver chiuso la porta della sala della musica, io entro in un altro mondo. La musica una barriera pi impenetrabile di un muro a prova di suono. I suoi denti bianchi scintillarono in un sorriso. Non ho saputo
niente finch non hanno bussato alla porta per dirmi...
vero... si intromise Dunstan. stata la parte pi terribile.
Quando entrarono con il cadavere, il violino stava ancora suonando. Qualcuno disse: "Ma quel dannato violino quando smetter di miagolare?" e io
andai a bussare alla porta.
Lavasseur disse pensosamente:
Amico caro, avete usato un termine sbagliato, penso...
Non vi sarete mica offeso!
... ma anche perdonabile, date le circostanze continu l'altro, sorridendo ancora. Non so perch, ma mi faceva venire in mente una scimmia, con la sua faccia bruna, i movimenti nervosi e le belle mani incrociate. Da un momento all'altro pareva dover saltare verso il soffitto e mettersi
a dondolare attaccato al lampadario.
Vidi un quadro ben strano, vi assicuro... mormor Lavasseur
quando entrai nell'atrio. Un quadro che si potrebbe benissimo rappresentare con un bel pezzo di musica sinfonica. Il mio buon amico sir Marshall
Dunstan stava appoggiato al muro mugolando: "Mio Dio! Mio Dio!", la
signora era pallida come una morta e Hoffmann scuoteva la testa dicendo,
senza alcun motivo, alla signorina Alison: "Scusate...". E il corpo bruciato
sul pavimento, sotto il ritratto di Amleto, per l'ultima volta.
"Era molto bello! Ah! In musica sarebbe..."
Si richiuse nei suoi pensieri.
S... mormor Bencolin, guardando Dunstan. Eravate nell'atrio,
amico mio! Appena arrivato, suppongo.
Appena arrivato, s. Era quanto stavo per dirvi, non posso raccontarvi
nessuna storia attendibile, purtroppo. Sono stato a vagare fra gli alberi intorno alla casa per quasi un'ora. Avevo sentito dei rumori, ma la vegetazione molto fitta e...
E cos non potete dirci niente.
vato.
S. Si tratta di una faccenda della quale non ho parlato a quel cammello presuntuoso di un Konrad. Lavasseur si studi le mani. Sapete
chi ha fatto in modo di farvi venire qui? Io! Proprio cos. D'Aunay non voleva che voi veniste. L'ho convinto perch pensavo che l'influenza di... diciamo di una grande potenza finanziaria vi avrebbe convinto con pi facilit.
Ah! si limit a mugolare Bencolin.
Avevo ragione, no? sorrise Lavasseur. No, lui non voleva venire a interpellarvi. Quando gli ho chiesto educatamente: "Avete forse qualcosa da nascondere?" balzato in piedi e "voil!" partito per Parigi. Ma
c' qualcos'altro...
"Come vi ho detto, stavo suonando il violino. Suono sempre al buio. I
gemetti e i giganti di 'quello' indic il violino paiono vivere solo nell'oscurit. Quando finii l'allegro del concerto di Ciaikovsky, alzai gli occhi;
il chiaro di luna entrava nella stanza. Le finestre si riflettevano sul pavimento e lasciavano intravedere una scala di pietra che porta in qualche
stanza, su, al primo piano. All'improvviso mi resi conto che c'era qualcuno
fermo su quella scala, potevo vederne i contorni della figura. Fu un attimo
e quel qualcuno corse di sopra. Mi chiesi se fosse una visione, un sogno
uscito dalle mie fantasticherie o se veramente l'avessi visto. Poi decisi
scosse le spalle. Non era stata un'illusione."
Uomo o donna?
Non so. Vidi una figura indistinta, un'impressione, come quando ci si
appena svegliati da un sonno profondo, ma vera. Se lo avessi raccontato
al nostro buon Konrad, si sarebbe messo a urlare: "Uomo o donna?" fino
ad avere la faccia congestionata e quando gli avessi ben bene assicurato
che non lo sapevo si sarebbe convinto che stavo mentendo. Se fossi superstizioso avrei avuto degli attimi pi emozionanti. Avrei creduto in qualche
spettro vagante, forse.
Che ora poteva essere, quando avete visto quella persona?
Ma caro amico! esclam Lavasseur scandalizzato. Come posso
saperlo? Ci sono dei grandi momenti nella vita di ogni uomo, ma non
scanditi dall'orologio. Se qualcuno mi assicura che stavo suonando quell'"Amaryllis" al momento del delitto, allora posso definire il tempo. Un
motivetto imbecille, ma buono per esercitare le dita. Dopo suonai il pezzo
di Ciaikovsky. Dura molto...
Allora avete visto quella figura dopo il delitto?
non mi costringete a ripetere l'esperimento. State tranquillo, potrete prendervi le soddisfazioni personali che vorrete dopo che avremo sistemato affari ben pi importanti. Nel frattempo, mettetevi a sedere.
D'Aunay rimase immobile, con le mani che si aprivano e chiudevano
nervosamente ai lati della vestaglia colorata; aveva le labbra sporche di
sangue. La collera titanica di quell'uomo era quasi tangibile nella stanza ritornata apparentemente tranquilla. Potevamo ancora sentire il suo respiro
affannoso al di sopra del rumore dei tuoni.
Se quel porco mi ha rovinato la mano disse all'improvviso Lavasseur esaminandosi attentamente le nocche lo uccider. Mi dedic un
sorriso sornione, poi aggiunse: I miei pi sinceri ringraziamenti, signor
Marle. Forse avete evitato che mi rompessi la mano.
Piccolo galletto presuntuoso! All'infuori di Bencolin, era la persona pi
tranquilla della stanza; non si era scomposto neppure i capelli ben pettinati.
Isobel d'Aunay grid: "Vi prego!" con quella sua vocetta futile e incerta.
Tir fuori un fazzoletto col quale cerc di ripulire le labbra di suo marito,
ma quest'ultimo la spinse da parte con violenza.
L'affare verr sistemato con soddisfazione di tutti e due disse
freddamente D'Aunay.
Ah! esclam Lavasseur con rassegnazione. Spero che se ne incarichino gli avvocati.
Ma prima di ogni altra cosa voglio rispondere alle vostre accuse
continu D'Aunay, ficcandosi le mani in tasca. Non so se vi risulta che
sono soggetto ad attacchi di nervi...
Lavasseur sogghign. La faccenda parve un po' ridicola anche a me. Aveva l'aria di una giustificazione...
Non posso dormire si spieg meglio D'Aunay. Prendo tutte le
notti del veronal, una dose sufficiente per dormire almeno otto ore senza
svegliarmi. Quella notte... la notte del delitto, intendo, presi la solita dose
poco dopo le nove. La cameriera della signorina Alison era in camera nostra in quel momento e potr confermare quanto dico. Andai a letto immediatamente e qualsiasi dottore potrebbe dirvi che non avrei potuto assolutamente lasciare la stanza; non sono stati capaci di svegliarmi nemmeno
quando hanno cercato di farlo, dopo la scoperta del cadavere... Non vero,
mia cara? domand improvvisamente a sua moglie.
Eh? Ma certo! esclam lei sorridendoci. Certo che cos. Gli
detti il veronal e and a dormire.
E voi, signora? le chiese gentilmente Bencolin.
Io? Non era certo sveglia quella donna. Le ci volle un bel po' prima di assimilare la domanda, poi i suoi occhi si dilatarono e parvero diventare pi scuri. Le labbra si schiusero, poi si serrarono di nuovo, come terrorizzate.
Oh! articol alla fine con gli occhi fissi sul violinista. No, non
ero io... Ero a letto. Jerome ha sempre voluto che andassi a letto quando ci
va lui... per... per preservarmi la salute. Ci guard supplichevole, ancora
pi pallida del solito. Con voce balbettante concluse: Fa... un... sacco...
di bene, andare a letto presto.
Le ultime parole parvero dette da un'altra persona: dietro ai suoi occhi si
poteva quasi vedere aprirsi una porta su una rivelazione improvvisa. Chiss perch mi venne in mente il sole sui laghi inglesi e l'immenso mausoleo,
a Bruxelles, che mi era stato indicato come la casa di D'Aunay.
Dormivate? le chiese Bencolin, con aria distratta.
Dormivo, quando fui svegliata dai rumori. Indossai una vestaglia e
scesi da basso... Arrivai quando stavano entrando col cadavere disse
con voce ferma. Ora ci guardava negli occhi. Penso che il signor Lavasseur sia soddisfatto.
Completamente, signora disse il violinista, inchinandosi. Parlavo per vostro marito, prima.
D'Aunay si volt di scatto verso sua moglie.
Io dormivo esclam e posso provarlo, io. Ma tu...
Pareva fuori di s dalla rabbia.
Maledizione! Mi sto domandando come faccia a fidarmi di te, dopo
che mi hai dato il sonnifero, e perch ti permetto di darmi il veronal, con le
tue mani!
Sorridendo, Lavasseur disse in tono salottiero:
Il signor D'Aunay un bugiardo, un codardo e, devo insistere su questo punto, il frutto illegittimo di una cagna.
Basta! url Bencolin. Signor D'Aunay, restate dove siete! Amico Lavasseur, volete avere la bont di conservare questi complimenti per
un altro momento?
Va bene, lo ammetto! rispose Lavasseur tranquillamente. Forse, nel trasporto della rabbia, posso essere stato pi complimentoso di
quanto non avrei dovuto, ma sono sempre stato generoso di carattere...
meglio che me ne vada, ora. Si alz e prese la custodia del violino.
Se avete bisogno di me, mi troverete sempre in casa...
Ci volle un po' di tempo prima che la rabbia di D'Aunay si placasse.
E la servit?
Al piano superiore, signore. Abbiamo anche una scala di servizio sul
retro.
Vedo... In genere, quando tutti dormono, tenete accesa una luce qui
nel corridoio?
No, signore. Tutte le stanze hanno un bagno privato e...
Vedo che stasera c' una lampada accesa, per. Anche se non forte
ci baster. Andiamo.
In silenzio percorremmo il corridoio e da un grosso mazzo di chiavi
Hoffmann ne scelse una con cui apr la porta davanti alla quale ci eravamo
fermati. La tempesta, intanto, era cresciuta di intensit. Tutta la casa parve
esserne scossa. Sopra tutto quel boato di tuoni e di pioggia, per, potevo
ancora sentire il violino di Lavasseur.
Hoffmann accese la luce e Bencolin chiuse la porta. Dopo soli nove
giorni di abbandono, il luogo sapeva di decadimento; le luci erano appannate, le finestre nascoste da tende scure, pesantemente ricamate in oro.
Tutto intorno, le pareti erano a pannelli di quercia, e ornate da ritratti in
cornice, che erano tutta la storia dei successi teatrali di Myron Alison. Una
macchina per scrivere ancora scoperta era posata su un tavolino di legno e
sulla spalliera della sedia davanti alla macchina c'era una giacca da camera
abbandonata negligentemente. Tutto era ricoperto da un leggero strato di
polvere.
Gli occhi di Bencolin si mossero senza tregua per ogni angolo, un nervosismo appena controllato si era impossessato di lui non appena entrato
in quella stanza. Mi parve che non riuscisse a trovare ci che cercava. Si
avvicin alle due finestre, studiandole.
Lucchetto alla porta, pesanti cortine... mormor.
Paura di qualcosa? chiesi.
Non mi disturbate, Jeff disse distrattamente, mentre il suo sguardo
scrutava il pavimento, i muri, il soffitto. In ogni modo, non ha importanza: voglio vedere la stanza da letto. Deve essere nella stanza da letto.
Aveva parlato tra s, in una specie di borbottio inintelligibile, ma all'improvviso url:
Ehi! Siete ancora qui, Hoffmann? Dovete fare una cosa per me. Tutte
le sere il signor D'Aunay ha l'abitudine di prendere del veronal: voglio che
entriate nella sua stanza, con qualche pretesto per vedere se lo prende anche stasera. Dite che volete cambiare gli asciugamani nel bagno, o...
Ma signore! lo interruppe Hoffmann, scandalizzato la came-
riera che...
Be', allora qualcos'altro. Bussate e chiedetegli se desidera del caff.
Aspettate! Ditegli che la signorina Alison ha sentito che era turbato e che
gli manda a chiedere se vuole un sonnifero. molto arrabbiato e vi mander a quel paese... Fatelo, comunque.
Col viso molto afflitto, Hoffmann ci lasci soli. Bencolin stava gi guardando un arco nascosto da una tenda, che apparentemente doveva portare
in un'altra stanza. Alz la tenda: la luce dello studio ci permise di vedere
che era la camera da letto. Il poliziotto fiss un piccolo tappeto persiano un
po' fuori posto e gualcito.
Chiudete la porta, Jeff disse quietamente.
Quando tornai, era inginocchiato vicino al tappeto. Aveva acceso un
fiammifero e teneva la piccola fiamma rasente al pavimento.
Fango mormor. Fango rappreso. Il tappeto lo copriva quasi
completamente.
Spense il cerino e accese la luce, dopo avere imprecato perch non riusciva a trovare l'interruttore. Era una stanza ampia, opulenta e triste, con
un enorme letto di quercia scura con la coperta rossa stile rinascimento. La
tappezzeria era grigio perla, e stonava con il tavolinetto giapponese laccato
ricoperto di vasi dorati. Tutto era in uno strano contrasto con la semplicit
dello studio. Sopra una toilette in stile fiorentino era appeso un grande
specchio in cornice laccata. Sulla toilette, un insieme di lozioni astringenti,
di acqua di rose, di creme per la faccia, di tonici per capelli. Un lampadario
veneziano illuminava la scena con il pallore della sua luce.
Un tipo che si curava... mormor Bencolin. Ma io sto cercando
un armadio, un guardaroba...
Lo trov in un angolo vicino al letto. Conteneva una serie di vestiti ordinatamente appesi uno vicino all'altro, scatole per cappelli messe in fila
quasi con pedanteria, scarpe lucidissime con la punta rivolta verso di noi.
Un solo tocco sinistro in tutta quell'accuratezza: un paio di scarpe di cuoio
pesante erano state buttate in un angolo, una sull'altra. Bencolin le prese in
mano per esaminarle: la pelle era annerita e bruciacchiata, ma si potevano
scorgere ancora delle tracce scure emananti un odore acido, nauseabondo.
Eccole! esclam Bencolin. Ecco le scarpe che aveva ai piedi
quando mor. Dannazione! Un "dandy" immacolato con un guardaroba
come questo e un paio di grosse scarpe dozzinali! E la cosa pi strana
che non c' nemmeno un paio di pantofole... Un momento! Ecco delle altre
scarpe da passeggio. Asciutte, ma con tracce dello stesso fango verde sotto
frase in tedesco, col dito puntato verso di lui. Bencolin lo guard attentamente senza rispondere. Non avevo capito quel che aveva detto, ma mi resi
conto che non poteva essere che l'inviso Konrad; stava ordinando imperiosamente a Bencolin di scendere le scale, ora. I suoi baffi tremavano. Da
basso si ud una voce querula:
Ma cosa diamine succede?
Il malevolo sguardo del nuovo venuto si pos su di me.
Scendete da basso.
Mentre seguivo Bencolin, mi resi conto che la porta si era ancora aperta.
Il viso curioso di Dunstan si affacci dalla sala da pranzo.
Konrad si piazz in mezzo alla biblioteca, dopo essersi levato l'impermeabile e aver sgocciolato pioggia dappertutto. Sporse in avanti la sua faccia rossa, truculenta. Bencolin lo guard sorridendo, mentre Hoffmann
correva a chiudere la porta e Dunstan si faceva avanti col bicchiere in mano. Konrad non la smise un momento di parlare, nella sua ridicola posizione a petto in fuori.
Da Parigi... per intralciare... la legge riuscii a capire.
Poi, con uno sguardo trionfante, si sporse attraverso il tavolo e spar una
frase in faccia a Bencolin.
Dunstan disse all'improvviso, traducendo: Ha trovato il corpo del
guardiano.
E Bencolin: E io ho trovato l'arma.
Trasse dalla tasca una pesante Mauser, che gett sul tavolo con un tonfo.
Parve che quel tonfo avesse un'eco. La risata del violino segu da lontano
quel rumore, perdendosi nel rumore della tempesta. Konrad si avvicin alla pistola, lentamente, come se avesse paura di toccarla. Con la coda dell'occhio vidi avvicinarsi Hoffmann, la grossa faccia compunta.
Arrivato in mezzo alla stanza si raddrizz e annunci con voce profonda:
Il signor barone Sigmund von Arnheim.
7
La voce di Hoffmann aveva qualcosa di grave: non era abituato ad annunciare la gente in quella casa strana e senza formalismi, ma aveva capito
cosa sarebbe piaciuto al nobile tedesco e allora aveva esagerato: era stato
quasi drammatico. Guardai il suo viso rosso, il piccolo naso arricciato in
modo ridicolo, la luce di trionfo negli occhi acquosi.
Grazie disse una voce divertita.
di Alison.
S. Gli furono sparati tre colpi: uno all'inguine e due nel polmone sinistro. I proiettili dovevano essere di una Mauser.
Bencolin annu, studiandosi le mani.
E le ferite sarebbero state fatali, naturalmente, anche senza il fuoco?
chiese.
Sarebbero state fatali, s, ma fu il fuoco a ucciderlo.
Vedo... E il petrolio che gli fu versato addosso da dove proveniva?
Von Arnheim cav un'agenda dalla tasca e cominci a sfogliarla.
Si suppone che provenisse dal rifornimento del guardiano rispose
dopo qualche secondo. Le stanze del guardiano sono illuminate, appunto, con lumi a petrolio. Non si trovato il recipiente che doveva presumibilmente contenerlo, tuttavia.
Finalmente avevano abbandonato il loro grottesco atteggiamento di raffinata educazione e le voci erano diventate dure, professionali. Bencolin si
chin in avanti, con gli occhi fissi sul suo avversario.
Ditemi un po', amico. Avete gi una base, una teoria, vero?
Von Arnheim sorrise ancora.
Ho un presentimento mormor.
Bene. E dato che sembra non abbiate alcuna intenzione di interrogare
i membri di questa famiglia occasionale, penso di potervi dire una cosa...
Vecchio mio, avvicinatevi al tavolo e guardate quella pistola; la vostra teoria voler in mille pezzi. la Mauser con la quale sono stati uccisi Alison
e Bauer. L'ho scoperta di sopra, nella tasca di un soprabito che si trova nel
guardaroba di Alison.
Una pausa. Von Arnheim rimase impassibile, col monocolo in mano, gli
occhi fissi sull'arma.
Avevate immaginato disse Bencolin in tono sognante che l'assassino fosse l'illusionista Maleger; pensavate che non fosse veramente
morto, ma che avesse architettato una finta morte. Eravate certo che fosse
sceso sano e salvo dal treno, che avesse gettato nel fiume con la sua roba
addosso, un cadavere preso, magari, in una camera mortuaria di qualche
ospedale.
"A prima vista un'ipotesi solida che rende onore al noto acume del barone von Arnheim. Prima di lasciare Parigi, mi sono informato sul conto
dei nostri amici: Maleger, Alison e D'Aunay erano insieme nelle miniere di
diamanti di Kimberley, dove Maleger fece la sua fortuna. Non ho avuto altri dettagli, mentre voi, invece, certamente ne conoscete, ma penso di poter
sciuti?
La loro testimonianza tutta qui il barone si tocc la fronte.
Non li ho ancora incontrati, per. Possiamo andare al castello, ora?
Se ci permetteranno di usare il motoscafo... Dall'espressione dei vostri occhi, barone, mi pare di capire che ce lo permetteranno senz'altro.
Prima di andare, per, vi suggerirei di salire a porgere i vostri omaggi alla
signorina Alison. Questa casa tenuta in modo formale, ma...
La cortesia del mio amico Bencolin non delude mai! Andr subito.
Vorrei anche consigliarvi di chiedere alla signorina Alison il permesso di passare la notte qui. C' una persona sulla quale, ne sono certo, vorrete sempre tenere gli occhi aperti...
Gli occhi di von Arnheim ebbero un'espressione interrogativa.
Parlo di me! E Bencolin rise. Sapevo che sareste venuto oggi
stesso, perci ho detto a Hoffmann di portare i miei bagagli nella stanza di
Alison, cos potete dormire nella camera che era stata assegnata a me. Voglio che stiate comodo!
Di nuovo la risatina sal dalla gola di von Arnheim. La sua faccia era deliziata.
Vedo che il cervello del mio amico non ha perduto neppure un po'
della sua acutezza gorgogli. Immagino che il trasferimento nelle
stanze di Alison non sia del tutto disinteressato, vero?
Sapete che sono sincero. proprio cos.
S, siete sincero ammise l'altro. In passato, lo ricordo bene,
avete fatto di tutto per imbrogliarmi, ma sempre con sincerit. Adesso vado dalla signorina Alison. Volete occuparvi del motoscafo, nel frattempo?
Penso che avremo bisogno anche di luci...
Con un piccolo inchino, ci lasci.
Lo sentimmo parlare con Hoffmann nell'atrio. Bencolin sogghign, ormai ogni forma di nervosismo l'aveva abbandonato.
Un tipo stimolante, von Arnheim! mugol. Ho sempre nutrito
dell'affetto per lui, persino mentre ci scambiavamo dei colpi di rivoltella
nel corso di una missione a Costantinopoli. Mi dispiacque, naturalmente,
quando mi accorsi che era stato messo del cianuro nel mio bicchiere durante una cena con uno dei suoi agenti, ma sono certo che il barone gli aveva
ordinato solo di metterci un sonnifero. Gli feci notare il piccolo errore, in
una lettera molto educata che gli indirizzai, e lui se ne scus, promettendomi che avrebbe punito severamente il suo subalterno. Sarebbe stata una
cosa molto difficile, comunque, mi fece notare, perch il suo agente era
sparito dalla circolazione, dopo il fatto... Fareste meglio a prendere l'impermeabile, Jeff. Sar un viaggetto piuttosto umido, temo.
8
Una cortina di pioggia cadeva sul piccolo imbarcadero. Le luci delle nostre torce elettriche gettavano riflessi chiari sul Reno melmoso. Sulle nostre teste il telone impermeabile schioccava in continuazione, spostandosi
a ogni nostra mossa e facendoci cadere negli occhi rivoli di pioggia. Sentivo il movimento del motoscafo, tanto che dovetti afferrarmi al parapetto.
Intorno a me vedevo solo i contorni di figure scure in impermeabile, appena illuminate dal cono di luce delle lampade tascabili.
Ci volle un po', prima che Fritz riuscisse a guidare l'imbarcazione nella
piccola insenatura ai piedi del Castello del Teschio e ad assicurarla con le
corde. Saltammo a terra, mentre Fritz ci contava, alla luce incerta di una
lanterna, per assicurarsi che fossimo tutti presenti. Reggevamo ognuno una
lampada tascabile.
Fritz si incammin per primo, con Konrad alle calcagna. Subito dopo
veniva von Arnheim, io ero dietro di lui. Bencolin chiudeva il corteo.
La luce della lanterna illumin il piccolo imbarcadero di legno, poi il
sentiero pavimentato che si arrampicava fra le rocce che portano al castello. La pioggia insistente aveva sciolto la terra, che era scesa a ricoprire il
sentiero con un manto scivoloso di fango.
Sopra le nostre teste, gli alberi stormivano e ululavano al vento. Camminammo reggendoci in equilibrio sul fango, mezzi accecati dalla pioggia,
col fiato grosso per la salita. Von Arnheim scivol, provocando una caduta
di pietre che pass fra i miei piedi rischiando di far cadere anche me.
Le nostre lampade si riflettevano sulla roccia e fra gli alberi, facendovi
danzare cerchi di luce. Continuammo a salire e a salire, mentre mi pareva
di aver perso il senso dell'orientamento.
Finalmente, malfermi sulle gambe, arrivammo alla sommit. La luce
della lanterna di Fritz ci rivel che eravamo vicino a un parapetto che
chiudeva un fossato pieno d'acqua, davanti alle pesanti porte incastrate nella pietra.
Ci fermammo, ansanti.
Avete le chiavi? chiese von Arnheim.
Rimanemmo immobili davanti a quelle gigantesche porte di legno, sulle
quali degli arabeschi di ferro arrugginito mettevano una nota paurosa. Alla
luce di quattro lampade, Konrad cerc di aprirle. Ci volle una spallata per
spostarle, ma finalmente riuscimmo a entrare.
Ci trovammo in un passaggio di pietra, gelido e umido, dove potevamo
sentire il boato della tempesta ridotto a un mormorio. Von Arnheim indirizz il fascio della sua lampada tutto intorno. Bencolin accese una sigaretta; indossava un impermeabile sformato che non lo aveva difeso troppo
dalla pioggia. Alla luce del cerino vidi che i suoi occhi erano fissi sul barone. Fritz aspett paziente, seguendo tutto con attenzione. Ai muri erano
infissi dei bracci di ferro e alla nostra destra potevamo vedere una piccola
porta, che presumibilmente doveva portare nelle stanze del guardiano. Sopra le porte vidi un enorme macchinario arrugginito, che pareva una grande tinozza con ruote e catene.
Ecco una bizzarra invenzione dei nostri antenati disse il barone,
facendo cadere il fascio della sua lampada sullo strano arnese. Cos potevano buttare olio bollente sulla testa degli impertinenti. qui che il
maggiordomo e la nostra guida trovarono per terra la torcia, dopo il delitto?
Scambi qualche parola con Fritz, che indic un punto in mezzo al passaggio. Proseguimmo il cammino. Dopo una ventina di metri il passaggio
svoltava a destra ad angolo retto. Ci trovammo davanti a una fuga di gradini di pietra. Von Arnheim ci indic, con la sua lampada, delle aperture
nel muro.
Per gli arcieri ci spieg. Di qui facevano cadere una pioggia di
frecce sui nemici. Una vera fortezza, questo luogo!
Ancora una ventina di metri, poi il passaggio gir per ritornare verso la
prima direzione.
Avete notato il soffitto? mi chiese von Arnheim in inglese. Ogni due metri un'apertura per coprire la ritirata. il castello meglio fortificato che io abbia mai visto. Chiss chi aveva bisogno di una difesa tanto
elaborata!
Questa... disse la voce di Bencolin dal buio dovrebbe essere la
risposta che cerchiamo.
La sigaretta del poliziotto francese brillava nell'oscurit. Le ombre erano
allungate, altissime, ogni sussurro veniva centuplicato dall'eco.
Finalmente uscimmo in un'ampia corte pavimentata da enormi lastre di
pietra. Era impossibile vedere qualcosa, ma Fritz ci guid con sicurezza.
Affrontammo ancora la tempesta, seguendo i bastioni che si ergevano altissimi sullo strapiombo.
Il teschio di pietra, da quanto potevo giudicare alla luce incerta delle nostre lampade, era costruito interamente sulla parte centrale delle mura. Da
vicino la rassomiglianza con una testa di morto era meno identificabile;
appariva come una grandissima torre. Riuscii a distinguere una finestra
triangolare che da lontano poteva essere scambiata per il naso. Il resto della costruzione si perdeva nell'oscurit e nella pioggia. I denti erano formati
da appuntiti archi di pietra che aprivano una galleria dai bastioni. Mentre
ce ne stavamo l, appoggiati al parapetto a riprender fiato, il cielo fu attraversato da una lunga serie di lampi.
Poi ridivenne nero, mentre i tuoni si susseguivano. Mi accorsi che ero
aggrappato al parapetto, con lo stomaco sottosopra dalla paura.
Non si vede traccia di sangue stava dicendo la voce impersonale di
von Arnheim. Eppure due ferite a un polmone dovrebbero provocare
una specie di emorragia. Saranno state lavate dalla pioggia.
Era sotto l'arcata della galleria e illuminava il pavimento con la sua lampada. Si rivolse a Konrad:
Ehi, voi! Siete stato qui, prima che piovesse. Avete trovato tracce di
sangue che indicassero dov'era stato ferito Alison?
I denti del commissario battevano tanto forte che potevo udirne il rumore. Fece uno sforzo enorme per parlare e quando ci riusc, borbott qualcosa in tedesco, ma dopo un'occhiata di von Arnheim prosegu in francese:
Se volete seguirmi, vi mostrer il luogo.
In fondo alla galleria c'era un'altra pesante porta di legno, che Konrad
apr dopo aver cercato in un mazzo di chiavi. Ci trovammo in un atrio dal
soffitto alto, proprio nella testa del teschio. I muri erano imbiancati e di
fronte a noi, dove la parete seguiva la curva della testa, si apriva una finestra dai vetri policromi. Lungo la parete scendeva una scala dalla ringhiera
di legno di rosa e dai gradini scuri. Il pavimento della stanza era nero, lucido al punto da riflettere le nostre figure.
Onice! mormor von Arnheim. E ben tenuto, anche. pazzesco! Muri intonacati e pavimento d'onice. Si pu illuminare, qui?
Solo a candele, signor barone rispose Konrad.
Accendetele, allora.
Konrad avvicin un cerino alle sei grosse candele rette da un braccio
d'ebano intagliato, infisso nel muro.
Vedete, signori? disse il commissario, quando le ebbe accese tutte.
Qui, ai piedi della scala, c' ancora una macchia di sangue. Sul tappeto
tre gocce, e pi su un'altra... E qui sul muro ci sono delle impronte di dita
troppo in alto...
Bencolin si volt a sorridermi.
Ricordatevele, Jeff! mi sussurr. Imprimetevele bene nella
mente.
Sperai che Konrad facesse finalmente qualcosa di giusto. Era ad aspettarci in cima alle scale, coi baffi che tremavano. Avrebbe ricordato quella
notte per tutta la vita... Eravamo ora in una galleria con una balaustra di legno di rosa meravigliosamente intagliata. La parte alla nostra sinistra si
perdeva nell'oscurit, ma a destra, proprio in cima alla scala, si apriva una
porta. L'atrio era silenzioso; le mura di pietra avevano ridotto il rombo della tempesta a un mormorio; non eravamo ancora nemmeno a met altezza
del grosso teschio.
A sinistra, barone mormor Konrad umilmente la galleria porta
alle stanze, tutte ammobiliate, occupate una volta dal signor Maleger. Un'altra scala porta di sopra, perch ci sono due piani oltre a questo. Dobbiamo passare dalla porta di destra, comunque, per andare alla torre dove
troveremo il corpo del guardiano...
Si interruppe per guardare Bencolin, che era immobile davanti alla finestra dai vetri policromi, come se la studiasse con curiosit. Il barone von
Arnheim lo chiam, e lui ci raggiunse di corsa, con una strana espressione
negli occhi. Finalmente Konrad apri la porta alla nostra destra. Davanti a
noi c'era un'altra scala e tanto lunga da non poterne distinguere la fine. Ancora scale!
La torre circolare era costruita di fianco al teschio di pietra; poteva avere
sei metri di diametro. Le nostre luci ci permisero di intravedere dei tappeti
persiani, candelabri d'argento e arazzi. La parete era completamente rivestita in legno.
Al piano superiore tutto era in netto contrasto; le pareti erano imbiancate, e il pavimento di pietra. Salimmo ancora fino ad arrivare al terzo piano.
Fritz, che ci aveva preceduti, lanci un grido di terrore.
La cima della torre era divisa in due parti. Eravamo in uno stretto corridoio; davanti a noi potevamo scorgere un muro di pietra, nel quale si apriva un arco. Quando la luce della lampada tascabile di Fritz si insinu oltre
quell'arco, sentii un senso d'orrore percorrermi le vene.
Il corpo del guardiano.
Dapprima vedemmo solo il cranio di un uomo, abbassato, come se fosse
sul punto di correre in avanti a dar cornate, come un toro, coi grigi capelli
scompigliati che ricadevano. Poi, guardando meglio, ci rendemmo conto
che il corpo era attaccato al muro con pesanti catene che, passando sotto le
ascelle, erano fissate a due anelli di ferro arrugginito. Le braccia ossute e le
due grandi mani uscivano dalle maniche della giacca come se questa fosse
diventata a un tratto troppo piccola. Doveva essere stato attaccato a quel
muro per quasi una settimana. Il tanfo nauseabondo mi prese alla gola.
Il raggio della lanterna di Fritz ballava sul muro, perch lui non riusciva
pi a controllare il tremito delle mani. Balbett qualche parola incomprensibile, come se avesse avuto la bocca piena di piselli, poi si volt di scatto,
mise la lanterna in mano a von Arnheim e scapp via.
Be'? disse la voce del barone alle mie spalle. Non bloccate l'entrata, ragazzo mio. Entrate, da bravo.
Mi dispiace... sussurrai. Spero che il mio stomaco non si rivolti, se resto qui. Non posso entrare, per.
Mi scostai da un lato per far passare lui e Bencolin. Sentivo in lontananza il sibilo del vento. Strinsi i denti per controllare il tremito che si era impossessato anche di me, mentre il cuore mi balzava senza sosta contro le
costole. Von Arnheim mi chiuse la porta in faccia.
9
Il ricordo pi ossessionante di tutto il caso si collega a quella mia attesa
nel buio della torre male aerata, davanti alla porta chiusa sul cadavere.
Dapprima vi fu un lungo silenzio, poi la voce di Bencolin.
Due colpi di rivoltella in fronte. Morto... direi da otto giorni.
Sentii un brontolio, come se qualcuno inginocchiato cercasse di rimettersi in piedi.
Non fu ucciso in questa stanza. Vedete il segno dei tacchi sulla polvere del pavimento? Fu trascinato qui esclam von Arnheim. Dannazione! Guardate. Queste catene hanno delle manette. Manette perfettamente oliate, anche. L'assassino ha fatto tutto come si deve, non c' che dire...
Fortuna, che ha lasciato la chiave nella porta.
Ancora un silenzio e il rumore di passi nella stanza.
N finestre n mobili continu von Arnheim. Mi chiedo a che
uso fosse adibita questa stanza. Mi hanno detto che era il luogo in cui Maleger lavorava, dove perfezionava i suoi trucchi. Non voleva occhi indiscreti attorno a s. Avete visto la porta?
Ancora una pausa.
To'! Un pannello mobile... mormor il tedesco. Sembra uno
spioncino dal quale vedere chi viene su dalle scale senza aprire. Catenaccio alla serratura... Ma ecco la chiave.
Certo! L'assassino voleva che la trovassimo.
Stanza da lavoro, eh? Ora, per, non c' niente che lo confermi. Un
momento! Voltate la lampada da questa parte.
Cosa c'? chiese Bencolin.
Passi svelti, ora, e una specie di fruscio, quindi lo schiocco di una mano
su un ginocchio, come se qualcuno volesse ripulirlo dalla polvere.
Giornali disse von Arnheim. Un fascio di vecchi giornali.. Sono tutti inglesi... Ecco il "Times" del venticinque ottobre millenovecentotredici e... li terr io. Be', penso che sia tutto, per il momento. Sar meglio
lasciare il campo libero per il medico legale, prima di continuare...
La porta si apr, poi von Arnheim la richiuse con la grossa chiave, dai di
fuori. La sua ombra tozza si stagli sul soffitto alla luce della lampada di
Bencolin. Sotto il braccio reggeva un fascio di giornali ingialliti e polverosi. Mi sorrise con ironia.
Evidentemente mi disse signor Marle, non apprezzate la bellezza di... Ma dov' il mio buon Konrad? Vedo delle luci da basso.
Quando fummo di nuovo nella stanza del primo piano, la trovammo illuminata dalle candele che si riflettevano sui pannelli di legno delle pareti.
Konrad le aveva accese tutte, in ogni candelabro d'argento infisso nei muri,
e la loro luce era raddoppiata da piccoli specchi.
Distinsi gli arazzi verdi con scene di caccia, gli stessi che Konrad stava
fissando, standosene seduto dietro il tavolo di marmo nel centro della stanza. Appena von Arnheim entr, per, balz in piedi.
Ci che mi diverte disse il barone, posando il fascio di giornali sul
tavolo la singolare attivit del nostro cadavere, del buon Bauer, intendo dire... L'atrio, questa stanza, tutto, insomma, ci che occupa una parte
del castello, ammobiliato e lucido. Guardate!
Pass un dito sul tavolo.
Neanche un granello di polvere continu. L'argento lucidato.
Il posto abitabile in qualsiasi momento. Cosa ne pensate?
Bencolin stava fissando una finestra in alto sulla parete della torre, di
fronte all'ingresso.
Mi interessa di pi mormor la direzione del vento.
La direzione del vento?
Proprio cos. Sentite come batte e infuria contro questa finestra! Barone, lo trovo molto suggestivo...
Von Arnheim picchi pensosamente il pugno chiuso sul fascio dei giornali.
Vi conosco troppo bene esclam per pensare che state parlando
a vanvera. Ebbene?
Bencolin si volt. Scrut con gli occhi socchiusi ogni angolo della stanza, poi ferm la sua attenzione sulla porta che dava nell'atrio.
Ricordate disse alla fine che mentre salivamo la scala che dall'atrio porta qui, mi sono fermato a studiare quella finestra dai vetri policromi?
S. Ma perch vi interessava?
Perch... disse Bencolin gentilmente sebbene la finestra fosse
sul lato pi battuto dalla tempesta, non riuscivo a sentire il ticchettio delle
gocce sui vetri.
Von Arnheim sospir, mentre io mi ricordavo all'improvviso una cosa
che mi aveva colpito in modo strano, sinistro, anche se non ero stato capace di spiegarmela. Ricordai il silenzio profondo dell'atrio, dove avevo udito solo il sospiro della tempesta contro le pareti di pietra. Lentamente von
Arnheim si tolse il cappello.
Che imbecille! esclam alla fine. Che emerito imbecille sono
diventato! Ma per forza, Maleger doveva aver fatto un passaggio segreto...
Bencolin si avvicin al muro che faceva angolo retto con la porta che
conduceva nell'atrio. Alz l'arazzo che ricopriva la parete a pannelli di legno. Ebbe solo da spingere, e la parete scivol, aprendosi lentamente.
Vedete? Segue la forma del teschio fino in basso spieg Bencolin.
Ma ci voleva la tempesta per farcelo capire. Avvicinatevi con le luci,
dobbiamo ispezionare il posto.
Restate qui, Konrad ordin von Arnheim. Il medico e i poliziotti arriveranno da Coblenza da un momento all'altro. Accompagnateli di
sopra.
Seguimmo Bencolin nell'apertura della parete. Era piccola e chiudeva
una scala che scendeva verso il basso, i muri erano umidi e ricoperti di
muffa.
La testa del teschio doppia, da questa parte spieg Bencolin.
E, naturalmente, da prima che il castello fosse acquistato da Maleger. Vedete? Questo il vero muro esterno. E c' una finestra proprio di fronte a
quella cieca che abbiamo visto dall'atrio.
E tutto questo spiega anche perch non abbiamo trovato tracce di
sangue dopo l'ultimo gradino della scala esclam il tedesco mentre
invece devono essercene qui. Ehi, guardate qui... su questo gradino. Eccone una! Se seguiamo queste tracce troveremo il posto dove Alison stato
ferito.
La sua voce risuon bassa, tranquilla, mentre scendevamo per la ripida
scala, facendo attenzione a non mettere i piedi su eventuali macchie di
sangue. Respiravamo con difficolt, nello stretto passaggio. Quel posto era
peggio di un labirinto. Il corpo del guardiano era stato probabilmente nascosto nel passaggio segreto per giorni e giorni, finch una specie di sadico
umorismo non aveva spinto l'omicida ad appenderlo nella torre.
Le scale finirono davanti a una porta di legno chiusa. Bencolin l'apri: ci
trovammo di fronte a un mucchio di abiti, secchi e scope.
un armadio a muro... spieg il poliziotto l'altra porta qui di
fianco, ma chiusa.
Si mise in tasca la lampadina, si pieg su se stesso e si lanci. Dopo
qualche spallata, la serratura salt e la porta batt indietro contro il muro,
rimbombando cupamente. Passammo fra i secchi e le scope, fra un odore
di vernice per mobili. Bencolin urt con i piedi contro qualcosa, e cerc,
alla luce della torcia, cosa potesse essere. Un bidone di latta rotol sul pavimento, spargendo delle gocce di liquido scuro oleoso.
Ecco il bidone del petrolio esclam Bencolin. Siamo nelle
stanze del guardiano, credo. Dovremmo essere dietro l'entrata del castello,
spostati un po' a destra.
Era una camera umile, maleodorante, dal soffitto basso. In un angolo c'era un letto di ferro ricoperto da un drappo rattoppato. Scorsi una stufa a legna con appoggiata sopra una caffettiera, una pila di piatti sporchi nel piccolo lavandino e una tuta appesa a un gancio. Al muro era attaccata una
grande fotografia colorata, ritagliata da una rivista, che raffigurava Myron
Alison nella parte di Romeo. La faccia era mezza cancellata.
Il pavimento stato scopato da poco borbott von Arnheim.
Bencolin stava aprendo una piccola porta a sinistra.
Proprio i locali del guardiano esclam e qui c' il passaggio che
abbiamo percorso per entrare nel castello.
Ritorn al centro della stanza, guardando l'orologio.
Be', amici miei continu mi pare che abbiamo fatto anche troppe scoperte, per oggi. E sono anche stanco, quasi l'una. Possiamo passare
le consegne a Konrad e tornare a casa. Ormai non che questione di burocrazia.
Ritornare adesso? chiese von Arnheim. Ma se abbiamo appena
dosi quasi faccia a faccia con loro sul sentiero. Deve essere passato ancora
una volta dalla scala segreta, in modo da non incontrare i due che stavano
arrivando nel passaggio..."
Piano, piano! lo interruppe Bencolin. Dimenticate che l'assassino aveva gi lasciato il castello prima che Fritz e Hoffmann arrivassero
all'entrata. Erano gi quasi in casa quando udirono il motore del motoscafo.
Von Arnheim rimase come sconcertato, ma solo per un attimo.
Ah, s! Ma non ha importanza. Be', insomma, corse per la scala segreta fino ad arrivare in questa stanza, poi lasci il castello e si avvi per il
sentiero con la lampada tascabile in mano. Infatti i due che arrivavano
hanno visto la luce fra gli alberi.
Il tedesco richiuse l'agenda. Si appoggi allo schienale della sedia, guardando Bencolin con compiacenza. Il francese apri gli occhi.
Abbastanza ragionevole mormor pensosamente. La sola cosa
importante che voi non ci credete.
Mah... E voi?
Seguo la vostra stessa, amabile tecnica disse Bencolin e mi rifiuto di spiegare cosa penso... Ma quale possa essere la tesi, restano ancora
dei fatti strani da spiegare. Primo: perch il corpo fu incendiato in quella
maniera spettacolare? Secondo: perch il cadavere del guardiano stato
incatenato al muro dopo tanti giorni?
Penso di poter spiegare questi fatti borbott von Arnheim. Specialmente dopo avere esaminato quel pacco di giornali.
E io... sorrise Bencolin seguir la traccia di un paio di scarpe
infangate e di un biglietto infilato sotto una porta.
Von Arnheim balz in piedi, tirando fuori ancora la sua agenda.
Ma non mi stato detto, questo! Che biglietto? Chi ha lasciato un biglietto sotto una porta?
Io! rispose Bencolin. Buonanotte, barone, e buona fortuna.
Entrammo fra le eco e le ombre del passaggio. Von Arnheim rimase
immobile, con la luce giallastra che rendeva la sua faccia spettrale, il monocolo incastrato nell'orbita, le dita che tormentavano la piccola agenda.
Voglio fare una previsione, Jeff mormor Bencolin, dopo aver
chiuso la porta. Qualsiasi cosa abbia in mente, il buon barone sta cercando di giocarmi qualche tiro. Sta preparando una rappresentazione pi
spettacolare di tutte quelle di Alison ai suoi giorni migliori. Lo conosco.
Per far cose sensazionali, quel flemmatico teutone superiore a tutti. E
porta di Bencolin. Aveva abbassato le tende nello studio, in modo che all'esterno non si potesse vedere la luce.
Era completamente vestito, seduto davanti al tavolo con la macchina da
scrivere, sul quale era accesa una lampada. Quando entrammo, lui arrotol
un tappeto e lo mise davanti alla fessura della porta sul pavimento.
Sally cerc d'apparire disinvolta, divertita.
Sono venuta con la guardia del corpo lo salut. Ma volete dirmi cosa sono queste cospirazioni nel mezzo della notte?
Ricerca della verit, signorina esclam Bencolin, spingendo una
sedia verso di lei. E voi, siete una buona guardia del corpo per voi stessa?
Non capisco certe sottigliezze!
Ora posso spiegarmi mormor il poliziotto. Vi ho fatta venire
perch voglio che non vi preoccupiate pi. Signorina Reine, state allarmandovi senza ragione alcuna.
Era il simbolo della sincerit, col viso sporto in avanti, le palme delle
mani verso di lei come a proteggerla, ma lei non aveva alcuna fiducia in
quella sincerit, era evidente. Voglio dimostrarvelo continu Bencolin. Voglio che ve ne rendiate conto personalmente.
Un'altra pausa. Tutti eravamo consci che qualcosa si nascondeva dietro i
suoi modi cortesi. Non riusciva a celare un certo nervosismo. La ragazza si
era seduta sul bracciolo di una poltrona e una delle pantofole rosse batteva
ritmicamente per terra, mentre i suoi occhi scuri giravano irrequieti per
ogni angolo della stanza.
E va bene! esclam alla fine Sally, con impazienza. Dite ci
che volete dire, non voglio restar qui tutta la notte.
Ci fu un altro rumore. Non avevo sentito niente, ma Bencolin aveva inclinato la testa come per ascoltare meglio. Si alz lentamente dalla sedia,
prese Sally Reine per un braccio e la guid cauto verso la porta. La ragazza
lo guard con espressione attonita. Stava per dire qualcosa, ma lui la invit
al silenzio stringendole le dita attorno al suo braccio.
Jeff! mi sussurr Bencolin. Andate vicino alla lampada. Appena ve lo dico, spegnetela. Per favore, signorina, abbiate la bont di dare un'occhiata nel corridoio, quando apro la porta.
Lasciatemi andare! singhiozz Sally terrorizzata. Dovete essere...
Sentii il cuore balzarmi in petto, mentre me ne stavo l, col dito sul pulsante della lampada. Sally guardava Bencolin, che torreggiava su di lei,
con gli occhi sbarrati: una ragazzina terrorizzata in rosso e nero col viso
contorto in una smorfia.
Ora, Jeff!
Il sussurro carico di tensione mi raggiunse, il mio dito si mosse. La stanza piomb nell'oscurit. Non sentii quando aprirono la porta, ma a poco a
poco distinsi le figure stagliate contro la scarsa luce del corridoio. Rimasero immobili per tanto tempo che pensai non dovesse pi finire.
Che cosa stava succedendo l fuori? Cosa stavano guardando?
A poco a poco le figure scomparvero alla mia vista. La porta si richiuse
con un rumore quasi impercettibile. Attorno a noi vi fu un silenzio irreale,
pieno di eco, nel quale potevo percepire una specie di flusso magnetico.
Come se un bisturi si fosse infilato in una piaga insensibile. Sentivo tutto,
ogni movimento nel buio, senza riuscire a provare alcuna sensazione. L'orologio nella stanza suon improvviso. Poi, ancora il silenzio. E dopo il silenzio una voce sottile, poco pi che un sussurro.
Diavolo! alit. Siete un diavolo...
Era una voce irreale, incredula, divertita e quasi sul punto di ridere.
Perch... continu perch avete fatto questo?
Accendete, Jeff! esclam Bencolin.
Eseguii. Strizzai gli occhi per riabituarmi alla luce. Vidi Sally Reine seduta su una sedia; era pallida, le labbra spiccavano sanguigne nel viso pallidissimo, ma era completamente tranquilla.
Guard verso la finestra con gli occhi socchiusi. Perfino il suo respiro
era diventato normale. Bencolin spinse nuovamente il tappeto verso la porta, poi si volt lentamente.
Signorina Reine esclam la notte dell'uccisione di Alison accadde una cosa che avete trascurato di dirci. Avete detto di esservi addormentata nella biblioteca poco prima delle dieci e che poi, svegliata dal rumore fatto da Fritz e Hoffmann che correvano all'imbarcadero, siete andata
nel portico. Sempre secondo le vostre affermazioni, vi fermaste l per un
po', senza vedere nessuno. Io sono invece convinto che subito dopo essere
uscita, avete visto qualcuno salire la scala che portava gi al fiume e che
raggiungeva la casa di corsa, piuttosto agitato. Lu vi preg di non dire che
lo avevate visto, cosa che voi faceste... Siete pronta ad ammettere che questa persona era sir Dunstan Marshall?
Lei lo guard con occhi spenti, poi rispose a bassa voce:
Non vi dir un accidente!
L'orologio continuava intanto a ticchettare...
dato tutto a monte con una gentile comunicazione alla mia famiglia.
Aveva gli occhi fissi lontano, ora, e una rete di rughe le si era formata sulla
fronte. Ma voi... siete un essere umano? Come facevate a saperlo?
Come facevo a sapere della tresca fra i due? chiese Bencolin.
Non posso rispondervi per ora, perch una faccenda strettamente connessa alla soluzione del caso. Il vostro amore per il giovane, per, traspariva
da ogni vostro sguardo, da ogni gesto. Isobel D'Aunay...
Piccola gatta...
Un po' di carit, signorina Reine, un po' di comprensione! una donna incolore, tranquilla, ma penso che in fondo sappia essere passionale.
Certo scontenta. Guard un po' nel vuoto. Ha appena scoperto che
le piace essere audace e questo stato un forte incentivo per lei. Non posso
certo dimenticare la sua espressione, quando stanotte D'Aunay ha insinuato
che potrebbe avvelenarlo con il veronal. rimasta talmente scossa che deve aver perduto anche gli ultimi rimorsi. Lo sguardo che ci ha lanciato dalla porta prima di uscire... anche se non avessi gi saputo la verit, l'avrei
capita in quel momento. Quello sguardo diceva: " finita, ho un amante e
ora vado da lui. Non me ne importa che lo sappiate anche voi". State sicura, signorina Reine, so benissimo che quella donna non eccessivamente
intelligente e lo sapeva benissimo anche quando ho infilato il biglietto sotto la sua porta: "Nella mia stanza. Alle due. Brucia questo biglietto". andata da Dunstan e io ho verificato la mia teoria.
Sally Reine lo guard con curiosit, con una sorta di orrore.
S... disse con voce piatta avete verificato la vostra teoria. Siete
un diavolo, letteralmente un diavolo. Avete verificato la vostra teoria! Mio
Dio! E che cosa succeder quando scoprir che il biglietto non stato scritto da lui?
Bencolin annui.
Proprio quello che voglio che succeda. Quando discuter la cosa con
loro non potranno negare.
Sapete... disse la ragazza, dopo un attimo di riflessione. Penso
proprio che dovrei tornare all'asilo. Pensavo di essere dura, io! Che sempliciotta! Si, avete ragione, Duns venne su dal sentiero quella notte e mi ha
lasciato credere di essere implicato nel delitto...
Ah! esclam Bencolin, fregandosi le mani soddisfatto. Finalmente sappiamo che andata cosi.
Con evidente sforzo, la ragazza si alz in piedi.
Sentite... vi dispiace se... Voglio andarmene! Voglio tornare in came-
ra mia. Voglio... accucciarmi da qualche parte e morire. Voglio anche pensare a questa faccenda. Vi prego! Io...
Brancol un po', come se fosse diventata cieca all'improvviso, poi strinse le labbra e si raddrizz. Spensi la luce e maledissi Bencolin con tutto il
vigore che la faccenda richiedeva. Vidi la striscia di luce quando apr la
porta. Al buio raggiunsi Sally Reine e le strinsi forte la mano. Si alz in
punta di piedi e mi prese per le spalle.
Grazie, amico! mi sussurr.
E usc.
Rimasi immobile con gli occhi fissi sul vano vuoto della porta, poi mi
resi conto all'improvviso che quel vano non era vuoto. La luce scarsa del
corridoio era interrotta da una testa massiccia con un ciuffo di capelli
biondi. Immaginai il monocolo e la bocca sogghignante.
E cos disse Bencolin dolcemente il mio amico barone ha poi
pensato bene di seguirmi, eh? Immagino che avrete sentito tutto.
Von Arnheim rimase immobile.
Fortunatamente rispose sono riuscito a salvarmi dal congestionatissimo traffico di questo corridoio. Ho sentito, s respir profondamente. Possiamo parlare domattina.
Un fiammifero rasp e si accese. Bencolin prese una sigaretta.
Duello all'ultimo sangue, signor Bencolin mormor il barone.
D'accordo, barone: all'ultimo sangue.
La mano di von Arnheim rimase incerta sulla maniglia per un attimo,
poi l'uomo si inchin battendo i tacchi militarmente.
Buonanotte, signor Bencolin, sogni dorati.
Buonanotte, barone, dormite bene.
Ancora un inchino, poi von Arnheim si ritir nella sua stanza.
11
Era tornato il sole, finalmente. Respirai a pieni polmoni, scendendo le
scale. La porta principale era aperta e i raggi del sole giocavano sulle piastrelle rosse del portico, riflettendosi sul pavimento lucido dell'atrio. Entrava a fiotti una brezza che portava l'odore fragrante della terra dopo la
pioggia. Passeggiai un po' nel portico, prima di fare colazione.
La casa era ancora addormentata, nella fresca trasparenza del mattino.
Dietro la massa scura del Castello del Teschio, sull'altra sponda, piccole
nuvole bianche erano immobili nel cielo azzurro.
Era una mattinata meravigliosa, che cacci via stanchezza e dolore di testa. Uno scoiattolo arriv in mezzo al portico e si mise a mangiare qualcosa, seduto comodamente sulle zampe posteriori. I suoi gesti erano svelti e
delicati, tanto che sembrava beccasse. Ogni tanto mi lanciava uno sguardo
preoccupato, fino a che pens che non poteva fidarsi di me e sgattaiol via.
Mi diressi pieno di baldanza verso la sala da pranzo, le cui finestre, ora,
erano inondate dal sole. Von Arnheim sedeva da solo al tavolo della colazione e leggeva un giornale. Si alz per inchinarsi, quando entrai, augurandomi il buongiorno. Indossava una giacca azzurra di ottimo taglio ed
era allegro come me. Hoffmann mi porse caff, pane tostato e marmellata.
Niente di nuovo? chiesi, accennando al giornale.
Von Arnheim parve pensarci su.
Niente di importante, per lo meno mi rispose con quel suo inglese
accurato, perfetto. C' scritto che un certo arciduca Ferdinando stato
assassinato a Serajevo, ma il redattore di questo giornale dice che la cosa
non ha poi molta importanza. uno dei giornali che ho trovato nella torre
stanotte, signor Marle... Accidenti! Questo pezzo di carta stato capace di
far sentire vecchio un uomo in una mattina come questa.
Per un po' rimase a fissare fuori della finestra, aprendo e chiudendo le
mani meccanicamente.
Ma c' qualcosa di molto interessante nella pagina interna continu. Una specie di esaltazione del nostro famoso amico Myron Alison, come attore, in un paio di lavori teatrali che non ho mai sentito nominare. Tutti i giornali contengono qualcosa del genere, per un certo periodo
di tempo. Non lo trovate suggestivo?
Mi strinsi nelle spalle.
Dite, signor Marle... Non mi avete ancora detto una sola parola intorno a questa faccenda. Cosa ne pensate?
Non ho detto niente risposi perch ero completamente attonito.
Finch...
Annu.
Ah! Allora avete un'idea! Posso chiedervi se coincide con le teorie
del nostro amico Bencolin?
Non si pu mai sapere cosa pensa Bencolin esclamai specialmente se ve ne parla.
Una voce dalla porta disse:
Non molto lusinghiero questo, Jeff!
Bencolin entr nella sala da pranzo con le braccia tese e un sorriso sulle
Una volta quando and al Castello del Teschio, verso le nove e mezzo, nove e tre quarti, e un'altra volta al ritorno, dopo che Fritz e Hoffmann avevano visto il misterioso individuo con la lampada in mano. Ritorn e sir
Dunstan Marshall sal dai gradini dell'imbarcadero. Be', ricordate che anche Alison dovette attraversare il fiume. La domanda : Dunstan e la signora D'Aunay andarono con lui?
Von Arnheim sbatt il tovagliolo sulla tavola, poi si avvicin alla finestra e cominci a picchiettare nervosamente con le dita contro i vetri. Dopo
un po' si volt. Bencolin stava imburrandosi un panino.
Io non sono un imbecille disse il barone. Non sono un imbecille, e vi dico che state sbagliando. Dite delle cose molto geniali, vero, ma
non andate al nocciolo della questione. C' qualche cosa su questi giornali
che mi ha dato un indizio. Se solo potessi verificare un particolare avrei risolto il caso. La gente di questa casa non sa quasi niente del lavoro teatrale
di Alison. Persino sua sorella non se ne interess. Non so cosa darei per
parlare con qualcuno che lo conoscesse bene e che avesse seguito le sue
recite.
Io conosco un tipo che pu dirvi tutto di lui! lo interruppi.
Gli raccontai del mio incontro con lo scrittore Brian Gallivan, sul vaporetto. Von Arnheim picchi un pugno sul tavolo.
Gallivan ripet. Si, ricordo questo nome. Uno degli articoli su
quei vecchi giornali firmato con questo nome. Agente pubblicitario di
Maleger anche, eh? Bene! Molto bene! Per una volta almeno le stelle ci
sono propizie. Guard l'orologio. Le nove e un quarto e la casa ancora addormentata! Devo andare a Coblenza per sentire cos'hanno da dirmi
sul corpo del guardiano. Rimandiamo ogni cosa a quando saranno alzati e
facciamo un salto l... Potete telefonare a questo tipo, signor Marle?
Telefonai all'Hotel Traube. Dopo un po', sentii la voce assonnata di Gallivan. Appena cap chi ero, si risvegli di colpo.
Gli dissi che per il momento non doveva scrivere niente al suo giornale e
fissai un appuntamento a Cob lenza. Bencolin e von Arnheim mi aspettavano nell'atrio con il cappello in mano.
Poi scendemmo all'imbarcadero, dove Fritz aveva gi preparato il motoscafo. Mentre schizzavamo in avanti sull'acqua limpida, mi voltai a guardare per la prima volta il Castello del Teschio in piena luce. Pareva quasi
che una strana luminosit illuminasse il cranio del teschio di pietra. Lo feci
notare agli altri.
Perdonatemi si intromise Fritz. il vetro. La sommit della co-
struzione occupata da un'enorme stanza dal soffitto di vetro, come un osservatorio. Abbiamo sempre paura che qualche ragazzino venga preso dalla curiosit di arrampicarsi lass per spiare dentro. A volte anche dei turisti
hanno cercato di farlo.
Mi piacerebbe andare a vedere mormor von Arnheim, facendosi
schermo con il palmo della mano e osservando il castello. S, dobbiamo
proprio vedere...
Non parlammo pi, mentre il motoscafo continuava la sua corsa verso
Coblenza. Quel mattino c'erano molte imbarcazioni sul fiume. Un canotto
guidato da un esile uomo a torso nudo, sfior quasi il nostro motoscafo.
Uno dei vapori del Reno ci torreggi accanto in uno sbuffo di fumo nero.
Quando il fiume svolt, vedemmo alla nostra destra la grigia fortezza di
Ehrenbreitstein accovacciata contro il cielo azzurro. Coblenza era alla nostra sinistra, con le sue case bianche rallegrate dalle macchie arancione dei
gerani.
Gallivan ci stava aspettando sul molo, impaziente figura in flanella grigia con il viso da Pulcinella sorridente. Era molto cortese, ma vidi una luce
bellicosa nei suoi occhi, quando von Arnheim lo salut tanto bruscamente
da rasentare la scortesia.
Il barone ci disse che doveva andare alla stazione di polizia e che perci
avremmo dovuto aspettarlo da qualche parte.
una giornata calda osserv Bencolin, succhiandosi il labbro inferiore sarebbe bene andare in quel caff all'aperto in fondo alla passeggiata, a circa cinquanta metri da qui...
Va bene annu von Arnheim so dov'. Vi raggiunger fra breve.
Ci allontanammo sul fresco viale alberato. Gallivan fischiettava, alzando
polvere a ogni passo. Ci disse che era stato maledettamente cortese da parte nostra l'averlo interpellato.
Nel giardino all'aperto, gli alti alberi ombreggiavano i tavoli dalle tovaglie rosse. Una balaustrata di pietra si sporgeva sul Reno. Un cameriere
usc da un piccolo "chalet" e si avvicin.
Tre birre disse Gallivan la mia con molta schiuma. Fece un
gesto nell'aria. Hanno un modo di spillarla, che la schiuma trabocca dal
bicchiere ci spieg. La prima volta che venni qui restai estasiato. Il
signor Marle mi ha detto che volevate vedermi, signor Bencolin...
il barone von Arnheim, veramente, che desidera chiedervi alcune
cose rispose il poliziotto. Ma anch'io vorrei avere alcune informa-
zioni. Naturalmente resta inteso che non manderete una sola riga al vostro
giornale senza il nostro permesso.
Ho paura che dovr far cosi, ma se ne vale la pena...
Siete stato agente pubblicitario di Maleger, vero?
Tre anni. Dal dieci al tredici, l'anno in cui mor.
Un buon principale?
Gallivan accett una sigaretta, scuotendo la testa:
Era un ipocondriaco. Ma era il suo impresario che mi dirigeva, in genere, e che mi pagava. Non voleva interessarsi di certe questioni lui. Nonostante tutto, per, era un lavoro facile. Tutto quello che faceva quel vecchio era un successo sicuro.
Vedo. Lo conoscevate bene?
Abbastanza, s. Seppe che mi interessavo al soprannaturale. Vi giuro
che sull'argomento queir uomo aveva la pi ricca biblioteca che io abbia
mai visto, soprattutto per quanto riguardava le scienze occulte e la demonologia. Aveva letto da qualche parte di un pezzo di magia particolarmente
orrificante che aveva messo in scena un antico illusionista; lavor per mesi
a perfezionare lo spettacolo e vi assicuro che alla fine faceva rizzare i capelli in testa. Siete mai stati al Castello del Teschio?
Solo in qualche stanza, perch?
Brrr! rabbrivid Gallivan. La birra era arrivata nel frattempo e lo
scrittore si divert a soffiare sulla schiuma prima di continuare. Voglio
dire che io ho idee molto all'antica sull'ospitalit. Penso non sia educato
trasformare gli ospiti in altrettanti candidati al manicomio. Era una specie
di lugubre Peter Pan; con tutta la sua intelligenza, si comportava sempre
come un bambino cui piace strizzarvi l'acqua negli occhi dal fiore che porta all'occhiello. Aveva uno speciale genio per creare effetti diabolici e gli
piaceva soprattutto lavorare sugli alcoolizzati e i neurotici... Maleger! S,
"Maleger" era proprio il nome pi adatto che potesse scegliersi.
Non era il suo vero nome?
Ma no! Non avete letto il "Faerie Queene" di Spencer? Maleger uno
spettro che porta come elmo un teschio d'uomo e i cui cavalli si tramutano
in tigri quando lui uccide qualcuno. Aveva anche le tigri, questo Maleger.
Ricordo in particolare una rappresentazione in cui una gigantesca tigre del
Bengala balzava fuori da una gabbia in fiamme, per andare a ricadere proprio sull'orlo del palcoscenico, a pochi metri dagli spettatori. Maleger tirava fuori una pistola e quando sparava, lo crediate o no, la tigre spariva nell'aria. Andata! Gallivan fece un gesto espressivo. Ebbe delle grane,
per, con degli isterici, rappresentanti della protezione degli animali e dovette sospendere il numero. Sa il cielo come facesse. Forse nessuno riuscir mai a scoprirlo.
Specchi? suggerii. Come per il trucco della testa parlante...
Specchi un cavolo! disse Gallivan. Non c'erano specchi la notte
che si degn di eseguire la scena solo per me, al Castello del Teschio. Finch si scherza si scherza, ma vi assicuro che se non avessi avuto il cuore
pi che saldo avrei esalato l'ultimo respiro quella notte. E glielo dissi, anche. Gallivan bevve lentamente un sorso di birra. Immaginate un
metro e novanta di muscoli tesi, un paio di occhi profondi ed enormi, che a
volte parevano grigi e a volte neri, con delle palpebre scure e pesanti. Immaginate una fronte altissima circondata da una criniera di capelli rossi che
gli arrivavano fin sulle spalle, delle braccia lunghissime come tentacoli.
Immaginate il suo sorriso sui denti gialli e la sigaretta perennemente accesa fra le dita. Questo era Maleger. Che possa bruciare in eterno ovunque
sia!
Dopo aver posato con forza il bicchiere sul tavolo, Gallivan fiss gli occhi sugli alberi verdi al di l del fiume.
Ma chiese Bencolin dopo una pausa cosa sapete della sua personalit, del suo vero nome, delle sue origini, della sua nazionalit?
Niente di niente! Venne dall'Africa con una fortuna nel millenovecentonove. Questo tutto. Aveva viaggiato per il mondo e visto tutto, perci niente da indovinare. Parlava dieci lingue alla perfezione e... Be', un
uomo che legge Spencer Malory, i poemi di Beowulf e Giacomo I, non
conosce l'inglese solo per sentito dire. Ma quando vi accorgete che, oltre a
ci, legge anche Vitoux, Delacroix, Baissac e Florian-Parmentier in francese...
Ma voi come fate a conoscere queste cose? chiese Bencolin. "I
processi di stregoneria del diciassettesimo secolo", di Delacroix, sono cos
poco conosciuti che...
Lo strano giornalista si spinse il cappello indietro sulla nuca, poi socchiuse gli occhi verso il sole.
Oxford disse, come se si vergognasse. Sono stato all'universit
tanti anni fa ed perci che sono venuto qui in Europa. Ero alla Sorbona.
E credevo di essere uno scrittore, allora. Proprio cos, scrivevo libercoli
che solo le matrone dell'East Ham leggevano... Non me ne parlate! E non
ci credereste, scommetto, se vi dicessi che all'epoca avevo quarantasei anni... Ma stavamo parlando di Maleger, no?
nei miei articoli. Sono convinto che non era un grande attore ma mi piace
la prosa e...
Era amico dell'illusionista Maleger, vero?
quello che dicono, ma a me sempre sembrata un'associazione di
mutua inimicizia. Questo il punto: Alison era un bell'uomo, affascinante,
aveva una bella voce ed era l'idolo delle donne. Era anche un grande mimo. In commedie con acrobazie di parole non aveva uguali, e soprattutto
possedeva una raffinata sensibilit per il teatro. Ma voleva che lo credessero un grande attore. E Maleger gli diceva che da un graffio voleva creare
una ferita gloriosa...
Gli uccelli cinguettavano e si rincorrevano sui rami sopra le nostre teste.
La sirena di un vapore risuon lontano sul fiume scintillante. Il sole splendeva tiepido e potevamo vederne il riflesso che infuocava le finestre delle
bianche case tedesche al di l del Reno. Von Arnheim rigirava fra le mani
il bicchiere di birra.
Non potr mai dimenticare disse Gallivan. La prima volta che
vidi Maleger. Fu nel dieci, qualche mese prima che cominciassi a lavorare
per lui. Era la sera del debutto di uno dei maggiori successi di Alison.
"La commedia era una di quelle rappresentazioni che mi facevano correre brividi per la spina dorsale. Sapete, le colline della Scozia durante i
tempi del Principe erede al trono. La causa perduta, il rullare dei tamburi, e
le voci dietro le scene che cantavano la 'Canzone del battello'. L'ultima carica a Culloden. Ah! Alison impersonava il Principe Carlo.
"Ero rimasto molto entusiasta, tanto che Alison mi invit nel suo camerino dopo lo spettacolo. Vi era un'enorme folla di sparati, ma lo seguii ugualmente. Sedette davanti a uno specchio ovale illuminato tutto intorno
da lampadine elettriche e cominci a togliersi il trucco. Indossava ancora
giustacuore e spada e aveva una sigaretta fra le labbra. Il camerino era una
selva di fiori e di telegrammi; tutto intorno si incrociavano le voci sull'odore di cipria che permeava l'atmosfera. Cominci a gridare: 'Com' andata?
Com' andata?' con l'ansia nervosa di una primadonna. Tutti gli assicurarono che era stato magnifico. Allora, all'improvviso, tutti divennero muti.
"Qualcuno stava bussando alla porta aperta. Un uomo altissimo, con una
tunica nera, una selva di capelli rossi e un mantello di foggia antica, se ne
stava l, appoggiato a un bastone dal pomo d'oro. Aveva gli amuleti attaccati alla catena dell'orologio. Alison si gett indietro sulla sedia, sbuffando
nuvole di fumo verso il soffitto e cercando di nascondere la sua esultanza.
'Salve, Maleger!' esclam. 'Ti piaciuto lo spettacolo?' L'altro lo guard
un poco prima di rispondere: 'Addirittura rivoltante. Non ho potuto nemmeno assistere al secondo atto. E tu sei stato orribile. inutile, sei un guitto e un guitto rimarrai per tutta la vita'."
Gallivan scosse la testa lentamente. Rise piano, ma era cos preso dal
suo racconto che mi chiesi se si ricordasse di noi.
stato ridicolo continu. Ricordo che la mano di Alison and
all'elsa della spada al suo fianco, come se veramente stesse vivendo nel diciottesimo secolo. Le luci oscillarono, quando Maleger se ne and sbattendo la porta. Alison scoppi a ridere, come se si fosse trattato di una cosa
senza importanza, e la folla si strinse di nuovo attorno a lui. Ma era sempre
cos... Maleger continuava a ripetergli che come attore non valeva niente.
Ma quando vi siete accorto disse von Arnheim, con le sopracciglia
aggrottate che erano nemici?
Be'... Una volta che...
Cosa avvenne?
A una rappresentazione privata per un branco di imbecilli, Alison
imperson Maleger con un'imitazione perfetta... costume, trucco e tutto il
resto. Era insuperabile. Ne venne fuori una macchietta talmente intelligente e umoristica che tutti morivano dal ridere. All'improvviso tutti videro
Maleger che se ne stava a guardare immobile.
E allora? chiese von Arnheim, aggrappandosi al tavolo per sporgersi in avanti. Cosa successo allora?
Niente. Maleger prese un pizzico di tabacco e lo annus, poi disse
gentilmente: "Ti pentirai di tutto questo, amico mio". Per un attimo ebbi
l'orribile sensazione che saremmo stati cambiati tutti in vermi e maiali, a
un semplice schiocco delle sue dita. Chiusi gli occhi. Quando li riaprii se
n'era andato. Cos!
Gallivan batt le mani. Il cameriere port un altro vassoio carico di bicchieri di birra.
Lo strano continu il giornalista che le loro nature erano, in
un certo senso, simili. Erano legati l'uno all'altro, come due fratelli gemelli
che combattessero continuamente un duello, incrociando spade immaginarie, e ognuno conosceva tanto bene la guardia e l'attacco dell'altro che non
riusciva mai a colpirlo a fondo. Ma Maleger era il pi grande come spirito,
credo. Non ci capisco niente di tutte queste faccende moderne a base di atomi e di molecole, ma ho sempre pensato che fosse come una massa di
forza vitale che vi scuotesse senza bisogno delle sue grandi mani. Anche
dopo morto pareva doversi dissolvere nell'aria e ritornare indietro imme-
diatamente, come le braccia e le gambe volanti dell'uomo nel "Re del Fiume d'oro". Se veramente aveva un figlio...
A poco a poco Gallivan aveva perso lo scanzonato modo di parlare che
aveva sfoggiato con me sul battello. Aveva l'aria di uno che stia studiando
attentamente qualcosa al microscopio.
Non siamo qui per discutere di scienza o di metafisica disse von
Arnheim all'improvviso. Ci sono dei fatti...
Scusatemi! trasali Gallivan, ritornando alla realt. Dite pure...
Ho qui una certa quantit di vecchi giornali continu il barone
con degli articoli sulla passata attivit teatrale di Myron Alison. Dicono
che il sogno della sua vita stato poter andare in scena con un certo lavoro...
S...
La tragedia di uno scrittore tedesco, intitolata: "L'uccello di bronzo".
una cosa talmente spettacolare da non poter essere rappresentata su un
palcoscenico normale. Credo che non sia stata messa in scena proprio per
questo. Richiede pi di mille comparse ed ambientata all'epoca di Nerone. L'ho letta...
S... esclam Gallivan. Ricordo che ne parlava spesso. Non ho
letto la tragedia, ma so che non mai riuscito a trovare un produttore disposto ad anticipare l'enorme somma di denaro necessaria. Ma ha sempre
detto che ci sarebbe riuscito. Per lui era diventata una specie di ossessione.
Von Arnheim sfogli i giornali.
Dice che voleva impersonare Lupo Cantanus esclam un giovane aristocratico romano capo dei cristiani e condannato a morte da Nerone. corretto?
Non ricordo, ma penso di s... Oh, s! Rammento che doveva esserci
uno scenario ad anfiteatro, che avrebbe spaventato anche dei cineasti...
Von Arnheim non pot fare a meno di nascondere la sua soddisfazione.
Ripieg i giornali, mentre una luce di trionfo gli illumin gli occhi.
Molto bene! esclam. Vi ringrazio molto per la vostra informazione, signor Gallivan. Vi ringrazio anche per il modo intelligente con cui
avete messo in evidenza la personalit dei nostri soggetti. Ecco! Strapp una pagina dalla sua agenda, ci scrisse sopra qualcosa e la pass a Gallivan, al di l del tavolo. Andate dal commissario Konrad con questo
biglietto, vi dar tutti i particolari necessari al vostro articolo. Mi avete detto che conoscete l'interno del Castello del Teschio, vero?
Ci potrei camminare anche al buio, penso.
Brian Gallivan sar presente per assistere alla vivisezione. Be', lo spero,
almeno. Adesso torno in albergo, perch devo mandare un telegramma.
Grazie e arrivederci.
Era strano, passeggiare per quel viale. Una parte era ombreggiata da un
alto muro di pietra, sulla sommit del quale si vedevano delle viti. Costituiva la parte posteriore di terrazze-giardino che erano nella propriet una
volta appartenuta ai re sassoni. A un certo punto il viale correva sotto un'alta galleria di pietra, all'ingresso della quale stava una lampada di ferro
che doveva servire a illuminarla nelle ore notturne. Di notte Coblenza risuona di mille eco misteriose e bisogna aggrapparsi al ricordo delle ville
chiare e dei gerani, per dimenticare l'oscurit tanto cupa da sembrare popolata di fantasmi. Quante campane avevano suonato e quanti uomini erano
morti da quando Cesare aveva costruito il ponte sul Reno? Ora, per, c'era
luce piena nel tunnel e io sentii distintamente che qualcuno mi stava camminando alle spalle. Gallivan aveva affrettato il passo e camminava davanti a me con le mani in tasca, continuando a fischiare "Amaryllis". La ghiaia
scricchiol ancora. Mi voltai. Doveva essere stata una specie di suggestione, una risonanza di eco sotto la galleria umida. Non c'era nessuno dietro
di me. Sentii ancora il fischiettare di Gallivan.
Persino quando non sentii pi "Amaryllis" ed ero corso fuori dal tunnel
nella Rheinstrasse, quell'impressione rimase in me. Ero certo di aver sentito dei passi decisi, lunghi e tranquilli. Mi era persino parso, in uno spasimo
di terrore, che camminassero sul ritmo della melodia fischiettata da Gallivan. Quando raggiunsi Bencolin e von Arnheim li pregai di aspettarmi ed
entrai da un tabaccaio per comprare delle sigarette. Provai a fischiettare alcune battute di "Amaryllis". Quando uscii, fui sollevato, perch non sentii
passi alle mie spalle.
Il motoscafo ci riport indietro.
Sentii la voce di Bencolin.
... supponiamo che Jeff interroghi Dunstan, ma non come interrogatorio ufficiale, intendiamoci. Una delle sue poche prerogative proprio quella di far s che la gente parli con lui liberamente, con fiducia. per questo
che mi utile. Noi possiamo occuparci della signora D'Aunay. Penso che
Dunstan abbia bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma parler solo con chi
ne ha voglia, ne sono certo... Perch cos assorto, Jeff?
Dissi qualcosa. Fritz aveva tirato il tendone sul motoscafo per ripararci
dal sole. Era piacevolmente riposante, starsene seduti e sentirsi trasportare
sul fiume. Von Arnheim rimase silenzioso finch giungemmo in vista del-
to da sembrare un altro.
Ma allora perch diavolo... sbott.
Non fu facile convincerlo che quello che ci interessava era il delitto, non
la sua relazione con la moglie di un altro. Non riusciva a capire che molto meglio essere sorpreso in flagrante adulterio piuttosto che essere arrestato per omicidio.
Gli feci presente la faccenda del motoscafo, ma gli feci notare anche,
che se fosse riuscito a dimostrare la sua innocenza, nessun'altra indiscrezione sarebbe venuta fuori. Sapevo che prima o poi mi avrebbe raccontato
la storia: doveva togliersela dalla coscienza...
Sentite dissi. Voi e la signora D'Aunay eravate veramente fuori
col motoscafo, no?
Non mi importa di parlarne con voi esclam ma non potrei mai
accennarne con quel poliziotto. Vi giuro che non potrei. Non so perch.
Va bene, ci penso io. Credo che non avrete nemmeno bisogno di vederlo.
Mi parve di averlo rassicurato.
Ci sono delle cose, per, che nemmeno voi potrete capire mormor. Il fatto che sono pazzo di quella donna. Non posso troncare tutto
cos, n intendo farlo. Capite? Picchi il pugno sul muro, poi continu:
Se sapeste quante ne ha passate con quel bruto!
La solita, dolce canzone. Quante volte stata cantata da tutte le mogli
del mondo! Mi preparavo ad ascoltarla ancora con solenne attenzione.
Se si fosse limitato a picchiarla...
Non so perch le mogli dei mariti crudeli preferiscano che i mariti le
picchino e si annoino se non lo fanno. In ogni modo ero pronto a essere solidale, perch Jerome D'Aunay, giudicato secondo i vecchi canoni, non era
solo cattivo, ma persino volgare e meschino.
L'ho incontrata un anno fa a Bruxelles continuava intanto Dunstan.
Pensai che l'avrei scordata. Poi la scorsa settimana venni qui per discutere con Alison su certi scenari che avevo disegnato per un suo nuovo lavoro. Non sapevo che l'avrei trovata qui. Non so neppure bene come accadde, so solo che quando mi offr una tazza di t e sfiorai la sua mano, divenni rosso ed emozionato. Pu sembrare imbecille, ma non cosi.
Parlava in fretta, ora, in modo quasi incoerente.
E il peggio che dovrei considerarmi fidanzato a una ragazza che
qui anche lei. Non lo sapevate, eh? Si tratta di Sally... Sally Reine. Non mi
condannate, vero? Non so perch ma non ho il coraggio di dirglielo. So
che non potr continuare a lungo cos, ma non so prendere una decisione.
Il bello che ce l'ho a morte con lei. Non posso sopportare le donne che
prendono sempre in giro. Non so mai se scherza o se fa sul serio.
"Be', la notte del delitto, il vecchio D'Aunay prese il sonnifero e lei si
accorse che era profondamente addormentato. Scese da basso. Da principio
avevamo intenzione di metterci a sedere nel portico e di chiacchierare.
Poi... poi persi la testa. Le dissi: 'Perch non prendiamo il motoscafo per
andare oltre il fiume?' C' un sentiero che porta a una grotta ed facilmente accessibile. Prendemmo il motoscafo..."
Aspettate. Alison venne con voi?
Strappato dal suo racconto, mi guard meravigliato.
Alison? Ma neanche per sogno. Che diavolo vi prende?
Accidenti! Ho cercato per pi di un'ora di mettervelo in testa e ora mi
chiedete che mi prende! Ma se proprio questo il punto cruciale! andato
in qualche modo dall'altra parte del fiume, no? E il motoscafo stato sentito una sola volta.
Oh!... Potrebbe aver preso la barca.
C' una sola barca ed stata usata da Fritz e Hoffmann.
E io vi dico che non venuto con noi! url. Cosa credete, non
sono un imbecille! Vi pare che avrei portato...
Si ferm per guardarmi negli occhi, perch dovevo sembrargli tanto rintontito da vincere perfino la sua rabbia. Mi alzai lentamente dal muro e capii.
Vidi in un lampo di luce come Alison aveva attraversato il fiume. Che
cretino! Che imbecille ero stato a non averlo capito prima!
Le scarpe... mormorai. Le scarpe...
Ma che scarpe?
Non risposi, ma la spiegazione diveniva sempre pi limpida. Il paio di
vecchie scarpe sporche di fango verdastro e limaccioso! Alison non se le
era sporcate sul sentiero che conduceva al Castello del Teschio, perch le
mie, pur con un tempo ben peggiore, avevano racimolato solo un po' di
fanghiglia scura. Avevo gi visto quella mota maleodorante in vita mia, in
una galleria che dalla fattoria del mio nonno portava al di l del fiume... e
passava sotto il letto del fiume.
Castelli del genere hanno quasi sempre dei sotterranei, dai quali il signorotto era pronto a scappare in caso d'assedio. E questo passaggio portava
alla casa di Alison al di l del Reno. E le pantofole che non eravamo riusciti a trovare! Alison doveva essersele tolte appena entrato nel passaggio
arrivarono vicino a noi. Avevo paura che ci avrebbero scoperto da un momento all'altro, perch le loro lampade cercavano tutto intorno fra gli arbusti. Quando finalmente cominciarono ad arrampicarsi per il sentiero, saltammo sul motoscafo e ritornammo indietro. Isobel prese il viottolo laterale e io salii per i gradini fino al portico. Grazie al cielo, riusc a entrare
senza svegliare suo marito."
Proprio in quel momento, io e Dunstan ci rendemmo conto di non essere
soli. Dovevo aver sentito rotolare una pietra o muovere qualche arbusto,
perch mi voltai all'improvviso. Un uomo era immobile sotto un albero e
ci ascoltava in silenzio.
Era Jerome D'Aunay.
14
Non so cosa mi aspettavo che succedesse. Doveva aver sentito l'ultima
parte del discorso di Dunstan. Dopo la scossa che mi aveva dato la sua
presenza, ricordo distintamente che guardai oltre il basso muro di pietra,
verso lo strapiombo roccioso che portava al fiume. Un uomo si sarebbe
certo spezzato il collo cadendo di l. Per un lungo tempo nessuno parl.
Una nuvola pass davanti al sole, oscurandolo, poi un raggio cadde a illuminare una pozzanghera vicino ai piedi di D'Aunay. Lo scoiattolo stava
ancora giocando fra le foglie.
Dunstan ruppe le quiete esclamando:
Be'? Se avete qualcosa da dire, sputate fuori!
Ah! Buongiorno, sir Marshall Dunstan disse D'Aunay in inglese.
Aveva una cattiva pronuncia, ma non mancava di scioltezza. Vi stavo
cercando e Hoffmann mi ha detto che eravate venuti da questa parte. Mm...
ho appena parlato con mia moglie.
Si avvicin di qualche passo. Era vestito in modo quasi pacchiano, con
uno sportivo abito azzurro e calze rosse e verdi. Mi chiesi cosa ci fosse
dietro i suoi modi.
Il signor von Arnheim continu l'ha interrogata. Sono entrato
nel bel mezzo del discorso e ho udito cose divertentissime.
Dunstan era molto pallido, ma sembrava deciso.
Tanto, prima o poi avrei dovuto dirvelo mormor.
Scusatemi... disse D'Aunay alzando le mani in un gesto stranamente untuoso. Vorrei chiedervi una cosa e penso di avere diritto a una
risposta. Voi siete innamorato di mia moglie?
Vedo...
E quella della duchessa:
Avete vinto, vecchio sbirro dalla faccia di diavolo.
Erano seduti al tavolo vicino alla finestra. Quando entrai Bencolin stava
raccogliendo le carte da gioco. Aveva davanti a s un mucchio di gettoni
azzurri. Lavasseur guardava le carte in modo cortese, ma distratto. La duchessa fin coscienziosamente un grosso bicchiere di whisky, poi accese un
sigaro facendo velati commenti sui bari e gli imbroglioni in generale, e in
particolare su coloro che fanno un "full" tirando su due carte.
Venite dentro, vecchio mio! mi salut. Questo tipo dalla fortuna sfacciata mi ha vinto tutto tranne la camicia che ho addosso. Accidenti!
Non ho avuto un gioco in mano per tutto il pomeriggio. Sedetevi, amico.
Apertura di cinque marchi. Prendete una sedia.
Tacque un attimo per porgere il bicchiere vuoto a una vecchia domestica
dalla faccia legnosa che stava in piedi vicino alla sua sedia.
Sentite! url poi. Credo che il ragazzo abbia fatto qualche scoperta. Ehi, Frieda, preparami un altro whisky, ne ho proprio bisogno.
Guardatelo, vi dico, tutto eccitato! Si volt verso Lavasseur scoppiando a ridere. Lavasseur, vecchio assassino, vi ha scoperto! meglio che
confessiate tutto.
Lavasseur sorrise.
Vi prego, duchessa! Non penso che stia bene scherzare con certi argomenti... Penso sia ovvio...
Continuate, uomo! esclam la duchessa. Stavo solo scherzando! Si rivolse a Bencolin. Sapete, faccia di diavolo, non posso fare a
meno di stuzzicarlo. Mi piacerebbe vederlo coi capelli scompigliati, una
volta, o ubriaco per terra. Sembra sempre un manichino da vetrina. Aspettate, Lavasseur, non ve ne andate! Sentiamo se il ragazzo ha delle novit!
Che novit? chiesi.
Bencolin smise un attimo di mischiare le carte. Ci guard con la fronte
aggrottata.
Siamo stati invitati disse a un piccolo spettacolo sotto gli auspici del barone von Arnheim. Lo spettacolo avr luogo al Castello del Teschio, dove passeremo la notte. La signorina Alison ha suggerito anche
una cena fredda da consumare nella sala da pranzo di Maleger.
Cos disse la duchessa se al nostro amico occhio-di-vetro piace
essere drammatico, noi gli andremo dietro, procurando un po' di lavoro extra alla servit, che ne sar felice. Sentite un po' mi chiese poi sta-
far slittare i pannelli, usammo ogni briciolo di intelligenza che ci rimaneva, ma ancora niente. Il muro rimase immobile. Alla fine la duchessa, rossa ed eccitata per l'insolita situazione, balz in piedi e ritorn nel centro
della stanza.
Bah! esclam disgustata. Penso che siate tutti rimbecilliti. Se
volete, chiamo dei fabbri e dei muratori, ma non ne voglio pi sapere di
impolverarmi i vestiti.
Dobbiamo cercare l'entrata dall'altra parte! esclam a un tratto von
Arnheim. Abbiamo un indizio. La torcia. La torcia lasciata nel passaggio dei bastioni. Deve essere da quelle parti. O nelle stanze del guardiano,
forse l'ultima.
Aspettate! esclamai eccitato. Raccontai loro la storia che avevo
udito da Dunstan, senza naturalmente fare il nome di chi me l'aveva narrata. Descrissi con molta foga l'uomo sorto dal terreno e che pareva trascinare un sacco. Von Arnheim si mise quasi a ballare dalla gioia.
Ecco com'! esclam, fregandosi le mani. Ho interrogato la... la
donna, come vi ho gi detto, ma non mi ha parlato dell'uomo misterioso
sorto dalla terra. Ah, s! Ora tutto quadra. La fine di questo passaggio
dall'altra parte del fiume, poi ce ne deve essere un altro che dal fiume porta
al castello. difficile poter costruire un tunnel sotterraneo prima in discesa
e poi in salita. Il peso della collina lo seppellirebbe... Andiamo dall'altra
parte!
Ehi! protest la duchessa, agitando il bastone. Gli occhiali le erano
scesi quasi gi dal naso nella foga dei movimenti. Accidenti, spiegatemi cos' successo! Chi saltato fuori dalla terra al di l del fiume? E chi
era quello che ha visto? Voi sbirri mi farete morire di dolore...
L'assordammo con vaghe promesse e velate spiegazioni. Lei bestemmi
e url, alzando il bastone verso di me e dicendomi che ero un imbroglione
che avrebbe dovuto essere squartato, imprecando anche all'indirizzo di una
persona innominabile che aveva piantato una partita a poker per scoprire
un passaggio segreto in un muro che forse non si era mai aperto.
Von Arnheim cerc di convincerci ad accompagnarlo oltre il fiume. Per
una ragione che non riuscii a individuare, Bencolin declin l'invito. Ma
von Arnheim era di ottimo umore; sapeva che stava per far centro e la cosa
lo predisponeva alla benevolenza verso di tutti. La compagnia si sciolse:
von Arnheim corse a prendere il cappello, Agatha Alison and in camera
sua, come disse lei stessa, per rompere qualche sedia. Bencolin e io scendemmo insieme verso il portico, dove ci mettemmo a sedere in due poltro-
ne a sdraio.
Bencolin tir un sospirone.
Uffa! si lament. Prendete una sigaretta, Jeff. Quei due mi
hanno fatto passare un brutto momento. Una volta o due ho avuto proprio
paura che stessero per trovare il passaggio...
Balzai su e lo guardai allibito.
Allora sapete dove... gorgogliai.
Certo. Ci ho messo tutta la notte per trovarlo e l'ho esplorato anche...
Feci qualche domanda.
proprio dietro la porta della camera da letto. Si gira un interruttore
della luce e la porta si apre nello studio. Molto ingegnoso... Si sposta un
intero masso di pietra che scorre su un meccanismo ben oliato e che pu
essere chiuso sia dall'esterno che dall'interno.
Ma perch non ce l'avete detto? Picchiett con le dita sul bracciolo
della sedia.
Perch mormor non voglio che vedano cosa c' l sotto. Se
von Arnheim lo vedesse, forse interromperebbe lo spettacolo e non voglio
che questo accada. meglio che tutti continuino a credere nella soluzione
del barone. Molto meglio.
Non vi capisco sbottai. Forse non sono molto intelligente, non
vi capisco.
Mi capirete... Adesso devo andare di sopra a fare un piccolo lavoro.
Non chiedetemi di cosa si tratta. Avr bisogno solo di una scopa e di un
paio di vecchie scarpe pesanti.
Mi lasciai cadere di nuovo nella sedia, mentre si allontanava sogghignando.
Il lungo pomeriggio assolato sul Reno scorse lentamente; a poco a poco
delle ombre azzurre scesero fra gli alberi, stendendo un sottile velo sullo
sfavillio del sole, e raffreddando la brezza, che divenne quasi insopportabile. Quando suon il gong dell'ora del t, una specie di scossa pass per la
mia mente in letargo.
15
Ripensando agli eventi di quella notte, c' ancora una cosa che non riesco a spiegare: la gaiezza da cui tutti sembrammo colti all'improvviso. Per
tutta la serata, fino alla terrificante scena nella stanza dal soffitto di vetro,
eravamo stati di un umore instancabilmente ciarliero, che in fondo ci ren-
deva grotteschi. E non uno di noi era triste o preoccupato; riuscimmo a essere allegri anche nel corso di quel memorabile pranzo, durante il quale la
Morte si mise a sedere in una sedia dalla spalliera alta.
Era una Morte soave, per, un po' come von Arnheim, con monocolo e
abito da sera.
Bevemmo anche molto, seduti alla stessa tavola con l'assassino, aiutati
dall'atmosfera magica che ci circondava. Era proprio il tipo di situazione
che aveva sempre divertito Bencolin. La duchessa pareva sempre pronta a
ogni sorta di schiamazzi. Von Arnheim, sapendo di aver partita vinta, era
diventato comunicativo e geniale. Sembrava un grosso gatto all'erta, con
gli occhi rotondi fissi sulla preda.
La filosofia della vita e della morte di Lavasseur fece s che lui divorasse
tranquillamente il suo pasto in mezzo alla tensione generale. D'Aunay, il
freddo calcolatore, seguiva le mosse di tutti come affascinato. Dunstan era
allarmato, ma loquace ed esultante, come dimostrava in ogni momento a
Isobel D'Aunay. E la donna, sapendo di non dover vivere per molto tempo
ancora accanto a D'Aunay, aveva subito una profonda metamorfosi: quella
notte era una bella donna felice. La passione di Gallivan per la morte e gli
spettri fu completamente soddisfatta da quel pranzo fatale. Ma la pi eccitata di tutti era Sally Reine...
Tutto il pomeriggio era stato carico di confusione. Il motoscafo e la barca erano andati avanti e indietro, portando Hoffmann, Fritz, Frieda, e altri
due o tre camerieri che non avevo ancora visto. Le provviste furono fatte
venire da Coblenza, fiori compresi, e Hoffmann trasport tutto al castello,
insieme alle tovaglie di lino, all'argenteria, alla frutta e al vino. Si vide persino un camino fumare.
Si stava preparando una bella notte. Fresca, un po' umida, allietata dal
trillo dei grilli. Delle pennellate argentate, velate appena da qualche nuvola
grigia, apparvero verso l'imbrunire. Mentre mi vestivo, potevo sentire un
sommesso andirivieni per tutta la casa. Mi pettinai pi accuratamente del
solito, quella sera, feci pi attenzione al nodo della cravatta e misi bene in
mostra la spilla fermacravatte di diamanti, che non so perch avevo portato
con me da Parigi. Secondo gli accordi, misi l'occorrente per la notte in una
valigetta che posai ai piedi del letto, in modo che Hoffmann potesse trovarla facilmente durante il suo giro. Avremmo cenato tardi. Erano gi le
nove suonate quando lasciai la mia stanza. Qualcosa dalle finestre dall'atrio attir la mia attenzione. Mi avvicinai per vedere meglio...
Era una stupenda veduta del Castello del Teschio completamente illumi-
nato. I viaggiatori notturni dei battelli del Reno sarebbero certo rimasti
molto meravigliati. La grossa testa di morto pareva sogghignare: gli occhi
erano due enormi finestre ovali dai vetri viola, il naso triangolare e giallo,
come gli archi della galleria che formavano i denti. Tutto pareva atteggiato
a un riso sardonico e divertito, quasi diabolico.
A seconda del movimento interno delle luci, il teschio poteva cambiare
espressione: ora pareva strizzare un occhio, ora ridere pi apertamente, ora
una grinta di crudelt induriva la sua mortale rigidezza. Delle torce passavano sui bastioni; anche le feritoie delle torri erano illuminate, tanto che
potevo distinguere le figure che si muovevano.
Non riuscii a spiegarmi lo scintillio dei cappelli delle persone che si agitavano intorno al castello, finch non capii che si trattava degli elmetti dei
poliziotti. Tutto questo si stagliava contro il cielo, nel Castello del Teschio
che diveniva quasi argentato al chiaro della luna nascente. Il castello guardava e aspettava.
Per secoli aveva ammirato il Reno in basso.
Il barone von Arnheim aveva senza dubbio il senso dello spettacolare. Il
suo avversario francese avrebbe dovuto senz'altro approvare la messa in
scena!
Dalla sala della musica potevo udire strimpellare il pianoforte. Dalla biblioteca, invece, qualcuno mi fece pervenire il consolante tintinnio dei bicchieri.
Quando entrai nella stanza, ancora sorprese. Mi resi subito conto della
febbrile agitazione che ci avrebbe eccitati per tutta la notte, una strana agitazione un po' simile al tintinnio dei bicchieri da cocktail, reazione tipica
del nostro mondo moderno. Mi accorsi anche dell'improvvisa corrente di
simpatia che pareva essersi diffusa fra noi e che rendeva gradita la compagnia degli altri. Eravamo passeggeri di un vascello fantasma e la prima cosa che ci venne spontaneo cercare fu il bar. E quella che stava preparando i
cocktails non sembrava neanche pi Isobel D'Aunay! Eccitata, con gli occhi lucidi, la testa un po' rovesciata indietro, stava agitando lo "shaker" allegramente.
Indossava una gonna scura tempestata di lustrini e mostrava orgogliosamente la bellezza di un paio di spalle di seta. Una ciocca sbarazzina di
capelli le ricadeva sulla fronte, come una pennellata di sole. Lo spettro era
resuscitato!
Venite dentro, signor Marle! url. Mettetevi a sedere e provate
uno di questi cocktails. Si chiamano Golden Dawn e ho sempre desiderato
prepararli da sola... Due parti di gin, una parte di succo d'arancia e una parte di sciroppo di albicocca.
Eccomi! dissi. Poi vidi gli altri.
Sally Reine, in abito verde scuro, agit una mano verso di me, restandosene sprofondata in un'ampia poltrona. Teneva un sopracciglio pi alto
dell'altro e bilanciava un bicchiere sul palmo della mano.
Mio adorato! mi salut. Venite a sedervi vicino a me. Penso
che siate un povero scrittore da poco, ma mi piace il taglio dei vostri capelli. Oh... Conoscete il signor Gallivan, vero?
Anche Gallivan doveva rappresentare una sorpresa: l'abito da sera era
perfetto e dava grazia anche alla sua figura dinoccolata. Era rasato e imbrillantinato, con un sorriso cortese fisso sul viso da Pulcinella. Inghiott il
cocktail d'un colpo, spalancando la bocca come un pescecane che stia per
inghiottire un merluzzo. Mi chiesi per un attimo se non avesse inghiottito
anche il bicchiere... Il sorriso riapparve ancora.
Non scervellatevi, amico mio! esclam agitando un dito ammonitore verso di me. Scommetto che vi state chiedendo dove sono andato a
scovare questo vestito... Ve lo dico; l'ho preso in affitto da un rigattiere di
Coblenza. I Gallivan sono sempre stati assai poetici... io...
S! url Sally Reine. Ho capito. Dovete essere un tipo capace di
fare le cose pi sensazionali! Datemi da bere!
Io possiedo tutte le virt sociali continu Gallivan. Le ho imparate leggendo la pubblicit sulla stampa, roba come... "lavoro mentre voi
dormite"... Nonostante ci, tuttavia, la scorsa settimana stavo per perdere
la mia ragazza perch non conosco una sola parola di latino. Come ho fatto
ridere tutti, quando mi sono offerto di recitare qualcosa! Ma le loro risate
si mutarono in ghigni meravigliati, quando dissi quattro libri interi dell'Eneide, a memoria. Questo fa s che i miei amici si sentano molto onorati
quando metto piede in casa loro... So anche che non devo mai apparire in
pubblico senza calzoni n ridere in faccia alla padrona di casa. So suonare
il sassofono, prendere impronte digitali, o fare tutte le cose utili ai funzionari pubblici. Io...
Oh, vi prego... Siate sensibile e chiudete la bocca esclam Isobel
D'Aunay. Tenete, bevete un cocktail. Non divertente quello che dite.
Voi leggete le riviste... cominciai.
Anch'io mi interruppe Sally. Il mio vecchio genitore se ne fa
venire a fasci dall'America. Mi piacciono le storie poliziesche, anche se i
personaggi non possono imprecare, ma solo esclamare di tanto in tanto
la brezza fresca. In linea retta con la galleria, dagli archi che parevano denti, erano state aperte delle porte che non avevo notate durante la mia prima
visita. Porte di ferro laccate di grigio, dello stesso colore delle pareti, che
non avevamo potuto individuare alla luce delle torce. Porte che aprivano
un nuovo mondo, come mi ero reso conto quando l'intera compagnia era
arrivata al castello, pochi minuti prima...
Ripensai alla veloce traversata del fiume sul motoscafo, allo strano contrasto della pellicola bianca di Sally Reine contro il mio cappotto, alle
scarpette dorate di Isobel D'Aunay, alla luna alta che accarezzava l'acqua.
E soprattutto la mia mente era occupata dalla visione del Castello del Teschio, che pareva spiarci, dalla sua altezza, con gli occhi dalle luci purpuree.
Pazzia! Sopra al rombo del motore, avevo sentito la voce della duchessa
cantare:
"... e per molti soffi un vento selvaggio..."
Un altro motoscafo aveva iniziato la sua misteriosa traversata.
C'erano delle lampadine che si agitavano, dall'altra parte del fiume, sull'imbarcadero. Qualcuno aveva nominato lo Stige e le donne avevano calzato le soprascarpe di gomma sui sandaletti leggeri da sera per potersi arrampicare con pi facilit sul sentiero della collina.
C'era stato spreco di risate, di chiacchiere, di brividi, e di terrore...
Attorno a me, sui bastioni, ora ardevano delle lanterne. Potevo vedere in
basso l'uniforme grigioverde e l'elmetto di un poliziotto. Mi voltai ed entrai nell'atrio centrale, che avevo visto quando le porte grigie vennero aperte. L'ingresso con la finestra dai vetri colorati e con la scalinata ricurva mi
pareva ora solo una stanzetta, in confronto al resto.
Il nuovo atrio era enorme, ma severo. In fondo c'era un'ampia scala divisa in due rampe aggrappate al muro che culminavano in una loggia. Il pavimento e i gradini erano ricoperti da uno spesso tappeto scuro. Delle candele erano accese nei bracci a muro su nella galleria, ma da basso non c'erano luci. Alla sommit della scala, contro la parete, una serie di armature
italiane del quindicesimo secolo, tutte intarsiate e dorate. La luce ondeggiante delle candele traeva barbagli dalle visiere degli elmi.
Rabbrividii, salendo la scalinata. Notai che di giorno l'atrio doveva
prender luce solo dalla finestra dai vetri gialli, che costituiva il naso del teschio, davanti alla quale pendeva ora un enorme lampadario carico di candele appeso al soffitto mediante catene. Un posto troppo vasto, troppo misterioso, che suggeriva l'immagine di uno spettro dai capelli rossi.
terribilmente maldestro, anche. Alcune voci si alzarono a cantare entusiasticamente una canzone. Erano le voci di Bencolin, Gallivan e della duchessa.
"Oh, il generale ha preso la croce di guerra, sissignor!
"Il generale ha preso la croce di guerra, sissignor!"
Non avevo mai visto Bencolin abbandonarsi con tanto entusiasmo a un
atteggiamento simile, specialmente in un momento come quello. Mi chiedevo quale disegno c'era sempre uno scopo in quello che faceva avesse in mente. Le voci spiegarono, con molto sentimento, cosa ne pensavano del generale e raccontarono alcune stranissime avventure biologiche
di una tale gentildonna di Armentires.
Mi domandai a cosa avrebbe portato tutto quello, prima o poi, e decisi
che avevo bisogno di un altro bicchiere di liquore. In un angolo, vicino a
una candela posata su un tavolinetto, vidi von Arnheim starsene con le
braccia incrociate, immobile.
Sally Reine usci in un gridolino deliziato e corse verso il gruppo che era
attorno al piano.
Mi avvicinai a von Arnheim e ancora una volta rabbrividii. La sua espressione era fredda, aggressiva, vigile. I suoi occhi verdi giravano lentamente per la stanza. Cosi immobile vicino alla candela, contro una parete
ricoperta di seta, era miglia e miglia lontano da tutto quel rumore. Sentii lo
stridente contrasto fra le voci rauche, attorno al piano e a quel vigile poliziotto teutone. Il suo assurdo ciuffo biondo era pettinato liscio sul cranio.
Avevo quasi paura di lui.
All'improvviso, una curiosa, terribile idea, si impossess di me.
Il vostro ricevimento, barone von Arnheim gli dissi pare avere
molto successo...
Volt la testa lentamente.
Ha gi avuto molto successo nel poco tempo che siamo stati qui
mormor cortesemente e ne avr ancora di pi prima che la serata abbia
termine.
D'un tratto, silenzio. Dunstan ci pass vicino, reggendo il bicchiere con
cura. Si ferm sulla testa di una tigre, la esamin gravemente, poi continu
il suo cammino. Ancora un chiasso indiavolato mi assord le orecchie;
stavano cantando di nuovo. Dunstan torn verso di noi. Si ferm e disse,
molto distintamente:
Il "Bel Danubio blu".
Poi si riallontan.
No. Colpa del cuore, che pare sia sempre stato debole. Ho fatto una
piccola prova su di lui. Non mi aspettavo che potesse avere simili conseguenze.
Ma come... quando?
Abbassate la voce. Nessuno deve saperlo. Andremo avanti con la faccenda e trover una scusa per giustificare l'assenza di D'Aunay. Prima di
prendere il caff vi servir l'assassino...
Allora D'Aunay non era... Voglio dire, non era lui il colpevole?
Non della morte di Alison, no. Non dite niente, capito? Il corpo in
un'altra stanza, coperto. Lo diremo loro pi tardi.
Se ne and. L'idea non mi andava gi: stavamo per sederci a consumare
un pasto allegro, con un "coperto" in un'altra stanza.
"Coperto"! Che tipo meticoloso, quel von Arnheim! Dopo che dal soffitto di vetro era volata un'anima, mentre il piano strimpellava e le voci tuonavano, ancora i bicchieri tintinnavano e la voce di Lavasseur urlava "Adorabile! Squisita!".
Il grande finanziere, l'uomo che teneva in pugno la Borsa, era divenuto
silenzioso come un orologio troppo stanco.
Ma era "coperto". La dannata parola continuava a tornarmi alla mente.
La Borsa di Bruxelles sarebbe impazzita, occhi iniettati di sangue avrebbero seguito il ticchettare dei telegrafi, valanghe di azioni sarebbero state riversate sul mercato, ma per il momento il cadavere del grande finanziere
non doveva interrompere la letizia del nostro pasto!
Sarebbe rimasto "coperto".
Mi sentii quasi svenire. Mi avvicinai al tavolino carico di bottiglie. Cercai quell'incomparabile elisir di vita che chiamano Pernod. Trovai la bottiglia, il bicchiere e il ghiaccio in cubetti. Guardai le etichette: Amourette,
Amer Ricon, Dubonnet, Birra... C'era una bella scelta! Non saremmo mai
morti di sete. All'improvviso restai a bocca aperta.
Appoggiato a una delle bottiglie c'era un ritratto. Maleger! La faccia pareva sogghignare al mio indirizzo. Lo riconobbi subito, anche se non l'avevo visto che una sola volta, da bambino, durante uno spettacolo teatrale.
La fotografia incorniciata era l, con Maleger dai capelli rossi e una donna
vicino. Ricordai cosa aveva raccontato Gallivan su un'amica del mago e un
figlio che loro due avrebbero avuto. La sua amica... un bel viso aggressivo,
con i capelli neri pettinati alti secondo la moda di quel tempo. Durante la
giovinezza, dunque.
Trasalii. C'era qualcosa di familiare in quel viso di donna. Un bambino...
un bambino... un bambino che somigliasse a sua madre... Quel viso mi ricordava qualcuno visto da poco. Il figlio di Maleger cresciuto. Ero certo
che si trattasse di qualcuno nella stanza. Uomo o donna? La mia mano
tremava, quando posai il bicchiere. Mi chiesi come mai la fotografia polverosa si trovasse l. Qualcuno l'aveva riportata alla luce...
Dunstan mi pass vicino. Mi fiss con occhi assorti, chiedendomi con
voce impastata se fossi ubriaco. Lui era ubriaco e lo dimostrava chiaramente.
Cercai di levarmelo dai piedi, ma non fu soddisfatto finch non mi ebbe
visto tracannare un enorme bicchiere di cocktail, seguendo ogni mio gesto
con sguardo critico. Finalmente annu e si allontan.
Ricominciai a pensare a quella fotografia, ma quel terribile Pernod aveva
cominciato ad agire sul mio cervello. Ormai tutti erano intorno al piano,
persino Lavasseur, e io ero solo davanti alla messe di bottiglie. Il viso di
Maleger, con l'alone dei capelli rossi scomposti, mi fissava. Mi ritornarono
alla mente la parole di un vecchio libro: "Sono Abadone, Signore delle Tenebre. Anche se riusciranno a distruggermi, la mia immagine rivivr in un
altro, la cui mano sar abile nel colpire e guider le fiamme e i tuoni verso
le strade segrete che conducono alla Morte...".
Ubriaco la scorsa notte cant una delle voci intorno al piano.
Ubriaco anche la notte precedente. Ubriachiamoci anche stanotte perch
poi non mi ubriacher pi!
Ma non erano ubriachi. Me ne accorsi quando Hoffmann venne ad avvertirci che il pranzo era servito. Tranne Isobel D'Aunay e Dunstan, tutti
erano solo piacevolmente euforici. E carichi di eccitazione. Perfino la moglie di D'Aunay, con tutto quello che aveva ingurgitato, si comportava abbastanza bene. Stava mettendo in mostra talenti non immaginabili, quella
notte. Era graziosa e sofisticata, e la sua bellezza pennellava di esotico ogni discorso, anche futile.
E fra poco avrebbe saputo che suo marito era morto.
Sono molto spiacente stava dicendo von Arnheim ma il signor
D'Aunay non cener con noi. stato improvvisamente chiamato al telefono da una citt molto lontana...
Una scusa, pens, che poteva sembrare abbastanza vera.
Guardai il viso di von Arnheim, mentre spiegava soavemente la cosa e
vi assicuro che non era piacevole. Nessuno fece commenti. Dovevano pensarla tutti come me, sulle abitudini dei magnati dell'industria e la faccenda
non li meravigli troppo. Cercai di ricordarmi quando avevo visto D'Au-
nay per l'ultima volta, quella sera. Mi parve che fosse stato, quando l'avevo
guardato passeggiare nel corridoio delle armature, al fianco di von Arnheim, che gli stava dicendo qualcosa in modo gioviale, con un braccio intorno alle spalle. La sala da pranzo era proprio quella che avevo intravista
nel salire, al piano inferiore. Vi si accedeva per un breve corridoio tappezzato di blu, pieno di dipinti di grande pregio. Vidi una "Venere dormiente"
del Correggio, la perduta "Saffo" di Rubens e molti nudi classici dei migliori pittori di tutte le epoche.
Poi, attraverso porte di ferro, entrammo nella sala da pranzo. Nera! Ma
le finestre ovali dai vetri purpurei e i drappeggi di velluto color sabbia interrompevano il colore funereo delle pareti, che si inarcavano verso il soffitto. Dai lampadari di ceramica azzurra a forma di draghi, le candele spandevano la loro luce incerta sulla tovaglia candida, sull'argento, sulle porcellane di Svres e sul vaso pieno di fiori scarlatti al centro della tavola.
Alcuni bruciaprofumi ai quattro angoli della stanza facevano salire al soffitto volute di fumo odoroso di legno di sandalo.
Il tavolo era ovale, preparato per dieci persone, con i posti cos distribuiti:
Von Arnheim
Io
Sally Reine
Gallivan
Lavasseur
Bencolin
Isobel D'Aunay
Dunstan
D'Aunay
La duchessa
Nel silenzio che in genere accompagna l'inizio di tutti i pranzi, cominciammo a mangiare. Notai che il vaso di maiolica azzurra in mezzo al tavolo conteneva, fra tutti i fiori, dei papaveri! Semplici papaveri!
La tavola era illuminata da un piacevole chiarore. Bencolin fissava il suo
caviale con aria distratta, Isobel D'Aunay si guardava attorno con i grandi
occhi umidi, e finiva per posarli sempre con aria timida su Dunstan. Ma
Dunstan, con un ciuffo di capelli sulla fronte, contemplava con aria assorta
il bicchiere del vino. Con una mossa da gladiatore, la duchessa sciolse il
tovagliolo, guardando con occhi disgustati l'imperturbabilit di Lavasseur.
Non potevo vedere la faccia di Gallivan, ma le sue mani che giocavano
nervosamente con l'argenteria parlavano per lui.
Guardate! url Sally Reine, cos all'improvviso che noi tutti sob-
nese. Sally Reine mi stava intrattenendo circa la possibilit di potersi innamorare di un mollusco. Vivida, nel vestito verde, aveva gli occhi scintillanti.
Mi accorsi in quel momento che Dunstan parlava ad alta voce, l'indice
puntato verso von Arnheim. Parlava della notte del delitto. ... e ho visto
qualcuno venir fuori dalla terra. Era un uomo, ma c' una cosa di cui non
mi sono ricordato prima. A forza di pensarci, poi...
Si picchi due dita contro una tempia.
E ora prosegu Dunstan mi sono ricordato di qualcos'altro. Posso dirvi una cosa: il delitto non stato commesso da uno di noi. L'uomo
che venne fuori dalla terra... non poteva essere uno di noi.
Nel silenzio irreale, Bencolin chiese: Perch?
Perch rispose il giovanotto in tono trionfante quell'uomo aveva i capelli rossi!
17
Von Arnheim balz in piedi. Persino quell'annuncio non gli fece dimenticare che era lui che guidava il caso, che comandava la situazione. Piccola
figura tozza sporta sul tavolo, con gli occhi verdi che uncinavano gli astanti.
No disse distintamente. Il delitto non stato commesso da uno
di voi. stato commesso da un uomo coi capelli rossi: dall'illusionista Maleger.
Qualcosa pass fra i presenti; non era n un gemito n un suono meravigliato, ma semplicemente una specie di collettivo sospiro di sollievo. La
mano di Sally Reine, stretta attorno al bicchiere, tremava al punto da farlo
tintinnare contro il piatto senza posa. Mi sporsi per guardare in viso Lavasseur: era molto pallido. Aveva avuto tanta paura di essere accusato, che ora
il sollievo lo aveva lasciato quasi insensibile. L'unica cosa immutata era il
monocolo luccicante di von Arnheim. Rimase immobile, il barone, con le
mani aperte sul tavolo. La sua voce ipnotica non ci avrebbe lasciati liberi
nemmeno di voltare la testa.
Che nessuno si muova ordin aspro e non voglio che qualcuno
mi interrompa, nemmeno con una sola parola, finch non avr finito. Vi ho
portati qui per mostrarvi qualcosa. Un mio amico francese, uomo molto intelligente che tuttavia a volte pu anche sbagliarsi, , in fondo, la causa di
questa riunione.
"Io rispetto il signor Bencolin e so che anche lui mi rispetta. Ma una volta eravamo ingaggiati in duelli ben pi importanti di questo mistero da due
soldi, e lui mi disse qualcosa che mi sempre rimasta in mente..."
Guard Bencolin. Il viso del francese era impassibile e i suoi occhi fissavano la zona d'ombra alle mie spalle. Satana sotto accusa.
Mi disse continu il barone von Arnheim queste precise parole:
"Amico mio, voi avete del talento, ma alla fine sbaglierete sempre perch
vi manca la fantasia". Non l'ho mai dimenticato. E ve ne ho accennato perch la sua morale ha fatto si che riuscissi a risolvere questa faccenda piuttosto ingarbugliata.
"Il corso di una vita prosegui, picchiando il pugno sul tavolo il
corso del successo o della pazzia determinato da qualche critica mossa a
un nostro punto debole. Questa critica, questo apprezzamento, versano il
loro veleno per molto tempo. A volte, anche dopo che chi l'ha espresso se
ne gi dimenticato. I ragazzi di un'accademia militare derisero ferocemente un goffo cadetto crso, e cos nacque l'aggressivit di Bonaparte.
Ridiamo dei balbuzienti, ma anche Demostene lo era, e questo non gli imped di diventare ii pi grande oratore del suo tempo. Gli uomini si difendono dalle derisioni perch temono che in fondo possano avere un fondamento di verit.
"Circa vent'anni fa, un illusionista di nome Maleger entr nel camerino
di Myron Alison, reduce da un nuovo trionfo, e disse all'attore che non sarebbe stato altro che un guitto per sempre. Era la loro consueta battaglia,
quella, e Alison si cre una specie di incubo.
"Non ho bisogno di spiegarvi i dettagli fece un piccolo gesto ma
Alison aveva gi una buona ragione per odiare Maleger. Maleger invariabilmente vittorioso, che gli aveva rubato una fortuna in diamanti, come aveva imbrogliato anche Jerome D'Aunay. Questo pomeriggio ho avuto l'intera storia da Berlino. Ma non voglio annoiarvi oltre con queste sottigliezze, ora. In ogni modo voglio chiarire che non fu certo la perdita del denaro
a portare Alison alla pazzia, ma il continuo scherno di Maleger.
"D'Aunay era un tipo pratico: Maleger li aveva imbrogliati e loro non ne
avevano le prove, 'ergo', dovevano cercare di riottenere i loro soldi. D'Aunay era un freddo calcolatore, Alison un selvaggio squilibrato. Insieme decisero l'omicidio. E questo lo so, non l'ho intuito o inventato, perch non
ho fantasia."
Non guardavo gli altri. La mia attenzione era troppo presa da von Arnheim, dal suo viso magnetico, tirato e pallido. Le grandi finestre purpuree
erano alle sue spalle con la loro cornice di velluto color sabbia. Pareva erigersi come una torre.
Studiarono uno schema di omicidio diabolico, perfetto. Una faccenda
che si potrebbe definire geniale e che soddisfaceva sia la fredda logica di
D'Aunay sia l'innato amore di Alison per il dramma. E dato che io non sono dotato di fantasia, capii subito cosa doveva essere accaduto. Voi tutti
conoscete i fatti. Maleger viaggiava solo in treno. E c' un agente di polizia
ferroviaria disposto a giurare che nessuno si avvicin a lu. Scomparve e
qualche giorno pi tardi il suo corpo fu trovato nel fiume. Poteva trattarsi
di incidente come di suicidio. Ma nessuno avrebbe mai pensato al delitto.
"Ma lo era. Molte notti prima che Maleger dovesse morire, lo rinchiusero nel Castello del Teschio. Aveva sempre vissuto in modo strano; aveva
sempre viaggiato in modo ancora pi strano. Era sempre stato considerato
tanto strano, che non uno dei suoi movimenti, delle sue assenze, delle sue
pazzie, avevano mai meravigliato nessuno, neanche la sua servit.
"Lo chiusero in uno dei tanti luoghi segreti e sconosciuti, che lui stesso
aveva fatto costruire nel castello. Presero il suo orologio, i suoi anelli, gli
amuleti, proprio quelli dai quali non si era mai separato. Lo stesso tenore
di vita dell'uomo, il suo stesso genio, avevano permesso loro di farlo prigioniero del luogo dov'era vissuto.
"Capite ora chi era l'uomo che viaggi su quel treno al posto di Maleger?
Ricordate chi una volta aveva impersonato Maleger tanto bene da..."
Mio Dio! url Gallivan. Alison! L'ho visto! Ho visto...
Alison annu von Arnheim. Viaggi solo e la finzione non doveva essere controllata da gente che conosceva l'illusionista, tanto pi che
solo Alison e D'Aunay potevano dire di conoscerlo bene, ma da una guardia di polizia ferroviaria e da una mezza dozzina di persone che lo avevano
visto in teatro con trucco e cerone... Alison l'acrobata, che poteva facilmente saltar fuori dal finestrino di un treno.
"Poi un corpo sottratto da una camera mortuaria o da una tomba appena
scavata, gi preparato con gli anelli e gli oggetti dell'illusionista, fu gettato
nel Reno, quella stessa notte, da Alison e D'Aunay...
"E avevano fatto in modo che non si potesse pensare a un delitto. E il testamento di Maleger... Ricordate che gli eredi erano Jerome D'Aunay e
Myron Alison? Vi rendete conto di come possano essere andate le cose?
Bene! Se, dopo aver portato a termine il piano, avessero sepolto Maleger
in modo da renderlo introvabile, sarebbero stati salvi.
"Ma Alison non era soddisfatto. Sentiva di dover fare una cosa ben pi
grave, pi diabolica, pi pazzesca, per soddisfare quel suo senso di debolezza che lo portava a indossare sempre corsetto e spada sul palcoscenico.
Quante volte si sar sentito privato di qualcosa perch non poteva farlo anche nella vita reale!"
Ancora nessuno si mosse o parl. Persino Dunstan pareva aver riacquistato la sua sobriet e guardava con gli occhi arrossati il piatto vuoto davanti a lui. Attraverso il tavolo, guardai Bencolin, e dalla sua espressione
capii che il tedesco aveva detto la verit.
La mia fantasia prosegu von Arnheim mi ha portato molto lontano, come vedete. Riesco anche a vedere una notte oscura sul Reno e delle
figure, forse proprio in questa stanza.
"E dopo, il funerale del supposto Maleger. La bara uscita portata da
mani solenni; i cappelli di seta lasciano reverentemente scoperte le teste.
Nell'aria rimasto ancora acuto l'odore delle migliaia di fiori. E due amici
addolorati hanno pagato i preti. Le tende sono state abbassate, nel castello.
Ma Maleger ancora vivo.
"I due amici aspettano. Non possono dormire finch l'ultimo inno non
stato cantato e l'ultima preghiera detta. Se qualcuno si fosse accorto di
qualcosa Maleger ancora vivo avrebbero detto di aver voluto fare
uno scherzo a uno che di scherzi ne aveva fatti a bizzeffe, e sempre di diabolici. In fondo non gli era stato fatto alcun male, aveva ricevuto solo una
buona lezione!
"Riesco a immaginare anche questa finestra dai vetri purpurei, gli ornamenti funerei, una sola immensa candela che illumina la scena. I servi e gli
ospiti sono andati. Rimane solo l'odore dei fiori. notte e sulle finestre cade la pioggia. Cosa ve ne pare della mia fantasia, ora, mio caro Bencolin?
D'Aunay seduto davanti a una bottiglia, vicino alla grossa candela. Alison si offerto volontariamente di andare nel sottopassaggio a finire il lavoro.
"Cos D'Aunay seduto qui e non beve molto. Non ha bisogno di acquistar coraggio: la sua mente calcolatrice ha gi previsto tutto. Aspetta che
Alison ritorni. Sente dei passi... Alison appare da quella porta e sorride.
D'Aunay lo guarda interrogativamente. Alison, sempre attore, stringe le
mani come attorno a un collo e mormora tranquillamente: morto.
"Il castello silenzioso. Si ode la pioggia sui vetri purpurei."
All'improvviso, con un rumore che parve assordante, la duchessa spinse
via il piatto. Non disse niente, ma, in fondo, von Arnheim stava parlando
tremanti, il ciondolio della testa, la sua presa instabile, fecero ricadere una
pioggia di carte sulla tovaglia...
Le guard, come se non capisse, per un lungo minuto, poi emise un gemito strozzato, come un singhiozzo. Due larghe lacrime scesero sulle
guance incavate. Un collasso lo prese in quel momento. Per un attimo rimase in bilico, scosso da un tremito, poi scivol lentamente attraverso la
sedia di D'Aunay.
18
La duchessa, von Arnheim e io, sedevamo da soli nella sala dal soffitto
di vetro. Non so dove fossero gli altri, ma mi aspettavo di veder tornare
Bencolin e Gallivan da un momento all'altro. La scena, dall'ingresso di
Maleger al suo collasso, era impressa vividamente nella mia memoria. Era
molto tardi. Gli orologi segnavano le due passate; qualche candela si era
spenta su una massa informe di cera, e ora solo poche illuminavano la
stanza con una giallastra luce incerta. Al di sopra delle ombre potevamo
vedere le stelle attraverso il soffitto di vetro.
Von Arnheim se ne stava affondato fra i cuscini di un divano e fissava le
stelle tra i bagliori azzurri delle colonne di ebano. Sul tavolino vicino al
suo gomito aveva posato un bicchiere di cherry. Era affabile, quasi deprecava ci che era successo. Fumava con volutt una sigaretta.
Con aria distratta, la duchessa mischi il suo mazzo di carte.
Non so ancora disse von Arnheim a un tratto quale fosse l'idea
del mio amico Bencolin. Ma ho paura che non abbia saputo usare la fantasia... Da principio non ha fatto che negare la possibilit che Maleger fosse
ancora vivo. Sono certo che ha cercato con tutti i mezzi di dirottarmi verso
la direzione sbagliata...
Sbuff un perfetto anello di fumo verso il soffitto, poi prosegu:
Ma qualunque cosa gli si possa contestare, un buon sportivo. Si
congratulato con me molto affettuosamente.
"Le conclusioni non erano molto difficili. Il punto di partenza era l'uomo
che era stato visto sui bastioni con una torcia in mano; non avrebbe mai
potuto correre gi dalla collina dopo il delitto, senza essere visto o udito
dai due servi. Non era difficile, quindi, concludere che non doveva aver lasciato il castello..."
Si strinse nelle spalle.
Persino la scoperta del passaggio segreto prosegu non ha fatto
che rafforzare la convinzione nella mia mente. Chi, infatti, poteva sapere
del passaggio meglio di Maleger, che conosceva ogni angolo, ogni spiraglio del castello? Anzi, mi forniva il pezzo mancante al mio mosaico: mi
forniva il mezzo con cui era stata riportata la pistola nel soprabito che era
nell'armadio di Alison. Vi ricordate che questo pomeriggio abbiamo sentito muovere qualcuno in quella stanza, ma quando siamo entrati non c'era
anima viva? Naturalmente doveva trattarsi di Maleger. Subito dopo attraversai il fiume per trovare l'altro ingresso del passaggio e con l'aiuto di diversi poliziotti ci riuscii senza troppe difficolt.
"Si trova sotto un masso di pietra ben nascosto fra le fronde dall'altra
parte del fiume. Ci sono dei gradini che scendono a un passaggio ad archi
di pietra sotto il Reno, che in quel punto non molto profondo. Ma quanto
lavoro richiedevano quelle costruzioni nel quindicesimo secolo! Il passaggio era pieno di mota e fanghiglia. Quasi ai piedi della scala trovai Maleger svenuto. Era stremato e non ha detto due parole coerenti; il medico
della polizia mi ha assicurato che non vivr pi di una settimana."
In ogni modo lo interruppe la duchessa giacch vive, avr le
migliori cure. Mio fratello era... intrecci le mani e guard le carte
stringendo un labbro fra i denti. Fece un gesto come per scacciare degli inutili sentimentalismi. Un momento! Siete arrivato fin da questa parte
del passaggio? Avete scoperto perch questo pomeriggio non siamo riusciti a trovare la porta?
Non ne ho avuto ancora il tempo, per sfortuna. Ero troppo preso dall'interrogatorio di Maleger. Inutile, purtroppo... Ma... esit.
Be'? chiesi.
C' una cosa strana che ho notato sotto il passaggio. Il suolo, come
potete immaginare, tanto fangoso che ci si affondano quasi i piedi. Ho
trovato le impronte di Maleger, ma molto pi in avanti, quasi vicino all'altra riva del fiume, ho visto una specie di torta di fango, come se Maleger si
fosse sforzato di cancellare le sue orme con una scopa.
Una scopa? esclamai, allibito.
Volt la testa lentamente.
Perch, signor Marle? Una scopa, s. Ci trovate qualcosa di strano,
voi, in una scopa?
No, oh, no! mi affrettai a dire. L'ho usata anch'io, qualche volta. Volete continuare?
Ho trovato anche tre bossoli di proiettili esplosi con la Mauser. Logicamente sono stati sparati nel passaggio sotto il fiume. La sequenza degli
eventi chiara, direi. In qualche modo Maleger riuscito a trovare l'occasione propizia per scappare. Non sapremo mai come. Forse il guardiano ha
rallentato la vigilanza per un po' di tempo o forse ha lasciato una porta aperta... Il teschio del guardiano, come ricorderete, presentava segni di percosse, lasciate prima che i proiettili lo colpissero. presumibile che Maleger lo abbia assalito alle spalle, lasciandolo in stato di incoscienza.
"L'illusionista deve aver meditato a lungo quella fuga e la vendetta. Deve aver sperato per lunghi anni che sarebbe arrivato il momento adatto.
Cos, appena libero, si inoltr per il passaggio segreto che conduceva alla
casa del suo nemico..."
Un momento! lo interruppi. Ci sono due passaggi segreti, no?
Uno che conduce dal castello ai piedi della collina e uno che dai piedi della
collina passa sotto il fiume.
Von Arnheim annu, sorseggiando il suo liquore.
Ricordate mi chiese il passaggio fra le pareti, quello con la finestra che Bencolin... che noi scoprimmo la notte in cui fu trovato il corpo
del guardiano? L'entrata del passaggio che porta dal castello ai piedi della
collina nel ripostiglio della stanza del guardiano. Maleger scese per le
scale fra le pareti, fu l che trov il bidone di petrolio, fino al ripostiglio
nella camera di Bauer, poi si inoltr nel passaggio fino ai piedi della collina e poi sotto il fiume. Non aveva bisogno nemmeno di luce perch era
vissuto per tanti anni nell'oscurit che una luce, anche fievole, l'avrebbe
accecato. La prigionia gli aveva fatto formulare una sua diabolica idea: sia
che lui avesse gi deciso di bruciare Alison, una volta libero, sia che l'idea
gli fosse venuta solo quando inciamp nel bidone di petrolio, fatto sta che
lo affascin. In ogni modo, dicevo, entr nel secondo passaggio.
Un'altra candela oscill, trem un poco, si spense. Le ombre cupe aumentarono intorno a noi e le stelle parvero brillare pi vivide nel misterioso spazio azzurro al di sopra del soffitto di vetro.
Immaginai lo spettro dai capelli rossi che cercava di ritrovare disperatamente la sua forza. Gli occhi freddi di von Arnheim parvero divenire pi
dolci.
Vediamo il brutto passaggio fangoso sotto il fiume mormor.
Vediamo gli spessi muri ricoperti di muschio e di muffa e gli archi che per
cinquecento anni hanno sopportato il peso del Reno. Li vediamo perch la
lampada di Alison si sta avvicinando. Chiss perch proprio stanotte, su
tante notti, gli venuto il desiderio di visitare il prigioniero. Maleger sente
il rumore dei passi che sdrucciolano sul fango. Cerca di fuggire, ma all'im-
chiaro. Vedete, Gallivan ci aveva detto che Maleger era stato segretamente
sposato con una donna e che la cosa non si era risaputa perch i parenti di
lei non avrebbero mai dato il consenso. E neanche vostro fratello, no? Be',
portai la vostra fotografia qui perch pensavo che fosse pi al sicuro che
nella vostra stanza... Credo che l'abbia presa Jeff.
Solo adesso capivo perch il viso di quella donna nella fotografia mi era
cos familiare. Era il ritratto di Agatha Alison nei giorni di maggior splendore. Ma mi ero fissato nel pensiero di trovare un figlio che potesse somigliare a sua madre.
Allora borbottai non era la fotografia dell'amica...
Accidenti, Jeff! sbott Bencolin. Non vi ricordate che Gallivan
ci ha detto che l'amica era bionda? I capelli della donna del ritratto, invece,
sono molto neri, non ve ne siete accorto? E poi Gallivan parl anche del
matrimonio segreto...
La duchessa si soffi il naso rumorosamente.
Ve l'ho detto disse poi che ero bella a quei tempi. Dopo la morte di Maleger... quella che io credevo fosse tale, non mi import pi di
niente. Io... Accidenti, faccia-di-diavolo, datemi un sigaro. E ditemi come
avete fatto ad arrivare fino a me.
Cos va meglio approv Bencolin. I miei sospetti, da principio,
erano gli stessi di von Arnheim. Ho avuto anche... i suoi lampi di fantasia
sorrise in modo strano. Specialmente per quanto riguardava l'immaginaria morte di Maleger. Il viaggio in treno, cosa insolita per lui... e completamente senza servit, cosa ancora pi strana.
Ma allora! protestai Quando diceste che la teoria di una messa
in scena, di una finta morte, non poteva reggere...
Oh, no, Jeff. Non dissi niente del genere. Ci che dissi fu, e se cercate
di ricordare mi darete ragione, che Maleger non aveva inscenato la sua
morte. Dissi che non era cos semplice, dissi che era molto pi diabolico.
Poi l'indubbia fantasia di von Arnheim lo port a considerare Maleger colpevole. Naturalmente Maleger era vivo. Maleger port il corpo sui bastioni, trascinandolo dal sottopassaggio al castello, e poi vi appicc il fuoco.
Ma le dita di Maleger non avrebbero potuto premere il grilletto di quella
Mauser.
La duchessa stacc coi denti la punta del sigaro.
Continuate, faccia-di-diavolo lo esort. una cosa che mi interessa.
La donna mise in bocca il sigaro e Bencolin le porse un cerino acceso.
d'Aunay, veniva in casa per la prima volta. Ricordatevi che c'erano solo da
un giorno, quando accaduta la tragedia, e tenete presente che quando Alison andava nel sottopassaggio, teneva sempre chiusa a chiave la porta della sua camera. E l'assassino doveva entrare in camera di Alison per raggiungere il passaggio segreto. Certo sarebbe stato facile fare una chiave
falsa, prendendo l'impronta della serratura con la cera, ma questo non poteva essere fatto da qualcuno che viveva nella casa solo da un giorno.
"E poi, un'altra cosa estremamente importante, che pare essere sfuggita
all'attenzione di tutti, persino all'ottimo barone. Quando Alison entr nel
passaggio doveva avere necessariamente chiuso la porta della sua stanza,
come avr sempre fatto. Ma quando il suo corpo fu riportato nella casa, la
porta era aperta, altrimenti come avrebbe potuto Hoffmann prendere le
scarpe bruciate e buttarle nell'armadio? Chi, allora, poteva averla aperta
nel frattempo? La risposta pu essere solo una: qualcuno che, dopo aver
aperto la porta con una chiave falsa, avesse seguito Alison nel sottopassaggio. Conclusione: l'assassino proveniva dalla casa e non era un ospite."
Un'altra candela si spense. Ormai solo quattro o cinque illuminavano
l'immenso salone. La duchessa fissava Bencolin senza muoversi, come affascinata.
Naturalmente lo interruppi tutte queste considerazioni vanno
bene per chiunque tranne che per D'Aunay, che era un vecchio amico di
famiglia e poteva sapere tutte queste cose. D'Aunay avrebbe potuto farsi
fare una chiave falsa. D'Aunay aveva le dita corte, la moglie di D'Aunay
era fuori della stanza e quindi lui non aveva alibi. D'Aunay cerc di uccidervi quando vi condusse alla villa con la sua macchina...
Bencolin annu.
S, ci ho pensato anch'io, Jeff. Il mio primo impulso mi port a sospettare di lui, ricordate? Ma feci le mie considerazioni: conoscendo ormai
la storia, non potevo immaginare qualcosa di pi improbabile di D'Aunay
che lavorasse in cooperazione con Maleger. Non vi rendete conto che se si
fossero incontrati in quel passaggio segreto o D'Aunay avrebbe ucciso Maleger o Maleger avrebbe ucciso D'Aunay? Qualcuno sarebbe morto di un
colpo, comunque. Sono pronto a scommettere che l'incontro sarebbe stato
tutt'altro che amichevole. D'Aunay pensava che Maleger fosse morto e
cerc di uccidermi in macchina perch cap all'improvviso che io sapevo la
verit circa la "morte" di Maleger. Qualcosa era scattata nel suo cervello, e
solo per un istante ha perso il controllo di se stesso.
"Ma al diavolo! Il poliziotto fece un gesto impaziente. Stiamo qui
ero ridotta. Un'arpia, una donna sformata. Un rudere, come sono! Accidenti! Come posso spiegarvi? Ricordo che aprii le manette, feci rotolare il
corpo di Bauer in un angolo e lasciai il mazzo delle chiavi vicino a lui. Poi
scesi da basso, presi un sacco di roba prelibata e la portai vicino a Maleger
perch mangiasse. Non pensai che potesse essere malato. Non riuscivo ad
immaginarlo malato. E decisi tranquillamente che Myron doveva morire.
Capite, faccia-di-diavolo?
"Cosi tornai indietro. Riuscii a malapena a superare l'ultima rampa di
scale. ripida, sapete, dal Reno sale fino alla nostra casa. Mi cambiai le
scarpe e rimisi la rivoltella nell'armadio. La ripulii attentamente, anche.
Rimasi sveglia tutta la notte.
"Chiss cosa pens Maleger quando si svegli! Capii perch Myron si
chiudesse in camera quando lavorava... Dovevo stare attenta a quando si
sarebbe chiuso dentro, perch volevo pescarlo nel sottopassaggio per dimostrargli che sapevo. Non avrei potuto fare tutta la strada di nuovo.
"Sapete quando successo, faccia-di-diavolo. Appena and in camera
sua, dopo le nove, salii con D'Aunay nella mia stanza. Avevo detto a Frieda di venire un po' pi tardi. L'unica cosa che mi faceva paura era che
Myron guardasse la pistola e si accorgesse che mancavano due colpi. Ma,
e qui occhio-di-vetro si sbagliato, non la portava mai con s. Misi ancora
le scarpe, un soprabito, e presi la lampadina tascabile. Non c'era nessuno
nel corridoio. Aprii la sua porta, presi la pistola e aspettai un po' per essere
certa che fosse molto avanti prima di seguirlo.
"Cammin molto pi svelto di quanto pensassi. Si era gi abbastanza inoltrato quando io, correndo e inciampando a ogni passo bello, eh?
arrivai a un punto in cui potesse vedere la mia luce. Si volt. Aveva l'abito
da sera coi calzoni arrotolati in su e un paio di scarpe pesanti. Url: Agatha! Mi sentii tutta fredda, faccia-di-diavolo. La sua voce suon come una
cannonata. Gli dissi... Chiuse gli occhi per un istante. Gli dissi:
'Questo per Maleger, bastardo!' e cominciai a sparare. Il rumore mi assord e il fumo mi entr negli occhi facendomeli lacrimare, ma riuscii a
vederlo. Urlava come un ossesso e sputava sangue. Mio Dio, faccia-didiavolo, come urlava! Si pieg in due e si appoggi al muro. Proprio in
quel momento sentii guazzare il fango e apparve Maleger con una lanterna."
Rabbrivid.
Occhio-di-vetro non ha sbagliato quando ha descritto il viso di Maleger che sapeva di potersi finalmente vendicare. Cacci anche l'urlo, alzan-