Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
ROMA
Quello che io, con la mia flebile voce, ho sempre contestato e continuo a trovare vergognoso, fu il nostro modo di arrenderci. Noi eravamo un Paese vinto,
che non si batteva pi nemmeno per difendere il proprio suolo. Gli anglo-americani avevano preparato lo sbarco in Sicilia come un assaggio o prova
generale di quello che si apprestavano a fare in Normandia. E ad accoglierli trovarono invece della gente che gli batteva le mani (interessati ma non tutti) e gli
chiedeva scatolame, cioccolata e sigarette. Cos'altro poteva fare, se non arrendersi, il governo di un popolo che si era gi arreso? Solo che la resa potevamo
farla in due modi: alle spalle e all'insaputa dell'Alleato, oppure avvertendolo che lo avremmo fatto perch non avevamo alternativa. Scegliendo la seconda
strada, noi non avremmo salvato nulla, come nulla salvammo scegliendo la prima. Nulla, meno una piccola cosa, a cui noi italiani non diamo mai alcun peso:
l'onore. Vinti s, come pu capitare a qualsiasi esercito e a qualsiasi popolo. Traditori, no. Fra le tante critiche mosse al Re e a Badoglio per il modo in cui
condussero quella vicenda, non viene mai citata la parola d'onore che il Maresciallo dette all'Ambasciatore di Germania il 7 settembre, quando l'armistizio di
Cassibile era ormai firmato, con cui il nuovo governo attestava la sua ferma volont di continuare a battersi. Della nostra condizione politica e militare, nulla intendiamoci - sarebbe cambiato. I tedeschi avrebbero ugualmente occupato quanto potevano occupare della Penisola, forse avrebbero arrestato il Re e
Badoglio e disarmato le nostre truppe. E noi saremmo stati un Paese che, riconoscendosi vinto, deponeva le armi, e basta. Quello che ci disonor fu il nostro
passaggio nel campo nemico alle spalle dell'alleato, e quello che ci ridicolizz fu la nostra pretesa, alla fine della guerra, di sedere al tavolo dei vincitori.
(Corriere della Sera del 17 novembre 2000)
http://vlib.iue.it/hist-italy/military-ww2.html
soverchiante potenza avversaria, nellintento di risparmiare ulteriori e pi gravi sciagure alla nazione, ha chiesto un
armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta stata accolta.
da parte delle forze italiane in ogni
e nodi stradali. In particolare ai tedeschi serviva una grossa carrozzabile verso il Nord ed in
particolare quella che attraversava il Tevere sul ponte della Magliana, aperta a tutte le
evenienze. Cosi pensavamo attribuendo ai tedeschi l'intenzione o di ritirarsi o di bypassare
Roma per continuare a rifornire il fronte che diventer famoso col nome di Cassino. Il settore,
un arco molto ampio (vedi piantina in alto) era tenuto dalla Divisione Granatieri di Sardegna
con 13 capisaldi. Nelle prime ore del giorno 9 quando ormai era chiaro che lo sbarco anzich
sopra Roma era a Salerno, la carrozzabile era necessaria per far transitare rinforzi in senso
contrario, Nord Sud. Il caposaldo 5 che teneva il ponte della Magliana e tutti gli altri ad uno ad
uno cedettero. Il Ponte della Magliana qui narrato non esiste pi poich gi all'epoca era in progetto il nuovo ponte. Si trattava quindi di un
vecchio ponte in metallo, smontato da altro sito, con una campata centrale apribile per il passaggio di vaporetti. Il ponte sede del caposaldo
n.5 il primo ad essere assalito. Perso e riconquistato pi volte si arrende alle 7 del mattino del 9. L'intervento del Reggimento Montebello
dell'Ariete trasferito dall'Olgiata valse a riequilibrare per un momento le sorti e a rioccupare con il potente 600 gruppo semoventi del 235
artiglieria Ariete (Capitano Incannamorte) il caposaldo 5 (questi due reparti erano stati distaccati dall'Ariete che si trovava proiettata verso la
Tiburtina (inutilizzata) per coprire la fuga del Re: ma il re non era scappato con la complicit dei tedeschi?).
l'Ariete a Tivoli, a Est. A sera anche le restanti divisioni a Nord di Roma lasciarono alcuni capisaldi con destinazione Tivoli: a che pro?. La
sera del 9 si concludeva con un nulla di fatto e un gran nervosismo in campo italiano, per l'incomprensione delle manovre ed per la
possibilit che a sud di Roma i reparti del 4 carristi, della P.A.I, dei Granatieri alla lunga non sarebbero stati in grado di resistere all'attacco
dei paracadutisti tedeschi. Il 10 mattina i tedeschi tornano ad avanzare nella zona della piramide Cestia -Eur investendo Porta S. Paolo, il
piazzale Ostiense, Porta S. Sebastiano. Questa volta hanno la meglio. Gli italiani ormai si ritirano verso il centro citt e sulla passeggiata
archeologica ormai al Colosseo avvengono gli ultimi scontri prima del cessate il fuoco delle 16. Alle 10,45 era arrivato l'ordine alle divisioni
corazzate e motorizzate di fare dietrofront e tornare a Roma. Passando a Sud di Roma attraverso Ciampino e Centocelle i tedeschi sarebbero
stati presi di spalle. Alle 19 davanti agli aeroporti gli italiani trovano gli 88 tedeschi e il battaglione ADRA (arditi aeronautica italiana)
rimasto con loro. A Frascati intanto si era gi trattata la resa dalle 16 del pomeriggio e dopo i primi scontri davanti agli aeroporti arriva
l'ordine di sospendere il fuoco in attesa di ulteriori notizie. Il 18 REC bersaglieri inquadrato dalla mattina nell'Ariete riceve alle 17 gli stessi
ordini e le stesse minacce fatte all'Ariete da foglietti lanciati da un aereo. Ritiratosi a Settecamini subisce un attacco da parte di Junkers e la
mattina del 11, ferito il comandante, il reparto si disperde.
Dopo la proclamazione di Roma citt aperta, Monterotondo ancora sede dello S.M. Esercito (Centro Marte). Mentre il paese impazzisce di
gioia all'annuncio dell'armistizio i tedeschi decidono di lanciare un attacco dal cielo; allalba del 9, cinquanta junker 52 sorvolano il paese e
lanciano 800 diavoli verdi agli ordini del Maggiore Gerike, con lintento di arrestare il Generale Roatta e gli alti vertici, fuggiti invece
nottetempo. I paracadutisti tedeschi seminano morte e terrore. La resistenza presso lOsteria del Grillo, la Stazione e il Municipio strenua.
Vi partecipano alcuni reparti delle divisioni Piave e Re insieme a numerosi civili armati con doppiette da caccia e mitra presi ai caduti. Il 10
settembre i tedeschi, vista linutilit di un simile massacro (per una cosa che non c' pi e -sembra strano- per l'impossibilit di ricevere
rinforzi) chiedono la resa (loro) che viene concessa con lonore delle armi. Avevano lasciato a terra 300 uomini il doppio dei nostri e il triplo
Matthew Bunker Ridgway born Fort Monroe, Virginia 3 March di quanto lasceranno a Roma !!!.
Lo storico Zangrandi ha proposto la tesi che Badoglio abbia venduto Mussolini a Kesselring in cambio della possibilit di fuggire indisturbato al sud col re: Badoglio avrebbe potuto
infatti, secondo Zangrandi, portare con s Mussolini per consegnarlo veramente agli alleati, come prescrivevano le condizioni dell'armistizio, dato che Campo Imperatore (dove il Duce era
detenuto) distava solo pochi chilometri dalla statale che il corteo dei fuggiaschi percorse per raggiungere l'Adriatico. L'ipotesi di questo "baratto" non suffragata da alcuna prova
documentale, ma storicamente accettabile: Kesselring sapeva che le guardie del Duce avevano l'ordine di non lasciarlo cadere vivo nelle mani
tedesche, e si rese forse conto dei problemi che avrebbe avuto se Mussolini fosse stato ucciso sul Gran Sasso, e perci possibile che abbia
avuto la convenienza di accettare tale "accordo". Zangrandi in pi fa notare, ad avvalorare la sua tesi, che la mattina del 9 settembre le diciotto
strade che si dipartono da Roma furono tutte bloccate dalla Wehrmacht, ad eccezione di una, la Tiburtina, sulla quale si avviarono il re e il suo
seguito, e che inoltre tutto l'itinerario (da Roma a Tivoli, Avezzano, Chieti, Pescara, Ortona al Mare) fu tenuto sgombro dal traffico militare
pesante, e che ad ogni posto di blocco tedesco (come conferma lo stesso generale Puntoni) non vi fu "nessuna difficolt per il nostro passaggio",
e che infine un aereo tedesco segu dall'alto il percorso della Corvetta Baionetta fino a Brindisi (ed era uno Junker 88 da bombardamento in
picchiata...). "passando davanti ai paesi della costa - ricorda il principe Umberto - si chiedeva per radio se ospitavano truppe tedesche:
Manfredonia, Barletta, Bari e Monopoli risposero di s, Brindisi infine rispose di no, c'era solo un presidio della Regia Marina". Fu a Brindisi
dunque che il re e il suo seguito giunsero, terminando quella "fuga ingloriosa" che doveva concludere per sempre il mito di Casa Savoia.
18R.e.co. Bersaglieri
Alla sinistra di Castellano (abito scuro) Franco Montanari, di madre americana, cugino di
Badoglio. Il fratello e la sorella si erano naturalizzati Usa
Il 18 reggimento esplorante corazzato bersaglieri (oro al Piave di Fagar Nov.
17-Lug.18 del vecchio 18) s'era di nuovo formato nel 1935, per rimpiazzare nei
ranghi del R.Esercito il 3 destinato alla campagna dEtiopia. Alla fine della
campagna il 18 venne di nuovo sciolto. Il 18 coi suoi battaglioni originari
67-68-69 si ricostitu in Siena nel deposito del 5 il 1 febbraio 1942 in versione
alleggerita di Reparto Esplorante Corazzato perdendo in seguito il LXVII inviato
in Russia. http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/42/67corazzato18reco.htm
Nel gennaio 1943 quello che restava del 18 fu trasferito nel sud della Francia nei dintorni di Tolone in vista di possibili sbarchi nemici alle dipendenze del XXII c.d.a. col supporto del 372
gruppo di artiglieria da 149/19. Dopo i fatti del 25 luglio 43 fu fatto rientrare a Torino per essere inserito nellorganico della Divisione Corazzata Centauro II ex legionaria CCNN M. Gia
prima aveva avuto lorganico decurtato della 1 cp blindata che era andata a rinforzare come 7 a cp (delVII C.D.A) il 10 Raggruppamento Celere Bersaglieri in Corsica. L8/9 il
reggimento era in viaggio di trasferimento su pi treni treni verso il Lazio. Un treno era gi alle porte di Roma quando venne dato l'annuncio dell'armistizio. Il treno fermato a Firenze
(met della 3 cp carri L 6, la 4a moto e il LXIX battaglione) si scontra con reparti tedeschi sulla strada del passo della Futa. Il treno su cui viaggiavano la compagnia comando reggimentale
e i servizi sbarcarono a Bassano in Teverina presso Orte il pomeriggio dell'8 ricongiungendosi agli altri a Settecamini. I reparti in Roma nella notte del 9 sbarrarono l'accesso da Tivoli
scontrandosi coi tedeschi nella mattinata del 10. Quello che era arrivato del 18 REC bersaglieri entr a far parte,
dalla mattina del 10, della divisione Ariete II del generale Raffaele Cadorna (la divisione Ariete aveva perso il R.e.co
Montebello andato a rinforzare i granatieri). Nel pomeriggio con altri elementi della divisione attaccarono i tedeschi
a Porta S. Sebastiano, S. Paolo e alla passeggiata Archeologica. Alle 17 il 18 Rec riceve gli stessi ordini e minacce
fatte all'Ariete (foglietti lanciati da aereo) che diceva essere in atto dalle 16 un accordo di cessate il fuoco. Ritiratosi
a Settecamini subisce un attacco aereo da parte di JU87 e la mattina del 11, col comandante ferito, il reparto si
disperde dopo aver sabotato i mezzi.
Erano mesi (1943) che lo Stato Maggiore Esercito cercava di togliere dal territorio metropolitano le camicie nere, anche le pi scadenti, ma specialmente quelle nelle vicinanze di Roma. Mentre cera una guerra dichiarata
quella che preoccupava di pi era quella interna. Tutte le loro brighe avevano portato allunico risultato della costituzione di una divisione corazzata sul modello delle Waffen SS, armata per giunta dai tedeschi a pochi
chilometri da Roma. Quando le esercitazioni a fuoco diedero la misura della efficienza a cui era giunto laddestramento, il panico si diffuse negli alti vertici militari a Roma. Panico che interessava comunque in maniera
maggiore i cospiratori fascisti del 25 luglio che si stavano preparando. Lo SME da parte sua non poteva far altro che disporne strategicamente, si escludeva la Sicilia data per persa, in funzione antisbarco da qualche parte.
Quella parte venne individuata nella penisola Salentina (Lecce), sufficientemente lontana da Roma e in posizione privilegiata per assistere a uno sbarco. La Centauro dove va lasciare le proprie posizioni intorno a Bracciano
alla Ariete II. Il 25 luglio per la Centauro era ancora li. Un gruppo Ariete si era per gi dislocato anticipatamente (la Storta a mezza strada fra Campagnano e la Capitale) fra Centauro e Roma. Il mattino del 25 come gi
detto i reparti delle Camicie Nere non si mossero per ordine di Galbiati Capo di S.M. della Milizia. Quando Badoglio annunci "la guerra continua" gli unici cambiamenti alla Centauro furono la sostituzione di Lusana col
genero del Re Calvi di Bergolo che assumeva dal 27 il comando. Del fatto che la Centauro poteva rovesciare le decisioni del 25 Luglio e aprire una guerra civile ne abbiamo pure detto. Il comportamento tenuto e la nuova
situazione venutasi a creare cassarono lordine di trasferimento in Puglia per una nuova destinazione: Bagni di Tivoli. Il fatto che i legionari si fossero messi a cantare qualche canzonaccia, tipica da Marcia su Roma, diffuse il
panico. Fu un susseguirsi di generali, pallidi per l'emozione che giungevano al Comando Divisione chiedendo angosciati se fosse in atto una ribellione. Furono rassicurati e rifocillati, ma il timore di un pericolo rimase e fece
decidere allo S.M. una variante al percorso delle colonne, deviandole per Castel Giubileo, giacch sembrava rischioso far traversare Roma dalle CC.NN., soprattutto dal Gruppo dei carri armati Leonessa.
Dopo il 25 luglio 1943 la Divisione fu ridenominata Divisione Corazzata Legionaria "CENTAURO" (qualcuno la numera col 136 al posto del 134 che nessuno s'era ricordato appartenere alla GGFF che non aveva mai
visto la luce come divisione corazzata). Le camicie nere, tolti i fasci dal bavero, erano tutte su un reggimento tradizionale di fanteria su tre battaglioni (3 cp cd), i carri tedeschi nel Gruppo Leonessa su tre compagnie (si parla
poi anche di un battaglione XIX Carri M, costituito in data 01 settembre 1943) e lartiglieria del Valle Scrivia. A questi reparti si doveva
aggiungere come Reco esplorante il 18 Bersaglieri che non pervenne mai nei ranghi, a causa degli eventi, finendo aggregato alla Ariete
II. Nei giorni dellArmistizio la Centauro rimase immobile giocando su entrambi i fronti. I tedeschi la temevano perch aveva armi tedesche, gli
italiani per lo stesso motivo. Checch ne dicano molti storici ce ne era a sufficienza per sgombrare i tedeschi da Roma (il giallo delle forze o
della Difesa di Roma) e permettere un aviosbarco Alleato che si sarebbe alimentato di mezzi e armamenti dagli aeroporti. Il giorno 9, mancando
Carboni del CAM, Calvi di Bergolo il pi anziano in servizio e lunico che aveva in quel momento rapporti coi tedeschi apr un tavolo di cessate
il fuoco. Il ritorno di Carboni non cambi nulla se non in termini di condizioni, condizioni che per i tedeschi valevano carta straccia come
qualsiasi accordo (vedi Roma citt aperta). Il 16 settembre 1943 - Divisione ancora in armi - il Comando tedesco chiese la restituzione dei carri
armati e di quasi tutto l'armamento pesante per destinarlo al fronte di Salerno. Risolto l11 il problema di Roma i tedeschi ebbero modo di
scatenare la controffensiva che per poco non ricaccia a mare gli alleati il 12 a Salerno. Il 21 settembre 1943 ufficiali e legionari alla Caserma
"Mussolini" di Roma decisero la ricostituzione della "Leonessa" come Gruppo Corazzato con mezzi italiani.