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Ilva "Ambiente Svenduto": tutti a

processo, compreso Nichi Vendola.


Condannati Primerano e don Marco
Gerardo
Il gup del Tribunale di Taranto Vilma Gilli ha rinviato a giudizio 44
persone fisiche e tre societ per linchiesta sul presunto disastro
ambientale provocato dall ILVA. Tra gli imputati rinviati a giudizio
c anche Nichi Vendola lex presidente della Regione Puglia ,
accusato di concussione aggravata in concorso Claudio e Nicola Riva
ed il
sindaco di Taranto, Ippazio Stefno, accusato di abuso
dufficio per non aver assunto misure contro linquinamento, e l ex
prefetto di Milano Bruno Ferrante, ex presidente dell ILVA .

don Marco Gerardo, il parroco del Carmine


condannato a 10 mesi
Condannati a 3 anni e 4 mesi di reclusione Roberto Primerano lex
consulente della Procura ionica, ed a 10 mesi di reclusione per
favoreggiamento , e l attuale parroco della Chiesa del Carmine di
Taranto, don Marco Gerardo, allepoca dei fatti segretario dellex
vescovo di Taranto Benigno Papa. Assolti con la formula il fatto non
sussiste lex assessore regionale allambiente Lorenzo Nicastro,
magistrato in aspettativa, coinvolto nellinchiesta proprio nel ruolo
di assessore della giunta Vendola, il quale alla lettura della
sentenza non ha retto allemozione ed scoppiato in lacrime di
felicit, il carabiniere Giovanni Bardaro (accusato di rivelazione di
segreti dufficio) in servizio alla sezione di polizia giudiziaria

della Procura,
personale).

lavvocato

Donato

Perrini

(favoreggiamento

La decisione del giudice per le udienze preliminari dr.ssa Gilli


arrivata al termine delludienza, che inizialmente in mattinata era
stata sospesa, in quanto era prevista infatti la presenza anche
di Fabio Arturo Riva, ex vice presidente di Riva Fire. Pervenuta
attraverso i suoi legali lufficializzazione formale della rinuncia
di Riva a presenziare alludienza conclusiva, il giudice si potuto
ritirare in camera di consiglio.

laula-palestra delludienza preliminare


processo Ambiente Svenduto
Secondo laccusa, Vendola avrebbe esercitato pressioni sul direttore
generale di Arpa Puglia (Agenzia regionale di protezione ambientale),
Giorgio Assennato (a sua volta a giudizio per favoreggiamento
personale), per far ammorbidire la posizione della stessa Agenzia
nei confronti delle emissioni nocive prodotte dall ILVA. In questo
modo, sostiene la Procura, Vendola avrebbe consentito allazienda di
continuare a produrre senza riduzioni di emissioni inquinanti, come
invece suggerito dallArpa in una nota del 21 giugno 2010 stilata dopo
una campionatura che aveva rilevato picchi di benzoapirene.

da sinistra Fabio Riva, Stefania


Prestigiacomo e Nichi Vendola
Sempre secondo laccusa, Vendola avrebbe minacciato la non
riconferma di Assennato, il cui mandato scadeva nel febbraio 2011. I
fatti contestati sono compresi nel periodo che va dal 22 giugno 2010
al 28 marzo 2011. La concussione aggravata contestata a Vendola in
concorso con Girolamo Archin lex responsabile Rapporti istituzionali
dellILVA , Fabio Riva (attualmente detenuto in carcere) ex vice
presidente di Riva Fire , Luigi Capogrosso ex direttore dello
stabilimento ILVA di Taranto e lavvocato Francesco Perli legale del
gruppo Riva .
La prima udienza processo si terr il prossimo 20 ottobre dinanzi
alla Corte di assise di Taranto, che competente per il reato di
avvelenamento di acque o di sostanze alimentari contestato ad alcuni
imputati. Al momento stata indicata come sede per il processo,
laula Alessandrini del Tribunale di Taranto, ma vista la presenza
di pi di 800 parti civili gi costituitesi in sede di udienza
preliminare potrebbe essere sostituita per motivi di spazio
processuale.

nella foto al centro il Procuratore Franco


Sebastio
Il procuratore di Taranto Franco Sebastio, ha gioito secondo noi un
p troppo presto.commentando con il suo giornalista preferito la
decisione del gup Vilma Gilli: Sembra, anche se poi dobbiamo leggere
le motivazioni, che listanza accusatoria portata avanti dal mio
ufficio abbia trovato quasi completo accoglimento. Quello che il
Procuratore di Taranto e figuriamoci il giornalistanon spiegano
allopinione pubblica, ma ci pensiamo noi del Corriere del Giorno a
farlo, che nella stragrande maggioranza dei casi, in processi cos
grossi ed importanti , ludienza preliminare diventa una vera e
propria udienza filtro ed il Gup esclusi i casi di proscioglimento,
di fronte ad una eclatante estraneit ai fatti, non si assume mai
grosse responsabilit di entrare nel merito, preferendo delegare alla
Corte processuale, com giusto che sia, di approfondire la vicenda e
decidere nel merito.
Sebastio ha aggiunto Da una parte per noi un motivo di
tranquillit. Siccome noi siamo sempre preoccupati per il fatto di
poter commettere errori, sempre dietro langolo. Questa prima
pronuncia, che va inquadrata nei tempi contenuti e ridotti di un
provvedimento di rinvio a giudizio, ci rassicura, ci rasserena. A
quanto pare errori, quanto meno madornali, non ne abbiamo commessi,
fermo restando che ci sar un approfondimento dibattimentale e poi si
andr alle decisioni di merito. Decisione che spetteranno alla Corte
e certamente non alla Procura. La decisione di rinviare a processo
degli imputati non una pronuncia, ma in realt una possibilit ed
un diritto per gli imputati di avere un giusto processo e di far
valere le proprie eventuali ragioni in giudizio. Ma questo, sulla
Gazzetta del Mezzogiorno non lo leggerete mai.

Vendola: Vado a processo con la coscienza pulita


Sarei insincero se dicessi, come si usa fare in queste circostanze,
che sono sereno. Sento come insopportabile la ferita che mi viene
inferta da unaccusa che cancella la verit storica dei fatti: quella
verit scritta in migliaia di atti, di documenti, di fatti.
Vendola risponde cos alla decisione del giudice di Taranto. Ho
rappresentato la prima e lunica classe dirigente che ha sfidato
lonnipotenza dell ILVA
e che ha prodotto leggi regionali
allavanguardia per il contrasto dellinquinamento ambientale a
Taranto. Lunica mia colpa di aver cercato di costruire un doveroso
equilibrio tra diritto alla salute e diritto al lavoro: ma non credo
che questo sia un reato.
Il leader nazionale di Sel non nasconde la propria delusione, ma
dichiara di essere pronto a difendersi: Mi aspettavo che
linconsistenza del teorema accusatorio producesse il mio
proscioglimento gi a conclusione delludienza preliminare. Per chi
come me crede nei valori della giustizia e della legalit oggi un
giorno di delusione e di amarezza. Ma vado a processo con la coscienza
pulita di chi sa di aver sempre operato per il bene comune.

Ilva, "Ambiente Svenduto": oggi il


Gip Gilli decide su chi verr
processato

UNINDAGINE DURATA oltre tre anni , ed

unudienza preliminare durata 13 mesi di udienze per il presunto


disastro ambientale di Taranto che sarebbe stato causato dallo
stabilimento siderurgico ILVA, ed oggi
il gup del Tribunale di
Taranto Vilma Gilli far sapere chi e quanti dei 47 imputati , che
sono 44 persone fisiche e tre societ ( Ilva spa, Riva Fire e Riva
Forni Elettrici) che non hanno richiesto il rito alternativo
abbreviato, verranno rinviati a giudizio e quindi dovranno sottoporsi
ad un processo penale, e contestualmente emetter la sentenza per
i cinque imputati che hanno fatto richiesta ed ottenuto di
venire giudicati con il rito abbreviato che consente una riduzione di
2/3 sulla pena.
La schiera degli imputati quanto mai nutrita, aperta dai vertici
della famiglia Riva, come il figlio Fabio, costituitosi ed arrestato
lo scorso 5 giugno scorso allaeroporto di Fiumicino a Roma, dopo aver
trascorso due anni e mezzo di comodo esilio a Londra (ed attualmente
detenuto) ed il fratello Nicola Riva , ex managers del gruppo
siderurgico, a politici e amministratori locali fra i quali
compaiono lex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accusato
di concussione aggravata in concorso, funzionari ministeriali e
regionali. Oltre a Vendola, tra i politici a rischio
processo compaiono un deputato di Sel ed ex assessore regionale,
Nicola Fratoianni, un consigliere regionale Pd appena rieletto, Donato
Pentassuglia, accusati di favoreggiamento personale, il sindaco
(Ippazio Stefano, di Taranto), al quale viene contestato labuso
dufficio, e lex presidente della Provincia di Taranto Giovanni
Florido, accusato di concussione per induzione.
E
sotto
rilasciata
Tribunale,
carabiniere

accusa persino lAutorizzazione integrata ambientale


all ILVA lo scorso 4 agosto 2011, ex consulenti del
un legale ( ex difensore dell ILVA), un poliziotto, un
ed un sacerdote .

Nei confronti di 11 degli imputati, tra i quali i vertici Riva, pende


la pesante accusa di di associazione per delinquere; in 17 rischiano
il processo per disastro doloso oppure per rimozione o omissione
dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro.
15 sono gli
indagati, accusati di avvelenamento di acque o sostanze alimentari,
con la contaminazione di nove allevamenti ovino-caprini, e
labbattimento di 2.271 capi di bestiame, e delle acque del primo seno
di mar Piccolo, con distruzione delle coltivazioni di mitili.

nella foto don Marco Gerardo


Dal Gup Vilma Gilli verranno giudicati dal gup con rito abbreviato
lex assessore regionale allAmbiente Lorenzo Nicastro, magistrato in
aspettativa (che viene accusato di favoreggiamento personale), il
luogotenente dei carabinieri Giovanni Bardaro (rivelazione di segreti
dufficio), il funzionario dellArpa Puglia e gi consulente della
Procura Roberto Primerano (falso ideologico, concorso in disastro
doloso e avvelenamento di acque o sostanze alimentari), lavv. Donato
Perrini (rivelazione di segreti dufficio) ex-legale dellex assessore
provinciale Michele Conserva anche egli imputato e il sacerdote don
Marco Gerardo (favoreggiamento personale) ex segretario di monsignor
Benigno Papa, lex vescovo della Diocesi di Taranto.
Le parti civili presenti, sono pi pi di 800
tra le quali i
ministeri dellAmbiente e della Salute, ma anche associazioni
ambientaliste,
parenti di operai deceduti e centinaia di privati
cittadini, soprattutto residenti del quartiere Tamburi, a ridosso
dellILVA, che quotidianamente hanno respirato sostanze inquinanti.
Anche l ILVA in amministrazione straordinaria aveva presentato
istanza per il patteggiamento, ma la possibilit processuale per
lazienda di uscire dal processo saltata per il parere contrario
espresso dalla Procura, che non ha ritenuta poco congrua la pena
rispetto alle presunte respsnsabilit

ILVA: confermata condanna a Fabio


Riva dalla Corte di appello di

Milano

(ADGNEWS24) LaLa quarta


sezione della Corte dAppello di Milano ha confermato la condanna a 6
anni e mezzo di carcere per Fabio Riva, accusato di associazione per
delinquere e truffa, figlio dellex patron
(deceduto) dell
ILVA Emilio Riva , per la vicenda della presunta truffa ai danni
dello Stato da circa 100 milioni.I giudici hanno confermato anche le
condanne per gli altri imputati: cinque anni per Alfredo Lo Monaco,
amministratore della societ svizzera Eufintrade S.A. , e tre anni per
Agostino Alberti, un ex dirigente del gruppo ILVA. Confermata la
multa da 1,5 milioni di euro per la RIVA FIRE,
la confisca
complessiva di 90,8 milioni di euro e una provvisionale da 15 milioni
di euro da versarea favore del Ministero dello Sviluppo Economico,
parte civile nel procedimento. Le motivazioni saranno rese note entro
90 giorni.
Faremo ricorso in Cassazione ha preannunciato lavvocato Carlo
Paliero, difensore della societ imputata per la legge 231/2001 sulla
responsabilit amministrativa degli enti, aggiungendo che a suo parere
la societ Riva Fire non doveva essere coinvolta nel processo per
associazione per delinquere e truffa concluso oggi in secondo grado
con la sentenza della Corte di Appello.
Il processo in questione relativo ad una presunta truffa commessa ai
danni dello Stato per una somma vicina a 100 milioni di euro, che
sarebbe stata effettuata attraverso la richiesta ed ottenimento di
contributi pubblici, erogati dalla Simest societ pubblica controllata
dalla Cassa depositi e prestiti per il sostegno alle imprese italiane
che esportano allestero. Secondo il teorema probatorio dalla Procura
di Milano, il gruppo industriale della famiglia Riva avrebbe
incassato
contributi pubblici illegittimamente, attraverso la

frapposizione a ILVA spa in una serie di operazioni una societ


svizzera del gruppo, l ILVA S.A. . In tale maniera sarebbe stata
raggirata la legge Ossola, che prevede che a fronte di dilazioni di
pagamento tra i 2 e i 5 anni da parte di acquirenti esteri, le imprese
italiane possano accedere a contributi erogati dalla Simest.
Per laccusa, l ILVA spa non avrebbe avuto quindi diritto a questo
tipo di sostegno, data la natura dei pagamenti ricevuti, e quindi
stata interposta in molte operazioni l ILVA S.A., la quale,
nonostante non avesse alcun ruolo operativo o produttivo, risultava
lacquirente dei prodotti dellILVA e la societ che aveva effettuato
i contratti con gli acquirenti esteri. ILVA S.A. emetteva delle
cambiali internazionali (promissory notes)nei confronti di ILVA spa
che con linterposizione della societ svizzera Eeufintrade,
consentivano all ILVA spa di avere i requisiti per ottenere i
contributi pubblici, nel momento in cui la societ ILVA S.A. , che
faceva parte dello stesso gruppo, incassava quindi i pagamenti
dallestero senza ritardi o dilazioni.

Ok dalla Corte di Londra per


l'estradizione di Fabio Riva a
Taranto
(Agenzia|ADGNEWS24 ) La ha detto s allestradizione di Fabio Riva,
figlio dellex patron dellILVA di Taranto, Emilio Riva (morto un anno
fa), in relazione allordinanza di custodia cautelare disposta dal del
gip di Milano Fabrizio DArcangelo per una presunta truffa ai danni
dello Stato da circa 100 milioni di euro, per la quale stato gi
condannato in primo grado a 6 anni e mezzo di carcere. La difesa di
Riva, ex vicepresidente di Riva Fire, intende presentare
appello.Fabio Riva per il momento resta in libert vigilata a Londra,
sino a quando non sar arrivata una conferma in appello
dellestradizione,
potr rimanere a Londra dove attualmente si
trova
da pi di due anni,in libert vigilata dopo che la
sua latitanza conseguente allinchiesta dei pm di Taranto per disastro
ambientale a carico degli allora vertici dell ILVA.

nella foto, Emilio Riva !


La Corte di Londra gi nel febbraio dello scorso anno aveva dato
semaforo verde allestradizione del figlio dellex proprietario del
gruppo siderurgico, in relazione al mandato di arresto europeo
nellambito dellinchiesta tarantina, notificato nel gennaio 2013
allindagato in Inghilterra . Ed anche per questo procedimento si in
attesa della decisione della Corte di Appello di Londra.
Questa nuova decisione relativa allindagine per truffa della
Westminster Magistrates Court di Londra invece, arrivata, una
decina di giorni fa. I difensori di Riva avevano tentato a sollevare
davanti ai giudici inglesi anche i temi di una specie di persecuzione
politico-giudiziaria, della eccessiva celerit del processo ai suoi
danni e delle condizioni disumane delle carceri italiane. La frode
imputata a Fabio Riva e altri, sarebbe stata commessa tra il 2007 e il
2013, secondo la ricostruzione effettuata dei pm di Milano Civardi e
Clerici che hanno contestato anche l associazione per delinquere, .
Il prossimo 14 maggio, inizier il processo di secondo grado davanti
alla Corte dAppello di Milano.

Ambiente svenduto & giornalismo


corrotto | 6a puntata

Quei fumi che non soffocano


lorgoglio di Taranto
di Niccol Zancan
Resistere a Taranto, al fondo dellItalia. Dove un caff al bar costa
50 centesimi, altrimenti non si vende. Dove per tre grandi panini
imbottiti spendi 2 euro e 80. Dove sono arrivati i soldi per pagare
gli stipendi agli operai dellIlva fino a febbraio, e poi chiss. I
matrimoni sono in calo del 40%. Lacciaieria brucia capitale (-2,5
miliardi in due anni), nel frattempo continua a riservare sorprese.
Mercoled 10 dicembre c stato lultimo blitz dei Carabinieri: hanno
scoperto sversamenti di catrame, olii e sostanze chimiche nel terreno
dellimpianto numero 1. Una discarica abusiva interna. Sette indagati.
Il prof minacciato
Taranto colpita al cuore, ma ancora viva. Taranto bellissima,
anche se in pochi lo sanno. Andare in giro con il professore di
educazione fisica Fabio Matacchiera, ambientalista per passione, apre
gli occhi e rende inquieti. Da quando ha denunciato il livello di
diossina che avvelena persino le cozze del Mar Piccolo, controlla ogni
ombra. Una sera, mentre stavo scendendo in garage, mi hanno
avvicinato in due. Uno mi ha puntato la pistola al costato. Ha detto:
O la pianti o ti ammazziamo e ti buttiamo a mare!. Ha avuto la
scorta sotto casa per un anno e mezzo. stato querelato 12 volte, 12
volte ha vinto. Continua a muoversi circospetto, e come non capirlo,
del resto Fabio Matacchiera si ostina a girare video notturni per
controllare i fumi che escono dalle ciminiere: Sappiamo pochissimo di
quanto stato fatto per mettere in sicurezza gli impianti. Siamo a
met dei tre anni di Aia, lamministrazione integrata ambientale . Del
miliardo e 200 milioni di investimenti previsti, ne sarebbero stati
spesi un terzo. Mancano ancora le coperture dei parchi minerari e
dellarea gestione rottami ferrosi. Ogni auto che passa, un
batticuore. Non si pu filmare lacciaieria, neppure a distanza. Io
amo questa citt dice Matacchiera mia madre mi ha insegnato il
rispetto. Dobbiamo guarire. Dobbiamo inventarci unaltra Taranto. Di
sera il quartiere Tamburi, quello delle polveri rosse, spettrale.
Neanche i cani randagi vanno in giro per strada.
La pediatra infuriata
Taranto la capitale italiana della guerra fra poveri. Operai,

ammalati, disoccupati, pescatori: tutti costretti a scegliere ogni


giorno fra lavoro e salute. Me lo dicono in tanti, spiega la
pediatra Anna Maria Moschetti. Morire giovani messo in conto. La
gente vede uscire il fumo da sempre. Ha perso la speranza. Non lei,
non la dottoressa dei bambini. Lavorava a Torino, ma tornata per
combattere: Perch difficile non provare nostalgia per un posto
bello come questo. Gira come presidente della commissione ambientale
dellordine dei medici di Taranto. Vuole portare alla luce alcuni dati
che sarebbero sotto gli occhi di tutti, se solo volessimo prestarci
attenzione. LArpa Puglia ha fatto uno studio approfondito per capire
cosa succeder nel 2016, se davvero saranno eseguiti tutti i lavori di
ammodernamento dellacciaieria. Ed ecco il migliore dei mondi
possibili. Il rischio di inquinamento ritenuto non accettabile
riguarder 12 mila persone invece che 22.500. Ha senso? Spendere
moltissimi soldi per lavori che non salveranno tutti?.
Orgoglio e nuove idee
Vanno in giro, lambientalista e la pediatra. Incontrano i ragazzi di
Ammazza che piazza, specializzati nel recupero di pezzi abbandonati
di citt. Uno di loro si chiama Alessandro, 25 anni. nato in un
palazzo di via Federico di Palma, nel centro di Taranto. Il mio
balcone era quello l dice da anni vedevo questo enorme spazio in
disgrazia totale. Era il dopolavoro della Marina, con il teatro. Ora
un centro sociale, si chiama Officine Tarantine. Hanno costruito
quattro laboratori: studio, sartoria, riparazione-biciclette, forno.
Molti ragazzi lavorano qui. Il 2012 per me stato lanno dei 14
funerali spiega Alessandro parenti, genitori di amici, amici.
Insieme ad altri, abbiamo deciso che dovevamo fare qualcosa. A
Taranto ci si deve ingegnare. Nascono idee. Marco De Bartolomeo lavora
per un gemellaggio con la citt greca di Sparta: Indietro nel
futuro. Sogna che Taranto diventi una citt di combattenti, ritrovi
lorgoglio. Chi guarda il mare, vede tutte queste prospettive. Ma
dietro, c la citt vecchia che sta agonizzando. Alle spalle, il
gigante dellacciaio. Il processo, con 52 imputati e Fabio Riva ancora
latitante, chiarir quello che stato.

Uno scatto di emozioni


Francesco Schiavone un fotografo di matrimoni. Il suo slogan :
Niente pose. Sottotitolo: Le storie damore non dovrebbero mai
iniziare fingendo. una metafora perfetta. Guardarsi in faccia.
Riconoscersi. Volersi bene. un Natale duro dice di crisi
fortissima. I matrimoni sono in calo da quattro anni, lincertezza non
porta sogni. Dobbiamo trovare un modo per salvaguardare il lavoro e

lambiente. Le sue foto ritraggono donne splendide ed emozionate,


padri commossi, mariti sudati. Pierpaolo Pasolini, dopo essere venuto
a Taranto, nel 1959 aveva scritto: Viverci come vivere allinterno
di unostrica aperta. Qui Taranto nuova, l, gremita, Taranto vecchia,
intorno i due mari, e i lungomari. Poteva essere una perla, che ne
sar di Taranto?
* articolo tratto dal quotidiano LA STAMPA

Le due verit (amare) dellIlva


di Paolo Bricco
L ILVA colpisce al cuore, economico e giuridico, il nostro Paese. Ed
esprime due verit amare. Prima verit: lItalia ha necessit
dellacciaio prodotto a Taranto. Dunque, una soluzione industriale va
trovata. E bene fa Renzi a gestire in prima persona il dossier.
Seconda verit: lo Stato Imprenditore non ha dato buone prove, nel
nostro Paese, ed una opzione culturale che non ci appassiona.
Lauspicio che lansia di evitare il collasso non faccia cadere il
Governo in tentazioni neo-stataliste. Per questo, non si pu essere
favorevoli alla nazionalizzazione tout court. Nazionalizzazione che
una pratica estrema, da non confondere con il mix ben temperato
anche con dosi massicce di politiche industriali pubbliche e di
concorrenza privata. La quale sar pure la peggiore forma di
ingegneria delle istituzioni economiche. A parte, per, tutte le
altre. LItalia, peraltro, ha bisogno che il profilo della sua cultura
giuridica non sia sbrecciato e divelto da soluzioni di emergenza che,
ricorrendo in misura eccessiva a strumenti pervasivi come la Legge
Marzano, minino i meccanismi di funzionamento del mercato e i principi
basilari del diritto a partire dalla propriet privata. Nessuno chiede
sanatorie extra-giudiziali.
Nessuno auspica sconti in tribunale. Ognuno dovr rispondere fra i
proprietari e gli amministratori locali, i politici e i sindacalisti
di quanto ha fatto, negli ultimi ventanni, fra Taranto e Roma. E
nessuno vuole sottacere le responsabilit della famiglia Riva, che
andranno ovviamente verificate e giudiziariamente accertate. Resta,
per, il fatto che il contesto giuridico segnato da un profluvio di
leggi speciali che ha creato una sedimentazione gelatinosa, che ormai
ricopre il sistema economico italiano e su cui difficilmente gli
investitori stranieri avranno un gran piacere di mettere i loro piedi

(e di puntare i loro soldi). Adesso, nellultima ipotesi di


salvataggio ventilata dal Governo, c appunto un uno-due che rischia
di colpire al mento lILVA e di fare barcollare contestualmente
lintero sistema economico: il default pilotato, con il fallimento
sostanziale e lapplicazione della legge Marzano. LItalia deve
dimostrare di sapere gestire problemi complessi, in cui le componenti
industriali e finanziarie, politiche e sociali, giudiziarie e di
policy si trasformano in un unicum indistricabile.
LILVA uno di questi. La Legge Marzano non pu diventare lo
strumento con cui gestire queste complessit. In questo caso
specifico, lILVA stata gestita dai legittimi proprietari, i Riva,
con efficienza. Non ha mai perso soldi. Gli utili, dal 1995, sono
sempre stati reinvestiti nellimpresa. Limpianto, il maggiore
dEuropa, ha avuto livelli di produttivit industriale pari o
superiori agli standard tedeschi. I problemi ambientali quelli reali
e quelli percepiti, quelli della verit storica e quelli della verit
giudiziaria hanno portato a un commissariamento che, in maniera
graduale ma inesorabile, si trasformato nei fatti in una
cancellazione sostanziale dei diritti di propriet. Un percorso
accidentato, in cui molti principi del diritto liberale e del
funzionamento delleconomia di mercato sono stati poco alla volta
compromessi. Adesso, il paradosso finale: lo Stato ha commissariato
lazienda, lha gestita bruciando qualcosa come 2,5 miliardi di euro
di capitale netto in poco meno di due anni e mezzo, ha deciso di
venderla come fosse una impresa sua e non di imprenditori privati e
adesso, dato che la fabbrica perde a bocca di barile, pensa fra le
ipotesi ventilate di chiederne lamministrazione straordinaria
attribuendo alla Marzano una centralit che ha gi avuto nel caso
Parmalat, nel 2003, e nel caso Alitalia nel 2008.
Nel paradosso ILVA , dunque, adesso c il rischio come pu capitare
con la Marzano di uno spossessamento della propriet.
L ILVA rischia, infatti, di sperimentare una insolvenza, originatasi
nella miscela di provvedimenti giudiziari e di atti di Governo. In
conseguenza dellamministrazione straordinaria, la societ potrebbe
diventare un asset che viene utilizzato per soddisfare i creditori o
potrebbe diventare un asset con cui alimentare la distinzione fra bad
company e good company. Nel caso specifico, dunque, verrebbe cos
sancito formalmente lesproprio che la famiglia proprietaria ha gi
subito nei fatti. Sul processo ambientale di Taranto, i Riva peraltro
non solo non hanno subito una condanna, ma nemmeno sono stati rinviati
ancora a giudizio. Dunque, non appare corretto che passi il principio
di uno spossessamento attuato da uno Stato che ha gi mandato in
tilt finanziario una impresa che, a sua volta, si brutalmente
incartata in questi due anni e mezzo nei meandri di un
procedimento giudiziario. Cos come , invece, corretto che si

accertino, nelle sedi opportune, tutte le responsabilit che


riguardano la vitale questione ambientale. Naturalmente, in questo
quadro, bene che il Governo sostenga lirrinunciabilit dellILVA.
La sensibilit evidenziata da Renzi verso questa architrave della
nostra manifattura mostra la sua consapevolezza che, senza lacciaio
prodotto a Taranto, la fisiologia economica italiana diventerebbe pi
gracile e ancora pi esposta alla dipendenza dalle forniture
straniere. Serve, in questa fase, equilibrio. Viviamo tempi difficili.
Ci sono soggetti pubblici di diritto privato, investitori industriali
esteri e italiani. Strumenti adeguati di mercato esistono: nella
partita Ilva ci sono e appaiono disponibili. Possono essere le tessere
di un mosaico articolato e complesso. Il mosaico dellindustria
italiana prossima ventura.
* articolo/opinione tratta dal quotidiano il Sole24Ore
P.S. Ci auguriamo che il direttore del Sole24Ore metta in contatto al
pi presto il suo commentatore estensore del commento che avete appena
finito di leggerecon il loro corrispondente da Taranto e si faccia
fornire un p di documenti, che gli mancano.., articolo
che ripubblichiamo, sia chiaro, non perch sia di interesse pubblico
e dei nostri lettori, ma perch da giornalisti ci vergogniamo di
leggere una serie di falsit o dimenticanze. messe in fila una dopo
laltra. Eccole:
1) Fabio Riva stato condannato a 6 anni e 6 mesi per truffa ai
danni
dello
Stato
(
vedi
qui:
http://espresso.repubblica.it/inchieste/2014/07/21/news/ilva-fabio-riv
a-condannato-a-6-anni-e-6-mesi-1.173791 );
2) il presidente
dell ILVA Emilio Riva (il patron del gruppo,
recentemente scomparso) , stato condannato insieme a tre dei massimi
dirigenti dell Ilva nel 2002, a pene varianti da dieci a sette mesi
di arresto ai sensi dell art. 674 C.P.P. , secondo cui commette
reato chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in
un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o
imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla
legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare
tali
effetti.
Sentenza
confermata
in
appello
(vedi
qui: http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2002/
07/16/riva-condannato-dieci-mesi-in-due-anni.html)
3) Emilio Riva il 29 settembre 2005 stato condannato dalla Suprema
Corte di Cassazione, per emissioni fuori Legge di polveri e gas
riversati su alcuni quartieri di Taranto.
4)

L8 marzo 2006, sempre in Cassazione, ancora una condanna, per

frode processuale e per tentata violenza privata nei confronti dei


dipendenti di Taranto chiusi in un reparto-lager.
5) nellottobre del 2006 i Riva sono stati condannati senza
condizionale a un anno e quattro mesi di carcere, Emilio Riva, il
figlio Claudio e Arturo Fabio Riva. Laccusa per il reato di
inquinamento. Quello causato dalle acciaierie di Cornigliano. Una
battaglia legale iniziata tre anni fa, dopo lesposto firmato da 1500
cittadini e dalle associazioni ambientaliste: legambiente, federazione
dei verdi e lassociazione per Cornigliano. (vedi qui
: http://www.primocanale.it/notizie/riva-condannato-per-inquinamento-1
0291.html )
6)
Il 12 febbraio 2007 Emilio Riva stato condannato
la seconda volta (per lo stesso reato) .

per

7) il 23 maggio 2014 Il tribunale di Taranto ha condannato 27 ex


dirigenti dell ILVA per la morte di 15 operai causata dallamianto ed
altri cancerogeni provenienti dallo stabilimento siderurgico.
Qualcuno dovrebbe ricordare al commentatore confindustriale che dopo
la morte di Emilio Riva i suoi eredi hanno rinunciato alleredit.
Chiss perch.E potremmo continuare oltre, ma chissse nel frattempo,
qualcunoforse. al Sole24Ore vorr rinfrescare la memoria al suo
commentatore !

Ilva, le bonifiche ambientali gli


stipendi sono salvi. Arrivano dal
Tribunale di Milano i soldi
sequestrati ai Riva
Con una decisione che non appariva non del tutto scontata, e che molti
guru del giornalismo giudiziario tarantino davano per pressoch
impossibile, il gip del tribunale di Milano Fabrizio DArcangelo
ha concesso il trasferimento
dei soldi sequestrati alla famiglia
Riva, in favore della gestione commissariale guidata da Pietro Gnudi
della non irrilevante somma di 1,2 miliardi di euro, fondamentali e
necessari per riprendere le bonifiche del pi grande stabilimento
siderurgico dEuropa (secondo lex subcommissario Edo Ronchi) vale
complessivamente circa 1,8 miliardi di euro. e far fronte al pagamento

degli stipendi senza dover ricorrere ad ulteriori prestiti bancari,


con il denaro riconducibile ai Riva occultato e depositato in
larga parte sui conti delle banche svizzere Ubs e Banca Aletti (gruppo
Banco Popolare) e che risultavano formalmente intestati a otto trust
domiciliati sullisola di Jersey, noto paradiso fiscale della
manica inglese. Accertata la manifesta infondatezza delle questioni
di legittimit costituzionale sollevate dalla difese, occorre
rilevare si legge nel provvedimento del GIP come sussistano nel
caso di specie tutti i presupposti per procedere al trasferimento
previsto dalla norma.
Nel provvedimento, si indica che in caso di una sentenza positiva per
gli indagati nel processo , verranno riconsegnate loro azioni di nuova
emissione dell ILVA spa, ottenute con la conversione dei beni
sequestrati. Infine ha sottolineato che la lamentata compressione del
diritto di propriet sui beni originariamente attinti dal sequestro
preventivo non costituzionalmente illegittima quando si rilevi
preordinata a consentire il soddisfacimento contestuale di una
pluralit di interessi costituzionalmente rilevanti e di rilievo
superiore a quello del diritto inciso.

Non appena i soldi saranno nella piena disponibilit


del commissario straordinario Piero Gnudi, che ne aveva chiesto il
trasferimento,
verranno utilizzati innanzitutto per un aumento di
capitale vincolato al necessario adeguamento dello stabilimento
pugliese alle prescrizioni del piano ambientale di luglio, che ha
esteso il raggio di intervento secondo quanto
gi indicato e
previsto dall Aia ( lAutorizzazione integrata ambientale ),
cio delle norme e precauzioni da rispettare per evitare che
lILVA continui a inquinare la citt. Il gip milanese DArcangelo ha
ritenuto di rigettare per manifesta infodatezza tutte le eccezioni
di incostituzionalit
dei difensori di Adriano Riva , fratello
dellindustriale Emilio Riva scomparso qualche mese prima addotte
e sostenute nelludienza del 17 ottobre,
e ha quindi disposto
affinch
si
proceda
al
trasferimento
dei
soldi
che
arriveranno direttamente all ILVA in applicazione
di un decreto
legislativo ad hoc che era stato emanato inizialmente nel giugno del
2013, e poi riveduto ed integrato nel febbraio di questanno per
iniziativa del governo Renzi.

Una cosa certa. E urgente partire con la bonifica


dello stabilimento di Taranto, affinch la societ possa
recuperare tutta la sua potenzialit produttiva. Le quote
azionarie conseguenti dallaumento di capitale sociale dell ILVA,
saranno intestate al Fondo unico giustizia rappresentato da Equitalia
Giustizia. Gli interventi previsti dal piano ambientale superano di
gran lunga limporto di 1,8 miliardi di euro. 250 milioni sono gi
stati investiti, e quindi i 1,2 miliardi che arriveranno grazie al
trasferimento disposto dal Tribunale di Milano copriranno gran parte
degli investimenti necessari, mentre la parte mancante sar carico dei
nuovi eventuali compratori, che attendevano larrivo dei soldi nelle
casse dell ILVA prima di formalizzare le offerte al commissario. I
nomi che circolano come ben noto sono i franco-indiani ArcelorMittal
in cordata con il gruppo Marcegaglia, lindiana Jindal e il
gruppo Arvedi di Cremona, questultimo entrato nelle trattative in
parnership di investitori esteri o forse della Cassa Depositi e
Prestiti. Ma a questo punto, con i soldi in cassa, potrebbero spuntare
fuori anche altri gruppo interessati all ILVA di Taranto.

La decisione del gip del Tribunale di Milano mette fine


ad un percorso complicato che ha inizio nel maggio del 2013, quando lo
stesso Gip aveva disposto il sequestro a seguito della richiesta
presentata dai pubblici ministeri della Procura di Milano Stefano
Civardi e Mauro Clerici, durante il corso di unindagine fiscale
effettuati nel confronti dei fratelli Riva., i quali in realt si
erano gi messi nei guai da loro. I due fratelli avevano deciso di
scudare i denari custoditi nei trust nel 2009 , aderendo al
rientro fiscale ideato per far rientrare in Italia i soldi degli
italiani trasferiti allestero dallex ministro dellEconomia Giulio
Tremonti . Unescamotage pi che conveniente anche per la coppia di
industriali, che non avevano per eseguito la manovra di sdoganamento
in maniera pressaoch ineccepibile: secondo le indagini della procura
milanese, Emilio Riva aveva chiesto il rimpatrio dei soldi nella sua
disponibilit, ed era quindi soggetto ben diverso da chi invece aveva
costituito i trust ( cio suo fratello Adriano Rivan.d.r) e
quindi il primo non poteva attivare lo scudo.
Nel motivare la sua decisione il gip DArcangelo ha voluto
sottolineare che, come in questo caso, nel conflitto tra i diritti

proprietari dei soggetti attinti da trasferimento coattivo e gli


interessi costituzionalmente rilevanti al diritto allambiente
salubre, al lavoro e alla salute, i primi debbano assumere una valenza
necessariamentesecondaria osservando e ricordando che non la prima
volta che linteresse strategico di determinate attivit economiche
induce il legislatore ad interventi straordinari e urgenti ed, in tali
contesti normativi () (in tema di amministrazione delle grandi
imprese in stato di insolvenza) gli interessi patrimoniali (come
quello dei creditori delle imprese di grandi dimensioni) devono
recedere di fronte a quello alla conservazione delle risorse
produttive e dei livelli occupazionali.
Nellinchiesta,
erano finiti anche Franco Pozzi ed Emilio Gnech,
professionisti dello studio Biscozzi Nobili che da molti anni vicino
agli industriali, con la pesante accusa di riciclaggio a proprio
carico. Nei confronti i due fratelli Riva, invece le accuse erano
quelle di truffa ai danni dello Stato e intestazione fittizia di beni.
I soldi, attraverso triangolazioni di facciata, erano infatti finiti
allestero attraverso alcune operazioni effettuate fra l ILVA spa ,
la sua capogruppo Riva Fire e le loro societ basate in Olanda e
Lussemburgo, strumenti o meglio sponde che aveva consentito loro di
accumulare ed occultare profitti economici al Fisco italiano in
barba alla legge, svuotandole successivamente fino allo stato attuale.

Linchiesta milanese,
col tempo com noto, si
espansa e ne ha prodotte altre, come quella per truffa ai danni
dello stato e per frode fiscale in relazione ai fondi ottenuti
grazie alla legge Ossola, con un processo che in primo grado si
concluso con una condanna a Fabio Riva ( figlio di Emilio) a 6 anni e
mezzo di carcere, il quale si trova dopo la sua latitanza a Londra,
ancora in stato di fermo, ed il prossimo imminente 3 novembre si
terr ludienza decisiva per la sua richiesta estradizione in Italia.
Il Commissario Straordinario dell ILVA , Piero Gnudi, ha appreso con
soddisfazione della decisione del GIP del Tribunale di Milano,
Fabrizio DArcangelo, che ha accolto la sua richiesta di trasferire a
ILVA i beni sottoposti a sequestro nel procedimento penale a carico
della famiglia Riva, in linea con quanto previsto dalle Leggi Terra
dei Fuochi e Competitivit. Questa decisione un passo importante
per lattuazione del piano ambientale previsto dallAIA che dalle
nuove risorse potr avere un rinnovato impulso e faciliter la
gestione dellimpresa e la soluzione del problema ILVA per il

coinvolgimento di nuovi azionisti.

Un nuovo processo a Taranto per il


Gruppo Riva
Dalla Procura di Taranto stato chiesto un nuovo processo a carico
di Nicola Riva, che ha ricoperto la carica presidente dell ILVA nel
periodo intercorrente fra la met del 2010 sino al giugno del 2012.
Laccusa che viene contestata dal pm Enrico Bruschi della Procura
tarantina quella di una presunta evasione fiscale per non aver
pagato tasse per sette milioni di euro, collegate alla produzione di
energia con la centrale elettrica dello stabilimento siderurgico di
Taranto che l ILVA alcuni anni prima aveva rilevato dalla Edison.
Alle origini del procedimento un accertamento effettuato dallAgenzia
delle Dogane.

Il processo era stato chiesto dalla Procura


anche nei confronti
di Emilio Riva, ma lex presidente ha guidato l ILVA sino a met
2010, deceduto lo scorso aprile quindi la sua scomparsa aveva di
fatto estinto anche il procedimento a suo carico . Gli successe
e subentr il figlio Nicola, al quale susseguito nella carica l ex
prefetto di Milano Bruno Ferrante, nominato poche settimane prima
dellesplosione dellinchiesta giudiziaria di Taranto, che a fine
luglio 2012 port agli arresti domiciliari degli stessi Emilio e
Nicola Riva.

processo

principale

di

Nicola Riva anche coinvolto nel


Taranto, cio quello inerente

allinquinamento ambientale causato dallo stabilimento siderurgico


tarantino. La Procura ha chiesto al giudice per le udienze
preliminari
il rinvio a giudizio con laccusa di associazione a
delinquere finalizzata al disastro ambientale
nei confronti
di
Nicola Riva, suo fratello Fabio e altre 47 persone. Nei mesi
scorsi, a distanza ravvicinata, peraltro vi sono stati ben due guasti
ad uno dei componenti della centrale che hanno ha indotto lazienda a
diminuire
lattivit
degli
altiforni
ed
acciaierie, ricorrendo allapplicazione dei contratti di solidariet
per il personale di fatto inoperoso. Qualora gli altiforni e
acciaierie avessero prodotto con lo standard usuale, a causa del
guasto il gas delle lavorazioni non venendo trasformato dalla centrale
in
energia
si
sarebbe
distribuito
come
emissione
nell atmosfera, diminuzione dellattivit che si resa necessaria
anche per evitare ulteriori danni ambientali. La decisione di far
diminuire larea a caldo fu adottata inizialmente la gestione
commissariale di Enrico Bondi, venendo riconfermata da quella del
successivo commissario Piero Gnudi .

La conseguenza di quanto
verificatosi alla centrale energetica indicato anche allinterno
della prima relazione sullandamento della gestione commissariale di
Gnudi, allorquando, facendo espresso riferimento alla
necessaria
riduzione forzata di produzione nel periodo estivo di luglio e agosto
2014, si afferma che nel periodo giugno-agosto del corrente anno sono
state effettuate vendite della produzione per soli 1,3 milioni di
tonnellate , con una diminuzione del 20 per cento raffrontata al
precedente trimestre, intercorrente fra i mesi di marzo-maggio, e del
19 per cento in meno rispetto allo stesso periodo di
riferimento dellesercizio 2013. La conseguenza a fronte della
diminuzione delle vendite e dei costi sostenuti dall ILVA per la
centrale per la quale si dichiara un significativo ma indispensabile
sforzo manutentivo, come scrive il commissario Piero Gnudi
che hanno conseguentemente aggravato le difficolt finanziarie che
abbiamo riscontrato allinizio del nuovo periodo di gestione e che il
pagamento degli stipendi ai dipendenti stato reso possibile grazie
alle cessioni di certificati di CO2 per il quale si reso necessario

far slittare lerogazione di uno dei premi previsti contrattualmente


al personale, di un mese, effettuandolo ad agosto, invece del previsto
mese di luglio.
La centrale elettrica strutturata con i blocchi 2 e 3, fa capo ad una
societ creata ad hoc, la Taranto Energia, controllata dalla stessa
ILVA e che alle dipendenze circa un centinaio di dipendenti, ha un
ruolo nevralgico nello stabilimento siderurgico in quanto recupera il
gas prodotto dallattivit di altiforni e acciaierie , che
viene trasformato in energia la quale viene successivamente
utilizzata ad alimentare larea a freddo dello stabilimento ILVA di
Taranto.

I giudici: Ilva a gestione


padronale . La truffa da 100
milioni di euro
TARANTO-MILANO , h. 19:08 Nonostante fosse formalmente privo di
ruoli in ILVA spa dal 2007, Fabio Riva (figlio dellex patron del
gruppo, Emilio deceduto alcuni mesi fa), si era posto al vertice
della funzione amministrazione sia in relazione a RIVA Fire che a
ILVA spa e della funzione commerciale in ILVA spa. Lo scrivono i
giudici della terza sezione penale del Tribunale di Milano nelle
motivazioni della sentenza hanno condannato lo scorso 21 luglio per
una presunta truffa ai danni dello Stato da 100 milioni, il vice
presidente Fabio Riva a 6 anni e mezzo di carcere, Alfredo Lomonaco l
ex presidente della finanziaria elvetica Eufintrade
a 5 anni, ed
Agostino Alberti lallora consigliere delegato della societ svizzera
ILVA Sa 3 anni di reclusione e la societ italiana Riva Fire Spa a
1,5 milioni di euro di multa, rivolgono le accuse e responsabilit
anche contro la gestione familiare e padronale del Gruppo Riva e
delle societ ad esso collegate ed afferenti .
La volont di Emilio Riva si legge nelle motivazioni dei giudici
era quella di realizzare un sistema di frode che potesse essere da
loro interamente controllato, finalizzato a vendere a clienti esteri i
beni prodotti, ottenendo il pagamento in contanti e nel contempo
beneficiando delle agevolazioni in assenza del presupposto della

dilazione. I beni prodotti chiaramente sono quelli realizzati nello


stabilimento siderurgico di Taranto. Secondo i giudici milanesiL
ILVA ha rappresentato per il gruppo Riva lo strumento per poter
direttamente incamerare i proventi illeciti derivanti dalloperativit
di un sistema di operazioni finanziarie ineccepibile solo dal punto di
vista formale . La stessa societ non avrebbe mai avuto un guadagno e
la merce scrivono i giudici non veniva mai consegnata all
ILVA Sa e veniva direttamente trasportata al cliente finale partendo
dallo stabilimento dell ILVA di Taranto.

Per sostenere la loro


affermazione, i giudici ricordano che un testimone ha definito Fabio
Riva direttore, superiore e padrone, cui diversi dirigenti
riferivano direttamente. Il tribunale torna anche in altri passaggi
sulla questione, per spiegare che le condotte delittuose di truffa ai
danni dello Stato sono state realizzate nellinteresse e a vantaggio
di RIVA Fire spa, capogruppo, come la determinazione programmatica
della creazione di ILVA sa. Tanto piu, scrivono ancora i giudici,
che Riva Fire viene definita diretta espressione della propriet,
ovvero la famiglia Riva e in questo caso particolare, Fabio Riva.
Nella valutazione dei giudici
volta ad accertare se le condotte
delittuose di truffa ai danni dello Stato siano state poste in essere
nellinteresse e a vantaggio dellente Riva Fire spa, capogruppo,
assume () rilevanza pregnante, oltre la gi evidenziata gestione
familiare e padronale del gruppo Riva e delle societ ad esso
afferenti, proprio la determinazione programmatica della creazione di
ILVA sa, la societ svizzera sarebbe stata costituita di fatto con il
solo scopo di aggirare la vigente normativa della legge Ossola sulla
erogazione di contributi pubblici previsti per le aziende che
esportano allestero. Per il Tribunale di Milano, infatti, stato
accertato che ILVA fosse solo un mero schermo societario, creato ad
arte per la precostituzione di uno strumento atto a ricevere

indebitamente le sovvenzioni Simest, la societ italiana per le


imprese all estero, operazione creata ad hoc in quanto
doveva
consentire non solo la percezione del contributo ma anche la
possibilit di trattenere allestero quanto pi denaro possibile.
Linteresse dellente Riva Fire spa si legge sempre nelle
motivazioni da cui muove lintera attivit delittuosa ed a cui si
ispira programmaticamente, si esprime nellattivit di regista, la cui
ingerenza continua e soverchiante svilisce la singola autonomia delle
controllate ILVA Sa e ILVA spa fino a renderle, con particolare
riguardo alloperazione legata ai contributi erogati da Simest,
societ meramente asservite al programma di arricchimento della
holding.
I giudici hanno anche disposto la confisca di beni a tutti gli
imputati per un valore di quasi 91 milioni di euro ed una
provvisionale di 15 milioni da versare al Ministero dello sviluppo
economico.

Oggi a Milano il Tribunale decide


sullo sblocco dei soldi sequestrati
ai Riva
Si tiene oggi in Tribunale a Milano dinanzi al gip Fabrizio
DArcangelo, ludienza sullistanza firmata dal commissario
straordinario dell ILVA, Piero Gnudi, per ottenere lauspicato
richiesto sblocco e trasferimento nelle casse del Gruppo ILVA del
miliardo e 200milioni di euro sequestrati dalla procura milanese nel
maggio del 2013 sui conti correnti riconducibili alla famiglia Riva.
Secondo Giorgio Ambrogioni, presidente di Federmanager, vitale
poter disporre rapidamente degli ingenti fondi sequestrati alla
famiglia Riva dinnanzi alla gravissima crisi finanziaria per
lazienda, che potrebbe decretarne a breve una fine irreversibile,
con tutti i pesanti risvolti conseguenti in termini sociali ed
economici. Un pensiero che non si pu non condividere.
Il sequestro dellingente somma in immobili, titoli e disponibilit
finanziarie bloccati nel paradiso fiscale di Jersey avvenne con due
operazioni di polizia giudiziaria, nel maggio e nellagosto 2013 a
seguito delle indagini dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici

coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Greco, e della


contestuale iscrizione nel registro degli indagati a Milano dei
fratelli Emilio (deceduto successivamente alcuni mesi fa) e Adriano
Riva, chiamati a rispondere per truffa e interposizione fittizia,
mentre altri due indagati due commercialisti rispondono invece di
riciclaggio.

Secondo quanto accertato


nel corso delle indagini i Riva, mediante linterposizione fittizia di
alcuni trust costituiti in Italia e Svizzera, e di altre societ,
avrebbero nascosto la reale titolarit delle disponibilit finanziarie
create con i soldi dell ILVA, facendo risultare allestero beni che,
invece, sono nella loro disponibilit in Italia. Lobiettivo, secondo
laccusa, era di rendere applicabili i vantaggi derivanti dallo scudo
fiscale: secondo le prime informazioni almeno otto operazioni. Nel
mirino della Fiamme Gialle anche alcuni professionisti che hanno
curato appunto la pianificazione fiscale. Secondo gli investigatori
della Guardia di Finanza i fratelli Riva avrebbero accumulato
allestero una somma pari a 1 milardo e 200 milioni di euro nel corso
del decennio 1996-2006. creando un danno delle varie societ del
Gruppo industriale di riferimento
Per dieci anni i Riva avrebbero incassato contributi pubblici per il
sostegno allexport senza averne diritto. La truffa ai danni dello
Stato avrebbe fruttato oltre 100 milioni di euro e sarebbe stata
architettata da Fabio Riva vicepresidente della Riva Fire, , e da
altre quattro persone per le quali la procura di Milano
ottenne larresto. A finire in carcere insieme ai fratelli Riva furono
anche altri quattro indagati: si tratta di Agostino Alberti,
consigliere delegato della societ svizzera ILVA S.A. , Alfredo
Lomonaco, e Barbara Lomonaco rispettivamente presidente
e
vicepresidente della finanziaria elvetica Eufintrade, e Adriana
Lamsweerde presidente di ILVA S.A.
Il sistema ideato dai cinque sfruttava i contributi allesportazione
della Legge Ossola, fondi pubblici erogati dalla societ pubblica

Simest. Le agevolazioni servono a coprire le perdite che le societ


esportatrici sostengono per aver concesso dilazioni di pagamento
allacquirente estero. Il sostegno si applica solo per le esportazioni
di beni dinvestimento e fino all85% del valore dei prodotti
venduti. Come funzionava la truffa? Per ottenere le agevolazioni
stata costituita una societ ad hoc, la svizzera ILVA S.A., che
acquistava tubi per oleodotti e metanodotti dallILVA spa e li
rivendeva, allo stesso prezzo, a societ estere. A questo
puntoILVA spa concedeva a ILVA S.A. una dilazione di pagamento di
cinque anni, ottenuta la quale la consociata svizzera dell ILVA si
faceva per pagare immediatamente dagli acquirenti esteri: in 90
giorni incassava sempre lintero valore.
In questa fase della truffa entrava in gioco la Eufintrade.
L ILVA spa
portava alla finanziaria svizzera le cambiali
internazionali (promissory notes) ricevute da
ILVA S.A. come
pagamento delle forniture di tubi e la Eufintrade le scontava: pagava
cio a ILVA il valore della vendita trattenendo una percentuale. In
questo modo Eufintrade incassava sempre il 15% dei contributi erogati
dalla Simest. Il sistema andato avanti dal 2003 fino a oggi, tanto
che ci sono ancora tranche di contributi in fase di erogazione da
parte della Simest. Il profitto totale stato di 121 milioni di
dollari pi 18 milioni di sterline: cio oltre 100 milioni di euro.
A perderci non era solo lo Stato italiano, che erogava contributi non
dovuti, ma soprattutto le altre imprese esportatrici, quelle che
concedevano davvero le dilazioni ma che non hanno potuto incassare le
agevolazioni perch i fondi stanziati dallo Stato erano finiti. Questo
in questione il terzo filone della maxi inchiesta dei pm milanesi
sulla famiglia Riva.
Fabio Riva venne coinvolto in qualit di consigliere delegato di
ILVA S.A.e membro del consiglio di amministrazione di ILVA spa.
Indagata in base alla legge 231 sulla responsabilit delle societ
anche la Riva Fire.

Processo "Ambiente svenduto".


Richiesti risarcimenti all' ILVA
per oltre 20 miliardi di euro

Oltre 1000
le richieste di costituzione di parte civile e
risarcimento danni presentate ieri alludienza preliminare legata
allinchiesta sull ILVA denominata Ambiente svenduto a carico di
49 persone e 3 societ, tutti imputati per linquinamento ed i danni
ambientali ambientale causato dallo stabilimento siderurgico dell
ILVA di Taranto. Ludienza del processo non si svolta a palazzo di
Giustizia ma per necessit logistiche allinterno della palestra del
comando provinciale dei Vigili del fuoco di Taranto poich
nel
Tribunale di Taranto non esiste unaula di tale grandezza e
capienza.

Fra gli imputati a vario


titolo sono, oltre a Fabio e Nicola Riva e ad una serie di dirigenti
ed ex dirigenti dell ILVA;anche gli attuali assessori regionali della
Puglia, Donato Pentassuglia e Lorenzo Nicastro, attualmente titolari,
rispettivamente, degli assessorati alla Sanit e allAmbiente, un ex
assessore regionale Nicola Fratoianni, attualmente deputato di Sel,
Giorgio Assennato direttore generale di Arpa Puglia,
diversi
dirigenti regionali. Non compare pi, infine, nellelenco degli
imputati Emilio Riva, presidente e leader del Gruppo RIVA
che
controlla l ILVA, deceduto alla fine dello scorso aprile . Dopo la
sua morte, la guida del gruppo di famiglia stata affidata ad un
altro dei suoi figli , cio Claudio Riva, che negli anni passati si
era occupato dell ILVA ma che non coinvolto in alcuna inchiesta
della magistratura, e da Cesare Riva un nipote figlio del fratello
Adriano.
Sono circa meno di 800 richieste quelle depositate da persone fisiche
(pi di 400 lavoratori dell ILVA, le cui richieste di costituzione di
parte civile sono state depositate dai legali della Fiom nazionale e
provinciale di Taranto), societ o associazioni che si ritengono
danneggiate dalle emissioni della fabbrica, oltre ai proprietari di

alcuni stabili dei Tamburi, il quartiere abitativo confinante con


la fabbrica, i quali chiedono un risarcimento economico poich gli
appartamenti nel quartiere pi inquinato d Italia non hanno alcun
valore commerciale. Persino dei proprietari di cappelle funerarie del
cimitero di San Brunone. A queste richieste vanno aggiunte le 286
richieste depositate dalle parti offese individuate e
gi
elencate nella richiesta di rinvio a giudizio nei confronti degli
imputati dalla Procura della Repubblica di Taranto
Fra le le richieste di costituzione di parte civile compaiono anche
quelle di numerose istituzioni: il Ministero dell Ambiente ed
il Ministero della Salute. Il Comune di Taranto ha chiesto di
costituirsi ed ha presentato una richiesta risarcitoria di danni per
10 miliardi di euro, anche contro il proprio Sindaco Ippazio Stefno,
il quale siede nel banco degli imputato nel processo.
Analoga
richiesta (10 miliardi di danni) ed analoga situazione per la
Provincia di Taranto, che si costituita anche nei confronti del suo
ex-presidente Gianni Florido, che venne arrestato per concussione.
Non si capisce come mai sita stata depositata, per tramite
dellavvocato Francesca Conte, anche la richiesta risarcitoria della
Provincia di Lecce .
Non manca la richiesta di costituzione di parte civile della Regione
Puglia che ha chiesto di entrare nel processo, nonostante fra gli
imputati compaia anche il Governatore della Regione Nichi Vendola,
anchegli accusato di concussione per delle sue presunte pressioni sui
vertici Arpa in favore della fabbrica della famiglia Riva. Fra le
richieste di costituzione di parte civile, compaiono anche quella del
Comune di Statte, lo IACP, l Istituto Autonomo Case Popolari di
Taranto, una Casa di cura e persino una chiesa del quartiere Tamburi.
Danni ingenti richiesti da una quindicina di cooperative di
mitilicoltori, che sono state costrette a trasferire i
propri allevamenti di cozze perdendo affari , e molti allevatori di
bestiame che sono stati costretti a chiudere le loro attivit in
conseguenza dell abbattimento dei loro capi di bestiame in
quanto contaminati.
Al termine delludienza di ieri il Gup del Tribunale di Taranto
dr.ssa Vilma Gilli si chiaramente riservata di decidere sulle
richieste di costituzione di parte civile depositate. La prossima
udienza preliminare stata aggiornata al 21 novembre prossimo per
consentire ai difensori degli imputati di poter eccepire sulle
richieste di costituzione di parte civile.
Nella serata di ieri alcune pagine interne del sito della Regione
Puglia sono state hackerate
dagli attivisti italiani di
ANONYMOUScon un messaggio molto forte e chiaro: Sullo sfondo una

foto dell ILVA di Taranto, con in primo piano il volto coperto da


maschera antigas del protagonista del film V per Vendetta e poi una
frase minacciosa: Noi non dimentichiamo, vi teniamo docchi .
Il blog di Anonymous Italia ha infatti reso noto di aver violato due
giorni fa il sito della Regione Puglia.Nellimmagine dellhackeraggio
effettuato compaiono anche gli hashtag tematici #Ilva e #Ambiente
svenduto, cio lo stesso nome attribuito allinchiesta per disastro
ambientale. Non una casualit che lattacco di Anonymous sia stato
effettuato proprio alla sera di gioved 16 ottobre, giorno in cui si
tenuta ludienza nel capoluogo ionico.

Il processo ILVA "Ambiente


Svenduto" riparte da Taranto
A seguito della recente decisione della Suprema Corte di Cassazione
che ha confermato quale legittima sede processuale il Tribunale di
Taranto, rigettando listanza di rimessione presentata dagli illustri
avvocati e professori difensori dai legali di quindici imputati nel
vano tentativo di far trasferire il processo a Potenza, entrato oggi
nel vivo il processo denominato Ambiente Svenduto
con lo
svolgimento delludienza preliminare a carico dei vertici dell ILVA,
di politici, amministratori e funzionari di enti e ministeri, per i
danni ambientali che secondo le accuse sarebbero stati causati dallo
stabilimento siderurgico, sotto la gestione privata della famiglia
Riva degli ultimi ventanni. Ludienza sar focalizzata a valutare le
numerose richieste di costituzione di parte civile e di risarcimento
danni, in merito quali affidata la valutazione e decisione del Gup
Vilma Gilli. Il processo giunge dopo una serie di azioni giudiziarie
del pool dei pm, coordinato da Franco Sebastio procuratore capo di
Taranto,
e condiviso dal gip Patrizia Todisco , che ha portato
a numerosi arresti e sequestri giudiziari
Il Comune di Taranto ha gi chiesto sin dalla precedente udienza di
giugno 10 miliardi di danni per le emissioni inquinanti dellILVA.
Oltre a numerosi movimenti ambientalisti (veri e quelli presunti
tali), come Legambiente , l associazione Altamarea, i sindacati
metalmeccanici, le organizzazioni dei mitilicoltori , la
Confagricoltura
, la Regione Puglia, il Comune di Statte e il
Ministero dellAmbiente. Gi nella richiesta di rinvio a giudizio f
sono individuate 286 parti lese, prevalentemente cittadini che

risiedono nel quartiere Tamburi adiacente allo stabilimento


siderurgico, e quindi secondo la Procura, maggiormente sottoposti e
danneggiati alle conseguenze ambientali. E proprio perch rilevante
il peso dei risarcimenti che si profilano che, nelle trattative in
corso per la vendita dellIlva, si parla della costituzione di una new
company, dove trasferire impianti, attivit, personale e debiti
industriali, e di una bad company cui invece accollare tutto il
contenzioso.
Sono 52 gli imputati, cio 49 persone e 3 societ della famiglia
Riva, l
ILVA spa, Riva Fire
che la societ capogruppo che
controlla l ILVA e la Riva Forni Elettrici. Sono complessivamente
286 le persone offese nella richiesta di rinvio a giudizio dalla
Procura della repubblica di Taranto, tra cui
il Comune di
Taranto, la Provincia di Taranto, la Regione Puglia ed
il Ministero
dellAmbiente e quello della Salute. Laccusa pi pesante quella
a carico di Fabio e
Nicola Riva, i figli di Emilio ed attuali
proprietari dell ILVA, dellex direttore del siderurgico di Taranto,
Luigi Capogrosso, e dellex addetto alle relazioni istituzionali dello
stabilimento, Girolamo Archin, e di altri imputati: associazione a
delinquere finalizzata al disastro ambientale. Tra i politici chiamati
a rispondere in giudizio compare Nichi Vendola, Governatore della
Regione Puglia , con accuse a proprio carico di concussione
aggravata , poich gli sono state contestate ed addebitate indebite
pressioni sullArpa Puglia affinch fosse pi morbida e meno
rigorosa nei controlli ambientali all ILVA. Imputato
anche lattuale sindaco di Taranto, Ippazio Stefno. chiamato a
rispondere, di omissione di atti di ufficio perch, sempre secondo
laccusa, si sarebbe limitato a denunciare alla Procura, attraverso
esposti, malattie e morti provocate si presume dallinquinamento dell
ILVA, senza far nulla pur avendo i poteri
di autorit sanitaria
locale, quale Sindaco
Praticamente tutti gli imputati sono a piede libero, cio in stato
di libert, ad eccezione di Fabio Riva, il quale come ben noto si
trova in libert su cauzione a Londra essendo oggetto di ben due
ordinanze di custodia cautelare , a seguito del procedimento in
corso Taranto e per unaltra vicenda giudiziaria emessa dal Gip del
tribunale di Milano . Allepoca dei fatti contestati
Fabio Riva,
figlio del defunto Emilio Riva, ricopriva la carica di vice presidente
della Riva Fire,

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