N° 15 - SUPPLEMENTO DI A.Z. AUT. TRIB. DI S.MARIA C.V.

DEL 5\12\1979 N° 250

A che serve un
Stampa: Grafica Natale srl

SORREGGIAMO LA NOSTRA CITTA’

giornalaccio?
Ogni volta che viene distribuito un nuovo giornale,
fosse pure un giornalaccio come il nostro, si
pongono obbligatoriamente due domande di rito:
a che serve (in alcuni casi, a chi serve?) e chi lo
sponsorizza? Di solito a quesiti del genere si
risponde in maniera fumosa, con argomentazioni
nobili quali possono essere quelle inerenti la libertà
di espressione e l’assoluto disinteresse di una
editoria più o meno illuminata. Risposte, queste,
di routine che dicono tutto e niente. Ma nel caso
del Popolo Sammaritano mi è sembrato doveroso
approfondire le questioni.
Partiamo dal primo interrogativo cardine: a che
serve questo Foglio locale? Ebbene, lungi da ogni
retorica fuori luogo, un giornale del genere, in
primis, sopperisce a una cronica carenza di pubblica
informazione. Ossia, si pone tra gli obiettivi principali,
quello di rendere noto alla opinione pubblica del

LA CITTA’ NON SORRIDE PIU’

luogo cosa sta accadendo in città, cercando di
approfondire o integrare le principali notizie riportate
dalla stampa e di pubblicarne altre che sono state
ignorate sia per trascuratezza informativa sia per
volontà di recingerle a una ristretta elite di cittadini
o di amministratori. O, nella peggiore delle ipotesi,
di riferire, e di rendere in questo modo note,
informazioni a uso e consumo di chi deve realizzare
degli affari e portare a termine speculazioni di ogni
genere. Questi ultimi soggetti, chiaramente, hanno
tutto l’interesse a veicolare notizie tranquillizzanti
o, meglio ancora, quando è nelle loro possibilità a
secretare le operazioni fino a che non è stato
realizzato il business. Ecco che, allora, perfino un
giornalaccio come il nostro può sopperire a questa
evidente anomalia informativa quantomeno
inaugurando un dibattito pubblico sul futuro di una
cittadina come Santa Maria Capua Vetere alla cui
grande tradizione del passato fa oggi, purtroppo,
da contraltare una decadenza apparentemente
irreversibile. E’ vero che talvolta abbiamo abusato
di gossip e di goliardia in quantità industriale; ma
ciò che ci stava a cuore era di penetrare la cortina
dell’indifferenza. Una indifferenza che nell’antica
Capua si è trasformata in una protesta generalizzata
dove tutti si equivalgono, dove chi amministra deve
avere per forza un proprio tornaconto personale,
dove impera il “così fan tutti” di craxiana memoria.
Non è così: a un sistema ben oleato si contrappone
una politica non politicante che antepone ai propri
interessi quelli della città e una società civile che
prova a rialzare la testa. In entrambi i casi può
essere utile un megafono quale il Popolo
Sammaritano pur con tutti i suoi limiti e i suoi difetti
ma con la sicurezza di non voler atteggiarsi a
portatori di verità assolute in una città
Amo la mia città
Anche quando è sporca, anche quando è disamministrata, torturata, scippata, impoverita
e ancora di più quando è costretta a presentarsi, nelle occasioni migliori, come ad
un’appuntamento rituale, che comprende l’aspetto religioso e quello festaiolo, in
condizioni miserevoli, disagiate, che mortificano, prima degli altri, proprio coloro che
hanno profuso dedizione e lavoro al tradizionale evento ferragostano.
Amo la mia città non perché sia la più bella, la più virtuosa, la più generosa, no! l’amo
perché ne sento l’appartenenza, la sintonia maturata nei lunghi anni di respiro associato,
di gioie, di delusioni, di esaltazioni, di errori, dal sorriso degli amici, dei conoscenti e
dallo sguardo complice e stupito degli “estranei” che non sono mai riusciti a capire
qual è il filo magico che lega, noi Sammaritani, alla nostra città e mai lo capiranno se
non sono dotati dello stesso spirito di dedizione, di ospitalità contenuti nella coscienza
dei “Sammaritani” convinti che il bene della Città cammina in parallelo con le condizioni
di vita dei suoi cittadini.
Le città non sono dei semplici agglomerati di palazzi, vicoli, stradine, sono testimonianze
di chi ci ha preceduto, sono impregnate dagli umori di chi ha sofferto,goduto, sperato.
Le città hanno un anima che travalica ogni concezione di razionalità e la nostra “SANTA
MARIA CAPUA VETERE” ne possiede una tenace, combattiva e al tempo stesso
sognante e piena di speranza in un futuro, non molto lontano, dove finalmente gli
approfittatori, i dirigenti infedeli, gli sciacalli di turno che si annidano in ogni articolazione
della vita sociale, dalla sanità, al commercio, dalla funzione pubblica alle professioni
vengano finalmente privati del cono d’ombra che li protegge per finire sotto la luce
di chi è deputato a controllarne la legalità ed a infliggere le sanzioni.
La nostra città, ha avuto nel passato, molte ragioni per sorridere. Ora, forse, per
testimoniare a S. Maria C.V. il nostro amore, la nostra dedizione, l’orgoglio per la
nostra appartenenza, dobbiamo fare un serio esame di coscienza per regalare alla
nostra cittadina nuovi motivi per farla sorridere.
Donato Di Rienzo

La Nato accusa: a Santa Maria

mediaticamente morta (con l’eccezione di Calcio
e non Solo e del nostro settimanale) dopo i fasti
dei decenni passati quando era sede di uffici di
corrispondenza delle principali testate provinciali,
di una emittente televisiva e di una miriade di radio
private. Molto più semplice la risposta al secondo
Capua Vetere l’acqua non è potabile
quesito: chi sponsorizza il giornalaccio? Un tipografo pagina 2
quale è Pietro Feola che stampa gratuitamente la
testata in questione alla cui redazione lavorano,
altrettanto gratuitamente, un gruppo di persone Festa dell’Assunta: il grande
animate da tanta buonavolontà. Per quanto potrà
sembrare strano è proprio così. flop di una storica tradizione
Mario Tudisco pagina 3

COPIA DA CONSERVARE
 PAG. 2
La Nato accusa: a Santa Maria
Nella città del foro si preannuncia
un Settembre caldo dopo il
Capua Vetere l’acqua non è potabile
ribaltone precedente
Dopo il “Pizza
event” politico
che sarà di
S. Maria?
Al vero “Pizza Event”, che nulla ha a che spartire
con la manifestazione enogastronomica che si
è svolta, a luglio, presso l’ex Incremento Ippico,
ha visto la presenza, al tavolino della
discussione, di pochi commensali, ma non per
questo non dovrebbe sortire pochi effetti per
la nostra martoriata città che, ormai, è quasi
rassegnata a vederne di tutti i colori. Solo
superficialmente, infatti, ciò che scaturirà da
quella riunione riguarderà la sfera politico-
amministrativa. In realtà, il “Super Pizza Event”
dovrà rappresentare, necessariamente, l’input
iniziale per ridiscutere delle principali
problematiche cittadine prima che l’antica
Capua imbocchi un punto di non ritorno e la
situazione precipiti definitivamente.
In pratica, da settembre in poi, chiunque siederà
nella stanza dei bottoni, dovrà mettere mano
a una sfilza di emergenze non più
procrastinabili: dal futuro della vasta area dell’ex
Finmek Access che un provvedimento regionale
ha trasformato in area di edilizia residenziale
capace di accogliere circa cinquemila nuovi
abitanti nei mille e rotti appartamenti da costruire
in loco al degrado di piazza Anfiteatro che fa
scappare, inferociti, turisti e visitatori; dalla crisi
del commercio locale senza alcun precedente
dal dopoguerra ad oggi alla riorganizzazione
della macchina amministrativa comunale dopo
l’eccessivo turn over dei dirigenti; dalla
definizione, una volta per tutte, della fuoriuscita
del nostro comune dal consorzio
sovracomunale Geoeco per lo smaltimento e
la raccolta dei rifiuti solidi urbani (con,
naturalmente, annessa la tanto agognata
raccolta differenziata che oggi non solo non
viene effettuata ma che, oltre al pagamento
del non servizio comporta l’esborso, da parte
dei cittadini, anche di una salatissima multa)
alla organizzazione dei prossimi eventi cittadini
dopo il fallimento ( che ha sollevato una vera
e propria ondata di indignazione) finanche degli
storici festeggiamenti ferragostani in onore
della Madonna Assunta. E questo solo per
limitarci agli aspetti principali con una
considerazione di fondo: è vero che nessuno
possiede una bacchetta magica con la quale
far scomparire tutte le magagne, ma che, allo
stesso tempo, si tratta di affrontare questioni
delicate con serietà e con una capacità di
guardare oltre l’immediato come, finora, non è
avvenuto. Altrimenti, questo nuovo possibile
ribaltone, o per meglio dire, questo ribaltone
del ribaltone risulterà particolarmente indigesto
all’opinione pubblica e a tutti coloro i quali
hanno a cuore le sorti di Santa Maria Capua
Vetere. Noi del Popolo Sammaritano non ne
traiamo conclusioni moraleggianti; ma
vigileremo con attenzione su quanto accadrà
nelle prossime settimane e nei prossimi mesi
cercando, anche tramite la pubblicazione di
articoli non provenienti dalla nostra redazione,
di stimolare un dibattito pubblico corretto e
approfondito. E, come è nel nostro costume,
senza fare sconti a nessuno!
Pietro Feola
“Campania e Vicenza, doppio allarme ambientale
sull’acqua che esce dai rubinetti delle città italiane”.
A lanciarlo il Comando militare americano, che da
sei mesi ha lanciato una grande campagna
sull’inquinamento di aria, terra e acqua nella zona
compresa tra Napoli e Caserta, dove vivono circa
10 mila tra militari e civili statunitensi. Lo rivela
L’espresso, secondo il quale “la situazione più grave
riguarda la Campania ”. A quanto riferisce il
settimanale, dai primi risultati sugli esami condotti
dal comando americano sulle abitazioni nell’area
tra Napoli e Caserta risulta che “nel 30 per cento
dei casi analizzati, si registra un’elevata eccedenza
di contaminazione batteriologica. Valori di coliformi
totali anche 50 volte superiori la norma e la presenza
massiccia di coliformi fecali”. Come l’acqua di fogna,
solo che questa sgorga dai rubinetti. “Le analisi
batteriologiche, condotte tra lo Us Naval Hospital di
Napoli e i centri specializzati in Virginia, parlano di
contaminazione delle acque in 48 dei primi 160
appartamenti monitorati monitorati”, prosegue il
settimanale, secondo cui “i 48 casi riscontrati dallo
studio americano riguardano una decina di comuni,
perlopiù casertani: Caserta, Casal di Principe,
Casapesenna, Gricignano d’Aversa, Pozzuoli, Santa
Maria Capua Vetere, San Cipriano D’Aversa, Villa
Ex Incremento Ippico, un grande polmone
verde abbandonato al suo triste destino
In un epoca in cui le notizie e le informazioni viaggiano
in tempo reale sembra quasi impossibile che solo poco
più di un secolo fa le comunicazioni viaggiavano alla
velocità del cavallo. L’undici settembre 2001 abbiamo
visto in diretta il crollo delle ”twin towers”, un evento
che ci lasciò sbigottiti, terrorizzati, incollati al televisore
per vivere in diretta un dramma che nessuno avrebbe mai
immaginato e che ha certamente inciso in modo sensibile
sulla nostra esistenza. Ebbene probabilmente la notizia
della presa della Bastiglia (14 luglio 1789) o della morte
di Napoleone (5 maggio 1821) o dell’elezione di Luigi
Napoleone Bonaparte (dicembre 1848) a presidente della
seconda Repubblica di Francia sono giunte a Napoli solo
qualche mese dopo. Oggi noi sappiamo che la velocità
di circolazione delle idee e delle merci è elemento
fondamentale per lo sviluppo culturale economico e
sociale di un popolo. Di tanto dovevano essersi conto i
Borboni che, per poter modernizzare il regno, si
impegnarono per migliorare la velocità di trasporto delle
persone e delle merci attraverso programmi a breve e a
lungo periodo. Nel lungo periodo pensarono al trasporto
sulle acque portando i cantieri di Castellammare di Stabia
all’avanguardia della tecnologia dell’epoca e con progetti
di canali navigabili (i Regi Lagni). Sulla terra ferma
pensarono al trasporto su strada ferrata (nell’ottobre del
1839 Ferdinando II inaugurò la ferrovia Napoli – Portici).
Nel breve periodo si pensò che per migliorare i trasporti
bisognava migliorare i cavalli e fu creato L’istituto dei
“Cavalli Stalloni”, stazioni di monta equina dove cavalli
razzatori potevano assicurare una progenie con
caratteristiche migliori. Oggi potremmo definirlo un
programma di miglioramento genetico ma all’epoca
Mendel (1822 – 1884) muoveva solo i primi passi sulla
genetica. A Santa Maria Capua Vetere fu istituita una
importantissima stazione di monta che era allocata in via
Roberto d’Angiò (attuale sede del Museo Antica Capua).
Dopo l’unità d’Italia i Savoia, per il miglioramento dei
cavalli in dotazione dell’esercito, pensarono di utilizzare
questa struttura che nel 1862 passò sotto l’amministrazione
del Ministero della Guerra con l’istituzione del “Regio
deposito dei cavallini stalloni”. Nel 1866, probabilmente
ci si rese conto dell’importanza ai fini economici e sociali
del miglioramento della razza equina e passò
all’amministrazione del Ministero dell’agricoltura.
La stazione di monta di Santa Maria Capua Vetere si
connotava come una delle più importanti di Italia tanto
che lo spazio di via Roberto D’Angiò divenne insufficiente
e nel 1935, a seguito di una generosa donazione del nostro
benemerito concittadino il Barone Fratta, fu trasferita
di Briano e Villa Literno. E, oltre ai cittadini
statunitensi, in quell’area vivono almeno 300 mila
persone, tutte potenzialmente a rischio ”. La scorsa
settimana, inoltre, rivela L’espresso, “nella
contestatissima base di Vicenza gli esami hanno
rilevato quantità anomale di idrocarburi. È scattato
subito il divieto di bere e di cucinare con quell’acqua,
e l’immediata distribuzione gratuita di bottiglie di
minerale per tutti i 1.200 soldati. Nella città veneta
i tecnici della municipalizzata e quelli del centro
idrico di Novaledo negano emergenze e puntano il
dito sui pozzi che alimentano parte della della base
statunitense. Ricordano poi la grande falla
nell’oleodotto Nato che a marzo provocò una perdita
di kerosene nel terreno alle porte dell’installazione
militare: ma all’epoca era stata esclusa la
contaminazione dell’acqua cittadina. Potrebbe quindi
trattarsi, secondo loro, di un problema di
manutenzione di depositi e condotte della caserma
Ederle, base dei parà della 173ª brigata appena
rientrati dall’Afghanistan, che hanno subìto lavori
proprio nelle scorse settimane. Ma i tubi della base
sono connessi a quelli della città: anche un problema
interno al fortino può allargarsi a tutto il comune
Il Giornale pag. 25 del 14/08/08
all’attuale sede di via Caserta. Con il D.P.R. 22/09/1955
n. 1298 i cavalli di stalloni presero tra l'altro la nuova
denominazione di Istituto Incremento Ippico. L’istituto
operava in otto circoscrizioni sul territorio nazionale e
con sede in Crema, Ferrara, Reggio Emilia, Pisa, Foggia,
S. Maria Capua Vetere, Catania ed Ozieri.
Con l'avvento delle Regioni, e con la legge n. 382 del
22 Luglio 1975, venivano trasferite alle stesse diverse
funzioni amministrative tra cui l'agricoltura e
successivamente con D.P.R. n. 616 del 24 Luglio 1977
quelle concernenti l'ippicoltura. Ancora, con d.l. 18 Agosto
1978 n. 481 e legge 21 Ottobre 1978 n. 641, furono
soppressi alcuni enti statali, trasferendo alle Regioni i
beni ed il personale dei medesimi. Appare quindi inutile
sottolineare l’importanza che storicamente ha avuto
quest’istituto a Santa Maria Capua Vetere che, iniziato
con 60 soggetti salernitani, è arrivato a gestire fino ad
800 cavalli e l’importanza che ha avuto perché questa
nostra razza equina non si estinguesse. Il salernitano è
un cavallo da sella, una razza molto antica, migliorata
nel corso degli anni da incroci con andalusi e cavalli
orientali. Il mantello è in genere baio, ma è ammesso il
sauro. L'altezza può variare da 1,50 m. a 1,58 m. Oggi
ne esistono 110 in tutta la Campania. La presenza
dell’istituto in Santa Maria Capua Vetere ha perso
notevolmente il suo significato, anzi i cavalli potrebbero
stare meglio altrove ( il comune di Santa Maria Capua
Vetere ha in proprietà notevoli estensioni di terreni
agricoli ) e questo spazio potrebbe essere utilizzato per
creare un parco in grado di valorizzare le essenze arboree
pluridecennali presenti. I lecci intorno alla pista del
galoppatoio disegnano figura geometrica che ricorda
alcuni giardini rinascimentali. Nell’ immagine sottostante,
presa sempre da Google, riporta il giardino di Boboli a
Firenze. A mio parere per valorizzare le essenze già
presenti nel parco si potrebbe disegnare con dei viali
intorno all’anello di lecci quattro quadranti. I viali
potrebbero essere delimitati da piante arboree caducifolie
le cui essenze potrebbero essere tratte dalla tradizione
del verde pubblico della città: ippocastani, platani o piante
capaci di sopportare bene l’inquinamento cittadino: il
bagolaro. Nei primo due riquadri, quelli prossimali alla
strada Appia, realizzare un giardino all’italiana con disegno
liberty , per valorizzare anche la casa del custode nello
stesso stile. Nel terzo e nel quarto un pineta. Negli ex
recinti dei cavalli si potrebbe realizzare la nursery delle
piante di cui parlerò più diffusamente in un prossimo
numero.
Mariano Di Rienzo
Festa dell’Assunta: il grande
flop di una storica tradizione
Matilde Serao, che alla festa sammaritana
dell’Assunta dedicò un breve racconto, molto
probabilmente si sarà rivoltata nella tomba. E
a sacrosanta ragione se si tiene a mente cosa
sono stati i festeggiamenti di quest’anno: un
vero e proprio flop che ha sollevato
l’indignazione popolare in una cittadina, come
Santa Maria Capua Vetere, dove la festività
religiosa è andata sempre a braccetto con
eventi e manifestazioni correlate e in grado di
calamitare in loco migliaia di persone, molte
delle quali provenienti dai centri limitrofi. In
pratica, una grande occasione mondana
perfettamente integrata con il credo religioso
della popolazione. Chi non ricorda, infatti, le
sontuose processioni dove nelle prime file
sfilavano notabili e politici di primo piano e le
performance canore di artisti sulla cresta
dell’onda a partire dagli anni cinquanta-sessanta
in poi? Basti pensare, senza andare molto a
ritroso nel tempo, ai concerti di Michele Zarrillo
e di Alexia nei primi anni duemila. E le stracolme
bancarelle di dolciumi e giocattoli
particolarmente “appetite” da golosi e bambini?
E, invece, poche settimane fa è andata in scena
la grande delusione: una processione
striminzita, scarsa partecipazione popolare,
nessun cantante in piazza ad allietare le calde
ore serali ferragostane e, finanche, la
scomparsa dei fuochi pirotecnici, tradizione
nella tradizione, rinviati dal sindaco Giudicianni
al 22 ottobre San Simmaco ma senza avvisare
pubblicamente la cittadinanza, tanto che in
molti, la sera del 17 agosto, si sono riversati
nei paraggi del cimitero cittadino in attesa di
botti artistici che non sono stati esplosi. La
leggenda narra che lo stesso primo cittadino,
pressato dagli uomini del comitato
festeggiamenti affinché stanziasse una somma
cospicua per l’incendio del Campanile, se ne
sarebbe lavato le mani alla Ponzio Pilato: “Che
l’incendio si faccia o non si faccia, mi è del tutto
Lettere al direttore
Caro direttore
Spero, insieme a tanti altri, che per il mese di
settembre riprendiate le pubblicazioni e non ci
lascerete, ancora una volta, soli davanti a
questo disastro amministrativo che comincia a
pesare in maniera insostenibile e che finora ha
fatto più danni di un ciclone caraibico.
La gente si è resa conto che non sanno gestire
nemmeno una festa patronale, figuriamoci la
città!
Toglietemi uno sfizio, non sono il solo a farvi
questa domanda ma credo a buon motivo di
non essere l’ultimo;
Ma che fine ha fatto la vicenda del consigliere
Pardi, medico di base, che,come riportava un
quotidiano di Caserta era stato denunciato da
un operatore ecologico e su cui la procura di
S.Maria C.V. aveva aperto un indagine? Noi
cittadini semplici restiamo sempre sconcertati
da queste notizie e con il passare del tempo
ci convinciamo, se non ci sono sviluppi effettivi,
che alla lunga faranno finire tutto a tarallucci
e vino.
Un vostro lettore di S.Andrea
Caro direttore
Vi prego di pubblicare la nostra protesta per la
beffa dei fuochi in aria che avrebbero dovuti
essere sparati,come da tradizione il giorno 17
Agosto e che ci ha fatto aspettare inutilmente
con il naso in aria.
Un gruppo di 15 persone.
indifferente!”E, in più, almeno altri due “gialli”
che continuano a far discutere gli abitanti
dell’antica Capua. Il primo: la “fuga” dei
bravissimi musicisti della banda città di
Campobasso dopo una sola esibizione nel
cuore del centro storico. Fuga che da più parti
viene motivata a causa di mancato pagamento.
Il secondo: un gesto di stizza attribuito a don
Antonio Pagano, parroco della chiesa di Santa
Maria Maggiore il quale, non gradendo la
questua in prossimità del luogo sacro, avrebbe
manifestato il proprio dissenso rovesciando la
“guantiera” di un accollatore?
“Scrivetelo che la festa è stata una schifezza!”:
da ogni capannello di persone,
immancabilmente, si levava questo grido di
dolore all’indirizzo del Popolo Sammaritano.
Eppure dalle casse comunali, seppur con
notevole ritardo rispetto ai tempi di
organizzazione, sono stati sborsati non pochi
quattrini: ventimila euro probabilmente devoluti
per le funzioni religiose, più altre migliaia di
euro per le manifestazioni di intrattenimento.
Anche se, a dire il vero, i soldini racimolati
tramite la questua sono stati davvero irrisori.
Come irrisorio è stato il contributo, con le
sparute eccezioni del caso, offerto dai
commercianti indigeni i quali, come sembra del
tutto evidente, hanno smarrito lo slancio dei
decenni passati, senz’altro anche a causa di
una crisi del settore senza precedenti dal
dopoguerra ai giorni nostri. Resta, dunque, il
rammarico di una tradizione oltraggiata e la
rabbia per lo scaricabarile di una
amministrazione comunale poco previdente
che, non trovando migliori giustificazioni, si è
limitata a addossare agli anelli più deboli
dell’organizzazione (e allo stesso comitato
ufficiale per i festeggiamenti) le colpe di un
clamoroso insuccesso.
Mario Tudisco
R E N D I C O N TO
PROVVISORIO FESTA
DELL’ASSUNTA 2008
Da una indagine del Popolo Sammaritano è
scaturito un rendiconto, naturalmente ancora
non definitivo, dei costi per i festeggiamenti
della Madonna Assunta, in attesa che, così
come si augura l’intera cittadinanza, il Comitato
ufficiale dei festeggiamenti in questione
pubblichi, in tempi non biblici, il bilancio ufficiale
delle spese e delle entrate. In attesa dei dati
definitivi ci asteniamo da alcun commento in
questione, con la speranza, con la
pubblicazione delle entrate e delle uscite non
definitive, di aver reso un servizio ai nostri
concittadini.
Entrate:
Contributi comunali per i festeggiamenti : euro
20 mila (di cui incassati, al momento, 11 mila)
Questua festeggiamenti: 11 mila euro circa da
verificare
Pubblicità programma 3300 euro (da entrare
finora 1200)
Ept :cinquemila euro ancora da versare
Regione Campania: 7 mila da versare
Totale Entrate: 47 mila 500 euro
Uscite:
Addario luminarie 13 mila
Addario Palco 2000
Gambardella audio luce 2000
Messa cantata 2500
Addobbi santi 1200 euro
Vescovo 200 euro per processione spese
logistiche
Spettacolo “In bocca al lupo” 1400
Sfilata moda piazza Bovio 300
Festival sammaritano piazza San Pietro 500
Bottari piazza Mazzini 300
Campanile incendio 6000
Vigili del Fuoco sempre incendio 500
Tipografia Feola 2000
Fuoco piazza Mazzini passaggio processione
14 agosto 2000 euro
Fuochi mattinata 500
Alza bandiera 13 luglio euro 500 banda di Curti
4 agosto discesa santi 500 banda di Curti
13 agosto banda completa 1350 banda di Curti
con majorettes
14 agosto banda di Campobasso 4000 euro
Siae 750
Spese varie (corrente ed altro) 1000
Totale Uscite: 42 mila e 500 euro
LA TABACCHERA BUGIE e CURIOSITA’
DI MONSIGNORE nel regno di NAPOLI
La nostra generazione e quelle precedenti è
stata costretta a credere che il regno dei
BORBONI ha rappresentato nella storia
dell’Europa “il peggio del peggio”. Ci hanno
convinto con tutti i mezzi che avevano a
disposizione: con i film, con i romanzi ,con la
letteratura, con la storia(truccata) e solo coloro
che avevano la possibilità di andare “per
biblioteche” conoscevano i fatti.
Ci hanno fatto credere che non è mai esistita
una classe dirigente napoletana seria e capace,
ci hanno persuaso che tutto quello che è stato
realizzato a Napoli è stato frutto del caso. Dei
BORBONI ne hanno fatto delle macchiette :
rozzi, incapaci, furfanti, sanguinari.
Ebbene noi abbiamo scoperto che il regno di
Napoli era il più illuminato d’Italia.
Risale infatti al 1735 la Prima Cattedra di
Astronomia, in Italia, affidata a Napoli a Pietro
De Martino.
Il 4 Novembre del 1737, sotto Carlo I di
Borbone, avviene l’inaugurazione del Teatro
San Carlo, il più antico teatro lirico operante
d’Europa, fra quelli oggi esistenti, riconosciuto
dall’UNESCO come patrimonio dell’umanità,
costruito in soli 270 giorni
Aerei di linea: l'isola deserta.
Un aereo di linea precipita in acqua nel mezzo
del Pacifico del Sud... Tre sopravvissuti
solamente: il pilota, uno steward e una hostess.
Si aggrappano ai rottami che galleggiano in
superficie e, dopo una settimana alla deriva,
arrivano su un'isola totalmente deserta. Sono
al di fuori di tutte le rotte aeree e marittime.
Sanno che non li cercano piu', poiche' hanno
visto da lontano il viavai degli aerei che
sorvolavano il luogo dell'incidente ...
La vita si organizza. Si costruiscono una
bellissima capanna. La natura generosa
fornisce loro carne, frutta, acqua fresca. Sono
belli, sono giovani .... Dopo 2 mesi, la giovane
hostess si decide a parlare agli altri due:
Ascoltate amici. Noi siamo soli. Forse per
sempre. Ci siamo sempre rispettati, abbiamo
la nostra intimità, tutto e' molto bello... ma io
sento che noi soffriamo tutti di una certa
mancanza. Io so che voi non osate parlarmene,
allora lo dico io stessa: sono d'accordo. Basta
arrangiarsi, per esempio tu i giorni pari e tu i
giorni dispari; e se c'e' qualunque problema,
se ne parla. Contentissimi di averne potuto
parlare e di essersi organizzati, passano delle
settimane favolose. Ciascuno al suo turno, con
un rispetto e una intesa esemplari, uno i giorni
pari, l'altro i giorni dispari. Disgraziatamente,
Dialogo tra un cammello adulto ed il figlio.
Raccolta
Figlio " Papà, perché noi cammelli abbiamo
due gobbe? "
notizie in
Padre " Caro figliolo, perché in una teniamo il
cibo, nell'altra teniamo l'acqua e possiamo così
camminare nel deserto per molti giorni senza
corso
bisogno di fermarci per bere o per mangiare"
Figlio " Papà, perché noi cammelli abbiamo le
ciglia così lunghe? "
Padre " Caro figliolo, perché quando nel deserto
ci sono le tempeste di sabbia queste ciglia così
Per le vostre lettere al giornale E-mail: popolosammaritano@libero.it
Il 1751 fu l’anno in cui fu affidata all’architetto
fiorentino Ferdinando Fuga l’edificazione del
più grande palazzo d’Europa a pianta
orizzontale: il Real Albergo dei Poveri
(Palazzo Fuga o secondo il detto popolare
Reclusorio o Serraglio) , voluto da Carlo III di
Borbone per ospitare tutti i poveri di Napoli,
avviare i giovani ad un mestiere e le giovanette
ai corsi di ricamo e di cucito.
Ancora Ferdinando Fuga disegnò il "Cimitero
delle 366 fosse" vicino Poggioreale a Napoli,
il primo cimitero italiano per poveri.
Nel 1781 il giurista Michele de Jorio, di Procida,
compilò il primo Codice Marittimo Italiano.
Nel 1789 vi fu la prima assegnazione di
"Case Popolari" in Italia a San Leucio, frazione
del comune di Caserta in cui, durante il regno
di Carlo III, fu costituita la comunità Real Colonia
di San Leucio, basata su uno statuto con leggi
e regole valide solo per la comunità stessa.
Ancora a San Leucio vi fu la prima istituzione
di assistenza sanitaria gratuita.
Queste sono solo una piccola parte delle
“curiosità che abbiamo trovato per voi. Alla
prossima!
DRD
dopo due mesi, la ragazza prende un virus
fulminante, e muore ... E' la catastrofe.
Gli altri due sono terribilmente tristi, ma la vita
si riorganizza, e i giorni e poi le settimane
passano. Dopo un mese, uno dei due si rivolge
all'altro dicendogli: Ascolta, vecchio mio, il
tempo passa, so che e' dura per te come per
me, allora tanto vale parlarne. Io sento la
mancanza, sono giovane, non posso continuare
cosi. Che cosa ne pensi? E l'altro lo ringrazia
d'aver osato parlarne, e subito lo rassicura
dicendogli che e' la stessa cosa per lui. Tu la
pensi come me, allora? Si, sono d'accordo. E
se non funziona, se ne parla. D'accordo. Come
facciamo? Tu i giorni pari, ed io i giorni dispari?
D'accordo, proviamo. Ed essi passano di nuovo
delle settimane piacevoli... Ma una sera, uno
dei due dice all'altro: Ascolta, avevamo detto
che ne avremmo parlato se qualcosa non
andava. Ebbene, io trovo che c'e' qualcosa che
non va piu'.
Siamo soli e sentiamo la mancanza, d'accordo,
ma quello che facciamo mi infastidisce: e' contro
natura .... Tu mi rassicuri, dice l'altro, anch'io
volevo parlartene, vorrei smetterla. Ad ogni
modo, non sono le stesse sensazioni di prima...
Tu sei d'accordo, allora? Si, e tu? Si
Bene ... la sotterriamo?
lunghe ci proteggono gli occhi e possiamo
continuare il viaggio senza fermarci "
Figlio " Papà, perché noi cammelli abbiamo la
pelle così dura? "
Padre "Caro figliolo, perché dobbiamo riuscire
a sopportare i forti sbalzi di temperatura che ci
sono nel deserto tra il giorno e la notte "
Figlio " Papà e che cazzo ci facciamo noi allo
zoo di Londra? "