I giorni dell8 settembre (43) erano passati in fretta. La citt non era fra quelle che avevano subito molti
bombardamenti nonostante fosse uno snodo ferroviario di non poca importanza fra nord e sud. La proteggeva, fino
a Luglio 43, il fatto che fosse molto al Nord per il raggio dazione dei Bombardieri alleati dall'Africa settentrionale o
troppo a sud per quelli dall'Inghilterra. Il 16 Luglio a sbarco siciliano effettuato, i
bombardieri si erano per spinti fino l e il 25 settembre ritornarono in forze con
lintento di bloccare afflussi ulteriori di divisioni tedesche dal nord verso il sud
per ferrovia. Tra le 11 e le 12 del 16 luglio 1943 Bologna subisce infatti
lincursione aerea pi disastrosa di tutta la guerra: 120 aerei sganciano in
centro e in periferia sui raccordi un enorme carico di bombe. Si accertano 936
morti e pi di mille feriti. Oltre 500 sono gli edifici distrutti, tra cui i teatri Verdi e
Apollo, il cinema Italia. Tra i monumenti colpiti le chiese del Sacro Cuore, San
Martino e San Francesco. Centinaia di persone trovano la morte in un rifugio di
fortuna ricavato nel tunnel di un canale. I giorni difficili continuano con la feroce
occupazione, i massacri sulle colline e con tentativi di rivolta spenti nel sangue.
La notte del 9 agosto 1944 12 partigiani (travestiti da tedeschi e repubblichini),
fingono la cattura di alcuni ribelli e si presentano al portone del carcere di San
Giovanni in Monte. Vengono liberati con la forza pi di 400 detenuti, politici in
parte, ma anche comuni che vengono fatti evadere per creare maggior
confusione. Un mese dopo, a seguito di una spiata, lintero gruppo dirigente di
Giustizia e Libert a cadere sotto il piombo degli occupanti. A fine settembre
'44 i rastrellamenti in montagna (nelle retrovie della linea Gotica) danno il la ai
fatti di Marzabotto. Il 12 ottobre la volta degli stabilimenti elettro-otticomeccanici Ducati di Borgo Panigale ad essere bersaglio dei bombardieri che ormai partono dal sud da Foggia. Il 20
battaglia allUniversit: studenti fucilati sul posto. Quello che secondo le stime doveva essere il giorno della
insurrezione (7/11) si apre a Porta Lame con una vera e propria battaglia tra le rovine dellOspedale Maggiore. E
questo uno dei tanti equivoci sorti dopo i messaggi diffusi dagli alleati,
impossibilitati ora a portare a termine, in Italia, il conflitto prima
dell'inverno, stagione che risulter la pi rigida che si sia mai vista negli
ultimi anni (gli alleati sono fermi a meno di 30 Km sulle prime colline, 15
minuti scarsi di treno della direttissima Bologna Firenze). La reazione
tedesca non si fa attendere. I partigiani in forze debbono recedere e
nascondere i feriti in una improvvisata infermeria che verr scoperta un
mese dopo. Il 9 dicembre ne vengono fucilati 13. Anche il carcere di S.
Giovanni in Monte viene ora svuotato da loro fucilando i detenuti a
Sabbiuno: oltre 100. Quattro mesi dopo il copione si ripete a S. Ruffillo,
parco ferroviario: solo 73 corpi verranno riconosciuti dai familiari. Gli alleati
hanno investito molto sul fronte delle Ardenne per giungere a Berlino e
depotenziato quello Italiano che non porta da nessuna parte.
Linverno
Lentamente i tedeschi si ritirarono, raggiungendo la mattina del 9 ottobre 1944 linee di difesa pi forti che
correvano da est a ovest fra le vallate dei fiumi Savena e Setta pi interessate alla difesa della citt : tali difese
avrebbero resistito agli attacchi americani fino alla sospensione invernale, per essere poi conquistate dagli alleati
solo alla ripresa delle ostilit nellaprile del 1945. Ora il fronte vedeva i tedeschi occupare contrafforti dai fianchi
estesamente dirupati (calanchi) su di una linea che trasversalmente tagliava le valli del Panaro, Reno, Setta,
Savena, Zena e Idice: lo schieramento tedesco vedeva in Monte Sole, Monterumici, Livergnano e Monte delle
Formiche quattro formidabili ostacoli alla marcia degli Alleati. E questi capisaldi resistettero anche a marzo 45 dopo
la conquista del Monte Belvedere (Dal 19 febbraio al 5 marzo 1945 scatta l'Operazione Encore: la 10th Division da
montagna americana, appoggiata dalla 1st armoured division e dalla BEF (Brasilian Expeditionary Force) attaccano
attraverso i monti della Riva e conquistano i capisaldi intorno a Vergato, monte Belvedere, Torraccia e Sp (o Madonnina) . Gli
Alleati erano disposti come la punta di una grande freccia rivolta verso la pianura tenendo la maggioranza delle forze
corazzate (inutilizzabili a massa in quello scenario) sulla SP 65 che loro chiamavano Highway come la SS64.
Questi gli schieramenti di prima linea a fine febbraio '45, escluso unit minori o in riposo, che si fronteggiavano su
una linea virtuale passante da - Montese (Panaro), Vergato (Reno), Grizzana (Reno) Monte Sole, Monterumici
(Setta), Monte Adone (Savena), Monte Belmonte, Val Zena, Monte Grande, Valle Santerno (Imola esclusa), Castel
del Rio, Casola Valsenio (Monte Battaglia).
V armata Americana
Nel settore orientale difeso dalle unit dell'8 Armata del gen. McCreery si trovavano: al centro, in
corrispondenza del fiume Santerno, la 1 divisione di fanteria britannica, la 6 divisione corazzata britannica,
la 8 divisione indiana e la 1 divisione corazzata canadese (tutte unit del XIII Corpo d'Armata del gen.
Kirkman che qualcuno a volte indica sotto il settore Usa). In prossimit di Imola furono disposte le unit del X
Corpo d'Armata britannico del gen. Hawksworth; sulla direttrice della Via Emilia la 3 e la 5 divisione del II
Corpo d'Armata polacco del gen. Anders. Infine nel settore di Ravenna furono disposte la 2 divisione di
fanteria neozelandese, la 78 divisione di fanteria britannica, la 56 divisione di fanteria britannica (unit del V
Corpo d'Armata del gen. Keightley), insieme con i Gruppi di combattimento italiani "Legnano", "Cremona",
"Friuli" e "Folgore" e alcune brigate britanniche, indiane, polacche, greche e una composta da ebrei lungo
quella che venne chiamata Linea del Senio completatasi per a dicembre con la liberazione di Ravenna (4/12)
e Bagnacavallo (21/12). Operavano in questa zona anche i partigiani di Boldrini.
9 novembre 1944. Al termine dell'offensiva, il Gen.
Alexander, comandante del fronte Sud, comunicava l'entit
delle perdite inflitte ai tedeschi dall'11/5: 34.000 morti,
56.000 prigionieri, 104.000 feriti; 340 carri armati, 360
cannoni d'assalto, 500 cannoni anticarro e 700 pezzi di
artiglieria distrutti o catturati. Le perdite alleate
assommavano a 15.716 uomini.
Ad ottobre '44 in linea nel vertice della punta la 88.a e la 85.a divisione trincerate in prossimit di Monte Castellazzo,
al loro fianco sinistro la 34.a sopra Pianoro, pi indietro la 91.a di fronte a Monterumici. Li fronteggiavano dai
Brasiliani in poi verso est i tedeschi della 94, la 16 SS pz, la 4, la 65, 362a, 98 e 334. Il 9 novembre, al termine
di operazioni localmente limitate, le truppe britanniche occupavano anche Forl. http://members.aol.com
/Custermen85/Units/BritishOrg.htm
Era il segnale che sarebbe stato trasmesso dalla BBC per i partigiani per il giorno del insurrezione. Il 10 aprile ebbe
inizio l'attacco italiano contro le posizioni nemiche, da parte di due compagnie del IX Reparto d'assalto che
puntarono, rispettivamente, sulla localit di Parrocchia di Vignale e sulla limitrofa quota 459. Seguirono, nei giorni
successivi, in concorso con l'offensiva finale angloamericana, la conquista di importanti quote ad opera degli alpini del
btg. " Piemonte " nonch l'occupazione di C del Fiume, San Chierico e del costone dei Roccioni di Pizzano. All'azione
Bob Dole
parteciparono in stretto contatto bersaglieri, alpini, fanti validamente appoggiati da artiglieria. Alle ore 9 del mattino
del 14 aprile 1945 ben 2.052 bombardieri pesanti decollati da territori liberi gettarono i loro carichi di tritolo sulle
retrovie tedesche sconvolgendole completamente ed impedendo rapidi collegamenti e spostamenti di truppe. I
caccia fecero il resto su tutto quanto si muoveva a terra. Lartiglieria intanto spianava la strada alla X da montagna
Usa a Castel DAiano, individuato come primo obiettivo sulla strada che doveva condurre alla pianura padana ad
ovest di Bologna. Nella notte del 15 aprile , solo nel settore del II corpo vengono sparati 80.000 colpi. Nelle retrovie
tutto quello che ruota in movimento.
Affluiscono viveri, munizioni e benzina nelle Pipelines (Extremely bad weather and round-the-clock traffic took a
heavy toll on the Italian road net requiring continuous attention by engineer troops. To overcome in part these obstacles, the 5th
Army built a new oil pipeline from scratch, connecting directly the port of Leghorn to the Raticosa Pass in the Tuscan Apennines.
This was completed by the end of November 1944).
Lavanzata continua su Tol, Monte Croce e Monte Mosca (16) mentre i Brasiliani scendono da
Montese e dalle alture di Vergato. La sera del 17 aprile l81 cavalleria era attestato alcuni
chilometri oltre Vergato, mentre il 6o battaglione corazzato passando lungo le falde del Monte Mosca occupava
Monte dAvigo. Il pomeriggio del 15 aprile 765 bombardieri pesanti attaccarono sia lungo la Futa che lungo la valle
del Reno, altri 120 in gruppi di quattro o di otto le difese di Monte Sole, mentre altri colpivano installazioni e truppe
nelle vicinanze di Sasso Marconi. Alle 22.30 del 15 aprile anche le truppe sudafricane si rimisero in movimento, con
zaino leggero e razioni per un giorno. Aggirando numerosi campi minati, poco oltre la mezzanotte la cima di Monte
Sole era conquistata. Il mattino successivo, pur perdendo diversi carri a causa delle mine, i progressi furono
consistenti verso Monte Abelle, che venne preso nel tardo pomeriggio del 16. Monte Caprara fu vinto con un assalto
allarma bianca alle 6,15 del 16 aprile. Il 18 le pattuglie mandate in ricognizione non incontrarono resistenza di sorta,
potendo anzi contattare gli americani, che avanzavano lungo la valle del Reno, a Sperticano. Pi a Est le cose non
andava bene. Erano i capisaldi delle valli del Reno, del Setta, del Savena, dello Zena e dellIdice. Qui i tedeschi
schieravano la I.a divisione paracadutisti, la 305.a e la 65.a di fanteria, 8.a divisione da montagna, queste due
ultime disposte fra il Reno ed il Savena, e parte della 94.a. Il dispositivo bellico alleato vedeva la 88.a di fronte a
Monterumici, la 91.a dalla strada della Futa in direzione di Monte Adone e la 34.a posizionata pronta ad attaccare
Savizzano e Gorgognano oltre Monte Belmonte, fiancheggiata a destra dal Gruppo di Combattimento Legnano. La
sera del 16, dopo lennesimo bombardamento, gli alleati si mossero verso i vecchi capisaldi che trovarono del tutto
intatti in capo al personale. I tedeschi si erano allontanati ed erano poi rientrati sulle posizioni. Il giorno seguente
finalmente gli attacchi della 88.a contro Monterumici iniziarono a sgretolare le difese tedesche, che per
continuavano a dare segni di scarso cedimento nelle zone sottoposte al pur vigoroso assalto della 91.a e 34.a
divisione. Alle ore 9.30 del 18 aprile la 10.a divisione da montagna e la 85.a Usa rinnovarono il loro attacco:
questultima non incontr praticamente resistenza avanzando fino a Pian di Venola, mentre i soldati della 10.a
furono fermati prima di Mongiorgio. Un attacco portato dalla 85.a verso Monte San Michele, sovrastante Mongiorgio,
provoc il collasso della difesa tedesca: la ritirata divenne una rotta e non appena questa fu palese, gli Alleati
gettarono alla rincorsa del nemico in fuga tutti i mezzi corazzati che furono in grado di riunire (dai singoli reparti di
fanteria a battaglioni) fermandosi solo per essere raggiunti dai rifornimenti. La vetta di Monte San Pietro venne
occupata senza incontrare resistenza. La corsa degli Alleati prosegu fino a trovare unultima disperata difesa, con un
combattimento casa per casa, a Pradalbino la mattina del 20 aprile, quando i sudafricani erano gi a Sasso Marconi,
Casalecchio. A ovest la strada per Modena (Via Emilia) veniva tagliata a met pomeriggio del 20. La strada per
Bologna era sgombra o almeno si pensava.
Gli Italiani
Al Gruppo Legnano il compito di appoggiare col fuoco lattacco della 34a divisione di fanteria americana e
mantenere il contatto con il XIII Corpo darmata e, su ordine, muovere alla conquista di q. 363, sul costone tra Idice
e Zena. Il 19 aprile il battaglione Bersaglieri Goito che era gi in movimento, dalle retrovie ebbe lordine di svellere
la quota dal sistema difensivo tedesco. Non ci fu tempo di preavviso e parti intanto una compagnia del Piemonte, la
prima disponibile. Anche il II/68 riusc, avanzando a piccoli gruppi, ad occupare le posizioni di Pizzano. In Val dIdice
lAquila avanzava senza incertezze nonostante le perdite. Alla estrema destra, il I/68 aggirava con le sue pattuglie
le pendici occidentali della q. 459, fino quasi a Casella, accertando che il dispositivo germanico era ancora in piena
efficienza. Il IX reparto dassalto, con lunga e faticosa marcia, raggiungeva le vicinanze del Castello di Zena, per
sostituire lala destra della 34a divisione. Il battaglione Bersaglieri Goito intanto serrava sotto, preparandosi a
scavalcare il Piemonte. Lordine mantenere il contatto col nemico e tallonarlo. Se non si faceva questo i tedeschi
potevano sganciarsi e fermarsi su pi forti posizioni, forse !.
La mattina del 20 il battaglione Goito,
scavalcato il Piemonte sulla q. 363,
muove allattacco di Poggio Scanno ed il
plotone arditi che lo precede per pulire
la strada raggiunge lobiettivo e lo
conquista, ma nidi di mitragliatrici
nascoste seminano la morte fra il reparto.
Gli altri reparti del Gruppo, divisi in diverse
colonne per superare pi facilmente gli
ostacoli opposti dal terreno, respingono
ed aggirano gli elementi ritardatari nemici.
Il numero dei prigionieri e lentit del
bottino di guerra aumenta continuamente
e tutte le colonne procedono cercando di
raggiungere ad ogni costo il nemico . Il IX
e il Goito si ritrovano a Botteghino di
Zocca. Il battaglione LAquila raggiunge,
lungo la valle dellIdice, Fornace del
Gobbo, catturando prigionieri, armi e
materiali; scavalca poi le alture tra le due
valli, passa in valle Zena per sostenere il
IX ed il Goito. Il battaglione Piemonte,
autotrasportato, raggiunge S. Benedetto
di Querceto. Anche il 68 reggimento attacca, avanzando a q. 459, superando vasti campi minati e proteggendo la
destra del Corpo d armata. Alla sera giungono le congratulazioni del Generale Keyes per la conquista di q. 363,
monte Armato e Poggio Scanno; nonch gli ordini per il giorno 21, nel quale di Gruppo Legnano deve conquistare
monte Calvo, tenere il contatto con la 34 divisione e col X Corpo dArmata, tagliare la strada ad oriente di Bologna,
attaccare da est le difese della citt e presidiarla nella parte corrispondente al suo settore dazione. Per avanzare pi
rapidamente, i reparti vengono autorizzati a portare soltanto armi e munizioni. Le truppe marciano e combattono
senza posa da 48 ore e sono esauste; ma la certezza della vittoria mette le ali ai piedi dei soldati. I Bersaglieri del
Goito e gli arditi del IX reparto muovono allalba, raggiungendo monte Calvo alle ore 7, superano il Savena senza
incontrare resistenza ed alle ore 9,30 entrano, finalmente, a Bologna, dove la popolazione li accoglie con
commoventi manifestazioni di giubilo e di riconoscenza. Gruppi partigiani hanno intanto gi preso possesso dei
principali edifici pubblici (Prefettura, Questura, Comune, Carcere, Caserme) e controllano le strade del centro.
(Dopo i polacchi, che appartenevano all8a Armata britannica, arrivarono reparti esploranti delle divisioni Usa 91a e 34a, e gruppi di combattenti partigiani).
Come era successo a Montecassino, ai polacchi viene chiesto di
regolare per primi e per lennesima volta i conti col nemico. da
Biblioteca ex Sala Borsa Durante un incontro tra il generale
Anders e il generale Clark, nuovo comandante delle armate
alleate in Italia, si discute della possibilit che siano i soldati
polacchi a liberare Bologna. Sul via libera del generale
americano influisce la volont di risarcire un corpo di spedizione
che ha pagato duramente la sua partecipazione alla campagna
d'Italia e che vede il suo paese in gran parte occupato
dall'esercito sovietico. A loro insaputa per i tedeschi di Von
Sengen rinunciano ad asserragliarsi a Bologna. Nella notte tra il
20 e il 21 aprile l'esercito tedesco abbandona le linee alla
periferia della citt e inizia una rapida ritirata verso il Po. Le
truppe e gli automezzi tedeschi transitano da porta Mazzini, ma
Gli episodi marchigiani vengono presi a pretesto per chiedere che i polacchi abbandonino lItalia, perch il popolo stanco di
sopportarli (Bandiera Rossa, Organo marchigiano del Partito comunista italiano, 8/9/1945). Dopo Jalta e la formazione in Polonia del
Governo di unit nazionale, si dipinge Anders come un reazionario, legato agli interessi antinazionali dei latifondisti polacchi
(Bandiera Rossa, 8/12/1945) che inganna e minaccia i suoi soldati per impedirne il ritorno in Polonia. Le gravi sciagure stradali causate
da autisti polacchi nei primi mesi del 1946, duramente riprovate anche dai giornali non di partito, provocano sulla stampa comunista
unintensificazione della polemica contro i polacchi del II Corpo. Con il pretesto di respingere laccusa, si insinua che possa trattarsi di
un piano preordinato a fini provocatori (Bandiera Rossa, 6/7/1946) e che elementi fascisti italiani, reazionari operino per cercare
connivenze e collaborazione tra le forze polacche per creare disordini e conflitti. I 2.000 polacchi di stanza ad Ancona sono accusati di
rapine, ubriachezza, traffico di macchine rubate e di penicillina, di speculazioni (LUnit, 16/10/1946), mentre tutti i soldati del II Corpo,
definiti le bande di Anders, starebbero preparando una guerra contro lUnione Sovietica. Si tratta, in definitiva, di una violenta
campagna di stampa che a elementi di verit unisce false accuse e che oggi appare strumentale.
http://www.ibc.regione.emilia-romagna.it/approf/terre_liberta/dalla_polonia.htm
Il giornalista di Pianaccio nell'aprile 1945 entra in citt con il gruppo di combattimento Legnano nel quale si era arruolato
quattordici mesi prima. A 60 anni di distanza ricorda la liberazione di Bologna, il ritorno a casa e le strade del centro: una
donna vestita a lutto, una ragazza che, in inglese, gli chiede della cioccolata, il bestiame nascosto nelle case. di Andrea
Fontana .....
Alla chiamata alle armi della sua classe Biagi, come si dice,
salt il fosso con tanti altri http://www.laltraverita.it
/pagina_principale_43.htm
........ Per prima cosa sono andato a vedere la mia casa in via dell'Osservanza e quando ho aperto la porta si affacciata una vacca
- racconta Enzo Biagi - I contadini infatti nascondevano il bestiame nelle case per paura dei rastrellamenti tedeschi. Per il
giornalista-partigiano il primo ricordo del 21 aprile '45, dell'entrata nella "Bologna liberata", come titoler la prima pagina di Giustizia
e Libert il giorno successivo, una scena familiare che dopo sessant'anni riesce ancora a strappargli un sorriso. Quattordici mesi
dopo la fuga dall'occupazione in bicicletta all'abetaia della Segavecchia, l'abbandono del Resto del Carlino e l'arruolamento nella
Brigata partigiana di Giustizia e Libert era giunto il momento di fare ritorno in citt, finalmente. Hanno fatto entrare per primi i
soldati polacchi spiega Biagi -, giustamente poveretti, perch erano venuti a combattere e a morire per il nostro Paese. Poi
entrato il gruppo di combattimento Legnano a cui io appartenevo. Gli americani sono arrivati solo dopo. Mentre Bologna scende in
strada e sfila in via Ugo Bassi inneggiando alla libert, il venticinquenne Enzo Biagi, con la divisa militare da sottotenente, prende
immediatamente la via di casa per poi scendere in citt solo la mattina successiva. Sono passato davanti al collegio San Luigi e l
c'era un soldato americano. Dal momento che anch'io stavo in divisa ho pensato: Adesso questo mi spara. Ma arrivando nelle
strade del centro che il cronista incontra i due volti opposti della Bologna del 22 aprile. Il primo il dramma dei lutti, traccia di due
anni di lotta partigiana. In via Rizzoli mi si avvicinata una donna vestita di nero, si chiamava Aventina ed era di Pianaccio, il mio
Paese. "Lo hanno fucilato per rappresaglia mi diceva piangendo, parlava del marito un partigiano ucciso qualche giorno prima. Il
secondo incontro invece gli fa respirare l'aria di novit che inizia a circolare nel capoluogo: Sotto i portici una ragazza, pensando
fossi americano, mi ha chiesto: Have you chocolate? Gli ho risposto in italiano che non ne avevo e lei rimasta un po' delusa, ma
quello era il segno della libert riconquistata.
Nei giorni immediatamente successivi alla liberazione Enzo Biagi smette i panni del partigiano e riprende in mano penna e
taccuino per essere reclutato al Corriere dell'Emilia, la versione postfascista del Resto del Carlino, che dalle mani del Pwb,
tornava nelle mani di giornalisti come il direttore Gino Tibalducci, Federico Zardi e, appunto, Enzo Biagi. Quel Corriere
dell'Emilia che usc il 3 maggio (1945) con il primo numero (ndr: non vero. vedi 1 numero del 22/4 /45 al link a fianco. Sig. Fontana
controlli ed eviti di scrivere castronerie) redatto e stampato a Bologna e un titolo a sette colonne: In Italia la guerra finita. E'
sempre il Fontana che parla
Corriere dell'Emilia
reclutato da F
sotto il controllo del
PWB Psychological Warfare Branch sezione informativa delle forze
alleate che si occupava di gestire i giornali dopo la Liberazione
http://www.carmillaonline.com/archives/2007/09/002364.html
Enzo Marco (cos firmava allinizio i suoi articoli Enzo Biagi, cugino di Bruno, potente Ras, deputato fascista, gi ferito nel '21 a Palazzo d'Accursio (dove mor l'Avv. Giulio Giordani Ufficiale
dei bersaglieri, grande invalido di guerra), padre Fascista dei fasci combattenti, privilegio di scuole fasciste e colonie elioterapiche redattore sul Carlino, giornale fascista di Attilio Monti Riffeser
grande "amico" di Muti, Ras fascista) scriveva gi a 17 anni sull"Avvenire dItalia" (quotidiano pseudo cattolico sopravvissuto ai giornali antifascisti) e su LAssalto, organo della
federazione dei fasci di combattimento di Bologna, Partecip anche a "Primato", la rivista di Giuseppe Bottai, il ministro delle leggi razziali, che ha sempre stimato e nei confronti del
quale ha pubblicamente confessato il proprio dovere di gratitudine (Enzo Biagi, Ma che tempi, Rizzoli, Milano 1998, p. 43) LAssalto giornale
della federazione fascista, dove poi ognuno scriveva quello che voleva (Id., Ero partito da Bologna piangendo, in Bologna incontri, XIII, 5, maggio
1982, p. 6) si distinse sin dal luglio del 38 per la violenza della campagna antisemita, condotta settimanalmente sulla pelle degli ebrei bolognesi e
non solo. Su Sss lebreo (famoso film d'epoca) Biagi scriveva ricorda certe vecchie efficaci e morali produzioni imperniate sul contrasto tra il
buono e il cattivo [..], trascina il pubblico allentusiasmo , lebreo Sss posto a indicare una mentalit, un sistema e una morale: va oltre il limite
del particolare, per assumere il valore di simbolo, per esprimere le caratteristiche inconfutabili di una totalit. Poich lopera umana (Film) e
razionale incontra lapprovazione: e raggiunge lo scopo: molta gente apprende che cosa lebraismo, e ne capisce i moventi della battaglia che lo
combatte (4 ottobre 1941).
"Mussolini stato un gigante; considero la sua carriera politica un capolavoro. Se non si fosse avventurato nella guerra al fianco di Hitler, sarebbe
morto osannato nel suo letto. Il popolo italiano era soddisfatto di essere governato da lui: un consenso sincero. (da Lui, Mussolini di Enzo Biagi)- La societ permissiva nelle cose che non
costano nulla. (da Strettamente personale di Enzo Biagi ) il profilo di Biagi segue nel link Corriere dell'Emilia sopra a sinistra
http://www.mtmestas.com/Memorial/index.htm
By the end of August, the 88th Division could sense it was once again to go into combat. True to their prediction, the Blue
Devils attacked towards the Gothic Line on 10 September 1944. It was once again rainy, cold, and miserable at the front.
Soldiers on both sides had to trudge around the mountains in deep mud and water. Trying to break through the Gothic
Line, the 88th encountered some of the heaviest fighting in the fall of 1944. While studying the Allies to figure out where to
launch his main attacks, Field Marshall Albert Kesslering, the German commander, held his reserves in preparation for a
surprise counter-attack. That attack occurred 28 September when elements of four German divisions assaulted the 350th
Infantry atop Mount Battaglia. For seven bloody days, the Blue Devils threw back every assault and held the critical
position. They had won the battle, but not without great cost -- approximately fifty percent of the 350th were killed,
wounded, or missing. For its heroic part in the ferocious fighting at Mount Battaglia, the 2d Battalion, 350th Infantry,
earned a Distinguished Unit Citation.
While the 350th battled atop Mount Battaglia, the 349th Regiment was busy attacking the village of Belvedere enroute to
their destination of Mount Grande. They blasted the Germans out of the village and without stopping, captured Sassaleone
and cut the road to Castel del Rio. By 10 October, the 351st had pushed past the 349th, and faced German flamethrowers
in a battle at Gesso.
All three regiments were involved in intense fighting, and all three were beginning to lose their drive. The units were losing
men faster then they could be replaced, but orders remained unchanged: the 88th Division was to keep going. There were
no more reserves, but the North Appenines campaign had to continue. Fighting not only
the Germans but the treacherous terrain as well, the 88th was exhausted. In 44 days of
fighting, the 88th had lost more than 6,000 men killed, wounded, or missing. By
November, there was nothing more they could do in the drive through the Appenines.
Orders came in to hold and dig in where they were. Finally the Blue Devils were going to
get the rest they needed so desperately. After resting in Montecatini, the 88th was once
again headed back to the front on 24 January 1945. They were to relieve the 91st
Infantry Division near Loiano and Livergnano
Il soldato Harry torna a casa http://www.racine.ra.it/cdglcasolavalsenio/soldatoharry
/lastoria%20di%20harry.htm anche Fechter torna a casa http://apostleshipofprayer.org/newssoldier.html