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Bilinguismo E Plurilinguismo: Breve Guida

Per I Genitori
Crescere parlando due o pi lingue da sempre considerato una grande fortuna e un vantaggio non
da poco. Studi recenti della Northwest University lo hanno dimostrato scientificamente: le persone
bilingui non solo sarebbero notevolmente avvantaggiate nell'apprendimento di altre lingue, ma
disporrebbero anche di migliori capacit nella selezione di informazioni rilevanti e addirittura
presenterebbero mediamente un ritardo di quattro anni nello sviluppo dell'Alzheimer rispetto ai
monolingui.
Un altro studio della stessa universit ha messo in evidenza che l'apprendimento di una lingua
straniera, anche se non ad un livello eccellente, esercita delle variazioni nella percezione del mondo.
Nel caso specifico, lo studio riguardava il modo di descrivere i colori da parte dei parlanti
plurilingui. Gli esperimenti hanno dimostrato che i parlanti plurilingui distinguono maggiormente le
sfumature di colori rispetto ai parlanti monolingui. Ci dovuto al fatto che culture specifiche
vedono i colori in modo diverso: per fare un esempio, gli esquimesi dispongono di sette parole
per indicare il bianco, i pellerossa invece distinguono il rosso in circa 100 sfumature, ognuna con un
suo nome. Secondo gli studiosi, l'apprendimento di una lingua comporta anche l'assorbimento di
tratti culturali specifici dei parlanti.
Se i vantaggi dimostrati sono innegabili, soprattutto in considerazione degli attuali frequenti contatti
tra popoli, dei problemi si pongono, in modo pratico, per le famiglie che si trovano, per scelta o per
necessit, a crescere i propri figli in situazioni di bilinguismo o di plurilinguismo.
Alcuni genitori, nell'intento di evitare ai propri figli una certa confusione linguistica, preferiscono
insegnare loro una lingua alla volta finch non la padroneggiano bene, per poi passare alla lingua o
alle lingue successive. Questa tesi si basa sull'assunto che l'apprendimento debba avvenire in modo
sequenziale e progressivo. Ci per in contrasto con il funzionamento del nostro cervello: infatti
pi semplice memorizzare o imparare se si includono nell'apprendimento sensi e stimoli diversi. Per
quanto riguarda specificamente l'educazione plurilingue, ho potuto effettivamente rilevare che
l'apprendimento di pi lingue contemporaneamente facilita la comprensione delle strutture logiche
anche della propria lingua madre. Sembra strano, ma dalla terza lingua molto pi semplice
impararne una quarta, una quinta o una sesta!
Quei genitori che invece desiderano far crescere i loro figli in un ambiente bilingue o plurilingue,
lamentano che i bambini inizino pi tardi a parlare (tra i 2 e i 3 anni) e che scelgano di parlare solo
la lingua che sentono nell'ambiente esterno. Io stessa sono madre di un bambino trilingue e sono in
contatto con molti genitori che crescono i loro figli in situazioni di bilinguismo o di plurilinguismo.
Mio figlio, a quattro anni, padroneggia tre lingue e ne sta imparando una quarta: anche se secondo i
pediatri si tratta di un caso poco comune, non ritengo che mio figlio sia un genio. Consciamente e
inconsciamente ho adottato con lui alcuni accorgimenti che credo lo abbiano aiutato ad imparare le
lingue pi facilmente. Sperando di essere d'aiuto, vorrei condividere alcune osservazioni basate
sulle mie esperienze personali.
Se i genitori parlano lingue diverse, necessario innanzitutto che siano disposti ad insegnare ai loro
figli la propria madrelingua. Una volta presa questa decisione, auspicabilmente prima della nascita,
devono iniziare subito a rivolgersi ai propri figli solo nella propria lingua. Gi nel ventre materno, i
feti sentono i rumori del mondo esterno, ma soprattutto la voce della propria madre. Una volta nati,
dimostrano di riconoscere non solo la sua voce, ma anche le canzoni che lei cantava durante la
gravidanza. In ogni caso, fondamentale che i genitori si rivolgano al bambino nella lingua o nelle
lingue che padroneggiano meglio, per evitare che apprenda inconsciamente anche eventuali errori
grammaticali o sintattici, inevitabili quando si parla una lingua diversa dalla propria madrelingua.
Naturalmente molto dipende dal contesto: in ambienti come gruppi di gioco, scuole o parchi giochi

chiaro che il genitore pu trovarsi a parlare una lingua acquisita, anche con il proprio figlio.
per molto efficace utilizzare con il bambino la propria lingua madre se ci si rivolge soltanto a lui.
Vorrei sottolineare che il bambino non riceve alcuno scompenso psico-fisico se il genitore, a
contatto con altre persone, parla la lingua dell'ambiente in cui si trova: distinguer invece facilmente
i contesti in cui potr usare una lingua o un'altra. L'importante mantenere comunque una certa
congruenza, come ad esempio usare a casa sempre la propria madrelingua.
Quando il bambino molto piccolo e ancora non parla, possibile comunicare con lui
insegnandogli un linguaggio dei segni semplificato. Questa tecnica conosciuta soprattutto nelle
aree anglosassoni per iniziare molto presto ad interagire, anche da un punto di vista comunicativo,
con il bambino. Un neonato in grado, gi a pochi mesi, di imitare alcuni gesti, dapprima in modo
approssimativo, poi in modo sempre pi preciso. Mio marito ed io abbiamo adottato alcuni segni
per indicare degli oggetti di uso quotidiano e, parlando con nostro figlio, abbiamo abbinato le parole
nelle rispettive lingue madri. Credo che sia di grande aiuto per il bambino sentire il nome di un
oggetto in lingue diverse, avendo per un unico segno come punto di riferimento. In seguito, con il
miglioramento delle capacit linguistiche, il bambino abbandoner progressivamente l'uso dei segni
per comunicare (per chi interessato all'argomento, consiglio il seguente testo in inglese: Sign,
Sing, and Play).
Per quanto riguarda il ritardo nell'iniziare a parlare, l'esperienza di altri genitori mi aveva portato a
credere che questa fosse una legge assoluta. Mi aspettavo pertanto che anche mio figlio avrebbe
iniziato a parlare verso i 2 o 3 anni. Anche se ci accade nella maggior parte dei casi, non detto
che sia cos: mio figlio ha iniziato a pronunciare le prime parole monosillabiche a 9 mesi, le prime
parole di senso compiuto verso i 12 mesi e le prime frasi semplici a 18 mesi. Quindi entro la media
di qualsiasi altro bambino monolingue. Le lingue che usava erano principalmente l'italiano e il
tedesco, ma capiva gi perfettamente anche l'arabo. Mio figlio per non era un caso isolato: anche
una sua coetanea bilingue, a 10 mesi era in grado di pronunciare parole complesse, come Brille
(occhiali, in tedesco). Quello che posso dire che entrambi i casi sono possibili e che rientrano
comunque nella normalit.
Specialmente se il bambino ha iniziato a parlare da poco, far fatica a passare automaticamente da
una lingua all'altra. Sar per in grado molto presto di distinguere le diverse lingue parlate, anche se
non sapr ancora che si tratta di italiano, tedesco o arabo. Nella primissima infanzia, i bambini
distinguono le lingue identificandole con le persone che le parlano, ad esempio: Mami dice
elefante, papi dice fiil e Heidi dice Elefant oppure Mamma, quel signore parla come papi!.
Riuscir spesso anche a tradurre dalla lingua di mami alla lingua di papi e viceversa. In seguito
sar anche in grado di dire di che lingua si tratta. Alcuni genitori ed educatori utilizzano le bambole
per una tecnica simile: se ad esempio il bambino, oltre a Pippo e Bibo, ha anche una bambola che si
chiama Lul, si pu dire che Lul capisce solo il tedesco e stabilire che con lei si debba parlare solo
in tedesco. Indubbiamente il metodo molto utile, personalmente per non l'ho mai provato.
Normalmente la lingua parlata negli ambienti che il bambino frequenta esternamente alla famiglia
riveste una rilevanza sostanziale, se non altro in termini di tempi di esposizione alla lingua stessa.
Un bambino che parla per 5-7 ore al giorno una certa lingua, tender ad utilizzarla anche in
ambiente familiare. Ritengo che sia controproducente ed addirittura dannoso per la sua autostima,
non rispondergli se si rivolge al genitore nella lingua dell'ambiente invece che nella sua
madrelingua oppure dirgli: Parla in italiano, non in tedesco!. I motivi che stanno alla base di
questo sbaglio da parte del bambino dipendono, secondo le mie osservazioni, da due motivi: 1) il
bambino sa esprimere il concetto nella lingua ambientale, ma non nella lingua del genitore, perch
forse non l'ha mai sentito; 2) il bambino sa esprimere il concetto anche nella lingua del genitore, ma
non lo ricorda. Sono entrambe situazioni molto comuni e piuttosto semplici da gestire. Ho notato
che si verificano notevoli miglioramenti nel vocabolario del bambino se si ripete il concetto
espresso, traducendolo nella propria madrelingua e poi rispondendo all'eventuale domanda o
aggiungendo le proprie osservazioni, ad esempio: Ah, cos oggi alla scuola materna avete dipinto
con gli acquerelli?! E che cosa avete dipinto di bello?. Se il bambino a casa non ha mai usato gli

acquerelli, non sapr come esprimersi nella lingua del genitore, ma lo sapr fare benissimo nella
lingua parlata alla scuola materna.
Un ultimo appello che vorrei fare ai genitori , per quanto possibile, di mantenere i contatti con il
paese di origine e con la propria famiglia. I contatti sociali sono un forte incentivo per il bambino:
se gli altri non capiscono quello che dice, si trover costretto a usare la madrelingua del proprio
genitore, anche se solitamente si rifiuta di farlo. In queste occasioni sono molti i genitori che mi
riportano di aver visto il proprio figlio compiere dei veri e propri effetti speciali, esprimendosi
con un vocabolario e una propriet di linguaggio fino ad allora totalmente sconosciuti.

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