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materiale da ricercare nella meccanica cerebrale, vi siano residui di natura metafisica. All'origine c'
ancora Cartesio che, dividendo il soggetto dal mondo, impone di pensare una certa forma di
comunicazione, realizzata dalla percezione. Il percepire, pensato sul presupposto della divisone
soggetto-oggetto, diviene un imprimere, da parte dell'oggetto, una traccia, un segno sul soggetto;
l'oggetto diventa lo stimolo che imprime su una tavoletta di cera. A quel punto il soggetto diventa
per un verso una tabula di cera, per l'altro il lettore di quella tabula (come se il soggetto fosse
sdoppiato a sua volta, in soggetto condizionato dall'oggetto, su cui si imprimono le tracce della
percezione, e soggetto trascendente a se stesso, che legge quelle tracce e le interpreta). Essendo la
memoria una memoria di oggetti, si pensa che anche questa funzioni allo stesso modo; ma la
neurologia e le neuroscienze moderne, non potendo ammettere l'esistenza di quel soggetto
trascendente (di quella coscienza in atto, quella che legge i segni), immaginano che sia il segno
stesso a riattivarsi, da s. La memoria diventa una lettura senza lettori, prevedendo una traccia
presente riferita a qualcosa di assente (l'evento di cui traccia). Cos fosse, afferma S., non
esisterebbe la memoria, bens un'eterna pianura, senza spessore e senza senso, cio senza direzione
e senza differenza, in cui ogni segno giacerebbe sulla pagina di un libro destinato a non avere
lettori1.
L'evento, il continuo, il processo. Il fine di S. quello di costruire un'antropologia n soggettivistica
n oggettivistica, n naturalistica n umanistica. L'anima l'ombra degli oggetti, e l'oggettivit
isolata e discontinua un'astrazione e una costruzione, la risposta a una domanda scientifica, pi
che la risposta che le cose danno allo scienziato.
Non esistono oggetti isolati, isolati dal soggetto e distinti tra loro; oggetti che poi, a loro volta,
vengono suddivisi in parti. L'uomo analizza, suddivide, confronta, organizza, supponendo che siano
poi gli oggetti (l'essere) ad essere suddivisi e organizzati. L'essere , invece, discontinuo e intero.
divenire incessante e senza fratture. una totalit che si ricapitola e si ripete interamente nel suo
incessante accadere (ed bellissimo!). La metafisica condiziona inevitabilmente la scienza e i suoi
supposti cammini sperimentali. Il movimento vissuto inquadrato in questo discorso; teso a
mostrare come il movimento non sia l'unione di vari stati fermi, congelati, ma un continuum
ininterrotto, fluido. Non vi sono separazioni tra un tratto e l'altro di un percorso, n tra il soggetto
movente e lo spazio in cui si muove, n tra il presente e il passato. Il passato ci che nella
presenza stessa come il suo spessore ininterrotto, l'alterit e l'alterazione tutta interna e coestensiva
del qui-e-ora2. Ecco la fenomenologia che va dunque delineandosi come dell'esperienza, senza
cadere nel soggettivista n nell'oggettivismo, bens come scienza assoluta, del continuum e della
complessit del continuum.
Il razionalismo di Straus. Il sogno di S. quello di comprende razionalmente la razionalit stessa; lo
scopo quello della costruzione di un razionalismo radicale, capace di comprendere le forme
simboliche che rendono possibile la razionalit stessa.
Il movimento vissuto di Erwin Straus
Se si vuole comprendere il movimento dell'uomo in quanto animale necessario battersi contro
l'influenza della filosofia cartesiana. Cartesio ha paragonato l'insieme della filosofia a un albero, le
cui radici rappresentano la metafisica, e i tre rami principali sono la medicina, la meccanica e la
morale. Le scienze speciali, i rami, non possono nascere senza la conoscenza dei principi delle cose
materiali, il tronco, il quale non pu sorgere se non dalle radici, dalla metafisica. Nella modernit, le
conquiste delle scienze speciali hanno sempre pi messo in ombra le questioni dei principi e cos la
questione del movimento stata assunta da ogni scienza particolare in modo a-problematico.
Conoscere le premesse cartesiane necessario sia per comprendere perch nel campo della scienza
si ritiene non ci sia posto per il movimento vissuto, sia per fondare una teoria del movimento
1 Introduzione, pag. 23.
2 Ibidem, pag. 25.
vissuto. Cita la Sesta meditazione di Cartesio, di cui sottolinea come movimento e sensazione
vengono separate radicalmente; la sensazione appartiene al mondo del pensiero la res cogitans ,
il movimento a quello fisico la res extensa .
Cerchiamo, invece, di considerare il fenomeno del movimento vissuto liberi da ogni dogmatismo. A
tutti, cartesiani e non, appare chiara l'intimo legame che sussiste tra movimento e sensazione,
connessi da una relazione intrinseca. Come essere senziente e semovente, sono un solo e unico
essere, e vivo come tale nel mio mondo anch'esso unico 3. Il problema su cui S. pone l'attenzione :
come va pensata l'unit tra elementi che appaiono cos diversi, come la sensazione e il movimento?
Cartesio li pone duramente in una relazione estrinseca, che prevede un collegamento e un
condizionamento esteriori. Tanto pi la psicologia si avviciner alla fisiologia, e tanto pi essa
considerer le sensazioni come semplici contenuti di coscienza che accompagnano processi
percettivi, e il movimento come mera esecuzione del movimento stesso, quanto pi la psicologia si
allontaner dalla possibilit di comprendere la relazione intrinseca che esiste tra sensazione e
movimento4.
Secondo Cartesio, la psicologia del movimento dipende totalmente dalla fisiologia. Il corpo
considerato in un'ottica puramente meccanica. Ogni movimento un modo dell'estensione e ogni
fenomeno che appartiene al mondo esteso pu essere compreso nella misura in cui pu essere
compreso matematicamente; in una visione di questo tipo non c' spazio per il movimento vissuto.
Il primo compito di una dottrina del movimento vissuto rispondere alla domanda: davvero
ragionevole far dipendere la psicologia del movimento dalla fisiologia? Il movimento vissuto un
genere particolare di movimento; qual allora il soggetto del movimento vissuto e qual il suo
peculiare modo d'essere? Quest'ultima una domanda ontologica.
Gli scienziati pensano che la metafisica non sia utile alla scienza, ignorando il fatto che tutte le
scienze particolari affondano le loro radici nella metafisica.
Secondo la visione diffusa, il movimento vissuto, l'impressione che noi ci muoviamo, nient'altro
che un'illusione; una qualit secondaria, come i colori o i suoni. Di reale, nel movimento vissuto,
ci sarebbe l'esecuzione del movimento, il cambio di posizione che viene rilevato attraverso la vista e
il tatto. La psicofisiologia non riesce a spiegare come si arriva all'impressione illusoria per cui
siamo proprio noi a muoverci, e a muoverci a partire da noi stessi.
Nonostante sia rifiutata la divisione cartesiana delle sostanze, l'influenza cartesiana innegabile, per
quanto riguarda la stessa concezione dell'Io; il soggetto continua ad essere considerato fuori dal
mondo.
Il problema proprio questo: come posso comprendere il movimento vissuto se continuo a
considerarmi come altro dal mondo? Se continuo a considerare la realt esterna nelle sue tre
dimensioni e non in quanto ambiente-mondo in cui io, in quanto mio corpo, sono inscritto e faccio
realmente parte?
Esempio del salto: pag. 44-45.
La mobilit un fattore essenziale e costitutivo della nostra esistenza; rende possibile la
comunicazione con il mondo-ambiente e influisce su tutte le nostre sensazioni. Quello che
generalmente si studia in relazione al fenomeno del movimento la posizione, quando invece, al
fine di indagare riguardo al movimento vissuto, bisogna indagare riguardo la situazione, e questa
una nozione che appartiene al campo della psicologia. In alcun modo questa riflessione pu essere
sostituita con una di carattere fisiologico; psicologia e fisiologia non si escludono a vicenda, certo,
ma si completano.
Supponiamo che la ricerca fisiologica sul movimento del salto sia giunta a un risultato conclusivo,
che il fisiologo abbia analizzato il processo del salto in tutti i suoi dettagli. [] Ebbene, tutte queste
conoscenze non direbbero ancora nulla sul fatto di muoversi, sul salto come modalit particolare del
movimento5. Chiaramente, il movimento possibile grazie al funzionamento dei muscoli; i
muscoli sono il mezzo che permette il movimento. Ma nel corso del tempo, il mezzo divenuto la
3 Pag. 38.
4 Pag. 38.
5 Pag. 47-48.
cosa, e questo mutamento stato determinato da Cartesio. Tale posizione, spesso considerata una
semplice ipotesi di lavoro, ha ricevuto concreta realizzazione con la teoria dei riflessi condizionati
di Pavlov. Nelle Passioni dell'anima Cartesio aveva gi descritto il fenomeno dei riflessi
condizionati, illustrando una teoria che corrisponde interamente a quella accettata nella
contemporaneit attraverso Pavlov. Il fine di S. quello di mostrare che la dottrina dei riflessi
condizionati nient'altro che un tardivo ampliamento della filosofia cartesiana. Inoltre si tratta di
una dottrina comunemente giudicata chiara e compiuta, ma che nasconde al suo intero una grande
quantit di contraddizioni. Sulla base di un'analisi fenomenologica delle sue osservazioni [di
Pavlov], che come tali accolgo senza alcuna riserva, intendo sostenere qui che non possibile
comprendere il movimento vissuto come l'esecuzione di un movimento, n il divenire come una
successione nel tempo, n la situazione come una posizione. I fenomeni che vengono qui qualificati
come riflessi condizionati e che vengono spiegati come tali non devono essere compresi come un
processo interno all'organismo, ma come il modo in cui gli essere viventi si comportano nei
confronti del mondo. In una parola, essi non sono, molto semplicemente, dei riflessi6.
Si ripropone la necessit, rivolta a ogni scienza particolare, di tornare alle propria fondamenta, che
attraversano il campo della metafisica.
6 Pag. 51.