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Il Ritorno
La ricerca
Klimt – Il bacio
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Pian piano il grigio è scomparso, la
nebbia si è dileguata e dal nulla è
apparso il giardino che vedi, la
fontana, l’acqua e le donne che
allietano le mie giornate e la mia
tavola. Passano da qui, anime e
corpi; le anime hanno raggiunto la
loro pace e la loro beatitudine. I
corpi, per la verità non molti, sono
spaesati e sconsolati come te, quasi
tutti sospirano un presto ritorno alla
vita di prima e pochi credono a
quello che io ho scoperto di questo
posto: la volontà e la fede, ti danno
la facoltà di modificare a tuo
piacimento il posto, ricreando i
luoghi dove sei vissuto o quello che
prima, solo sognavi; è sono tanto
reali da farti dimenticare, e di non
volere far ritorno alla vita di prima,
almeno così, è per me >.
Il giardino con la fontana scomparve,
le ombre degli alberi ripresero la loro
danza sino a svanire del tutto,
mentre un chiarore argenteo
sostituiva il sole appena tramontato.
Le ultime due visioni, o sogni del
posto della nebbia, cominciavano a
darmi un quadro più comprensibile
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del luogo dove ero stato: era quello
la dimora dei trapassati, ma per un
mistero incomprensibile vi sostavano
anche alcuni che morti non erano, e
per i non morti, la permanenza in
quel posto assumeva dimensioni
diverse, come diverse erano le
esperienze, la cultura, il modo di
vivere precedente di ognuno di loro.
Presto, né ero sicuro, sarebbe
tornato alla mia mente, il ricordo, e
cosa, e come avevo vissuto il tempo
trascorso, valutabile, almeno per i
miei familiari e la data corrente, in
46 anni. La sicurezza in un
imminente ricordo, però creava
un’ansia che mi rendeva nervoso e
molto timoroso di scoprire recessi
del mio io che per tutta l’altra parte
dei 60 anni di cui ora avevo
nuovamente ricordo, erano rimasti
nascosti. La conoscenza aiuta a
trovare se stessi, ma spesso non
siamo pronti per affrontare la
sofferenza creata, quando affiorano
le paure che si annidano nel nostro
inconscio. Il desiderio di non sapere
e tornare bambini, dove si vive
giorno per giorno e si scoprono
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lentamente le meraviglie della vita,
le bellezze del posto dove abitiamo,
e l’amore che ci danno le persone a
noi care, molte volte diventa
prepotente, perché ognuno sa che la
vera felicità la viviamo nell’infanzia.
Nella grande casa la vita trascorreva
piacevole e la mia famiglia, tutta la
mia famiglia, esclusi i piccoli, mia
madre e naturalmente io, vivevano
una vita frenetica. Gli impegni erano
molteplici per ognuno di loro, ed il
commercio delle perle di silicio,
impegnavano, mio fratello, mia
sorella e mia moglie, figli e nipoti,
cognate e cognati, in un’attività
senza tregua. Solo nel tardo
pomeriggio, due ore prima della
cena, tutti si ritiravano, bambini
compresi, in un’enorme stanza con il
soffitto carico di lampade. Sistemate
sul pavimento c’erano delle strane
sedie con uno strano casco che
rilasciava, acqua nebulizzata
mischiata con uno specifico farmaco.
Entravano nudi, e tutti ben volentieri
si sottoponevano a quella doccia di
luce, acqua e medicinale, che
permetteva loro di rimanere simili al
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giorno precedente. La sostanza
curativa e la luce di quelle lampade,
impediva le cellule dei loro organismi
di invecchiare.
La medicina che inibiva il processo
d’invecchiamento e stimolava la
crescita di nuove cellule, era stata
inventata 5 anni dopo la mia
scomparsa; perciò al mio ritorno,
esclusa mia madre che aveva iniziato
la cura a 90 anni, mio fratello, mia
sorella e mia moglie
apparentemente erano più vecchi o
come me, anche se più giovani per il
calcolo degli anni trascorsi. Durante
quello che era un rito ed una
necessità, se volevano che le cellule
non ricominciassero a degenerare,
io, che non avevo più tale
preoccupazione, poiché il mio corpo
continuava ad essere simile e
perfettamente uguale al giorno della
mia scomparsa, trascorrevo quelle
ore completamente solo. Spesso era
allora che sprazzi di vita nel posto
della nebbia, tornavano per
ricomporre pezzo per pezzo il
mosaico del mio viaggio.
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Ero sdraiato su di un lettino ed
ammiravo un cielo luminoso
contornato da stelle brillantissime
che facevano da soffitto alla stanza.
Improvvisamente, mentre osservavo
quei puntini che sembravano
diamanti, il lenzuolo che mi copriva
si gonfiò assumendo la forma di una
caverna. Dentro non si sentiva
nessun rumore, solo un battito
cadenzato attraversava il liquido che
riempiva la cavità creata dal lenzuolo
e dove io galleggiavo beato. Cercai
di gridare per provare se ero sentito
da qualcuno, ma dalla mia bocca non
usciva nessun suono, pertanto
rinunciai e mi lasciai cullare dal
liquido che era diventato tiepido e mi
dava la sensazione di una completa
protezione. Lo scenario cambiò, ora
percepivo il mio respiro e seguivo
con attenzione l’aria che nella fase
d’inspirazione entrava dal mio naso,
attraversava la trachea e
s’immetteva negli alveoli polmonari
carica d’ossigeno, e completato il
percorso, cominciava la seconda
fase, l’espirazione che portava
all’esterno, sempre attraverso il
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naso, aria satura d’anidride
carbonica. La cosa strana era che
tutti i miei sensi e il corpo compivano
con l’aria, l’intero percorso e perciò
potevo vedere, tra un respiro e
l’altro, l’interno del mio corpo
attraversato dall’aria. La scena
cambiò ancora, percepivo il mio
cuore che batteva, all’inizio lo
avvertivo come fosse una pulsazione
lontana, poi cominciò ad aumentare
sino a diventare un rumore forte,
profondo ed intollerabile, un sudore
freddo scendeva copioso dalla mia
fronte, una paura incontrollabile che
mi stava portando verso il panico
s’impadronì di me, quasi non riuscivo
più a respirare, poi tutto scomparve
e mi ritrovai sul lettino a guardare il
cielo stellato.
Un vocio mi riportò alla realtà, era la
mia famiglia che terminata la seduta
giornaliera nella stanza delle
lampade, guadagnava il proprio
appartamento per rivestirsi e
partecipare all’imminente cena.
Nell’attesa che tutti comparissero
nel salone dove si mangiava, ripensai
al sogno che avevo avuto prima. Non
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mi aiutava nella ricostruzione del
quadro generale, ma apriva una
piccola via che portava verso
un’interpretazione plausibile.
Probabilmente avevo seguito e
sperimentato la teoria dell’arabo, e
nella ricostruzione del mio personale
“ paradiso “ vi era anche una
stanza con il soffitto fatto da un cielo
stellato, e dove, sognavo e vedevo
immagini passate al microscopio dei
miei sensi potenziati, che nascevano
dal ricordo blindato nell’inconscio di:
paura della morte, piacere della vita,
dolcissima nostalgia del rifugio nel
ventre materno.
Il pasto, composto di portate di
carne, pasta e pesci che mangiavo
quasi con avidità, era arricchito
anche da ricette nuove che non
conoscevo, ed erano
prevalentemente ottenute dalla soia
e dalle alghe marine; erano questi i
pasti preferiti e richiesti dalla
totalità dei miei familiari. Le salse
che accompagnavano le nuove
pietanze, alcune piccanti, altre dolci,
e fortemente spezziate, che mi
lasciavano indifferente, erano al
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contrario le predilette dai più
giovani, e abbondantemente le
spalmavano in quella specie di
polpettoni ricavati dalla soia o dalle
alghe.
In un’allegria generale i grandi
parlavano del commercio delle perle
di silicio, che procedeva benissimo,
mentre i piccoli parlavano degli
avvenimenti accaduti durante le ore
di scuola. Io ascoltavo e se qualche
volta intervenivo, era nei discorsi dei
giovani, poiché nulla sapevo delle
perle e delle società che
controllavano il mercato
internazionale. Solo una volta, presi
la parola per rimproverare i
responsabili della nostra società, e
del poco interesse che nutrivano per
i cercatori che vivevano nella miseria
più nera. Anch’io però dovevo essere
rimproverato, perché la maggior
parte del mio tempo, lo dedicavo alla
ricerca del mio “ paradiso “ e del
viaggio che ancora non ero riuscito a
ricostruire nella sua interezza.
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La Ricerca
Continua
51
Estate Inverno
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Primavera Autunno
Susanna
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e, la Venere di Allori.
67
La città
81
Io e la vita
10
( luci ed ombre )