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un
disposizioni
po
risentiti.
precise
Avevano
dato
anche
sulla
dellEnnese: per esempio, a Pasquasia) non dovr essere sfruttata per non creare
problemi alle industrie tedesche che operano nel mercato dei fertilizzanti. E cos
sar.
Piaccia o no, ma da allora che la Sicilia chiude
il capitolo della Kainite, un minerale ricco di
cloruro di potassio e solfato di magnesio. Da
allora non ha chiuso i battenti solo la miniera di
Pasquasia, in provincia di Enna: da allora, in
Sicilia non si parla pi dei solfati. La
verticalizzazione della produzione (estrazione
dei minerali nellEnnese e nellAgrigentino e
lavorazione nellarea industriale di Siracusa),
ipotizzata alla fine degli anni 80 dallex assessore regionale allIndustria, Luigi
Granata, finisce nel dimenticatoio. A fine anni 80 chiude la miniera di
Pasquasia. E si bloccano anche i progetti per la valorizzazione dei minerali del
sottosuolo agrigentino. Aperte resteranno soltanto due miniere di salgemma: la
miniera di Realmonte, in provincia di Agrigento, e la miniera arroccata sulle
Madonie. Entrambe gestite dallItalkali, societ sulla quale, da sempre, i tedeschi
(e non solo loro) hanno gettato gli occhi.
Di solfati non si parler pi. E infatti ancora oggi la Kainite rimane nel
sottosuolo dellIsola. Attenzione: non ci stiamo inventando nulla. Agli atti, per
chi non crede a quello che scriviamo, c un discorso tenuto a Sala dErcole laula di Palazzo Reale dove si riunisce il Parlamento siciliano - da Guido Virz,
allepoca deputato di Alleanza nazionale. Virz fa nomi e cognomi delle societ e
dei personaggi tedeschi che allora bloccavano (e che ancora oggi bloccano)
lestrazione della Kainite dal sottosuolo siciliano. Se lintervento di Virz - che
comunque esaustivo - non dovesse bastare, ci sono, sempre agli atti, i tentativi
di alcuni sindacalisti agrigentini che, pi volte, hanno provato, senza successo, a
rilanciare la questione dei solfati nella provincia di Agrigento.
Unaltra storia strana va in scena a Torre Salsa, una Riserva naturale costiera,
sempre in provincia di Agrigento, che si distende lungo il litorale che corre tra
Siciliana marina ed Eraclea Minoa. Torre Salsa - gestita dal WWF - una Riserva
naturale particolare. Che insiste, per il 90 per cento della superficie (quasi 800
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ettari), su fondi privati. Coltivati a vigneti e ulivi. Una Riserva che piace molto ai
tedeschi.
Ebbene, da qualche anno sembra che gli agricoltori che operano dentro la
Riserva naturale di Torre Salsa siano oggetto di interessi strani e insistenti.
Sembra che incontrino difficolt nellesercitare lattivit agricola. E sembra che
non manchino i personaggi disposti ad acquistare i loro terreni. E sono in tanti,
oggi, a chiedersi: ma chi ha interesse ad acquistare i terreni che insistono in una
Riserva naturale? Per fare che cosa, poi?
Torre Salsa, ovviamente, una digressione. O quasi. Il tema resta la Sicilia. E la
sua disastrosa situazione finanziaria provocata da Roma. E, forse, sotto questa
luce che va vista lazione portata avanti nellultimo anno dal governo nazionale di
Matteo Renzi nellIsola? Una domanda che chiama altre domande: ci sono dubbi
sul fatto che Renzi sia schierato con la Germania della signora Angela Merkel? e
ci sono dubbi sul fatto che Roma stia facendo il possibile - e forse anche
limpossibile - per far fallire la Regione siciliana? Certo, i giornali nazionali non
scrivono che lo Stato, nellultimo anno, ha scippato alla Regione quasi 10
miliardi di euro. E nemmeno i Tg trattano tale argomento. Anzi, le informazioni
sulla Regione siciliana che passano, a livello nazionale - complici anche forze
politiche come la Lega - sono altre (come potete leggere qui). Ma i numeri sono
numeri e la realt non si pu alterare.
Gli esponenti di Sicilia Nazione, in una conferenza stampa andata in scena due
giorni fa, hanno detto che il governo nazionale vuole fare fallire la Sicilia entro il
2017, scaricando la responsabilit sullAutonomia speciale della Sicilia. In realt,
la Regione siciliana non potr mai arrivare al 2017. Al Bilancio 2015, infatti, sono
venuti meno da 600 a 700 milioni di euro di fondi ex Fas. Soldi che lo Stato,
sulla carta, stanzia per le regioni meridionali, ma che ogni anno vengono
sistematicamente dirottati, tutti o in buona parte, alle Regioni del Centro Nord,
come sta avvenendo, proprio questanno, con 5 miliardi di euro di fondi Pac:
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risorse finanziarie del Mezzogiorno finite, nel 90 per cento dei casi, a titolo di
sgravi fiscali, alle imprese del Centro Nord del Paese.
Non solo. C anche da coprire il buco di un miliardo e mezzo di euro 2014.
Insomma, la Regione siciliana
Palazzo Reale
Insomma, si andr avanti fino a dicembre. O forse fino ai primi mesi del
prossimo anno. Ma chiaro che con un buco finanziario di 2 miliardi di euro
non si potr fare il Bilancio regionale 2016. Anche perch Renzi ha pronto il
solito accantonamento da un miliardo di euro da prelevare dalle entrate
regionali. In queste condizioni - con 3 miliardi di euro che mancano allappello la fine anticipata della legislatura del Parlamento siciliano assicurata. Ma
prima di far fallire la Sicilia - e questo potrebbe spiegare il rinvio di sei o sette
mesi della dichiarazione ufficiale di default della Regione siciliana - bisogna fare
fallire i Comuni siciliani. Se non tutti, almeno la maggioranza. A partire dai pi
importanti. Fantapolitica? Non esattamente.
Nella primavera scorsa, in occasione dellapprovazione della legge di stabilit
regionale (leggere Bilancio e Finanziaria regionale 2015), era stato stabilito che
nei Comuni siciliani il Decreto legislativo n. 118 del 2011 e il Decreto del
Ministero
dellEconomia
del
aprile
di
questanno
(agevolazioni
che i Comuni hanno messo fra le entrate pur sapendo che si tratta di entrate
fantasiose o fittizie.
Con lapplicazione del Decreto 118, ogni Comune dovr individuare queste
entrate fantasiose o fittizie ed eliminarle dal proprio bilancio. Ovviamente non
potr farlo tutto in un colpo. Nel senso che non potr anticipare con soldi
'freschi' i residui attivi che toglier dal bilancio. La legge consente il ricorso a un
piano di ammortamento trentennale. Ma, nonostante lammortamento, la botta
sar terribile, perch, a partire dal 2016, verranno a mancare entrate che, bene o
male, facevano gioco e consentivano lapprovazione di bilanci in parte fittizi, ma
a norma di legge. Adesso, per molti Comuni siciliani si potrebbe profilare uno
scenario greco: tagli tutti e subito: perch in assenza di entrate, piaccia o no,
bisogner ridurre drasticamente le spese.
Non osiamo immaginare cosa potrebbe succedere, per esempio, a Palermo, a
Catania e a Messina. Fino ad oggi i tre sindaci di queste citt - Leoluca Orlando,
Enzo Bianco e Renato Accorinti - sono stati bravi, anzi bravissimi a tenere in
piedi i rispettivi Comuni. Ma con lapplicazione del Decreto 118 lo scenario
potrebbe diventare ingestibile.
Il ciclone 118, con molta probabilit, travolger anche le nove Province siciliane.
Fino a dieci giorni fa il Parlamento siciliano avrebbe dovuto completare la
riforma di questi enti intermedi. Dando vita ai nove Consorzi di Comuni e alle
aree-citt metropolitane di Palermo, Catania e Messina. Ma siccome i Consorzi
di Comuni e le aree-citt metropolitane dovrebbero prendere sostanza dai
Comuni, fallendo questi ultimi Insomma il cataclisma finanziario che potrebbe
abbattersi sui Comuni dellIsola renderebbe inutile il completamento della
riforma delle nove Province siciliane, perch il fallimento sarebbe generale.
Resta da capire perch il Parlamento siciliano, che ad aprile aveva deciso (e
votato) di rinviare al prossimo anno lapplicazione del 118 (con il tacito impegno
che nel 2016 lapplicazione di tale Decreto sarebbe stata rinviata nel 2017 e poi
nel 2018) abbia deciso, improvvisamente, di applicarlo a tamburo battente
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entro la fine di questo mese, contraddicendo una decisione assunta tre mesi fa
che era stata concordata con l'ANCI Sicilia. Che successo? Sembra che lordine
di applicare il 118 sia partito da Roma. Perch?
Qui torniamo allo scenario inedito: default della Regione siciliana, probabile
default di tanti Comuni, default delle nove Province dellIsola. In pratica,
lazzeramento della democrazia senza colpo ferire. Perch il commissariamento
di Regione, Comuni e Province sarebbe nelle cose. Se ci dovesse avvenire sar
interessante capire - sotto il profilo della tecnica e della sociologia
dellinformazione - come faranno Renzi e il suo PD a scaricare sulla Sicilia (o
sullAutonomia siciliana, come direbbe il movimento degli indipendentisti
siciliani, Sicilia Nazione) responsabilit che sono del governo nazionale. Perch
il governo nazionale che sta facendo fallire la Regione. Ed sempre il governo
nazionale che, direttamente e indirettamente, sta mandando in default i Comuni
e le Province della Sicilia.
Certo, i Comuni dellIsola si sono incasinati finanziariamente con la gestione dei
rifiuti. Ma non certo il miliardo e 800 milioni di euro di debiti dei Comuni
verso i titolari delle discariche (che sono gestite da privati e, in minima parte,
anche pubbliche) che potrebbe determinare il default dei Comuni. Che invece
potrebbe essere determinato dalla drastica riduzione dei trasferimenti di Stato e
Regione (e nel caso della Sicilia, dalla mancata applicazione della legge nazionale
sul federalismo fiscale: perequazione fiscale e infrastrutturale che Roma non ha
ancora riconosciuto ai Comuni dellIsola) e, adesso, dall'applicazione del Decreto
legislativo 118.
A conti fatti, senza tutto il clamore che sta suscitando la Grecia, la Sicilia
potrebbe cambiare dominazione. Scherzandoci su non un mistero che siano in
tanti i siciliani ad essere convinti che la peggiore dominazione, per lIsola, sia
stata proprio lultima: quella italiana. Del resto - sempre scherzando - diventare
un Lander tedesco potrebbe essere una soluzione. Anche se i teutonici
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Anna Finocchiaro
Nessuno ha spiegato ai leghisti veneti che,
sempre
grazie
al
centrosinistra
e
segnatamente alla senatrice Anna Finocchiaro
detta Annuzza - la Regione siciliana, dal
2009, perde circa 600 milioni di euro allanno
di fondi sanitari che avrebbero dovuto essere
compensati
cos
si
prospettava nella
Finanziaria nazionale del 2007 approvata dalla
Camera e poi modificata con un 'codicillo' al
Senato: 'codicillo' sfuggito alla senatrice
Finocchiaro... - da una quota delle accise sui
consumi di carburanti. Potremmo aggiungere i
5 miliardi di euro di fondi Pac che il governo
Renzi ha strappato al Sud per finanziare gli sgravi fiscali alle imprese, quasi
tutte del Centro Nord Italia. Secondo voi lo sanno i leghisiti veneti che le
imprese venete stanno usufruendo di sgravi fiscali pagati con i soldi del Sud?
Insomma, solo per farla breve, questanno, il governo Renzi ha strappato alla
Regione siciliana circa 10 miliardi di euro (come potete leggere qui). Ne sta
restituendo appena 300 che serviranno - e qui hanno ragione i leghisti - per
pagare gli stipendi a qualche migliaio di disgraziati. E i leghisti del Veneto si
lamentano. Ma si lamentano - lo ribadiamo - perch giornali e tv fanno, sulla
Sicilia, uninformazione, come dire?, un po alla greca
Una replica ai leghisti arrivata dal presidente del Parlamento siciliano,
Giovanni Ardizzone: I leghisti - dice Ardizzone - hanno ormai superato ogni
limite: prima facevano politica sfruttando le disgrazie altrui, adesso anche le
proprie. Oltre a essere rabbiosi sono anche inconcludenti. Basta a queste
falsit sui forestali e sulle risorse destinate alla Sicilia. Si avvii un'operazione
verit sui conti - aggiunge Ardizzone - e si scoprir che i 300 milioni di cui
straparlano i due leghisti solo una piccolissima parte delle risorse che in
decenni lo Stato ha trattenuto alla Sicilia, per risanare il debito pubblico
nazionale, anche dei veneti. Un prelievo forzoso, certificato proprio di recente
dalla Corte Costituzionale e dalla Corte dei Conti. I due senatori pensassero al
Veneto, regione in cima alla classifica per evasione fiscale e alle tante multe
che l'Italia stata costretta a pagare all'Unione europea per lo sforamento
delle quote latte da parte degli allevatori veneti.
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va nella direzione giusta per ridare serenit e certezze alla citt di Alcamo, che
ha bisogno di avviare un'articolata fase di rilancio. Il dirigente regionale Arnone
- conclude Turano ringraziando il presidente regionale Rosario Crocetta - ha
riconosciute qualit tecniche e professionali.
http://trapani.gds.it/2015/06/21/alcamo-e-arrivato-il-commissarioarnone_372883/
ABUSO D'UFFICIO, CHIESTO GIUDIZIO PER 5 DIRIGENTI REGIONALI
PALERMO - Cinque dirigenti della Regione siciliana sono accusati dalla Procura
di Palermo di abuso d'ufficio. Il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per gli attuali
dirigenti generali Giovanni Arnone (Azienda foreste), Vincenzo Sansone
(dipartimento Territorio), Sergio Gelardi (Beni culturali), per l'ex dirigente
generale Pietro Tolomeo e per l'attuale dirigente del servizio personale del
Territorio-Funzione pubblica, Antonio Maniscalco. L'indagine riguarda il 'caso'
Gioacchino Genchi, il dirigente della Regione che sei anni fa fu messo alle porte
dall'assessorato all'Ambiente dopo un giudizio di valutazione espresso da una
commissione composta da Arnone, Sansone e Maniscalco; all'epoca Tolomeo
era a capo del dipartimento. Ne scatur una battaglia legale; Genchi ha sempre
sostenuto di essere stato perseguitato perch ritenuto scomodo avendo
assunto posizioni nette contro alcuni provvedimenti, come per esempio i
termovalorizzatori. Due anni fa il dirigente, sostenuto dalla Cgil, ha ottenuto la
riabilitazione e un risarcimento danni con sentenza del giudice del lavoro;
nonostante ci rimasto ai margini dell'amministrazione. Adesso la questione
si sposta sul piano penale. Il gip decider sulla richiesta del pm a fine
novembre di quest'anno
http://www.lasiciliaweb.it/articolo/99403/sicilia/abuso-dufficio-chiesto-rinvioa-giudizio-per-cinque-dirigenti-della-regione
ARNONE GIOVANNI REVOCA INCARICO GULLO BOLOGNA CORSELLO
MONTEROSSO LUPO GIAMMANCO GELARDI FEBBRAIO 2013 DELIBERA DI
GIUNTA 49
CONDANNATI E RINVIATI A GIUDIZIO, I BUROCRATI CHE IMBARAZZANO
CROCETTA
Almeno una decina i dirigenti con pendenze giudiziarie che siedono nei posti di
comando. Chi sono e di cosa sono accusati
di EMANUELE LAURIA e SARA SCARAFIA
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non toccare la sua auto. Quella Panda era tutto quello che gli era rimasto a
Giampilieri.
Giovanni Arnone, dirigente dell'assessorato Territorio e ambiente della
Regione, l'unico degli imputati di questo processo in aula per ascoltare il
dispositivo del giudice, si aggira nei pressi dei familiari delle vittime di
Giampilieri, Scaletta Zanclea, Briga e Molino: il passo flemme, lo sguardo
spaesato, osserva i soffitti del Tribunale di Messina con l'aria del visitatore e
ascolta i discorsi che si fanno.
Le parole sono cariche di rabbia e rassegnazione. Entra un cancelliere e tutti i
parenti si alzano in piedi, si protendono verso il tavolo del giudice per non
perdersi neanche una parola. E' come fuoco che viene a contatto con il
ghiaccio, provocando sbuffi di fumo: il giudice dell'udienza preliminare,
Salvatore Mastroeni, parla di elementi sufficienti per sostenere l'accusa in
giudizio e rinvia a giudizio 15 persone per disastro colposo e omicidio colposo
plurimo.
Legge Mastroeni in aula: Vengono contestate condotte che hanno cagionato il
disastro ambientale, composte di omissioni, ritardi, errori e interpretazioni
riduttive del pericolo che invece era concreto, vista la precedente frana del
2007 che per miracolo non aveva provocato vittime.
I destinatari del provvedimento di rinvio a giudizio sono l'ex sindaco di Messina
Giuseppe Buzzanca, il sindaco di Scaletta Zanclea Mario Briguglio, l'ex dirigente
della Protezione civile regionale Salvatore Cocina, Gaspare Sinatra (ex
commissario straordinario del Comune di Messina), l'autore di uno studio
geologico sulle zone Antonino Savoca; Alberto Pistorio, Giuseppe Rago e
Francesco Grasso, redattori del piano stralcio di bacino per l'assetto
idrogeologico; Giovanni Arnone e Tiziana Flora Lucchesi, dirigenti della Regione
siciliana; i progettisti Francesco Triolo, Salvatore Di Blasi, Giovanni Garufi;
Salvatore Cotone, geologo; Giovanni Randazzo, autore della nota geologica a
supporto dei lavori di ripristino della funzionalit idraulica dei torrenti
Racinazzi, Divieto e Saponara.
Il gup ha anche chiesto che la Procura di Messina compia nuove indagini per
accertare ulteriori responsabilit, ad esempio sui fondi destinati fra il 2007 e il
2009 per la messa in sicurezza dell'area: 1,2 milioni di euro per il costone di
Giampilieri e 603mila euro stanziati nel 2004 dal Ministero dell'ambiente per
creare una via di fuga a Scaletta. Perch che la situazione era grave se n'erano
accorti tutti, anche nelle istituzioni e nella protezione civile.
Scritto da Ilaria Raffaele
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http://palermo.repubblica.it/cronaca/2014/12/09/news/mazzarr_discarica_inq
uinante_due_burocrati_regionali_indagati_per_falso_ideologico-102508090/
Messina,
discarica
di
Mazzarr:
un
altro
indagato
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Chista a zita
Pino Ciampolillo
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