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LA NASCITA DELLA
NOUVELLE VAGUE
IRANIANA
A Simple Event: The Birth Of Iranian New Wave Cinema
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Questa rassegna offre un punto di vista sulla nascita del cinema moderno in Iran e sul periodo oggi noto come nouvelle vague iraniana. I film proposti compongono circa un
quarto di quella produzione e sono stati scelti in base allaccessibilit e alla qualit delle copie oltre che per i loro meriti
artistici.
La nostra analisi riguarda quattro registi, ciascuno dei quali
trascorse un periodo allestero prima di tornare in patria e
rivoluzionare, seppur inconsciamente, il cinema nazionale,
ribellandosi a una societ considerata apatica e profondamente divisa in materia di giustizia.
Nel 1949 Farrokh Ghaffari torn da Parigi. L aveva stretto amicizia con Henri Langlois, al quale aveva promesso di
dare vita a una cineteca iraniana. Non solo mantenne la promessa, ma negli anni Cinquanta pass egli stesso alla regia.
Nel decennio successivo tornarono a Teheran anche Dariush
Mehrjui, Sohrab Shahid Saless e Kamran Shirdel, rispettivamente da Los Angeles, Parigi e Roma. Grazie a una serie di
film realizzati tra il 1965 e la met degli anni Settanta (con
un picco creativo nel 1969), il silenzio fu quasi spezzato: era
ormai alle porte una rivoluzione cinematografica e sociale, e
questi cineasti dal talento sovversivo finirono a lavorare per
il sistema, dato non che non potevano far altro che ricorrere
ai finanziamenti pubblici per produrre i propri film.
Se i registi del nuovo cinema europeo avevano abbandonato
i teatri di posa per descrivere la durezza della vita urbana,
gli iraniani scelsero di esplorare i villaggi, le baraccopoli e i
volti dei derelitti. Tutti ammiravano il neorealismo italiano,
e tornando dalle metropoli occidentali rimasero sconvolti
di fronte a un paese sfigurato dalla povert e dallinuguaglianza. La nouvelle vague iraniana fu una risposta morale,
politica ed estetica a quel trauma culturale.
Le collaborazioni tra i quattro cineasti furono praticamente
inesistenti, malgrado i comuni problemi con la censura, che
neanche la rivoluzione riusc a sconfiggere. Fu per questo
motivo che quasi tutti i grandi registi del nuovo cinema iraniano, con leccezione di Mehrjui, lasciarono il paese e nella
maggior parte dei casi non tornarono per raccogliere i frutti
di ci che avevano seminato. Questi registi non solo prefigurarono il cinema iraniano degli anni Novanta ma contribuirono al cinema post-rivoluzionario ancora pi concretamente: Gaav salv letteralmente il cinema iraniano da una
messa al bando permanente; Yek ettefagh-e sadeh inaugur
una serie di drammi sociali interpretati da attori bambini; e
i film di Shirdel, un tempo proibiti, illuminarono gli schermi e commossero il pubblico con la loro audace sincerit.
Il nostro programma racconta dunque un momento di bellezza segnato dal disinganno, tra vite sradicate e laffievolirsi
dei primi sogni di un nuovo cinema iraniano.
Ehsan Khoshbakht
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This programme offers one way of looking at the birth of modern cinema in Iran, a development now commonly referred to
as the Iranian New Wave. The films presented here make up
roughly one quarter of the New Wave films and were selected
according to accessibility and print quality above notions of artistic merit alone.
This particular narrative concerns four filmmakers, each of
whom returned home to Iran following a period spent overseas,
in order to revolutionise, even if subconsciously, their national
cinema. In doing so they also rebelled against a society they
found apathetic and divided over matters of justice.
In 1949 Farrokh Ghaffari returned from Paris, where he had
befriended Henri Langlois and promised that he would initiate an Iranian cinmathque. He not only fulfilled that promise but also took up filmmaking in the 1950s. The following
decade Dariush Mehrjui, Sohrab Shahid Saless, and Kamran
Shirdel each arrived in Tehran from Los Angeles, Paris and
Rome respectively. With a series of films made between 1965
and the mid-1970s (reaching a creative peak in 1969), the
silence was almost broken: a revolution, both cinematically and
socially, was underway and the subversive talents of these filmmakers were put to use within the system as they had no
choice but to rely on government funds.
While most of the European New Wave directors turned their
cameras on images of the naked, urban life outside the studios, the Iranians chose to explore life in the villages and shanty
towns, and the faces of the underdogs. The filmmakers all loved
Italian neorealism and having recently returned from western
metropolises they were shocked to find a country whose face was
leprous with poverty and inequity. The Iranian New Wave was
a moral, political and aesthetic response to that cultural shock.
There was hardly any collaboration among these four figures,
though they each faced similar problems of censorship, which
even the revolution failed to defeat. Consequently almost all
the key New Wave filmmakers, except Mehrjui, left Iran. Most
of those who did never returned to reap what they had sown.
They not only foreshadowed the Iranian cinema of the 1990s
but contributed to the post-revolutionary country in even more
explicit ways: Gaav (The Cow) literally saved Iranian cinema from a permanent ban; Yek ettefagh-e sadeh (A Simple
Event) led to a series of social dramas featuring child actors;
and Shirdels once-banned films lit up the screens and moved
audiences with their sincerity and boldness. This simple event,
then, is one of beauty underscored by disillusionment, with lives
uprooted and earlier dreams of a new Iranian cinema faded.
Ehsan Khoshbakht
SHAB-E GHUZI
Iran, 1965 Regia: Farrokh Ghaffari
[La notte del gobbo] T. int.: Night of the
Hunchback. Scen.: Farrokh Ghaffari, Jalal
Moghaddam. F.: Gerium Hayrapetian. M.:
Ragnar. Mus.: Hossein Malek. Int.: Pari Saberi (la padrona di casa), Khosro Sahami
(il gobbo Ahmad), Mohamad Ali Keshavarz (Jamal, il barbiere), Farrokh Ghaffari (lassistente di Jamal) Paria Hakemi,
Farhang Amiri. Prod.: Iran Nema Studio
35mm. L.: 2494 m. D.: 91. Bn. Versione
farsi / Farsi version. Da: National Film
Archive of Iran Preservato nel 2014 da
National Film Archive of Iran a partire dal
negativo originale 35mm / Preserved by
National Film Archive of Iran in 2014 from
the original 35mm negative
Shab-e ghuzi
Sul set di Oon shab ke baroon oomad ya hemase-ye roosta zade-ye gorgani
story of a heroic village boy who prevented a train disaster appears and spreads
quickly. The incident, reported on and
challenged by local officials and journalists, is soon doubted and leads ultimately
to confusion, with nobody knowing exactly who has saved whom.
Born in 1939, Shirdel is best remembered for his clandestine documentaries
about impoverished people not forgetting his remake of Breathless under the
title Sobh-e Rooz-e Chaahaarom (The
Morning of the Fourth Day, 1972).
A graduate of Centro Sperimentale di
Cinematografia, his other films prior
to The Night It Rained were funded
and banned by the Iranian government,
never shown under the Shah. This antiauthoritarian, Rashomonesque tale was
also initially banned, but six years after
production was deemed harmless. It was
then premiered at the Tehran International Film Festival where it won the
Best Short Film award.
GAAV
Iran, 1969 Regia: Dariush Mehrjui
[La vacca] T. int.: The Cow. Sog.: Azadaran-e Bayal [Gholam-Hossein Saedi].
Scen.: Dariush Mehrjui. F.: Fereydon Ghovanlou. M.: Dariush Mehrjui. Mus.: Hormouz Farhat. Int.: Ezzatolah Entezami
(Mash Hassan), Mahin Shahabi (la moglie
di Hassan), Ali Nassirian (Mash Islam),
Jamshid Mashayekhi (Abbas), Jafar Vali
(Kadkhoda) DCP. D.: 104. Bn. Versione
farsi / Farsi version Da: National Film Archive of Iran Il negativo originale stato scansionato e restaurato digitalmente
in 2K nel 2012 da Pishgamane Cinemaye
Arya grazie al nanziamento del National
Film Archive of Iran. Il nuovo negativo cos
generato stato approvato dal regista /
After scanning the original negative in 2K,
digital restoration was done by Pishgamane Cinemaye Arya in 2014 with funding by
the National Film Archive of Iran. A new
negative was produced and approved by
the films director
Esistono altri film che parlano di uomini e di vacche (per esempio La Vache et le prisonnier), ma al contrario di
Gaav non possono certo essere definiti
storie damore, n sanno indagare con
altrettanta forza la pazzia, la solitudine e
lossessione. Questa pietra miliare della
nouvelle vague iraniana narra la storia
di un poveruomo (lattore teatrale Ezzatolah Entezami in una delle pi grandi interpretazioni del cinema iraniano) e
della sua unica fonte di gioia e di sostentamento, una vacca che fornisce il latte
a tutto il villaggio. (Prevedibilmente,
alluscita del film la sinistra interpret il
latte come una metafora del petrolio).
Una notte la mucca viene misteriosamente uccisa e a quel punto subentra la
pazzia, o meglio la trasformazione.
Mehrjui, che a partire dagli anni Sessanta ha continuato a reinventare il suo
rapporto con il cinema, sa passare dai
toni mesti di un adattamento di Salinger alla commedia esilarante. Di umili origini, and a studiare filosofia alla
UCLA e dopo aver fatto ritorno in Iran
si vide affidare un thriller alla James
Bond lontanissimo dalle sue ambizioni
autoriali. Fu il suo secondo film, Gaav,
ispirato ai racconti dello psichiatra marxista Gholam-Hossein Saedi, a segnare
la svolta. Girando Gaav non avevo
idea degli effetti che avrebbe avuto sulla storia del cinema iraniano, racconta Mehrjui, era pi che altro una mia
reazione alle tendenze commerciali e
per molti versi volgari dellindustria cinematografica di allora. Avevo sempre
voluto fare un film ambientato negli
spazi rurali di un villaggio, specialmente dopo aver visto Au Hasard Balthazar
e I figli della violenza.
Il film si vide subito vietare lesportazione, ma un amico francese di
Mehrjui riusc a portarne clandestinamente una copia alla Mostra di Venezia, dove fu proiettato senza sottotitoli
diventando una delle prime opere del
cinema iraniano a essere apprezzate
sul piano internazionale. Intensa commistione di religione e di politica di
sinistra (due forze cruciali nella rivoluzione del 1979), Gaav ritorn alla
Gaav
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