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(tratto da GENI E COMPORTAMENTI. SCIENZA E ARTE DELLA VITA, A CURA DI F.

BOTTACCIOLI,
RED, MILANO 2009, pp. 11-35)

Geni e comportamenti. Scienza e arte della vita.


Il paradigma della Psiconeuroendocrinoimmunologia
Francesco Bottaccioli

Il XX stato definito il secolo della genetica1.


Nel 1900, nello stesso numero della rivista della Societ botanica tedesca compaiono tre articoli
che, indipendentemente uno dallaltro, riscoprono la validit delle osservazioni sperimentali che
alcuni decenni prima aveva realizzato Gregor Mendel sui piselli e che erano cadute nelloblio.
Il primo firmato da Hugo de Vries, il secondo da Carl Correns e il terzo da Erich von Tschermak.
Sei anni pi tardi, William Bateson, nella sua comunicazione al Congresso di Botanica, annunciava
che una nuova e ben sviluppata branca della fisiologia stata creata. A questo campo di ricerca noi
possiamo dare il nome di genetica. Nel 1909 Wilhelm Johansen introduce per la prima volta il
termine gene. Nel 1953, James Watson e Francis Crick presentano un modello dellorganizzazione
della molecola (DNA) che contiene i geni. Alla fine del secolo viene varato il progetto di
sequenziamento di tutto il genoma umano, che si concluso nei primi anni del secolo presente.
Quale bilancio?

Genetica: progressi e fallimenti

Ovviamente non mi propongo qui un bilancio organico del secolo della genetica, che sarebbe del
tutto fuori luogo, ma qualche considerazione obbligatoria.
Una dei grandissimi meriti dellirrompere della genetica nelle scienze della vita stato certamente il
fatto di aver fornito la base per laffermazione dellevoluzionismo e cio dello studio scientifico
dellevoluzione della vita e del suo andamento nel tempo nel pianeta, chiudendo definitivamente
lera del predominio della Teologia ( e quindi della metafisica2) su questi argomenti. Anche se,

Fox Keller E. 2000


Anche se qua e l ci sono rigurgiti metafisici a cui stato rifatto il maquillage, la partita appare storicamente chiusa.
Su questo vedi Mayr 1994
2

come vedremo, la versione che stata data allevoluzionismo (neo-darwinismo) non pi


soddisfacente, la rottura, portata a sintesi negli anni 40, nondimeno epocale.
La genetica ha anche dato un grandissimo impulso, tuttora ben vivo, agli studi di biologia
molecolare, fornendo una quantit enorme di conoscenze sui livelli di organizzazione e di
comunicazione cellulare e sub-cellulare. Conoscenze che hanno alimentato e alimentano lo sviluppo
della ricerca anche nel campo della Psiconeuroendocrinoimmunologia, la quale da questi studi trova
conferme e avanzamenti nella sua visione unitaria e sistemica dellorganismo umano3.
Ha certamente fallito sul piano delle aspettative terapeutiche, suscitate dagli stessi ricercatori e
amplificate dai mass media. un flop di grandi proporzioni, reso pi acuto dalle stesse rapide
conclusioni del Progetto Genoma, che possono essere cos riassunte: abbiamo trascritto il
vocabolario, ma non conosciamo il significato della grandissima parte dei segni.
Da che dipeso questo fragoroso fiasco? Una risposta potrebbe essere che le aspettative suscitate
erano esagerate rispetto a quello che realisticamente la scienza pu fare e quindi si potrebbero
interpretare i messaggi ottimistici dei ricercatori (abbiamo scoperto un gene fondamentale per il
cancro per lAlzheimer per la sclerosi multipla che ci dar la possibilit di risolvere queste e
altre malattie) come consigli per gli acquisti, pura pubblicit per drenare alla ricerca fondi
pubblici e privati. C indubbiamente una parte di vero in questa interpretazione, ma essa non pu
spiegare il fenomeno, semmai una sua manifestazione. Non possiamo infatti presupporre che i
ricercatori nel loro insieme siano in malafede e che, pur di fare cassa, falsifichino la realt.
La ragione, invece, a mio avviso, sta nel modello dominante in genetica per tutto il Novecento.
Un modello riduzionista e meccanicista, incardinato nel dogma centrale della biologia molecolare
proposto da Crick mezzo secolo fa e che vede il gene come motore immobile, come stampo univoco
per ogni molecola vitale.
Se il programma della vita parcellizzato nei geni, la logica conclusione che, per rimediare ai
disordini della vita e riguadagnare la salute, occorre proporsi di aggiustare i geni. Di qui la caccia
al gene di questa o quella malattia, ma anche, andando oltre il ridicolo, di questa o quella
caratteristica comportamentale: dallintelligenza allinfedelt coniugale!
Questa la ragione profonda e vera del fallimento sul piano delle ricadute terapeutiche. Le
aspettative sono irrealistiche perch sbagliato il modello epistemologico che le sottende.
Rinviando per una analisi approfondita, anche dal punto di vista storico, al contributo di Marcello
Buiatti in questo volume, voglio affrontare un caposaldo del modello, quello pi forte nella sua
apparente evidenza: il rapporto tra istinto e comportamento che rimanda al rapporto tra mente
animale e mente umana.
3

Si veda Berczi, Gorczynski 2001 e tutta la serie di Neuroimmune Biology nonch Besedovsky, Del Rey 2001

opinione comune infatti che i comportamenti degli animali siano frutto dellistinto che, a sua
volta, deriva dai geni. Lanimale fa quello che fa non perch abbia appreso quel comportamento,
bens perch nel suo programma genetico iscritto quel comportamento.
La cosiddetta genetica comportamentale pensa che anche gli esseri umani siano assimilabili a
questo schema e che quindi sia possibile rintracciare nelle differenze genetiche le differenze
attitudinali e comportamentali4.

GENI E COMPORTAMENTI. MENTE ANIMALE E MENTE UMANA

Letologia contemporanea sembra aver raggiunto posizioni unitarie e definitive sulla mente
animale: anche gli animali hanno una mente e le differenze tra la nostra e la loro sono di tipo
quantitativo e non qualitativo, nel senso che possibile rintracciare nella mente animale, in forma
pi o meno sviluppata, anche alcune delle funzioni peculiari della mente umana. Lo stesso
linguaggio umano, pur cos diverso e superiore a quello di qualsiasi altro animale, non appare
incommensurabile5.
A ben vedere per, la scienza contemporanea ancora attraversata dal dibattito che prende le mosse
dalla sua nascita, dalla critica di Cartesio a Montaigne sulla mente animale.
Il dibattito tra il 600 e l800 pu essere schematizzato in tre filoni:
a. Lanimale come macchina, dominato da istinti automatici e inconsci, nettamente separato
dalluomo dotato di ragione (Cartesio6)
b. Luomo come macchina, che sostanzialmente simile all animale. Ambedue dotati di istinti
e di sentimenti potenti, di molle che in automatico lo governano (La Mettrie7)
c. Lanimale che apprende: da Condillac8 passando a Cabanis9 a Lamarck10 e a Darwin11, pur
con scarti rilevanti tra di loro, emerge una linea interpretativa che mette la capacit di
apprendimento alla base del comportamento umano e animale.

Plomin R. et al.(2001), in particolare i capp. 5 e 15.

Vallortigara 2000 e 2005


Il testo pi noto rappresentato da una pagina della V parte del Discorso sul metodo dove il filosofo affronta la
differenza che passa tra gli uomini e le bestie; cfr. Cartesio 2003, pp. 328-329
6

7
8

De La Mettrie 1955
Condillac, 1976

Cabanis 1973
Lamarck 1976
11
Darwin 1966 e 1999
10

La linea dell animale macchina ancor oggi sopravvive nelle teorie che introducono una rottura
qualitativa nellevoluzione animale. Per restare nellambito scientifico (evitando gli aspetti
pseudoscientifici con fondamento religioso), lautore principale Chomsky con la tesi della
funzione linguistica innata che peculiare del cervello umano.
La linea dell uomo macchina ben viva in quel filone della ricerca che riduce i comportamenti
umani allinformazione genetica e ai meccanismi complessi che comanda. Secondo questo
approccio, i comportamenti sono determinati dai geni, i quali sono insensibili a ogni forma di
modellamento ambientale; lambiente pu solo selezionare le mutazioni spontanee casualmente pi
vantaggiose. Lautore pi rappresentativo in questo campo certamente il neuroscienziato Michael
Gazzaniga.
La linea dell animale che apprende dominante nelletologia ed sempre pi presente nella
ricerca neurobiologica, ma non chiarisce un nodo fondamentale: come si tramanda lapprendimento
che alla base degli istinti?
Posto che sia gli istinti sia la cultura codificano comportamenti appresi e posto che sono chiari i
meccanismi di trasmissione culturale, la domanda : come vengono trasmessi i comportamenti
istintuali? Qual la loro base genetica?
Pi avanti, vedremo che la ricerca epigenetica apre nuove vie interpretative a questo cruciale nodo
della ricerca e del pensiero biologico.

L alterit genetica umana


Non un caso che uno dei primi lavori di Noam Chomsky sintitoli Linguistica cartesiana (1966 ).
Il legame con limpostazione di Cartesio sullalterit umana, sulla profonda discontinuit tra uomo e
animale, esplicito e rivendicato anche alcuni decenni dopo questo primo saggio. Oggi non ci
sono motivi seri scrive in un saggio del 1998- per mettere in dubbio la visione cartesiana per cui
labilit di usare segni linguistici per esprimere pensieri formati liberamente segna la vera
distinzione tra luomo e lanimale o la macchina12.
Chomsky in Language and Problems of Knowledge. The Managua lectures, uno dei testi pi
organici sullargomento mente-linguaggio, parte da quello che definisce il problema di Platone,
che pu essere cos definito: come si forma la conoscenza nella mente di un parlante? La risposta di
Platone nel Menone, che questa conoscenza gi nella mente, derivante da unesistenza
precedente e che quindi deve essere recuperata, fatta emergere.
12

Chomsky N. 1998, p. 147. Si tratta della II edizione italiana che contiene un saggio inedito dal titolo Nuovi orizzonti
nello studio del linguaggio da cui proviene la citazione

Confortato da Leibniz, che sostiene che la risposta giusta e che va solo emendata dallerrore
dellesistenza precedente, Chomsky la fa propria, ammodernandola.
Lammodernamento dato dalla genetica: queste capacit umane sono innate, fanno parte della
nostra dotazione biologica che geneticamente determinata, scrive.
Il linguaggio quindi il risultato dell esistenza della facolt del linguaggio geneticamente
determinata, di meccanismi di apprendimento geneticamente determinati e di esperienza linguistica.
Laddove il ruolo dellesperienza importante ma limitato, poich lesperienza ci che garantisce
la variazione delle lingue. ci che determina linserimento di parametri diversi nella medesima
macchina. Lesperienza come software, come programma che, girando sul medesimo hardware
consente di parlare questa o quella lingua.
Che linnatismo arrivi a livelli paradossali chiaro in un passo dove si legge: il bambino ha
disponibili i concetti prima dellesperienza con la lingua e sostanzialmente sta apprendendo delle
etichette da applicare a concetti che sono gi parte del suo apparato concettuale13.
Tesi che viene ribadita seccamente pi avanti: al di l di ogni discussione che lacquisizione del
vocabolario venga guidata da un ricco e invariante sistema di concetti, precedente a qualsiasi
esperienza14.
In sostanza, per Chomsky, abbiamo gi tutti i concetti linguistici preformati: il lavoro solo quello
di imparare a mettere le etichette. E sempre riferendosi a Platone parla di dotazione biologica
umana che deve essere risvegliata dallesperienza.
Questa dotazione biologica la facolt del linguaggio, che elabora i dati in entrata e produce la
lingua. uno schema che ricorda il primo cognitivismo, quello che aveva sostituito la metafora
della scatola nera con quella del computer.
I principi della grammatica universale seguono dei parametri che vengono assestati in modo diverso
a seconda dellambiente linguistico (i dati) a cui la facolt linguistica esposta.
Lapprendimento di una lingua qualsiasi da parte di un bambino (per es. di un bambino americano
della lingua cinese ) si realizza non perch ci sono procedure di apprendimento e di comunicazione,
ma perch esiste la facolt del linguaggio che viene parametrizzata dallambiente.
In questo senso, dice Chomsky, non corretto parlare di apprendimento di una lingua. Un bambino
non apprende una lingua, a lui capita di apprenderla cos come gli capita di crescere e di avere la
pubert.
In questo quadro, il determinismo linguistico parte integrante di un determinismo pi generale.

13
14

Ivi, p. 25, corsivo mio


Ivi, p. 29, corsivo mio

Il modo in cui ci sviluppiamo, dice il linguista americano, non dipende dallambiente, ma dalle
caratteristiche della nostra natura . Anche il nostro sviluppo mentale segue questo determinismo15.
Ovviamente, qui levoluzione entra molto malamente. Anzi, da un lato Chomsky tende a respingerla
- nel senso che non pu concepire come sia possibile che questo perfetto organo del linguaggio si
formi seguendo una linea evolutiva da esseri che non lo avevano - e poi ricorre allipotesi della
mutazione genetica che ci avrebbe dotati dellorgano del linguaggio.
Il ruolo dellambiente semplicemente quello di attivare un programma normale (la chiave che
mette in moto la macchina). Questo vuol dire che non ha alcun ruolo nellevoluzione che infatti
viene ridotta a una mutazione genetica in un pre-umano che ha portato alla rappresentazione nella
mente\cervello dei meccanismi dellinfinit discreta, il concetto base del linguaggio e del sistema
dei numeri16.
Recentemente, tornato sullargomento, articolando quella che, nella pi benevola delle ipotesi,
pare essere una congettura, davvero molto fantasiosa.
Il nucleo principale del linguaggio () deve essere sorto da un qualche rewiring (resettaggio)
del cervello probabilmente effetto di una piccola mutazione. Questo genere di cambiamenti
avviene in un singolo individuo, non in un gruppo. Lindividuo cos dotato dovette godere di
numerosi vantaggi: capacit di pensiero complesso, pianificazione, interpretazione e cos via.
Tale capacit dovette essere trasmessa ai discendenti, finendo per dominare un piccolo gruppo17,

(e da qui al genere umano).

Pare davvero un mito, il mito della nascita del dio del linguaggio e della sua trib. Un mito
inquietante, perch se su quel fortunato cervello mutante fosse caduto un fulmine oppure, per
ventura, fosse stato sterile o non avesse trovato una compagna adatta, addio linguaggio umano!
Ma a parte questa insormontabile difficolt, Chomsky ribadisce largomento centrale: la lingua
umana, ci che la rende unica, di essere, cartesianamente, lingua interna, lingua del pensiero e
quindi di essere non tanto uno strumento comunicativo quanto uno strumento cognitivo. Qui la
enorme differenza con il linguaggio dazione di Condillac. Qui il fosso tra noi e gli altri animali.

Il cervello come fabbrica automatica di comportamenti


La mia opinione su come funziona il cervello basata su una prospettiva evolutiva che muove
dalla considerazione che la nostra vita mentale riflette le azioni di molti dispositivi nervosi,
15

Ivi, pp. 128-129


Ivi, Appendice, p. 177
17
Chomsky 2008, p. 21
16

forse da decine a migliaia, installati nel nostro cervello sin dalla nascita. Questi dispositivi
compiono per noi operazioni cruciali, dal guidarci quando camminiamo o respiriamo allaiutarci
quando formuliamo sillogismi. Si tratta di dispositivi nervosi di ogni genere e forma e tutti
ingegnosi18.

davvero sorprendente lanalogia tra lapproccio di un neuroscienziato contemporaneo, di


grandissimo prestigio, come Michael Gazzaniga19 e la visione ingenua di La Mettrie. Nelle teorie
cognitive del medico-filosofo francese cerano le molle che in automatico guidavano la macchina
umana, nella neurobiologia dello scienziato americano ci sono i dispositivi nervosi che svolgono la
stessa funzione. E affinch non ci siano equivoci, Gazzaniga chiarisce:
Agli inizi pu essere difficile accettare che la maggior parte di questi dispositivi svolgano il
proprio lavoro prima che noi ne siamo consapevoli. Noi esseri umani abbiamo una visione
antropocentrica del mondo. Riteniamo di essere noi stessi a dirigere lo spettacolo [] Ci non
vero, anche se sembra esserlo in virt di un dispositivo speciale, chiamato interprete, collocato
nellemisfero sinistro. Interpretando il nostro passato - le azioni gi compiute dal sistema
nervoso- questo dispositivo ci d lillusione di avere il dominio delle nostre azioni20.

Il pensiero di Gazzaniga racchiuso in queste frasi: il nostro cervello una macchina


geneticamente predeterminata, dotata di congegni che comandano le nostre attivit, da quelle
fisiologiche e vegetative fino a quelle comportamentali. In realt, non siamo padroni di noi stessi: ci
sembra di esserlo perch abbiamo un altro congegno in testa che ci d lillusione di decidere ci che
in realt ha gi deciso per noi il nostro cervello.
Tutto il libro pretende di dimostrare queste affermazioni non disdegnando di rischiare il ridicolo
scientifico, oltre che la disapprovazione morale, come quando vuol dimostrare che appartenere ai
ceti alti della societ una questione genetica. Ecco cosa scrive:
Esistono molte differenze tra i ceti alti e i ceti bassi, anche per quanto riguarda i geni. Essere
dotati di una innata facilit di parola un modo per entrare e rimanere nei ceti alti; viceversa se
ci si dimostra impacciati nel parlare assai probabile che si finisca per far parte dei ceti bassi. I
genitori che parlano molto, probabilmente, avranno figli che riusciranno nella vita perch
condividono gli stessi geni per parlare e leggere21.

18

Gazzaniga 1999, p. 22
Gazzaniga attualmente Director for the SAGE Center for the Study of Mind alla University of California Santa
Barbara, nonch President of the Cognitive Neuroscience Institute, Member of the Presidents Council on Bioethics.
20
Ibidem, corsivo nel testo
21
Ivi, p. 53
19

Questa linea della dominanza assoluta del programma genetico e dellautomatismo conseguente
ben sviluppata in quel filone di ricerca che va sotto il nome di Genetica comportamentale, che,
rivolta alle scienze psicologiche, tende a fornire interpretazioni cosiddette biologiche, in realt di
forte impronta meccanicista22. il modello dell Home machine a dominare in questo settore della
genetica e delle neuroscienze.

Continuit tra menti animali e mente umana.


Con la nascita delletologia e della psicologia comparata, lo studio della mente animale e di quella
umana ha trovato nuove procedure scientifiche.
Gli psicologi comparati hanno messo a punto una variet di metodi per interrogare chi per ragioni di
specie (gli altri animali) o per ragioni di et (i neonati) non pu parlare.
Vi sono problemi comuni a tutti gli organismi nella pur ragguardevole variet delle loro nicchie
ecologiche, perch comuni sono le leggi del mondo fisico e perch nei cervelli esse vengono
rispecchiate23.
Infatti, per esempio, a dispetto delle differenze organizzative degli apparati percettivi, molto
probabile che i principi pi generali dellorganizzazione percettiva siano comuni alle diverse
specie24.
Entrando nel merito dellapprendimento animale e della sua relazione con listinto, letologo
neuroscienziato Giorgio Vallortigara, richiamando la tradizionale contrapposizione tra i due
comportamenti, giustamente sottolinea che entrambi sono adattativi: gli istinti sono comportamenti
filogeneticamente adattativi; gli apprendimenti sono ontogenicamente adattativi. E tra i due c una
stretta relazione: infatti senza comportamenti filogeneticamente stabiliti non sarebbe possibile
apprendere.
Vallortigara parla di un modello grezzo innato su cui si fonda poi lapprendimento e illustra una
serie di esperienze, con diversi tipi di animali, che mostra come ci sia sempre la combinazione di
una predisposizione (per esempio, beccare) e di un apprendimento (sapere cosa e con che ritmi
beccare, guardando la mamma che becca).
Molto studiato il canto degli uccelli, dove lapprendimento del canto dei maschi il frutto della
combinazione del modello grezzo con il canto udito della propria specie; tale combinazione che
produce un modello esatto nella testa delluccello.
22

Plomin R. 2001.

23

Vallortigara 2005, p. 31
Vallortigara 2000, p. 29

24

Lo sviluppo sessuale, con lincremento del testosterone, consente al maschio di cantare e di


ascoltare il proprio canto adattandolo al modello appreso. Ma se luccello non ascolta il canto della
propria specie non sa cantare, anche se ha uno sviluppo sessuale normale. O, se viene assordato
dopo che lha ascoltato, ma prima della maturit sessuale, canter molto rudimentalmente.
Qui, come si vede, la combinazione adattamento genetico, sviluppo e apprendimento ci che
determina la funzione: mancando uno di questi termini, manca anche la funzione.

Gli animali hanno una teoria della mente?


Uno dei tratti fondamentali della mente umana non solo lintenzionalit, ma anche sapere
(immaginare) quello che passa nella mente dellaltro. La prima caratteristica viene chiamata
intenzionalit di I ordine. Laltra, intenzionalit di II ordine o teoria della mente: avere uno
stato mentale sullo stato mentale di un altro; in sostanza, sapere, immaginare, quello che laltro
pensa osservandolo.
Secondo alcuni studi, i bambini arrivano a possedere una teoria della mente verso i 4 anni.
Diverse osservazioni - spiega Vallortigara - specialmente riferite alla capacit di ingannare un altro,
che presuppongono una idea su quello che pensa e far laltro, dimostrerebbero che varie specie di
animali, da uccelli a cani a scimmie, posseggono una forma di teoria della mente.
Inoltre, molte specie animali perdono parecchio tempo ad insegnare ai cuccioli comportamenti
fondamentali per la loro vita: i felini insegnano la caccia; la chioccia insegna a beccare ai pulcini;
una scimmia di laboratorio che ha imparato il linguaggio dei muti insegna al figlio qual il segno
che significa cibo25. Non solo gli scimpanz, ma anche i piccioni si riconoscono allo specchio e
identificano sul proprio corpo una macchia non direttamente visibile.
Le scimmie che vivono in gruppi riconoscono i membri del gruppo, sanno riconoscere le gerarchie,
si ricordano dei favori e dei torti subiti.
La scoperta dei neuroni specchio (mirror) nel cervello del macaco ha poi definitivamente tagliato
la testa al toro sulle caratteristiche sociali della mente dei nostri cugini26.
Lintelligenza animale

Darwin nellEspressione delle emozioni, afferma che non c una differenza qualitativa tra
lintelligenza umana e quella di altri animali, ma solo quantitativa.

25
26

ivi, p. 295
Rizzolatti, Sinigaglia 2006

Oggi possiamo dire che ci sono delle differenze e basta, nel senso che in alcuni compiti sono
superiori alcune specie, per es. nella rotazione mentale il piccione imbattibile, mentre nelle
capacit logiche forse luomo superiore alle altre specie. Anche se per es. i soliti piccioni
sembrano in grado di categorizzare oggetti in modo sorprendente e quindi di produrre
generalizzazioni.
Esperimenti27 hanno mostrato che piccioni, addestrati a discriminare diapositive di dipinti di Monet
da quelli di Picasso, successivamente riuscivano a catalogare in una categoria Monet, Czanne e
Renoir e in un'altra Picasso, Matisse e Braque e cio distinguevano tra impressionisti e cubisti!
Altri esperimenti dimostrano che i nostri piccioni hanno una memoria fotografica spettacolare. Sono
capaci di memorizzare centinaia di immagini, per esempio del territorio, e tenerle archiviate per un
anno.
Si cercato di capire quali sia il livello della categorizzazione di cui dispongono gli altri animali.
Studi su scimmie, piccioni e umani dimostrano che il livello pi concreto di categoria (discriminare
una specie di uccello da unaltra) perfettamente alla portata di scimmie e piccioni, mentre il livello
astratto (categoria generale, per esempio la presenza di animali in una immagine) appannaggio
degli uomini.
Rimane difficile indagare il possesso di capacit logiche perch inevitabilmente trasferiamo allaltra
specie i nostri criteri che definiscono, per esempio, un concetto. Un piccione distingue tra due
immagini non perch fa unoperazione di confronto tra le loro caratteristiche, bens semplicemente
perch le ricorda esattamente come sono: la differenza data dalla sua prodigiosa memoria
fotografica. Quindi, perch dovrebbe elaborare strategie logiche per risolvere un problema che
risolve per via fotografica? C pertanto un problema di adeguatezza dei test.
Liguaggio
Infine il linguaggio.
Lavori molto recenti mostrano che le scimmie possiedono aree cerebrali uguali a quelle umane del
linguaggio. E, al tempo stesso, mostrano che scimpanz in laboratorio sono in grado di interagire
con gli umani con gesti e vocalizzazioni intenzionali e nuove.
Abbiamo evidenza dellinvenzione e uso di nuovo segnali da parte di animali non umani in
contesti strumentali 28. Questa caratteristica generativa, che per Chomsky il tratto distintivo della
nostra specie, non quindi esclusivamente umana. Anche se in forma pi limitata, presente negli
scimpanz, i quali non solo discriminano, ma anche generano nuovi segnali.

27
28

Vallortigara 2000, p. 365


Hopkins.2007

Quindi questa capacit non puramente discriminativa ma generativa, che una caratteristica
peculiare della comunicazione linguistica umana, pu avere relativamente antiche radici nelle
caratteristiche di segnalazione dei nostri antenati scimmie29.
Il dato interessante che, usando tecniche di imaging cerebrale, si visto che il circuito che
attivano gli scimpanz, per comunicare a gesti e a segni, simile a quello che usano gli umani per
parlare: giro inferiore frontale sinistro (dove collocata larea di Broca negli umani) e altre aree
sub-corticali collegate alla corteccia prefrontale. Ci suggerisce che i substrati nervosi del
linguaggio umano possano essere presenti in comuni antenati di umani e scimpanz30.
Rilevante ai fini della ricostruzione della nascita del linguaggio la scoperta che quello che
passato come il gene del linguaggio (FOXP2) - e cio la novit genetica che avrebbe consentito la
nascita del linguaggio nella specie Homo sapiens sapiens - in realt condiviso con i nostri cugini
di Neanderthals e che quindi tali mutazioni genetiche dovrebbero aver riguardato lantenato comune
a noi e a Neanderthal, vissuto allincirca 300.000-400.000 anni fa31.
Questo rafforza la pi accettabile ricostruzione fino ad ora presentata dellorigine del linguaggio ad
opera di P. Lieberman32 che mostra la comparsa del linguaggio come risultato della combinazione
tra cervello di ampie dimensioni e arrotondamento del cranio, con conseguente formazione di un
tratto sopralaringeo adeguato alla produzione del linguaggio articolato.
Questa stretta relazione tra cambiamento del corpo e cambiamento del cervello ha permesso
lemergere del linguaggio che, a sua volta, come molti autori del passato avevano sottolineato,
funge da volano per lo sviluppo del cervello medesimo.

Anche listinto un apprendimento: ma come si forma?


Da quanto esposto, si pu concludere che n il paradigma discontinuista

basato

sullincommensurabilit umana, alla Cartesio-Chomsky, n quello continuista basato sulla riduzione


dellanimale, umano e non, a una macchina preordinata, alla La Mettrie-Gazzaniga, sono in grado di
dare ragione dei dati di unit e diversit che si riscontrano tra mente umana e mente animale.
Il paradigma etologico, basato sullapprendimento e che trova radici in Condillac, Cabanis,
Lamarck e Darwin, certamente quello pi soddisfacente, ma presenta una questione di fondo
irrisolta: come si formano gli istinti e, soprattutto, come vengono trasmessi?
Per Condillac sono frutto dellapprendimento; concetto condiviso da Darwin che parla,
lamarckianamente, di trasmissione di caratteri acquisiti, ma solo in parte, in quanto, a suo avviso,
29

ibidem
Tagliatatela 2008
31
Krause J et al. 2007
32
Lieberman 2007
30

alcuni istinti sono semplice frutto della selezione naturale. Cabanis dal canto suo mette in luce la
relazione tra comportamenti e organizzazione interna dellanimale.
Letologia contemporanea evita di affrontare il nodo limitandosi a dare per scontata lesistenza
degli istinti e pi in generale di una programmazione biologica di specie codificata nel cervello e
trasmessa per via genetica.
Ma questo presupporrebbe una fissit delle specie o una loro modificazione per via puramente
casuale. E cio lorganizzazione della vita sarebbe assolutamente ininfluente sulle caratteristiche
dell evoluzione della vita.
In realt, cominciamo ad avere dati che dimostrano che la vita retroagisce sul genoma, sulla sua
espressione, che pu essere codificata in un sistema stabile, chiamato epigenoma, il quale pu
essere trasmesso non solo alle cellule del soma, ma, almeno in parte, anche a quelle germinali con
conseguente influenza sulla ereditariet transgenerazionale.
Per apprezzare la portata del cambiamento in atto, per opportuno un breve richiamo al contesto,
partendo dal suo pilastro: il cosiddetto dogma centrale annunciato da Crick mezzo secolo fa.

IL DOGMA CENTRALE DELLA BIOLOGIA MOLECOLARE E IL SUO CROLLO

Secondo il dogma centrale della biologia molecolare, formulato da Francis Crick alla fine degli
anni 50 e poi precisato nel 197033, linformazione genetica contenuta nel DNA viene
accuratamente trascritta in RNA, la quale viene poi tradotta, senza alcuna ambiguit in una proteina,
che costruir la struttura da cui emerger la funzione dellorganismo.
Questa impostazione, che a livello concettuale rappresenta una netta vittoria della (antica)
concezione preformista che afferma la presenza di tutta linformazione necessaria allo sviluppo
dellorganismo gi nellovulo fecondato34, implica che il genoma un invariante fondamentale,
la sede del progetto da cui sorger una sola configurazione, come scrisse Jacques Monod nel suo
celebre Il caso e la necessit.
Lepistemologia di questo paradigma limpida: ci che conta per la vita sta nella sequenza delle
basi del DNA; il comportamento dellessere vivente e le caratteristiche dellambiente in cui vive
hanno un valore solo in quanto possono entrare in conflitto pi o meno parziale con linformazione
genica. La direzione di marcia della vita va quindi dai geni alle proteine e non viceversa. Di qui i
corollari del dogma centrale: la supremazia dei geni sullespressione concreta della vita (il
fenotipo), sui comportamenti e sullambiente; la casualit della variabilit genetica e quindi della
stessa evoluzione della vita.
33
34

Crick 1970
Buiatti 2005, p. 128. Vedi anche Buiatti in questo volume

In realt, negli ultimi anni, numerose osservazioni scientifiche contraddicono i pilastri del dogma
centrale.

Biologia, immunologia, neuroscienze: le crepe nel muro di Crick

Per esempio, in Biologia da tempo assodato che il genotipo non spiega il fenotipo nel senso che
un genotipo pu dare pi fenotipi: quindi da uno stesso programma genetico possono emergere pi
organismi e cio diverse manifestazioni concrete delle vita.
A livello di biologia molecolare, lo scoperta del cosiddetto splicing alternativo ha demolito il
dogma 1 gene 1 proteina, sostituendolo con 1 gene pi proteine. Ma chiaro che anche
possibile: pi geni 1 o pi proteine.
Crick assegnava comunque un ruolo centrale alla direzione del processo della vita, che il dogma
enuncia cos: DNARNAProteine, cio: linformazione contenuta nel DNA viene duplicata, poi
trascritta in RNA e infine tradotta in proteine. Non sarebbero quindi possibili movimenti inversi, di
retroazione dellRNA e delle proteine sul DNA.
In realt, possibile -e in concreto accade- il movimento RNADNA, come stato dimostrato
dallesistenza di RNA interferenti e cio da molecole di RNA che invece di comandare la sintesi
delle proteine hanno come compito quello di distruggere alcuni RNA prodotti e addirittura di
bloccare (silenziare, in gergo) il gene (DNA) che li ha prodotti. Inoltre sappiamo che ci sono RNA
che funzionano da stampo per il DNA35.
Infine, ampiamente documentato anche il movimento ProteineDNA, non nel senso che dalle
proteine pu venire la sintesi del DNA, bens nel senso, non meno rilevante, che sono le proteine
che attivano questo o quel segmento di DNA, funzionando da cosiddetti fattori di trascrizione e cio
da segnali essenziali per far partire la macchina genetica.
Ma c un altro punto importante: ormai assodato che i cambiamenti nel genoma non riguardano
semplicemente le classiche mutazioni nella sequenza delle basi, ma anche lespressione di questa o
quella sequenza genica (epigenesi). In sostanza, per cambiare linformazione genica non
necessariamente bisogna cambiare la scrittura fondamentale del genoma, basta anche cambiare il
programma di espressione delle informazioni contenute in quelle sequenze.
Con una metafora, possiamo dire che sufficiente sovrascrivere sul testo di base, usando una
simbologia che inibisce e attiva questa o quella sequenza genica. Questa sovrascrittura (epigenoma)
viene ereditata dalla cellula quando si divide (mitosi), ma ci sono dati che dimostrano che, almeno

35

Storici 2007 e 2008

in parte, lepigenoma pu trasmettersi tramite le cellule seminali (meiosi) e quindi per via ereditaria
trans-generazionale.
Questa plasticit e flessibilit del genoma trova esempi importanti nel comportamento delle cellule
immunitarie36 e dei neuroni. In particolare, abbiamo numerose evidenze che la psiche e i
comportamenti sono in grado di modellare il cervello, il cui programma genico quindi
potentemente influenzato dalla retroazione della coscienza, delle emozioni e dei comportamenti.
In conclusione, sono troppi i fenomeni che non trovano spiegazione nella linearit univoca del
dogma centrale e che quindi richiedono un nuovo modello scientifico

Geni e comportamenti, il ruolo dellepigenetica

Il fatto che il sistema nervoso centrale determini il comportamento un concetto universalmente


accettato; il contrario, ovvero la capacit del comportamento di influenzare la struttura e la funzione
cerebrale, invece unidea che ancora oggi, sebbene ampiamente provata, poco diffusa37.
Laffermazione di Igor Branchi ed Enrico Alleva, etologi dellIstituto superiore di sanit,
pronunciata nel corso di un seminario allAccademia Nazionale dei Lincei, il pi illustre consesso
scientifico del nostro Paese, riassume efficacemente lopinione comune nella comunit scientifica,
secondo la quale la relazione geni-comportamenti a una sola via, va dai geni ai comportamenti e
non anche da questultimi ai primi. evidente, infatti, che, se i comportamenti -come scrivono i due
studiosi del comportamento animale- sono in grado di influenzare la struttura e la funzione
cerebrale, anche i geni, che presiedono alla struttura e alle funzioni cerebrali, vengono ad essere
influenzati.
Questo influenzamento genetico da parte dei comportamenti ampiamente provato e viene
descritto dagli studi di epigenetica.

Genetica ed Epigenetica

Tanto grandi sono le differenze tra le cellule, anche puramente morfologiche (per esempio tra un
neurone piramidale e un linfocita, incommensurabili sul piano delle dimensioni e della struttura),
che difficile pensare che contengano lo stesso patrimonio genetico.
36

Alcuni esempi: a) il linfocita non viene semplicemente selezionato dallantigene, ma vi si adatta, producendo dei
cambiamenti di tipo genico al suo interno (riarrangiamento genico); b) variabilit adattabilit e reversibilit dei fenotipi
linfocitari (TH1-TH2-TH17-Treg) in relazione ai segnali del contesto interno; c) modulazione del sistema immunitario
per via psichica.
37

Branchi, Alleva 2005, p. 238

Per questo, per molto tempo si pensato che, una volta differenziata, la cellula perdesse
selettivamente alcuni geni. Oggi, sappiamo che la differenziazione cellulare dipende da cambi, che
si realizzano nello sviluppo, nella espressione dei geni piuttosto che da modificazioni nella
sequenza dei nucleotidi. Il mantenimento stabile di queste differenze tra le cellule (nel senso che
vengono conservate e trasmesse con la divisione cellulare, la cosiddetta mitosi) sotto il controllo
epigenetico, che si realizza modificando lespressione genica, senza modificare la sequenza del
DNA.
Il termine epigenetica, esplicitamente ripreso da Aristotele, stato usato nel 1947 dallembriologo
e genetista inglese Conrad Waddington per descrivere la serie di fenomeni, poco noti allora e ancor
oggi in parte oscuri, che portano dal genotipo al fenotipo.
Infatti, la ricerca dellultimo mezzo secolo mentre ci ha consentito una buona comprensione del
genotipo, non riuscita a spiegare le differenze fenotipiche che, in alcuni casi, sono incomprensibili
se si ragiona solo in termini di genoma.
noto che i gemelli monozigoti hanno lo stesso patrimonio genetico, si pu dire che siano dei cloni
sotto il profilo genetico, eppure documentata una discordanza sia sotto il profilo fenotipico
macroscopico, per esempio laltezza, sia dal punto di vista della incidenza di malattie che si pensa
abbiamo una solida base genetica come la schizofrenia.
Ma anche nella popolazione umana non consanguinea, il solo criterio della differenza genetica non
in grado di spiegare la notevole diversit fenotipica che si registra tra gli esseri umani38.
Tradizionalmente, per superare queste difficolt, si fa riferimento allinterazione genotipo-ambiente,
ma senza, per lo pi, essere in grado di chiarire le caratteristiche delle influenze ambientali sul
genotipo e sul fenotipo.
Oggi, diversi ricercatori pensano che il punto centrale della ricerca non sia il genoma, che ha un suo
elevato grado di stabilit, bens lepigenoma che invece rappresenta linterfaccia biologico delle
relazioni tra individuo e ambiente. In questo quadro, i meccanismi epigenetici possono fornire una
chiave interpretativa delle variazioni fenotipiche39 ( per i meccanismi vedi Box),
Lereditariet epigenetica assodata certamente quella mitotica, come descritto sopra. Evidenze
recenti dimostrano una eredit epigenetica meiotica, quindi di tipo transgenerazionale, nelle
piante40. Studi recenti dimostrano lesistenza di meccanismi ereditari epigenetici nei mammiferi41,
uomo compreso42.
38
39

Hinds 2005

Whitelaw, N.C. and Whitelaw, E. (2006)


Akimoto 2007
41
Chang, 2006
42
Oates 2006
40

BOX Epigenetica: definizione e meccanismi

Lepigenetica oggi definita come lo studio dei cambiamenti ereditabili nellespressione genica che
non sono causati da cambiamenti nella sequenza del DNA43.
Al momento attuale, quattro sono i meccanismi di regolazione epigenetica identificati.
1. Metilazione del DNA. il meccanismo epigenetico meglio caratterizzato. Nei mammiferi la
metilazione avviene pressoch esclusivamente a livello della citosina

allinterno dei

dinucleotidi CpGs (dove p il gruppo fosfato), anche chiamate isole, convertendo la


citosina in 5-metilcitosina. Dopo la replicazione del DNA, lenzima DNA metiltransferasi
(DNMT) provvede al ripristino della segnatura metilica nei filamenti duplicati garantendo
cos la perpetuazione dellinformazione epigenetica alle cellule figlie (eredit epigenetica
mitotica).
2. Rimodellamento della cromatina tramite la modificazione degli istoni. La cromatina presenta
diversi gradi di compattamento, la cui conformazione regolata da una serie di modificazioni
dei residui di lisina nelle code istoniche, sotto forma di acetilazione (tramite lenzima HAT
istone acetiltransferasi) e di deacetilazione (tramite lenzima HDCA, istone deacetilasi),
metilazione, fosforilazione e altro ancora (ubiquitinazione). Meccanismi complessi, ancora di
difficile lettura nelle loro reciproche interazioni. Ma sappiamo che c un equilibrio tra gli
enzimi: per esempio, lacetilazione rendendo la cromatina pi accessibile favorisce una
demetilazione44.
3. Le proteine che legano il DNA funzionano da fattori di trascrizione e quindi rappresentano una
via fondamentale di regolazione dellespressione genica. Contrariamente alla nozione
popolare che tutti i meccanismi epigenetici coinvolgono la modificazione covalente del DNA o
delle proteine istoniche, i fattori di trascrizione con la loro attivit autoregolativa, chiaramente
rendono possibile lereditariet mitotica e potenzialmente meiotica della espressione genica45.
4. RNA non codificanti. Si tratta di piccoli RNA, chiamati anche small interfering RNA (siRNA)
oppure microRNA, la cui finalit non quella di tradurre linformazione genetica in proteine,
bens di distruggere copie di RNA messaggero (mRNA) anomale, da cui essi sono derivati e, al
tempo stesso, di silenziare il gene che ha prodotto lmRNA anomalo promuovendo una sua
metilazione46. Molto recentemente si sono scoperti altri meccanismi con cui questi RNA non
codificanti (ncRNA) partecipano allepigenesi a vari livelli contribuendo quindi alle
caratteristiche del fenotipo e alla epigenetica trangenerazionale47.

43

Waterland, Michels 2007


Szif, McGowan, Meaney 2008
45
Waterland, Michels 2007, p. 368
46
Jablonka, Lamb 2007, p. 166
47
Costa 2008
44

Tralasciando qui gli studi sulle piante, le quali, a causa della loro non completa separazione tra
linea germinale e autosomica, potrebbero costituire una eccezione, sia pur gigantesca, alle
regole della riproduzione della vita, valide anche per il mondo animale, segnalo alcuni lavori sul
mondo animale.

Gli studi sugli animali

Un gruppo del Center for Reproductive Biology della Washington University ha realizzato una
serie di esperimenti sullanimale utilizzando un endocrine disruptor, il fungicida vinclozolina,
che ha una documentata attivit anti-adrogena.
In un primo esperimento, i ricercatori hanno dimostrato che lesposizione al fungicida di un
animale, nel momento della sua determinazione sessuale gonadica, ha causato un effetto
transgenerazionale sulla fertilit maschile e sulla funzione testicolare: pi del 90% dei maschi di
tutte le successive generazioni analizzate (F1-F4) avevano, infatti, una ridotta capacit
spermatica48.
Successivamente, questo gruppo di animali stato studiato a distanza di un anno, trovando,
nelle stesse generazioni, una vasta variet di altre malattie, inclusi tumori, malattie della prostata
e del rene49. I ricercatori notarono che lalta frequenza della prevalenza delle malattie negli
animali colpiti (dal 20 al 50%) non poteva essere attribuita a mutazioni nella sequenza del DNA,
che generalmente si presentano con una frequenza minore dello 0,01%. Quindi, si proponeva
[come spiegazione] un meccanismo epigenetico coinvolgente la metilazione del DNA della
linea germinale.
Ipotesi che stata effettivamente confermata dallanalisi delle alterazioni nella metilazione di
geni e sequenze Dna, di derivazione paterna, che risultano associate alle malattie riscontrate50.
Lo stesso gruppo di ricercatori, in collaborazione con un gruppo del dipartimento di Integrative
Biology e di quello di Psicologia della Universit del Texas, pi recentemente ha dimostrato che
femmine di ratto non esposte da tre generazioni al fungicida evitano di accoppiarsi con maschi
che sono stati esposti all endocrine disruptor. Le conclusioni dei ricercatori meritano di essere
riportate: Questi risultati indicano che lereditariet epigenetica transgenerazionale, prodotta
48

Anway 2005
Anway 2006
50
Chang 2006
49

dallazione di una sostanza chimica interferente endocrina, rappresenta una, forza, fino ad ora
trascurata, di selezione sessuale. Le nostre osservazioni portano una diretta evidenza
sperimentale del ruolo dellepigenetica come un determinante fattore evolutivo51.

Gli studi sugli umani


Tra i pochi studi sulluomo, va segnalato un lavoro recente52 su una coppia dei gemelli
monozigoti discordanti riguardo ad una rara malattia, segnalata per la prima volta nel 1993 e
successivamente nel 2002, definita anomala duplicazione caudale (OMIM 607864).
La malattia consiste in una duplicazione della parte distale della spina dorsale (da L4) con
duplicazione di organi della cavit pelvica (come utero, colon, vagina, vescica), tumori e spina
bifida.
Lanalisi genetica non presentava mutazioni nelle sequenze del DNA bens, nel gemello malato,
la presenza di una metilazione molto pi elevata di una regione del promotore del gene AXIN1,
che codifica per un inibitore della via di segnalazione intracellulare Wnt, che, nellanimale,
dimostrato causi una segnalazione che porta alla duplicazione della spina dorsale. Al riguardo,
documentata la coda biforcuta nellanimale che presenta una mutazione nellAxin locus.
Quindi, lipermetilazione del promotore di un gene inibitore causa lattivazione di una via di
segnalazione che porta alla duplicazione anomala della parte distale della spina dorsale.
Un altro studio ha dimostrato che uomini di Taiwan che masticano regolarmente semi di una
palma, conosciuti come noci di betel e che li predispone al diabete, trasmettono questo rischio
alla progenie. Prove sui topi alimentati con gli stessi semi hanno dato i medesimi risultati:
lalterazione epigenetica si trasmette per via paterna53
Infine, uno studio recente54 di oncologi dellUniversit di Sydney ha rintracciato un
epimutazione su un gene di riparazione, lallele MLH1, che predispone allo sviluppo del cancro
in particolare del colon-retto. Studiando i figli di persone con diagnosi di cancro e con
lepimutazione, i ricercatori hanno trovato che lepimutazione in due dei tre figli maschi di una
donna era stata trasmessa ma riportata allo stato normale, mentre nel terzo figlio
lipermetilazione del gene MLH1 era ancora rintracciabile a livello somatico, ma era stata
eliminata a livello spermatico.

51

Crews 2007
Oates 2006
53
Chen 2006
54
Hitchins 2007
52

Lo studio, davvero intrigante, ha meritato un articolato commento da parte della rivista che lo ha
pubblicato, il New England Journal of Medicine, il cui pubblico composto prevalentemente da
clinici e non da ricercatori sperimentali.
Lo studio, scrivono Roger G. Gosden e Andrew P. Feinberg55, dimostra che lepimutazione
trasmissibile e che, al tempo stesso, funziona un meccanismo di cancellazione della segnatura,
che molto pi efficiente nel gamete maschile rispetto a quello femminile. Lepigenoma quindi
soggetto a riprogrammazione al momento della fecondazione, con cancellazione di tutta (o
quasi) la segnatura epigenetica presente nei gameti parentali. Tale riprogrammazione di solito
pi radicale nel gamete maschile e pi lenta nel gamete femminile56. Anche per questa diversit
di comportamento legata al sesso, non tutto potrebbe essere cancellato, anzi, secondo i due
commentatori del New England, bisogna prendere atto che occorre passare a un nuovo modello
di ereditariet, che spiega meglio del vecchio modello la trasmissione e linsorgenza delle
malattie. Limmagine e la didascalia scritta degli autori illustra il concetto.

A Model of the Interaction between Genetic and Epigenetic Factors in Disease

Gosden R and Feinberg A. N Engl J Med 2007;356:731-733

Malattie comuni neuropsichiatriche, reumatologiche e cancro- possono presentare una combinazione del
genotipo e dellepigenotipo. In aggiunta alla classica visione che la variazione genetica e lambiente influenzano il
fenotipo, il modello genetico ed epigenetico di malattie comuni suggerisce che lepigenotipo modula gli effetti
genetici. Lepigenotipo, a sua volta, influenzato dallambiente, dallepigenotipo dei genitori, dallet e dal
genotipo nei loci che regolano la metilazione del DNA e della cromatina. Gosden, Feinberg 2007

55
56

Gosden, Feinberg 2007


Morgan 2005

Modulazione dellepigenotipo tramite lambiente e i comportamenti

Da quanto sopra riportato, risulta chiaro che le fasi precoci dello sviluppo rappresentano finestre
rilevanti per la definizione dellepigenotipo.
Di notevole interesse, anche per i suoi risvolti pratici, gli studi che da anni conduce il Laboratorio
diretto da Michael Meaney alla McGill University a Montreal, centrati sulle relazioni materne e
ambientali delle prime fasi dello sviluppo e lassetto dellasse dello stress (asse Ipotalamo-IpofisiSurrene, HPA) dei giovani ratti oggetto delle sperimentazioni. Cuccioli allevati da madri poco
premurose rispetto ad altri allevati da madri premurose, presentavano una ipermetilazione a
livello della citosina e degli istoni del promotore del gene del recettore per i glucocorticoidi (GR)
dellippocampo. Questi animali, nel corso dello sviluppo, presentavano una alterazione della
risposta di stress rispetto a ratti allevati con maggiore cura e, il dato pi importante, le femmine
degli animali, allevati da madri poco amorevoli, presentavano lo stesso epigenoma delle madri e
quindi riproducevano lo stesso comportamento, poco amorevole, sui loro figli.

Dida: A sinistra cuccioli allevati da madri ad alto livello di cura; a destra cuccioli allevati da madri a basso livello di
cura. Nel primo caso laumento della serotonina nel cervello dei cuccioli accuditi determina laumento di un fattore di
trascrizione cellulare (NFGI-A) che attiva (tramite la diminuzione della metilazione del DNA e l aumento

dellacetilazione) il gene che comanda la produzione dei recettori per il cortisolo: ne risultano animali che reggono bene
lo stress e, tra di loro, le femmine riproducono questo comportamento con i propri figli. Nel caso opposto si ha un
blocco dellespressione genica (ipermetilazione) che determina animali che reggono male lo stress con la riproduzione
del comportamento materno di scarso accadimento.
Legenda: High-LC, High licking and grooming, Elevata attitudine a leccare e pulire (la prole)
NGFI-A, nerve growth factor-inducible clone A Clone A da fattore di crescita nervoso inducibile

Una infusione centrale di un inibitore dellacetilasi istonica rimuoveva le differenze


nellacetilazione istonica, nella metilazione del DNA, nellespressione del Recettore per i
Glucorcorticoidi (GR) e nella risposta dellasse HPA allo stress. La conclusione degli autori :
Noi abbiamo mostrato che lo stato epigenetico di un gene pu essere stabilito attraverso un
programma comportamentale e che potenzialmente reversibile 57,58.
Lo stesso gruppo di ricerca ha mostrato un analoga influenza del comportamento materno nella
metilazione del promotore del gene del recettore estrogenico alfa59.
Recentemente, Michael Meaney ha riassunto queste ed altre esperienze con le seguenti parole:
Lepigenoma del feto in sviluppo particolarmente sensibile alla nutrizione materna e alla
esposizione a tossine ambientali cos come allo stress psicologico. Noi concludiamo che non solo
lesposizione del cucciolo a sostanze chimiche ma anche allambiente sociale e alle cure materne,
pu influenzare lepigenoma60.
Ma lassetto dellepigenotipo non confinato alle prime fasi della vita, anche il prodotto della vita
adulta.
Al riguardo, rilevante uno studio del laboratorio di Epigenetica dellIstituto Nazionale di Ricerca
sul Cancro della Spagna, che ha preso in esame 80 coppie di gemelli monozigoti, maschi e
femmine, con un range di et dai 3 ai 74 anni, et media di circa 30 anni. I ricercatori hanno
riscontrato differenze epigenetiche significative in circa un terzo delle coppie di gemelli
monozigoti. Molto significativo che questa discordanza cresceva con il crescere dellet e con la
diversificazione delle abitudini e degli ambienti di vita61.

CAMBIAMENTO PARADIGMATICO EPOCALE

57

Weaver 2004
McGowan, Meaney, Szyf 2008
59
Champagne 2006
60
Szyf, Weaver, Meaney 2007
61
Fraga 2005
58

Da quanto fin qui esaminato appare chiaro che ci troviamo di fronte a un processo di rottura e
cambiamento del modello scientifico classico definito dalla Sintesi neo-darwiniana negli anni 40
del secolo scorso e dalla genetica incardinata sul dogma centrale della biologia molecolare.
Non posso qui sviluppare le implicazioni epistemologiche e di storia della scienza contenute in tale
cambiamento, ma, stando allessenziale, mi pare possibile mettere un punto fermo in un campo che,
agevole prevedere, sar effervescente nei prossimi anni.
Certamente non in discussione levoluzionismo o la centralit della ricerca genetica, ma sotto
accusa un paradigma scientifico, neo-darvinista e riduzionista, ancorato a una visione metafisica del
genoma, il cui cambiamento viene concepito possibile solo casualmente e che non contempla la
retroazione adattativa dellorganismo sullambiente.
In realt, come abbiamo visto, i meccanismi epigenetici non sono circoscritti alle prime fasi dello
sviluppo embrionale, bens sono attivi anche nelladulto rappresentando la risposta adattativa del
genoma allambiente e alle sue modificazioni. Il genoma, di per s, linsieme di una gamma di
adattamenti allambiente, che pu essere pi o meno valido anche in virt di possibili difetti
contenuti nella sequenza delle basi, ma esso esprime solo una potenzialit: per passare dalla potenza
allatto deve essere sottoposto a un programma di espressione. Adesso chiaro che il genoma
programmato dallepigenoma.
Laver realizzato che il genoma programmato dallepigenoma e che questa programmazione
potrebbe essere importante come la sequenza stessa nella funzionalit esecutiva del genoma, offre
un nuovo approccio allannoso mistero delle interazioni gene-ambiente62. Ma non solo.
Lepigenetica ha infatti implicazioni plurime: obbliga una riconsiderazione dello stesso paradigma
evoluzionista neo-darwiniano63; consente di rintracciare nelle impostazioni iniziali della vita le
radici di disordini che si manifestano nella vita adulta64; apre possibilit di indagine precoce su
modificazioni cellulari epigenetiche che possono dar luogo a patologie rilevanti come cancro65 e
malattie cardiovascolari e autoimmuni, promettendo nuovi possibili interventi di correzione
dellerrore epigenetico sia tramite farmaci66 sia tramite comportamenti (dieta67, attivit fisica,
gestione dello stress).
Insomma siamo allinizio di un epocale cambiamento del paradigma della biologia molecolare dalle
conseguenze molteplici, tra cui una davvero essenziale: il nuovo modello molecolare si sposa

62

Szif, McGowan, Meaney 2008, p. 56


Jablonka, Lamb 2007, ma vedi anche Cavalli Sforza in questo volume sulla cultura come forza evolutiva

63
64

Waterland, Michels 2007


Esteller 2008
66
Mehler 2008
67
Delage, Dashwood 2008
65

perfettamente con la visione sistemica dellorganismo umano che la Pnei venuta costruendo nel
corso dellultimo mezzo secolo.

Il paradigma della Psiconeuroendocrinoimmunologia: le radici recenti

La Pnei ha le sue radici nelle ricerche sulla neurobiologia dello stress iniziate da Hans Selye negli
anni 30 del secolo scorso e rappresenta la pi robusta controtendenza al paradigma meccanicista e
riduzionista che, a partire dalla seconda met del XIX secolo, diventa dominante in biomedicina.
La storia dellaffermarsi del paradigma meccano-riduzionista pu essere cos riassunta.
La medicina razionale nasce, anche in Occidente nel V secolo a.C., con uno sguardo olistico.
Modello olistico che in Europa68, dal punto di vista scientifico, regna incontrastato fino al XVII
secolo e, dal punto di vista della pratica medica, operante fino ai primi decenni del Novecento.
La prima rivoluzione Cartesio (prima met del XVII), anche se la pratica anatomica precedente
(Vesalio 1543). Certamente Cartesio che influenza fortemente lo sviluppo della ricerca scientifica
sulluomo (Malpighi, Borelli). E questo indubbiamente un grande merito.
Su Cartesio invalso un luogo comune tra i critici del meccanicismo che non situa storicamente
lopera di questo notevole filosofo e scienziato e quindi trascura la rottura epocale realizzata dalla
sua opera verso larretrato sapere dominato dalla Chiesa, appiattendone la ricchezza
dellarticolazione delle stesse relazioni mente-corpo, ben presente nelle sue opere pi mature,
attribuendogli lorigine di tutte le successive malefatte del riduzionismo69.
per fuori di dubbio che la filosofia meccanica, che sispira a Cartesio, sar una corrente
fondamentale della scienza e della medicina nel seicento e nel settecento e lascer il segno.
Nel Settecento, il vitalismo la risposta al meccanicismo.
Una corrente feconda non tanto per le risposte che riuscir a dare alle domande fondamentali sulla
vita, poich sar prigioniera di un metafisico principio vitale, quanto per la rivendicazione della
specificit della vita che non riducibile alle leggi della fisica meccanica.
Da qui sorger quella esperienza brevissima e unica dei medici filosofi (Bichat e Cabanis), nella
Francia post-rivoluzione a cavallo dellOttocento, che cercarono di uscire dalla strettoia del
meccanicismo e del vitalismo spiritualista per fondare una visione sistemica dellorganismo umano:
una scienza delluomo che unisse filosofia e medicina in uno sguardo unitario70. Un progetto che
non saffermer, poich la scienza in medicina prender unaltra strada, quella del riduzionismo,
anche se il processo non lineare come lo raccontano quei libri di favole che sono i manuali di
68

In Cina permarr dando vita alla Medicina Tradizionale Cinese


Per un giudizio equilibrato su Cartesio vedi Nunzio Allocca in questo volume
70
Bottaccioli 2007
69

storia della medicina. Un approccio sistemico che teorizza la stretta connessione tra mente e corpo
sar infatti molto presente nella fisiologia e soprattutto nella nascente neurofisiologia ottocentesca
tedesca, inglese e italiana (Johannes Mller, Thomas Laycock, e Paolo Mantegazza) e avr precisi
echi nelle riflessioni dellultimo Darwin71.
Quindi anche in epoca positivista presente una visione unitaria dellorganismo umano, non
riduzionista, non meccanicista, ma olistica e sistemica72.
Resta il fatto che c una forte spinta al riduzionismo in fisiologia e medicina che emerge negli anni
30 dellOttocento dal notevole lavoro scientifico di Theodor Schwann - assistente di Mller a
Berlino e autore della prima sintesi della teoria cellulare - e dalla successiva sistemazione
fisopatologica di Rudolph Virchow.
Nella sezione conclusiva del suo studio sulla teoria cellulare (1839), Schwann critica, con chiaro
riferimento al suo maestro, ogni visione teleologica a favore di una esplicita visione fisicalista.
Alcuni anni dopo (1848), Emil Du Bois-Reymond, che succeder a Mller nella cattedra di
fisiologia della capitale tedesca, sintetizzer in modo efficace il programma riduzionista della
fisiologia tedesca con le seguenti parole:

Se guardiamo allevoluzione della nostra scienza non possiamo fare a meno di rilevare come
larea dei fenomeni imputati alla forza vitale si restringe vieppi ogni giorno che passa, in
quanto sempre pi territorio assegnato alla giurisdizione delle forze fisiche e chimiche ()
Non possiamo non aspettarci che un giorno () la fisiologia sar dissolta nella fisica e nella
chimica organica73.

Questo indirizzo, definito da Ernst Mayr il manifesto del riduzionismo, ebbe uninfluenza
notevole non solo nellorientare la ricerca fisiologica in termini strettamente quantitativi, ma anche
creando unopinione diffusa favorevole al programma scientifico di spiegare i fenomeni biologici
in termini chimico-fisici74.

In realt, il superamento del vitalismo, senza cadere nella trappola del riduzionismo fiscalista, era il
programma scientifico comune a Bichat e a Virchow75. Dalla critica alle eccessive pretese della
fisica e della chimica verso la biologia, Virchow approder per a una nuova forma di
riduzionismo, alla visione della cellula come centro unitario, autonomo e uniforme dellorganismo,
71

In particolare nella sua opera LEspressione delle emozioni cfr. Darwin 1999
Vedi il contributo di Tullio Seppilli in questo volume
73
cit. da Holmes 1998, p. 112, il corsivo mio.
74
Mayr 2005, p. 70
75
Virchow 1969
72

al cellulismo76.

Convergono in questa proposta scientifica,

orientandola, suggestioni

filosofiche77 nel quadro di una pratica medica e di ricerca segnate dalla fisiologia tedesca di stampo
materialista.
La differenza tra i due approcci non quindi leggibile in termini di contrasto tra vitalismo e
scienza. tra due modi scientifici di concepire lorganismo umano: sistemico quello del francese,
riduzionista, sia pur di un riduzionismo non fisicalista bens vitalista (la cellula come unit vitale),
quello del tedesco.
Due modelli, il sistemico e il riduzionista, che per tutto il Novecento si sono contesi la guida della
scienza e della pratica medica.
Nel 1935

Heinrich Schade pubblic un libro dal titolo emblematico Molekularpathologie

(Patologia molecolare) in esplicito richiamo al Cellularpathologie virchowiano e a segnare un


ulteriore passo di riduzione della malattia non pi alla cellula bens alle molecole.
Ma fu soprattutto con gli studi di Linus Pauling sullanemia falciforme, alla fine degli anni 40, che
venne introdotto il concetto di malattia molecolare. Il passo successivo fu individuare, tre anni
dopo la scoperta della struttura del DNA avvenuta nel 1953, la mutazione genetica responsabile
della malattia. Da quel momento, trovare le basi molecolari delle malattie signific, per la quasi
totalit della comunit biomedica, cercare le loro basi genetiche. Di qui limporsi del riduzionismo
genetico di cui abbiamo parlato sopra.
Nello stesso anno in cui veniva pubblicato Molekularpathologie, Aleksej D. Speransky, pubblicava
i risultati di anni di esperimenti, realizzati allIstituto di patologia sperimentale dellAccademia
delle Scienze Mediche dellUnione Sovietica, in un libro, Fondamenti per una teoria della
medicina78, il cui bersaglio esplicito era Rudolf Virchow e il suo cellulismo, portando evidenze a
favore del ruolo fondamentale del sistema nervoso nella regolazione dellorganismo umano e quindi
anche nella organizzazione della malattia79.
Lanno successivo, Hans Selye con una serie di esperimenti sullanimale, dimostrava che la
reazione di stress, come risposta adattativa allambiente pu, al tempo stesso, fungere da fattore di
promozione della malattia80. Con questi due scienziati, la medicina, tornava a ragionare in termini
sistemici.
La teoria del network immunitario di Niels Jerne, nella seconda met del Novecento e le successive
dimostrazioni delle relazioni bi-direzionali tra i grandi sistemi biologici di regolazione
dellorganismo
76

(neuroendocrino

immunitario)

la

psiche,

con

la

Virchow 1866
Leibniz e Schelling in particolare
78
Speransky 1956
79
Sullo sviluppo di questo approccio anche in ambito clinico vedi Claudio dellAnna in questo volume
80
Selye 1936 e 1978
77

nascita

della

Psiconeuroendocrinoimmunologia, hanno portato a piena maturazione scientifica lapproccio


sistemico moderno che ha avuto nelle ricerche di Franois Xavier Bichat il suo folgorante inizio81.
In questa rapida ricostruzione dellascesa e declino del riduzionismo, non possibile dimenticare
che i grandi picconatori delle certezze del paradigma meccano-riduzionista sono stati i fisici che,
nei primi decenni del Novecento, quando il paradigma era allacme in medicina, lhanno demolito
in fisica, prima con la teoria della relativit (con lequivalenza materia energia) e poi con la fisica
quantistica (losservatore fa parte del campo di osservazione, centralit della relazione, incertezza e
mutevolezza, principi di indeterminazione e di complementarit)82.

Il paradigma della Psiconeuroendocrinoimmunologia: le radici antiche

Il modello Pnei, pur fondandosi sulla ricerca scientifica pi avanzata, trova alimento culturale dallo
studio della medicina antica, occidentale e orientale.
Il medico greco antico, nellimpostazione della cura, doveva aver presente che la relazione non a
due, medico e malattia, ma a tre: la malattia, il malato e il medico. Il medico il servitore dellarte,
il malato deve opporsi alla malattia assieme al medico, cos Ippocrate definiva la relazione
medico-paziente.
In questo quadro, serve quindi unazione in prima persona da parte del malato che, in alleanza con il
medico, combatte la malattia. Il medico, da parte sua non il protagonista, ma il servitore dellarte.
I protagonisti sono il malato e la scienza medica a cui il malato pu accedere tramite un esperto.
Sulla relazione medico-paziente, Platone scrive una pagina di grande efficacia che ci d lesatta
dimensione dellimportanza che i medici ippocratici attribuivano alla comunicazione con il malato.
Riferendosi al fatto che la medicina in Grecia, nel IV secolo avanti Cristo, era esercitata sia da liberi
che da schiavi, descrive due diversi modi di praticarla. Lo schiavo medico, che spesso era laiutante
del padrone medico, generalmente curava schiavi. Nessuno di simili medici scrive Platone- d o
riceve una qualche spiegazione sui casi individuali dei diversi servi, ma ordina ci che gli

81

82

Bottaccioli 2005
Per la fisica classica, scrive Heisenberg alla fine di Fisica e Filosofia(1958) il mondo fatto di cose situate nello

spazio e nel tempo, costituite da materia, mossa da forze che generano eventi secondo un meccanismo causale.
Conseguentemente la scienza soprattutto tecnica utile, lo strumento con cui soggiogare la natura. Anche lo studio
delluomo seguiva questo modello. E conclude dicendo che sbagliato generalizzare le teorie della fisica alla biologia,
anche se c una vicinanza, afferma, tra la nuova fisica e la biologia. Su Fisica e Biologia vedi Silvia Gaudenzi in
questo volume.

suggerisce lesperienza, come se avesse esatte cognizioni scientifiche, con la sufficienza di un


tiranno, per poi passare rapidamente a un altro schiavo ammalato.
Non c comunicazione quindi tra medico schiavo e paziente schiavo. Il primo non d o riceve, dice
Platone, alcuna spiegazione sul caso individuale e somministra cure, in base a quello che gli ha
insegnato il padrone e non in base a proprie competenze scientifiche, con la sicurezza di un tiranno.
Non c da capire granch ascoltando e comunicando con uno schiavo malato, che interessa allo
schiavo medico solo perch loggetto del suo lavoro, di quel lavoro che fa per il padrone. Per
questo, prima si sbriga e meglio .
Laltra modalit di esercizio della medicina invece quella esercitata da medici liberi che curano
cittadini e quindi persone libere, che vengono studiate fin dallorigine e in quella che la loro
natura, comunicando le proprie impressioni allo stesso ammalato e ai suoi cari. Con ci, scrive
Platone, mentre da un lato egli stesso impara qualcosa da parte dei pazienti, dallaltro lato, entro le
sue possibilit, si fa maestro dellammalato, cui nulla prescrive senza averlo prima in un certo qual
modo convinto, cercando, con la persuasione metodica, la dolcezza e la preparazione, di restituirgli
poco a poco la salute. Un processo di recupero dellordine interno che va perseguito usando anche
la consapevolezza del paziente.
Ripetutamente, sia nei testi ippocratici sia in quelli galenici, si paragona lazione del medico a
quello di governo: di una nave come di una citt. Governo degli altri e governo di s, come ricorda
Socrate ad Alcibiade che aspira a comandare la citt: come fai ad occuparti degli altri se non ti
curi di te?. Non quindi possibile una medicina esercitata da chi non ha il controllo della propria
salute. O, peggio, come dice Galeno, da medici che hanno solo lo scopo di far soldi.
Il medico cinese antico, nellapprocciarsi al paziente aveva queste precise indicazioni:

Quando trattate siate come colui che spinge il suo sguardo in fondo allabisso: attenzione a non
cadere! Che la vostra mano sia come quella che tiene una tigre: la fermezza non vi mancher!
Che niente turbi il vostro animo: nella calma considerate il vostro paziente senza girare lo
sguardo a destra e a sinistra. Che il movimento con cui mettete gli aghi non devii: perch la
vostra dirittura richiamer la rettificazione. Prima di tutto rettificate il vostro Shen: perch lo
sguardo che voi portate al malato che richiama la regolazione dei suoi Shen. In questo modo
farete circolare i soffi con facilit83.

Saper guardare il dolore senza caderci dentro, meditazione, rettificazione di s


Troviamo qui una unione stretta tra la cura di s e la cura degli altri, tra la via che segue il medico e
la medicina che pratica. La guarigione quindi opera del paziente medesimo, che rettificher i suoi
83

Huangdi Neijing Su wen, cit. in Larre e Berera (1997), p. 109

soffi, ma con laiuto fondamentale di un altro essere umano, il terapeuta, che pu essere daiuto solo
nella misura in cui capace di praticare in s la via della salute.
Questo percorso, in Grecia, veniva chiamato epimeleia heautou, prendersi cura di s, tramite
lapprendimento di tecniche di vita, techne tou biou
Nella Lettera a Meneceo, la famosa lettera sulla felicit, Epicuro invita a filosofare per prendersi
cura della propria anima psukn ugianein84, ma, come nota Foucault, il prendersi cura di s non
uninvenzione della filosofia. La filosofia ha trasferito allinterno delle sue esigenze un ideale
sociale diffuso in Grecia come a Roma. In tutta la filosofia antica, la cura di s stata considerata
come un dovere e al contempo come una tecnica, come un insieme di procedimenti accuratamente
elaborati. Qui medicina e filosofia sintrecciano occupandosi dello stesso campo dindagine:
lessere umano.
Tra la fine del V e linizio del IV a.C., la medicina greca presenta una innovazione radicale nella
prevenzione e nella terapia: (diaita), che significa modo di vita, regole di vita o, anche
semplicemente, vita, tradotto in latino regimen, che richiama il governo, la condotta, la direzione
della vita, nel caso dei testi medici.
Galeno riprender questa indicazione e la strutturer in dettaglio. L alimentazione, i bagni, gli
esercizi per il corpo e per la mente, il sonno, lattivit sessuale, sono i cardini della salute. Compito
del medico fornire indicazioni dettagliate pertinenti per la persona che in cura.
Dallaltra parte del mondo linnovazione si chiama Yangsheng o il nutrire la vita. Emerge in Cina
attorno al IV sec. a.C. come pratica di un movimento eterogeneo, che comprende i maestri delle
tecniche (fangshi), gli erboristi, gli indovini e i medici.
La cultura dominante, che fa da collante, quella taoista. Il saggio taoista, in epoca antica, era
anche un esperto di medicina. Con lepoca Han (II a.C.-II d.C.), la medicina tender a specializzarsi
fortemente e quindi a separarsi da quel movimento, ma, come testimoniano medici celebri come Ge
Hong e Sun Simiao, che hanno lasciato il segno nella medicina cinese, le due anime non saranno
mai completamente separate.
La nutrizione della vita costituisce lapplicazione pratica della visione del mondo del saggio, che si
distingue dalluomo comune proprio per la consapevolezza di s e quindi per la capacit tecnica che
possiede di mantenere la salute seguendo la via. La fonte della salute, infatti, sta allinterno
dellessere umano, nella sua capacit di autoregolazione. ci che si chiama possedere la Via. La
Via i saggi la praticano, gli sciocchi lammirano, si legge nel Ling Shu.
Questi i cardini della nutrizione della vita.

84

Il verbo ugizo significa guarisco, curo, ed di tipo medico

Il rispetto dei ritmi naturali accordando i soffi a quelli delle stagioni e a quelli del giorno e della
notte. La cattura e la corretta circolazione interna del qi tramite luso di tecniche del respiro e di
tecniche di meditazione e di visualizzazione interiore. Lesercizio fisico sotto forma di movimenti
che facilitano la circolazione del qi sbloccandone i ristagni e gli accumuli. Esercizi chiamati
Daoyin, che poi in epoche successive daranno origine ai pi noti Qi gong e Tai ji quan.
Lalimentazione, a cui si assegna un ruolo centrale nel mantenimento della salute: secondo il
classico sincretista degli Han anteriori Huainanzi, noi siamo quello che mangiamo.
Il controllo della sessualit, la cui finalit non lascetismo. Infatti, mentre si critica luomo preda
della passione del sesso, al tempo stesso non viene proposta lastinenza che procura ansia e danno
al cuore. Insomma una diaita cinese.
Infine, il modello teorico degli antichi, pur nelle differenze tra oriente e occidente, era fondato sulla
la medicina delle corrispondenze.
Gli antichi greci e cinesi avevano infatti chiaro che il punto qualificante dellarte medica saper
cogliere le differenze. Per questo, il ragionamento medico comparativista e individualizzante: con
la prima procedura differenzia la malattia, con la seconda la vede nel malato. Loggetto della
conoscenza quindi il singolo, che per, per essere conosciuto in salute e in malattia, viene
inquadrato allinterno di una rete epistemologica, basta sulle corrispondenze tra macro e
microcosmo.

Il paradigma della Psiconeuroendocrinoimmunologia oggi

Il modello scientifico Pnei risponde alle stesse esigenze degli antichi: cogliere lindividuo in una
rete di relazioni. La rete delle relazioni conoscitive oggi data dalla Biologia sistemica85. La rete
delle azioni terapeutiche data dalla Medicina integrata.
Biologia sistemica vuol dire studiare il particolare nel contesto delle relazioni allinterno del sistema
in cui opera e nel contesto delle relazioni tra sistemi (in and between, secondo Gottlieb86). Ci
consente di rintracciare lemergere di nuove funzioni come conseguenza di un nuovo livello di
relazioni. Ad esempio, lanalisi in della serotonina ci dice che nellintestino svolge unazione
peristaltica, nel sangue vasocostrittrice, nel cervello modulatrice dellumore, nel midollo spinale
unazione antinocicettiva. Lanalisi between, per esempio delle relazioni tra fibra nervosa periferica
e sistema immunitario, fa emergere una nuova funzione: quella infiammatoria.

85
86

vedi Claudio Franceschi in questo volume


Gottlieb 2007;

Ovviamente, passando dalle molecole allindividuo la biologia sistemica diventa ecobiosistemica e


cio inserisce nel campo dellindagine le relazioni tra individuo e ambiente fisico e sociale87.
Medicina Integrata non mettere insieme pi terapie non convenzionali, giustapponendo saperi e
strumenti, ma vedere la persona nella sua interezza. quindi un modo di guardare lessere umano
innanzitutto nelle relazioni bidirezionali psiche-sistemi biologici. Oggi questo sguardo si pu
caricare di scienza tramite la Psiconeuroendocrinoimmunologia, che integra nello stesso paradigma
le conoscenze pi raffinate della biologia molecolare con le teorie pi innovative delle neuroscienze
e delle scienze umane. il paradigma Pnei che consente una integrazione sicura anche di quelle
terapie antiche ed eterodosse che presentano una crescente evidenza scientifica.
Medicina integrata quindi come una nuova superiore sintesi, scientifica e operativa, che va ancora
largamente realizzata, e che ha al suo centro la cura di s, i comportamenti individuali e sociali.

Occorre rimettere in primo piano il valore della medicina come pratica umana volta al benessere.
Il modello Pnei cambia le caratteristiche della prevenzione e i rapporti tra prevenzione e terapia,
perch, adottando una visione sistemica, scientificamente fondata, il ragionamento sulla salute e la
malattia si fa pi organico e le strategie preventive e terapeutiche pi efficaci.
La Pnei infatti studia le differenze di genere e dellambiente, fisico e sociale, sullequilibrio salutemalattia e, al tempo stesso, documenta lefficacia dei comportamenti sulla biologia. Ci comporta
che le politiche sanitarie dovrebbero mettere in primo piano, come fonte di salute e malattia,
lorganizzazione sociale e lempowerment dellindividuo, con un adeguamento dei servizi sociali e
sanitari al nuovo modello, passando da una visione farmacocentrica ad una biocomportamentale,
fondata sulle differenze di genere88.

La cura degli altri e la cura di s

Ippocrate e Galeno chiamavano la salute eukrasia. I cinesi antichi equilibrio Yin-Yang. Gli ellenisti
greco-romani la fondavano sulla epimeleia heautou (cura di s) che comprendeva lantico gnthi
seauton (conosci te stesso) e la pratica di melete (meditazione) e asksis (esercizio). Lobiettivo era
acquisire una capacit di gestione della vita, techn tou biou . Una via simile era seguita in Cina, in
India, in Tibet.
Oggi noi conosciamo le molecole e le relazioni tra sistemi che formano lunit dellessere umano.
Disponiamo di sostanze potenti che influenzano la nostra rete, anche se spesso ancora non
conosciamo le strade che seguono e gli effetti che possono causare.
87
88

Ottaviani 2008; per


Vedi in questo volume i contributi di Isidoro Annino e di Marina Risi

Per sfruttare al meglio lenorme capitale scientifico accumulato, abbiamo bisogno di rimettere al
centro della ricerca e della cura lunit sistemica dellessere umano e insegnare ai terapeuti odierni e
futuri che molte sono le vie per influenzare positivamente la salute umana: le parole, gli alimenti, i
comportamenti, le tecniche di regolazione delle emozioni, le mani, gli aghi, le piante, oltre che,
naturalmente, i farmaci e il bisturi.

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