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JOHN DICKSON CARR

SFIDA PER BENCOLIN


(Castle Skull, 1931)
1
D'Aunay cominci a parlare di castelli, di magia e di morte.
Eravamo in un angolo del discreto ristorante Laurent sui Campi Elisi. Le
lampade dei tavoli mandavano la loro luce rosa verso le stelle e gli alberi;
a quell'ora tarda, i clienti non erano numerosi. Un'orchestra, fra le palme,
suonava il motivo che a quel tempo canticchiava tutta Parigi.
Di fronte a noi, sedeva Jerome D'Aunay. Beveva solo acqua di Vichy e
le sue dita armeggiavano intorno allo stelo del bicchiere a calice; quelle dita sarebbero state indaffarate comunque, perch D' Aunay non poteva mai
starsene tranquillo. Doveva sempre giocherellare con qualcosa o scrivere
lettere immaginarie, col cucchiaio, sulla tovaglia. La sua irrequietezza era
ancora pi strana, nella tranquillit di quella notte.
Jerome D'Aunay. Uno degli uomini pi ricchi del mondo. Piccolo, tozzo,
coi freddi occhi azzurri che fissavano l'interlocutore con uno sguardo
sconcertante, e fini capelli neri pettinati lisci. Rughe profonde gli circondavano il naso massiccio e la bocca, che pareva avere acquistato una strana
morbidezza per il troppo parlare.
Signor Bencolin disse vi far una proposta che chiunque troverebbe strana. Ma vi conosco abbastanza, anche se per sentito dire, e sono
certo che non la considererete tale, e nemmeno importuna.
Ripensando a quel momento, mi chiedo quale impulso abbia spinto
D'Aunay a trascinare Bencolin nel caso. Ora che tutto finito, ricordo ancora ogni cosa di lui: dal primo compitissimo invito a pranzo, all'ultima
scena terrificante in cui vidi le sue scarpe immobili sotto uno scialle multicolore.
Ricordo ogni cosa, ma lui rimane ancora un enigma per me.
Naturalmente non pot fare a meno di crollare quando vide la figura
ghignante alla luce delle candele del Castello del Teschio, ma fu il suo
cuore a cedere, non la sua sicurezza.
Tutto questo, per, anticipa gli eventi.
D'Aunay bevve un altro sorso d'acqua di Vichy e continu:
Vengo al punto. Siete un investigatore parigino, signor Bencolin. Bene. Voglio assicurarmi i vostri servigi.

Bencolin gli lanci una occhiata, continuando a studiare controluce il


suo bicchiere di Cointreau. Ho descritto quest'uomo in molti altri casi, e se
conoscete Parigi, conoscerete senz'altro anche il famoso "juge d'instruction" della Senna, i suoi capelli neri divisi al centro della testa e arricciati
ai lati della fronte come due corna, i grandi occhi impenetrabili dalle palpebre socchiuse, gli zigomi alti, il naso aquilino, il sorriso sornione fra i
baffi e la barbetta a punta.
Bencolin rigir lentamente il bicchiere fra le dita.
Assicurarvi i miei servigi... fece eco.
Mi sono informato sul vostro conto disse D'Aunay come mi informo sul conto di tutti. Siete il miglior funzionario di polizia d'Europa.
Siete anche ricco e avete comprato la vostra presente posizione...
Vi prego!
Oh! Niente giustificazioni esclam D'Aunay fregandosi le mani.
Non vi condanno. Avete dimostrato di essere tagliato per questo genere
di lavoro e avete tramutato, a suon di franchi, il vostro gioco preferito in
una professione!
Un lampo apparve fra le palpebre di Bencolin, ma si spense immediatamente. Man mano che D'Aunay continuava a parlare, i suoi occhi si facevano sempre pi attenti.
Per il mio scopo, voglio quanto di meglio si possa trovare. Non vi insulter chiedendovi qual il vostro onorario. Siete in vacanza. Bene. Non
vi dar nemmeno un soldo. Quando vi avr raccontato la faccenda, sarete
voi a voler lavorare per me, perch vi troverete fra le mani il pi strano caso della vostra carriera.
Piegato in avanti, D'Aunay faceva crepitare le parole senza togliere gli
occhi di dosso a Bencolin. Sentivo la tremenda forza dominatrice di quell'uomo. Afferr gli angoli del tavolo e abbai:
Be'?
Bencolin rimase zitto per un poco.
Signor D'Aunay mormor alla fine avete un modo affascinante
di trattare gli affari. Andate avanti. I suoi occhi non lasciarono per un
istante quelli di D'Aunay. Se il vostro caso m'interessa, lo accetter. Ma
avete invitato anche Jeff a godere del vostro squisito pranzo. Come entrerebbe lui nella combinazione?
Gli occhi di D'Aunay si posarono su di me.
Il signor Marle non un investigatore spieg. Inoltre, e vi prego di scusarmi, non penso che la natura sia stata generosa con lui in fatto

d'intelligenza. Ma voi avete bisogno di aiuto e non voglio che un grossolano bestione di ispettore della Sret abbia a che fare con la gente che dovr presentarvi. Mi trovate poco diplomatico, vero? Inoltre ha lavorato per
voi in altri casi... Vorr dire che far di tutto per cercar d'essere per lo meno inoffensivo.
Guardando quell'uomo piccolo e tozzo mi sentii prudere le mani per la
voglia di dargli una lezione. Era stato maledettamente sfrontato. Tuttavia,
me ne resi conto subito, per fortuna, non aveva avuto alcuna intenzione di
essere offensivo. Sapeva quel che voleva e cercava di ottenerlo senza scrupoli n formalismi.
Cos feci quanto di meglio mi restasse da fare. Scoppiai in una risata.
Non c' male, signor D'Aunay esclamai. Assumete un investigatore promettendogli che non gli darete un soldo, e un altro dopo avergli
assicurato che non lo ritenete abbastanza intelligente!
Seccato, D'Aunay spazz via le mie parole con un gesto impaziente.
Non avete ancora risposto esclam. Volete decidervi?
La mia risposta s, grazie quella vostra infernale maniera d'imporvi.
Ah! Bene! Adesso dovr solo dimostrarvi che v'interesser.
Bencolin annu brevemente.
All'improvviso D'Aunay spar una domanda: Avete sentito parlare,
naturalmente, di Maleger, l'illusionista.
Cominciava davvero a interessarmi. Maleger. Tutti conoscevano quel
nome, per la fama che aveva goduto prima della guerra. Fino alla sua morte una quantit di leggende erano state create attorno a lui.
Uno dei pi vividi ricordi della mia infanzia si collega alla sera in cui
mio padre mi condusse al vecchio teatro Polis di Washington, per assistere
a uno spettacolo di Maleger, durante la sua "tourne" in America. Dopo,
ebbi incubi per tutta la notte.
Maleger non era uno di quei sorridenti, geniali impostori che siamo abituati ad ammirare. La sua personalit, la sua forza terribile e sinistra, portavano al di l della finzione del teatro. Eravamo in poltrone di prima fila.
Ricordo lo sguardo penetrante dei suoi occhi scuri, la testa maestosa con lo
scomposto ventaglio di capelli rossi. Stava in mezzo al palcoscenico, vestito completamente di nero, senza fronzoli, con la sua figura dinoccolata, gli
strani vestiti fuori moda, le dita adunche aperte sul tavolo.
All'improvviso gett un grido che pareva una risata stridula, alzando le
braccia in alto, e la sua testa si stacc dal busto e vol sulla platea ghignando. Era un po' troppo per un ragazzino di nove anni, e anche per molte

persone adulte.
Mi resi conto che D'Aunay stava ancora parlando.
... e questa la ragione per cui voglio dirvi qualcosa di lui. Lo conoscevo bene, forse meglio di chiunque altro. Vi sorprende? Be', cosi, comunque. Non so ancora se era un impostore o...
D'Aunay giocherellava ora con una pallina di mollica.
Era una celebrit. Di dove fosse, non lo so. Parlava tutte le lingue e
non avreste potuto dire qual era la sua. Sapete, vero, che era immensamente ricco?
L'ho sentito dire rispose Bencolin.
Diamanti continu D'Aunay. E la sua et? Non ho mai potuto
saperla. So che era a Kimberley nel novantuno e che era gi anziano. Lo
incontrai pi tardi, quando lavorava per il governo belga.
Lavorava in teatro per passione, allora.
Proprio come voi per i misteri sogghign D'Aunay, fregandosi le
mani. Dovreste capirlo. Bene, la sua vita pubblica cominci pi tardi,
comunque. Un uomo cos affascinante non avrebbe potuto rimanere nell'ombra. Ricordate, vero, i suoi abiti strani, le lunghe automobili nere dalle
tendine perennemente abbassate, le sigarette oppiate, la collezione di costose cianfrusaglie senza senso? Tutto ci che lo circondava era strano.
"Vengo al punto. Nel millenovecentododici, o gi di l, volle comprarsi
una casa. Cos acquist il famoso 'Schloss Schadel', il Castello del Teschio, sul Reno, a poche miglia da Coblenza. Non avrebbe potuto scegliersi un posto pi appropriato. E quindi abit sopra le rocce e i pini, dove il
Reno pi stretto e impetuoso... Conoscete la zona?"
Bencolin scosse il capo.
Lo conoscerete afferm D'Aunay perch ci andremo. Ci mise
un anno intero per trasformare quelle rovine in un posto da incubo. Non
conosco tutti i segreti del castello e ne sono felice. Non che io creda... Ma
vedete, ogni volta che si dimostrava ingenuo, stava lavorando a qualche
trucco che accrescesse il suo potere sugli uomini.
"Sapete, naturalmente, che aveva pochi amici. Io sono l'ultimo di questi.
L'altro era Myron Alison, l'attore inglese. Lo avrete sentito nominare."
Le palpebre socchiuse sugli occhi di Bencolin lasciavano intravedere le
pupille leggermente dilatate. Aveva dimenticato persino il liquore: era tutto orecchi, ora.
L'orchestra lasciava cadere attorno a noi, dal suo nascondiglio di foglie,
una cascata di note a tempo di valzer.

Conosco Myron Alison, naturalmente disse Bencolin. Ma perch avete detto "era"?
Questo il punto mormor D'Aunay. Alison stato assassinato. Il suo corpo in fiamme stato visto correre intorno ai bastioni del Castello del Teschio.
Be'... fece Bencolin mi sembra un po'...
vero. La vitalit di quell'uomo era apparentemente prodigiosa. Ferito tre volte al petto da colpi d'arma da fuoco, era ancora vivo quando l'assassino l'ha cosparso di petrolio e gli ha dato fuoco.
Vi fu un lungo silenzio. Per un attimo D'Aunay lasci trasparire il suo
nervosismo fino allora represso. Un altro sorso d'acqua di Vichy, poi continu:
Ma sto andando fuori dei binari. Vi dicevo che Alison e io eravamo
gli amici di Maleger. Da molti anni, Alison possedeva una casa sulle rive
del Reno, proprio di fronte al Castello del Teschio, sull'altra sponda. Io
stesso, signori, sono diventato noto solo dopo aver conosciuto loro.
"Ricorderete certamente come e quando Maleger mori. Stava viaggiando
solo in treno, da Mainz a Coblenza. Nessun altro viaggiatore era con lui
nello scompartimento di prima classe; non scese a Coblenza, dove la sua
macchina lo aspettava per portarlo al castello. Molti giorni pi tardi, il suo
corpo fu ripescato dal Reno."
Dopo un attimo di silenzio, D'Aunay alz il capo e guard il poliziotto
negli occhi. Rabbrivid.
I vagoni corrono per molti chilometri proprio sulla sponda del fiume
continu. Se un uomo cade dal finestrino pu finire nell'acqua per lo
spostamento d'aria. Era notte e la caduta di Maleger non sarebbe stata notata da nessuno n si sarebbero potute udire le sue grida. Non credo che
sapesse nuotare. Ma strano, comunque. D'Aunay sospir profondamente. Molto strano mormor. Sembra una cosa impossibile che
quell'uomo non abbia potuto trovare il modo di salvarsi. Lo spazio fra i
vagoni e l'acqua... la vegetazione... a meno che non si sia trattato di suicidio. Ma accettabile un suicidio cos incolore, dopo una vita spettacolare
come la sua? No, no, signori! E posso assicurarvi anche che non si trattato di una messa in scena. Era l'ultimo vagone del treno, l'ultimo scompartimento, anzi, e l'agente di polizia ferroviaria giura che nessuno vi era salito durante il viaggio. L'agente ci ha fatto caso, perch sapeva chi era Maleger. Ho un'idea, naturalmente... Ma meglio che continui...
"Gli eredi di Maleger, e anche questo vi sorprender, siamo Alison e io.

Oltre al resto ci ha lasciato anche il Castello del Teschio, con la clausola


che non l'avremmo dovuto vendere. Ha perfino pensato allo stanziamento
di un fondo per le tasse e le manutenzioni. Ci sono state anche altre disposizioni sul lascito di suoi effetti, ma non ve ne parler adesso. In ogni caso..."
State cercando di dirci che la morte di Maleger ha avuto un'influenza
diretta sull'assassinio di Alison? lo interruppe Bencolin.
Sono costretto a pensarlo. Ma aspettate il seguito. Il dottore mi aveva
detto che avevo un forte esaurimento nervoso. Bah! Non sono mai stato
nervoso in vita mia, ma a volte si costretti a credere ai dottori! Il nostro ospite si freg le mani, col gesto che gli era abituale. Mi disse che
avevo assoluto bisogno di riposo. In fondo era una cosa che potevo fare: il
mercato era fermo e potevo fidarmi del mio agente per un paio di settimane. Cos il mio amico Alison m'invit sul Reno.
"Riposo! Altro che riposo! Che razza di casa! diretta dalla sorella di
Alison, che tutti chiamano duchessa, e questo senza alcuna ragione al
mondo, perch non ha alcun titolo. Una donna grossolana che fuma sigari,
bestemmia e gioca a poker tutta la notte. Una bella compagnia, per mia
moglie! In ogni modo, nessuno degli ospiti ha passato l delle ore riposanti. Per una casa piacevole, con una immensa veranda che guarda sul Reno, dove eravamo abituati a sederci al sorgere della luna. A destra, al di l
del fiume, sopra la sommit dei pini, potevamo vedere il Castello del Teschio, che pareva guardarci.
"Amici miei, proprio cos. Il nome non una fantasia: la parte centrale
costruita in modo da sembrare un'enorme testa di morto, con occhi, naso
e mascelle quadrate. Ci sono perfino due torri, ai lati della costruzione, che
sembrano delle grandi orecchie, tanto che quel mefistofelico teschio ghignante sembra ascoltare le vostre parole. situato su una rupe, con la faccia rivolta verso i pini neri, a strapiombo sul fiume. accaduto all'imbrunire. Otto giorni fa..."
Aspettate! lo interruppe Bencolin.
D'Aunay era cos preso dal suo racconto che parve stupito di ritrovarsi
nella calma del ristorante Laurent.
Non voglio sentire pi niente ora esclam Bencolin. S, s, mi
occuper del caso, ma voi non potreste che confondermi le idee. Mi pare di
aver capito che tutta quella gente ancora nella villa di Alison.
Proprio cos.
E il mio compito sarebbe di scoprire l'assassino di Alison, vero?

S.
Vedo... Bene, allora, preferisco aspettare di essere sul posto, prima di
sentire ancora una parola. Altrimenti sarei solo confuso. Chi si incarica ufficialmente della faccenda?
La polizia di Coblenza. Ho sentito dire, per, che avevano l'intenzione di chiamare un funzionario da Berlino. Forse lo hanno gi fatto.
Bencolin appoggi un gomito al tavolo, tamburellandosi le tempie con le
dita. Aveva gli occhi fissi sul fondo del bicchiere, e le mascelle erano contratte sotto la barba nera. Non parl.
Allora deciso esclam D'Aunay seccamente. Non capisco
perch non vogliate ascoltare com' andata, ma d'altra parte non sono affari
miei. Allora, potete partire domani mattina?
Come dite? chiese Bencolin sobbalzando. Ah, si... certamente.
E ricadde nel suo sogno a occhi aperti.
E voi, signor Marle?
Sfortunatamente io non potevo e glielo dissi. Dovevo finire la revisione
d'un libro per il giorno successivo. D'Aunay ne fu puerilmente irritato, ma
gli promisi che li avrei raggiunti senz'altro due giorni dopo, telegrafando
l'ora del mio arrivo.
Solo mentre ci salutavamo, Bencolin si decise a parlare.
C' qualcosa che mi piacerebbe sapere disse a D'Aunay. Non
sull'omicidio di Alison, ma per quanto riguarda la morte di Maleger.
Uno strano interesse carico di tensione apparve negli occhi dell'altro.
Avete visto il corpo, quando fu ripescato dal fiume? chiese il poliziotto. Siete sicuro che fosse quello di Maleger?
D'Aunay si freg compiaciuto le mani.
Ah! Venite verso la mia tesi, vedo mormor. Be', se devo essere sincero, non ne sono affatto certo. Era troppo decomposto, per un riconoscimento vero e proprio. Non ci giurerei, insomma. Gli furono trovati
addosso il suo orologio, le chiavi e un piccolo amuleto che lui portava
sempre con s. Inoltre trovarono al suo anulare anche un anello che era
come un feticcio per lui; non lo lasciava mai perch diceva che gli portava
fortuna, Ma...
Capisco mormor Bencolin. Lasciammo il ristorante, i motivi di
valzer e le
lampade velate di rosa. D'Aunay ci strinse la mano, vicino alla sua auto
fuori serie.
Bencolin rimase immobile con gli occhi fissi sui fari della grossa mac-

china che sparivano fra gli alberi dei Campi Elisi.


Non avrei potuto rifiutare questo caso, Jeff esclam alla fine.
una brutta faccenda, peggio di quanto si possa immaginare... Avete sentito
cos'ha detto del corpo di Maleger? Cosa vi suggerisce?
Ci pu essere la teoria pi ovvia risposi e cio che fu una messa in scena architettata dallo stesso Maleger.
S... mormor lui con gli occhi ancora fissi sul punto in cui era
sparita la macchina. Vorrei che fosse cosi semplice, ma credo proprio
che sia peggio di cos, Jeff, e molto pi diabolico.
2
Il vaporetto scivolava sul Reno sotto un cielo blu scuro, denso di grosse
nuvole. Ho sempre preferito viaggiare sui battelli, quando stato possibile;
hanno qualcosa di primitivo che mi affascina. Quando a Bingen il Reno lascia la sua ampiezza spumeggiante per diventare pi stretto, tutto si incupisce; il verde sfuma quasi nel nero, e, sulle colline che chiudono il fiume, le
rocce grigie sostituiscono le viti. Pare un mondo immobile di fantasmi.
Sedevo a un tavolo vicino al parapetto e bevevo birra in uno di quegli
enormi boccali che usano laggi; una brezza leggera e umida mi soffiava
sul viso. C'era poca gente, sul ponte; per lo pi solidi montanari gioviali
dalle guance rosse e dai lunghi baffi unti. La grigia immobilit del castello
Reinheim scivol via come in un quadro alla nostra sinistra.
Tutti i passeggeri erano al parapetto per osservare il meraviglioso spettacolo.
Seduto sul ponte, con quel misterioso vento umido nella faccia, mi pareva di vivere in un mondo diverso. Alla stazione di Mainz, avevo comprato
un libro in lingua inglese, di un certo Brian Gallivan, intitolato "Leggende
del Reno". Lo sfogliai distrattamente, ma a poco a poco mi immersi nella
lettura: vi lessi di Drachenfelds e Carlomagno; di Rolando e della Cattedrale di Colonia, dove, come sempre nelle leggende popolari, persino il
diavolo un gentiluomo.
Vi piace? mi chiese una voce in inglese.
Alzai la testa di scatto: un uomo stava in piedi vicino al mio tavolo. Indossava un impermeabile gualcito e aveva un cappello calato obliquamente
su un occhio; da un angolo della bocca larga, ironica, pendeva una sigaretta spenta.
Aveva la faccia lunga e il naso a becco. Pensai che somigliava a Pulci-

nella. I suoi occhi grigi mi sorrisero giovialmente.


Mi rincresce d'intromettermi a questo modo esclam sedendo al
mio stesso tavolo ma ho voglia di chiacchierare con qualcuno. Vi ho visto leggere quel libro. Sapete, l'ho scritto io. semplicemente orribile! Mi
chiamo Gallivan... Brian Gallivan.
Ci stringemmo la mano e gli chiesi se volesse bere della birra. Accett
subito con entusiasmo.
Americano? gli chiesi.
S, ma lavoro per l'"Evening Standard" di Londra. Spinse indietro
il cappello e accese finalmente la sigaretta, gettando un'altra occhiata al libro che avevo in mano. Accidenti! Deve essere la prima copia che vendono, quest'anno. tipico, comunque; un sacco di roba caratteristica mescolata insieme.
questo il vostro stile? chiesi ridendo.
Storse il naso.
Gi conferm poi, come se si vergognasse. Questo il mio stile. Sono stato mandato in tutti i castelli d'Europa per trarci fuori un libro
sugli spettri. Lavoro strano, eh? Sulla mia biografia leggerete: "Brian Gallivan, l'uomo dei fantasmi". Ma vi interesser, comunque; giuro che vi interesser.
Finalmente arriv la birra. Lui rimase in silenzio per un po', lo sguardo
fisso sulle colline in riva al fiume e sul lento avvicinarsi del crepuscolo.
Scosse la cenere della sigaretta al di l del parapetto e il vento la riport direttamente nella mia birra.
Sono appena stato a Francoforte per una faccenda strana bofonchi. Le cose si mettevano bene, laggi, ma il capo mi ha telegrafato di
piantare tutto. Avete mai sentito parlare del Castello del Teschio?
S mormorai, un po' imbarazzato.
successa una cosa piuttosto divertente, da quelle parti. Non fantasmi, questa volta, ma un delitto e un mucchio di faccende che possono interessare i lettori dell'edizione domenicale. I ragazzi hanno gi trattato dell'omicidio, io devo solo cercare qualcosa di pittoresco. Ma non so neanche
se riuscir a entrare l dentro. Mi hanno detto che il posto sorvegliatissimo.
Capisco mormorai.
Stavamo costeggiando la riva sulla quale si erge la roccia di Lorelei. Sulla curva della riva, dove il Reno si allarga di nuovo, le nuvole si spaccarono in lampi rossastri, fendendo l'oscurit e illuminando la sommit dei pi-

ni; l'acqua si copri di bagliori di fuoco e i lampi s'infransero contro la massiccia immobilit della roccia. I passeggeri divennero silenziosi, all'improvviso. Udimmo l'acqua battere contro la chiglia del vapore e un lontano
fischio di locomotiva. Dal tunnel che passa attraverso la collina della roccia di Lorelei sbuc un treno: pareva un giocattolo che corresse, lasciando
una scia di vapore bianco. Poi la roccia inghiott ancora il giocattolo.
I passeggeri del battello intonarono un coro di "Lorelei". Li ascoltai, stupito, mentre le luci del battello si accendevano.
Tutte le volte cos mi disse Gallivan, accennando ai viaggiatori
e, maledizione! tutte le volte mi commuove. Sentite come cantano...
Si alz e si appoggi al parapetto, con gli occhi fissi nell'oscurit, poi si
rimise a sedere di colpo e si attacc al boccale di birra.
Accidenti! Pare che ci sia qualcosa di vero in quello che raccontano
di quel posto borbott, accennando alla roccia di Lorelei. Credete
che io sia pazzo, vero? Be', lasciamo perdere... Di cosa stavamo parlando?
Ah, s... Del Castello del Teschio. Non ci sono fantasmi veramente attivi,
ora, l, per quanto mi risulti. C' una storia, comunque, su quel luogo. L'avete letta? Non l'avevo letta e glielo dissi.
Ve la racconto io, allora. stato costruito da un uomo che fu bruciato
come stregone nel quindicesimo secolo. Ma fu Maleger a ridargli il fascino
che aveva. Per questo, il capo mi ha spedito qui... Avete sentito parlare di
Maleger, l'illusionista, no?
Certo! Lo conoscevate?
Gallivan bevve un altro sorso di birra.
Conoscerlo? bofonchi. Sono stato suo agente pubblicitario
negli ultimi anni... prima che morisse. E non che avesse bisogno di me,
badate. Cosa non ho saputo di lui, durante quel tempo! E conoscevo anche
Myron Alison, quel tipo che stato ucciso. Era una buona lana anche lui...
Lo scrittore si mordicchi le labbra pensosamente. Per un po' di tempo
rimase immerso nelle sue fantasie senza parlare, mentre io pensavo che
forse quel nostro incontro avrebbe potuto risolversi in qualcosa di utile.
Sentite un po' gli dissi, alla fine forse possiamo fare qualcosa
insieme, noi due. Vedete, io sto andando a casa di Alison per aiutare... Be',
per aiutare la polizia a scoprire l'assassino.
Gli dissi che sapevo pochissimo della faccenda. Non potevo promettergli
che l'avrei fatto entrare al castello, perch ancora non conoscevo nessuno
del posto, ma, se mi avesse lasciato il suo indirizzo, gli avrei telefonato subito dopo aver preso contatto con le autorit. Gli lasciai capire che qualcu-

no non era soddisfatto della spiegazione data per la morte di Maleger.


Lui mi guard meravigliato mormorando: Che bel caso!
Ma quando parlai della morte di Maleger, quasi salt in piedi per l'agitazione.
Lo sapevo! grid. Dannazione! Signor Marle, quello che ho
sempre sostenuto. Quel vecchio non sarebbe mai caduto come uno scemo
dal finestrino del treno, non sarebbe rotolato gi fra alberi e sterpi fino al
fiume in quel modo. assurdo! Ma che cosa potevo fare?
Suicidio?
Omicidio disse Gallivan, secca
L'agente della polizia ferroviaria insistei giura che non c'era
nessuno, nel vagone. Inoltre assicura che nessuno si mai avvicinato a
Maleger durante il viaggio.
Lo so mormor il mio interlocutore. E la cosa pi strana che
diceva la verit. Ho assistito alla testimonianza e abbiamo investigato sulla
sua vita dall'a alla zeta. Sentite, era talmente eccitato dal fatto che sul suo
treno si trovasse Maleger, che for tutti i biglietti prima di quello dell'illusionista, in modo da potersene rimanere vicino al suo scompartimento e
magari scambiare qualche parola con lui. Perci rest nel corridoio dello
scompartimento per tutto il viaggio. Mentre il treno entrava in Coblenza, si
affacci per chiedere se Maleger avesse bisogno di qualcosa: niente! Il suo
posto era vuoto, non c'era pi nessuno l dentro. Io gli credo.
Be', mi sembra un po'...
Vi dico che stato assassinato! afferm Gallivan, continuando a
cercar sigarette in tutte le tasche. Gliene offrii una, che accese con dita
tremanti. Alla luce del fiammifero vidi che era molto pallido.
Non mi chiedete come e perch continu. come se una mano
invisibile si sia abbattuta su di lui e l'abbia scaraventato fuori del vagone.
Non ha senso!
Aspettate! Avete sentito dire che si vista un'ombra sui bastioni del
castello, mentre Alison correva, gli abiti in fiamme, sotto il chiaro di luna?
No? Accidenti, che poliziotto! Non conoscete gli elementi del vostro caso.
Cominciavo a sentirmi a disagio.
Amico mio! esclamai infine. Io sono solo un assistente e di poco conto, per giunta. Non ho ancora letto gli incartamenti. Sto solo eseguendo gli ordini del mio capo.
All'improvviso Gallivan pos le mani aperte sul tavolo e si chin in avanti, con gli occhi fissi nell'oscurit.

Eccolo, signor Marle sussurr con voce appena percettibile.


Ecco il Castello del Teschio.
Seguii la direzione del suo sguardo: il castello era ancora lontano, ma il
traghetto pareva procedere a velocit molto forte, ora. Sulle prime non fu
che una macchia confusa con due grandi torri laterali, spettrale nella foschia scura, accovacciata su una roccia fra i pini. Il cielo dietro era striato
di bianco, ma le nuvole e i lampi parevano voler cacciare anche quel poco
chiarore. Dalla riva sinistra, delle luci gettavano bagliori radi sull'acqua
scura.
Poi il Castello del Teschio divenne pi netto, pi visibile. Era costruito
su un fianco della collina. Mi sporsi dal parapetto per vedere meglio: al
centro delle sue mura, coi bastioni costruiti in modo che sembrassero la
dentatura di una testa di morto, si ergeva il grosso teschio di pietra. La luce
era troppo scarsa perch potessi scorgerne i particolari, ma vidi le enormi
orbite e le due torri orribilmente simili a orecchie.
N Gallivan n io parlammo finch il fiume non fece una curva e potemmo scorgere finalmente le luci di Coblenza, sulla riva sinistra, dove il
Reno si unisce alla Mosella.
Rientrammo per prendere i nostri bagagli.
Gallivan mi diede il suo biglietto da visita.
Ecco qua disse, scrivendoci sopra l'indirizzo. Albergo Traube,
Rheinstrasse. a pochi passi dall'imbarcadero. Non dimenticatevi di me,
signor Marle, me ne star a cuccia finch non avr avuto vostre notizie.
Quando il battello si ferm al piccolo molo, vi fu uno scoppio improvviso di rumori: rintocchi di campane, tonfi di bagagli, un incrociarsi di voci
eccitate nella luce pallida. Ai piedi della scaletta scorsi un giovane in abito
di flanella bianca e berretto da marinaio, il quale scrutava i viaggiatori che
scendevano. I suoi occhi si fermarono su di me.
Il signor Marle? chiese in un inglese eccellente. La signorina
Alison ha mandato il motoscafo a prendervi, signore. Volete seguirmi?
Disse poche parole al facchino che portava le mie valigie e mi fece strada fra la gente. Dietro di me, con le mani affondate nelle tasche, il cappello
calato sull'occhio destro, Gallivan fissava attento un cartello pubblicitario
alla scarsa luce di un lampione. Quando mi voltai, mi dedic un sogghigno
che lo fece somigliare ancora di pi a Pulcinella.
Le luci erano accese, nelle case della Rheinstrasse. La gente passeggiava
chiacchierando e un'orchestra da una terrazza ci fece giungere la sua voce
allegra. Non lontano dal molo centrale, una fila di ripidi scalini portava al-

l'acqua. Un motoscafo lungo e scintillante si dondolava sul fiume.


Il brontolio del motore divenne a poco a poco un rombo regolare; schizzammo via con un semicerchio e io ricaddi sui cuscini de! sedile. Quando
ci lasciammo indietro le luci di Coblenza, la notte afosa si richiuse buia su
di noi. Sopra il ronzio de! motore sentii il tuono; la visiera del pilota brill
un attimo alla luce di un lampo.
Rifacendo la strada che avevo gi fatta, vidi sulla destra del fiume un'altra rampa di scalini ripidi. La villa di Alison era costruita in alto, in mezzo
agli alberi, e una stretta scala di pietra conduceva direttamente alla sua veranda. Mi arrampicai su, mentre la guida mi seguiva coi bagagli. Il portico
immenso, pavimentato di piastrelle rosse, correva lungo l'intera facciata ed
era illuminato, cosa che mi parve grottesca, da lanterne cinesi dondolanti.
Un chiarore diffuso proveniente dalle finestre si rifletteva sul portico attraverso gli alberi giganteschi.
Con le gambe sui braccioli, una ragazza se ne stava sdraiata su una sedia
a dondolo. Aveva i capelli neri e ricciuti, tagliati molto corti, e un faccino
da diavoletto, ravvivato dal trucco. Un lungo bocchino le pendeva dalla
bocca. Se lo tolse e mi guard incuriosita.
Accidenti! esclam alla fine. Un altro poliziotto! Questo posto
infestato dai poliziotti.
Aspir dal bocchino vuoto. Ci sorridemmo. Le chiesi da che parte dovessi andare.
Siete in ritardo per il pranzo mi rispose. E poi, guardandomi meglio: Non fate il bruto! Vi conosco, siete Jeffrey Marle, non un poliziotto. Ho letto uno dei vostri libri, tempo fa. Spero che vi piaccia parlare.
Il suo viso da folletto si rasseren. Si abbracci le ginocchia.
Questo posto diventato orribile aggiunse. La duchessa non
vuole che ce ne andiamo. E My morto da poco... Penso sia meglio che
andiate dentro a conoscere gli altri. Mi chiamo Sally Reine. Dipingo. E vi
assicuro che non ho ucciso Myron.
Mi voltai lentamente. Perch, pensano che qualcuno di voi...
Ma certo! Chi era il misterioso individuo che port My al di l del
fiume col motoscafo e torn solo? Vedrete... In ogni modo io non ci capisco niente.
All'improvviso mi accorsi che quella ragazza tanto sicura di s era sul
punto di scoppiare in lacrime. Sarebbero state strane, quelle lacrime, fra le
ciglia cariche di rimmel. Arricci il naso e volt la testa. Fra i pini che circondavano la casa, il vento aveva incominciato a sibilare impetuosamente;

una foglia cadde da un albero e volteggi fra le lanterne arancione. Lasciai


Sally sulla veranda.
Il pilota del motoscafo stava parlando sulla porta con un cameriere calvo, vestito di nero, il viso da cherubino, che si rivolse a me in un inglese
molto marcato, invitandomi a seguirlo. Poi aggiunse: Se non vi dispiace, signore, il signor Bencolin vorrebbe vedervi subito nel salotto della signorina Alison.
L'ampio ingresso era sfarzoso, silenzioso, ammobiliato con gusto quasi
barbaro. C'erano pelli di tigre e d'orso sul pavimento e due lanterne di ferro
battuto illuminavano la tappezzeria dorata. Sullo sfondo, vidi un grande
quadro. Per la prima volta la morte mi guard nella villa silenziosa: era un
ritratto a grandezza naturale di Myron Alison nella parte di Amleto.
Un Amleto altezzoso, con le mani posate sull'elsa di una spada, esile nei
vestiti neri, i grandi occhi grigi socchiusi, il profilo perfetto, i capelli neri e
folti pettinati accuratamente.
Un Amleto vivo, terribile, con gli occhi fissi in basso, proprio su di me,
un sorriso di tranquilla pazzia fisso sulle labbra sottili. Tuttavia Myron Alison doveva avere almeno cinquantacinque anni, quando il ritratto era stato fatto.
Quegli occhi parvero seguirmi mentre salivo le scale.
Dietro una porta nella parte centrale della casa, udii delle voci. O meglio, udii una voce dal tono stentoreo, deciso. Quella voce apparteneva a
una donna, come scoprii quando la mia guida apr la porta.
Sedeva davanti a un tavolo da gioco, in un'ampia poltrona di fronte alla
finestra aperta. Una donna massiccia, un'enorme donna in pizzi bianchi,
sogghignante dalla rupe dei suoi seni, si agit sulla sedia, mettendosi gli
occhiali legati al polso da un nastro di seta. Aveva i capelli grigi acconciati
in una elaborata pettinatura e fumava un grosso sigaro scuro con volutt.
Ma non era brutta: c'erano scintillii d'ilarit nei suoi occhi e, nonostante la
sua grassezza, somigliava molto a Myron Alison.
Salve! tuon quando entrai. Venite dentro, venite dentro! Benvenuto. Mi gett uno sguardo quasi feroce, poi sorrise. Aspir una boccata dal sigaro scuro, e aggiunse: Sono Agatha Alison, ma chiamatemi
duchessa. Tutti mi chiamano cos. Prendete una sedia.
Appoggiato alla finestra, vidi Bencolin, che mi fece un cenno di saluto.
Salve, Jeff! esclam. Siete stato fortunato a non venire con me
e D'Aunay. La macchina si guastata in aperta campagna e abbiamo messo un giorno pi del previsto per arrivare... No, nessun ferito... Signora A-

lison, continuate.
Gli occhiali a stringinaso di Agatha Alison scivolarono sul petto della titolare.
Maledizione! esclam, rimettendoli a posto. Dopo qualche rabbiosa boccata di fumo, continu: S, appena arrivati, questo pomeriggio,
signor... Il vostro nome Marle, vero? Jerome D'Aunay non si ancora visto. Forse perch si vergogna di aver scassato la macchina...
"Come vi stavo dicendo, la cosa accadde due giorni dopo l'arrivo di questa gente. Arrivarono D'Aunay e sua moglie, Lavasseur, il violinista, e
Sally Reine. Il giovane Dunstan venne a farci visita lo stesso giorno, da
Londra, e noi lo pregammo di fermarsi.
"Myron continu tranquillamente recit quasi una commedia intera per Sally Reine. Che imbecille! In ogni modo, questo accadde dopo
pranzo. Myron aveva detto qualcosa circa il suo desiderio di portare Sally
al di l del fiume col motoscafo, per vedere il Castello del Teschio al chiaro di luna; gli piaceva fare di queste sciocchezze. Sono quasi certa, per,
che lei non ci and. Oltre tutto maledettamente faticoso camminare da
quelle parti, quando buio.
"Gli avevo fatto promettere di venire a giocare a poker con me e la mia
cameriera, sul tardi. Era veramente un buon giocatore di poker... ammise, dopo averci pensato. Anche la mia cameriera gioca bene."
Prese un mazzo di carte dal tavolo, le contempl un poco, poi le rimise a
posto. Il vento giocava con le tendine di cintz; un lungo brontolio di tuoni
si sussegu.
Ricordo di aver udito il ronzio d'un motore di motoscafo, come anche
gli altri vi diranno. La notte era molto calda e la luna chiara...
"Frieda, la mia cameriera, sedeva vicino a me, davanti alla finestra aperta, e stavamo cercando di giocare in due. Impossibile! Non so dove fossero
gli altri... Ah, s! Eccetto Lavasseur. Ricordo di aver sentito il suo dannato
violino da basso per tutta la sera. Suona quasi tutto il giorno per tenersi in
esercizio. Credo che Jerome fosse in camera sua e che gli altri non si fossero allontanati dalla casa."
Il vento entrava impetuoso, ma nessuno si mosse per chiudere la finestra. Guardando fuori, potevo vedere il portico piastrellato di rosso e il
maggiordomo calvo che staccava le lanterne cinesi dai ganci.
molto buio, ora disse Agatha Alison ma con la luna alta, da
qui potreste vedere molto distintamente il castello. Dopo un attimo di
silenzio la donna continu: Ricordo l'ora: stavo guardando l'orologio e

mandavo accidenti a Myron perch non si era ancora fatto vivo. Erano le
dieci e dieci. Io e Frieda cercavamo di combinare qualcosa col nostro gioco a due, e per tutto il tempo ho udito il violino di Lavasseur. Proprio in
quel momento stava suonando qualcosa... un minuetto, o qualcosa del genere, intitolato "Amaryllis".
Fischi qualche battuta del motivo.
Qualcuno, dopo, ha detto di aver udito degli spari. Io non li ho uditi,
e nemmeno Frieda, ma ho sentito un grido raccapricciante provenire dal
fiume. Mi sono affacciata alla finestra: la luna era alta, proprio sul teschio,
e la sua sommit pareva brillare e cos pure il naso e una parte del mento.
"All'improvviso qualcosa di luminoso corse fuori dal punto in cui dovrebbero esserci i denti. Era molto piccolo, data la distanza, ma pareva
proprio un uomo in preda alle fiamme, che urlava. Si potevano udire fin da
qui, quelle grida... Cominci a correre lungo i bastioni, davanti alla bocca
del teschio... e, dannazione! Non potr mai dimenticare che pareva ballasse proprio sul ritmo di quell"Amaryllis'.
"Poi cadde e rimase l a bruciare..."
Gli occhi della donna erano ridiventati freddi. Cerc di scacciare l'orribile ricordo. Prese le carte e cominci a disporle sul tavolo; il sigaro si era
spento, e all'improvviso lei sembr molto vecchia.
Disse, con una specie di aggressiva giovialit:
Non lo sapevo, naturale, ma quell'uomo era Myron!
3
Durante la recita. Bencolin si era seduto ed era rimasto con gli occhi fissi sul disegno del tappeto orientale ai suoi piedi.
E poi?
Poi corsi gi nell'atrio e mandai Frieda a cercare Hoffmann, il maggiordomo, e Fritz, il pilota del motoscafo. Dissi loro di attraversare il fiume e di andare a vedere cosa stava succedendo al castello.
L'investigatore si rilass sulla spalliera della sedia.
Un momento la interruppe con un gesto. Il castello non chiuso? D'Aunay mi ha detto che tenuto sotto sorveglianza perch resti nelle
condizioni in cui l'aveva lasciato il precedente proprietario...
La duchessa sbuff, cercando i fiammiferi un po' dappertutto. Ragazzi, non possibile tenere un posto enorme come quello nelle condizioni in
cui era tenuto allora! Non possibile! Le camere sono chiuse. C'era un

guardiano, anche, ma figlioli miei, non avrebbe potuto mai tener dietro a
quell'innumerevole sfilza di saloni!
Avete detto "era", signorina Alison?
Ho detto "era" perch scomparso rispose l'ospite riaccendendo il
sigaro.
La faccia di Bencolin si oscur.
Be'! Siete convinto di essere il migliore investigatore che esista, no?
gli chiese la duchessa. E allora risolvete questo caso, se ne siete capace. Io vi dico solo una cosa: Myron non era buono, ma dopotutto era mio
fratello. Picchi sul ripiano del tavolo con la palma della mano aperta.
E qualcuno la pagher per avergli fatto questo, capito?
Certo, signorina Alison le rispose Bencolin, rialzando le palpebre
sugli occhi interessati. Qualcuno la pagher. Volete continuare, ora?
Vi stavo dicendo che ho mandato Hoffmann e Fritz a vedere cosa
stava succedendo. Quando arrivarono al fiume videro che il motoscafo era
sparito. Cos presero una barca: arrivati dall'altra parte, trovarono il motoscafo vuoto. Mentre si arrampicavano per la salita che porta al castello,
sentirono un motore. Qualcuno tornava indietro.
Bencolin si raddrizz di colpo.
Ma nessuno vide chi era continu la duchessa. Vedete, c'
sempre chi se ne va in giro in motoscafo, perci, quando sentimmo il rombo del motore da questa parte del fiume, non ci preoccupammo di sapere
chi potesse essere. Perch avremmo dovuto, d'altra parte? Ancora non sapevamo cosa fosse accaduto a Myron... Qualcuno riport il motoscafo da
questa parte del fiume e rientr senza essere notato. Proprio cos. Ma io
stavo dicendovi di Hoffmann e Fritz. Quando arrivarono lass...
Aspettate! la interruppe Bencolin. Lo chieder a loro.
Non avevo mai visto Bencolin cosi nervoso, cos fuori di s, e non potevo capirne la ragione. Un occhio che non fosse il mio non l'avrebbe mai
notato, ma io lo conoscevo bene, ormai. Apparentemente era soave e imperturbabile. Un sorriso educato gli aleggiava sulle labbra alla sommit
della barbetta a punta, mentre gli occhi scorrevano distrattamente su ogni
angolo della stanza. Tuttavia mi resi conto all'improvviso che aveva perso
la sicurezza di poco prima. Nessuna domanda a tranello turb il racconto
della signorina Alison. Bencolin pareva stanco.
Chi si incarica ufficialmente delle indagini? si limit a chiedere.
Bah! Konrad, un funzionario di Coblenza. Non si preoccupa altro che
dei cibi. Gli dissi di far fermare questa gente finch non avessimo chiarito

tutta la faccenda. Mi rispose che era contro la legge. Quando gli dissi che
mi sarebbe piaciuto poterlo fare sotto la protezione della legge, finch Jerome non avesse portato qui il miglior detective disponibile, pareva volesse schiattare dalla rabbia. E stamattina pare abbia mandato a chiamare un
asso dell'investigazione a Berlino. Finch lo chiedevamo noi, era un procedimento altamente irregolare! Pffh!
Bencolin si alz e chiuse la finestra.
S mormor. S... Ma voi, Jeff! si volt verso di me. Avete mangiato?
La nostra ospite lanci un grido, picchiandosi con forza la mano sul ginocchio. Un'espressione contrita apparve sul suo volto grasso.
Ragazzi, scusatemi! esclam. Sono stata cos sconvolta da questo affare che... Non avete ancora mangiato? E neanche voi, signor Bencolin!
Si volt verso di me per spiegarmi:
Abbiamo mangiato presto, oggi, e il vostro amico arrivato solo un
paio d'ore fa. Non ho avuto nemmeno tempo di pensarci...
Cosi tardi? chiesi a Bencolin. A causa dell'incidente?
Mi rispose la duchessa:
S. E Jerome, appena arrivato, ha preso le sue pillole e se n' andato a
letto. Ma aspettate un momento, metter tutto a posto. Grid: Hoffmann!
La sua voce era scoppiata fuori cos all'improvviso che balzai in piedi.
Quasi subito la grossa faccia rossa del maggiordomo apparve sulla porta.
Bencolin disse che avremmo gradito una cena fredda e la signorina Alison
raccomand affettuosamente di servirci la birra migliore.
Nel corridoio, Bencolin rimase immobile finch il maggiordomo non
scese le scale. C'era solo una lampada a far luce e il folto tappeto smorzava
il suono dei passi.
Mi disse sottovoce:
Jeff, la rottura della macchina non stata accidentale. D'Aunay ha
cercato di ucciderci tutti e due.
Mi prese ancora quella sensazione di pericolo incombente e ossessionante. Scese lentamente sulla casa, coprendola tutta, come l'afosa tempesta di
fuori. Mi ritornarono alla mente i freddi occhi azzurri di D'Aunay e le sue
mani irrequiete.
Ma l'autista... balbettai.
Guidava D'Aunay; l'autista sedeva dietro. Per questo, ho pensato su-

bito che era strano... C'era l'autista e invece guidava D'Aunay. All'improvviso una fossa si presentata sulla strada davanti alla macchina, proprio
vicino allo strapiombo del fiume. Ho visto i suoi occhi nello specchietto
retrovisore e vi assicuro che non erano normali. Ha girato il volante di
scatto e ha aperto lo sportello alla sua sinistra... Forse aveva pensato di saltar fuori... Gli ho preso il volante di mano e quasi gli ho spezzato un braccio. La macchina ha slittato e vi assicuro che ho passato un brutto momento quando le ruote hanno girato a vuoto proprio sull'orlo del burrone. Sono
riuscito a spostare l'auto verso la montagna...
Bencolin apriva e chiudeva le dita della mano destra, fissandole con occhi distratti. Poi ebbe un bagliore strano nello sguardo:
Eh, s! Molto divertente! esclam ghignando. Poi siamo andati
in una fattoria l vicino. Ha bevuto del latte bollente e mi ha pregato di non
dire che aveva guidato. soggetto ad attacchi di nervi, mi ha detto, per
questo che il dottore gli ha ordinato un periodo di riposo. Mi ha detto anche che a volte perde il controllo dei movimenti e che perci non dovrebbe
mai guidare. Non vuole far sapere a sua moglie che ha preso il volante in
mano...
Accidenti!
E ha un modo cos insidioso di persuadere... Forse realmente soggetto a simili attacchi. In ogni modo ci siamo messi d'accordo e abbiamo
detto che stata colpa dell'autista.
Ma certamente avr capito che voi sospettate di lui, ora, no? gli
chiesi.
La presunzione, Jeff disse Bencolin scuotendo la testa il cinquanta per cento di quella forza indistruttibile, solida, che lo ha fatto quello
che . Se la perde, il suo universo rovina e i suoi occhi diventano gli occhi
che ho visto nello specchietto retrovisore. Penso che in quel momento avesse perso la sicurezza nella sua invincibilit, perch...
Perch? io incitai.
Le rughe profonde attorno ai baffi e alla barbetta a punta divennero come solchi. Bencolin sembrava enorme, quadrato, nell'oscurit del corridoio.
Mentre eravamo al ristorante Laurent, qualcosa che ha detto mi ha
messo un dubbio e allora, quasi subito, una porta si aperta nel mio cervello. Fece un ampio gesto. Non avevo alcuna prova, ma io vidi i
contorni di questa complessa faccenda. Pensai di aver trovato la verit sulla morte di Maleger. Forse stata solo presunzione, da parte mia, ma pu

darsi che lui abbia capito ci che passava nella mia mente.
Indovinelli! mormorai. Stavo pensando al vapore sul Reno, a
Brian Gallivan, che nel crepuscolo mi aveva parlato di una mano invisibile
che pareva aver spinto Maleger fuori dal finestrino. Ma non ne parlai a
Bencolin. Mentre ci avviavamo alle scale, l'enorme scoppio di un tuono si
abbatt sulla casa e rotol in mille echi nel cielo. Tutte le imposte sbatterono.
Non c'era nessuno nell'atrio, dove il ritratto illuminato pareva seguirci
con gli occhi. Trovammo la sala da pranzo sul retro della casa: Hoffmann
aveva appena finito di prepararci una cena fredda.
Mentre stavamo attraversando le stanze, mi parve di entrare in un mondo
in cui mani invisibili possono veramente esistere.
La sala da pranzo era scura e pesante, arredata con mobili di stile fiorentino. Gli angoli rimanevano in ombra e sette enormi candele spandevano la
loro blanda luce da un piedistallo d'argento in mezzo alla tavola imbandita.
C'era ogni tipo di cibo, su quel tavolo, dal caviale al roast-beef, e Hoffmann aveva pensato anche alla birra, al porto e a una bottiglia di champagne nel secchiello del ghiaccio.
Un momento, Hoffmann disse Bencolin, attaccando un sandwich.
Aveva cominciato a parlare in tedesco, ma sapendo che io non conosco
questa lingua, continu in inglese: Un momento, Hoffmann... Ci sono
alcune domande...
Il maggiordomo si inchin.
S, signore.
Rimase in piedi con l'aria quasi colpevole, il grosso corpo eretto, la testa
pelata leggermente piegata da un lato. Con i grandi occhi azzurri acquosi,
il naso aquilino, la bocca rotonda, pareva una bambola di pezza.
A bassa voce ripet:
S, signore. Devo stappare lo champagne?
Certo! Siete stato per lungo tempo al servizio del signor Alison, Hoffmann?
Tre anni, signore. Da quando ha lasciato il teatro rispose il maggiordomo, dandosi da fare con la bottiglia dello champagne.
Capisco... Ma mi pare di aver sentito dire che possedeva questa casa
da molto prima, vero?
Credo sia cos. Ce l'ha da molti anni. Hoffmann faceva roteare il
tappo con dita esperte, guardandoci furtivamente.
Un buon padrone?

Oh! Molto, molto generoso, signore.


Facile da trattare, penso, no?
Ah! ripet Hoffmann, succhiandosi le labbra. Uno schiocco, un
getto frizzante e l'uomo vers il vino chiaro nei bicchieri a calice. "So
mein herren"! Il mio padrone era un artista e aveva un temperamento effervescente! Potete capire... A volte aveva certe crisi di rabbia! Era sempre
irritato perch non riceveva lettere da ammiratori come una volta. I suoi
capelli... Fece un gesto attorno alla sua testa pelata. E stava diventando grasso, nonostante la ginnastica.
Amleto nel ritratto...
Andava spesso al castello al di l del fiume?
"Ach"! S, signore. Gli piaceva passeggiare sulle mura e recitare versi. Ma non voleva che gli altri entrassero nel castello; non avrebbe dato il
permesso a nessuno. Lo mostrava alla gente solo dall'esterno, capite?
Bencolin rimase col bicchiere a met strada, vicino alle labbra, e rabbrivid. Poi lo rimise sul tavolo deliberatamente. Dopo un po' chiese:
C'era un guardiano incaricato di badare al castello, no?
S, signore... povero Bauer! mormor il maggiordomo. Era un
po' tocco, ma inoffensivo! Viveva l dentro e badava che tutto fosse in ordine. Usciva solo raramente. Si poteva vedere la sua lanterna fare il giro
delle mura tutte le notti. Tutte le notti, tranne quella.
Vedo... Bencolin lo fiss negli occhi. Volete raccontarci cosa
accadde quando faceste la macabra scoperta?
Hoffmann aveva appena aperto la bocca per parlare, ma la richiuse di
colpo, con gli occhi fissi alle nostre spalle. Ci voltammo: era entrata una
donna, che guardava Bencolin come se si aspettasse di udirlo ruggire da un
momento all'altro. Era piccola e graziosa. Se fosse stata pi colorita sarebbe stata quasi bella: aveva grandi occhi castani e portava i capelli biondo
miele raccolti in un nodo sulla nuca, ma le sue labbra erano dello stesso
colore del viso, ugualmente pallide, e profonde ombre le cerchiavano gli
occhi. Indossava un abito azzurro, unica macchia vivida nel suo scialbore.
Mentre si avvicinava a noi vidi quanto quell'abito vivace stonasse addosso
a lei.
L'unica cosa che mi riusc di pensare fu che era molto simile a una larva.
Vi chiedo scusa disse con voce esile in un inglese molto accentato.
Siete il poliziotto parigino? Parlate l'inglese?
Un po', signora... rispose Bencolin, con una luce divertita nello
sguardo. Ma non mi pare di avervi ancora conosciuta...

Sono Isobel D'Aunay...


Stava tormentando l'anello matrimoniale, facendoselo rigirare intorno all'anulare. La moglie di D'Aunay! L'avrei immaginata diversa: qualcosa di
imponente, una tipica bellezza belga con gli occhi fissi sulle quotazioni di
borsa e il sedere solidamente posato sui milioni del marito.
Mi sorpresi a pensare:
"Gentile signora, non vi aspettano ore facili!"
Lei, intanto, continu:
Sono terribilmente dispiaciuta per l'incidente... Io... Io spero che non
ne abbiate risentito.
Affatto, signora, grazie. Bencolin mi present e dopo lei parve esitare.
Povero Jerome, anche lui cos dispiaciuto per l'incidente! Sta riposando, adesso. Ancora non riesco a capire come possa essere accaduto.
Charles cos prudente, di solito!
Le sue parole erano banali, dette in tono quasi monotono, ma gli occhi
scuri parevano porre delle domande.
Penso che abbiate rimandato Charles in citt, no? chiese quasi casualmente.
L'autista? Oh, s... Ha fatto il resto del viaggio in treno.
Le domande rimasero senza risposta. L'espressione di Bencolin fece capire chiaramente che lui considerava la faccenda dell'autista di nessuna
importanza. Prese un altro sandwich.
Naturalmente disse lei, cercando di apparire allegra, disinvolta.
Be'... io spero che vorrete interrogarci di nuovo, no?
A suo modo cercava di essere cordiale, quasi civettuola, ma il suo atteggiamento contrastava stranamente con il suo viso pallido e con i febbricitanti occhi scuri.
Temo che sar necessario, signora D'Aunay.
Oh, ci siamo abituati, ormai. Quel terribile uomo di Coblenza ci ha
strapazzati come burattini mormor sorridendo. La signorina Reine,
Sir Marshall Dunstan e io saremo nella libreria, nel caso aveste bisogno di
noi...
La voce sottile si spense; Bencolin si volt verso Hoffmann, appena la
donna fu uscita.
Allora? Volete raccontarmi gli eventi della notte dell'omicidio?
Posso raccontarvi solamente quanto ho visto, signore rispose l'altro. Avevo servito caff e liquori nella biblioteca. Dopo sparecchiai e

mi ritirai nella mia stanza: avevo dei conti da controllare. Rimasi l; potevo
sentire il violino del signor Lavasseur. Anche lui un artista. E famoso,
anche!
Dov'era, il signor Lavasseur?
Nella sala della musica, signore. nell'altra ala della casa, ma potevo
udirlo distintamente. Suonava dei pezzi meravigliosi; a volte si divertiva
anche con pezzi leggeri, come l'"Amaryllis" che stava suonando, quando
sentii la signorina Alison chiamarmi dal piano superiore e Frieda corse gi
a cercarmi. Mi dissero di prendere Fritz e di andare. Fritz era in cucina.
E quando arrivaste all'imbarcadero non trovaste il motoscafo, vero?
Hoffmann annu con forza. Stava eccitandosi e la faccia grossa diveniva
sempre pi rossa.
No, signore! Noi prendemmo una barca.
Un momento! Quante imbarcazioni avete?
Due. Il motoscafo e la barca rispose Hoffmann. Dunque, io dissi a Fritz: "Corri come il diavolo, Fritz!". Potevo vedere qualcosa che bruciava sulle mura del castello. "Donnerwetter!" Come abbiamo corso attraverso il fiume al lume della luna! E quando arrivammo... Che strano!
Rabbrivid. Bencolin lo incit:
Ebbene?
Non l'ho notato subito, signore, ma pi tardi mi ritornato alla mente.
Il motoscafo era ancorato all'imbarcadero sull'altra sponda. Vedete, la corrente del fiume molto impetuosa e noi ancoriamo sempre il motoscafo al
palo dell'imbarcadero, in modo che la corrente non possa sbatterlo contro
le pietre della riva. Ma allora era legato a una pietra e sbatteva contro le
rocce.
"Saltammo sul molo e corremmo in su. Il terreno era umido e io ho sempre avuto paura a camminarci sopra. Non ben battuto e il fango fa scivolare. Un giorno o l'altro il Reno lo inghiottir e...
"Ma come vi stavo dicendo, a met strada scivolai, stavo quasi per cadere. Mi aggrappai a un cespuglio e guardai in su: vidi il grosso muro attraverso gli alberi. Mi raddrizzai. Gi, verso il basso, era buio, ma lass la luna brillava sugli alberi: potevo vedere le pietre dei bastioni. All'improvviso
scorsi la mano di un uomo in preda alle fiamme, aggrappata al parapetto.
Mi sentii male.
"E poi ancora qualcosa. Oltre a quello vidi ancora qualcosa, ma solo per
un attimo: una cosa enorme come un'ombra. Come un'ombra contro il cielo illuminato dalla luna. La figura di un uomo con una torcia in mano che

guardava in gi verso i bastioni. E mentre la guardavo scomparsa."


4
Dopo una lunga pausa, il maggiordomo continu:
Ci mettemmo a percorrere tutto il sentiero, fino alla cima. Ha avuto la
possibilit di scendere e di... di passarci vicino fra gli alberi, perch prima
di arrivare in alto abbiamo sentito il rombo del motore.
E poi? lo assal Bencolin, vedendo che l'altro cercava di guadagnar tempo con un sorriso impaurito.
Le porte di legno in cima al sentiero erano chiuse, ma non sprangate.
Le aprimmo: mi chiesi dove potesse essere Bauer, che non rispondeva ai
nostri richiami. Attraverso le mura passa un lungo corridoio di pietra, per
tutta la loro lunghezza: fu li che trovammo la torcia ancora in fiamme, abbandonata per terra. Corremmo attraverso la corte, verso gli archi dei denti
del teschio e trovammo...
Hoffmann rabbrivid ancora. Fritz si tolse la giacca e si bruci tutte le
mani, ma riusc a soffocare le fiamme. coraggioso, Fritz! Fu inutile, per. La testa dell'uomo non era completamente bruciata e quando lo adagiammo sulla schiena per terra vedemmo che si trattava del padrone.
"Mi sentii mancare, e Fritz, che cos coraggioso, si appoggi al parapetto e vomit. Dopo, al chiaro di luna, vidi che stava piangendo."
Amleto, sdraiato sui bastioni deserti, con i vestiti ancora fumanti e due
servi tremanti inginocchiati vicino, al chiaro di luna. E il Reno in basso,
adombrato dal grosso teschio di pietra.
Dietro le sette candele nel prezioso candelabro d'argento, vidi tremare le
guance di Hoffmann.
Capisco... disse Bencolin sottovoce. Avete cercato, intorno?
No, no, signore, ma avremmo potuto. Non ci siamo nemmeno ricordati di appurare cosa poteva essere successo al vecchio guardiano. Prendemmo il nostro padrone con molta cura e lo portammo gi per adagiarlo
nella barca. Fritz volle remare, nonostante le mani bruciate e io mi misi a
sedere dietro di lui. Vedevo...
Ma la polizia! Cos'hanno trovato?
Non so, signore. Il signor Konrad non lo direbbe, comunque. Dice
sempre: "Un buon poliziotto non parla!". Provate a chiederlo a lui.
Maledizione! Bencolin picchi un pugno sul tavolo. Se insister con questo atteggiamento non concluderemo niente. Sapete se hanno

trovato l'arma? Mi hanno detto che Alison stato colpito, prima...


Non so signore, credo di no. Ma... Il maggiordomo prese un tono
confidenziale mi hanno detto che presto gli toglieranno l'incarico. Da
Berlino manderanno uno che sa il fatto suo, il grande von Arnheim!
Guard Bencolin quasi con sfida, il poliziotto fece schioccare le dita e
una luce di compiaciuta sorpresa si accese nei suoi occhi.
Avete sentito, Jeff? esclam ridendo.
Avevo sentito. Sapevo chi era il barone Sigmund von Arnheim, ispettore
capo della polizia di Berlino, perch Bencolin mi aveva raccontato del periodo in cui avevano fatto parte del controspionaggio e avevano girato insieme mezza Europa, muovendo pedine di morte dietro le siepi dei fucili.
Speriamolo, Hoffmann continu il poliziotto. Adesso potete
andare... Pi tardi, forse, vi far ancora qualche domanda.
Quando Hoffmann se ne and, mi accorsi che Bencolin era ritornato
quello di sempre. Prese il bicchiere e se lo port alla bocca, mettendo in
mostra con un sorriso, i denti che spiccavano chiari fra i baffi e la barbetta
a punta. La luce delle candele accentuava la forma dei suoi alti zigomi e le
fosse delle guance.
Negli occhi mobili aveva una insolita gaiezza.
E cos von Arnheim verr qui! esplose ridendo. Beveteci sopra,
Jeff! meglio di quanto sperassi. Sar un incoraggiamento per me: non
potr far fiasco con quell'incentivo alle calcagna! Mangiate amico. Dopo
c' da lavorare.
Non riuscii a tirargli fuori altro. Bevve e mangi come un lupo, poi andammo nell'atrio. Dalle finestre potevamo vedere i lampi che si susseguivano rapidi nel cielo, e dopo ogni lampo un rombo di tuono tanto violento
da far tremare i vetri. All'improvviso scoppi la tempesta; le gocce tamburellarono sui vetri con un crepitio continuo, ossessionante.
Di dietro una porta chiusa ci giunse una voce eccitata:
Ti ripeto, Sally, una porcheria! Piantala di far girare quell'arnese,
maledizione!
Bencolin spinse i battenti, facendomi cenno di seguirlo. Ci trovammo in
una lunga biblioteca dal soffitto a cassettoni. Le lampade a muro facevano
brillare il lucido pavimento scuro e le coste in pelle dei libri. Le pareti erano tappezzate di ritratti dai colori sgargianti: tutti ritratti di Myron Alison.
Alison in "Macbeth", Alison in "Cirano", Alison nel "Mercante di Venezia". Cominciava a sapere di cattivo gusto, la faccenda dei ritratti.
Vicino a un giradischi, Sally Reine ascoltava "Parata d'amore". In fondo

alla biblioteca, un'arcata portava alla sala da biliardo, dove un giovane stava ingessando una stecca. Aveva i capelli biondi scomposti e gli occhi cupi
di rabbia.
Vuoi smetterla, s o no? stava dicendo. Smettila con quel disco.
Lo sai che non si pu...
La ragazza url quasi: Non voglio che questo posto rimanga ancora
come una camera mortuaria! In ogni caso, non te ne importa niente. Tu...
"Tu sei il mio ideale, la mia parata d'amore" gracchi il giradischi. La
pioggia cadeva a rivoli sui vetri. Il ticchettio continuo delle gocce giocava
coi nervi di tutti. La tensione era quasi palpabile.
Accidenti! url il giovane. Solo allora si accorse di noi e chiuse di
colpo la bocca. Cominci a giocherellare con la stecca.
Sally Reine stacc il giradischi e il silenzio improvviso parve quasi opprimente. Ora potevamo sentire solo il tumulto del temporale.
Io... buonasera! borbott il giovane, guardando la stecca con vergogna, quasi a volerla nascondere.
La ragazza fu pi disinvolta.
Salve! url. Mi parve che se la godesse un mondo per la situazione.
Si mise una sigaretta fra le labbra piene, molto truccate, e ci strizz un
occhio.
Entrate e venite a onorare l'assemblea con le vostre rispettabili persone! Il signor Bencolin, il signor Marle... Sir Marshall Dunstan.
Dunstan si inchin, una ciocca di capelli gli cadde sulla fronte spaziosa.
Aveva un volto sensibile, ossuto, con il naso pronunciato e due irrequieti
occhi grigi. Per qualche strana ragione era imbarazzato.
Molto lieto mormor. Poi aggiunse con titubanza:
Non volete accomodarvi?
Seguimmo l'invito del suo gesto e ci mettemmo a sedere. Bencolin prese
il comando della conversazione con eleganza: sapeva essere geniale, quando voleva.
Comodamente sdraiato sulla sedia, con un sigaro fra le dita, parl con
franchezza e con disinvoltura dell'intero affare. Menzion l'assurdit di un
poliziotto francese alle prese con un delitto tedesco, discusse della divertente possibilit di un incontro fra lui e il barone von Arnheim e narr una
delle pi incongruenti missioni di spionaggio di tutta la guerra.
Cos, vedete... concluse, guardando divertito la punta del sigaro
avr certamente bisogno di aiuto. Dovremmo allearci.

Dunstan aveva seguito la narrazione con intenso interesse, leggermente


chinato in avanti sulla sedia e mormorando di tanto in tanto:
Ma davvero?
Sally Reine, col vestito di organza allargato sul divano nel quale stava
raggomitolata, aveva annuito entusiasticamente, sbuffando nell'aria piccoli
cerchi di fumo. Infine ammicc e applaud in silenzio dietro le spalle di
Dunstan.
Vive la France! A bas la boche! esclam poi. Bisogna saper
perdere, Duns! Comincio gi a sentirmi un po' meno colpevole.
Siete uno strano poliziotto borbott Dunstan, arruffandosi i capelli. Sapete...
Sembr cercare le parole.
La cosa pi terribile del fatto di essere costretti a restare in quest'orribile posto la sensazione... la terribile sensazione...
Non diventare drammatico, Duns, ti prego... lo interruppe Sally.
Si volt verso di lei di scatto, con le guance arrossate.
Non sto diventando drammatico, lo sai bene. Accidenti, sto solo cercando di spiegare... Forse non sono molto abile... Quello che intendo dire
che qualcuno, qui, sotto questo tetto, ha ucciso Myron. Qualcuno col quale
mangiamo, beviamo, chiacchieriamo... E ogni volta che si resta soli con
una persona, ci si domanda se all'improvviso non ti salter alla gola. Si
sempre sospettosi, ci si guarda alle spalle... ed ancora pi terribile perch
si tratta di gente che si conosce da anni! Ti ricordi cosa sembrava Myron,
con il corpo bruciato e il viso mezzo sfigurato?
Piantala! Piantala, Duns, hai capito? url la ragazza, schiacciando
la sigaretta nel portacenere.
Voi capite cosa intendo dire, vero? chiese il giovane a Bencolin.
E poi c' qualcosa che ancora peggiore.
Oh, certamente... lo interruppe Sally, e per la seconda volta in quel
giorno ebbi la netta sensazione che stesse per scoppiare in lacrime. C'era
una specie di strana compassione nello sguardo quasi isterico che gli lanci.
Ho cercato di levarmelo dalla testa continu Dunstan, tormentandosi le guance nervosamente ma ci penso sempre... Mi chiedo se posso
essere stato io a ucciderlo. Oh, so di non essere stato io! Lo so, ma me lo
chiedo lo stesso. come quando si ubriachi e ci sono delle lacune nella
vostra memoria, che non potete colmare, e vi chiedete se non possibile...

"E allora sussurr vi create ogni sorta di incubi, sperando che il


tempo riesca a calmare la vostra pena... Non ero ubriaco, quella notte, avevo bevuto solo un paio di bicchieri, ma quando cercai di ricordare tutto,
non ne sono stato capace..."
Sospir profondamente.
Quanto sei scemo, Dunstan! esclam Sally Reine.
Dunstan scosse la testa, come soprappensiero.
Oh, lo so... Non c'era alcuna ragione al mondo perch avessi dovuto
farlo.
Una pausa. La paura era ora negli occhi di Marshall Dunstan; aveva parlato troppo e se ne rendeva conto, come ce ne rendevamo conto tutti noi.
Con il viso impassibile Bencolin scrut la cenere del sigaro.
Supponiamo, signorina Reine mormor poi che voi cerchiate di
dirci cosa realmente accadde quella notte.
Come dite? balbett sorpresa Sally. Io?... Veramente io... Be',
in fondo l'ho gi ripetuto una decina di volte a quel bifolco di Konrad,
sempre ricordando qualcosa di nuovo. Cosa volete sapere precisamente?
Tutto, se non vi dispiace. Cominciate dalla cena. Il signor Alison vi
sembr turbato?
Turbato? Oh, no! Era di umore eccellente, anzi, molto allegro. Era
bello pi del solito, anche se proprio quella sera avevo saputo che portava
la panciera elastica per sembrare cos snello... Raccont barzellette per tutto il tempo. Ci fu solo una cosa...
Ebbene? esclam Bencolin, chinandosi in avanti.
La ragazza fece un cenno vago, mordendosi le labbra.
In fondo posso anche dirvelo mormor. Non l'ho detto a quella
vecchia anatra di Konrad, perch sapevo benissimo che non ne avrebbe
cavato fuori niente... Penso che My avesse paura degli spettri.
Spettri?
Proprio cos. Eravamo venuti in questa stanza per bere il caff. Lavasseur... l'avete conosciuto? un piccolo francese indaffarato, che pare
tutto denti e ganasce; un magnifico violinista, comunque. Lavasseur, come
dicevo, stava parlando del Castello del Teschio. Disse qualcosa come: "Signor Alison, non ci avete ancora fatto visitare il castello all'interno. Dicono
che ci siano delle strane stanze...". Myron era in piedi sotto quel quadro
che lo raffigura nella parte di Romeo; gli piaceva posare sotto quel quadro,
con una tazza di caff in mano. Figuratevi che i suoi capelli erano pi neri
dei miei! Sorrise dicendo che era chiuso e quasi in rovina, non adatto a un

giro turistico. Lavasseur scoppi in una risata: "Tanto meglio, allora!" esclam. "Perch non andiamo tutti lass a passare la notte? Sono certo che
incontreremo uno spettro!"
Il viso di folletto di Sally era pensieroso. La ragazza si pass una mano
sulla fronte.
Be'... L'idea piacque a tutti e lo pregammo di condurci l. La duchessa si picchi un pugno sul ginocchio urlando che era l'idea pi maledettamente ben trovata del secolo. Io guardavo My, per: rabbrivid impallidendo come un morto. Rovesci il caff. All'improvviso mi resi conto di
quanto fosse vecchio. Duns... e indic il giovane con un gesto aveva
bevuto un po' troppo. Si mise a ridere esclamando: "Non ditemi che avete
paura dei morti, signor Alison!".
"Fu come se qualcuno all'improvviso avesse pronunciato una parola oscena. Tutti ammutolirono, tanto che si ud persino l'impercettibile rumore
che faceva Hoffmann versando i liquori. My era... bianco. Poi Jerome
D'Aunay salt su con quel suo strano inglese per dire: 'E piantatela, tutti
quanti! Ha detto che avrebbe mostrato il castello al chiaro di luna a me solo. Non vero, My?'. Mi resi conto che Alison gli fu grato di quelle parole,
perch quando disse: 'Certo!' aveva cambiato gi espressione. Riusc persino a ridere... Hai una sigaretta, Duns?"
Il giovane le pass il portasigarette. Sally ne prese una e se la mise tra le
labbra senza accenderla. Al piano di sopra il rumore di una porta sbattuta
super quello del temporale.
Pi tardi si scus con me, nell'atrio. Mi chiese se desideravo veramente visitare il castello e io gli dissi che non ne avrei mai avuto il coraggio. Cosi se ne and di sopra a scrivere il suo libro; si tratta delle sue memorie... Rimase in camera sua per un bel pezzo.
"Prima di salire rimase un po' con un piede sul primo gradino e gli occhi
fissi sulla porta d'ingresso, poi se ne and. Fu l'ultima volta che lo vidi..."
Un momento la interruppe Bencolin. Che ora era?
Non so di preciso. Pochi minuti dopo le nove, penso.
In quel momento, allora, pareva non avere alcuna intenzione di andare al castello?
Credo di no. In ogni modo io me ne andai sulla veranda, passeggiai
un poco, poi mi fermai sulla balaustra a pensare. Era una notte meravigliosa, vidi due motoscafi passare lungo il fiume, con le luci riflesse nell'acqua... Emise un profondo sospiro. La bocca era dura, ora, quasi un taglio nel viso pallido. Stavo l a sognare, come un'imbecille! Quando

rientrai...
Dopo quanto tempo?
Non so proprio rispose, indecisa, accendendo finalmente la sigaretta. Quando rientrai, il gruppo si era sciolto. D'Aunay e la duchessa
stavano salendo di sopra. Lui le parlava dei benefici effetti del latte bollente bevuto di sera e lei giocherellava con un mazzo di carte da poker. Le regole, in questa casa, non sono molto ortodosse, sapete, potete fare tutto il
diavolo che vi salta in testa... Sentii che qualcuno stava stappando delle
bottiglie in sala da pranzo.
Ero io... disse Marshall Dunstan con decisione.
Ma... S, non potevi essere che tu ribatt Sally Reine. Sentii anche Lavasseur che accordava il violino.
E la signora D'Aunay?
Non so... Doveva essere in giro da qualche parte, penso. Andai in biblioteca, mi misi a sedere nell'angolo vicino alla sala dei biliardi e presi un
libro. L'unica luce era quella dietro la mia poltrona, potevo udire il fischio
del vento e lo stormire degli alberi. Mi venne sonno. Lavasseur aveva cominciato a suonare qualcosa di triste sul violino e quella musica mi fece da
ninna-nanna. Stavo per addormentarmi quando sentii dei passi nell'atrio.
Esit un poco, prima di continuare.
Qualcuno stava andando di corsa verso l'ingresso. Naturalmente li per
l non ci feci caso.
Passi di uomo o di donna?
Non so... Pareva fossero due persone che parlavano sottovoce. impossibile dirlo. Naturalmente doveva trattarsi di Myron e...
L'assassino intervenne Dunstan con voce sepolcrale.
Se lo dici tu... La ragazza si strinse nelle spalle. Questo tutto
quello che so; poi, un po' prima delle dieci, mi sono addormentata. Sono
stata svegliata da quelle orribili grida di fuori e dalle bestemmie della duchessa di sopra. Mi alzai e corsi fuori per vedere cosa stava succedendo.
Fritz e Hoffmann erano gi usciti per raggiungere l'imbarcadero...
"Sapete com', quando ci si svegliati da poco. Cercai di raccapezzarmi.
Lavasseur stava ancora suonando. Penso che non avesse sentito niente e
non volevo disturbarlo. Andai di sopra e chiesi alla duchessa cosa fosse
successo; era preoccupata, ma mi disse che non doveva essere accaduto
niente di grave. Cos ridiscesi e andai nel portico. Di l vidi delle figure
muoversi sui bastioni del castello, penso fossero Fritz ed Hoffmann. Questo tutto."

Eravate nel portico quando si udito il motoscafo ritornare?


La risposta della ragazza fu troppo pronta.
Dovevo esserci, ma temo di non averci fatto troppa attenzione. Ci sono sempre simili rumori nel fiume.
E non avete visto venire nessuno dalla parte dell'imbarcadero?
Nessuno. D'altronde quella persona potrebbe non essere venuta dalla
scala che parte dal fiume. C' un altro sentiero pi in basso che porta dietro
la casa. Se avesse fatto quella strada non avrei potuto vederla...
Il suo sguardo era candido. La ragazza aveva ormai completamente perduto i suoi modi aggressori, era diventata quasi infantile.
Bencolin, piegato in avanti con la testa appoggiata a una mano, pareva
interessato solo al profondo mormorio della tempesta. Le sue palpebre si
rialzarono, le dita martellarono un po' le tempie.
Ho paura che non stiate dicendo la verit, signorina Reine mormor dolcemente.
5
Sally Reine non rispose. Rimase immobile a guardare il poliziotto, come
se fosse accaduta una cosa paurosa, ma mi resi conto che non aveva paura
per se stessa...
Ci accorgemmo solo allora che qualcun altro era entrato nella stanza.
Non so per quanto tempo l'uomo fosse rimasto l ad ascoltarci, perch tutti
noi guardavamo la ragazza. Era appoggiato negligentemente all'arcata della sala dei biliardi e ci guardava con disinvoltura; era piccolo, con sottili
capelli neri ben pettinati e il viso affilato. Teneva una sigaretta fra le dita e
una custodia di violino sotto un braccio.
Chiedo scusa mormor. Il suo inglese era abbastanza buono, ma
con un accento gutturale strano per un francese. Non ho potuto fare a
meno di ascoltare la testimonianza della signorina Reine...
Avanz verso di noi, posando con cura la custodia sul piano del tavolo. I
suoi gesti avevano una curiosa fluidit, come quelli di un direttore d'orchestra. Uno smeraldo dello stesso colore dei suoi occhi pensosi gli brillava
sulla cravatta.
Permettete... continu. Sono Emile Lavasseur... Brutta faccenda, vero?
Con i suoi passi leggeri, silenziosi, si era intromesso fra Sally Reine e
l'accusa che le era stata rivolta. Si sedette, assestandosi con cura la piega

dei calzoni.
Ho il piacere mormor piegando la testa da un lato di confermare la prima parte della testimonianza della signorina.
E l'ultima parte? chiese Bencolin. Non si era mosso, persino il suo
sguardo non si era spostato verso il nuovo venuto.
Mi dispiace, ma non posso dirvi niente riguardo alla seconda parte.
Dopo aver chiuso la porta della sala della musica, io entro in un altro mondo. La musica una barriera pi impenetrabile di un muro a prova di suono. I suoi denti bianchi scintillarono in un sorriso. Non ho saputo
niente finch non hanno bussato alla porta per dirmi...
vero... si intromise Dunstan. stata la parte pi terribile.
Quando entrarono con il cadavere, il violino stava ancora suonando. Qualcuno disse: "Ma quel dannato violino quando smetter di miagolare?" e io
andai a bussare alla porta.
Lavasseur disse pensosamente:
Amico caro, avete usato un termine sbagliato, penso...
Non vi sarete mica offeso!
... ma anche perdonabile, date le circostanze continu l'altro, sorridendo ancora. Non so perch, ma mi faceva venire in mente una scimmia, con la sua faccia bruna, i movimenti nervosi e le belle mani incrociate. Da un momento all'altro pareva dover saltare verso il soffitto e mettersi
a dondolare attaccato al lampadario.
Vidi un quadro ben strano, vi assicuro... mormor Lavasseur
quando entrai nell'atrio. Un quadro che si potrebbe benissimo rappresentare con un bel pezzo di musica sinfonica. Il mio buon amico sir Marshall
Dunstan stava appoggiato al muro mugolando: "Mio Dio! Mio Dio!", la
signora era pallida come una morta e Hoffmann scuoteva la testa dicendo,
senza alcun motivo, alla signorina Alison: "Scusate...". E il corpo bruciato
sul pavimento, sotto il ritratto di Amleto, per l'ultima volta.
"Era molto bello! Ah! In musica sarebbe..."
Si richiuse nei suoi pensieri.
S... mormor Bencolin, guardando Dunstan. Eravate nell'atrio,
amico mio! Appena arrivato, suppongo.
Appena arrivato, s. Era quanto stavo per dirvi, non posso raccontarvi
nessuna storia attendibile, purtroppo. Sono stato a vagare fra gli alberi intorno alla casa per quasi un'ora. Avevo sentito dei rumori, ma la vegetazione molto fitta e...
E cos non potete dirci niente.

Proprio niente conferm il giovane. Sentii dei rumori sospetti,


ma accidenti! Come potevo immaginare cosa stava succedendo?
Vi fu un lungo silenzio. Nessuno ribatt alle affermazioni di Dunstan,
come lui stesso pareva aspettarsi, e cos lui rimase a fissare Bencolin e me
con espressione timorosa. Lavasseur, distratto, spazz via degli immaginari granelli di polvere dai calzoni impeccabili.
Poco dopo disse tranquillamente:
Signor Bencolin, posso parlare a voi e al vostro assistente in privato,
per alcuni minuti?
Certo che potete! Sally Reine si alz di scatto, facendo una risatina nervosa. Stavo per essere fatta fuori, quando siete entrato.
Bencolin le porse la mano: nel. suo sguardo brillava una luce sorpresa.
Niente affatto, signorina Reine esclam non avevo alcuna intenzione di "farvi fuori"! Stavo solo contenstandovi un fatto, e vi prometto
che non lo far pi. In ogni modo vorrei darvi un avvertimento sorrise
enigmaticamente da buon amico. Vi consiglio, se sarete onorata da una
visita del barone Sigmund von Arnheim, di non cercare di propinargli la
stessa storiella. Ho un enorme rispetto per l'intelligenza del barone. Sarebbe molto imbarazzante per... diciamo per molte persone. Ci siamo intesi?
Di nuovo, un lampo di paura apparve negli occhi di Sally. Rimase immobile per un attimo, con la sigaretta accesa fra le dita, poi mormor a
bassa voce, quasi in un sussurro:
Comincio ad aver paura di voi. Poi pi forte: Andiamo, Duns,
andiamocene fuori di qui. Ho bisogno di una buona bevuta, abbondante e
convenientemente alcoolica.
Lo prese per le spalle e il giovane si alz in piedi esitando.
Guard Bencolin interrogativamente e l'investigatore scosse la testa. La
ragazza cerc di parlare con disinvoltura, uscendo, ma i suoi sforzi furono
vani.
Giovent! esclam Lavasseur, seguendoli con lo sguardo. Ringrazio il cielo di non essere pi giovane. un periodo strano: la giovent
non pu far niente, nemmeno la pi innocente delle azioni, senza un senso
di colpa. Invecchiando, impariamo solo che le nostre azioni non hanno poi
conseguenze cos gravi come avremmo temuto.
Era molto teatrale e sembrava divertirsi un mondo.
Forse qualcuno pu pensare che quei due abbiano sparato e poi bruciato un uomo esclam dopo una pausa. Ridicolo!
Volevate, mi pare lo interruppe Bencolin dirmi qualcosa in pri-

vato.
S. Si tratta di una faccenda della quale non ho parlato a quel cammello presuntuoso di un Konrad. Lavasseur si studi le mani. Sapete
chi ha fatto in modo di farvi venire qui? Io! Proprio cos. D'Aunay non voleva che voi veniste. L'ho convinto perch pensavo che l'influenza di... diciamo di una grande potenza finanziaria vi avrebbe convinto con pi facilit.
Ah! si limit a mugolare Bencolin.
Avevo ragione, no? sorrise Lavasseur. No, lui non voleva venire a interpellarvi. Quando gli ho chiesto educatamente: "Avete forse qualcosa da nascondere?" balzato in piedi e "voil!" partito per Parigi. Ma
c' qualcos'altro...
"Come vi ho detto, stavo suonando il violino. Suono sempre al buio. I
gemetti e i giganti di 'quello' indic il violino paiono vivere solo nell'oscurit. Quando finii l'allegro del concerto di Ciaikovsky, alzai gli occhi;
il chiaro di luna entrava nella stanza. Le finestre si riflettevano sul pavimento e lasciavano intravedere una scala di pietra che porta in qualche
stanza, su, al primo piano. All'improvviso mi resi conto che c'era qualcuno
fermo su quella scala, potevo vederne i contorni della figura. Fu un attimo
e quel qualcuno corse di sopra. Mi chiesi se fosse una visione, un sogno
uscito dalle mie fantasticherie o se veramente l'avessi visto. Poi decisi
scosse le spalle. Non era stata un'illusione."
Uomo o donna?
Non so. Vidi una figura indistinta, un'impressione, come quando ci si
appena svegliati da un sonno profondo, ma vera. Se lo avessi raccontato
al nostro buon Konrad, si sarebbe messo a urlare: "Uomo o donna?" fino
ad avere la faccia congestionata e quando gli avessi ben bene assicurato
che non lo sapevo si sarebbe convinto che stavo mentendo. Se fossi superstizioso avrei avuto degli attimi pi emozionanti. Avrei creduto in qualche
spettro vagante, forse.
Che ora poteva essere, quando avete visto quella persona?
Ma caro amico! esclam Lavasseur scandalizzato. Come posso
saperlo? Ci sono dei grandi momenti nella vita di ogni uomo, ma non
scanditi dall'orologio. Se qualcuno mi assicura che stavo suonando quell'"Amaryllis" al momento del delitto, allora posso definire il tempo. Un
motivetto imbecille, ma buono per esercitare le dita. Dopo suonai il pezzo
di Ciaikovsky. Dura molto...
Allora avete visto quella figura dopo il delitto?

Per quanto posso saperne, direi di s.


E in quale stanza conducono quelle scale? Lavasseur si appoggi allo
schienale della sedia.
Nelle stanze occupate dai signori D'Aunay rispose.
Senza una parola, Bencolin si alz, si avvicin alla porta e suon il campanello. Dopo un attimo apparve Hoffmann, al quale il poliziotto dette un
rapido ordine in tedesco. Lavasseur stava ancora esaminandosi le mani, rigirandole da tutte le parti.
Nessuno parl finch Hoffmann non ritorn nella stanza con Jerome
D'Aunay e sua moglie. Nel frattempo Lavasseur se ne era stato con la testa
piegata da un lato a sentire il ticchettio della pioggia sui vetri, come se
l'immaginasse gi scritto in musica.
Ma non posso proprio dormire? si lament D'Aunay. Aveva gli
occhi stanchi e arrossati e i radi capelli scomposti sulla grossa testa. Indossava una variopinta vestaglia turca. Buonasera, signor Marle, felice di
vedervi fra noi.
Aveva parlato in francese e come per un tacito accordo continuammo la
conversazione in quella lingua. Salut anche gli altri, chiedendo cosa diamine stava succedendo ancora. Isobel D'Aunay era palesemente conscia
della tensione che regnava nella stanza. I suoi capelli si erano allentati, ora,
e per essere una donna graziosa appariva troppo scialba. Era evidentemente a letto, quando Hoffmann l'aveva chiamata, perch l'abito azzurro era
gualcito e la sua espressione insonnolita.
D'Aunay avanz nel centro della stanza, sfiorando Lavasseur con uno
sguardo gelido.
Be'? domand.
Ripetete la vostra storia disse Bencolin a Lavasseur.
Lavasseur ripet, un po' imbarazzato, con lo sguardo fisso al di sopra del
milionario belga. Quest'ultimo rimase immobile, il mento in avanti, massiccio e imperscrutabile; ma negli occhi azzurri si poteva gi scorgere la
rabbia crescere a ogni parola dell'altro. La vestaglia variopinta fece un balzo in avanti.
Siete un maledetto bugiardo! url D'Aunay.
Lavasseur balz in piedi e cal violentemente il pugno sulla bocca del
milionario. Isobel D'Aunay url; io spinsi Lavasseur per le spalle facendolo ricadere violentemente a sedere.
Sentii la voce tranquilla di Bencolin, sul respiro affannoso di D'Aunay:
Signor D'Aunay mormor oggi stavo per rompervi un braccio;

non mi costringete a ripetere l'esperimento. State tranquillo, potrete prendervi le soddisfazioni personali che vorrete dopo che avremo sistemato affari ben pi importanti. Nel frattempo, mettetevi a sedere.
D'Aunay rimase immobile, con le mani che si aprivano e chiudevano
nervosamente ai lati della vestaglia colorata; aveva le labbra sporche di
sangue. La collera titanica di quell'uomo era quasi tangibile nella stanza ritornata apparentemente tranquilla. Potevamo ancora sentire il suo respiro
affannoso al di sopra del rumore dei tuoni.
Se quel porco mi ha rovinato la mano disse all'improvviso Lavasseur esaminandosi attentamente le nocche lo uccider. Mi dedic un
sorriso sornione, poi aggiunse: I miei pi sinceri ringraziamenti, signor
Marle. Forse avete evitato che mi rompessi la mano.
Piccolo galletto presuntuoso! All'infuori di Bencolin, era la persona pi
tranquilla della stanza; non si era scomposto neppure i capelli ben pettinati.
Isobel d'Aunay grid: "Vi prego!" con quella sua vocetta futile e incerta.
Tir fuori un fazzoletto col quale cerc di ripulire le labbra di suo marito,
ma quest'ultimo la spinse da parte con violenza.
L'affare verr sistemato con soddisfazione di tutti e due disse
freddamente D'Aunay.
Ah! esclam Lavasseur con rassegnazione. Spero che se ne incarichino gli avvocati.
Ma prima di ogni altra cosa voglio rispondere alle vostre accuse
continu D'Aunay, ficcandosi le mani in tasca. Non so se vi risulta che
sono soggetto ad attacchi di nervi...
Lavasseur sogghign. La faccenda parve un po' ridicola anche a me. Aveva l'aria di una giustificazione...
Non posso dormire si spieg meglio D'Aunay. Prendo tutte le
notti del veronal, una dose sufficiente per dormire almeno otto ore senza
svegliarmi. Quella notte... la notte del delitto, intendo, presi la solita dose
poco dopo le nove. La cameriera della signorina Alison era in camera nostra in quel momento e potr confermare quanto dico. Andai a letto immediatamente e qualsiasi dottore potrebbe dirvi che non avrei potuto assolutamente lasciare la stanza; non sono stati capaci di svegliarmi nemmeno
quando hanno cercato di farlo, dopo la scoperta del cadavere... Non vero,
mia cara? domand improvvisamente a sua moglie.
Eh? Ma certo! esclam lei sorridendoci. Certo che cos. Gli
detti il veronal e and a dormire.
E voi, signora? le chiese gentilmente Bencolin.

Io? Non era certo sveglia quella donna. Le ci volle un bel po' prima di assimilare la domanda, poi i suoi occhi si dilatarono e parvero diventare pi scuri. Le labbra si schiusero, poi si serrarono di nuovo, come terrorizzate.
Oh! articol alla fine con gli occhi fissi sul violinista. No, non
ero io... Ero a letto. Jerome ha sempre voluto che andassi a letto quando ci
va lui... per... per preservarmi la salute. Ci guard supplichevole, ancora
pi pallida del solito. Con voce balbettante concluse: Fa... un... sacco...
di bene, andare a letto presto.
Le ultime parole parvero dette da un'altra persona: dietro ai suoi occhi si
poteva quasi vedere aprirsi una porta su una rivelazione improvvisa. Chiss perch mi venne in mente il sole sui laghi inglesi e l'immenso mausoleo,
a Bruxelles, che mi era stato indicato come la casa di D'Aunay.
Dormivate? le chiese Bencolin, con aria distratta.
Dormivo, quando fui svegliata dai rumori. Indossai una vestaglia e
scesi da basso... Arrivai quando stavano entrando col cadavere disse
con voce ferma. Ora ci guardava negli occhi. Penso che il signor Lavasseur sia soddisfatto.
Completamente, signora disse il violinista, inchinandosi. Parlavo per vostro marito, prima.
D'Aunay si volt di scatto verso sua moglie.
Io dormivo esclam e posso provarlo, io. Ma tu...
Pareva fuori di s dalla rabbia.
Maledizione! Mi sto domandando come faccia a fidarmi di te, dopo
che mi hai dato il sonnifero, e perch ti permetto di darmi il veronal, con le
tue mani!
Sorridendo, Lavasseur disse in tono salottiero:
Il signor D'Aunay un bugiardo, un codardo e, devo insistere su questo punto, il frutto illegittimo di una cagna.
Basta! url Bencolin. Signor D'Aunay, restate dove siete! Amico Lavasseur, volete avere la bont di conservare questi complimenti per
un altro momento?
Va bene, lo ammetto! rispose Lavasseur tranquillamente. Forse, nel trasporto della rabbia, posso essere stato pi complimentoso di
quanto non avrei dovuto, ma sono sempre stato generoso di carattere...
meglio che me ne vada, ora. Si alz e prese la custodia del violino.
Se avete bisogno di me, mi troverete sempre in casa...
Ci volle un po' di tempo prima che la rabbia di D'Aunay si placasse.

Bencolin era quasi soave, nonostante io mi sentissi portato a stringere la


mano di Lavasseur con affetto.
La donna non disse una parola: rimase li a guardare D'Aunay come se
non l'avesse mai visto prima.
Posso farvi presente che la persona che ha salito quelle scale non deve essere necessariamente uno di voi due? disse Bencolin.
D'Aunay lo guard sorpreso, annuendo subito dopo con forza.
E che se qualcuno avesse voluto entrare in casa continu il poliziotto sapendo che voi due eravate a letto, avrebbe potuto benissimo
passare dalla vostra stanza?
D'Aunay disse qualcosa intorno al suo stato di salute, borbott una frase
alla moglie, ci salut e scomparve oltre la porta facendo svolazzare la vestaglia. Isobel D'Aunay rimase un attimo immobile, ci sorrise quasi gaiamente, poi lo segui.
Bencolin si volt giubilando verso di me, quando restammo soli.
Eccellente, Jeff! esclam, fregandosi le mani. Di bene in meglio... Lavasseur mi ha suggerito una trappola che forse mi dir ci che
voglio sapere. Suonate per Hoffmann, per piacere!
Una trappola? Per il colpevole?
No rise Bencolin una trappola per l'innocente! Suonate, amico!
6
Mentre aspettavamo il maggiordomo, Bencolin passeggi su e gi per la
stanza. Era in preda a quella sorta di buon umore carico di elettricit che
era solito avere quando stava dirigendo le azioni degli altri all'insaputa degli stessi interessati.
Sedette all'improvviso allo scrittoio, tir verso di s penna e calamaio e
scrisse poche frasi su un foglio, a caratteri grandi e chiari. Non gli chiesi
niente. Se fossi intervenuto nei suoi tentativi di effetto drammatico, gli avrei tolto qualsiasi piacere; anzi, una volta che lo avevo fatto, avevo rischiato di compromettere la soluzione di un intero caso. Era stata un'esperienza amara ma salutare...
Potevo sentire il suono del violino di Lavasseur, continuo, ossessionante.
Hoffmann entr. Il poliziotto pieg accuratamente il foglio e se lo ficc in
tasca, poi guard l'orologio.
Sono le undici mormor. A che ora, normalmente, andate a letto, Hoffmann?

Con la confusione che c' in giro rispose il maggiordomo non


riesco mai a seguire un orario, signore. In genere faccio il giro per chiudere
le porte, quando me lo ordinano.
Bene, non vi costringer in piedi ancora a lungo, ma voglio visitare le
stanze del signor Alison... Ditemi un po', aveva un cameriere personale?
No, signore.
Bene. Le scarpe e i vestiti che aveva indosso quando lo trovaste, erano completamente bruciati?
S, signore, gli abiti erano completamente distrutti, ma le scarpe solo
in parte.
Eccellente! Penso che le abbiate conservate...
Credo che qualcuno le abbia messe nel suo guardaroba, quando...
Capisco... Volete condurmi in camera sua, per piacere?
Andammo di nuovo nell'atrio e poi di sopra. Dalla sala da pranzo si sent
un tintinnio di bicchieri e la voce di Dunstan:
... e senti, Sally, accidenti al momento in cui ho disegnato quegli scenari. stato per questo che ha voluto vedermi. Stava per ritornare sulle
scene con il "Riccardo terzo". Be', io... Brinda con me, vecchia mia. Alla
salute!
La voce si attenu. Potevo immaginare Dunstan seduto comodamente
davanti al tavolo, con un bicchiere in mano, mentre spiegava i suoi sentimenti, con quel suo modo di fare sempre maldestro. E potevo immaginare
anche Sally Reine, con i gomiti sul tavolo, il viso da folletto fra le palme
delle mani, i grandi occhi scuri fissi sul giovane.
Ora ci trovavamo nell'oscuro corridoio del primo piano. Bencolin si mise un dito sulle labbra, sussurrando piano:
Che stanze ci sono qui, Hoffmann?
Il maggiordomo indic le due stanze alla nostra sinistra:
Il salotto e la camera da letto della signorina Alison. Ci siete stato.
Pi a sinistra, le stanze dei signori D'Aunay, con stanza da bagno annessa;
sono proprio sopra alla sala della musica. L'ala posteriore...
Indic l'ala sinistra della casa, che correva lungo il corpo dell'edificio a
formare una grande T.
... fa parte dell'appartamento del signor Alison: studio, stanza da letto
e bagno. L'ala destra ha due stanze corrispondenti. La camera della signorina Reine di fronte a quella della duchessa, le altre due sono state riservate per lor signori. In fondo, dirimpetto, a noi, ci sono le stanze del signor
Dunstan e del signor Lavasseur, divise da un bagno in comune.

E la servit?
Al piano superiore, signore. Abbiamo anche una scala di servizio sul
retro.
Vedo... In genere, quando tutti dormono, tenete accesa una luce qui
nel corridoio?
No, signore. Tutte le stanze hanno un bagno privato e...
Vedo che stasera c' una lampada accesa, per. Anche se non forte
ci baster. Andiamo.
In silenzio percorremmo il corridoio e da un grosso mazzo di chiavi
Hoffmann ne scelse una con cui apr la porta davanti alla quale ci eravamo
fermati. La tempesta, intanto, era cresciuta di intensit. Tutta la casa parve
esserne scossa. Sopra tutto quel boato di tuoni e di pioggia, per, potevo
ancora sentire il violino di Lavasseur.
Hoffmann accese la luce e Bencolin chiuse la porta. Dopo soli nove
giorni di abbandono, il luogo sapeva di decadimento; le luci erano appannate, le finestre nascoste da tende scure, pesantemente ricamate in oro.
Tutto intorno, le pareti erano a pannelli di quercia, e ornate da ritratti in
cornice, che erano tutta la storia dei successi teatrali di Myron Alison. Una
macchina per scrivere ancora scoperta era posata su un tavolino di legno e
sulla spalliera della sedia davanti alla macchina c'era una giacca da camera
abbandonata negligentemente. Tutto era ricoperto da un leggero strato di
polvere.
Gli occhi di Bencolin si mossero senza tregua per ogni angolo, un nervosismo appena controllato si era impossessato di lui non appena entrato
in quella stanza. Mi parve che non riuscisse a trovare ci che cercava. Si
avvicin alle due finestre, studiandole.
Lucchetto alla porta, pesanti cortine... mormor.
Paura di qualcosa? chiesi.
Non mi disturbate, Jeff disse distrattamente, mentre il suo sguardo
scrutava il pavimento, i muri, il soffitto. In ogni modo, non ha importanza: voglio vedere la stanza da letto. Deve essere nella stanza da letto.
Aveva parlato tra s, in una specie di borbottio inintelligibile, ma all'improvviso url:
Ehi! Siete ancora qui, Hoffmann? Dovete fare una cosa per me. Tutte
le sere il signor D'Aunay ha l'abitudine di prendere del veronal: voglio che
entriate nella sua stanza, con qualche pretesto per vedere se lo prende anche stasera. Dite che volete cambiare gli asciugamani nel bagno, o...
Ma signore! lo interruppe Hoffmann, scandalizzato la came-

riera che...
Be', allora qualcos'altro. Bussate e chiedetegli se desidera del caff.
Aspettate! Ditegli che la signorina Alison ha sentito che era turbato e che
gli manda a chiedere se vuole un sonnifero. molto arrabbiato e vi mander a quel paese... Fatelo, comunque.
Col viso molto afflitto, Hoffmann ci lasci soli. Bencolin stava gi guardando un arco nascosto da una tenda, che apparentemente doveva portare
in un'altra stanza. Alz la tenda: la luce dello studio ci permise di vedere
che era la camera da letto. Il poliziotto fiss un piccolo tappeto persiano un
po' fuori posto e gualcito.
Chiudete la porta, Jeff disse quietamente.
Quando tornai, era inginocchiato vicino al tappeto. Aveva acceso un
fiammifero e teneva la piccola fiamma rasente al pavimento.
Fango mormor. Fango rappreso. Il tappeto lo copriva quasi
completamente.
Spense il cerino e accese la luce, dopo avere imprecato perch non riusciva a trovare l'interruttore. Era una stanza ampia, opulenta e triste, con
un enorme letto di quercia scura con la coperta rossa stile rinascimento. La
tappezzeria era grigio perla, e stonava con il tavolinetto giapponese laccato
ricoperto di vasi dorati. Tutto era in uno strano contrasto con la semplicit
dello studio. Sopra una toilette in stile fiorentino era appeso un grande
specchio in cornice laccata. Sulla toilette, un insieme di lozioni astringenti,
di acqua di rose, di creme per la faccia, di tonici per capelli. Un lampadario
veneziano illuminava la scena con il pallore della sua luce.
Un tipo che si curava... mormor Bencolin. Ma io sto cercando
un armadio, un guardaroba...
Lo trov in un angolo vicino al letto. Conteneva una serie di vestiti ordinatamente appesi uno vicino all'altro, scatole per cappelli messe in fila
quasi con pedanteria, scarpe lucidissime con la punta rivolta verso di noi.
Un solo tocco sinistro in tutta quell'accuratezza: un paio di scarpe di cuoio
pesante erano state buttate in un angolo, una sull'altra. Bencolin le prese in
mano per esaminarle: la pelle era annerita e bruciacchiata, ma si potevano
scorgere ancora delle tracce scure emananti un odore acido, nauseabondo.
Eccole! esclam Bencolin. Ecco le scarpe che aveva ai piedi
quando mor. Dannazione! Un "dandy" immacolato con un guardaroba
come questo e un paio di grosse scarpe dozzinali! E la cosa pi strana
che non c' nemmeno un paio di pantofole... Un momento! Ecco delle altre
scarpe da passeggio. Asciutte, ma con tracce dello stesso fango verde sotto

la suola. Le rigett nell'armadio con un tonfo. E questo... Anche


questo fuori posto nell'elegante guardaroba del nostro signore!
Mi mostr un soprabito sdrucito e mal ridotto, coi gomiti consumati. Lo
fece rigirare alla luce, ficcando una mano nelle tasche. Rimase immobile
per un attimo.
Cosa c'? chiesi. Cominciavo a essere troppo incuriosito per riuscire a non fare domande.
Si avvicin all'armadio e riappese con cura il vecchio soprabito.
stato un bene che non vi abbia detto niente finora, Jeff borbott
alla fine. Gi per la seconda volta sono costretto a cambiare opinione su
questa ingarbugliata faccenda. Mi chiedo se non dovr cambiarla ancora.
No... No. Chi poteva aver ragione di... Tuttavia ci deve essere un motivo
che mi sfugge. Vi prego, amico mio, lasciatemi solo, ho bisogno di pensare. Andate a chiacchierare con qualcuno, io resto qui.
Lo lasciai in mezzo alla stanza medioevale, fermo davanti allo specchio.
Nel corridoio mi ritornarono in mente le vecchie scarpe infangate che avevamo trovato nell'armadio di Alison. Mi sembrava impossibile che il sentiero del Castello del Teschio fosse in condizioni tanto disastrose da ridurre cos un paio di scarpe. E poi quell'odore nauseabondo...
No, quel fango suggeriva i sotterranei del castello, suggeriva mura spesse e scale, con torce infisse nei muri. Torce...
Incontrai Hoffmann, che mi disse sottovoce: Il signor D'Aunay ha
preso il veronal. Lo stava prendendo proprio mentre sono entrato. Altro,
signore?
No, grazie, Hoffmann.
Rimasi immobile a lungo, dopo che se ne fu andato, e all'improvviso mi
resi conto che c'era qualcosa che non andava. Mancava un rumore al quale
ero ormai abituato, non il fischio del vento o il crepitio delle gocce, ma... il
violino! Il violino si era fermato. Probabilmente Lavasseur se ne stava andando a letto. Seguendo un impulso, mi diressi verso il salotto della signorina Alison e bussai alla porta; la sua voce tonante mi invit a entrare.
Era seduta al solito tavolo, con indosso una fluttuante vestaglia; stava
bevendo della birra.
Entrate, amico! esclam. Bevete una bottiglia di birra scura. Io
ne bevo sempre tre, prima di andare a letto.
Guard il gioco di scacchi che aveva davanti.
Al diavolo! brontol. Niente a che fare con il poker! Come va
il nostro poliziotto?

Dal mio punto di vista ammisi, mettendomi a sedere molto male.


Socchiuse gli occhi dietro gli occhiali. Prese un'aria talmente materna
che mi venne da ridere.
Bene, bene mi consol. Raccontate alla vecchia duchessa i vostri guai. Accidenti, quando tutti questi poliziotti si saranno levati dai piedi, voglio farmi una vera partita a poker. Sentite un po', voi non siete un
poliziotto, vero? Voglio dire, mi pare di aver sentito che siete un amatore
di misteri o qualcosa del genere.
Scrittore dissi brevemente.
Davvero? Perbacco! Mi scrut a lungo, con le grasse guance gonfie e gli occhi attenti. Non lo sembrate, per. Ne ho visti un sacco in giro per la casa: hanno sempre l'aria astratta, i capelli lunghi e i discorsi pieni
della loro arte. Secondo me ci vorrebbe qualcuno che li sveltisse con un
pugno sul muso!... Scrittore! Scommetto che sapete anche giocare a rugby.
Baseball ammisi. Sono americano.
Davvero? esclam ancora. Sentite, amico, non pensate, solo
perch sono inglese, che non conosca le regole del gioco! Ho assistito ai
campionati mondiali di baseball nel millenovecentonove, l'anno in cui
Wild Bill giocava contro i Pirati. Ero giovane, allora e anche carina...
Rimase un po' in silenzio. Non ci credereste, eh? Li avevo tutti intorno
a me. Adesso non posso trovare nemmeno un cane che voglia giocare a
poker... Volete un po' di birra?
Prese una bottiglia dal pavimento, vicino alla sedia, e un altro bicchiere.
Sempre buona per i giovanotti annu pensosamente. Sapete? Ci
sono un sacco di cose strane in questa casa... Persino intrecci sentimentali!
Divenne filosofa. Mi piace che i giovani si divertano. E anche i vecchi.
Mormorai qualcosa intorno al fascino della giovinezza. Mi guard disapprovando, con gli occhi grigi resi enormi dagli occhiali. Poi mi dette un
forte colpo di pollice nel petto.
State buono, amico esclam. Non parlate come quel Lavasseur
della malora! Non dire sciocchezze e bevete la birra. Si aggiust gli occhiali, prima di continuare. Voglio darvi uno straccio di consiglio; qualsiasi cosa meno importante nella vita, del saper diventar vecchi. Guardate
me, sono contenta di giocare a poker e di risolvere, quando ne sono capace, quei dannati cruciverba del "Times". E questo, ricordatevelo, nonostante fossi bella quando ero giovane. E se non ci credete vi mostrer delle fo-

tografie... Ma Myron non ha mai imparato a diventar vecchio, credeva di


poter essere una specie di "Monsieur Beaucaire" fino alla morte. E cos
non era adatto per vivere a lungo.
Spero che non mi giudichiate inopportuno ebbi il coraggio di dirle
ma non mi pare che ve ne importi molto di lui.
Dio mio, no! Perch essere ipocriti, ragazzo mio? Inoltre, sentite, voglio dirvi una cosa. Ho sempre sospettato... Avete sentito parlare di quel
Maleger, che una volta era proprietario del Castello del Teschio?
S.
Accadde diciassette anni fa disse sottovoce e non ho mai smesso di avere in mente l'idea... be', una mezza idea... che Myron fosse mischiato in qualche modo nella sua morte. Ho vissuto con Myron per un
pezzo abbastanza bene... Ma non mi ha mai voluto dire dove incontr Maleger. Forse nei campi di diamanti di Kimberley...
Vostro fratello stato in Africa?
Certo. Non lo sapete? Noi veniamo dall'Australia, anche se Myron
non lo ha mai voluto ammettere. Non aveva una cultura, ma devo riconoscere che non lo dava a vedere... E neanche un soldo. Ha girato mezzo
mondo prima di arrivare a Londra, e cominci a recitare quasi per sbaglio,
ma per merito di Maleger. In ogni modo, non so spiegarmi come mor
quell'uomo su quel treno. Incidente o suicidio, secondo l'evidenza... Non
c'era nessuno vicino a lui.
Lo stesso enigma. Dovunque andassi qualcuno ne parlava, e l'eco di quel
vecchio scandalo risorgeva ogni momento. Maleger era vivo in ogni mente, un morto ossessionante con il viso aggressivo nello scompigliato ventaglio dei capelli rossi. Non potevo parlare con nessuno senza che venisse
fuori lo stesso suggerimento: "delitto".
Mi accorsi che la mano mi tremava tanto che fui costretto a rimettere il
bicchiere sul tavolo. Fu come lo spiraglio di una porta che si aprisse nella
mia mente, come se qualcosa premesse contro il mio cervello per uscirne.
Poi udii il violino, che emise una voce quasi umana, un grido di dolore...
Lo stormire della tempesta si un a quel grido. Poi vi fu il rumore della
porta d'ingresso sbattuta violentemente e la corsa di qualcuno per le scale.
Agatha Alison mi guard meravigliata mentre saltavo in piedi. Mormorando una scusa aprii la porta.
Un uomo tozzo con un impermeabile stillante di pioggia, era in cima alle
scale e mi guardava di sotto il cappello bagnato, mentre Bencolin si avvicinava dall'altra estremit del corridoio. Il nuovo venuto abbai qualche

frase in tedesco, col dito puntato verso di lui. Bencolin lo guard attentamente senza rispondere. Non avevo capito quel che aveva detto, ma mi resi
conto che non poteva essere che l'inviso Konrad; stava ordinando imperiosamente a Bencolin di scendere le scale, ora. I suoi baffi tremavano. Da
basso si ud una voce querula:
Ma cosa diamine succede?
Il malevolo sguardo del nuovo venuto si pos su di me.
Scendete da basso.
Mentre seguivo Bencolin, mi resi conto che la porta si era ancora aperta.
Il viso curioso di Dunstan si affacci dalla sala da pranzo.
Konrad si piazz in mezzo alla biblioteca, dopo essersi levato l'impermeabile e aver sgocciolato pioggia dappertutto. Sporse in avanti la sua faccia rossa, truculenta. Bencolin lo guard sorridendo, mentre Hoffmann
correva a chiudere la porta e Dunstan si faceva avanti col bicchiere in mano. Konrad non la smise un momento di parlare, nella sua ridicola posizione a petto in fuori.
Da Parigi... per intralciare... la legge riuscii a capire.
Poi, con uno sguardo trionfante, si sporse attraverso il tavolo e spar una
frase in faccia a Bencolin.
Dunstan disse all'improvviso, traducendo: Ha trovato il corpo del
guardiano.
E Bencolin: E io ho trovato l'arma.
Trasse dalla tasca una pesante Mauser, che gett sul tavolo con un tonfo.
Parve che quel tonfo avesse un'eco. La risata del violino segu da lontano
quel rumore, perdendosi nel rumore della tempesta. Konrad si avvicin alla pistola, lentamente, come se avesse paura di toccarla. Con la coda dell'occhio vidi avvicinarsi Hoffmann, la grossa faccia compunta.
Arrivato in mezzo alla stanza si raddrizz e annunci con voce profonda:
Il signor barone Sigmund von Arnheim.
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La voce di Hoffmann aveva qualcosa di grave: non era abituato ad annunciare la gente in quella casa strana e senza formalismi, ma aveva capito
cosa sarebbe piaciuto al nobile tedesco e allora aveva esagerato: era stato
quasi drammatico. Guardai il suo viso rosso, il piccolo naso arricciato in
modo ridicolo, la luce di trionfo negli occhi acquosi.
Grazie disse una voce divertita.

Il nuovo venuto entr nella stanza; aveva in mano un cappello floscio e


indossava un impermeabile nero, che si tolse appena dentro. Era piccolo, il
barone von Arnheim, piccolo e tozzo, con il passo saltellante e il cranio a
forma d'uovo. Aveva la faccia pallida e impassibile e rughe profonde gli
scendevano dagli angoli del naso alla bocca, a formare un triangolo.
Gir gli occhi verdi intorno, posandoli per un attimo su ognuno di noi.
Quando vide Bencolin il suo volto si apr in un sorriso.
Che piacere vedervi qui, amico mio... disse in francese. Quell'animale vi ha intralciato in qualche modo?
Non indic Konrad, dicendo questo, ma i suoi occhi verdi si posarono un
attimo sul funzionario con una espressione inequivocabile. Mi accorsi solo
allora che aveva un monocolo incastrato in un'orbita.
Avanz verso il centro della stanza con quel suo passo saltellante che ricordava un po' quello di un'oca.
Si volt all'improvviso verso Konrad ed ordin con voce secca:
Fuori di qui. Aspettatemi nell'atrio. Marsch!
Mentre l'altro obbediva senza batter ciglio, Bencolin fece un cenno col
capo a Dunstan.
Capito... borbott il giovane, seguendo Konrad.
Von Arnheim si avvicin a Bencolin con le mani tese:
Le maniere scortesi dei miei dipendenti mi umiliano moltissimo, vecchio mio disse, scuotendo la testa. Vi assicuro che gliela far pagare
cara. Puah! disgustoso!
Soffre di troppa energia rispose Bencolin sorridendo. Ma vi prego,
non prendete provvedimenti contro di lui. a Konrad che debbo il piacere
di avervi incontrato ancora e gliene sono grato.
L'atteggiamento dei due era talmente studiato e lezioso che rabbrividii.
Sentii che avrei preferito l'aggressiva conversazione della duchessa. Quando Bencolin mi present, von Arnheim batt i tacchi e si inchin profondamente, prima di stringermi la mano. Il ciuffo di capelli biondi che gli
scendeva sulla fronte ebbe un movimento meccanico, preciso, di andata e
ritorno.
Sono felicissimo di conoscere un amico del mio amico mi assicur. E ora possiamo metterci a sedere? Siete appena arrivati? Bene! Vorrei discutere con voi di questa faccenda...
Gett l'impermeabile su una sedia, aggiustandosi poi l'attillata giacca da
sera sui fianchi rotondi.
Una sigaretta? ci chiese offrendo il portasigarette aperto. Sono

tedesche e, mi dispiace doverlo riconoscere, terribilmente forti. La nostra


tassa sul tabacco estero altissima... In Francia sanno metterle a posto
molto meglio di noi, queste faccende.
Stavo per dire: "Per l'amor di Dio, finitela!", ma tutti e due parevano tanto felici di potersi comportare cos, che mi sarebbe sembrato d'interrompere il gioco di due bimbi. Per la prima volta, da quando conoscevo Bencolin, mi sentii un po' come un suo fratello maggiore.
Von Arnheim si sdrai in una poltrona, fumando con volutt la sua sigaretta troppo forte; Bencolin si mise a sedere proprio di fronte a lui. Cominciarono a formare anelli di fumo e a seguirli con occhi sognanti.
Finalmente von Arnheim ruppe il silenzio.
Sono arrivato a Coblenza questo pomeriggio. Konrad mi ha riassunto
brevemente il caso; avrei voluto fermarmi in albergo, vista la tempesta, ma
Konrad non ha voluto. Moriva dalla voglia di farmi visitare il castello stasera stessa... Cos sono venuto qui, prima.
Non sapevate ancora, vero, che ero arrivato anch'io? chiese Bencolin.
Von Arnheim scosse la testa.
stata una deliziosa sorpresa esclam compiaciuto. Proprio
una deliziosa sorpresa.
Fumarono ancora in silenzio.
Poco prima che arrivaste, Konrad ci stava dicendo di aver trovato il
corpo del guardiano del castello mormor Bencolin con noncuranza.
Von Arnheim si tolse lentamente il monocolo.
Possibile? chiese perplesso. Ma se mi aveva detto di aver cercato da tutte le parti! In ogni modo, sentiremo...
Chiam il funzionario, che apparve restando sulla porta come intimidito.
Un momento esclam Bencolin. Parla inglese? O francese? Il
mio amico qui non capisce il tedesco.
Parla francese benissimo ci assicur von Arnheim. Lo ha imparato in un campo di prigionia o qualcosa del genere. Pos i suoi gelidi
occhi verdi su Konrad, mentre la smorfia sprezzante della bocca accentuava il triangolo di rughe.
Parlate, e siate breve gli intim. Diteci cosa avete trovato.
Le parole di von Arnheim parvero crepitare attorno alle orecchie di Konrad, tanto da farle diventare rosse.
S, s, signor barone... Naturalmente, immediatamente sillab.
Io ho le chiavi del castello, come sapete. Questo pomeriggio ho pensato

che sarebbe stato bene andarci a dare un'altra occhiata.


Mi avevate detto di aver cercato con cura dappertutto, se non mi sbaglio! l'interruppe von Arnheim.
vero, signore, ma un posto cos enorme che...
Ah! la voce di von Arnheim divenne soave. Allora avete trascurato qualcosa, durante la prima perquisizione.
Assolutamente no, signore! questo il mistero. Intendo dire che il
posto in cui stato trovato il corpo era gi stato perquisito. una cosa che
non riesco a spiegarmi! Mi ricordo benissimo di essere andato in quella
stanza, subito dopo il delitto di Alison e sono certo che allora non trovai
niente. Ma oggi, appena entrato, ho visto il cadavere di Bauer attaccato al
muro con pesanti catene. Qualcuno deve averlo messo l dopo...
In nome di Dio! sbott il barone. Non state mentendo, per caso?
Ve lo giuro! I due poliziotti che mi hanno aiutato durante l prima
perquisizione potranno testimoniare che cos.
Da quanto morto?
Non so, signore. Ero venuto qui appunto per telefonare al medico legale... Da molti giorni, comunque. Non uno spettacolo piacevole!
E la causa della morte?
Colpi d'arma da fuoco in faccia. Dall'umilt, Konrad stava passando a una certa sicurezza. Rigir il cappello fra le mani, quasi a suo agio. Il
sudore non scorreva pi sul suo viso congestionato.
Se questa scoperta potesse riabilitarmi agli occhi del signor barone...
mormor alla fine.
State buono, amico mio. Dove si trova questa stanza?
In una delle torri del castello. Vi assicuro che non proprio un bello
spettacolo, ma se volete visitare il luogo, posso condurvi l.
Andate a telefonare al medico legale, poi tornate qui.
Il commissario usci.
Se quel Konrad sta cercando di mascherare la sua inefficienza...
borbott il barone, guardando l'orologio. Sorrise con quei suo fare sornione, prima di chiedere:
Vi incomoderebbe venire con me al Castello del Teschio, amici miei?
tardi, ma penso che questo non abbia peso per il signor Bencolin. Per lo
meno, non ne aveva, ai vecchi tempi.
E nemmeno ora rispose Bencolin. Aspettate un momento, per.
Penso che abbiate gi esaminato il rapporto del medico legale sulla morte

di Alison.
S. Gli furono sparati tre colpi: uno all'inguine e due nel polmone sinistro. I proiettili dovevano essere di una Mauser.
Bencolin annu, studiandosi le mani.
E le ferite sarebbero state fatali, naturalmente, anche senza il fuoco?
chiese.
Sarebbero state fatali, s, ma fu il fuoco a ucciderlo.
Vedo... E il petrolio che gli fu versato addosso da dove proveniva?
Von Arnheim cav un'agenda dalla tasca e cominci a sfogliarla.
Si suppone che provenisse dal rifornimento del guardiano rispose
dopo qualche secondo. Le stanze del guardiano sono illuminate, appunto, con lumi a petrolio. Non si trovato il recipiente che doveva presumibilmente contenerlo, tuttavia.
Finalmente avevano abbandonato il loro grottesco atteggiamento di raffinata educazione e le voci erano diventate dure, professionali. Bencolin si
chin in avanti, con gli occhi fissi sul suo avversario.
Ditemi un po', amico. Avete gi una base, una teoria, vero?
Von Arnheim sorrise ancora.
Ho un presentimento mormor.
Bene. E dato che sembra non abbiate alcuna intenzione di interrogare
i membri di questa famiglia occasionale, penso di potervi dire una cosa...
Vecchio mio, avvicinatevi al tavolo e guardate quella pistola; la vostra teoria voler in mille pezzi. la Mauser con la quale sono stati uccisi Alison
e Bauer. L'ho scoperta di sopra, nella tasca di un soprabito che si trova nel
guardaroba di Alison.
Una pausa. Von Arnheim rimase impassibile, col monocolo in mano, gli
occhi fissi sull'arma.
Avevate immaginato disse Bencolin in tono sognante che l'assassino fosse l'illusionista Maleger; pensavate che non fosse veramente
morto, ma che avesse architettato una finta morte. Eravate certo che fosse
sceso sano e salvo dal treno, che avesse gettato nel fiume con la sua roba
addosso, un cadavere preso, magari, in una camera mortuaria di qualche
ospedale.
"A prima vista un'ipotesi solida che rende onore al noto acume del barone von Arnheim. Prima di lasciare Parigi, mi sono informato sul conto
dei nostri amici: Maleger, Alison e D'Aunay erano insieme nelle miniere di
diamanti di Kimberley, dove Maleger fece la sua fortuna. Non ho avuto altri dettagli, mentre voi, invece, certamente ne conoscete, ma penso di poter

azzardare la tesi che Maleger li imbrogli in qualche modo. Pu darsi che


col passare degli anni i due siano riusciti a raccogliere le prove che avrebbero rovinato Maleger e allora l'illusionista pens bene di sparire, di inscenare una finta morte... Ah, no, nonostante tutto non pu essere. Il mio caro
amico von Arnheim se ne render conto senza bisogno di mie spiegazioni."
Il barone schiacci il mozzicone della sigaretta nel portacenere.
La mia teoria disse sottovoce non ancora ben definita. Questa
pistola a chi appartiene?
Ad Alison. Ci sono le sue iniziali sul calcio.
Avete pensato che ci possono essere delle impronte digitali?
Mio caro barone!
Von Arnheim gett indietro la testa, scoppiando in una risata divertita,
poi si raddrizz, rimettendosi a posto il monocolo.
Scusatemi! E adesso vediamo.
Prese la pistola e la studi attentamente.
Ah, si... Accuratamente pulita e oliata. Ci sono dei pezzetti di tabacco
attaccati al calcio e al grilletto, per. Suppongo fossero nella tasca del soprabito, no? Questa pistola ha l'aspetto di non essere stata usata per parecchi mesi, prima dell'omicidio. Era in un armadio, eh?
Hoffmann m'ha detto che Alison la teneva in un armadietto del suo
studio rispose Bencolin.
Sicuro... L'olio ricopre la polvere e si pu ancora sentire che odora di
canfora mormor il barone. Il mio monocolo, ora... come una lente... Be', in ogni modo, chiunque l'abbia usata portava i guanti. Con una
lente appena pi forte potrei dirvi persino che tipo di guanti. Sono stati
sparati cinque colpi da questa pistola. Concorda.
Tolse il caricatore, poi tir il grilletto un paio di volte. Il meccanismo
pareva arrugginito.
Chiunque abbia sparato con questa pistola, doveva avere delle dita
molto forti...
... ma non era molto alto complet Bencolin.
Ah, l'avete notato anche voi? Il segno lasciato dal guanto sul calcio si
ferma a met, senza farne un giro completo. La persona che ha sparato doveva appena riuscire a reggerla. Conclusione: una mano piccola ma con
una forza terribile nelle dita. Provate a sparare con una pistola arrugginita,
se le dita non riescono ad abbrancare bene il calcio! Chi pu essere l'individuo dalle mani piccole e forti?
Quasi tutti rispose Bencolin, scuotendo la testa. Li avete cono-

sciuti?
La loro testimonianza tutta qui il barone si tocc la fronte.
Non li ho ancora incontrati, per. Possiamo andare al castello, ora?
Se ci permetteranno di usare il motoscafo... Dall'espressione dei vostri occhi, barone, mi pare di capire che ce lo permetteranno senz'altro.
Prima di andare, per, vi suggerirei di salire a porgere i vostri omaggi alla
signorina Alison. Questa casa tenuta in modo formale, ma...
La cortesia del mio amico Bencolin non delude mai! Andr subito.
Vorrei anche consigliarvi di chiedere alla signorina Alison il permesso di passare la notte qui. C' una persona sulla quale, ne sono certo, vorrete sempre tenere gli occhi aperti...
Gli occhi di von Arnheim ebbero un'espressione interrogativa.
Parlo di me! E Bencolin rise. Sapevo che sareste venuto oggi
stesso, perci ho detto a Hoffmann di portare i miei bagagli nella stanza di
Alison, cos potete dormire nella camera che era stata assegnata a me. Voglio che stiate comodo!
Di nuovo la risatina sal dalla gola di von Arnheim. La sua faccia era deliziata.
Vedo che il cervello del mio amico non ha perduto neppure un po'
della sua acutezza gorgogli. Immagino che il trasferimento nelle
stanze di Alison non sia del tutto disinteressato, vero?
Sapete che sono sincero. proprio cos.
S, siete sincero ammise l'altro. In passato, lo ricordo bene,
avete fatto di tutto per imbrogliarmi, ma sempre con sincerit. Adesso vado dalla signorina Alison. Volete occuparvi del motoscafo, nel frattempo?
Penso che avremo bisogno anche di luci...
Con un piccolo inchino, ci lasci.
Lo sentimmo parlare con Hoffmann nell'atrio. Bencolin sogghign, ormai ogni forma di nervosismo l'aveva abbandonato.
Un tipo stimolante, von Arnheim! mugol. Ho sempre nutrito
dell'affetto per lui, persino mentre ci scambiavamo dei colpi di rivoltella
nel corso di una missione a Costantinopoli. Mi dispiacque, naturalmente,
quando mi accorsi che era stato messo del cianuro nel mio bicchiere durante una cena con uno dei suoi agenti, ma sono certo che il barone gli aveva
ordinato solo di metterci un sonnifero. Gli feci notare il piccolo errore, in
una lettera molto educata che gli indirizzai, e lui se ne scus, promettendomi che avrebbe punito severamente il suo subalterno. Sarebbe stata una
cosa molto difficile, comunque, mi fece notare, perch il suo agente era

sparito dalla circolazione, dopo il fatto... Fareste meglio a prendere l'impermeabile, Jeff. Sar un viaggetto piuttosto umido, temo.
8
Una cortina di pioggia cadeva sul piccolo imbarcadero. Le luci delle nostre torce elettriche gettavano riflessi chiari sul Reno melmoso. Sulle nostre teste il telone impermeabile schioccava in continuazione, spostandosi
a ogni nostra mossa e facendoci cadere negli occhi rivoli di pioggia. Sentivo il movimento del motoscafo, tanto che dovetti afferrarmi al parapetto.
Intorno a me vedevo solo i contorni di figure scure in impermeabile, appena illuminate dal cono di luce delle lampade tascabili.
Ci volle un po', prima che Fritz riuscisse a guidare l'imbarcazione nella
piccola insenatura ai piedi del Castello del Teschio e ad assicurarla con le
corde. Saltammo a terra, mentre Fritz ci contava, alla luce incerta di una
lanterna, per assicurarsi che fossimo tutti presenti. Reggevamo ognuno una
lampada tascabile.
Fritz si incammin per primo, con Konrad alle calcagna. Subito dopo
veniva von Arnheim, io ero dietro di lui. Bencolin chiudeva il corteo.
La luce della lanterna illumin il piccolo imbarcadero di legno, poi il
sentiero pavimentato che si arrampicava fra le rocce che portano al castello. La pioggia insistente aveva sciolto la terra, che era scesa a ricoprire il
sentiero con un manto scivoloso di fango.
Sopra le nostre teste, gli alberi stormivano e ululavano al vento. Camminammo reggendoci in equilibrio sul fango, mezzi accecati dalla pioggia,
col fiato grosso per la salita. Von Arnheim scivol, provocando una caduta
di pietre che pass fra i miei piedi rischiando di far cadere anche me.
Le nostre lampade si riflettevano sulla roccia e fra gli alberi, facendovi
danzare cerchi di luce. Continuammo a salire e a salire, mentre mi pareva
di aver perso il senso dell'orientamento.
Finalmente, malfermi sulle gambe, arrivammo alla sommit. La luce
della lanterna di Fritz ci rivel che eravamo vicino a un parapetto che
chiudeva un fossato pieno d'acqua, davanti alle pesanti porte incastrate nella pietra.
Ci fermammo, ansanti.
Avete le chiavi? chiese von Arnheim.
Rimanemmo immobili davanti a quelle gigantesche porte di legno, sulle
quali degli arabeschi di ferro arrugginito mettevano una nota paurosa. Alla

luce di quattro lampade, Konrad cerc di aprirle. Ci volle una spallata per
spostarle, ma finalmente riuscimmo a entrare.
Ci trovammo in un passaggio di pietra, gelido e umido, dove potevamo
sentire il boato della tempesta ridotto a un mormorio. Von Arnheim indirizz il fascio della sua lampada tutto intorno. Bencolin accese una sigaretta; indossava un impermeabile sformato che non lo aveva difeso troppo
dalla pioggia. Alla luce del cerino vidi che i suoi occhi erano fissi sul barone. Fritz aspett paziente, seguendo tutto con attenzione. Ai muri erano
infissi dei bracci di ferro e alla nostra destra potevamo vedere una piccola
porta, che presumibilmente doveva portare nelle stanze del guardiano. Sopra le porte vidi un enorme macchinario arrugginito, che pareva una grande tinozza con ruote e catene.
Ecco una bizzarra invenzione dei nostri antenati disse il barone,
facendo cadere il fascio della sua lampada sullo strano arnese. Cos potevano buttare olio bollente sulla testa degli impertinenti. qui che il
maggiordomo e la nostra guida trovarono per terra la torcia, dopo il delitto?
Scambi qualche parola con Fritz, che indic un punto in mezzo al passaggio. Proseguimmo il cammino. Dopo una ventina di metri il passaggio
svoltava a destra ad angolo retto. Ci trovammo davanti a una fuga di gradini di pietra. Von Arnheim ci indic, con la sua lampada, delle aperture
nel muro.
Per gli arcieri ci spieg. Di qui facevano cadere una pioggia di
frecce sui nemici. Una vera fortezza, questo luogo!
Ancora una ventina di metri, poi il passaggio gir per ritornare verso la
prima direzione.
Avete notato il soffitto? mi chiese von Arnheim in inglese. Ogni due metri un'apertura per coprire la ritirata. il castello meglio fortificato che io abbia mai visto. Chiss chi aveva bisogno di una difesa tanto
elaborata!
Questa... disse la voce di Bencolin dal buio dovrebbe essere la
risposta che cerchiamo.
La sigaretta del poliziotto francese brillava nell'oscurit. Le ombre erano
allungate, altissime, ogni sussurro veniva centuplicato dall'eco.
Finalmente uscimmo in un'ampia corte pavimentata da enormi lastre di
pietra. Era impossibile vedere qualcosa, ma Fritz ci guid con sicurezza.
Affrontammo ancora la tempesta, seguendo i bastioni che si ergevano altissimi sullo strapiombo.

Il teschio di pietra, da quanto potevo giudicare alla luce incerta delle nostre lampade, era costruito interamente sulla parte centrale delle mura. Da
vicino la rassomiglianza con una testa di morto era meno identificabile;
appariva come una grandissima torre. Riuscii a distinguere una finestra
triangolare che da lontano poteva essere scambiata per il naso. Il resto della costruzione si perdeva nell'oscurit e nella pioggia. I denti erano formati
da appuntiti archi di pietra che aprivano una galleria dai bastioni. Mentre
ce ne stavamo l, appoggiati al parapetto a riprender fiato, il cielo fu attraversato da una lunga serie di lampi.
Poi ridivenne nero, mentre i tuoni si susseguivano. Mi accorsi che ero
aggrappato al parapetto, con lo stomaco sottosopra dalla paura.
Non si vede traccia di sangue stava dicendo la voce impersonale di
von Arnheim. Eppure due ferite a un polmone dovrebbero provocare
una specie di emorragia. Saranno state lavate dalla pioggia.
Era sotto l'arcata della galleria e illuminava il pavimento con la sua lampada. Si rivolse a Konrad:
Ehi, voi! Siete stato qui, prima che piovesse. Avete trovato tracce di
sangue che indicassero dov'era stato ferito Alison?
I denti del commissario battevano tanto forte che potevo udirne il rumore. Fece uno sforzo enorme per parlare e quando ci riusc, borbott qualcosa in tedesco, ma dopo un'occhiata di von Arnheim prosegu in francese:
Se volete seguirmi, vi mostrer il luogo.
In fondo alla galleria c'era un'altra pesante porta di legno, che Konrad
apr dopo aver cercato in un mazzo di chiavi. Ci trovammo in un atrio dal
soffitto alto, proprio nella testa del teschio. I muri erano imbiancati e di
fronte a noi, dove la parete seguiva la curva della testa, si apriva una finestra dai vetri policromi. Lungo la parete scendeva una scala dalla ringhiera
di legno di rosa e dai gradini scuri. Il pavimento della stanza era nero, lucido al punto da riflettere le nostre figure.
Onice! mormor von Arnheim. E ben tenuto, anche. pazzesco! Muri intonacati e pavimento d'onice. Si pu illuminare, qui?
Solo a candele, signor barone rispose Konrad.
Accendetele, allora.
Konrad avvicin un cerino alle sei grosse candele rette da un braccio
d'ebano intagliato, infisso nel muro.
Vedete, signori? disse il commissario, quando le ebbe accese tutte.
Qui, ai piedi della scala, c' ancora una macchia di sangue. Sul tappeto
tre gocce, e pi su un'altra... E qui sul muro ci sono delle impronte di dita

insanguinate, dove la vittima cerc di reggersi. Vicino alla sommit della


scala ce ne sono altre. Possiamo cos stabilire che fu ferito in cima alla scala, perch pi sopra non vi sono altre tracce di sangue. Quando gli hanno
appiccato il fuoco, sfugg alla presa dell'assassino e corse gi per i gradini,
appoggiandosi al muro. Ho scritto tutto questo nelle note che vi ho dato...
Von Arnheim si avvicin alle impronte sul muro, studiandole.
Non corse gi da solo disse una voce tranquilla. Fu trasportato.
Bencolin era vicino a me, con le mani ficcate nelle tasche dell'impermeabile, negli occhi un guizzo divertito. Il cappello sciupato creava uno strano contrasto con la sua faccia satanica alla luce delle candele. Von Arnheim si volt lentamente e per un attimo i suoi occhi si posarono sul poliziotto francese, prima di rivolgersi a Konrad.
Proprio cos, incredibile imbecille! esclam. Non corse gi da
solo. Avete esaminato queste impronte? Credo di no. Sono di una mano
destra e l'individuo che avesse sceso questa scala avrebbe dovuto appoggiare la sinistra, al muro. Inoltre scendono obliquamente, come avreste notato se le aveste esaminate attentamente, e l'intonaco stato graffiato dalle
unghie della vittima. In altre parole, Alison stato trasportato da basso sulle spalle dell'assassino, sulla spalla destra, per essere precisi, con i piedi in
avanti, verso il basso, e ha cercato di rallentare la discesa dell'omicida aggrappandosi al muro.
Tacque. Il suo corpo atticciato si eresse. La luce delle candele danz sui
muscoli tesi delle mascelle contratte.
Ma... continu, rivolto al poliziotto francese come diavolo fate
a saperlo, voi? Non vi siete avvicinato a queste impronte!
Bencolin sogghign, prima di rispondere.
Siamo venuti qui, mi pare, per vedere il corpo del guardiano. Voi sapete le regole che abbiamo sempre seguito, amico mio: meglio non dire
niente finch non possiamo dire tutto.
Guidateci, Konrad disse il barone al subalterno, poi continu:
provato, comunque, che Alison non fu arso vivo prima di arrivare in fondo
alla scala. Impossibile portare un uomo in fiamme sulle spalle.
Bencolin annu, mentre si fermava a studiare le impronte sul muro con la
sua lampada tascabile. Guardai anch'io al di sopra delle sue spalle e mi
sembr che avessero preteso troppo dal povero Konrad. A un occhio profano al mio occhio, in ogni modo le macchie non erano altro che una
confusa striscia di sangue proprio come avrebbe lasciato un uomo che avesse tentato di aggrapparsi al muro scendendo la scala. Certo erano un po'

troppo in alto...
Bencolin si volt a sorridermi.
Ricordatevele, Jeff! mi sussurr. Imprimetevele bene nella
mente.
Sperai che Konrad facesse finalmente qualcosa di giusto. Era ad aspettarci in cima alle scale, coi baffi che tremavano. Avrebbe ricordato quella
notte per tutta la vita... Eravamo ora in una galleria con una balaustra di legno di rosa meravigliosamente intagliata. La parte alla nostra sinistra si
perdeva nell'oscurit, ma a destra, proprio in cima alla scala, si apriva una
porta. L'atrio era silenzioso; le mura di pietra avevano ridotto il rombo della tempesta a un mormorio; non eravamo ancora nemmeno a met altezza
del grosso teschio.
A sinistra, barone mormor Konrad umilmente la galleria porta
alle stanze, tutte ammobiliate, occupate una volta dal signor Maleger. Un'altra scala porta di sopra, perch ci sono due piani oltre a questo. Dobbiamo passare dalla porta di destra, comunque, per andare alla torre dove
troveremo il corpo del guardiano...
Si interruppe per guardare Bencolin, che era immobile davanti alla finestra dai vetri policromi, come se la studiasse con curiosit. Il barone von
Arnheim lo chiam, e lui ci raggiunse di corsa, con una strana espressione
negli occhi. Finalmente Konrad apri la porta alla nostra destra. Davanti a
noi c'era un'altra scala e tanto lunga da non poterne distinguere la fine. Ancora scale!
La torre circolare era costruita di fianco al teschio di pietra; poteva avere
sei metri di diametro. Le nostre luci ci permisero di intravedere dei tappeti
persiani, candelabri d'argento e arazzi. La parete era completamente rivestita in legno.
Al piano superiore tutto era in netto contrasto; le pareti erano imbiancate, e il pavimento di pietra. Salimmo ancora fino ad arrivare al terzo piano.
Fritz, che ci aveva preceduti, lanci un grido di terrore.
La cima della torre era divisa in due parti. Eravamo in uno stretto corridoio; davanti a noi potevamo scorgere un muro di pietra, nel quale si apriva un arco. Quando la luce della lampada tascabile di Fritz si insinu oltre
quell'arco, sentii un senso d'orrore percorrermi le vene.
Il corpo del guardiano.
Dapprima vedemmo solo il cranio di un uomo, abbassato, come se fosse
sul punto di correre in avanti a dar cornate, come un toro, coi grigi capelli
scompigliati che ricadevano. Poi, guardando meglio, ci rendemmo conto

che il corpo era attaccato al muro con pesanti catene che, passando sotto le
ascelle, erano fissate a due anelli di ferro arrugginito. Le braccia ossute e le
due grandi mani uscivano dalle maniche della giacca come se questa fosse
diventata a un tratto troppo piccola. Doveva essere stato attaccato a quel
muro per quasi una settimana. Il tanfo nauseabondo mi prese alla gola.
Il raggio della lanterna di Fritz ballava sul muro, perch lui non riusciva
pi a controllare il tremito delle mani. Balbett qualche parola incomprensibile, come se avesse avuto la bocca piena di piselli, poi si volt di scatto,
mise la lanterna in mano a von Arnheim e scapp via.
Be'? disse la voce del barone alle mie spalle. Non bloccate l'entrata, ragazzo mio. Entrate, da bravo.
Mi dispiace... sussurrai. Spero che il mio stomaco non si rivolti, se resto qui. Non posso entrare, per.
Mi scostai da un lato per far passare lui e Bencolin. Sentivo in lontananza il sibilo del vento. Strinsi i denti per controllare il tremito che si era impossessato anche di me, mentre il cuore mi balzava senza sosta contro le
costole. Von Arnheim mi chiuse la porta in faccia.
9
Il ricordo pi ossessionante di tutto il caso si collega a quella mia attesa
nel buio della torre male aerata, davanti alla porta chiusa sul cadavere.
Dapprima vi fu un lungo silenzio, poi la voce di Bencolin.
Due colpi di rivoltella in fronte. Morto... direi da otto giorni.
Sentii un brontolio, come se qualcuno inginocchiato cercasse di rimettersi in piedi.
Non fu ucciso in questa stanza. Vedete il segno dei tacchi sulla polvere del pavimento? Fu trascinato qui esclam von Arnheim. Dannazione! Guardate. Queste catene hanno delle manette. Manette perfettamente oliate, anche. L'assassino ha fatto tutto come si deve, non c' che dire...
Fortuna, che ha lasciato la chiave nella porta.
Ancora un silenzio e il rumore di passi nella stanza.
N finestre n mobili continu von Arnheim. Mi chiedo a che
uso fosse adibita questa stanza. Mi hanno detto che era il luogo in cui Maleger lavorava, dove perfezionava i suoi trucchi. Non voleva occhi indiscreti attorno a s. Avete visto la porta?
Ancora una pausa.
To'! Un pannello mobile... mormor il tedesco. Sembra uno

spioncino dal quale vedere chi viene su dalle scale senza aprire. Catenaccio alla serratura... Ma ecco la chiave.
Certo! L'assassino voleva che la trovassimo.
Stanza da lavoro, eh? Ora, per, non c' niente che lo confermi. Un
momento! Voltate la lampada da questa parte.
Cosa c'? chiese Bencolin.
Passi svelti, ora, e una specie di fruscio, quindi lo schiocco di una mano
su un ginocchio, come se qualcuno volesse ripulirlo dalla polvere.
Giornali disse von Arnheim. Un fascio di vecchi giornali.. Sono tutti inglesi... Ecco il "Times" del venticinque ottobre millenovecentotredici e... li terr io. Be', penso che sia tutto, per il momento. Sar meglio
lasciare il campo libero per il medico legale, prima di continuare...
La porta si apr, poi von Arnheim la richiuse con la grossa chiave, dai di
fuori. La sua ombra tozza si stagli sul soffitto alla luce della lampada di
Bencolin. Sotto il braccio reggeva un fascio di giornali ingialliti e polverosi. Mi sorrise con ironia.
Evidentemente mi disse signor Marle, non apprezzate la bellezza di... Ma dov' il mio buon Konrad? Vedo delle luci da basso.
Quando fummo di nuovo nella stanza del primo piano, la trovammo illuminata dalle candele che si riflettevano sui pannelli di legno delle pareti.
Konrad le aveva accese tutte, in ogni candelabro d'argento infisso nei muri,
e la loro luce era raddoppiata da piccoli specchi.
Distinsi gli arazzi verdi con scene di caccia, gli stessi che Konrad stava
fissando, standosene seduto dietro il tavolo di marmo nel centro della stanza. Appena von Arnheim entr, per, balz in piedi.
Ci che mi diverte disse il barone, posando il fascio di giornali sul
tavolo la singolare attivit del nostro cadavere, del buon Bauer, intendo dire... L'atrio, questa stanza, tutto, insomma, ci che occupa una parte
del castello, ammobiliato e lucido. Guardate!
Pass un dito sul tavolo.
Neanche un granello di polvere continu. L'argento lucidato.
Il posto abitabile in qualsiasi momento. Cosa ne pensate?
Bencolin stava fissando una finestra in alto sulla parete della torre, di
fronte all'ingresso.
Mi interessa di pi mormor la direzione del vento.
La direzione del vento?
Proprio cos. Sentite come batte e infuria contro questa finestra! Barone, lo trovo molto suggestivo...

Von Arnheim picchi pensosamente il pugno chiuso sul fascio dei giornali.
Vi conosco troppo bene esclam per pensare che state parlando
a vanvera. Ebbene?
Bencolin si volt. Scrut con gli occhi socchiusi ogni angolo della stanza, poi ferm la sua attenzione sulla porta che dava nell'atrio.
Ricordate disse alla fine che mentre salivamo la scala che dall'atrio porta qui, mi sono fermato a studiare quella finestra dai vetri policromi?
S. Ma perch vi interessava?
Perch... disse Bencolin gentilmente sebbene la finestra fosse
sul lato pi battuto dalla tempesta, non riuscivo a sentire il ticchettio delle
gocce sui vetri.
Von Arnheim sospir, mentre io mi ricordavo all'improvviso una cosa
che mi aveva colpito in modo strano, sinistro, anche se non ero stato capace di spiegarmela. Ricordai il silenzio profondo dell'atrio, dove avevo udito solo il sospiro della tempesta contro le pareti di pietra. Lentamente von
Arnheim si tolse il cappello.
Che imbecille! esclam alla fine. Che emerito imbecille sono
diventato! Ma per forza, Maleger doveva aver fatto un passaggio segreto...
Bencolin si avvicin al muro che faceva angolo retto con la porta che
conduceva nell'atrio. Alz l'arazzo che ricopriva la parete a pannelli di legno. Ebbe solo da spingere, e la parete scivol, aprendosi lentamente.
Vedete? Segue la forma del teschio fino in basso spieg Bencolin.
Ma ci voleva la tempesta per farcelo capire. Avvicinatevi con le luci,
dobbiamo ispezionare il posto.
Restate qui, Konrad ordin von Arnheim. Il medico e i poliziotti arriveranno da Coblenza da un momento all'altro. Accompagnateli di
sopra.
Seguimmo Bencolin nell'apertura della parete. Era piccola e chiudeva
una scala che scendeva verso il basso, i muri erano umidi e ricoperti di
muffa.
La testa del teschio doppia, da questa parte spieg Bencolin.
E, naturalmente, da prima che il castello fosse acquistato da Maleger. Vedete? Questo il vero muro esterno. E c' una finestra proprio di fronte a
quella cieca che abbiamo visto dall'atrio.
E tutto questo spiega anche perch non abbiamo trovato tracce di
sangue dopo l'ultimo gradino della scala esclam il tedesco mentre

invece devono essercene qui. Ehi, guardate qui... su questo gradino. Eccone una! Se seguiamo queste tracce troveremo il posto dove Alison stato
ferito.
La sua voce risuon bassa, tranquilla, mentre scendevamo per la ripida
scala, facendo attenzione a non mettere i piedi su eventuali macchie di
sangue. Respiravamo con difficolt, nello stretto passaggio. Quel posto era
peggio di un labirinto. Il corpo del guardiano era stato probabilmente nascosto nel passaggio segreto per giorni e giorni, finch una specie di sadico
umorismo non aveva spinto l'omicida ad appenderlo nella torre.
Le scale finirono davanti a una porta di legno chiusa. Bencolin l'apri: ci
trovammo di fronte a un mucchio di abiti, secchi e scope.
un armadio a muro... spieg il poliziotto l'altra porta qui di
fianco, ma chiusa.
Si mise in tasca la lampadina, si pieg su se stesso e si lanci. Dopo
qualche spallata, la serratura salt e la porta batt indietro contro il muro,
rimbombando cupamente. Passammo fra i secchi e le scope, fra un odore
di vernice per mobili. Bencolin urt con i piedi contro qualcosa, e cerc,
alla luce della torcia, cosa potesse essere. Un bidone di latta rotol sul pavimento, spargendo delle gocce di liquido scuro oleoso.
Ecco il bidone del petrolio esclam Bencolin. Siamo nelle
stanze del guardiano, credo. Dovremmo essere dietro l'entrata del castello,
spostati un po' a destra.
Era una camera umile, maleodorante, dal soffitto basso. In un angolo c'era un letto di ferro ricoperto da un drappo rattoppato. Scorsi una stufa a legna con appoggiata sopra una caffettiera, una pila di piatti sporchi nel piccolo lavandino e una tuta appesa a un gancio. Al muro era attaccata una
grande fotografia colorata, ritagliata da una rivista, che raffigurava Myron
Alison nella parte di Romeo. La faccia era mezza cancellata.
Il pavimento stato scopato da poco borbott von Arnheim.
Bencolin stava aprendo una piccola porta a sinistra.
Proprio i locali del guardiano esclam e qui c' il passaggio che
abbiamo percorso per entrare nel castello.
Ritorn al centro della stanza, guardando l'orologio.
Be', amici miei continu mi pare che abbiamo fatto anche troppe scoperte, per oggi. E sono anche stanco, quasi l'una. Possiamo passare
le consegne a Konrad e tornare a casa. Ormai non che questione di burocrazia.
Ritornare adesso? chiese von Arnheim. Ma se abbiamo appena

cominciato! Ci sono ancora tutte le altre stanze...


Tutti e due tenevano le lampade abbassate verso il pavimento.
A volte aggiunse il tedesco in tono divertito vorrei che il mio
amico Bencolin fosse capace di fare qualcosa senza un secondo fine... Vorrei vedergli giocare una partita convinto di giocare solo una partita. Vorrei
vederlo andare a teatro solo perch desiderava vedere una commedia. Vorrei che fosse capace di respirare senza pensare di buttar fuori fiamme...
Sono certo che c' qualche ragione, dietro questo desiderio di rincasare.
La risata di Bencolin risuon nella piccola stanza.
Potrei ammetterlo rispose ma ho invitato anche voi a tornare.
Ognuno di noi ha la sua teoria sbott von Arnheim. E so che
sono diverse. Non user mai il cervello di un altro... Le mie supposizioni
mi trattengono qui, e perci resto. Andate, se volete. Per vi dico... gett il fascio di luce in faccia al francese che vi batter. Proprio cos. State imboccando una strada sbagliata. E non dite che non vi ho avvertito.
Proprio come ai vecchi tempi! rise Bencolin. Qua la mano, barone! Su, andiamo, Jeff... Se Fritz ci accompagna a casa voglio discutere
con voi di due o tre cosette lungo la strada...
Il barone gli pos la mano sul braccio.
Aspettate un momento! esclam. Voglio chiedervi un parere...
Una lampada a petrolio col vetro rotto era posata in mezzo al tavolo, nel
centro della stanza. Von Arnheim l'accese e una pallida luce giallastra illumin la stanza. Poi si mise a sedere, cominciando a sfogliare la sua agenda.
Il corso degli eventi... mormor. Ho appunti su tutte le testimonianze che voi stesso avete ascoltato.
"Cominciamo con luned venti marzo. La sera di questo giorno, Myron
Alison fu visto vivo per l'ultima volta dalla signorina Sally Reine, prima
che si ritirasse nella sua stanza verso le nove. Un po' pi tardi, diciamo
verso le nove e mezzo, nove e tre quarti, la signorina Reine sent che due
persone uscivano di casa. Queste due persone dovevano necessariamente
essere Myron Alison e il suo assassino, dato che gli altri, uno dei quali naturalmente ha mentito, hanno affermato di non avere abbandonato l'abitazione. I due hanno preso il motoscafo, il cui motore stato udito appunto
verso quell'ora. Verso le dieci e un quarto il corpo correva, in preda alle
fiamme, sui bastioni."
Con deliberata lentezza, von Arnheim trasse il portasigarette, prese una
sigaretta e l'accese.

Da quanto abbiamo scoperto continu poi possiamo ricostruire


cosa avvenne in quell'intervallo di circa quarantacinque minuti. Possiamo
anche stabilire che l'assassino convinse in qualche modo Alison ad accompagnarlo al castello. Alison era in camera sua, perci dobbiamo supporre
che l'omicida and a incontrarlo l, e che uno dei due prese la rivoltella
dall'armadio di Alison. Quale dei due non ha importanza, dato che Alison,
se si fidava del visitatore, gliel'avrebbe senz'altro lasciata prendere. Forse
l'assassino disse di aver paura di fare brutti incontri di notte al castello, in
modo da avere il permesso di prendere la Mauser.
Von Arnheim fum per un po' in silenzio, mentre Bencolin lo osservava
con gli occhi socchiusi, appoggiato al muro, le braccia incrociate.
Cos prosegu il tedesco Alison guid il motoscafo al di l del
fiume. I due salirono al castello e il guardiano li fece entrare. Non possiamo stabilire se vi fu un alterco o se il piano era gi stato studiato deliberatamente, ma pi facile immaginare che l'assassino venne qui gi deciso a
sopprimere Alison. Spar qui, dunque, ma per portare a termine il piano
doveva uccidere anche il guardiano.
"Il corpo di Bauer fu nascosto nella scala segreta. Alison stava gi per
morire per le ferite al polmone. Dopo aver preso il bidone di petrolio dal
ripostiglio, l'assassino ne cosparse gli abiti dell'attore, poi lo trascin qui.
Dopo aver trovato le tracce di sangue, la polizia scopre la scala segreta."
Un momento lo interruppe Bencolin. Perch l'assassino doveva
tenerci tanto a nascondere la scala segreta?
Perch allora, port il corpo di Alison di l? chiese il barone.
Non lo so. una parte dell'enigma che non siamo ancora in grado di spiegare ma quelle tracce di sangue sono una prova che l'assassino port Alison su per la scala segreta, prima di scendere dall'altra. Lo spinse sui bastioni e appicc il fuoco ai suoi abiti. Non so il perch. Da qualche parte
c' una mente diabolica, contorta, sadica, che agisce per ragioni che non
possiamo ancora immaginare. Alison non era leggero, ma l'assassino lo
port su per un incomodo passaggio, su gradini ripidi, poi ridiscese un'altra
scala per assistere al divertente spettacolo di un cadavere in fiamme danzante sui bastioni. Una cosa certa: si tratta di un pazzo. Lo prova anche il
fatto che a una settimana di distanza ritorna qui per incatenare il corpo del
guardiano alle pareti della torre...
"Ma torniamo alla morte di Alison. Dopo avere appiccato il fuoco al
corpo della vittima, l'assassino si assicura che niente possa tradirlo, tanto
vero che lascia il castello solo all'arrivo di Fritz e di Hoffmann, incontran-

dosi quasi faccia a faccia con loro sul sentiero. Deve essere passato ancora
una volta dalla scala segreta, in modo da non incontrare i due che stavano
arrivando nel passaggio..."
Piano, piano! lo interruppe Bencolin. Dimenticate che l'assassino aveva gi lasciato il castello prima che Fritz e Hoffmann arrivassero
all'entrata. Erano gi quasi in casa quando udirono il motore del motoscafo.
Von Arnheim rimase come sconcertato, ma solo per un attimo.
Ah, s! Ma non ha importanza. Be', insomma, corse per la scala segreta fino ad arrivare in questa stanza, poi lasci il castello e si avvi per il
sentiero con la lampada tascabile in mano. Infatti i due che arrivavano
hanno visto la luce fra gli alberi.
Il tedesco richiuse l'agenda. Si appoggi allo schienale della sedia, guardando Bencolin con compiacenza. Il francese apri gli occhi.
Abbastanza ragionevole mormor pensosamente. La sola cosa
importante che voi non ci credete.
Mah... E voi?
Seguo la vostra stessa, amabile tecnica disse Bencolin e mi rifiuto di spiegare cosa penso... Ma quale possa essere la tesi, restano ancora
dei fatti strani da spiegare. Primo: perch il corpo fu incendiato in quella
maniera spettacolare? Secondo: perch il cadavere del guardiano stato
incatenato al muro dopo tanti giorni?
Penso di poter spiegare questi fatti borbott von Arnheim. Specialmente dopo avere esaminato quel pacco di giornali.
E io... sorrise Bencolin seguir la traccia di un paio di scarpe
infangate e di un biglietto infilato sotto una porta.
Von Arnheim balz in piedi, tirando fuori ancora la sua agenda.
Ma non mi stato detto, questo! Che biglietto? Chi ha lasciato un biglietto sotto una porta?
Io! rispose Bencolin. Buonanotte, barone, e buona fortuna.
Entrammo fra le eco e le ombre del passaggio. Von Arnheim rimase
immobile, con la luce giallastra che rendeva la sua faccia spettrale, il monocolo incastrato nell'orbita, le dita che tormentavano la piccola agenda.
Voglio fare una previsione, Jeff mormor Bencolin, dopo aver
chiuso la porta. Qualsiasi cosa abbia in mente, il buon barone sta cercando di giocarmi qualche tiro. Sta preparando una rappresentazione pi
spettacolare di tutte quelle di Alison ai suoi giorni migliori. Lo conosco.
Per far cose sensazionali, quel flemmatico teutone superiore a tutti. E

io... Be', a me piacciono le buone rappresentazioni, ma non posso permettere che...


Tacque all'improvviso. Gli chiesi cosa significasse la faccenda del biglietto sotto la porta.
Andiamo a vedere che effetto ha sortito, non siate impaziente, Jeff;
l'assassino di Alison e di Bauer al di l del fiume, nella casa di Alison, e
dorme pacificamente nel suo letto. E pi tranquillo dorme, meglio per il
mio piano... Andiamo a dire a Fritz di portarci dall'altra parte.
Uscimmo dal Castello del Teschio senza avere esplorato tutte le stanze
cupe in cui Maleger aveva abitato al tempo delle sue magie.
La tempesta imperversava sempre sui bastioni e lungo il sentiero, dove
ancora una volta la lanterna di Fritz ci fece da guida.
Mi voltai per un momento: una luce giallastra veniva dalla galleria sotto
ai denti del teschio. Vidi von Arnheim fermo, con le braccia incrociate, che
ci seguiva con gli occhi. La luce faceva brillare il suo impermeabile di
gomma. Quindi scendemmo verso il mugghiare del Reno.
10
Voglio che mi ascoltiate attentamente mi disse Bencolin.
Eravamo nell'atrio di casa Alison. Una delle lampade in ferro battuto era
stata lasciata accesa per guidare il nostro ritorno.
Avevo le scarpe bagnate, mi sentivo stanco e depresso. Ricordavo ancora con raccapriccio il nostro motoscafo, in balia del Reno come un guscio
di noce. A bassa voce Bencolin continu:
Ho fatto trasportare il mio bagaglio nelle stanze di Alison. Voi siete
dirimpetto, seconda porta a destra. Da una parte avete la signorina Reine,
dall'altra von Arnheim. C' una porta nella vostra camera che immette in
quella della signorina Reine. Quando saremo di sopra, ci augureremo la
buona notte ad alta voce. Entrate nella vostra stanza, e dopo dieci minuti
bussate a quella della signorina Reine. Ditele che ho urgente bisogno di
vederla e che faccia piano. Conducetela nella mia stanza e, vi raccomando,
qualsiasi cosa accada, cercate di evitare il bench minimo rumore. Non
voglio che vi vedano. Chiaro?
S. Ma cos'avete in mente di fare?
Lo vedrete. Posso anche aver torto. Se ho sbagliato, avr stuzzicato
un nido di vespe, ma una faccenda che vale il rischio. Un particolare che
quella ragazza potrebbe dirci, pu costituire la chiave di volta dell'intero

caso... Accidenti! Mi sto quasi pentendo di quello che ho fatto... Andiamo,


comunque.
La casa era silenziosa. Salimmo facendo rumore, e ci salutammo ad alta
voce in mezzo al corridoio, con qualche accenno alla complessit del caso
e al bisogno di sonno. Aprii la mia porta.
Una debole luce era accesa sul comodino e il letto era preparato per la
notte. Le mie valigie erano state disfatte e ogni cosa messa ordinatamente a
posto. Le spazzole sulla toilette, gli accessori per la barba nella stanza da
bagno e un pigiama steso sul letto.
Mi cambiai le scarpe bagnate e indossai la veste da camera, poi mi misi
a sedere per fumare una sigaretta. Fissai tristemente i rivoli di pioggia sui
vetri. Un orologio di bronzo sul cassettone fece lo sforzo di suonare l'una e
mezzo, ricominciando poi a ticchettare in modo petulante. Il disegno della
carta da parati, molto probabilmente suggerito da qualche giardiniere neurotico, mi annoiava. Stavo facendo una figura ben meschina, in quel caso...
Qualche mese prima, a Londra, avevo dato prova di un po' di acume, ma
qui sul Reno le idee si rifiutavano di venire. Mi alzai e bussai leggermente
alla porta della camera di Sally Reine.
Non stava dormendo. Immediatamente la sua voce chiese:
Chi ? E subito dopo sentii lo scricchiolo di una sedia.
Jeff Marle risposi. Apritemi, per piacere, si tratta di una cosa
importante.
La sentii armeggiare intorno al chiavistello, poi la porta si apr sull'oscurit della sua stanza. Il viso grazioso, con i capelli un poco spettinati, si
spinse nell'apertura. I suoi occhi neri erano curiosi, interessati, e un sopracciglio pi alto dell'altro. Fischiett piano, arrotondando le labbra rosse.
Poco professionale comportamento di un investigatore mi salut.
Ehi, dico!
Scusatemi le sorrisi. Si tratta di una faccenda ufficiale. Volete
entrare e parlare a bassa voce? Voglio dire che... che non...
Va benissimo per me! mi assicur Sally con un gesto. Indossava
un originale pigiama rosso e nero, e calzava un paio di babbucce scarlatte.
Solo che avreste anche potuto chiudere la porta... Mi pare che non vi
curiate abbastanza della mia reputazione!
And a sedersi su un angolo del tavolo, abbracciandosi un ginocchio. Mi
guard sorridendo.
Tanto non dormivo... Ero seduta vicino alla finestra. Cosa volete?
Le dissi ci che mi aveva insegnato Bencolin. Cerc di non mostrarsi

troppo incuriosita, ma mi accorsi che una subitanea tensione era apparsa


nel lampo dei suoi occhi scuri.
Il vostro amico ha un'inclinazione particolare per il melodramma
mormor. E perch vuol vedermi?
Non lo so.
No? Io, invece, credo di immaginarlo. Sono certa che fra poco mi sottoporr a un educatissimo terzo grado, e quel diavolo sorridente sa benissimo come arrivare allo scopo, ne sono certa. Informazione carpita senza
colpo ferire. Dev'essere come quando ci si fa estrarre un dente con l'anestesia locale. Avete paura del dolore, ma quello se ne viene fuori da s,
senza nemmeno che ve ne accorgiate. E quando state per congratularvi con
voi stesso per il vostro comportamento, l'anestesia finisce e cominciate a
sentire un male del diavolo. Ecco come mi sento dopo aver parlato con lui.
"Quel Bencolin potrebbe aver crocifisso un certo Uomo di nostra conoscenza, senza riportarne altra impressione che una sorta di artistico orgoglio... E supponiamo che io non voglia parlargli..."
Mi strinsi nelle spalle.
Siete voi che dovete decidere... Ma sentite un po', non volete che
questo dannato affare venga risolto?
No. Non voglio. In ogni modo verr, perch desidero appurare cosa
sa. Mi incuriosisce. Quando parlate con lui, vi annuisce e sorride, e alla fine siete convinto di aver detto un sacco di bugie.
Mi fiss con gli occhi socchiusi, poi sussurr:
Vorrei che foste voi l'incaricato della faccenda, vecchio mio... Se solo
scoppiassi in lacrime, anche se colpevole, mi chiedereste scusa. Non siete
il tipo dello sbirro, voi.
Credo che abbiate ragione fui costretto ad ammettere.
C' qualcosa che non va in me... mormor. Ma non dovete farci
caso, sono un po' sottosopra, ho i nervi a fior di pelle. Se qualcuno mi facesse "Bau!" comincerei a strillare. Non posso pi sopportare quest'atmosfera.
Io dissi impulsivamente: Sentite, se c' qualcosa che posso fare... Accidenti agli investigatori! Intendo dire, se solo voleste dirmi...
Un sorriso triste le apparve sulle labbra.
Inutile parlare disse. Non c' senso in niente. Andiamo! Sono
pronta per Torquemada.
Spensi le luci e uscimmo in punta di piedi. Percorremmo il silenzioso
corridoio illuminato dalla lampada notturna, svoltammo l'angolo. Spinsi la

porta di Bencolin. Aveva abbassato le tende nello studio, in modo che all'esterno non si potesse vedere la luce.
Era completamente vestito, seduto davanti al tavolo con la macchina da
scrivere, sul quale era accesa una lampada. Quando entrammo, lui arrotol
un tappeto e lo mise davanti alla fessura della porta sul pavimento.
Sally cerc d'apparire disinvolta, divertita.
Sono venuta con la guardia del corpo lo salut. Ma volete dirmi cosa sono queste cospirazioni nel mezzo della notte?
Ricerca della verit, signorina esclam Bencolin, spingendo una
sedia verso di lei. E voi, siete una buona guardia del corpo per voi stessa?
Non capisco certe sottigliezze!
Ora posso spiegarmi mormor il poliziotto. Vi ho fatta venire
perch voglio che non vi preoccupiate pi. Signorina Reine, state allarmandovi senza ragione alcuna.
Era il simbolo della sincerit, col viso sporto in avanti, le palme delle
mani verso di lei come a proteggerla, ma lei non aveva alcuna fiducia in
quella sincerit, era evidente. Voglio dimostrarvelo continu Bencolin. Voglio che ve ne rendiate conto personalmente.
Un'altra pausa. Tutti eravamo consci che qualcosa si nascondeva dietro i
suoi modi cortesi. Non riusciva a celare un certo nervosismo. La ragazza si
era seduta sul bracciolo di una poltrona e una delle pantofole rosse batteva
ritmicamente per terra, mentre i suoi occhi scuri giravano irrequieti per
ogni angolo della stanza.
E va bene! esclam alla fine Sally, con impazienza. Dite ci
che volete dire, non voglio restar qui tutta la notte.
Ci fu un altro rumore. Non avevo sentito niente, ma Bencolin aveva inclinato la testa come per ascoltare meglio. Si alz lentamente dalla sedia,
prese Sally Reine per un braccio e la guid cauto verso la porta. La ragazza
lo guard con espressione attonita. Stava per dire qualcosa, ma lui la invit
al silenzio stringendole le dita attorno al suo braccio.
Jeff! mi sussurr Bencolin. Andate vicino alla lampada. Appena ve lo dico, spegnetela. Per favore, signorina, abbiate la bont di dare un'occhiata nel corridoio, quando apro la porta.
Lasciatemi andare! singhiozz Sally terrorizzata. Dovete essere...
Sentii il cuore balzarmi in petto, mentre me ne stavo l, col dito sul pulsante della lampada. Sally guardava Bencolin, che torreggiava su di lei,

con gli occhi sbarrati: una ragazzina terrorizzata in rosso e nero col viso
contorto in una smorfia.
Ora, Jeff!
Il sussurro carico di tensione mi raggiunse, il mio dito si mosse. La stanza piomb nell'oscurit. Non sentii quando aprirono la porta, ma a poco a
poco distinsi le figure stagliate contro la scarsa luce del corridoio. Rimasero immobili per tanto tempo che pensai non dovesse pi finire.
Che cosa stava succedendo l fuori? Cosa stavano guardando?
A poco a poco le figure scomparvero alla mia vista. La porta si richiuse
con un rumore quasi impercettibile. Attorno a noi vi fu un silenzio irreale,
pieno di eco, nel quale potevo percepire una specie di flusso magnetico.
Come se un bisturi si fosse infilato in una piaga insensibile. Sentivo tutto,
ogni movimento nel buio, senza riuscire a provare alcuna sensazione. L'orologio nella stanza suon improvviso. Poi, ancora il silenzio. E dopo il silenzio una voce sottile, poco pi che un sussurro.
Diavolo! alit. Siete un diavolo...
Era una voce irreale, incredula, divertita e quasi sul punto di ridere.
Perch... continu perch avete fatto questo?
Accendete, Jeff! esclam Bencolin.
Eseguii. Strizzai gli occhi per riabituarmi alla luce. Vidi Sally Reine seduta su una sedia; era pallida, le labbra spiccavano sanguigne nel viso pallidissimo, ma era completamente tranquilla.
Guard verso la finestra con gli occhi socchiusi. Perfino il suo respiro
era diventato normale. Bencolin spinse nuovamente il tappeto verso la porta, poi si volt lentamente.
Signorina Reine esclam la notte dell'uccisione di Alison accadde una cosa che avete trascurato di dirci. Avete detto di esservi addormentata nella biblioteca poco prima delle dieci e che poi, svegliata dal rumore fatto da Fritz e Hoffmann che correvano all'imbarcadero, siete andata
nel portico. Sempre secondo le vostre affermazioni, vi fermaste l per un
po', senza vedere nessuno. Io sono invece convinto che subito dopo essere
uscita, avete visto qualcuno salire la scala che portava gi al fiume e che
raggiungeva la casa di corsa, piuttosto agitato. Lu vi preg di non dire che
lo avevate visto, cosa che voi faceste... Siete pronta ad ammettere che questa persona era sir Dunstan Marshall?
Lei lo guard con occhi spenti, poi rispose a bassa voce:
Non vi dir un accidente!
L'orologio continuava intanto a ticchettare...

Inoltre continu la ragazza in tono astratto stata la cosa pi


grottesca che io abbia mai visto. Cosa credete che sia Duns per me? Vi
sembro una di quelle vostre gelose dame latine? Credete che, anche se ho
mentito, io sia disposta ad ammetterlo ora?
Era come guardare in un paio di occhi di vetro, fissi, e senza espressione
alcuna. La sua voce non perse quel tono impersonale, cattedratico.
Lasciate che vi dica cos'ho visto nel corridoio. Ho visto Isobel D'Aunay che andava nella stanza di sir Dunstan. Ebbene? Perch non sarebbe
dovuto andarci?
Siete una ragazzina disse Bencolin, calmo. Sto cercando di dimostrarvi l'innocenza di Dunstan. Lo avete visto correre verso la casa subito dopo il delitto. Pensaste, logicamente, che vi fosse implicato, e lui lo
ammise. Bene, menti. Menti perch era stato con Isobel D'Aunay e io ho
voluto che vedeste la signora D'Aunay entrare nella sua camera stanotte,
perch vi rendeste conto di cosa accadde quella sera. Ha preferito che lo
consideraste un assassino piuttosto che...
Bencolin parlava anche lui con voce impersonale.
Signorina Reine, capite ora chi era la persona che Lavasseur vide sulla scala esterna che conduce nelle stanze dei D'Aunay? Era la signora, che
tornava dall'appuntamento con Dunstan. Lei venne verso casa dal sentiero
laterale e lui dai gradini del fiume. Avevano paura d'essere visti insieme,
anche se D'Aunay era sprofondato in un sonno dal quale difficilmente poteva essere svegliato... State sicura che il barone von Arnheim non sarebbe
cos comprensivo con voi. Volete impiccarvi con le vostre stesse mani e
mettere la corda intorno al collo di Dunstan?
La guard un po' pensieroso, facendo un gesto di sconforto.
Il viso di Sally si era andato colorando, mentre lui parlava. Apr la bocca
un paio di volte, fregandosi gli occhi.
Quella gatta! sibil con improvvisa foga. Quella sudicia piccola gatta! S, oh, s! Avevo veramente pensato che:.. Ma non condanno
Duns, non condanno lui... Lei vagola e miagola per tutta la casa, ed proprio quello che piace a Dunstan.
Le parole erano scaturite chiare, mentre sul suo viso si era andata formando un'espressione di fredda determinazione.
Le sue dita corsero alla gola a sganciare il primo bottone del pigiama.
Vidi un anello da fidanzamento di platino pendere da una catenina al suo
collo. Prese l'anello, girandoselo in mano.
Vedete? Stavamo per annunciare... questo, quando Dunstan ha man-

dato tutto a monte con una gentile comunicazione alla mia famiglia.
Aveva gli occhi fissi lontano, ora, e una rete di rughe le si era formata sulla
fronte. Ma voi... siete un essere umano? Come facevate a saperlo?
Come facevo a sapere della tresca fra i due? chiese Bencolin.
Non posso rispondervi per ora, perch una faccenda strettamente connessa alla soluzione del caso. Il vostro amore per il giovane, per, traspariva
da ogni vostro sguardo, da ogni gesto. Isobel D'Aunay...
Piccola gatta...
Un po' di carit, signorina Reine, un po' di comprensione! una donna incolore, tranquilla, ma penso che in fondo sappia essere passionale.
Certo scontenta. Guard un po' nel vuoto. Ha appena scoperto che
le piace essere audace e questo stato un forte incentivo per lei. Non posso
certo dimenticare la sua espressione, quando stanotte D'Aunay ha insinuato
che potrebbe avvelenarlo con il veronal. rimasta talmente scossa che deve aver perduto anche gli ultimi rimorsi. Lo sguardo che ci ha lanciato dalla porta prima di uscire... anche se non avessi gi saputo la verit, l'avrei
capita in quel momento. Quello sguardo diceva: " finita, ho un amante e
ora vado da lui. Non me ne importa che lo sappiate anche voi". State sicura, signorina Reine, so benissimo che quella donna non eccessivamente
intelligente e lo sapeva benissimo anche quando ho infilato il biglietto sotto la sua porta: "Nella mia stanza. Alle due. Brucia questo biglietto". andata da Dunstan e io ho verificato la mia teoria.
Sally Reine lo guard con curiosit, con una sorta di orrore.
S... disse con voce piatta avete verificato la vostra teoria. Siete
un diavolo, letteralmente un diavolo. Avete verificato la vostra teoria! Mio
Dio! E che cosa succeder quando scoprir che il biglietto non stato scritto da lui?
Bencolin annui.
Proprio quello che voglio che succeda. Quando discuter la cosa con
loro non potranno negare.
Sapete... disse la ragazza, dopo un attimo di riflessione. Penso
proprio che dovrei tornare all'asilo. Pensavo di essere dura, io! Che sempliciotta! Si, avete ragione, Duns venne su dal sentiero quella notte e mi ha
lasciato credere di essere implicato nel delitto...
Ah! esclam Bencolin, fregandosi le mani soddisfatto. Finalmente sappiamo che andata cosi.
Con evidente sforzo, la ragazza si alz in piedi.
Sentite... vi dispiace se... Voglio andarmene! Voglio tornare in came-

ra mia. Voglio... accucciarmi da qualche parte e morire. Voglio anche pensare a questa faccenda. Vi prego! Io...
Brancol un po', come se fosse diventata cieca all'improvviso, poi strinse le labbra e si raddrizz. Spensi la luce e maledissi Bencolin con tutto il
vigore che la faccenda richiedeva. Vidi la striscia di luce quando apr la
porta. Al buio raggiunsi Sally Reine e le strinsi forte la mano. Si alz in
punta di piedi e mi prese per le spalle.
Grazie, amico! mi sussurr.
E usc.
Rimasi immobile con gli occhi fissi sul vano vuoto della porta, poi mi
resi conto all'improvviso che quel vano non era vuoto. La luce scarsa del
corridoio era interrotta da una testa massiccia con un ciuffo di capelli
biondi. Immaginai il monocolo e la bocca sogghignante.
E cos disse Bencolin dolcemente il mio amico barone ha poi
pensato bene di seguirmi, eh? Immagino che avrete sentito tutto.
Von Arnheim rimase immobile.
Fortunatamente rispose sono riuscito a salvarmi dal congestionatissimo traffico di questo corridoio. Ho sentito, s respir profondamente. Possiamo parlare domattina.
Un fiammifero rasp e si accese. Bencolin prese una sigaretta.
Duello all'ultimo sangue, signor Bencolin mormor il barone.
D'accordo, barone: all'ultimo sangue.
La mano di von Arnheim rimase incerta sulla maniglia per un attimo,
poi l'uomo si inchin battendo i tacchi militarmente.
Buonanotte, signor Bencolin, sogni dorati.
Buonanotte, barone, dormite bene.
Ancora un inchino, poi von Arnheim si ritir nella sua stanza.
11
Era tornato il sole, finalmente. Respirai a pieni polmoni, scendendo le
scale. La porta principale era aperta e i raggi del sole giocavano sulle piastrelle rosse del portico, riflettendosi sul pavimento lucido dell'atrio. Entrava a fiotti una brezza che portava l'odore fragrante della terra dopo la
pioggia. Passeggiai un po' nel portico, prima di fare colazione.
La casa era ancora addormentata, nella fresca trasparenza del mattino.
Dietro la massa scura del Castello del Teschio, sull'altra sponda, piccole
nuvole bianche erano immobili nel cielo azzurro.

Era una mattinata meravigliosa, che cacci via stanchezza e dolore di testa. Uno scoiattolo arriv in mezzo al portico e si mise a mangiare qualcosa, seduto comodamente sulle zampe posteriori. I suoi gesti erano svelti e
delicati, tanto che sembrava beccasse. Ogni tanto mi lanciava uno sguardo
preoccupato, fino a che pens che non poteva fidarsi di me e sgattaiol via.
Mi diressi pieno di baldanza verso la sala da pranzo, le cui finestre, ora,
erano inondate dal sole. Von Arnheim sedeva da solo al tavolo della colazione e leggeva un giornale. Si alz per inchinarsi, quando entrai, augurandomi il buongiorno. Indossava una giacca azzurra di ottimo taglio ed
era allegro come me. Hoffmann mi porse caff, pane tostato e marmellata.
Niente di nuovo? chiesi, accennando al giornale.
Von Arnheim parve pensarci su.
Niente di importante, per lo meno mi rispose con quel suo inglese
accurato, perfetto. C' scritto che un certo arciduca Ferdinando stato
assassinato a Serajevo, ma il redattore di questo giornale dice che la cosa
non ha poi molta importanza. uno dei giornali che ho trovato nella torre
stanotte, signor Marle... Accidenti! Questo pezzo di carta stato capace di
far sentire vecchio un uomo in una mattina come questa.
Per un po' rimase a fissare fuori della finestra, aprendo e chiudendo le
mani meccanicamente.
Ma c' qualcosa di molto interessante nella pagina interna continu. Una specie di esaltazione del nostro famoso amico Myron Alison, come attore, in un paio di lavori teatrali che non ho mai sentito nominare. Tutti i giornali contengono qualcosa del genere, per un certo periodo
di tempo. Non lo trovate suggestivo?
Mi strinsi nelle spalle.
Dite, signor Marle... Non mi avete ancora detto una sola parola intorno a questa faccenda. Cosa ne pensate?
Non ho detto niente risposi perch ero completamente attonito.
Finch...
Annu.
Ah! Allora avete un'idea! Posso chiedervi se coincide con le teorie
del nostro amico Bencolin?
Non si pu mai sapere cosa pensa Bencolin esclamai specialmente se ve ne parla.
Una voce dalla porta disse:
Non molto lusinghiero questo, Jeff!
Bencolin entr nella sala da pranzo con le braccia tese e un sorriso sulle

labbra. Era vestito di chiaro e aveva un fiore all'occhiello.


Buongiorno, barone! Avete dormito bene?
E i vostri sogni chiese von Arnheim sono stati disturbati?
Ora che me ne parlate disse Bencolin, come ricordandosi di qualcosa mi rendo conto di non essere andato a letto. Ma un buon caff e
una doccia fanno sparire le fatiche di tutta una notte insonne. Quando ero
giovane, barone, mi dicevano che avevo una bella voce di basso. In una
mattinata come questa saprei ancora cantare! Ricordo ancora quando correvo per la Quinta Strada, con dei poliziotti amici miei della Squadra Omicidi, su una sbuffante macchina, e cantavamo a squarciagola la "Canzone
dei menestrelli del re". Quando era la festa della polizia, mio caro barone,
vi assicuro che non un cittadino riusciva a non udirci.
Ho notato sogghign von Arnheim che anche stanotte era la festa della polizia...
Alludete al mio piccolo spettacolo drammatico con la signorina Reine?
E altri... sir Dunstan, la signora D'Aunay...
Maledizione! Avete visto proprio tutto esclam Bencolin, imprecando. Sono dolente, se la faccenda vi ha sorpreso, ma i giovani sono
giovani, e...
Von Arnheim pos la tazza di caff.
stata un'idea intelligente! Adesso potremo interrogarli. Ma cosa
pu provare? Non ho mai immaginato che la signora D'Aunay o il giovane
sir Dunstan potessero avere a che fare con il delitto.
Non questo il punto, vecchio mio. Il tramestio di questa notte ha
provato una cosa che non avete ancora vista, ma che sarebbe trasparente,
davanti ai vostri occhi. Una delle faccende pi importanti di tutto il caso.
Bah! esclam il barone. Semplicemente un appuntamento lungo il fiume!
Ci siete, amico mio! Questo il punto. Ho detto alla signorina Reine
che quei due non sono implicati nel delitto per tranquillizzarla... ma ne
siamo poi cosi sicuri? Voi dite: "un appuntamento lungo il fiume". Ma il
punto : dove andarono? Stavano salendo dalla scaletta dell'imbarcadero.
Laggi non ci sono che rocce instabili e certo non avranno coronato il loro
appuntamento d'amore tenendosi aggrappati agli alberi per paura di precipitare nel fiume.
Il motoscafo! disse sottovoce il barone.
Precisamente! Il motoscafo. Fu sentito solo due volte quella notte.

Una volta quando and al Castello del Teschio, verso le nove e mezzo, nove e tre quarti, e un'altra volta al ritorno, dopo che Fritz e Hoffmann avevano visto il misterioso individuo con la lampada in mano. Ritorn e sir
Dunstan Marshall sal dai gradini dell'imbarcadero. Be', ricordate che anche Alison dovette attraversare il fiume. La domanda : Dunstan e la signora D'Aunay andarono con lui?
Von Arnheim sbatt il tovagliolo sulla tavola, poi si avvicin alla finestra e cominci a picchiettare nervosamente con le dita contro i vetri. Dopo
un po' si volt. Bencolin stava imburrandosi un panino.
Io non sono un imbecille disse il barone. Non sono un imbecille, e vi dico che state sbagliando. Dite delle cose molto geniali, vero, ma
non andate al nocciolo della questione. C' qualche cosa su questi giornali
che mi ha dato un indizio. Se solo potessi verificare un particolare avrei risolto il caso. La gente di questa casa non sa quasi niente del lavoro teatrale
di Alison. Persino sua sorella non se ne interess. Non so cosa darei per
parlare con qualcuno che lo conoscesse bene e che avesse seguito le sue
recite.
Io conosco un tipo che pu dirvi tutto di lui! lo interruppi.
Gli raccontai del mio incontro con lo scrittore Brian Gallivan, sul vaporetto. Von Arnheim picchi un pugno sul tavolo.
Gallivan ripet. Si, ricordo questo nome. Uno degli articoli su
quei vecchi giornali firmato con questo nome. Agente pubblicitario di
Maleger anche, eh? Bene! Molto bene! Per una volta almeno le stelle ci
sono propizie. Guard l'orologio. Le nove e un quarto e la casa ancora addormentata! Devo andare a Coblenza per sentire cos'hanno da dirmi
sul corpo del guardiano. Rimandiamo ogni cosa a quando saranno alzati e
facciamo un salto l... Potete telefonare a questo tipo, signor Marle?
Telefonai all'Hotel Traube. Dopo un po', sentii la voce assonnata di Gallivan. Appena cap chi ero, si risvegli di colpo.
Gli dissi che per il momento non doveva scrivere niente al suo giornale e
fissai un appuntamento a Cob lenza. Bencolin e von Arnheim mi aspettavano nell'atrio con il cappello in mano.
Poi scendemmo all'imbarcadero, dove Fritz aveva gi preparato il motoscafo. Mentre schizzavamo in avanti sull'acqua limpida, mi voltai a guardare per la prima volta il Castello del Teschio in piena luce. Pareva quasi
che una strana luminosit illuminasse il cranio del teschio di pietra. Lo feci
notare agli altri.
Perdonatemi si intromise Fritz. il vetro. La sommit della co-

struzione occupata da un'enorme stanza dal soffitto di vetro, come un osservatorio. Abbiamo sempre paura che qualche ragazzino venga preso dalla curiosit di arrampicarsi lass per spiare dentro. A volte anche dei turisti
hanno cercato di farlo.
Mi piacerebbe andare a vedere mormor von Arnheim, facendosi
schermo con il palmo della mano e osservando il castello. S, dobbiamo
proprio vedere...
Non parlammo pi, mentre il motoscafo continuava la sua corsa verso
Coblenza. Quel mattino c'erano molte imbarcazioni sul fiume. Un canotto
guidato da un esile uomo a torso nudo, sfior quasi il nostro motoscafo.
Uno dei vapori del Reno ci torreggi accanto in uno sbuffo di fumo nero.
Quando il fiume svolt, vedemmo alla nostra destra la grigia fortezza di
Ehrenbreitstein accovacciata contro il cielo azzurro. Coblenza era alla nostra sinistra, con le sue case bianche rallegrate dalle macchie arancione dei
gerani.
Gallivan ci stava aspettando sul molo, impaziente figura in flanella grigia con il viso da Pulcinella sorridente. Era molto cortese, ma vidi una luce
bellicosa nei suoi occhi, quando von Arnheim lo salut tanto bruscamente
da rasentare la scortesia.
Il barone ci disse che doveva andare alla stazione di polizia e che perci
avremmo dovuto aspettarlo da qualche parte.
una giornata calda osserv Bencolin, succhiandosi il labbro inferiore sarebbe bene andare in quel caff all'aperto in fondo alla passeggiata, a circa cinquanta metri da qui...
Va bene annu von Arnheim so dov'. Vi raggiunger fra breve.
Ci allontanammo sul fresco viale alberato. Gallivan fischiettava, alzando
polvere a ogni passo. Ci disse che era stato maledettamente cortese da parte nostra l'averlo interpellato.
Nel giardino all'aperto, gli alti alberi ombreggiavano i tavoli dalle tovaglie rosse. Una balaustrata di pietra si sporgeva sul Reno. Un cameriere
usc da un piccolo "chalet" e si avvicin.
Tre birre disse Gallivan la mia con molta schiuma. Fece un
gesto nell'aria. Hanno un modo di spillarla, che la schiuma trabocca dal
bicchiere ci spieg. La prima volta che venni qui restai estasiato. Il
signor Marle mi ha detto che volevate vedermi, signor Bencolin...
il barone von Arnheim, veramente, che desidera chiedervi alcune
cose rispose il poliziotto. Ma anch'io vorrei avere alcune informa-

zioni. Naturalmente resta inteso che non manderete una sola riga al vostro
giornale senza il nostro permesso.
Ho paura che dovr far cosi, ma se ne vale la pena...
Siete stato agente pubblicitario di Maleger, vero?
Tre anni. Dal dieci al tredici, l'anno in cui mor.
Un buon principale?
Gallivan accett una sigaretta, scuotendo la testa:
Era un ipocondriaco. Ma era il suo impresario che mi dirigeva, in genere, e che mi pagava. Non voleva interessarsi di certe questioni lui. Nonostante tutto, per, era un lavoro facile. Tutto quello che faceva quel vecchio era un successo sicuro.
Vedo. Lo conoscevate bene?
Abbastanza, s. Seppe che mi interessavo al soprannaturale. Vi giuro
che sull'argomento queir uomo aveva la pi ricca biblioteca che io abbia
mai visto, soprattutto per quanto riguardava le scienze occulte e la demonologia. Aveva letto da qualche parte di un pezzo di magia particolarmente
orrificante che aveva messo in scena un antico illusionista; lavor per mesi
a perfezionare lo spettacolo e vi assicuro che alla fine faceva rizzare i capelli in testa. Siete mai stati al Castello del Teschio?
Solo in qualche stanza, perch?
Brrr! rabbrivid Gallivan. La birra era arrivata nel frattempo e lo
scrittore si divert a soffiare sulla schiuma prima di continuare. Voglio
dire che io ho idee molto all'antica sull'ospitalit. Penso non sia educato
trasformare gli ospiti in altrettanti candidati al manicomio. Era una specie
di lugubre Peter Pan; con tutta la sua intelligenza, si comportava sempre
come un bambino cui piace strizzarvi l'acqua negli occhi dal fiore che porta all'occhiello. Aveva uno speciale genio per creare effetti diabolici e gli
piaceva soprattutto lavorare sugli alcoolizzati e i neurotici... Maleger! S,
"Maleger" era proprio il nome pi adatto che potesse scegliersi.
Non era il suo vero nome?
Ma no! Non avete letto il "Faerie Queene" di Spencer? Maleger uno
spettro che porta come elmo un teschio d'uomo e i cui cavalli si tramutano
in tigri quando lui uccide qualcuno. Aveva anche le tigri, questo Maleger.
Ricordo in particolare una rappresentazione in cui una gigantesca tigre del
Bengala balzava fuori da una gabbia in fiamme, per andare a ricadere proprio sull'orlo del palcoscenico, a pochi metri dagli spettatori. Maleger tirava fuori una pistola e quando sparava, lo crediate o no, la tigre spariva nell'aria. Andata! Gallivan fece un gesto espressivo. Ebbe delle grane,

per, con degli isterici, rappresentanti della protezione degli animali e dovette sospendere il numero. Sa il cielo come facesse. Forse nessuno riuscir mai a scoprirlo.
Specchi? suggerii. Come per il trucco della testa parlante...
Specchi un cavolo! disse Gallivan. Non c'erano specchi la notte
che si degn di eseguire la scena solo per me, al Castello del Teschio. Finch si scherza si scherza, ma vi assicuro che se non avessi avuto il cuore
pi che saldo avrei esalato l'ultimo respiro quella notte. E glielo dissi, anche. Gallivan bevve lentamente un sorso di birra. Immaginate un
metro e novanta di muscoli tesi, un paio di occhi profondi ed enormi, che a
volte parevano grigi e a volte neri, con delle palpebre scure e pesanti. Immaginate una fronte altissima circondata da una criniera di capelli rossi che
gli arrivavano fin sulle spalle, delle braccia lunghissime come tentacoli.
Immaginate il suo sorriso sui denti gialli e la sigaretta perennemente accesa fra le dita. Questo era Maleger. Che possa bruciare in eterno ovunque
sia!
Dopo aver posato con forza il bicchiere sul tavolo, Gallivan fiss gli occhi sugli alberi verdi al di l del fiume.
Ma chiese Bencolin dopo una pausa cosa sapete della sua personalit, del suo vero nome, delle sue origini, della sua nazionalit?
Niente di niente! Venne dall'Africa con una fortuna nel millenovecentonove. Questo tutto. Aveva viaggiato per il mondo e visto tutto, perci niente da indovinare. Parlava dieci lingue alla perfezione e... Be', un
uomo che legge Spencer Malory, i poemi di Beowulf e Giacomo I, non
conosce l'inglese solo per sentito dire. Ma quando vi accorgete che, oltre a
ci, legge anche Vitoux, Delacroix, Baissac e Florian-Parmentier in francese...
Ma voi come fate a conoscere queste cose? chiese Bencolin. "I
processi di stregoneria del diciassettesimo secolo", di Delacroix, sono cos
poco conosciuti che...
Lo strano giornalista si spinse il cappello indietro sulla nuca, poi socchiuse gli occhi verso il sole.
Oxford disse, come se si vergognasse. Sono stato all'universit
tanti anni fa ed perci che sono venuto qui in Europa. Ero alla Sorbona.
E credevo di essere uno scrittore, allora. Proprio cos, scrivevo libercoli
che solo le matrone dell'East Ham leggevano... Non me ne parlate! E non
ci credereste, scommetto, se vi dicessi che all'epoca avevo quarantasei anni... Ma stavamo parlando di Maleger, no?

S, stavamo parlando di Maleger. Cos'altro sapete di lui?


Be'... Donne? Vi piacerebbe sapere qualcosa intorno alla sua vita privata?
Ve lo stavo proprio chiedendo.
Non posso dirvi, per, cosa appartenga alla leggenda e cosa alla realt, dei fatti che so. Aveva una moglie e un'amica, ma non voleva che si
parlasse di nessuna delle due. Ebbe, credo, un figlio dall'amica, quando arriv a Londra. La cacci e lei mor da qualche parte, lontano. Questo prima
che lo conoscessi io. Non ero pi molto giovane quando divenni il suo agente pubblicitario. In quanto alla moglie non so molto. Ho sentito dire che
fu un matrimonio segreto, perch la famiglia di lei non era favorevole e
non credo che siano mai vissuti insieme. Non fu molto prima della sua
morte, comunque.
Ebbe un figlio dall'amica mormor Bencolin. E chi era questa
donna?
Non so il suo nome. Probabilmente, per, riuscirete a scoprirlo da
qualche parte... Ma la vidi una volta, dopo molti anni che si erano lasciati.
Eravamo nell'undici credo, a Parigi. Ero con un mio amico, un ragazzo che
lavorava per l'edizione di Parigi dell'"Herald". Eravamo seduti in un locale
pubblico, un caff, mi pare, quando lui mi dette una gomitata dicendo:
"Ecco l'amica del vostro Maleger". La donna beveva un liquore a un altro
tavolo; doveva essere stata bella, anche se ormai era sciupata e incolore. Ai
bei tempi era una bionda procace dai lunghi capelli platinati.
E il bambino?
Non so... Ma aspettate un minuto! Gallivan stava picchiettando
l'indice sul tavolo, il viso grottescamente raggrinzito nello sforzo di ricordare. Mi sembra che... Non molto tempo fa stavo parlando con Dick
Ansil, un giornalista di un settimanale scandalistico. Uno di quei tipi che
conoscono tanti fatti privati di tutti, e che vi vien voglia di metterli a tacere
con un buon cazzotto. Era un ricevimento per la stampa o qualcosa del genere, ed eravamo tutti e due sbronzi. Mi disse: "Senti, ti ricordi di quel misterioso figlio di Maleger del quale tutti si sono tanto inutilmente occupati
tanti e tanti anni fa?". Era stata una faccenda leggendaria e misteriosa, sapete... Gli risposi: "Meno male che non eri vivo, allora, altrimenti nessuno
avrebbe potuto permettersi di avere un figlio illegittimo in pace". Disse che
aveva scoperto il suo nome e che la cosa avrebbe fatto molto scalpore. Gli
consigliai di finirla, altrimenti gli avrei suonato una bottiglia in testa. Il
nome era... Non me ne ricordo, inutile. molto importante?

Potrebbe esserlo, non ne sono certo...


Be', posso sempre telegrafare a Dick, se proprio vi interessa.
Guard alle nostre spalle verso il viale. To', ecco finalmente il barone
von Arnheim; ha la faccia soddisfatta del gatto che riuscito finalmente a
mangiare il canarino. Ma... cosa diavolo vuole da me?
12
Lanciandoci una breve occhiata, von Arnheim si mise a sedere e ordin
della birra. Aveva ancora il fascio di vecchi giornali, che pos sulla sedia
vicino alla sua. Appoggi le mani sul tavolo e disse in modo insinuante:
Signor Gallivan, siete il solo giornalista nelle vicinanze, ora?
Gallivan trasal alla parola "giornalista", ma annu.
A meno che i giornali tedeschi non mandino qualche corrispondente... Conosco tutti i giornalisti del continente e non ne ho visto ancora uno.
Io dovrei fare solo del colore locale, ma se voi voleste tenermi al corrente
degli sviluppi...
Ci sono degli sviluppi annu von Arnheim ma ancora non se ne
pu parlare. Se volete, posso riassumervi la faccenda in poche parole. Per
ora, per, dovete dire solo che il barone von Arnheim di Berlino stato incaricato del caso e che sar effettuato un arresto entro ventiquattro ore.
Non ci sono n ma n se. Un arresto verr effettuato entro questo periodo
di tempo, e basta!
Vi fu un attimo di silenzio, mentre Bencolin accendeva una sigaretta,
pensoso.
Il vero colpo, signori mormor Gallivan la presenza di voi
due in cooperazione.
Se ottenete il permesso dal mio amico Bencolin accondiscese von
Arnheim potete scrivere anche questo. Sorrise in quel suo modo sornione. In ogni modo, un arresto verr effettuato stanotte. Ora agli affari!
Il signor Marle mi ha detto che un tempo conoscevate bene Myron Alison.
vero?
Oh, non molto bene. Lo conoscevo.
Tipo simpatico?
Era gentile con la stampa. Mi sempre piaciuto. Intendo dire che ci
invitava sempre a pranzi a base di champagne, a ogni suo onomastico. Gli
piaceva andar d'accordo coi giornalisti. Dicevano che fosse eccentrico ed
egoista, ma sempre stato gentile con me, perch io l'ho sempre montato,

nei miei articoli. Sono convinto che non era un grande attore ma mi piace
la prosa e...
Era amico dell'illusionista Maleger, vero?
quello che dicono, ma a me sempre sembrata un'associazione di
mutua inimicizia. Questo il punto: Alison era un bell'uomo, affascinante,
aveva una bella voce ed era l'idolo delle donne. Era anche un grande mimo. In commedie con acrobazie di parole non aveva uguali, e soprattutto
possedeva una raffinata sensibilit per il teatro. Ma voleva che lo credessero un grande attore. E Maleger gli diceva che da un graffio voleva creare
una ferita gloriosa...
Gli uccelli cinguettavano e si rincorrevano sui rami sopra le nostre teste.
La sirena di un vapore risuon lontano sul fiume scintillante. Il sole splendeva tiepido e potevamo vederne il riflesso che infuocava le finestre delle
bianche case tedesche al di l del Reno. Von Arnheim rigirava fra le mani
il bicchiere di birra.
Non potr mai dimenticare disse Gallivan. La prima volta che
vidi Maleger. Fu nel dieci, qualche mese prima che cominciassi a lavorare
per lui. Era la sera del debutto di uno dei maggiori successi di Alison.
"La commedia era una di quelle rappresentazioni che mi facevano correre brividi per la spina dorsale. Sapete, le colline della Scozia durante i
tempi del Principe erede al trono. La causa perduta, il rullare dei tamburi, e
le voci dietro le scene che cantavano la 'Canzone del battello'. L'ultima carica a Culloden. Ah! Alison impersonava il Principe Carlo.
"Ero rimasto molto entusiasta, tanto che Alison mi invit nel suo camerino dopo lo spettacolo. Vi era un'enorme folla di sparati, ma lo seguii ugualmente. Sedette davanti a uno specchio ovale illuminato tutto intorno
da lampadine elettriche e cominci a togliersi il trucco. Indossava ancora
giustacuore e spada e aveva una sigaretta fra le labbra. Il camerino era una
selva di fiori e di telegrammi; tutto intorno si incrociavano le voci sull'odore di cipria che permeava l'atmosfera. Cominci a gridare: 'Com' andata?
Com' andata?' con l'ansia nervosa di una primadonna. Tutti gli assicurarono che era stato magnifico. Allora, all'improvviso, tutti divennero muti.
"Qualcuno stava bussando alla porta aperta. Un uomo altissimo, con una
tunica nera, una selva di capelli rossi e un mantello di foggia antica, se ne
stava l, appoggiato a un bastone dal pomo d'oro. Aveva gli amuleti attaccati alla catena dell'orologio. Alison si gett indietro sulla sedia, sbuffando
nuvole di fumo verso il soffitto e cercando di nascondere la sua esultanza.
'Salve, Maleger!' esclam. 'Ti piaciuto lo spettacolo?' L'altro lo guard

un poco prima di rispondere: 'Addirittura rivoltante. Non ho potuto nemmeno assistere al secondo atto. E tu sei stato orribile. inutile, sei un guitto e un guitto rimarrai per tutta la vita'."
Gallivan scosse la testa lentamente. Rise piano, ma era cos preso dal
suo racconto che mi chiesi se si ricordasse di noi.
stato ridicolo continu. Ricordo che la mano di Alison and
all'elsa della spada al suo fianco, come se veramente stesse vivendo nel diciottesimo secolo. Le luci oscillarono, quando Maleger se ne and sbattendo la porta. Alison scoppi a ridere, come se si fosse trattato di una cosa
senza importanza, e la folla si strinse di nuovo attorno a lui. Ma era sempre
cos... Maleger continuava a ripetergli che come attore non valeva niente.
Ma quando vi siete accorto disse von Arnheim, con le sopracciglia
aggrottate che erano nemici?
Be'... Una volta che...
Cosa avvenne?
A una rappresentazione privata per un branco di imbecilli, Alison
imperson Maleger con un'imitazione perfetta... costume, trucco e tutto il
resto. Era insuperabile. Ne venne fuori una macchietta talmente intelligente e umoristica che tutti morivano dal ridere. All'improvviso tutti videro
Maleger che se ne stava a guardare immobile.
E allora? chiese von Arnheim, aggrappandosi al tavolo per sporgersi in avanti. Cosa successo allora?
Niente. Maleger prese un pizzico di tabacco e lo annus, poi disse
gentilmente: "Ti pentirai di tutto questo, amico mio". Per un attimo ebbi
l'orribile sensazione che saremmo stati cambiati tutti in vermi e maiali, a
un semplice schiocco delle sue dita. Chiusi gli occhi. Quando li riaprii se
n'era andato. Cos!
Gallivan batt le mani. Il cameriere port un altro vassoio carico di bicchieri di birra.
Lo strano continu il giornalista che le loro nature erano, in
un certo senso, simili. Erano legati l'uno all'altro, come due fratelli gemelli
che combattessero continuamente un duello, incrociando spade immaginarie, e ognuno conosceva tanto bene la guardia e l'attacco dell'altro che non
riusciva mai a colpirlo a fondo. Ma Maleger era il pi grande come spirito,
credo. Non ci capisco niente di tutte queste faccende moderne a base di atomi e di molecole, ma ho sempre pensato che fosse come una massa di
forza vitale che vi scuotesse senza bisogno delle sue grandi mani. Anche
dopo morto pareva doversi dissolvere nell'aria e ritornare indietro imme-

diatamente, come le braccia e le gambe volanti dell'uomo nel "Re del Fiume d'oro". Se veramente aveva un figlio...
A poco a poco Gallivan aveva perso lo scanzonato modo di parlare che
aveva sfoggiato con me sul battello. Aveva l'aria di uno che stia studiando
attentamente qualcosa al microscopio.
Non siamo qui per discutere di scienza o di metafisica disse von
Arnheim all'improvviso. Ci sono dei fatti...
Scusatemi! trasali Gallivan, ritornando alla realt. Dite pure...
Ho qui una certa quantit di vecchi giornali continu il barone
con degli articoli sulla passata attivit teatrale di Myron Alison. Dicono
che il sogno della sua vita stato poter andare in scena con un certo lavoro...
S...
La tragedia di uno scrittore tedesco, intitolata: "L'uccello di bronzo".
una cosa talmente spettacolare da non poter essere rappresentata su un
palcoscenico normale. Credo che non sia stata messa in scena proprio per
questo. Richiede pi di mille comparse ed ambientata all'epoca di Nerone. L'ho letta...
S... esclam Gallivan. Ricordo che ne parlava spesso. Non ho
letto la tragedia, ma so che non mai riuscito a trovare un produttore disposto ad anticipare l'enorme somma di denaro necessaria. Ma ha sempre
detto che ci sarebbe riuscito. Per lui era diventata una specie di ossessione.
Von Arnheim sfogli i giornali.
Dice che voleva impersonare Lupo Cantanus esclam un giovane aristocratico romano capo dei cristiani e condannato a morte da Nerone. corretto?
Non ricordo, ma penso di s... Oh, s! Rammento che doveva esserci
uno scenario ad anfiteatro, che avrebbe spaventato anche dei cineasti...
Von Arnheim non pot fare a meno di nascondere la sua soddisfazione.
Ripieg i giornali, mentre una luce di trionfo gli illumin gli occhi.
Molto bene! esclam. Vi ringrazio molto per la vostra informazione, signor Gallivan. Vi ringrazio anche per il modo intelligente con cui
avete messo in evidenza la personalit dei nostri soggetti. Ecco! Strapp una pagina dalla sua agenda, ci scrisse sopra qualcosa e la pass a Gallivan, al di l del tavolo. Andate dal commissario Konrad con questo
biglietto, vi dar tutti i particolari necessari al vostro articolo. Mi avete detto che conoscete l'interno del Castello del Teschio, vero?
Ci potrei camminare anche al buio, penso.

Bene! Signori, questa sera penso di dare un piccolo trattenimento.


Posso promettervi che sar il pi interessante cui abbiate mai partecipato...
Signor Gallivan, volete essere tanto gentile da presentarvi alla villa di Alison stasera dopo cena? Vi, consiglio di portare l'occorrente per la notte.
Tutta la compagnia passer la notte al Castello del Teschio. Per il momento non c' altro.
Bencolin non aveva detto una sola parola, da quando era arrivato il barone. Butt la cicca della sigaretta al di l del parapetto e si riscosse dalle
sue meditazioni. Guard von Arnheim con gli occhi dilatati, poi si rivolse
a me. La sua espressione pareva dire: "Ve l'avevo detto che sarebbe arrivato a tanto!". All'improvviso disse a bassa voce:
Forse questa la strada migliore...
Cos' la strada migliore? chiese von Arnheim.
Parlavo a me stesso. Un errore. Scusatemi.
Avete seguito cosa volevo dire quando chiedevo della tragedia e del
resto?
Bencolin non recitava, ora: era veramente perplesso e il tedesco se ne
accorse.
No, amico mio disse Bencolin veramente non vi ho seguito.
Von Arnheim si alz, abbottonandosi la giacca. Aveva il cappello grigio
sulle ventitr.
"Sic volvere parcas" cit. Non avete capito qual il punto cruciale. Bene, bene, un po' che indulgo a una pietosa mistificazione nei
confronti di me stesso. Ora. se siete pronti, possiamo tornare a casa per
chiarire alcune cosette...
Si avviarono insieme, von Arnheim e Bencolin, per il viale alberato.
Gallivan e io li seguimmo a breve distanza. Le spalle ossute del giornalista
erano erette e le sue mani uscivano un po' troppo dalle maniche della giacca. Fischiettava compiaciuto e a poco a poco la melodia divenne pi distinta. Si trattava di "Amaryllis".
Che diavolo state fischiettando?... gli chiesi.
Oh, ho letto i giornali mi rispose, sogghignando. Hanno detto
che qualcuno la stava suonando mentre veniva commesso il delitto. Un
violinista, o qualcosa di simile, non riesco a ricordare il nome. Sentite, sono stato zitto, ma... qual la risposta?
Fra quei due?
Proprio. Sarebbero capaci di togliersi il cuore pur di riuscire a superarsi l'un l'altro. Bene, dovrebbe essere un brillante spettacolo, al quale

Brian Gallivan sar presente per assistere alla vivisezione. Be', lo spero,
almeno. Adesso torno in albergo, perch devo mandare un telegramma.
Grazie e arrivederci.
Era strano, passeggiare per quel viale. Una parte era ombreggiata da un
alto muro di pietra, sulla sommit del quale si vedevano delle viti. Costituiva la parte posteriore di terrazze-giardino che erano nella propriet una
volta appartenuta ai re sassoni. A un certo punto il viale correva sotto un'alta galleria di pietra, all'ingresso della quale stava una lampada di ferro
che doveva servire a illuminarla nelle ore notturne. Di notte Coblenza risuona di mille eco misteriose e bisogna aggrapparsi al ricordo delle ville
chiare e dei gerani, per dimenticare l'oscurit tanto cupa da sembrare popolata di fantasmi. Quante campane avevano suonato e quanti uomini erano
morti da quando Cesare aveva costruito il ponte sul Reno? Ora, per, c'era
luce piena nel tunnel e io sentii distintamente che qualcuno mi stava camminando alle spalle. Gallivan aveva affrettato il passo e camminava davanti a me con le mani in tasca, continuando a fischiare "Amaryllis". La ghiaia
scricchiol ancora. Mi voltai. Doveva essere stata una specie di suggestione, una risonanza di eco sotto la galleria umida. Non c'era nessuno dietro
di me. Sentii ancora il fischiettare di Gallivan.
Persino quando non sentii pi "Amaryllis" ed ero corso fuori dal tunnel
nella Rheinstrasse, quell'impressione rimase in me. Ero certo di aver sentito dei passi decisi, lunghi e tranquilli. Mi era persino parso, in uno spasimo
di terrore, che camminassero sul ritmo della melodia fischiettata da Gallivan. Quando raggiunsi Bencolin e von Arnheim li pregai di aspettarmi ed
entrai da un tabaccaio per comprare delle sigarette. Provai a fischiettare alcune battute di "Amaryllis". Quando uscii, fui sollevato, perch non sentii
passi alle mie spalle.
Il motoscafo ci riport indietro.
Sentii la voce di Bencolin.
... supponiamo che Jeff interroghi Dunstan, ma non come interrogatorio ufficiale, intendiamoci. Una delle sue poche prerogative proprio quella di far s che la gente parli con lui liberamente, con fiducia. per questo
che mi utile. Noi possiamo occuparci della signora D'Aunay. Penso che
Dunstan abbia bisogno di sfogarsi con qualcuno, ma parler solo con chi
ne ha voglia, ne sono certo... Perch cos assorto, Jeff?
Dissi qualcosa. Fritz aveva tirato il tendone sul motoscafo per ripararci
dal sole. Era piacevolmente riposante, starsene seduti e sentirsi trasportare
sul fiume. Von Arnheim rimase silenzioso finch giungemmo in vista del-

l'imbarcadero della villa di Alison, solo allora disse:


Non ci sono orecchie indiscrete, ora. Voglio dirvi una cosa.
La sua voce era bassa, ma udibile al di sopra del rumore della risacca.
Vi dir cosa vi sfuggito mormor. Abbiamo di fronte un terribile assassino, una specie di Wagner alla ricerca di effetti sensazionali.
Ricordate cosa ho detto poco fa? Alison voleva impersonare il nobile romano nell'"Uccello di bronzo".
Bencolin non rispose. Mi voltai per guardare meglio il barone, il cui
monocolo brillava al sole.
Per superare il ronzo del motore dovetti quasi urlare:
S.
E anche nella tragedia veniva poi condannato a morte?
S.
E come preferiva che morissero i suoi nemici, Nerone?
Be'... i leoni, mi sembra.
Il monocolo divenne quasi un occhio di fuoco, mentre von Arnheim si
chinava a urlarmi in faccia.
S! E come ancora?
Be', a volte li ricopriva di pece e appiccava fuoco ai loro corpi in modo da renderli simili a torce umane e... Mio Dio! Respirai e cercai di alzarmi in piedi.
Vi fu un silenzio, poi von Arnheim sussurr:
Alison stato accontentato.
Il motoscafo si scroll un poco, prima di fermarsi davanti all'imbarcadero.
13
Il pranzo non fu molto allegro, quel giorno, Dunstan, Lavasseur e la duchessa scesero per prendervi parte, ma non si vide nessuno degli altri. Senza prestarvi molta attenzione, annuivano alla rombante voce della signorina Alison, che cercava di tenere la conversazione nei binari della convenzionalit. L'enorme signorina bevve un'altrettanto enorme quantit di vino
che la rese ancora pi cordiale del solito. Dunstan tocc appena il cibo e
aveva la faccia pi preoccupata che io avessi mai visto. A un certo momento rovesci persino l'acqua sul tavolo. Lavasseur mangi con interesse
prettamente francese, tutto preso dai vari piatti, dai quali alzava solo raramente il volto imbronciato. Gli occhi di von Arnheim si muovevano irre-

quieti dall'uno all'altro, e questo serv ancora di pi a innervosire Dunstan.


Poi la duchessa raccont una barzelletta piccante che gustai moltissimo.
Mi divertii a osservare i diversi modi in cui era stata accolta.
Bencolin scoppi in una risata. Lavasseur si permise un sorrisetto breve,
continuando a ingozzarsi di arrosto con insalata. Von Arnheim parve non
averla nemmeno sentita. Dunstan, invece, impallid leggermente. Era scosso e imbarazzato, ma aveva qualcosa di pi... le sue mani tremanti reggevano a malapena il tovagliolo. La barzelletta aveva per tema il marito che
torna a casa all'improvviso.
Finalmente la duchessa si alz, appoggiandosi al suo bastone. Sfid
Bencolin a uria partita a scacchi. Sapevo che si sarebbero ritirati pi che
altro per raccontarsi barzellette, di cui il poliziotto aveva una riserva inesauribile, e che perci avrei fatto bene a non andargli fra i piedi. Lavasseur
si allontan, scusandosi. Von Arnheim accenn a Dunstan con il capo, poi
se ne and al piano superiore. Il giovane fece quello che avevo sperato:
cominci a salire qualche gradino, poi esit, ridiscese e si diresse verso la
biblioteca. Ne usci con un libro e si mise a sedere sulla veranda.
Sul portico era stato tirato un tendone a strisce bianche e rosse. Dunstan
si era messo in un angolo, gli occhi fissi sul fiume. Ero stato incaricato di
intervistarlo amichevolmente, mentre von Arnheim, di sopra, avrebbe interrogato la signora D'Aunay. Dunstan indossava una vecchia giacca da
golf e aveva un fazzoletto di seta annodato intorno al collo; teneva le gambe accavallate e quella di sopra dondolava ritmicamente, mentre il libro era
rimasto vicino a lui senza che nemmeno l'avesse aperto. Aveva preso un
orario ferroviario di Bradshaw, scambiandolo chiss per cos'altro, ma finsi
di non essermene accorto.
Non c' un campo da tennis qui vicino? gli chiesi. Mi piacerebbe fare una partita.
Magari ci fosse! mugol da dentro la sua sciarpa. Mi piacerebbe e come!
A un tratto esclam: Ubriachiamoci.
Era giovane, molto giovane, e io lo capivo bene.
Troppo presto per ubriacarsi dissi amichevolmente. Se ci si ubriaca in un pomeriggio d'estate, la testa comincia a dolere e gli occhi a
bruciare. una cosa terribile.
Per Giove! Forse avete ragione, non ci ho mai pensato, per. La
nuova idea lo distrasse. Se la rigir in mente per un po' abbandonato comodamente nella poltrona a sdraio. Poi la gamba ricominci a dondolare.

Potremmo prendere il motoscafo e arrivare al castello Stolzenfeld. Se


lo sapete guidare, per, perch io non ne sono capace.
Oh, lo guido benissimo, ne ho uno a casa che una bellezza. Si
rinchiuse in se stesso all'improvviso, fissandomi negli occhi. Io finsi di essere distratto a portai lo sguardo sull'orizzonte. Ma non toccher il motoscafo scatt poi. Capito? Non ne toccher pi uno in tutta la mia
vita. Li odio.
Parlammo del gioco del biliardo e di altre cose senza importanza, finalmente io proposi una passeggiata nei boschi dietro la casa. Accett la proposta. C'era un viottolo, mi disse, che dall'imbarcadero girava intorno alla
casa e portava alla collina. Era come se non gli riuscisse di staccare la
mente da quel sentiero che Isobel D'Aunay aveva percorso la notte dell'omicidio per raggiungere la sua stanza.
Scendemmo i gradini finch trovammo il viottolo, e ci avviammo verso
la collina. Vicino alla casa, il viottolo passava proprio davanti a una scala
esterna che conduceva al secondo piano, poi si inoltrava sotto una fresca
arcata formata dagli alberi, le cui radici erano ancora umide di pioggia.
Sbucammo in un pianoro circondato da un muro di pietra, ma gi da un
pezzo mi ero convinto che Dunstan e Isobel D'Aunay non erano andati in
quel posto la notte dell'omicidio. Il sentiero, anche ora che il fango non lo
invischiava pi, era quasi impraticabile per gli sterpi di cui era coperto e
per le grosse pietre che lo sbarravano di tanto in tanto. Inoltre, a un certo
punto, costeggiava proprio uno strapiombo che dava sul fiume. Era un difficile percorso perfino per me, e alla luce del giorno per giunta. No, una
donna come Isobel D'Aunay non avrebbe mai potuto camminarci, specialmente di notte.
Il pianoro si sporgeva un po' sul fiume ed era ombreggiato da fronde cariche di grandi foglie. Eravamo circondati da un'atmosfera di verde crepuscolo, permeata dall'odore del fiume e della terra umida. Dunstan sedette
sul basso muro di pietra, con un ginocchio fra le braccia e lo sguardo perduto sull'orizzonte.
Bel posto per portarci una donna dissi se non ci fosse quel dannato sentiero.
Gi fece lui, voltando la testa dall'altra parte. Sicuramente dovette
pensare che era un'idea oscena.
Molto meglio andare al di l del fiume, invece continuai in tono
assorto. Potendo disporre di un motoscafo, deve essere facile trovare un
posticino tranquillo da quelle parti.

Ebbi l'impressione che avesse trattenuto un attimo il respiro. Mi parve


che perfino lo scoiattolo sull'albero si fosse fermato col suo raspare. Non
lo guardai in faccia, ma vidi le sue lunghe mani aggrappate al muro con
forza. Guardai l'orologio.
Tardi! mormorai. Le due.
Nemmeno per sogno! esclam respirando pi liberamente nella
speranza che avessi cambiato argomento. Al mio orologio sono le...
Si ferm. Non lo guardavo, ma la sua immagine era riflessa sul vetro del
mio orologio, il cui ticchettare mi parve incredibilmente lento. Aveva capito, e la sua reazione fu un gorgoglio strozzato. La rabbia lo assal lentamente, oscurandogli i sensi. Si alz in piedi.
State buono mormorai. Potrei scaraventarvi al di l del muro
senza neanche alzarmi, lo sapete.
Brutto porco! url. Siete voi, allora, che avete scritto quel biglietto.
No, non sono stato io. Se lo avessi scritto, sarei d'accordo con voi...
Chi stato, allora?
Non cerc di nascondere nulla. Era all'erta, le braccia conserte e le pupille terribilmente dilatate. Le maniche del golf erano tese dai suoi muscoli
contratti. Mi alzai a guardarlo negli occhi, e gli posai le mani sulle spalle.
stato uno scherzo poco simpatico mormorai. Chi stato, non
ha importanza, non vi pare? Abbiamo cercato di tirarvi fuori dai pasticci.
Fuori dai pasticci? Questa s che buona! Ormai tutti sapranno la cosa.
Non la sa nessuno mentii all'infuori di Bencolin e di me. E... e
per lui questione riservata. Se dovesse dire tutto ci che sa, molta gente
in Francia non sarebbe pi capace di chiudere occhio, di notte. Ma lui non
parla. Svegliatevi, amico! Non siete il solo a trovarvi in una posizione del
genere, non c' niente di strano.
Mi guard in modo curioso, perch gli avevo parlato come si fa con un
bambino che abbia paura di essere arrestato dalla polizia perch ha rubato
la marmellata. Con un breve sospiro si sedette nuovamente.
Siete sicuro che nessuno lo sappia? mi chiese. Ho passato dei
brutti momenti, da quando...
Ne sono certo.
Cosa... Cosa intendevate mi chiese esitando quando avete detto
che non c' niente di strano?
Gli dissi cosa intendevo e prima mi parve perplesso, poi tanto rassicura-

to da sembrare un altro.
Ma allora perch diavolo... sbott.
Non fu facile convincerlo che quello che ci interessava era il delitto, non
la sua relazione con la moglie di un altro. Non riusciva a capire che molto meglio essere sorpreso in flagrante adulterio piuttosto che essere arrestato per omicidio.
Gli feci presente la faccenda del motoscafo, ma gli feci notare anche,
che se fosse riuscito a dimostrare la sua innocenza, nessun'altra indiscrezione sarebbe venuta fuori. Sapevo che prima o poi mi avrebbe raccontato
la storia: doveva togliersela dalla coscienza...
Sentite dissi. Voi e la signora D'Aunay eravate veramente fuori
col motoscafo, no?
Non mi importa di parlarne con voi esclam ma non potrei mai
accennarne con quel poliziotto. Vi giuro che non potrei. Non so perch.
Va bene, ci penso io. Credo che non avrete nemmeno bisogno di vederlo.
Mi parve di averlo rassicurato.
Ci sono delle cose, per, che nemmeno voi potrete capire mormor. Il fatto che sono pazzo di quella donna. Non posso troncare tutto
cos, n intendo farlo. Capite? Picchi il pugno sul muro, poi continu:
Se sapeste quante ne ha passate con quel bruto!
La solita, dolce canzone. Quante volte stata cantata da tutte le mogli
del mondo! Mi preparavo ad ascoltarla ancora con solenne attenzione.
Se si fosse limitato a picchiarla...
Non so perch le mogli dei mariti crudeli preferiscano che i mariti le
picchino e si annoino se non lo fanno. In ogni modo ero pronto a essere solidale, perch Jerome D'Aunay, giudicato secondo i vecchi canoni, non era
solo cattivo, ma persino volgare e meschino.
L'ho incontrata un anno fa a Bruxelles continuava intanto Dunstan.
Pensai che l'avrei scordata. Poi la scorsa settimana venni qui per discutere con Alison su certi scenari che avevo disegnato per un suo nuovo lavoro. Non sapevo che l'avrei trovata qui. Non so neppure bene come accadde, so solo che quando mi offr una tazza di t e sfiorai la sua mano, divenni rosso ed emozionato. Pu sembrare imbecille, ma non cosi.
Parlava in fretta, ora, in modo quasi incoerente.
E il peggio che dovrei considerarmi fidanzato a una ragazza che
qui anche lei. Non lo sapevate, eh? Si tratta di Sally... Sally Reine. Non mi
condannate, vero? Non so perch ma non ho il coraggio di dirglielo. So

che non potr continuare a lungo cos, ma non so prendere una decisione.
Il bello che ce l'ho a morte con lei. Non posso sopportare le donne che
prendono sempre in giro. Non so mai se scherza o se fa sul serio.
"Be', la notte del delitto, il vecchio D'Aunay prese il sonnifero e lei si
accorse che era profondamente addormentato. Scese da basso. Da principio
avevamo intenzione di metterci a sedere nel portico e di chiacchierare.
Poi... poi persi la testa. Le dissi: 'Perch non prendiamo il motoscafo per
andare oltre il fiume?' C' un sentiero che porta a una grotta ed facilmente accessibile. Prendemmo il motoscafo..."
Aspettate. Alison venne con voi?
Strappato dal suo racconto, mi guard meravigliato.
Alison? Ma neanche per sogno. Che diavolo vi prende?
Accidenti! Ho cercato per pi di un'ora di mettervelo in testa e ora mi
chiedete che mi prende! Ma se proprio questo il punto cruciale! andato
in qualche modo dall'altra parte del fiume, no? E il motoscafo stato sentito una sola volta.
Oh!... Potrebbe aver preso la barca.
C' una sola barca ed stata usata da Fritz e Hoffmann.
E io vi dico che non venuto con noi! url. Cosa credete, non
sono un imbecille! Vi pare che avrei portato...
Si ferm per guardarmi negli occhi, perch dovevo sembrargli tanto rintontito da vincere perfino la sua rabbia. Mi alzai lentamente dal muro e capii.
Vidi in un lampo di luce come Alison aveva attraversato il fiume. Che
cretino! Che imbecille ero stato a non averlo capito prima!
Le scarpe... mormorai. Le scarpe...
Ma che scarpe?
Non risposi, ma la spiegazione diveniva sempre pi limpida. Il paio di
vecchie scarpe sporche di fango verdastro e limaccioso! Alison non se le
era sporcate sul sentiero che conduceva al Castello del Teschio, perch le
mie, pur con un tempo ben peggiore, avevano racimolato solo un po' di
fanghiglia scura. Avevo gi visto quella mota maleodorante in vita mia, in
una galleria che dalla fattoria del mio nonno portava al di l del fiume... e
passava sotto il letto del fiume.
Castelli del genere hanno quasi sempre dei sotterranei, dai quali il signorotto era pronto a scappare in caso d'assedio. E questo passaggio portava
alla casa di Alison al di l del Reno. E le pantofole che non eravamo riusciti a trovare! Alison doveva essersele tolte appena entrato nel passaggio

segreto, per calzare le scarpe pesanti, cos da ritrovarle l al suo ritorno,


dove avrebbe potuto cambiarsele senza sporcare il lucido pavimento della
stanza. Meticolosamente ordinato, come sempre. Solo che non era ritornato indietro. Tutto concordava: il soprabito sdrucito nel suo guardaroba elegante, la porta chiusa a chiave per dare a intendere che stava lavorando...
Tutte queste cose mi passarono per la testa come un lampo, anche se la
loro descrizione, ora, mi sembra tanto lunga. Altri dettagli andavano inoltre prendendo forma: il misterioso uomo con la torcia che Hoffmann aveva
visto sui bastioni del castello. Avevano fatto capire che era uscito dal portone del castello e che era corso gi dalla discesa per arrivare al motoscafo.
Che sciocchezza! Non avrebbe potuto non incontrarli lungo il sentiero, e se
anche avesse tentato, avrebbe suscitato tanto rumore fra la sterpaglia e i
sassi che avrebbero per forza dovuto sentirlo. No, era ritornato dal passaggio sotto il fiume.
Certe cose, che mi erano sembrate senza importanza, mi ritornarono alla
mente completamente chiarite. Ricordai il fango verde sotto il tappeto
gualcito in camera di Alison. Quelle tracce non potevano essere state lasciate da Alison, perch lui non era ritornato; erano quindi quelle dell'assassino. Qualcuno aveva visto l'attore entrare nel passaggio, quella terribile
notte, e quel qualcuno aveva preso la pistola e lo aveva seguito sotto il Reno per consumare l'omicidio. Poi era ritornato tranquillamente indietro.
E Bencolin aveva intuito tutto questo sin dalla prima visita nella stanza
di Alison. Era rimasto un po' disorientato, per, a causa del motoscafo che
era stato sentito ritornare quella notte con a bordo Dunstan e la sua innamorata.
Cosa diavolo vi succede? mi stava chiedendo il giovane.
Niente... mormorai. Continuate.
Ma che cosa volete sapere ancora? Ho ammesso quello che volevate.
Attraversammo il fiume e io attraccai il motoscafo a una rupe... Ma dannazione! Cosa vi prende ancora?
Ora ricordavo anche quello: Hoffmann aveva affermato che il motoscafo
era stato ancorato in modo insolito, non come gli abitanti della casa erano
usi fare. Naturalmente Dunstan non doveva essere mai andato al Castello
del Teschio sull'imbarcazione nemmeno come passeggero. Questo doveva
essere stato il ragionamento che aveva fatto anche Bencolin.
... Dio sa chi fosse o da dove venisse stava frattanto dicendo Dunstan ma quando vidi quell'uomo uscire dalla terra, io...
Mi voltai di scatto verso di lui.

Quando vedeste cosa?


L'uomo sorgere dalla terra. Vi assicuro che ho avuto una paura terribile. Aveva un pacco, o forse un sacco, non so... Naturalmente non dev'essere uscito proprio dalla terra, ma...
Raccontatemi come andata, senza tralasciare nulla.
Dunstan arross dalla rabbia, guardandomi con occhi scintillanti.
Che io sia dannato se far una cosa del genere! url. Cosa diavolo pu interessarvi? Mettetevelo in testa, non dir niente. ... sacro per
me. Non sono affari vostri.
Capisco benissimo gli dissi pazientemente. Non voglio i particolari del vostro romanzo d'amore. Voglio che mi raccontiate dell'uomo
sorto dalla terra.
Oh! Va bene, allora mormor. Eravamo in una piccola cavit,
quasi ai piedi della collina. C'era una splendida luna piena e ce ne stavamo
seduti vicino a un grosso albero, appoggiati a un masso. Io... ero molto
turbato e scosso. Mi pareva che tutto mi girasse intorno. Capite? Le
mani gli tremavano e il suo sguardo era acceso. Gli alberi, la notte e
l'essere lontani da tutti. Poi, all'improvviso, la terribile sensazione di essere
legato a quella donna come non ero stato a nessuna in vita mia. Incroci
le braccia. E mentre mi sentivo come se mi avessero aperto il cuore...
mi sdraiai per terra, con la faccia nell'erba. Dopo un po', senza alcuna ragione, guardai in su.
"Fu orribile. A pochi metri di distanza, sotto un cespuglio, vidi un uomo
che pareva proprio uscire dalla terra. Mi voltava le spalle ed era un po'
chinato in avanti. Mi resi conto che trascinava qualcosa di pesante, mugolando fra s una canzone.
"Poi spar. Non so dirvi dove fosse andato, ma so che il cuore parve fermarmisi in petto. Isobel aveva paura che fosse qualcuno venuto a spiarci e
si mise quasi a piangere, continuando a balbettare: 'Torniamo indietro, torniamo indietro...'. Ma avevamo paura anche di far quello. Continuammo ad
aspettare parlando di ogni sorta di terribili possibilit, quando sentimmo
quelle grida.
"Questo fin di sconvolgerci. Ci alzammo in piedi e vedemmo quella cosa correre in fiamme sui bastioni urlando in modo inumano. Isobel svenne
quasi. Dovetti portarla in braccio fino al motoscafo. Facemmo un sacco di
rumore perch, a ogni momento, rischiavo di inciampare negli sterpi.
Quando fummo vicino all'imbarcadero, vidi la barca staccarsi dall'altra riva. Ci nascondemmo in mezzo ai cespugli, finch Fritz e Hoffmann non

arrivarono vicino a noi. Avevo paura che ci avrebbero scoperto da un momento all'altro, perch le loro lampade cercavano tutto intorno fra gli arbusti. Quando finalmente cominciarono ad arrampicarsi per il sentiero, saltammo sul motoscafo e ritornammo indietro. Isobel prese il viottolo laterale e io salii per i gradini fino al portico. Grazie al cielo, riusc a entrare
senza svegliare suo marito."
Proprio in quel momento, io e Dunstan ci rendemmo conto di non essere
soli. Dovevo aver sentito rotolare una pietra o muovere qualche arbusto,
perch mi voltai all'improvviso. Un uomo era immobile sotto un albero e
ci ascoltava in silenzio.
Era Jerome D'Aunay.
14
Non so cosa mi aspettavo che succedesse. Doveva aver sentito l'ultima
parte del discorso di Dunstan. Dopo la scossa che mi aveva dato la sua
presenza, ricordo distintamente che guardai oltre il basso muro di pietra,
verso lo strapiombo roccioso che portava al fiume. Un uomo si sarebbe
certo spezzato il collo cadendo di l. Per un lungo tempo nessuno parl.
Una nuvola pass davanti al sole, oscurandolo, poi un raggio cadde a illuminare una pozzanghera vicino ai piedi di D'Aunay. Lo scoiattolo stava
ancora giocando fra le foglie.
Dunstan ruppe le quiete esclamando:
Be'? Se avete qualcosa da dire, sputate fuori!
Ah! Buongiorno, sir Marshall Dunstan disse D'Aunay in inglese.
Aveva una cattiva pronuncia, ma non mancava di scioltezza. Vi stavo
cercando e Hoffmann mi ha detto che eravate venuti da questa parte. Mm...
ho appena parlato con mia moglie.
Si avvicin di qualche passo. Era vestito in modo quasi pacchiano, con
uno sportivo abito azzurro e calze rosse e verdi. Mi chiesi cosa ci fosse
dietro i suoi modi.
Il signor von Arnheim continu l'ha interrogata. Sono entrato
nel bel mezzo del discorso e ho udito cose divertentissime.
Dunstan era molto pallido, ma sembrava deciso.
Tanto, prima o poi avrei dovuto dirvelo mormor.
Scusatemi... disse D'Aunay alzando le mani in un gesto stranamente untuoso. Vorrei chiedervi una cosa e penso di avere diritto a una
risposta. Voi siete innamorato di mia moglie?

S! esclam Dunstan in tono melodrammatico.


Se fosse... libera, la sposereste?
S.
Ah! Molto bene. L'avrete.
La voce si fece decisa come al solito, ogni segno di untuosit spar dai
suoi gesti e dagli occhi gelidi.
Mi levate dalle spalle una grossa preoccupazione. un pezzo che mi
rendo conto che non la padrona adatta alla mia casa. superficiale, le
piacciono i vestiti di lusso, vuole viaggiare e accompagnarmi nei miei
viaggi d'affari. E... devo essere sincero... non pu avere figli. Insomma,
una cattiva moglie. Ho sempre pensato a un accomodamento del genere,
ma era troppo virtuosa, secondo me. Sorrise con espressione tutt'altro
che divertita. L'avrei levata di mezzo se non avesse potuto danneggiare
la mia reputazione.
Si esamin pensieroso la punta delle scarpe.
Sono le tre meno un quarto dissi a un tratto, guardando l'orologio.
Non posso pi fermarmi. Se volete scusarmi...
Grazie... sorrise D'Aunay. Ho bisogno di restar solo con il mio
amico inglese per discutere di certi particolari...
Li lasciai vicino al muro. Dunstan irrigidito e D'Aunay pensieroso. Mentre scendevo per il sentiero, ebbi qualche dubbio sull'origine e la legittimit
dei genitori di D'Aunay. Ma d'altra parte, pensai, perch irritarsi? Poteva
essere un cinico, ma il suo modo di fare aveva salvato una brutta situazione. Se avesse fatto il marito infelice, sarebbe stato insopportabile. Fino a
pochi minuti prima potevano scoppiare delle scenate da un momento all'altro. Adesso, invece, tutti erano felici. Tutti, tranne una ragazza aggressiva
dal viso di folletto che si chiamava Sally Reine...
Ma... e se D'Aunay avesse saputo gi della tresca e fosse rimasto nell'ombra per farsene un paravento? Se non avesse preso il veronal, come
aveva detto, e non fosse rimasto tutto il tempo a dormire in camera sua?
Con la moglie fuori della stanza, chi avrebbe potuto testimoniare in suo
favore?
La cosa pi importante, per il momento, per, era che Bencolin venisse a
conoscenza della faccenda dell'"uomo sorto dalla terra" sull'altra sponda
del fiume.
Pareva non ci fosse nessuno in casa, quando entrai nell'atrio fresco. Salii
al primo piano e sentii delle voci nel salotto della duchessa.
Quella di Bencolin stava dicendo:

Vedo...
E quella della duchessa:
Avete vinto, vecchio sbirro dalla faccia di diavolo.
Erano seduti al tavolo vicino alla finestra. Quando entrai Bencolin stava
raccogliendo le carte da gioco. Aveva davanti a s un mucchio di gettoni
azzurri. Lavasseur guardava le carte in modo cortese, ma distratto. La duchessa fin coscienziosamente un grosso bicchiere di whisky, poi accese un
sigaro facendo velati commenti sui bari e gli imbroglioni in generale, e in
particolare su coloro che fanno un "full" tirando su due carte.
Venite dentro, vecchio mio! mi salut. Questo tipo dalla fortuna sfacciata mi ha vinto tutto tranne la camicia che ho addosso. Accidenti!
Non ho avuto un gioco in mano per tutto il pomeriggio. Sedetevi, amico.
Apertura di cinque marchi. Prendete una sedia.
Tacque un attimo per porgere il bicchiere vuoto a una vecchia domestica
dalla faccia legnosa che stava in piedi vicino alla sua sedia.
Sentite! url poi. Credo che il ragazzo abbia fatto qualche scoperta. Ehi, Frieda, preparami un altro whisky, ne ho proprio bisogno.
Guardatelo, vi dico, tutto eccitato! Si volt verso Lavasseur scoppiando a ridere. Lavasseur, vecchio assassino, vi ha scoperto! meglio che
confessiate tutto.
Lavasseur sorrise.
Vi prego, duchessa! Non penso che stia bene scherzare con certi argomenti... Penso sia ovvio...
Continuate, uomo! esclam la duchessa. Stavo solo scherzando! Si rivolse a Bencolin. Sapete, faccia di diavolo, non posso fare a
meno di stuzzicarlo. Mi piacerebbe vederlo coi capelli scompigliati, una
volta, o ubriaco per terra. Sembra sempre un manichino da vetrina. Aspettate, Lavasseur, non ve ne andate! Sentiamo se il ragazzo ha delle novit!
Che novit? chiesi.
Bencolin smise un attimo di mischiare le carte. Ci guard con la fronte
aggrottata.
Siamo stati invitati disse a un piccolo spettacolo sotto gli auspici del barone von Arnheim. Lo spettacolo avr luogo al Castello del Teschio, dove passeremo la notte. La signorina Alison ha suggerito anche
una cena fredda da consumare nella sala da pranzo di Maleger.
Cos disse la duchessa se al nostro amico occhio-di-vetro piace
essere drammatico, noi gli andremo dietro, procurando un po' di lavoro extra alla servit, che ne sar felice. Sentite un po' mi chiese poi sta-

to invitato quel giornalista che avete visto a Coblenza?


Gallivan? chiesi.
S, proprio lui annu. Occhio-di-vetro deve essere terribilmente
inospitale. Sentite, vecchio mio, telefonategli e ditegli che venga anche lui
a presenziare alla cena storica. Se non ha vestiti, imprestategliene uno voi,
o ditegli di venire con quello che ha. Mi piacciono i giornalisti, mentre invece non mi piace occhio-di-vetro. un altro che avrebbe bisogno di ubriacarsi di tanto in tanto... Adesso distribuite le carte, e, per l'amor di Dio,
datemi un buon gioco.
A questo punto bussarono alla porta e von Arnheim entr. Era molto eccitato.
Scusatemi esclam ma ho bisogno di vedere il signor Bencolin
e il signor Marle in privato. molto importante. No, aspettate... guard
la duchessa attentamente voi potreste essere d'aiuto, signorina Alison.
Certamente... disse Lavasseur alzandosi e inchinandosi alla sua
ospite. Possiamo continuare il gioco pi tardi... Adesso devo andare a
fare un po' di esercizi col violino.
La duchessa disse alla domestica di andarsene, e quando fummo soli, esclam:
Cosa c'? I suoi modi erano impazienti.
Signorina Alison disse von Arnheim ho appena saputo della
possibilit, in questa casa, dell'esistenza di un passaggio segreto.
Era fatta! Bencolin sorrise e applaud silenziosamente. Per la prima volta
la duchessa era veramente sorpresa.
Un passaggio segreto? chiese. Guard von Arnheim con occhi acidi. Qualcuno ha cercato di prendervi in giro, occhio-di-vetro! Non ho
mai sentito dire che qui esistesse un passaggio segreto. Forse al castello...
Chi ve l'ha detto?
Nessuno me l'ha detto, ma sono certo che c'.
Lei si strinse nelle spalle.
Sentite, sono vissuta in questa casa per diciotto anni e questa mi
proprio nuova. Accidenti! Mi seccherebbe se ce ne fosse veramente uno,
senza che io l'abbia mai saputo. Dove condurrebbe questo famoso passaggio?
Ho ragione di credere le rispose il barone che vi si acceda dalle
stanze di vostro fratello e che porti al Castello del Teschio passando sotto
il fiume. Si volt sogghignando verso Bencolin. Ora capisco, amico
mio, cosa intendevate dire con la faccenda delle "scarpe infangate". Mi so-

no dato da fare anch'io.


Agatha Alison fischiett piano, aggrottando le sopracciglia.
Accidenti, potrebbe anche essere! mormor. Certo che potrebbe esserci un passaggio... E se c', l'ha fatto costruire Myron; gli piaceva
fare cose del genere, tanto pi che questa casa stata costruita su suo progetto.
Oserei dire che il passaggio sotto il fiume pi vecchio di qualche
secolo disse von Arnheim. Il castello stato costruito da un gentiluomo del quindicesimo secolo, che pare sia stato giustiziato per stregoneria. Era ricercato, e i documenti dell'epoca dicono che tent di scappare da
un passaggio segreto... E adesso, caro Bencolin, capisco che le vostre affermazioni circa le difese dei castelli antichi volevano alludere proprio a
questo.
S rispose Bencolin vi ho accennato la scorsa notte. Mi sembrava naturale che una fortezza con tanti aggeggi di guerra fosse provvista
anche di un'uscita sotterranea. E il fatto che fosse stata costruita sotto il
Reno giustificato dal timore che ci fossero delle guardie in riva al fiume.
Adesso capisco anche perch avete voluto passare la notte in quelle
stanze esclam il tedesco, piccato. Per la prima volta sul suo viso apparve una certa animosit. Non dobbiamo perdere tempo, comunque.
Lo avete poi trovato? Con aria distratta Bencolin guard le carte da gioco.
Oh, so dov', naturalmente mormor poi ma vi sfido a trovare
il modo di aprirlo.
Be', cosa aspettate? url la duchessa. Andiamo di l e vediamo
cosa si pu fare. Che io sia dannata! Un passaggio segreto in questa casa!
Ma perch Myron non me ne ha mai parlato? strano, io...
Penso che il signor Alison avesse una buona ragione per non dirlo a
nessuno mormor von Arnheim. Indubbiamente una buona ragione,
ne sono certo...
E la nuova scoperta si adatta alle vostre teorie, barone? chiese
Bencolin, alzando gli occhi dal mazzo di carte.
la conferma che aspettavo! esclam l'altro. Andiamo.
Uscimmo nel corridoio in fila indiana; la duchessa batteva impazientemente col bastone per terra, borbottando fra s. Il corridoio era invaso dalla luce del sole, ma non mi parve bello come al mattino. Una nota molto
misteriosa era sopraggiunta a interrompere l'armonia. Da basso Lavasseur
stava suonando la "Danza Ungherese n. 5" di Brahms. Le note trillanti della musica, le sfumature esotiche, parevano per suggerire una danza di

morte. Mentre proseguivamo per il nostro cammino, udii distintamente una


donna singhiozzare in una stanza. Non potevo capire da quale, ma quel
pianto mi dette un brivido profondo. Il corridoio pieno di sole, il Reno che
mormorava dolcemente e quei singhiozzi dolorosi...
Ascoltate! esclam Bencolin.
Eravamo all'angolo del corridoio. Ci fermammo tutti, quasi involontariamente.
il suonatore ambulante che ha ricominciato disse la duchessa.
A volte mi irrita talmente i nervi che...
No! la interruppe Bencolin. C' qualcuno nella stanza di Alison.
Sentii il terrore della morte impossessarsi di me, lo stesso terrore che
quella notte si sarebbe come materializzato davanti ai miei occhi. La
"Danza Ungherese" si alz di tono con una nota brillante, selvaggia. Mi
pare che fosse von Arnheim a correre per primo verso le stanze di Alison e
ad aprire la porta di colpo.
Il sole che entrava dalle finestre a lame di luce, in cui danzava il pulviscolo, faceva brillare le parti nichelate della polverosa macchina da scrivere di Alison. Ancora abbandonata sulla sedia, c'era la giacca da camera che
Myron doveva essersi tolto quando era entrato nel passaggio segreto.
Von Arnheim fece un gesto di stizza. Lo vidi correre verso la camera da
letto, aprire le porte e ritornare pestando pesantemente i piedi per terra.
Nessuno! scatt. Non c' nessuno, ora, ma c'era qualcuno prima, ne sono certo.
Guardai come istupidito le tracce di polvere sul legno della finestra, seguii gli arabeschi dorati delle tende. Era caldo, ma rabbrividii. Ancora il
suono del violino. Scostando le tende che portavano alla stanza da letto,
von Arnheim si mise a studiare attentamente i pannelli di legno.
Deve essere qui borbott, battendo con le nocche ma non si
sente il vuoto. Pare come un muro di mattoni ricoperto. Se c' un ingresso
segreto qui, e accidenti! ci deve essere, ben nascosto. Dobbiamo trovare
il modo di aprirlo a ogni costo.
Potreste chiamare un muratore sugger la duchessa per fare abbattere l'intera parete.
un muro maestro disse Bencolin. Abbattendolo si correrebbe
il rischio di far cadere il soffitto. meglio provare sistematicamente.
Cercammo per tre quarti d'ora di seguito; picchiammo, spingemmo, e
pressammo senza alcun risultato. Palpeggiammo gli angoli, provammo a

far slittare i pannelli, usammo ogni briciolo di intelligenza che ci rimaneva, ma ancora niente. Il muro rimase immobile. Alla fine la duchessa, rossa ed eccitata per l'insolita situazione, balz in piedi e ritorn nel centro
della stanza.
Bah! esclam disgustata. Penso che siate tutti rimbecilliti. Se
volete, chiamo dei fabbri e dei muratori, ma non ne voglio pi sapere di
impolverarmi i vestiti.
Dobbiamo cercare l'entrata dall'altra parte! esclam a un tratto von
Arnheim. Abbiamo un indizio. La torcia. La torcia lasciata nel passaggio dei bastioni. Deve essere da quelle parti. O nelle stanze del guardiano,
forse l'ultima.
Aspettate! esclamai eccitato. Raccontai loro la storia che avevo
udito da Dunstan, senza naturalmente fare il nome di chi me l'aveva narrata. Descrissi con molta foga l'uomo sorto dal terreno e che pareva trascinare un sacco. Von Arnheim si mise quasi a ballare dalla gioia.
Ecco com'! esclam, fregandosi le mani. Ho interrogato la... la
donna, come vi ho gi detto, ma non mi ha parlato dell'uomo misterioso
sorto dalla terra. Ah, s! Ora tutto quadra. La fine di questo passaggio
dall'altra parte del fiume, poi ce ne deve essere un altro che dal fiume porta
al castello. difficile poter costruire un tunnel sotterraneo prima in discesa
e poi in salita. Il peso della collina lo seppellirebbe... Andiamo dall'altra
parte!
Ehi! protest la duchessa, agitando il bastone. Gli occhiali le erano
scesi quasi gi dal naso nella foga dei movimenti. Accidenti, spiegatemi cos' successo! Chi saltato fuori dalla terra al di l del fiume? E chi
era quello che ha visto? Voi sbirri mi farete morire di dolore...
L'assordammo con vaghe promesse e velate spiegazioni. Lei bestemmi
e url, alzando il bastone verso di me e dicendomi che ero un imbroglione
che avrebbe dovuto essere squartato, imprecando anche all'indirizzo di una
persona innominabile che aveva piantato una partita a poker per scoprire
un passaggio segreto in un muro che forse non si era mai aperto.
Von Arnheim cerc di convincerci ad accompagnarlo oltre il fiume. Per
una ragione che non riuscii a individuare, Bencolin declin l'invito. Ma
von Arnheim era di ottimo umore; sapeva che stava per far centro e la cosa
lo predisponeva alla benevolenza verso di tutti. La compagnia si sciolse:
von Arnheim corse a prendere il cappello, Agatha Alison and in camera
sua, come disse lei stessa, per rompere qualche sedia. Bencolin e io scendemmo insieme verso il portico, dove ci mettemmo a sedere in due poltro-

ne a sdraio.
Bencolin tir un sospirone.
Uffa! si lament. Prendete una sigaretta, Jeff. Quei due mi
hanno fatto passare un brutto momento. Una volta o due ho avuto proprio
paura che stessero per trovare il passaggio...
Balzai su e lo guardai allibito.
Allora sapete dove... gorgogliai.
Certo. Ci ho messo tutta la notte per trovarlo e l'ho esplorato anche...
Feci qualche domanda.
proprio dietro la porta della camera da letto. Si gira un interruttore
della luce e la porta si apre nello studio. Molto ingegnoso... Si sposta un
intero masso di pietra che scorre su un meccanismo ben oliato e che pu
essere chiuso sia dall'esterno che dall'interno.
Ma perch non ce l'avete detto? Picchiett con le dita sul bracciolo
della sedia.
Perch mormor non voglio che vedano cosa c' l sotto. Se
von Arnheim lo vedesse, forse interromperebbe lo spettacolo e non voglio
che questo accada. meglio che tutti continuino a credere nella soluzione
del barone. Molto meglio.
Non vi capisco sbottai. Forse non sono molto intelligente, non
vi capisco.
Mi capirete... Adesso devo andare di sopra a fare un piccolo lavoro.
Non chiedetemi di cosa si tratta. Avr bisogno solo di una scopa e di un
paio di vecchie scarpe pesanti.
Mi lasciai cadere di nuovo nella sedia, mentre si allontanava sogghignando.
Il lungo pomeriggio assolato sul Reno scorse lentamente; a poco a poco
delle ombre azzurre scesero fra gli alberi, stendendo un sottile velo sullo
sfavillio del sole, e raffreddando la brezza, che divenne quasi insopportabile. Quando suon il gong dell'ora del t, una specie di scossa pass per la
mia mente in letargo.
15
Ripensando agli eventi di quella notte, c' ancora una cosa che non riesco a spiegare: la gaiezza da cui tutti sembrammo colti all'improvviso. Per
tutta la serata, fino alla terrificante scena nella stanza dal soffitto di vetro,
eravamo stati di un umore instancabilmente ciarliero, che in fondo ci ren-

deva grotteschi. E non uno di noi era triste o preoccupato; riuscimmo a essere allegri anche nel corso di quel memorabile pranzo, durante il quale la
Morte si mise a sedere in una sedia dalla spalliera alta.
Era una Morte soave, per, un po' come von Arnheim, con monocolo e
abito da sera.
Bevemmo anche molto, seduti alla stessa tavola con l'assassino, aiutati
dall'atmosfera magica che ci circondava. Era proprio il tipo di situazione
che aveva sempre divertito Bencolin. La duchessa pareva sempre pronta a
ogni sorta di schiamazzi. Von Arnheim, sapendo di aver partita vinta, era
diventato comunicativo e geniale. Sembrava un grosso gatto all'erta, con
gli occhi rotondi fissi sulla preda.
La filosofia della vita e della morte di Lavasseur fece s che lui divorasse
tranquillamente il suo pasto in mezzo alla tensione generale. D'Aunay, il
freddo calcolatore, seguiva le mosse di tutti come affascinato. Dunstan era
allarmato, ma loquace ed esultante, come dimostrava in ogni momento a
Isobel D'Aunay. E la donna, sapendo di non dover vivere per molto tempo
ancora accanto a D'Aunay, aveva subito una profonda metamorfosi: quella
notte era una bella donna felice. La passione di Gallivan per la morte e gli
spettri fu completamente soddisfatta da quel pranzo fatale. Ma la pi eccitata di tutti era Sally Reine...
Tutto il pomeriggio era stato carico di confusione. Il motoscafo e la barca erano andati avanti e indietro, portando Hoffmann, Fritz, Frieda, e altri
due o tre camerieri che non avevo ancora visto. Le provviste furono fatte
venire da Coblenza, fiori compresi, e Hoffmann trasport tutto al castello,
insieme alle tovaglie di lino, all'argenteria, alla frutta e al vino. Si vide persino un camino fumare.
Si stava preparando una bella notte. Fresca, un po' umida, allietata dal
trillo dei grilli. Delle pennellate argentate, velate appena da qualche nuvola
grigia, apparvero verso l'imbrunire. Mentre mi vestivo, potevo sentire un
sommesso andirivieni per tutta la casa. Mi pettinai pi accuratamente del
solito, quella sera, feci pi attenzione al nodo della cravatta e misi bene in
mostra la spilla fermacravatte di diamanti, che non so perch avevo portato
con me da Parigi. Secondo gli accordi, misi l'occorrente per la notte in una
valigetta che posai ai piedi del letto, in modo che Hoffmann potesse trovarla facilmente durante il suo giro. Avremmo cenato tardi. Erano gi le
nove suonate quando lasciai la mia stanza. Qualcosa dalle finestre dall'atrio attir la mia attenzione. Mi avvicinai per vedere meglio...
Era una stupenda veduta del Castello del Teschio completamente illumi-

nato. I viaggiatori notturni dei battelli del Reno sarebbero certo rimasti
molto meravigliati. La grossa testa di morto pareva sogghignare: gli occhi
erano due enormi finestre ovali dai vetri viola, il naso triangolare e giallo,
come gli archi della galleria che formavano i denti. Tutto pareva atteggiato
a un riso sardonico e divertito, quasi diabolico.
A seconda del movimento interno delle luci, il teschio poteva cambiare
espressione: ora pareva strizzare un occhio, ora ridere pi apertamente, ora
una grinta di crudelt induriva la sua mortale rigidezza. Delle torce passavano sui bastioni; anche le feritoie delle torri erano illuminate, tanto che
potevo distinguere le figure che si muovevano.
Non riuscii a spiegarmi lo scintillio dei cappelli delle persone che si agitavano intorno al castello, finch non capii che si trattava degli elmetti dei
poliziotti. Tutto questo si stagliava contro il cielo, nel Castello del Teschio
che diveniva quasi argentato al chiaro della luna nascente. Il castello guardava e aspettava.
Per secoli aveva ammirato il Reno in basso.
Il barone von Arnheim aveva senza dubbio il senso dello spettacolare. Il
suo avversario francese avrebbe dovuto senz'altro approvare la messa in
scena!
Dalla sala della musica potevo udire strimpellare il pianoforte. Dalla biblioteca, invece, qualcuno mi fece pervenire il consolante tintinnio dei bicchieri.
Quando entrai nella stanza, ancora sorprese. Mi resi subito conto della
febbrile agitazione che ci avrebbe eccitati per tutta la notte, una strana agitazione un po' simile al tintinnio dei bicchieri da cocktail, reazione tipica
del nostro mondo moderno. Mi accorsi anche dell'improvvisa corrente di
simpatia che pareva essersi diffusa fra noi e che rendeva gradita la compagnia degli altri. Eravamo passeggeri di un vascello fantasma e la prima cosa che ci venne spontaneo cercare fu il bar. E quella che stava preparando i
cocktails non sembrava neanche pi Isobel D'Aunay! Eccitata, con gli occhi lucidi, la testa un po' rovesciata indietro, stava agitando lo "shaker" allegramente.
Indossava una gonna scura tempestata di lustrini e mostrava orgogliosamente la bellezza di un paio di spalle di seta. Una ciocca sbarazzina di
capelli le ricadeva sulla fronte, come una pennellata di sole. Lo spettro era
resuscitato!
Venite dentro, signor Marle! url. Mettetevi a sedere e provate
uno di questi cocktails. Si chiamano Golden Dawn e ho sempre desiderato

prepararli da sola... Due parti di gin, una parte di succo d'arancia e una parte di sciroppo di albicocca.
Eccomi! dissi. Poi vidi gli altri.
Sally Reine, in abito verde scuro, agit una mano verso di me, restandosene sprofondata in un'ampia poltrona. Teneva un sopracciglio pi alto
dell'altro e bilanciava un bicchiere sul palmo della mano.
Mio adorato! mi salut. Venite a sedervi vicino a me. Penso
che siate un povero scrittore da poco, ma mi piace il taglio dei vostri capelli. Oh... Conoscete il signor Gallivan, vero?
Anche Gallivan doveva rappresentare una sorpresa: l'abito da sera era
perfetto e dava grazia anche alla sua figura dinoccolata. Era rasato e imbrillantinato, con un sorriso cortese fisso sul viso da Pulcinella. Inghiott il
cocktail d'un colpo, spalancando la bocca come un pescecane che stia per
inghiottire un merluzzo. Mi chiesi per un attimo se non avesse inghiottito
anche il bicchiere... Il sorriso riapparve ancora.
Non scervellatevi, amico mio! esclam agitando un dito ammonitore verso di me. Scommetto che vi state chiedendo dove sono andato a
scovare questo vestito... Ve lo dico; l'ho preso in affitto da un rigattiere di
Coblenza. I Gallivan sono sempre stati assai poetici... io...
S! url Sally Reine. Ho capito. Dovete essere un tipo capace di
fare le cose pi sensazionali! Datemi da bere!
Io possiedo tutte le virt sociali continu Gallivan. Le ho imparate leggendo la pubblicit sulla stampa, roba come... "lavoro mentre voi
dormite"... Nonostante ci, tuttavia, la scorsa settimana stavo per perdere
la mia ragazza perch non conosco una sola parola di latino. Come ho fatto
ridere tutti, quando mi sono offerto di recitare qualcosa! Ma le loro risate
si mutarono in ghigni meravigliati, quando dissi quattro libri interi dell'Eneide, a memoria. Questo fa s che i miei amici si sentano molto onorati
quando metto piede in casa loro... So anche che non devo mai apparire in
pubblico senza calzoni n ridere in faccia alla padrona di casa. So suonare
il sassofono, prendere impronte digitali, o fare tutte le cose utili ai funzionari pubblici. Io...
Oh, vi prego... Siate sensibile e chiudete la bocca esclam Isobel
D'Aunay. Tenete, bevete un cocktail. Non divertente quello che dite.
Voi leggete le riviste... cominciai.
Anch'io mi interruppe Sally. Il mio vecchio genitore se ne fa
venire a fasci dall'America. Mi piacciono le storie poliziesche, anche se i
personaggi non possono imprecare, ma solo esclamare di tanto in tanto

"Santo cielo!". bello vedere come un indurito ricattatore possa diventare


un caso patologico sotto la penna di uno scrittore...
Si ferm a un tratto. Jerome D'Aunay era entrato nella stanza. Stavo per
prendere un cocktail dalle mani di sua moglie, quando lui entr, e potei
sentire che tremavano leggermente. Gli occhi di Isobel si posarono sulle
sue spalle nude, poi ancora su di me e parvero all'improvviso privati di ogni vitalit, ma non intimiditi. Capii che ormai non aveva pi paura di lui.
Buonasera, mia cara disse D'Aunay in francese. Sei bella stanotte...
Sorrise, il pericolo di una scenata che noi tutti ci eravamo aspettato, svan. Lei rispose freddamente in inglese:
Grazie. Vuoi qualcosa da bere?
L'effetto delle parole parve piacerle, perch una leggera vampa di rossore le sal alle gote. Si volt a guardarsi in giro compiaciuta. D'Aunay si avvicin a lei per prendere il cocktail e Isobel gli dedic un sorriso appena
accennato. L'uomo si inchin cortesemente. Pensai che non avevo mai visto una donna tanto di classe e quel mio pensiero mi sorprese. Mi affrettai
a presentare Gallivan. Vidi una luce strana apparire negli occhi del giornalista, quando il suo sguardo si pos su D'Aunay. I due uomini si scambiarono inchini compitissimi. D'Aunay sembrava perplesso.
Ci siamo gi visti da qualche parte? chiese aggrottando le sopracciglia.
Credo di s... ma non ne sono certo.
Mah! borbott il milionario. Forse no. Mi ricordate qualcuno,
forse. Ma non riesco...
Cocktail? Cocktail? url la voce della duchessa dalla porta. Balz
nella stanza, stretta in una gonna di taffet nero che la imbustava tutta,
formando dei cuscinetti di grasso nei punti pi impensati. Pareva che la
collana di perle stesse per strozzarla da un momento all'altro. Si era pettinati i capelli con una crocchia che pareva una torta matrimoniale.
Il suo ingresso port un'altra folata di agitazione. Tutti si misero a chiacchierare insieme e il posto ora pareva una bolgia. Il rumore dei bicchieri
che tintinnavano urtandosi ritmava tutti i discorsi. Lo "shaker" era abbastanza capace, ma bisognava riempirlo di continuo. I ritratti di Myron Alison ci guardavano gravemente dalle pareti.
Entr Dunstan, un poco imbarazzato, non sapendo neppure dove mettere
le mani. Il suo sguardo corse a Sally Reine, che era seduta sul bracciolo
della mia poltrona, anche se pochi attimi prima era compostamente adagia-

ta in una poltrona ben distante. Allora vidi D'Aunay avvicinarsi a Dunstan


per salutarlo affettuosamente, sardonicamente, cosa che lo rese ancora pi
infelice e imbarazzato. Il giovane cerc di incontrare gli occhi di Isobel
senza riuscirci. La signora D'Aunay stava ingollando un altro bicchiere di
liquore.
Ricordo con chiarezza che pensai: "Questa compagnia, prima o poi, sar
completamente ubriaca. La signora D'Aunay dovrebbe stare attenta a quello che fa!".
Ancora ebbi la visione di una nave fantasma che scivolava lentamente
fra la nebbia e l'oscurit.
Sally Reine mi pizzic un orecchio e si avvicin ancora di pi a me per
bere un sorso dal mio bicchiere.
Non mi prestate la minima attenzione! cinguett poi. Eppure
non avreste da pentirvene pi tardi.
Bencolin e von Arnheim apparvero in quel momento sulla porta. Il tedesco era inappuntabile, selvaggiamente felice, con gli impercettibili baffetti
biondi tanto lisciati e arricciati da farlo sembrare un gatto sornione, attento
e felice davanti alla buca di un topo. Bencolin, Mefistofele in sparato candido, offr con un inchino una sigaretta al suo rivale. L'altro accett sorridendo, mormor qualcosa e Bencolin gli rispose annuendo.
Si avvicinarono al tavolo per prendere i cocktails. Parevano muoversi
come delle marionette. La tensione si era impossessata anche di loro, finalmente! Toccarono i bicchieri con solennit.
Sentite, caro esclam Sally Reine. La sua voce era leggermente
stridula, sotto il tono volutamente spensierato. Stasera dovete occuparvi
di me senza un attimo di distrazione! Non voglio sembrare una zitella...
La duchessa ci pass vicino in una scia di profumo penetrante. Vicino a
lei, Gallivan stava raccontando una barzelletta sugli scozzesi.
Finalmente Dunstan era riuscito a sedersi vicino a Isobel D'Aunay. Parlavano pianissimo fra loro, ma con evidente imbarazzo. Sarei stato pronto
a giurare che si scambiavano opinioni sul tempo. Bencolin e von Arnheim
riempirono di nuovo i bicchieri. Sperai sinceramente, per la gloria della
polizia berlinese, che l'asso dei detectives non si sbronzasse prima del
tempo. Una notte, in un bar di Londra, avevo visto una titanica gara fra
Bencolin e un gentiluomo inglese dalla faccia rossa che si chiamava Bloogey, o almeno cos diceva, perch quando lo riportammo a casa ci accorgemmo che era Lord Qualcuno o il Primo Lord Qualcuno-di-Qualchecosa. Era comunque noto in tutta l'Inghilterra come il pi forte bevitore del

regno. E Bencolin lo aveva battuto.


La strana barca, col suo carico eterogeneo, stava per salpare. Mi parve
quasi di udirne la sirena, ma mi accorsi che era la voce della duchessa.
Sentite un po', branco di ubriaconi! strillava la voce roboante della
mastodontica donzella. Ho preparato una bottiglia di cocktail da bere
durante la traversata. Cosa ne dite, ora, di andare?
Ottima idea! esclam D'Aunay, che se n'era stato a osservare il giradischi portatile quasi come se il suo funzionamento fosse di vitale importanza per lui. Ho fame! Ci siamo tutti?
C'era qualcosa nella sua voce che dest l'attenzione generale.
Le parole "Ci siamo tutti" erano abbastanza innocenti, ma il tono insinuante gel per un attimo la confusione della sala. Sally Reine aveva sporto il corpo sottile sul bracciolo in modo da nascondermi la vista di D'Aunay, ma il suo tono mi aveva fatto scorrere un brivido lungo la spina dorsale. Isobel e Dunstan erano seduti vicini e il tappeto persiano su cui stavano
era tutto arruffato, a causa del movimento nervoso dei loro piedi. Bencolin
era vicino al tavolino che reggeva i bicchieri al fianco di von Arnheim. Il
barone rimase col bicchiere a mezz'aria, e Gallivan rest chino sul bracciolo della sedia della duchessa, con in mano una copia del suo libro: "Leggende del Reno".
Silenzio.
Qualcuno rispose: Tutti, tranne Lavasseur.
Come una risposta educata e tempestiva, ci giunse una lunga nota di violino. Trill un poco, poi cominci a suonare un motivo saltellante. Ogni
nota batteva con il ritmo di un ballo sui tacchi, reso un po' enfatico dall'abile lavoro di dita del violinista. Stava suonando "Amaryllis".
Posando il bicchiere con violenza, Sally Reine lo ruppe. Per la prima
volta nella serata ci rendemmo conto che stavamo trangugiando cocktails e
parlando di cose futili per non pensare a cose ben pi orribili. Anche von
Arnheim pos il bicchiere con violenza, facendolo tintinnare sul piano di
cristallo del tavolino.
Dunstan sbott:
Ma dico! Era una protesta incoerente, ma nessuno di noi ebbe il
coraggio di aprir bocca. Non posso ancora spiegarmi cosa spinse Lavasseur a suonare quel pezzo proprio in quel momento.
Le porte scorrevoli della libreria si aprirono lentamente. Entr Lavasseur, freddo e impeccabile come sempre. Sorrise. Anche questo aument la
mia tensione nervosa. Le luci si riflettevano sui suoi lucidi capelli neri, sul-

l'anello di smeraldo, che brill al suo gesto di scoramento. E il pezzo fatale


stava ancora spandendo le sue note...
un disco di Heifetz disse chiaramente suonato su un Victrola
ortofonico nella sala della musica. L'ho messo su io stesso, per dimostrare
che non ho niente a che fare con il delitto.
Avanz un poco, col viso bruno voltato verso D'Aunay.
C' gente continu che soffre di un senso troppo spiccato del
melodramma. Questo pomeriggio, il signor D'Aunay ha avuto l'imprudenza di dirmi che io ero provvisto di un alibi perch dietro una porta chiusa
avevo azionato un grammofono mentre facevo... certe cose. Fece un gesto sprezzante, poi rise. Ma dato che sapevo quanto gli piacciono le faccende melodrammatiche, non ne rimasi sorpreso. Passo sopra all'ovvia imbecillit della cosa, passo sopra all'insulto che mi si fa credendomi capace,
anche se per commettere un delitto, di ricorrere a un espediente tanto
sciocco. Passo sopra persino al fatto che anche un Victrola non pu continuare da solo a suonare per ore e ore...
"Ma... prosegu indicando la porta aperta voglio anche dimostrarvi
che chi pu credere una cosa simile non ha la minima conoscenza della
musica. Ascoltate e vi renderete conto della differenza. Sentirete il piano
che accompagna il violino... E ora, qualcuno vuole essere tanto gentile da
offrirmi un cocktail?"
Sorrise ancora a tutti i presenti.
Non c'era bisogno di sforzarsi per sentire la differenza a cui Lavasseur
aveva accennato, ma ognuno di noi segui la musica con la massima attenzione. Sono sicuro che un simile dubbio potesse essere stato nella mente di
molti, in principio, e Lavasseur li aveva sconfitti tutti con una sola battaglia.
Rimanemmo in silenzio.
D'Aunay rimase immobile, senza espressione come una sfinge, ma le sue
dita erano tanto contratte da mostrare le nocche bianche. Isobel si alz e
offr sorridendo un cocktail a Lavasseur.
Il violinista lo prese, facendo brillare di nuovo l'anello contro la luce e
fissandoci tutti dalla sommit del calice, mentre beveva.
16
Ora la stranezza della cosa si era completamente impossessata di me.
Rimasi immobile sui bastioni del Castello del Teschio, a testa nuda sotto

la brezza fresca. In linea retta con la galleria, dagli archi che parevano denti, erano state aperte delle porte che non avevo notate durante la mia prima
visita. Porte di ferro laccate di grigio, dello stesso colore delle pareti, che
non avevamo potuto individuare alla luce delle torce. Porte che aprivano
un nuovo mondo, come mi ero reso conto quando l'intera compagnia era
arrivata al castello, pochi minuti prima...
Ripensai alla veloce traversata del fiume sul motoscafo, allo strano contrasto della pellicola bianca di Sally Reine contro il mio cappotto, alle
scarpette dorate di Isobel D'Aunay, alla luna alta che accarezzava l'acqua.
E soprattutto la mia mente era occupata dalla visione del Castello del Teschio, che pareva spiarci, dalla sua altezza, con gli occhi dalle luci purpuree.
Pazzia! Sopra al rombo del motore, avevo sentito la voce della duchessa
cantare:
"... e per molti soffi un vento selvaggio..."
Un altro motoscafo aveva iniziato la sua misteriosa traversata.
C'erano delle lampadine che si agitavano, dall'altra parte del fiume, sull'imbarcadero. Qualcuno aveva nominato lo Stige e le donne avevano calzato le soprascarpe di gomma sui sandaletti leggeri da sera per potersi arrampicare con pi facilit sul sentiero della collina.
C'era stato spreco di risate, di chiacchiere, di brividi, e di terrore...
Attorno a me, sui bastioni, ora ardevano delle lanterne. Potevo vedere in
basso l'uniforme grigioverde e l'elmetto di un poliziotto. Mi voltai ed entrai nell'atrio centrale, che avevo visto quando le porte grigie vennero aperte. L'ingresso con la finestra dai vetri colorati e con la scalinata ricurva mi
pareva ora solo una stanzetta, in confronto al resto.
Il nuovo atrio era enorme, ma severo. In fondo c'era un'ampia scala divisa in due rampe aggrappate al muro che culminavano in una loggia. Il pavimento e i gradini erano ricoperti da uno spesso tappeto scuro. Delle candele erano accese nei bracci a muro su nella galleria, ma da basso non c'erano luci. Alla sommit della scala, contro la parete, una serie di armature
italiane del quindicesimo secolo, tutte intarsiate e dorate. La luce ondeggiante delle candele traeva barbagli dalle visiere degli elmi.
Rabbrividii, salendo la scalinata. Notai che di giorno l'atrio doveva
prender luce solo dalla finestra dai vetri gialli, che costituiva il naso del teschio, davanti alla quale pendeva ora un enorme lampadario carico di candele appeso al soffitto mediante catene. Un posto troppo vasto, troppo misterioso, che suggeriva l'immagine di uno spettro dai capelli rossi.

Vicino a un'armatura, nel corridoio, qualcosa si mosse. Sobbalzai.


Vi stavo cercando disse Sally Reine. Sono tutti di sopra...
Stanno ubriacandosi, penso.
Sembrava molto piccola, all'ombra della grossa armatura. La luce pallida
si rifletteva stranamente sulle sue labbra dipinte. Mi guard con i grandi
occhi cupi. Aveva in mano due bicchieri. Me ne porse uno. Ingollai il Golden Down, che mi riscald piacevolmente.
finita mi sussurr. ubriaco e me l'ha detto. Io... non credo
che me ne importi molto, in fondo.
Posai il bicchiere sul piedistallo dell'armatura e presi il viso di Sally fra
le mani:
Va' piano sussurr. Non voglio rimanere scottata un'altra volta.
Mi sentii all'improvviso un mascalzone. Non potevo scherzare con quella ragazza. Nonostante i suoi modi era maledettamente onesta.
Andiamo di sopra mi limitai a dire.
Ancora fughe di scale, una stanza che sembrava una sala da pranzo, poi
emergemmo nel locale che formava la parte superiore del teschio. Sentimmo dei rumori. Rumori che dicevano tutta l'intensa falsit che ognuno
si era imposto nell'attesa. Il soffitto era di vetro, a cupola, sorretto tutt'intorno da esili colonne d'ebano. Il pavimento era nero, con cerchi di mosaico dorato, al centro dei quali erano raffigurati i segni dello Zodiaco. Non
potei distinguere bene quei segni, per, perch erano quasi interamente ricoperti da pelli di animali che fungevano da tappeti, proprio come in camera di Alison. E ogni animale aveva la bocca spalancata e mostrava il palato
rosa, con i denti affilati per un cibo che non sarebbe mai arrivato. Gli ospiti
vi camminavano sopra, in ogni direzione. Quattro immensi lampadari carichi di candele e appesi al soffitto, facevano brillare le zone nere del pavimento, ma nonostante quelle candele accese, la stanza non era molto illuminata.
Isobel D'Aunay e Lavasseur sedevano vicini su un divano alla turca al
centro della stanza. Stavano versando del liquore da una grossa fiasca di
vetro purpureo e Lavasseur, evidentemente molto pi contento, la stava ricoprendo di complimenti. La donna rideva, rossa ed eccitata, dicendogli di
finirla. Nonostante tutto, era l'unica che pareva divertirsi veramente. Dunstan, con un bicchiere in mano e un'espressione corrucciata, stava guardando in giro per la sala; pareva stesse cercando qualcosa, ma certo neanche lui sapeva di cosa si trattasse.
Qualcuno cominci a strimpellare un pianoforte nell'ombra. E in modo

terribilmente maldestro, anche. Alcune voci si alzarono a cantare entusiasticamente una canzone. Erano le voci di Bencolin, Gallivan e della duchessa.
"Oh, il generale ha preso la croce di guerra, sissignor!
"Il generale ha preso la croce di guerra, sissignor!"
Non avevo mai visto Bencolin abbandonarsi con tanto entusiasmo a un
atteggiamento simile, specialmente in un momento come quello. Mi chiedevo quale disegno c'era sempre uno scopo in quello che faceva avesse in mente. Le voci spiegarono, con molto sentimento, cosa ne pensavano del generale e raccontarono alcune stranissime avventure biologiche
di una tale gentildonna di Armentires.
Mi domandai a cosa avrebbe portato tutto quello, prima o poi, e decisi
che avevo bisogno di un altro bicchiere di liquore. In un angolo, vicino a
una candela posata su un tavolinetto, vidi von Arnheim starsene con le
braccia incrociate, immobile.
Sally Reine usci in un gridolino deliziato e corse verso il gruppo che era
attorno al piano.
Mi avvicinai a von Arnheim e ancora una volta rabbrividii. La sua espressione era fredda, aggressiva, vigile. I suoi occhi verdi giravano lentamente per la stanza. Cosi immobile vicino alla candela, contro una parete
ricoperta di seta, era miglia e miglia lontano da tutto quel rumore. Sentii lo
stridente contrasto fra le voci rauche, attorno al piano e a quel vigile poliziotto teutone. Il suo assurdo ciuffo biondo era pettinato liscio sul cranio.
Avevo quasi paura di lui.
All'improvviso, una curiosa, terribile idea, si impossess di me.
Il vostro ricevimento, barone von Arnheim gli dissi pare avere
molto successo...
Volt la testa lentamente.
Ha gi avuto molto successo nel poco tempo che siamo stati qui
mormor cortesemente e ne avr ancora di pi prima che la serata abbia
termine.
D'un tratto, silenzio. Dunstan ci pass vicino, reggendo il bicchiere con
cura. Si ferm sulla testa di una tigre, la esamin gravemente, poi continu
il suo cammino. Ancora un chiasso indiavolato mi assord le orecchie;
stavano cantando di nuovo. Dunstan torn verso di noi. Si ferm e disse,
molto distintamente:
Il "Bel Danubio blu".
Poi si riallontan.

Von Amheim, l'unico nella stanza, cominciava a darmi terribilmente ai


nervi. Qualcuno aveva lasciato un bicchiere colmo di liquido verdastro su
un tavolinetto. Lo assaggiai. Era Pernod. Lo bevvi. Von Arnheim continu
a studiare la stanza, con le braccia incrociate.
Adesso vi dico una cosa! Era la voce di Gallivan sul chiasso generale. Abbiamo cinque nazioni rappresentate qui, stasera. Belgio, Inghilterra, Francia, Germania e Stati Uniti. Adesso canteremo gli inni nazionali!
Signor Bencolin, siete l'unico con una buona voce, qui dentro. Siate gentile, dateci il tono. Sul "Die Wacht am Rhein!".
Qualcuno applaud. Vi fu un incerto accordo di pianoforte. Poi sentii
Lavasseur urlare nell'orecchio di Isobel D'Aunay:
Squisita! Incantevole!
Poi un accordo pi sicuro ridette dignit al pianoforte. Mi guardai intorno.
Be' esclamai. Se siamo gi a questo punto prima di mangiare...
A proposito, non l'ora?
A minuti Hoffmann verr a dirci che pronto sorrise von Arnheim.
Penso che siamo tutti affamati. Guardai in giro per la sala e mi accorsi che mancava qualcuno. Ma... Dov' il signor D'Aunay?
Ancora i freddi occhi verdi si posarono su di me. Von Arnheim mi fiss
gravemente.
Il signor D'Aunay disse non prender parte alla cena.
Non prender parte alla cena?
Una orribile sensazione mi strinse la gola, mentre il tedesco annuiva in
modo pensieroso e impersonale.
No sillab con voce tranquilla. D'Aunay morto.
Faccio una pausa, perch allora ci fu veramente una pausa nei miei pensieri, persino riguardo ai suoni e alla vista; un'impressione simile a quella
che devono provare i condannati a morte quando la ghigliottina cade sul
loro collo. Lo stomaco mi salt in gola e la vista mi si offusc. La prima
cosa che vidi dopo, fu il ciuffo biondo di von Arnheim e sentii alcune voci
rauche cantare in coro la "Brabanonne".
Vi prego di mantenere il pi assoluto riserbo disse il barone.
Nessuno deve saperlo.
Volete dire mormorai, cercando di mantenere la voce ferma
che c' stato un altro ass...

No. Colpa del cuore, che pare sia sempre stato debole. Ho fatto una
piccola prova su di lui. Non mi aspettavo che potesse avere simili conseguenze.
Ma come... quando?
Abbassate la voce. Nessuno deve saperlo. Andremo avanti con la faccenda e trover una scusa per giustificare l'assenza di D'Aunay. Prima di
prendere il caff vi servir l'assassino...
Allora D'Aunay non era... Voglio dire, non era lui il colpevole?
Non della morte di Alison, no. Non dite niente, capito? Il corpo in
un'altra stanza, coperto. Lo diremo loro pi tardi.
Se ne and. L'idea non mi andava gi: stavamo per sederci a consumare
un pasto allegro, con un "coperto" in un'altra stanza.
"Coperto"! Che tipo meticoloso, quel von Arnheim! Dopo che dal soffitto di vetro era volata un'anima, mentre il piano strimpellava e le voci tuonavano, ancora i bicchieri tintinnavano e la voce di Lavasseur urlava "Adorabile! Squisita!".
Il grande finanziere, l'uomo che teneva in pugno la Borsa, era divenuto
silenzioso come un orologio troppo stanco.
Ma era "coperto". La dannata parola continuava a tornarmi alla mente.
La Borsa di Bruxelles sarebbe impazzita, occhi iniettati di sangue avrebbero seguito il ticchettare dei telegrafi, valanghe di azioni sarebbero state riversate sul mercato, ma per il momento il cadavere del grande finanziere
non doveva interrompere la letizia del nostro pasto!
Sarebbe rimasto "coperto".
Mi sentii quasi svenire. Mi avvicinai al tavolino carico di bottiglie. Cercai quell'incomparabile elisir di vita che chiamano Pernod. Trovai la bottiglia, il bicchiere e il ghiaccio in cubetti. Guardai le etichette: Amourette,
Amer Ricon, Dubonnet, Birra... C'era una bella scelta! Non saremmo mai
morti di sete. All'improvviso restai a bocca aperta.
Appoggiato a una delle bottiglie c'era un ritratto. Maleger! La faccia pareva sogghignare al mio indirizzo. Lo riconobbi subito, anche se non l'avevo visto che una sola volta, da bambino, durante uno spettacolo teatrale.
La fotografia incorniciata era l, con Maleger dai capelli rossi e una donna
vicino. Ricordai cosa aveva raccontato Gallivan su un'amica del mago e un
figlio che loro due avrebbero avuto. La sua amica... un bel viso aggressivo,
con i capelli neri pettinati alti secondo la moda di quel tempo. Durante la
giovinezza, dunque.
Trasalii. C'era qualcosa di familiare in quel viso di donna. Un bambino...

un bambino... un bambino che somigliasse a sua madre... Quel viso mi ricordava qualcuno visto da poco. Il figlio di Maleger cresciuto. Ero certo
che si trattasse di qualcuno nella stanza. Uomo o donna? La mia mano
tremava, quando posai il bicchiere. Mi chiesi come mai la fotografia polverosa si trovasse l. Qualcuno l'aveva riportata alla luce...
Dunstan mi pass vicino. Mi fiss con occhi assorti, chiedendomi con
voce impastata se fossi ubriaco. Lui era ubriaco e lo dimostrava chiaramente.
Cercai di levarmelo dai piedi, ma non fu soddisfatto finch non mi ebbe
visto tracannare un enorme bicchiere di cocktail, seguendo ogni mio gesto
con sguardo critico. Finalmente annu e si allontan.
Ricominciai a pensare a quella fotografia, ma quel terribile Pernod aveva
cominciato ad agire sul mio cervello. Ormai tutti erano intorno al piano,
persino Lavasseur, e io ero solo davanti alla messe di bottiglie. Il viso di
Maleger, con l'alone dei capelli rossi scomposti, mi fissava. Mi ritornarono
alla mente la parole di un vecchio libro: "Sono Abadone, Signore delle Tenebre. Anche se riusciranno a distruggermi, la mia immagine rivivr in un
altro, la cui mano sar abile nel colpire e guider le fiamme e i tuoni verso
le strade segrete che conducono alla Morte...".
Ubriaco la scorsa notte cant una delle voci intorno al piano.
Ubriaco anche la notte precedente. Ubriachiamoci anche stanotte perch
poi non mi ubriacher pi!
Ma non erano ubriachi. Me ne accorsi quando Hoffmann venne ad avvertirci che il pranzo era servito. Tranne Isobel D'Aunay e Dunstan, tutti
erano solo piacevolmente euforici. E carichi di eccitazione. Perfino la moglie di D'Aunay, con tutto quello che aveva ingurgitato, si comportava abbastanza bene. Stava mettendo in mostra talenti non immaginabili, quella
notte. Era graziosa e sofisticata, e la sua bellezza pennellava di esotico ogni discorso, anche futile.
E fra poco avrebbe saputo che suo marito era morto.
Sono molto spiacente stava dicendo von Arnheim ma il signor
D'Aunay non cener con noi. stato improvvisamente chiamato al telefono da una citt molto lontana...
Una scusa, pens, che poteva sembrare abbastanza vera.
Guardai il viso di von Arnheim, mentre spiegava soavemente la cosa e
vi assicuro che non era piacevole. Nessuno fece commenti. Dovevano pensarla tutti come me, sulle abitudini dei magnati dell'industria e la faccenda
non li meravigli troppo. Cercai di ricordarmi quando avevo visto D'Au-

nay per l'ultima volta, quella sera. Mi parve che fosse stato, quando l'avevo
guardato passeggiare nel corridoio delle armature, al fianco di von Arnheim, che gli stava dicendo qualcosa in modo gioviale, con un braccio intorno alle spalle. La sala da pranzo era proprio quella che avevo intravista
nel salire, al piano inferiore. Vi si accedeva per un breve corridoio tappezzato di blu, pieno di dipinti di grande pregio. Vidi una "Venere dormiente"
del Correggio, la perduta "Saffo" di Rubens e molti nudi classici dei migliori pittori di tutte le epoche.
Poi, attraverso porte di ferro, entrammo nella sala da pranzo. Nera! Ma
le finestre ovali dai vetri purpurei e i drappeggi di velluto color sabbia interrompevano il colore funereo delle pareti, che si inarcavano verso il soffitto. Dai lampadari di ceramica azzurra a forma di draghi, le candele spandevano la loro luce incerta sulla tovaglia candida, sull'argento, sulle porcellane di Svres e sul vaso pieno di fiori scarlatti al centro della tavola.
Alcuni bruciaprofumi ai quattro angoli della stanza facevano salire al soffitto volute di fumo odoroso di legno di sandalo.
Il tavolo era ovale, preparato per dieci persone, con i posti cos distribuiti:
Von Arnheim
Io
Sally Reine
Gallivan
Lavasseur

Bencolin
Isobel D'Aunay
Dunstan
D'Aunay
La duchessa

Nel silenzio che in genere accompagna l'inizio di tutti i pranzi, cominciammo a mangiare. Notai che il vaso di maiolica azzurra in mezzo al tavolo conteneva, fra tutti i fiori, dei papaveri! Semplici papaveri!
La tavola era illuminata da un piacevole chiarore. Bencolin fissava il suo
caviale con aria distratta, Isobel D'Aunay si guardava attorno con i grandi
occhi umidi, e finiva per posarli sempre con aria timida su Dunstan. Ma
Dunstan, con un ciuffo di capelli sulla fronte, contemplava con aria assorta
il bicchiere del vino. Con una mossa da gladiatore, la duchessa sciolse il
tovagliolo, guardando con occhi disgustati l'imperturbabilit di Lavasseur.
Non potevo vedere la faccia di Gallivan, ma le sue mani che giocavano
nervosamente con l'argenteria parlavano per lui.
Guardate! url Sally Reine, cos all'improvviso che noi tutti sob-

balzammo. Guardate, vi dico! Mi pare un po' troppo!


Stava indicando il centro del tavolo, vicino al vaso di papaveri. Per la
prima volta notai una grossa torta di zucchero candito con dei grotteschi
arabeschi di non-ti-scordar-di-me. E al centro della torta, sempre in zucchero candito, una forca. S, era veramente un po' troppo! Mi resi conto del
silenzio che era caduto sulla stanza. All'improvviso il colletto mi parve diventato troppo stretto. Il profumo di legno di sandalo aveva reso l'aria irrespirabile. I miei occhi corsero dal sorriso sornione di von Arnheim alla sedia vuota alla destra della duchessa, una sedia con lo schienale alto, ricoperta di cuoio spagnolo, dove avrebbe dovuto prendere posto Jerome
D'Aunay.
Isobel D'Aunay scoppi a un tratto in una risata. Appoggi le braccia
bianche sul tavolo e si guard attorno divertita.
Ma non capite, miei cari? esclam. Io sono quella che cercano.
Certo! Sono io la colpevole. Ho ucciso anche Jerome, ecco perch non
qui...
La tensione fu rotta. Non so se avesse parlato sotto l'influsso dei cocktails o per distrarci, in ogni modo tutti risero e ricominciarono a chiacchierare. Lavasseur, in un bagliore di denti bianchi, ci mostr le lunghe
mani affermando che con esse aveva commesso il delitto e aveva gettato
Jerome D'Aunay gi dai bastioni, perch, ci assicur, aveva avuto le sue
buone ragioni. La duchessa disse che lo aveva sempre pensato e chiam
me come testimone.
La sedia di D'Aunay rimase vuota a guardarci.
Tutti pensavano che fosse un bel gioco, riuscire a immaginare D'Aunay
morto. I grandi signori della Borsa non muoiono mai, come gli arcangeli...
Arriv il brodino di pollo. Delizioso, se fossi riuscito a mangiarlo, ma
con quella sedia vuota mi fu impossibile. Il vino servito con il primo piatto
era Montrachet 1915. Il pranzo divent un lungo andirivieni di sguardi curiosi fra il luccicare delle bottiglie che scintillavano in un panorama variopinto. Le portate si susseguirono, mischiando l'aroma degli intingoli a
quello di legno di sandalo. Con lenta volutt, come in un bagno caldo, i
nostri spiriti affogarono nel cibo. Cominciai ad avere sempre meno timore
che la sedia vuota potesse essere occupata da un momento all'altro da un
fantasma.
D'Aunay sarebbe rimasto in qualche stanza di questo strano castello.
"Coperto."
Il rumore dei piatti divenne pi forte. Arriv il pesce; sogliole con maio-

nese. Sally Reine mi stava intrattenendo circa la possibilit di potersi innamorare di un mollusco. Vivida, nel vestito verde, aveva gli occhi scintillanti.
Mi accorsi in quel momento che Dunstan parlava ad alta voce, l'indice
puntato verso von Arnheim. Parlava della notte del delitto. ... e ho visto
qualcuno venir fuori dalla terra. Era un uomo, ma c' una cosa di cui non
mi sono ricordato prima. A forza di pensarci, poi...
Si picchi due dita contro una tempia.
E ora prosegu Dunstan mi sono ricordato di qualcos'altro. Posso dirvi una cosa: il delitto non stato commesso da uno di noi. L'uomo
che venne fuori dalla terra... non poteva essere uno di noi.
Nel silenzio irreale, Bencolin chiese: Perch?
Perch rispose il giovanotto in tono trionfante quell'uomo aveva i capelli rossi!
17
Von Arnheim balz in piedi. Persino quell'annuncio non gli fece dimenticare che era lui che guidava il caso, che comandava la situazione. Piccola
figura tozza sporta sul tavolo, con gli occhi verdi che uncinavano gli astanti.
No disse distintamente. Il delitto non stato commesso da uno
di voi. stato commesso da un uomo coi capelli rossi: dall'illusionista Maleger.
Qualcosa pass fra i presenti; non era n un gemito n un suono meravigliato, ma semplicemente una specie di collettivo sospiro di sollievo. La
mano di Sally Reine, stretta attorno al bicchiere, tremava al punto da farlo
tintinnare contro il piatto senza posa. Mi sporsi per guardare in viso Lavasseur: era molto pallido. Aveva avuto tanta paura di essere accusato, che ora
il sollievo lo aveva lasciato quasi insensibile. L'unica cosa immutata era il
monocolo luccicante di von Arnheim. Rimase immobile, il barone, con le
mani aperte sul tavolo. La sua voce ipnotica non ci avrebbe lasciati liberi
nemmeno di voltare la testa.
Che nessuno si muova ordin aspro e non voglio che qualcuno
mi interrompa, nemmeno con una sola parola, finch non avr finito. Vi ho
portati qui per mostrarvi qualcosa. Un mio amico francese, uomo molto intelligente che tuttavia a volte pu anche sbagliarsi, , in fondo, la causa di
questa riunione.

"Io rispetto il signor Bencolin e so che anche lui mi rispetta. Ma una volta eravamo ingaggiati in duelli ben pi importanti di questo mistero da due
soldi, e lui mi disse qualcosa che mi sempre rimasta in mente..."
Guard Bencolin. Il viso del francese era impassibile e i suoi occhi fissavano la zona d'ombra alle mie spalle. Satana sotto accusa.
Mi disse continu il barone von Arnheim queste precise parole:
"Amico mio, voi avete del talento, ma alla fine sbaglierete sempre perch
vi manca la fantasia". Non l'ho mai dimenticato. E ve ne ho accennato perch la sua morale ha fatto si che riuscissi a risolvere questa faccenda piuttosto ingarbugliata.
"Il corso di una vita prosegui, picchiando il pugno sul tavolo il
corso del successo o della pazzia determinato da qualche critica mossa a
un nostro punto debole. Questa critica, questo apprezzamento, versano il
loro veleno per molto tempo. A volte, anche dopo che chi l'ha espresso se
ne gi dimenticato. I ragazzi di un'accademia militare derisero ferocemente un goffo cadetto crso, e cos nacque l'aggressivit di Bonaparte.
Ridiamo dei balbuzienti, ma anche Demostene lo era, e questo non gli imped di diventare ii pi grande oratore del suo tempo. Gli uomini si difendono dalle derisioni perch temono che in fondo possano avere un fondamento di verit.
"Circa vent'anni fa, un illusionista di nome Maleger entr nel camerino
di Myron Alison, reduce da un nuovo trionfo, e disse all'attore che non sarebbe stato altro che un guitto per sempre. Era la loro consueta battaglia,
quella, e Alison si cre una specie di incubo.
"Non ho bisogno di spiegarvi i dettagli fece un piccolo gesto ma
Alison aveva gi una buona ragione per odiare Maleger. Maleger invariabilmente vittorioso, che gli aveva rubato una fortuna in diamanti, come aveva imbrogliato anche Jerome D'Aunay. Questo pomeriggio ho avuto l'intera storia da Berlino. Ma non voglio annoiarvi oltre con queste sottigliezze, ora. In ogni modo voglio chiarire che non fu certo la perdita del denaro
a portare Alison alla pazzia, ma il continuo scherno di Maleger.
"D'Aunay era un tipo pratico: Maleger li aveva imbrogliati e loro non ne
avevano le prove, 'ergo', dovevano cercare di riottenere i loro soldi. D'Aunay era un freddo calcolatore, Alison un selvaggio squilibrato. Insieme decisero l'omicidio. E questo lo so, non l'ho intuito o inventato, perch non
ho fantasia."
Non guardavo gli altri. La mia attenzione era troppo presa da von Arnheim, dal suo viso magnetico, tirato e pallido. Le grandi finestre purpuree

erano alle sue spalle con la loro cornice di velluto color sabbia. Pareva erigersi come una torre.
Studiarono uno schema di omicidio diabolico, perfetto. Una faccenda
che si potrebbe definire geniale e che soddisfaceva sia la fredda logica di
D'Aunay sia l'innato amore di Alison per il dramma. E dato che io non sono dotato di fantasia, capii subito cosa doveva essere accaduto. Voi tutti
conoscete i fatti. Maleger viaggiava solo in treno. E c' un agente di polizia
ferroviaria disposto a giurare che nessuno si avvicin a lu. Scomparve e
qualche giorno pi tardi il suo corpo fu trovato nel fiume. Poteva trattarsi
di incidente come di suicidio. Ma nessuno avrebbe mai pensato al delitto.
"Ma lo era. Molte notti prima che Maleger dovesse morire, lo rinchiusero nel Castello del Teschio. Aveva sempre vissuto in modo strano; aveva
sempre viaggiato in modo ancora pi strano. Era sempre stato considerato
tanto strano, che non uno dei suoi movimenti, delle sue assenze, delle sue
pazzie, avevano mai meravigliato nessuno, neanche la sua servit.
"Lo chiusero in uno dei tanti luoghi segreti e sconosciuti, che lui stesso
aveva fatto costruire nel castello. Presero il suo orologio, i suoi anelli, gli
amuleti, proprio quelli dai quali non si era mai separato. Lo stesso tenore
di vita dell'uomo, il suo stesso genio, avevano permesso loro di farlo prigioniero del luogo dov'era vissuto.
"Capite ora chi era l'uomo che viaggi su quel treno al posto di Maleger?
Ricordate chi una volta aveva impersonato Maleger tanto bene da..."
Mio Dio! url Gallivan. Alison! L'ho visto! Ho visto...
Alison annu von Arnheim. Viaggi solo e la finzione non doveva essere controllata da gente che conosceva l'illusionista, tanto pi che
solo Alison e D'Aunay potevano dire di conoscerlo bene, ma da una guardia di polizia ferroviaria e da una mezza dozzina di persone che lo avevano
visto in teatro con trucco e cerone... Alison l'acrobata, che poteva facilmente saltar fuori dal finestrino di un treno.
"Poi un corpo sottratto da una camera mortuaria o da una tomba appena
scavata, gi preparato con gli anelli e gli oggetti dell'illusionista, fu gettato
nel Reno, quella stessa notte, da Alison e D'Aunay...
"E avevano fatto in modo che non si potesse pensare a un delitto. E il testamento di Maleger... Ricordate che gli eredi erano Jerome D'Aunay e
Myron Alison? Vi rendete conto di come possano essere andate le cose?
Bene! Se, dopo aver portato a termine il piano, avessero sepolto Maleger
in modo da renderlo introvabile, sarebbero stati salvi.

"Ma Alison non era soddisfatto. Sentiva di dover fare una cosa ben pi
grave, pi diabolica, pi pazzesca, per soddisfare quel suo senso di debolezza che lo portava a indossare sempre corsetto e spada sul palcoscenico.
Quante volte si sar sentito privato di qualcosa perch non poteva farlo anche nella vita reale!"
Ancora nessuno si mosse o parl. Persino Dunstan pareva aver riacquistato la sua sobriet e guardava con gli occhi arrossati il piatto vuoto davanti a lui. Attraverso il tavolo, guardai Bencolin, e dalla sua espressione
capii che il tedesco aveva detto la verit.
La mia fantasia prosegu von Arnheim mi ha portato molto lontano, come vedete. Riesco anche a vedere una notte oscura sul Reno e delle
figure, forse proprio in questa stanza.
"E dopo, il funerale del supposto Maleger. La bara uscita portata da
mani solenni; i cappelli di seta lasciano reverentemente scoperte le teste.
Nell'aria rimasto ancora acuto l'odore delle migliaia di fiori. E due amici
addolorati hanno pagato i preti. Le tende sono state abbassate, nel castello.
Ma Maleger ancora vivo.
"I due amici aspettano. Non possono dormire finch l'ultimo inno non
stato cantato e l'ultima preghiera detta. Se qualcuno si fosse accorto di
qualcosa Maleger ancora vivo avrebbero detto di aver voluto fare
uno scherzo a uno che di scherzi ne aveva fatti a bizzeffe, e sempre di diabolici. In fondo non gli era stato fatto alcun male, aveva ricevuto solo una
buona lezione!
"Riesco a immaginare anche questa finestra dai vetri purpurei, gli ornamenti funerei, una sola immensa candela che illumina la scena. I servi e gli
ospiti sono andati. Rimane solo l'odore dei fiori. notte e sulle finestre cade la pioggia. Cosa ve ne pare della mia fantasia, ora, mio caro Bencolin?
D'Aunay seduto davanti a una bottiglia, vicino alla grossa candela. Alison si offerto volontariamente di andare nel sottopassaggio a finire il lavoro.
"Cos D'Aunay seduto qui e non beve molto. Non ha bisogno di acquistar coraggio: la sua mente calcolatrice ha gi previsto tutto. Aspetta che
Alison ritorni. Sente dei passi... Alison appare da quella porta e sorride.
D'Aunay lo guarda interrogativamente. Alison, sempre attore, stringe le
mani come attorno a un collo e mormora tranquillamente: morto.
"Il castello silenzioso. Si ode la pioggia sui vetri purpurei."
All'improvviso, con un rumore che parve assordante, la duchessa spinse
via il piatto. Non disse niente, ma, in fondo, von Arnheim stava parlando

di suo fratello... Vidi gli occhi affascinati di Lavasseur e la pallida faccia


contratta di Isobel D'Aunay.
Alison capisce che deve dire a D'Aunay che ha ucciso la loro vittima
prosegu von Arnheim perch si rende conto che il banchiere vuole
che Ja faccenda venga definita una volta per tutte. Ma l'idea pazzesca si
gi impossessata di lui.
" squilibrato. C' bisogno che vi descriva come Maleger fu tenuto prigioniero per diciassette anni? Le visite di Alison di notte dal passaggio sotto il Reno? La stanza nella torre, senza finestre, con un pannello scorrevole
nella porta pesante? Le manette sempre bene oliate, attaccate al muro con
catene di ferro? I vecchi giornali, tutti con un articolo sull'ultimo trionfo di
Alison, che lo stesso Alison leggeva al prigioniero per aumentarne la tortura? Il guardiano mezzo pazzo che portava da mangiare a Maleger e puliva
la sua cella?
"La mia fantasia lavora ancora. Io so perch Alison lo tenne prigioniero
qui per diciassette anni, perch la pazzia crebbe fino a corroderlo, invece
di diminuire. Io so perch lui non fin il suo nemico con un pietoso colpo
di rivoltella, sebbene certamente molte volte credo l'abbia desiderato, per
liberarsi da quell'incubo. Io so perch lui rinunci persino alla cittadinanza
inglese per vivere qui durante la guerra.
"Perch non poteva finire lo spirito di Maleger!
"Poteva tenere Maleger incatenato al muro come un cane, poteva rinchiuderlo in una cella senza luce, dargli da mangiare pane secco e rifiuti,
piegare il suo corpo e rendere i suoi occhi quasi ciechi. Ma non poteva
vincere la risata di scherno o il disprezzo che erano sempre la risata di
scherno e il disprezzo del 'Signore della Luce'. Non poteva, neppure per un
istante, trionfare su quella forza titanica.
" notte. Delle lanterne si muovono su per le scale che conducono alla
torre, formando cerchi di luce sulle mura umide. Il pannello mobile della
porta parzialmente aperto, perch attraverso la porta chiusa non si potrebbe nemmeno udire uno che grida.
"Bauer, il guardiano, se ne sta tranquillamente appoggiato al muro e aspetta. Alison si china attraverso il pannello aperto. Un giornale fruscia e
Alison legge con le labbra pallide trionfanti alla luce delle lanterne: '... ci
ha affascinato con la potenza e la regalit della sua figura... interpretazione
perfetta... certamente il pi grande attore dei nostri tempi'.
"Poi, da dentro la torre, un frusciare di paglia, un rumore di catene, una
zaffata di puzzo insopportabile. Con una risata di scherno, Maleger sussur-

ra: 'Ma va' all'inferno, piccolo guitto!'."


Von Arnheim tacque, piegando la testa da un lato. Pareva commosso dal
suo stesso racconto e le nocche bianche sopportavano tutto il peso del suo
corpo sulla tavola. Nella mia mente pass l'alta figura di Maleger, inconquistabile...
Kreuger! Lieber! url a un tratto il barone. Portatelo qui!
Aveva steso le braccia verso un'altra porta della stanza. Tre figure stavano venendo verso di noi. Due di loro indossavano la divisa grigioverde e
l'elmetto da poliziotto e fra loro era sorretto...
Non so cosa mi aspettassi di vedere.
Per me c'era solo un'immagine: un uomo immenso con le braccia aperte,
i capelli rossi come una criniera, le mani a ventaglio, gli abiti neri... E ora
che i poliziotti si avvicinavano alla luce delle candele... Involontariamente
spinsi indietro la mia sedia e mi alzai. Lavasseur e Gallivan m'imitarono.
Avevo una stretta alla bocca dello stomaco...
La cosa che i poliziotti sorreggevano fra loro era, penso, un uomo. Avevano cercato di ripulirlo e di dargli una certa rispettabilit. Indossava un
abito grigio pi grande di molte misure e un colletto troppo largo gli ballava attorno al collo rinsecchito. Aveva anche un paio di scarpe nuove orribili. Molto nuove e molto gialle, brillanti, che ciabattarono mentre lui si avvicinava a noi.
I capelli rossi, ora spruzzati di grigio, gli erano stati pettinati attorno alla
testa e al collo ordinatamente. La faccia era giallastra, cadente, con le mascelle flosce e gli zigomi che parevano voler forare la pelle. Solo il naso
rimaneva aggressivo, anche se un po' rilasciato e scarnito. Gli occhi erano
talmente infossati che parevano fare uno sforzo per riemergere, come un
insetto in uno stagno; ma non c'era pi una scintilla di luce nel suo sguardo. Continuavano ad aprirsi e chiudersi... I poliziotti lo reggevano per le
ascelle, quasi con rispetto. Il suo cieco voltarsi di qua e di l, il tremolio
delle sue spalle esili...
Le scarpe troppo gialle ciabattarono ancora sul lussuoso tappeto. L'uomo
mugolava, voltando le guance cadenti e gli occhi spenti, da un poliziotto
all'altro. Maleger l'indistruttibile, Maleger il deposto "Signore della Luce"!
Dunstan balz in piedi con la faccia contratta e indic la sua sedia. Isobel D'Aunay si scost istintivamente. Un poliziotto avvicin la sedia di
Dunstan e l'altro vi fece accomodare gentilmente Maleger. Non protest,
ma la sua testa and avanti e indietro, pi volte, senza controllo. Lo spinsero accanto alla tavola imbandita, con le ricche porcellane di Svres, l'ar-

genteria, il vaso di papaveri. Gli occhi opachi parevano sforzarsi di vedere


quel che avevano davanti. Lentamente la sua bocca si apr, come una finestra spinta dal vento. Non aveva pi denti, per questo le guance erano tanto
scavate, e ad ogni respiro emetteva un suono sibilante che interrompeva il
silenzio della stanza.
Non dovete aver paura di parlare disse dolcemente von Arnheim.
La sua mente andata e la vista anche, quasi completamente. Non sa
neppure dove si trova. L'ultimo sforzo che ha fatto, quando ha trascinato
Alison sui bastioni, l'ha distrutto. stato un miracolo dell'odio se riuscito
a portare a termine la sua vendetta.
Una sorta di terrificante amabilit emanava dal viso distrutto di Maleger.
Dal movimento della sua testa pareva assentire cortesemente alle parole di
von Arnheim. Gli occhi spenti erano fissi sulla torta su cui c'era la bianca
forca di zucchero.
Una piccola luce di interesse brill in quegli occhi. Allung una mano
adunca con le unghie appena tagliate e le vene quasi blu nel chiarore malsano della pelle:
Che bella! gorgogli. Che bella!
Maleger! disse piano von Arnheim. Mi sentite?
La testa dell'uomo si volt lentamente verso la voce, ma lui parve chiedersi cosa fosse.
Che bella! borbott ancora, annuendo. Pareva compiaciuto.
Nell'aria satura della stanza mi giunse un altro odore, un odore che non
avevo mai dimenticato, anche se lo avevo sentito una sola volta in un ospedale di New York. Mi accorsi che il braccio di Sally Reine era attorno
al mio collo, il suo viso nascosto sulla mia spalla. Stava singhiozzando,
balbettando parole incoerenti. Portatelo via! Oh, vi prego... Portatelo...
Von Arnheim chiesi a un tratto ha un...
S rispose il tedesco. Ha un cancro. Non andr mai n in prigione n in manicomio. troppo avanzato, ormai.
Ancora il movimento di assenso di Maleger e lo sguardo compiaciuto.
Mio Dio! url Isobel D'Aunay. E lo lasciate sedere a questa tavola?
Era dietro la sedia di Bencolin, ora. Dunstan le si avvicin e senza dire
una parola le pass un braccio intorno alla vita. Negli occhi del giovane
c'era una strana luce di piet...
Lasciatelo solo, allora! url all'improvviso la duchessa dal fondo
della tavola. Aveva la bocca contratta e gli occhi fieri e aggressivi dietro

gli occhiali. Star a questa tavola se io lo voglio! Hoffmann, porta del


vino. Porta quanto c' di meglio. Porta...
cancro allo stomaco, signorina Alison disse gentilmente von
Arnheim. E voi non dovete aver paura di lui, signora D'Aunay. Sorrise. In ogni modo, lo porteremo via fra pochi minuti.
Molto interessante! esclam Lavasseur.
Voi lo vedete ora che la sua energia lo ha abbandonato completamente, perch ha compiuto ci che voleva prosegu il barone. Ma bisogner pure che vi spieghi perch Maleger ha inscenato una vendetta tanto
crudele e inumana. Alison voleva andare in scena con un lavoro teatrale
che ha come personaggio centrale un condottiero cristiano bruciato dall'imperatore Nerone. Era la sua fissazione. Maleger lo sapeva e visse per
poterlo accontentare...
Alla parola "Nerone" una luce improvvisa e satanica brill negli occhi di
Maleger. Un suono usci dalla sua gola contratta. Pareva felice.
Maleger! riusc ad articolare.
Lentamente gli occhi infossati fecero il giro della stanza. Pareva che nel
suo cervello si stesse svolgendo una conversazione impercettibile. Una
mano corse a battergli il petto e il movimento inconsulto della testa divenne un annuire coerente, giustificato. Cerc di raddrizzare le spalle...
Prima che qualcuno potesse fermarlo, la sua mano scatt avanti e afferr
il bicchiere di Dunstan, pieno di Burgundy. Si rovesci la maggior parte
del liquido sul mento e sul vestito, ma riusc a trangugiarne un po'. Adesso
era in piedi, tremante, e cercava di ritrovare la sua altezza sullo scheletro
instabile. Il suo sguardo era terribilmente intento, anche se il viso pareva
dissolversi a poco a poco. Il colletto era storto attorno al collo. Le mani si
mossero incerte...
Poi lo vide. La duchessa aveva lasciato la borsetta sul tavolo, vicino al
piatto: era aperta e lasciava intravedere un mazzo di carte che lei portava
sempre con s, nella speranza di riuscire a combinare una partita a poker.
Cosa vuol fare? grid Sally Reine, in modo isterico. Fermatelo!
Con uno sforzo infinito Maleger riusc a girare intorno al tavolo. Gli occhi erano fissi e il tremolio del suo corpo faceva tintinnare i bicchieri sulla
tovaglia. Riusc ad afferrare le carte...
Maleger! esclam von Arnheim.
Ancora un borbottio usc dalla bocca sdentata. Si volt, agitando un poco una mano. Un ventaglio di carte apparve fra le due dita e lo sguardo
vuoto fu animato da una luce di trionfo. Ma solo per un istante. Le spalle

tremanti, il ciondolio della testa, la sua presa instabile, fecero ricadere una
pioggia di carte sulla tovaglia...
Le guard, come se non capisse, per un lungo minuto, poi emise un gemito strozzato, come un singhiozzo. Due larghe lacrime scesero sulle
guance incavate. Un collasso lo prese in quel momento. Per un attimo rimase in bilico, scosso da un tremito, poi scivol lentamente attraverso la
sedia di D'Aunay.
18
La duchessa, von Arnheim e io, sedevamo da soli nella sala dal soffitto
di vetro. Non so dove fossero gli altri, ma mi aspettavo di veder tornare
Bencolin e Gallivan da un momento all'altro. La scena, dall'ingresso di
Maleger al suo collasso, era impressa vividamente nella mia memoria. Era
molto tardi. Gli orologi segnavano le due passate; qualche candela si era
spenta su una massa informe di cera, e ora solo poche illuminavano la
stanza con una giallastra luce incerta. Al di sopra delle ombre potevamo
vedere le stelle attraverso il soffitto di vetro.
Von Arnheim se ne stava affondato fra i cuscini di un divano e fissava le
stelle tra i bagliori azzurri delle colonne di ebano. Sul tavolino vicino al
suo gomito aveva posato un bicchiere di cherry. Era affabile, quasi deprecava ci che era successo. Fumava con volutt una sigaretta.
Con aria distratta, la duchessa mischi il suo mazzo di carte.
Non so ancora disse von Arnheim a un tratto quale fosse l'idea
del mio amico Bencolin. Ma ho paura che non abbia saputo usare la fantasia... Da principio non ha fatto che negare la possibilit che Maleger fosse
ancora vivo. Sono certo che ha cercato con tutti i mezzi di dirottarmi verso
la direzione sbagliata...
Sbuff un perfetto anello di fumo verso il soffitto, poi prosegu:
Ma qualunque cosa gli si possa contestare, un buon sportivo. Si
congratulato con me molto affettuosamente.
"Le conclusioni non erano molto difficili. Il punto di partenza era l'uomo
che era stato visto sui bastioni con una torcia in mano; non avrebbe mai
potuto correre gi dalla collina dopo il delitto, senza essere visto o udito
dai due servi. Non era difficile, quindi, concludere che non doveva aver lasciato il castello..."
Si strinse nelle spalle.
Persino la scoperta del passaggio segreto prosegu non ha fatto

che rafforzare la convinzione nella mia mente. Chi, infatti, poteva sapere
del passaggio meglio di Maleger, che conosceva ogni angolo, ogni spiraglio del castello? Anzi, mi forniva il pezzo mancante al mio mosaico: mi
forniva il mezzo con cui era stata riportata la pistola nel soprabito che era
nell'armadio di Alison. Vi ricordate che questo pomeriggio abbiamo sentito muovere qualcuno in quella stanza, ma quando siamo entrati non c'era
anima viva? Naturalmente doveva trattarsi di Maleger. Subito dopo attraversai il fiume per trovare l'altro ingresso del passaggio e con l'aiuto di diversi poliziotti ci riuscii senza troppe difficolt.
"Si trova sotto un masso di pietra ben nascosto fra le fronde dall'altra
parte del fiume. Ci sono dei gradini che scendono a un passaggio ad archi
di pietra sotto il Reno, che in quel punto non molto profondo. Ma quanto
lavoro richiedevano quelle costruzioni nel quindicesimo secolo! Il passaggio era pieno di mota e fanghiglia. Quasi ai piedi della scala trovai Maleger svenuto. Era stremato e non ha detto due parole coerenti; il medico
della polizia mi ha assicurato che non vivr pi di una settimana."
In ogni modo lo interruppe la duchessa giacch vive, avr le
migliori cure. Mio fratello era... intrecci le mani e guard le carte
stringendo un labbro fra i denti. Fece un gesto come per scacciare degli inutili sentimentalismi. Un momento! Siete arrivato fin da questa parte
del passaggio? Avete scoperto perch questo pomeriggio non siamo riusciti a trovare la porta?
Non ne ho avuto ancora il tempo, per sfortuna. Ero troppo preso dall'interrogatorio di Maleger. Inutile, purtroppo... Ma... esit.
Be'? chiesi.
C' una cosa strana che ho notato sotto il passaggio. Il suolo, come
potete immaginare, tanto fangoso che ci si affondano quasi i piedi. Ho
trovato le impronte di Maleger, ma molto pi in avanti, quasi vicino all'altra riva del fiume, ho visto una specie di torta di fango, come se Maleger si
fosse sforzato di cancellare le sue orme con una scopa.
Una scopa? esclamai, allibito.
Volt la testa lentamente.
Perch, signor Marle? Una scopa, s. Ci trovate qualcosa di strano,
voi, in una scopa?
No, oh, no! mi affrettai a dire. L'ho usata anch'io, qualche volta. Volete continuare?
Ho trovato anche tre bossoli di proiettili esplosi con la Mauser. Logicamente sono stati sparati nel passaggio sotto il fiume. La sequenza degli

eventi chiara, direi. In qualche modo Maleger riuscito a trovare l'occasione propizia per scappare. Non sapremo mai come. Forse il guardiano ha
rallentato la vigilanza per un po' di tempo o forse ha lasciato una porta aperta... Il teschio del guardiano, come ricorderete, presentava segni di percosse, lasciate prima che i proiettili lo colpissero. presumibile che Maleger lo abbia assalito alle spalle, lasciandolo in stato di incoscienza.
"L'illusionista deve aver meditato a lungo quella fuga e la vendetta. Deve aver sperato per lunghi anni che sarebbe arrivato il momento adatto.
Cos, appena libero, si inoltr per il passaggio segreto che conduceva alla
casa del suo nemico..."
Un momento! lo interruppi. Ci sono due passaggi segreti, no?
Uno che conduce dal castello ai piedi della collina e uno che dai piedi della
collina passa sotto il fiume.
Von Arnheim annu, sorseggiando il suo liquore.
Ricordate mi chiese il passaggio fra le pareti, quello con la finestra che Bencolin... che noi scoprimmo la notte in cui fu trovato il corpo
del guardiano? L'entrata del passaggio che porta dal castello ai piedi della
collina nel ripostiglio della stanza del guardiano. Maleger scese per le
scale fra le pareti, fu l che trov il bidone di petrolio, fino al ripostiglio
nella camera di Bauer, poi si inoltr nel passaggio fino ai piedi della collina e poi sotto il fiume. Non aveva bisogno nemmeno di luce perch era
vissuto per tanti anni nell'oscurit che una luce, anche fievole, l'avrebbe
accecato. La prigionia gli aveva fatto formulare una sua diabolica idea: sia
che lui avesse gi deciso di bruciare Alison, una volta libero, sia che l'idea
gli fosse venuta solo quando inciamp nel bidone di petrolio, fatto sta che
lo affascin. In ogni modo, dicevo, entr nel secondo passaggio.
Un'altra candela oscill, trem un poco, si spense. Le ombre cupe aumentarono intorno a noi e le stelle parvero brillare pi vivide nel misterioso spazio azzurro al di sopra del soffitto di vetro.
Immaginai lo spettro dai capelli rossi che cercava di ritrovare disperatamente la sua forza. Gli occhi freddi di von Arnheim parvero divenire pi
dolci.
Vediamo il brutto passaggio fangoso sotto il fiume mormor.
Vediamo gli spessi muri ricoperti di muschio e di muffa e gli archi che per
cinquecento anni hanno sopportato il peso del Reno. Li vediamo perch la
lampada di Alison si sta avvicinando. Chiss perch proprio stanotte, su
tante notti, gli venuto il desiderio di visitare il prigioniero. Maleger sente
il rumore dei passi che sdrucciolano sul fango. Cerca di fuggire, ma all'im-

provviso la luce lo investe.


"Che suono inumano pu avere emesso la gola di Maleger in quell'attimo? Che agonia di odio, di anni tristi e desiderio di sangue, di tortura e di
morte, deve averlo afferrato in quel momento! E nella sua mente malata
che senso di trionfo! E Alison... penso che il suo cuore abbia tremato, in
quel momento, quando il fascio di luce ha investito quell'orrore dai capelli
rossi che urlava in modo inumano alzando le lunghe braccia verso il cielo.
Alison vede la morte in un umido tunnel sotto il Reno. Porta sempre una
rivoltella in queste sue visite, ma fa appena in tempo a estrarla che Maleger gi su di lui. Non penso neppure che i colpi fossero sparati deliberatamente, devono essere partiti nella lotta..."
Be'! sbott la duchessa. Continuate pure la pittoresca descrizione. Intendo dire, occhio-di-vetro, che Myron non era certo il mio cocco,
ma in fondo era... Fece un gesto di sconforto con la mano.
Vn Arnheim si riscosse. Fece un educato gesto di rincrescimento con la
testa e mormor:
Scusate...
Intendo dire mugol la duchessa che sembrate divertirvi molto
con questa faccenda, occhio-di-vetro. Ma non molto piacevole, se vi tocca personalmente... Insomma, sappiamo che fu trasportato indietro e penso
che Maleger abbia sparato anche sul guardiano per essere certo di non essere scoperto. Mhmmm... Tolse una scatola di fiammiferi dalla borsa e
ne accese uno. C' una cosa buffa, per continu la donna. Perch
Maleger riport la rivoltella in casa per ficcarla nella tasca del soprabito di
Myron?
Non potremo mai sapere cosa pass per la mente di quel disgraziato,
signorina Alison.
Io invece mi chiedo dissi come mai Maleger non cerc di vendicarsi anche su D'Aunay.
Von Arnheim prese un tono compassionevole, spiegando:
Ma mio caro signor Marle! Come avrebbe potuto immaginare che
D'Aunay era l? Non era mica entrato in casa per conoscere gli ospiti! E
non era onnisciente. Dopo il delitto, l'unica cosa che gli restava da fare, era
nascondersi nel castello. E ha incatenato il corpo del guardiano proprio
dove era stato incatenato lui per tanti anni...
Si ferm. La porta, una grossa porta di ferro, si stava aprendo lentamente. Nella scarsa luce, la figura di Bencolin prese forma a poco a poco.
Volevate sapere disse il barone cos' successo a D'Aunay? Ve-

nite con me.


Scendemmo due rampe di scale fino alla galleria che guardava l'atrio
centrale. Persino la duchessa cammin in punta di piedi. Vicino alla galleria ci fermammo. Le candele erano tutte molto consumate, anche se ancora
non se n'era spenta nemmeno una. Delle masse di cera sostenevano ancora
le fiammelle nel candeliere di ferro che stava davanti alla finestra gialla.
La finestra gialla, il naso del teschio... La galleria formava tre lati di un
quadrato, con la larga scala tappezzata di nero al centro. Le armature erano
allineate vicino al muro senza pi alcuno scintillo sul loro metallo: la luce
non arrivava pi a sfiorarle. Nella scala che portava da basso vedemmo
una lunga processione di gente.
Due poliziotti reggevano un paravento laccato che, piegato in due, serviva da barella. C'era un corpo su quel paravento: potevo vedere scarpe immobili, ma solo quelle. Un grande scialle argentato e multicolore era gettato su quel corpo per nasconderlo alla vista.
Isobel D'Aunay, con il viso grazioso ancora intontito, pass vicino al paravento. Si premette un inutile fazzolettino sulla bocca, fissando con espressione vuota lo scialle. In cima alle scale, Dunstan esit, poi le corse
dietro. Mi accorsi che Gallivan si era unito al nostro gruppo immobile.
Von Arnheim disse sottovoce: Ho tentato un esperimento per verificare la mia teoria. Come casualmente, condussi Jerome D'Aunay in un giro
di ispezione per la casa. Lo portai molto amichevolmente in una stanza
non illuminata. Stava accendendo una sigaretta, ricordo. Ordinai di portare
le candele e un poliziotto entr nella stanza con un grosso candeliere. Allora D'Aunay vide Maleger seduto su una sedia che lo guardava... Il suo cuore, temo, non era forte come la sua volont.
Io ero ancora chino sulla balaustrata a guardare. La duchessa appoggi
una delle sue pesanti mani sulla mia spalla. Von Arnheim si inchin e corse gi per dare gli ordini per il trasporto della salma.
Vogliamo salire? sugger Bencolin. Signor Gallivan, vorrei vedervi un attimo da solo. Ci sono dei dettagli che non dovete pubblicare.
Come luccicarono le scarpe di D'Aunay, mentre il suo corpo passava per
l'ultima volta dal portone centrale per inoltrarsi nel vento che spirava nella
corte! Sarebbe stato piuttosto difficile portarlo gi dalla collina, pensai istintivamente.
Poi vidi Dunstan cercare la mano di Isobel, prima che uscissero a loro
volta. Una candela guizz e si spense. La serie delle armature rimase completamente al buio.

Non mi mai piaciuto quell'uomo esclam la duchessa, assorta


ma al diavolo! Ora morto e io ho sonno. Abbiamo fatto una bella scorpacciata di orrore e... C' qualcuno che vuol fare una partita a poker?
Lei, Bencolin e io, entrammo nella stanza dal soffitto di vetro. Ormai solo cinque o sei candele erano ancora accese. La luna usc da dietro una nuvola e lasci cadere un po' di luce pallida sulle pelli di animali che stavano
sul pavimento. Mi parve quasi che le colonne d'ebano stessero muovendosi
in una silenziosa processione.
Con uno sguardo stanco, la duchessa guard il mazzo di carte, poi cominci a mescolarle.
C'era il silenzio pi assoluto intorno a noi. Mi parve che stessimo fluttuando nello spazio e che fossimo arrivati dove una nave fantasma aveva
terminato il suo viaggio. Bencolin guardava la luna. D'un tratto fiss la figura sformata della duchessa.
Ditemi, signorina Alison chiese dolcemente. Perch avete ucciso vostro fratello?
19
Il cielo azzurro cupo, le candele torturate e un paio di mani grasse che
mescolavano le carte. Ma non le mescolarono a lungo, per. Si fermarono.
Le dita divennero nervose e tremanti. Le carte caddero ai piedi della duchessa. Le rimase in mano solo un otto di picche.
Silenzio. Poi si riscosse e alz la testa. La luna disegnava un alone attorno ai suoi capelli grigi. Ammicc da dietro l'occhialino, con curiosit.
Sapete, faccia-di-diavolo disse con un tono di pensieroso distacco.
Me l'aspettavo. Io sapevo che... Be', sapevo che eravate troppo intelligente per non accorgervene. Non ho potuto fare a meno di aver piet di occhio-di-vetro, di l. Era cos sicuro di s! E cos sicuro di sapere la verit.
In fondo, per, una buona parte di ci che ha detto rispondeva esattamente
alla verit.
S disse Bencolin una buona parte...
L'ho aspettato tutto il giorno continu lei con quel tono distaccato.
E non me ne importa. Mmm... Al diavolo, sono vecchia! E poi non sono neanche buona. E poi ho avuto un sacco di divertimenti, in vita mia.
Guard la luna. E non mi importa pi niente nemmeno di Maleger. Non
pi... Pensavo che quando occhio-di-vetro and nel passaggio, avesse trovato le orme dei miei piedi. Gli ho chiesto fin dove arrivato, ma mi ha

detto che ha fatto solo un tratto di strada, l sotto.


Bencolin scosse il capo. In quel momento capii che era legato a quella
donna da una specie di strano affetto, un affetto come la sua natura gli
permetteva, naturalmente. Satana al chiaro di luna.
Non le avrebbe potute trovare, comunque disse Bencolin. Ho
preso una scopa e un paio di scarponi e le ho cancellate prima della sua visita al sottopassaggio.
Eh? fece lei. E non fu un'esclamazione, ma solo un sospiro profondo. Lo guard, attenta.
La cosa non seria, sapete... borbott Bencolin. Posso mantenere il vostro segreto e sono certo che anche Jeff lo far. Dopo tutto, perch no? stato Maleger a portare il corpo sui bastioni e a dargli fuoco.
Non potr mai soffrire perci che ha fatto e aveva tante ragioni che nessuno si sentir di biasimarlo. C' forse, allora, una buona ragione perch
dobbiate soffrirne voi?
La fronte di Bencolin si aggrott, alla domanda che per lui aveva una risposta ovvia. Il poliziotto si mise a sedere. La rivelazione mi aveva scosso
profondamente. Agatha Alison si era chinata ora a raccogliere le carte senza guardarle. Per un po' il suo respiro asmatico fu il solo rumore nella
stanza. Alla fine si raddrizz, facendosi paravento agli occhi con le mani.
Silenzio. La nave fantastica aveva ripreso il suo
Faccia-di-diavolo mormor la donna. Dio sa se voglio essere
uccisa solo perch... perch gli ho piantato tre pallottole in corpo. No, non
ne ho nessuna voglia. Se io fossi stata sensibile, come ho sempre predicato
agli altri, non avrei permesso che gli eventi mi prendessero la mano a quel
modo...
"Buffo, vero? chiese all'improvviso, rivolta a me. Solo ieri eravamo seduti nella mia stanza e io insegnavo a voi come invecchiare in modo
dignitoso e onesto. E io ero quella che non riusciva a dimenticare... No. veramente non era proprio cos; io avevo dimenticato. Ma quando la cosa mi
ha preso di petto, quando mi sono accorta che Myron lo teneva prigioniero... Be', io..."
Siete la moglie di Maleger, vero? chiese Bencolin tranquillamente.
Non vi sfugge niente davvero, faccia-di-diavolo, eh? chiese la duchessa agitandosi sulla sedia quasi allegramente. Come l'avete scoperto?
Ho trovato una fotografia, nella vostra stanza. Cercavo qualcos'altro,
veramente, ma quando quella foto mi capit fra le mani, tutto divenne

chiaro. Vedete, Gallivan ci aveva detto che Maleger era stato segretamente
sposato con una donna e che la cosa non si era risaputa perch i parenti di
lei non avrebbero mai dato il consenso. E neanche vostro fratello, no? Be',
portai la vostra fotografia qui perch pensavo che fosse pi al sicuro che
nella vostra stanza... Credo che l'abbia presa Jeff.
Solo adesso capivo perch il viso di quella donna nella fotografia mi era
cos familiare. Era il ritratto di Agatha Alison nei giorni di maggior splendore. Ma mi ero fissato nel pensiero di trovare un figlio che potesse somigliare a sua madre.
Allora borbottai non era la fotografia dell'amica...
Accidenti, Jeff! sbott Bencolin. Non vi ricordate che Gallivan
ci ha detto che l'amica era bionda? I capelli della donna del ritratto, invece,
sono molto neri, non ve ne siete accorto? E poi Gallivan parl anche del
matrimonio segreto...
La duchessa si soffi il naso rumorosamente.
Ve l'ho detto disse poi che ero bella a quei tempi. Dopo la morte di Maleger... quella che io credevo fosse tale, non mi import pi di
niente. Io... Accidenti, faccia-di-diavolo, datemi un sigaro. E ditemi come
avete fatto ad arrivare fino a me.
Cos va meglio approv Bencolin. I miei sospetti, da principio,
erano gli stessi di von Arnheim. Ho avuto anche... i suoi lampi di fantasia
sorrise in modo strano. Specialmente per quanto riguardava l'immaginaria morte di Maleger. Il viaggio in treno, cosa insolita per lui... e completamente senza servit, cosa ancora pi strana.
Ma allora! protestai Quando diceste che la teoria di una messa
in scena, di una finta morte, non poteva reggere...
Oh, no, Jeff. Non dissi niente del genere. Ci che dissi fu, e se cercate
di ricordare mi darete ragione, che Maleger non aveva inscenato la sua
morte. Dissi che non era cos semplice, dissi che era molto pi diabolico.
Poi l'indubbia fantasia di von Arnheim lo port a considerare Maleger colpevole. Naturalmente Maleger era vivo. Maleger port il corpo sui bastioni, trascinandolo dal sottopassaggio al castello, e poi vi appicc il fuoco.
Ma le dita di Maleger non avrebbero potuto premere il grilletto di quella
Mauser.
La duchessa stacc coi denti la punta del sigaro.
Continuate, faccia-di-diavolo lo esort. una cosa che mi interessa.
La donna mise in bocca il sigaro e Bencolin le porse un cerino acceso.

La fiammella illumin gli occhi divertiti del poliziotto.


Sono meravigliato esclam l'uomo che il barone von Arnheim
abbia trascurato un punto che lui stesso ci fece notare in principio. La persona che aveva sparato con quella Mauser aveva i guanti. Maleger non si
sarebbe mai preso una simile briga e poi, al tempo in cui fu fatto prigioniero, le impronte digitali non erano ancora in uso. E inoltre, ricordate cosa
disse circa il dito tanto corto da non riuscire neppure a prendere saldamente in mano la pistola? Un uomo gigantesco come Maleger... Si strinse
nelle spalle.
Quando vedemmo sul muro le tracce di sangue lasciate dalle dita di
Alison mi ero gi reso conto che nell'omicidio avevano avuto parte due
persone. Una che uccise Alison e l'altra che si occup del resto. Avevo anche dei sospetti circa il sottopassaggio. L'altezza delle impronte insanguinate, come vi feci presente, Jeff, indicava che era stato un uomo molto alto
a portare Alison gi dalle scale. E se quel qualcuno era tanto alto da far s
che le impronte insanguinate fossero a quasi un metro e ottanta dal suolo
non poteva avere le mani piccole al punto da non riuscire ad afferrare comodamente una Mauser. E cos la mia teoria delle due persone era confermata...
La duchessa si stava esaminando le dita grassocce, rigirandosele da tutte
le parti. Il sigaro le pendeva da un angolo della bocca.
Qualcuno di casa era colpevole. Lo capii quando trovai la rivoltella.
Nessuna ragione umana, neppure la fertile fantasia di von Arnheim, potrebbe dare una spiegazione al fatto che Maleger avesse messo la pistola
nella tasca del soprabito di Alison.
Gliel'ho chiesto, infatti intervenni. Ma non mi ha saputo dare
una risposta.
Inoltre continu Bencolin c'era solo una piccola traccia di fango vicino all'ingresso del sottopassaggio nella stanza di Alison. Maleger
non poteva avere ai piedi due paia di scarpe e non se le sarebbe certo cambiate una volta arrivato dall'altra parte. Se fosse andato nella stanza di Alison per mettere la rivoltella nella tasca del soprabito, il posto sarebbe stato
tutto sporco di fango. Persino il commissario Konrad se ne sarebbe accorto.
"Ci pensai ancora. Se il colpevole era uno della casa, solo molto difficilmente avrebbe potuto essere uno degli ospiti. Possiamo anche concedere
che un ospite conoscesse il passaggio segreto e che Alison tenesse una rivoltella nell'armadio, anche se era tutta gente che, da quanto ci ha detto

d'Aunay, veniva in casa per la prima volta. Ricordatevi che c'erano solo da
un giorno, quando accaduta la tragedia, e tenete presente che quando Alison andava nel sottopassaggio, teneva sempre chiusa a chiave la porta della sua camera. E l'assassino doveva entrare in camera di Alison per raggiungere il passaggio segreto. Certo sarebbe stato facile fare una chiave
falsa, prendendo l'impronta della serratura con la cera, ma questo non poteva essere fatto da qualcuno che viveva nella casa solo da un giorno.
"E poi, un'altra cosa estremamente importante, che pare essere sfuggita
all'attenzione di tutti, persino all'ottimo barone. Quando Alison entr nel
passaggio doveva avere necessariamente chiuso la porta della sua stanza,
come avr sempre fatto. Ma quando il suo corpo fu riportato nella casa, la
porta era aperta, altrimenti come avrebbe potuto Hoffmann prendere le
scarpe bruciate e buttarle nell'armadio? Chi, allora, poteva averla aperta
nel frattempo? La risposta pu essere solo una: qualcuno che, dopo aver
aperto la porta con una chiave falsa, avesse seguito Alison nel sottopassaggio. Conclusione: l'assassino proveniva dalla casa e non era un ospite."
Un'altra candela si spense. Ormai solo quattro o cinque illuminavano
l'immenso salone. La duchessa fissava Bencolin senza muoversi, come affascinata.
Naturalmente lo interruppi tutte queste considerazioni vanno
bene per chiunque tranne che per D'Aunay, che era un vecchio amico di
famiglia e poteva sapere tutte queste cose. D'Aunay avrebbe potuto farsi
fare una chiave falsa. D'Aunay aveva le dita corte, la moglie di D'Aunay
era fuori della stanza e quindi lui non aveva alibi. D'Aunay cerc di uccidervi quando vi condusse alla villa con la sua macchina...
Bencolin annu.
S, ci ho pensato anch'io, Jeff. Il mio primo impulso mi port a sospettare di lui, ricordate? Ma feci le mie considerazioni: conoscendo ormai
la storia, non potevo immaginare qualcosa di pi improbabile di D'Aunay
che lavorasse in cooperazione con Maleger. Non vi rendete conto che se si
fossero incontrati in quel passaggio segreto o D'Aunay avrebbe ucciso Maleger o Maleger avrebbe ucciso D'Aunay? Qualcuno sarebbe morto di un
colpo, comunque. Sono pronto a scommettere che l'incontro sarebbe stato
tutt'altro che amichevole. D'Aunay pensava che Maleger fosse morto e
cerc di uccidermi in macchina perch cap all'improvviso che io sapevo la
verit circa la "morte" di Maleger. Qualcosa era scattata nel suo cervello, e
solo per un istante ha perso il controllo di se stesso.
"Ma al diavolo! Il poliziotto fece un gesto impaziente. Stiamo qui

a discutere come se si trattasse di un problema di scacchi. Anche se non


avessi gi sospettato di voi, signorina Alison, avrei cominciato a farlo
quando scesi nel sottopassaggio. Le vostre scarpe sono piuttosto particolari, come forma, e poi c'era persino ben netta l'impronta del bastone che avete con voi. Ho trovato le scarpe infangate nell'armadio della vostra stanza; ve le cambiaste con un paio di pantofole da camera quando tornaste,
no? E mi sono preso la libert di buttarle nel Reno. Cos trovai anche la fotografia che mi forn, come avevo detto a Jeff, il motivo che mi mancava..."
La duchessa si tolse il sigaro dalla bocca.
buffo esclam con gravit star qui seduta ad ascoltare tutto
questo. Avevo il miglior alibi del mondo, fra le altre cose. Ero seduta con
Frieda a giocare a poker, quando fu visto il corpo in fiamme. Vedete, sar
stata via s e no quindici minuti. Non ho giocato a carte per tutta la sera.
Buffo! Veramente buffo! Quando stanotte occhio-di-vetro diventato poetico e ha cominciato a descrivere il modo in cui Maleger aveva ucciso Alison nel sottopassaggio, vi giuro, faccia-di-diavolo, che stavo per diventare
isterica! Alla mia et! Ammicc verso di lui. Scommetto, vecchio libertino, che sono il pi strano assassino con cui abbiate mai avuto a che fare.
Si appoggi allo schienale e sembr un enorme Budda asmatico. La punta rossa del suo sigaro buttava fumo verso le stelle. All'improvviso allung
una mano grassoccia verso di noi, piegando e allungando le dita.
Guardate esclam questa mano ha preso una pistola e ha ucciso
mio fratello. Dovrei mettermi a gridare o a piangere o a fare comunque
qualcosa di isterico, eppure vi giuro che stato come sparare a un bersaglio attaccato a un filo. Come... come se non ci fosse stata pi vita in lui,
ormai. Adesso so che era umano e mortale. Oh, non umano nel vero senso
della parola... L'ho sempre considerato un grammofono ambulante. Lo potevate ferire, e lui recitava, potevate ucciderlo e recitava ancora. Pensate
che io sia pazza? ci chiese. Quando venne indietro nel sottopassaggio e ci piantammo in faccia a vicenda il fascio di luce, non appena vide la
rivoltella in mano mia, salt a pezzi come un bersaglio di vetro. Io... non
mi sento colpevole; mi sento solo un po' stanca.
La bella testa con l'elaborata acconciatura di capelli grigi si pieg su una
spalla.
No... mormor. Devo dirvi anche il resto.
"Molto tempo fa ero innamorata pazza di Maleger. Penso di essere l'uni-

ca persona che sia riuscita a conoscerlo veramente. Vi sembra buffo, vero,


detto da me? Si strofin il naso con le mani. Forse era cattivo, ma
non ha importanza. Aveva un maledetto fuoco interiore che lo illuminava
tutto. Sarebbe stato grande in qualsiasi impresa avesse tentato. Allora avevo trentacinque anni e a volte mi sentivo struggere d'amore per lui. Pensate
un po'. Vi sembra strano a vedermi ora, eh? Ma adesso non pi cos. Non
stato pi cos da venti anni a questa parte. Non ho sentito nulla neppure
quando ho ucciso Myron. Capite, faccia-di-diavolo? Si sporse in avanti
per fissarlo negli occhi. Era una cosa che dovevo fare.
"Scoprii il passaggio segreto per caso, circa due settimane fa. Myron non
avrebbe dormito in casa quella notte e gli ospiti dovevano arrivare il giorno successivo. Volevo mettere una collana che Myron teneva in una piccola cassaforte. Ricordavo che la cassaforte era nella stanza da letto, dietro
un pannello, ma non riuscivo a ricordare come si facesse a far scivolare il
pannello. Continuai a girare per la stanza, a provare persino con gli interruttori, quando sentii qualcosa che si apriva nello studio...
"Naturalmente, l per l, non sospettai di niente, ma poi, all'improvviso,
mi ritornarono in mente tutte le cose strane che mi avevano colpito in
Myron. Le scarpe pesanti e vecchie, le sue assenze. Tutto aveva qualcosa
di inspiegabile...
"Faccia-di-diavolo! url picchiandosi una mano con decisione sul ginocchio. Tornai nella mia stanza, presi un paio di grosse scarpe e le misi all'ingresso del passaggio. Sapevo che Myron era solito tenere una rivoltella in un armadio. La presi e presi anche una lampadina tascabile. Ancora
non sapevo cosa avrei trovato. Scesi dunque sotto il fiume e sbucai fuori
dall'altra parte, ai piedi della collina. Non fu difficile trovare l'altro ingresso del sottopassaggio per risalire la collina da l sotto! Sa il cielo come ho
fatto ad arrivarci. Non potrei rifarlo per nessuna ragione al mondo. Mi dicevo che ero cretina, ma cominciai ad aver freddo e un'ansia strana si impossess di me...
"Be', per farla breve arrivai nel ripostiglio del guardiano, cos stremata,
che dovetti sorreggermi al muro. Ero tutta infangata e il fianco mi doleva
terribilmente. Mi resi conto a poco a poco di dove mi trovavo. Poi sentii
qualcuno parlare, o meglio, borbottare qualcosa. Pareva un grugnito privo
di senso. Conoscete il passaggio attraverso le pareti, quello con la finestra
dai vetri colorati? Potevo vedere le scale, da dove ero, e distinsi Bauer salire con una lanterna in mano. Era quasi sordo e canticchiava fra s. Quando
sentii le parole che diceva..."

Strinse i pugni e tacque per un attimo.


Faccia-di-diavolo mormor con ira. Bauer diceva: "Cibo per
Maleger, cibo per il cane!" e portava una tazza e un piattino di ferro. Stava
canticchiando questo, capite, e la sua voce era orribile. Seguii la lanterna;
sapevo che non avrebbe potuto sentirmi.
"Salimmo tutte quelle scale. Il fianco mi doleva da impazzire, ma continuai. Quando arrivammo in cima alla torre, lui pos la lanterna per terra
davanti a una grossa porta che aveva un battente socchiuso. Bauer lo apr
completamente e spinse dentro la testa cominciando a fischiare come si fa
coi cani. Parlava, mostrando il piatto col cibo, poi prese un grosso mazzo
di chiavi e apr la porta. Entr. Sentii rumore di catene. E, faccia-didiavolo, capii. Non ebbi nemmeno bisogno di guardare per immaginare
cosa stava facendo quando prese un bastone e cominci a punzecchiare un
mucchio di stracci che erano in un angolo..."
Com'era differente questo racconto dal racconto pittoresco e freddo di
von Arnheim! Parlava a bassa voce e il sigaro era quasi spento, ma parlava
a Bencolin come se l'unica cosa importante al mondo per lei fosse d'essere
capita.
Stavo per svenire. Sapete come quando si comincia ad avere freddo
per tutto il corpo e a sudare. Ma all'improvviso ridivenni calma, tranquilla
come quando gioco a poker. E volete sapere cosa stavo pensando in quel
minuto? Pensavo a una notte lontana, a una notte di venti anni fa, quando
andai a ballare con Maleger. Lui non ball, naturalmente, stette l solo a
guardare. Ma io mi guardai allo specchio della toilette per signora, le donne intorno a me chiacchieravano e l'orchestra in sala stava suonando un
valzer. Avevo un vestito color oro, con delle rose alla scollatura, ero eccitata e felice e sapevo di essere bella.
"In quel momento devo aver fatto rumore, perch Bauer si volt. Vidi la
sua faccia illuminata dalla lanterna. La mia mano era ferma. Gli sparai due
volte fra gli occhi.
"Faccia-di-diavolo, dopo devo essere svenuta o qualcosa di simile, perch non ricordo altro che di essermi trovata in ginocchio vicino a Maleger
con la sua testa in grembo. Era intontito e respirava male. Da prima pensai
che dovevo tirarlo fuori di l e trasportarlo in casa. Ma mi resi conto all'improvviso che dietro tutto quello doveva esserci Myron e che dovevo
ucciderlo. Capite?"
Il suo respiro affannoso riemp la stanza.
E poi, pensai una cosa strana. Che Maleger non doveva vedere come

ero ridotta. Un'arpia, una donna sformata. Un rudere, come sono! Accidenti! Come posso spiegarvi? Ricordo che aprii le manette, feci rotolare il
corpo di Bauer in un angolo e lasciai il mazzo delle chiavi vicino a lui. Poi
scesi da basso, presi un sacco di roba prelibata e la portai vicino a Maleger
perch mangiasse. Non pensai che potesse essere malato. Non riuscivo ad
immaginarlo malato. E decisi tranquillamente che Myron doveva morire.
Capite, faccia-di-diavolo?
"Cosi tornai indietro. Riuscii a malapena a superare l'ultima rampa di
scale. ripida, sapete, dal Reno sale fino alla nostra casa. Mi cambiai le
scarpe e rimisi la rivoltella nell'armadio. La ripulii attentamente, anche.
Rimasi sveglia tutta la notte.
"Chiss cosa pens Maleger quando si svegli! Capii perch Myron si
chiudesse in camera quando lavorava... Dovevo stare attenta a quando si
sarebbe chiuso dentro, perch volevo pescarlo nel sottopassaggio per dimostrargli che sapevo. Non avrei potuto fare tutta la strada di nuovo.
"Sapete quando successo, faccia-di-diavolo. Appena and in camera
sua, dopo le nove, salii con D'Aunay nella mia stanza. Avevo detto a Frieda di venire un po' pi tardi. L'unica cosa che mi faceva paura era che
Myron guardasse la pistola e si accorgesse che mancavano due colpi. Ma,
e qui occhio-di-vetro si sbagliato, non la portava mai con s. Misi ancora
le scarpe, un soprabito, e presi la lampadina tascabile. Non c'era nessuno
nel corridoio. Aprii la sua porta, presi la pistola e aspettai un po' per essere
certa che fosse molto avanti prima di seguirlo.
"Cammin molto pi svelto di quanto pensassi. Si era gi abbastanza inoltrato quando io, correndo e inciampando a ogni passo bello, eh?
arrivai a un punto in cui potesse vedere la mia luce. Si volt. Aveva l'abito
da sera coi calzoni arrotolati in su e un paio di scarpe pesanti. Url: Agatha! Mi sentii tutta fredda, faccia-di-diavolo. La sua voce suon come una
cannonata. Gli dissi... Chiuse gli occhi per un istante. Gli dissi:
'Questo per Maleger, bastardo!' e cominciai a sparare. Il rumore mi assord e il fumo mi entr negli occhi facendomeli lacrimare, ma riuscii a
vederlo. Urlava come un ossesso e sputava sangue. Mio Dio, faccia-didiavolo, come urlava! Si pieg in due e si appoggi al muro. Proprio in
quel momento sentii guazzare il fango e apparve Maleger con una lanterna."
Rabbrivid.
Occhio-di-vetro non ha sbagliato quando ha descritto il viso di Maleger che sapeva di potersi finalmente vendicare. Cacci anche l'urlo, alzan-

do le braccia al cielo, proprio come occhio-di-vetro ha detto. Io non volevo


vedere ci che stava per accadere. Sentii rimbombare la voce di Maleger:
"Nerone, eh? Vuoi fare Nerone?". Poi il rumore di un corpo trascinato nel
fango.
La voce divenne un sussurro.
Be', ritornai sana e salva. Erano appena passate le nove e mezzo
quando entrai nella mia stanza. Ero ancora abbastanza padrona di me per
ricordarmi che dovevo cambiarmi le scarpe. Ficcai la pistola nella tasca del
soprabito, nel guardaroba, sperando che non sarebbe stata trovata. Era un'idea imbecille, ma ero abbastanza imbecille anch'io per poter pensare che
sarebbe finita cos. Nessuno mi vide tornare in camera, comunque. Mi
cambiai il vestito e ficcai le scarpe infangate in fondo all'armadio. Quando
arriv Frieda, stavo facendo un solitario vicino alla finestra. Avevo bevuto
almeno sei bicchieri di gin, nel frattempo, e le mie mani erano ritornate
ferme. Alle dieci e dieci quella "cosa" al di l del fiume...
"Faccia-di-diavolo sussurr non sapremo mai cosa gli abbia detto
Maleger o cosa gli abbia fatto dalle nove e mezzo alle dieci e dieci. E penso che dobbiamo considerarci fortunati per il fatto che non lo sappiamo..."
Ancora una volta, una candela guizz e si spense. L'odore di cera bruciata s'era diffuso in tutta la stanza. La duchessa stava seduta col mento grasso fra le mani e il sigaro fra le dita. Io ero assorto in un mondo d'ombre:
vedevo Maleger che trasportava il corpo del guardiano nella cella della torre.
Il respiro affannoso della duchessa si calm. Il silenzio ritorn nella
stanza, come dopo un pianto che ha consumato tutte le lacrime. Un'ancora
scese nella profondit di acque misteriose e le colonne d'ebano parvero
fermarsi nella loro processione: la nave fantasma era giunta finalmente in
porto.
Ora non potevo pi vedere il volto della duchessa, ma solo l'alone chiaro
dei capelli grigi.
Non dovete preoccuparvi, siete al sicuro disse Bencolin, poi, con
tono tagliente: Sveglia, duchessa! Ritornate in voi, viene qualcuno.
Bencolin si alz in piedi. Lo sentii muoversi rapidamente, accendendo
un cerino dietro l'altro.
La luce ritorn nella stanza: Bencolin aveva trovato un candelabro pieno
di candele nuove. Nel momento in cui qualcuno apr la porta, la luce era
gi quasi normale e il candelabro era vicino al divano sul quale era seduta
la duchessa.

Sospir profondamente, poi si morse il labbro inferiore voltandosi a


guardarmi.
Be', ragazzo! tuon all'improvviso. Possibile che non mi riesca
di trovare nessuno disposto a giocare a poker con me? Ehi, Sally, venite
dentro! Volete giocare a poker?
Sally Reine entr nella luce delle candele. Aveva il viso stanco e l'abito
verde era gualcito.
Se volete, possiamo fare una partita disse.
Finalmente! esclam Agatha Alison. Guard la ragazza con i suoi
occhi materni, poi chiese: Qualcosa che non va, piccola? Forse l'amore?
Raccontate tutto alla duchessa, da brava... Vedrete che una partitina a poker vi distrarr.
Non potreste capire disse Sally con cocciutaggine. Non importa...
Date da bere alla ragazza, presto! ordin la duchessa. Ehi, ragazzo mio, versate quattro Pernod con un po' di seltz e limone. E ora ripulite il tavolo, voglio la rivincita su faccia-di-diavolo. Ma dove sono gli altri?
Il barone von Arnheim disse la ragazza sta parlando ai giornalisti. Il nostro amico Lavasseur ha trovato un violino, in una delle sale, ed
in estasi. Isobel e Dun... Be', sono occupati. Per l'amor di Dio! La sua
voce divenne stridula. Datemi le carte, datemi da bere, datemi qualcosa!
Accidenti a lui! Lavasseur ha ripreso a suonare!
S'alz e corse a chiudere la porta, ma si poteva ancora sentire suonare da
qualche parte da basso. La duchessa s'era spostata su una sedia davanti al
tavolino con le candele, e stava mischiando le carte.
Ho anche i gettoni ci inform. Li porto sempre con me, come
le carte e i sigari. Non si sa mai, possono sempre servire. Mia cara, calmatevi.
La guard ancora con aria materna, mentre io mettevo sulla tavola i bicchieri di Pernod. Sally si lasci cadere su una sedia. Una melodia singhiozzante aveva cominciato a salire dal piano inferiore, una triste, strana canzone che penetrava in noi con insistenza ossessionante. Bencolin avvicin
la sedia al tavolo, quando la duchessa cominci a distribuire le carte. Con
un brivido, mi sedetti anch'io.
Comincio io... disse la duchessa. Apertura al fante.
Cos' questa musica? chiese Sally.
Non ci pensate, mia cara disse la duchessa, sorridendo. Su, da

brava, svegliatevi! Apertura al fante, avete capito? Ma...


pi facile per voi parlare... scatt la ragazza. Non potete capire. Avrei voluto vivere nella vostra generazione. Piccole vite ordinate dell'epoca vittoriana e piccole emozioni controllate... Accidenti, datemi una
sigaretta!
Apro disse Bencolin spingendo un gettone bianco in mezzo al tavolo. La luce delle candele accentuava gli zigomi alti e la barbetta del poliziotto. Il violino continu a cantare dolcemente...
Questa musica spiegai si chiama "Umoresque".
Passo... borbott Sally, picchiando il piccolo pugno sul tavolo.
Voi siete sempre tranquilla, duchessa, ma vorrei vedervi nella mia situazione... un'altra generazione, questa, e gli uomini possono fare gli sporchi comodi loro, non come quelli che vivevano sotto la buona regina Vittoria. Bah!
Allora, non distraetevi mormor la duchessa, bevendo una lunga
sorsata di Pernod. Carte, signore e signori?
FINE

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