Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
3
CARTESIO
4
Customer satisfaction, bussola per il vantaggio competitivo
5
CARTESIO
Non vince più, se non per un breve tempo, chi ha la tecnologia migliore,
o la posizione geografica più favorevole, vince chi ad una buona tecnologia
o ad un'efficace posizione associa una brillante capacità di gestire efficace-
mente il cliente, conquistando la quota maggiore della clientela migliore,
ovvero godendo della sua soddifsazione e della sua fedeltà.
Se chiedete ad un gruppo di uomini di azienda di fornirvi la loro visione
del concetto di strategia, con ogni probabilità otterrete risposte direttamen-
te o indirettamente collegabili ai piani, ai programmi, alla pianificazione, al
lungo periodo, al fatto di prendere decisioni coerenti ed orientate al futuro.
Qualcuno vi parlerà della capacità di prevedere ed anticipare gli scenari
che si verificheranno da qui a due o tre anni, e qualcun altro più accorto
probabilmente vi parlerà di focus, di concentrazione su pochi e definiti obiet-
tivi. Ciò che colpisce in queste discussioni è, viceversa, come nessuno o
quasi fra gli intervistati colleghi la parola strategia ai
concetti di competizione, di gara, di guerra. Ancora più
difficile è ottenere risposte collegate al concetto di valo-
re dell'impresa per gli azionisti. In una competizione o in
una guerra vince effettivamente solo chi sa costruirsi e
sa mantenere un vantaggio e, grazie a quest'ultimo, può
incrementare la propria posizione, il proprio valore. E
strategia è tutto ciò che consente di raggiungere e mantenere una posizione
di vantaggio sui concorrenti. Il problema è che molti uomini di azienda si
ostinano ancora a scambiare il mezzo per lo scopo. Essi cioè non si rendono
conto che pianificazione, focus, scenari e decisioni coerenti non rappresen-
tano che altrettanti mezzi e strumenti per individuare, conseguire e mante-
nere un vantaggio competitivo nei confronti della concorrenza, con lo sco-
po ultimo di accrescere il valore del business, dell'azienda o, in generale,
dell'organizzazione in cui operano. In altre parole l'obiettivo della gestione
strategica di un'impresa è sempre l'accrescimento del suo valore e l'essenza
di ogni strategia che possa definirsi tale è la ricerca, il conseguimento ed il
mantenimento di un vantaggio competitivo sostenibile e difendibile. Anco-
ra una volta il corredo genetico aziendale, involutosi attorno alla transazio-
ne, ai suoi processi e alle sue procedure, fa sì che ci si concentri sempre su
attività interne, quali piani, programmi obiettivi, limitando o eliminando
qualunque confronto serio e reale con la concorrenza.
6
Customer satisfaction, bussola per il vantaggio competitivo
Ogni impresa ha solo due modi per vincere: proporre e vendere prodotti
e servizi sostanzialmente simili a quelli proposti dai concorrenti ad un prezzo
sensibilmente inferiore o, viceversa, proporre e vendere prodotti e servizi
realmente migliori dei propri concorrenti ad un prezzo analogo o di poco
superiore. Queste sono le due condizioni ultime che verificandosi con con-
tinuità nel tempo sono indicative del raggiungimento e della disponibilità
di un reale ed efficace vantaggio competitivo. Nella sua semplicità questa
formulazione è stata, a suo tempo, rivoluzionaria e ha modificato radical-
mente il concetto stesso di strategia spostando l'attenzione dal processo di
pianificazione strategica al concetto di gestione strategica, ovvero di ricer-
ca continua di vantaggi competitivi sostenibili e difendibili. Se osserviamo
con attenzione questa formulazione, ci accorgiamo di come nelle condizio-
ni per il vantaggio competitivo l'arbitro principale sia il cliente.
7
CARTESIO
8
Customer satisfaction, bussola per il vantaggio competitivo
Valore e prezzo, così come percepiti dal cliente, sono quindi in definiti-
va i parametri ultimi del vantaggio competitivo e, di conseguenza, dell'in-
cremento di valore dell'impresa. E, non a caso, sono anche i parametri che
regolano i due flussi di valore azienda-cliente e cliente-azienda ed il relati-
vo allineamento. Ma a ben guardare non è tanto la misura in assoluto di
questi due parametri la condizione importante, quanto il loro raffronto, il
prezzo in rapporto al valore percepito e viceversa. E' quindi un rapporto e
non un valore assoluto l'essenza ultima del vantaggio competitivo. Vince
cioè l'impresa in grado di erogare con continuità ai propri clienti rapporti
valore/prezzo superiori a quelli erogati dai concorrenti. Infatti tale rapporto
risulta massimizzato in due modi. Se si abbassa il denominatore, ovvero se
si riesce a vendere qualcosa di simile, di pari valore, rispetto ai propri con-
correnti ad un prezzo sensibilmente inferiore. In alternativa, il rapporto si
massimizza anche incrementando il numeratore, ovvero riuscendo a vende-
re qualcosa di realmente migliore, a più alto valore, rispetto ai propri con-
correnti ad un prezzo analogo o di poco superiore. E' quindi evidente come
il rapporto valore/prezzo risulti di importanza fondamentale nella gestione
strategica del cliente, ovvero la gestione mirata al conseguimento di un van-
taggio competitivo. Nei nostri modelli questo rapporto, che indica anche la
capacità di mantenere allineati i due flussi di valore, assume una denomina-
zione sintetica e suggestiva: soddisfazione. In conclusione il vantaggio
competitivo è decretato dalla capacità di erogare ai propri clienti un rappor-
to valore/prezzo migliore di quello erogato dai concorrenti o, in altre paro-
le, un'impresa dispone di un vantaggio competitivo se è in grado di soddi-
sfare i clienti meglio dei concorrenti.
Questa affermazione sintetizza in maniera efficace le due condizioni vi-
ste prima ed apre la strada ad una visione realmente strategica della gestio-
ne del cliente. È quindi la capacità di creare nel cliente con continuità un'espe-
rienza positiva che origina il vantaggio rispetto ai concorrenti e che crea
valore per gli azionisti.
Il concetto di valore va visto quindi in termini duplici: è valore, per il
cliente, ciò che l'azienda eroga al cliente ma è anche valore, per l'impresa e
per gli azionisti, ciò che il cliente trasferisce all'azienda in termini di prezzo
pagato a fronte del valore ricevuto.
9
CARTESIO
10
Sviluppare
la customer satisfaction
11
CARTESIO
12
Sviluppare la customer satisfaction
13
CARTESIO
14
Sviluppare la customer satisfaction
15
CARTESIO
16
Sviluppare la customer satisfaction
L’approccio proposto e una sintesi dei tre modelli vengono riportati nel-
la figura che segue.
Problem detection
Individuazione dei problemi più rilevanti
Quick
Quick Win
Win
rilevanti
nella relazione azienda-cliente
azienda-cliente
Focus group
+
Interviste Customer Satisfaction - ICSI Azioni
Azioni crash
crash ee
interventi
interventi strutturali
strutturali
Misurazione della
soddisfazione complessiva e e Competitive
Competitive
sui driver della relazione intelligence
intelligence
17
CARTESIO
18
Sviluppare la customer satisfaction
Non Problemi
Mi sembra che il gestore (possibili saving)
non faccia i miei interessi
19
CARTESIO
indici per
Il modello ICSI permette la costruzione di indici per l’MBO
l’MBO
Aree Item
Item KPI
KPI Funzioni az.li
Funzioni az.li Indici funzionali
Indici funzionali
Copertura
Copertura Numero dropped
Numero dropped Rete
Rete Rete
Rete
Calls/mese
Calls/mese
Numero reclami/
Numero reclami/
Qualità Qualità audio
Qualità audio mese
mese
Sistemi
Sistemi
Velocità
Velocità Numero reclami/
reclami/ Sistemi Sistemi
conness. ati
conness. ati Numero Sistemi Sistemi
mese
mese
…..
….. …..
….. …..
…..
Relazione
Soddisfazione
Accessibilità. Numero squilli
Numero squilli Cust. care
Cust. care
Accessibilità. alla risposta
alla risposta
Efficacia N. Medio
N. Medio
Efficacia richiamate
richiamate Cust. care
Cust. care
Immagine …..
….. …..
….. …..
…..
20
Sviluppare la customer satisfaction
Propensione a
raccomandare l’azienda e il Soddisfazione Loyalty
prodotto a conoscenti
21
CARTESIO
22
Sviluppare la customer satisfaction
• Standard Internazionale
• USA - ACSI
• Output ottimali per azioni • Europa - EPSI
strutturali
ICSI 2 – 3 anni • Agevole link con l’MBO
• Record ultradecennali su
centinaia di aziende in tutti
i settori
• Pesantezza questionario
• Estrema concretezza
• Una sola domanda
Referral • Monitoraggio per MBO • USA - NPS
6 – 12 mesi • Numerosi casi aziendali
Index
• Assenza di indicazioni per
lanciare azioni
I cinque take-away
23
Il Modello di
Orientamento Commerciale
24
Il Modello di Orientamento Commerciale
cliente nell'ambito di un
RELAZIONE
processo strutturato di
fidelizzazione, pervenen-
do ad azioni mirate e
CLIENTE focalizzate su target de-
finiti.
25
CARTESIO
Il processo di fidelizzazione
Modello di
Orientamento Commerciale
26
Il Modello di Orientamento Commerciale
Matrice di orientamento®
27
CARTESIO
28
Il Modello di Orientamento Commerciale
75
Media: 31%
55
POTENZIALE
35
Media: 18 linee
15
Fonte: Elaborazioni Busacca & Associati su dati primario Operatore Tel efonico
29
CARTESIO
CLIENTI
BENCHMARK
ALTRI
CLIENTI
Microsettore
30
Il Modello di Orientamento Commerciale
31
CARTESIO
B A
Fidelizzazione (AUM)
20% 30%
32
Il Modello di Orientamento Commerciale
33
CARTESIO
Altro
Sì, abbastanza
Per assegnare 9%
17% Per assegnare
obiettivi
Sì, priorità agli
Molto agenti
No 16%
72% 11% 45%
Per avere una
lista ordinata
30%
Potenziale Alto Medio Alto Medio Basso Basso Alto Medio Alto Medio Basso Basso
34
Il Modello di Orientamento Commerciale
35
CARTESIO
+ 15%
- 83% - 78%
9%
9 2%
Circa ilCirca
75% dei Diamanti si dichiara molto soddisfatto del servizio
il 75% dei Diamanti si ritiene soddisfatto del servizio
36
Il Modello di Orientamento Commerciale
Conclusioni
37
Agire
sui problemi del cliente
38
Agire sui problemi del cliente
1
ICSI- Italian Customer Satisfaction Index
39
CARTESIO
40
Agire sui problemi del cliente
2
Elaborazioni Busacca & Associati su dati Osservatorio ICSI.
41
CARTESIO
blema reale che non è riuscito a risolvere da solo. Altre occasioni di contat-
to hanno luogo quando componenti dell’alta direzione incontrano formal-
mente o informalmente clienti. Notiamo tuttavia che se l’amministratore
delegato incontra un cliente è probabile che quest’ultimo sia molto soddi-
sfatto o molto insoddisfatto. Infatti solo i commenti di queste due categorie
riescono a risalire la catena gerarchica fino al top management. Il cliente
medio rimane anonimo, le sue opinioni sconosciute. Lo stesso vale per i
giudizi, le opinioni ed i commenti riportati al top management da amici,
parenti o colleghi. Considerazioni che iniziano con frasi del tipo quando
mio figlio ricarica la sua carta prepagata... oppure io stesso quando vado
in banca... non possono essere considerate significative. Intanto, molto più
spesso di quanto non si creda, le aziende utilizzano tali informazioni per
modificare, anche radicalmente, le loro strategie di marketing.
Anche la comunicazione fra acquirente e fornitore spesso è fuorviante.
Un servizio scadente, ad esempio, provoca inevitabilmente una sola reazio-
ne: proteste circa il prezzo. Se un cliente afferma: Il prezzo è eccessivo
raramente è l’importo in sé che viene contestato. In realtà ciò che egli vuole
esprimere implicitamente è che la somma algebrica dei benefici e dei pro-
blemi (ovvero il valore) che ritiene di ottenere dal prodotto o dal servizio
non giustifica il prezzo richiesto. Nella pratica, quanto maggiori sono i pro-
blemi che il cliente si trova a dover affrontare, tanto maggiori sono le pro-
babilità che lo stesso inizi a discutere il prezzo e ad avviare un processo di
abbandono.
42
Agire sui problemi del cliente
43
CARTESIO
44
Agire sui problemi del cliente
45
CARTESIO
46
Agire sui problemi del cliente
47
CARTESIO
48
Marketing non convenzionale,
modelli e strumenti
per il successo
49
CARTESIO
1
In base a una ricerca realizzata di recente in USA, i clienti sono raggiunti da una media di 3.000
messaggi pubblicitari al giorno e il 65% delle persone si ritiene “bombardato” costantemente dalla
pubblicità.
50
Marketing non convenzionale, modelli e strumenti per il successo
51
CARTESIO
Secondo una ricerca condotta di recente negli Stati Uniti, solo il 14% dei
consumatori si fida della pubblicità, il 54% evita di acquistare prodotti dei
quali viene fatta un’eccessiva promozione e il 69% è interessato a prodotti/
servizi che aiutino a bloccare la pubblicità. Questi numeri evidenziano la
graduale perdita di efficacia del marketing tradizionale, che fa sì che solo il
18% delle campagne pubblicitarie tradizionali mostri un ROI positivo a
fronte degli investimenti necessari2.
Il marketing convenzionale, in un rapporto unidirezionale azienda-cliente,
punta a persuadere i consumatori distraendoli dai momenti di intrattenimento
o informazione da essi cercati e voluti (si pensi all’interruzione pubblicita-
ria durante un film o, nel caso delle riviste, alla difficoltà che spesso si
incontra nel trovare gli articoli tra una pubblicità e un’altra). Di contro cre-
sce di efficacia un marketing non convenzionale il quale, sfruttando le nuo-
ve tecnologie (Internet in primo luogo ma anche il cellulare), punta a coin-
volgere i clienti e in particolar modo quelli ad alto potenziale relazionale,
con lo scopo di farli sentire in qualche modo protagonisti, stimolare la loro
conversazione e innescare i meccanismi di diffusione virale cliente-cliente
e cliente-prospect.
Marketing tradizionale versus marketing non convenzionale
• Comunicazione di massa che punta a raggiungere • Attività promozionali che usano il passaparola online
direttamente il più alto numero di clienti e offline tra le persone come media
• Rapporto unidirezionale azienda-cliente • Coinvolgimento dei clienti ad alto potenziale
• Approccio di promozione e di vendita che tende a relazionale
"distrarre" il cliente per catturare la sua attenzione • Forte spinta al passaparola grazie a fattori quali
intrattenimento/ironia/competizione/solidarietà.
2
Elaborazioni Busacca & Associati su dati Connected Marketing di J. Kirby e P. Marsden, Forrester
Research e siti Internet, dati riferiti al mercato USA.
52
Marketing non convenzionale, modelli e strumenti per il successo
53
CARTESIO
100%
75%
50%
25%
0%
or
a
V
l
t
a
ni
re
i
e
o
ai
al
en
ol
al
em
in
ad
in
di
ns
ia
la
m
rn
on
ar
nl
l
Ra
tid
on
o
llu
ne
E
in
io
io
ap
ce
sp
zi
uo
ce
C
G
gi
itu
er
nt
la
ss
en
Q
nn
tP
u
an
Pa
lie
ist
.s
ch
Ba
Br
ic
uc
bb
eb
ar
on
od
Pu
w
Se
ni
Pr
to
pi
Si
54 .
Marketing non convenzionale, modelli e strumenti per il successo
Gli strumenti del marketing non convenzionale risultano, inoltre, più efficienti
delle forme di comunicazione classica. Il media utilizzato è il passaparola, che va
a sostituire i costosi mezzi di comunicazione di massa: se il costo medio di una
campagna pubblicitaria realizzata per un mese tramite affissioni si aggira attorno
ai 450 mila euro, il lancio di video viral richiede un investimento medio pari a 40
mila euro.
2.500
2.100
2.000
1.500 1.300
1.000
450
500 350
250
79 50 40 25 20 5
0
r
ivo
o)
.)
g)
e)
e)
og
ee
e
tt
in
ill
pa
lin
es
es
nt
tt
-p
se
bl
rr
nl
m
m
ve
on
ra
-to
0
ue
so
su
2
(5
(e
(1
te
(1
(
co
er
o
ie
o
in
pa
o
ne
to
om
om
rm
io
ov
om
di
ito
en
sio
am
G
Ra
lm
rfo
pr
Pr
pr
is
Ev
fis
St
le
ra
Pe
le
in
Af
Te
Te
Vi
Il viral marketing è come Hollywood: tutti gli attori vogliono andarci e sfon-
dare, ma solo pochi ci riescono. Tutte le aziende moderne e orientate al succes-
so vorrebbero avere una diffusione globale, ed essere sulla bocca di tutti i
clienti, ma solo poche ci riescono davvero.
Il successo di una campagna non convenzionale non risiede solo nella
sua originalità ed ironia. Risiede nella pianificazione accurata delle azioni:
55
CARTESIO
5 2
1 3
3 4 Potenziale
relazionale 1
legami deboli
56
Marketing non convenzionale, modelli e strumenti per il successo
57
CARTESIO
58
Marketing non convenzionale, modelli e strumenti per il successo
GUERRILLA MARKETING
OFFLINE
PUBLIC RELATIONS
FRIENDS & FAMILY
PERFORMER-TO-PEER MKTG
MEMBER-GET-
MEMBER SEEDING TRIAL
QUIZ PROMOTION
COMMUNITY MARKETING
ONLINE
MINISITI INTERATTIVI
59
CARTESIO
Conclusioni
60
Marketing non convenzionale, modelli e strumenti per il successo
61
CARTESIO
62
Concedere ancora
credito al cliente?
63
CARTESIO
65
CARTESIO
deposito cauzionale, differenziato in base alla stima della solvibilità del cliente e
all’eventuale valore programmato del servizio sottoscritto.
Nella seconda fase di relazione, in cui avviene l’effettiva erogazione del ser-
vizio, compito dell’azienda è quello di incrementare le occasioni di contatto (senza
risultare invasiva) in modo da raccogliere il maggior numero di informazioni per
la corretta qualificazione del livello di rischio. In tal modo, se da un lato l’azienda
è impegnata nel miglioramento del servizio e della soddisfazione (ricordando, ad
esempio, di pagare le fatture in scadenza tramite i numerosi strumenti disponibili,
tra cui chiamate inbound e outbound, sms e mail), dall’altro ha l’opportunità di
registrare i differenti comportamenti della clientela a fronte di più solleciti. Un
ulteriore strumento di affinamento per la qualifica del rischio può derivare dalla
raccolta e dalla conoscenza dei dati anagrafici (come residenza, professione e
titolo di studio).
Nel corso del processo di relazione e di gestione del cliente, il rischio di
insolvenza e i costi legati al recupero dei crediti crescono esponenzialmente con
il passare del tempo. Occorre quindi valutare un indicatore di rischio che possa
prevedere con adeguata accuratezza il comportamento futuro dei clienti; a tal
fine è necessario monitorare i seguenti aspetti:
1. I comportamenti precedenti all’inizio della relazione con l’azienda
2. Le modalità di pagamento in seguito alla ricezione di fatture e solleciti
3. I canali di pagamento più utilizzati o scelti già in fase di acquisizione
30
60
90
18
27
2
1
gg
An
A
0
0
G
nn
G
G
i
io
io
io
ni
io
io
o
rn
rn
rn
rn
rn
i
66
Concedere ancora credito al cliente?
67
CARTESIO
1% 2% 20%
Rapporto medio tra costi sostenuti e crediti recuperati
Fonte: Elaborazioni Busacca & Associati su dati di una primaria azienda italiana
68
Concedere ancora credito al cliente?
69
CARTESIO
20%
40%
60% 65% 65%
70%
80%
60%
40%
35% 35% 30%
Fonte: Elaborazioni Busacca & Associati su dati di una primaria azienda italiana
70
Concedere ancora credito al cliente?
71
CARTESIO
BUONI PESSIMI
VALORE DEL CLIENTE
MARGINALI
CATTIVI
INDICATORE DI RISCHIO
Definite le variabili che determinano gli assi della matrice, occorre stabilire i
valori che discriminano i differenti segmenti in base al livello di rischio che si
ritiene accettabile e alla capacità di intervento su ogni segmento individuato. Il
corretto dimensionamento dei segmenti va in ogni caso effettuato in modo da
controllare il più possibile i clienti a maggior valore e rischio, poiché le azioni
principali e più dispendiose verranno indirizzate proprio verso questo target di
clienti. In tal caso, anche nella gestione del credito viene in aiuto la legge di
Pareto. Infatti, disponendo i clienti che superano un determinato livello di rischio
in ordine decrescente di morosità, ci si rende conto facilmente di come il primo
20% dei clienti morosi e a elevato rischio determini in genere circa il 75% delle
morosità da gestire.
La segmentazione dà luogo di fatto a quattro principali segmenti:
• pessimi: elevato valore e rischio; sono i clienti su cui agire con priorità, poi-
ché un ritardo nell’applicazione di azioni correttive comporterebbe elevati
rischi di perdite (20% dei clienti e 75% delle morosità);
• buoni: valore elevato e basso rischio; sono i clienti migliori, che però devono
essere monitorati costantemente per intervenire in tempi ristretti in caso do-
vesse peggiorare la loro capacità di solvibilità;
• cattivi: basso valore e rischio elevato; sono clienti poco affidabili, ma sui
quali si può intervenire con procedure standard, poiché in questi casi le per-
dite causate da mancati pagamenti sono solitamente limitate;
72
Concedere ancora credito al cliente?
BUONI PESSIMI
MARGINALI CATTIVI
Sviluppo
Offerta di
relazione,
limitato
pagamenti
ampliamento
dilazionati
offerta
limitato elevato
INDICATORE DI RISCHIO
73
CARTESIO
Una volta individuate le linee guida per ogni segmento, il passo successivo è
quello di definire un set di azioni differenziate per ognuno dei segmenti. Gli sforzi
maggiori vanno rivolti soprattutto verso clienti con elevato rischio e valore. Pos-
sibili azioni da adottare sono le seguenti:
• task force: interventi mirati alla rapida risoluzione del contratto per i clienti a
elevato rischio e valore;
• integrazione della valutazione del rischio di credito: oltre all’indicatore di
rischio vengono utilizzate fonti esterne (come le visure camerali) sui clienti a
elevato valore e bassa morosità, per anticipare possibili problemi di solvibilità
e per poter agire con tempestività;
• offerta di rateizzazioni: per i clienti con valore limitato e rischio non ecces-
sivo, ma con interessi di mora opportunamente studiati;
• esternalizzazione del rischio di perdita: i crediti dei clienti a rischio elevato
possono essere ceduti a società esterne specializzate;
• modifica del deposito o della fideiussione richiesta: se l’indice di rischio
peggiora nel tempo è possibile richiedere al cliente una garanzia aggiuntiva,
per coprirsi da eventuali insolvenze future;
• sviluppo del prepagato: per i clienti a rischio elevato e basso valore.
SEGMENTAZIONE
fideiussioni
• Utilizzo di liste esterne per la specializzate
• Analisi della solvibilità dei clienti
selezione dei clienti • Differente gestione legale in base
• Concessione di rateizzazioni
al valore del cliente
• Notifica telefonica/SMS
74
Concedere ancora credito al cliente?
Le azioni possono essere definite non solo in funzione del settore, del seg-
mento, ma anche in base alla fase del processo di gestione del credito in cui il
cliente si trova. Vengono definite proattive le azioni effettuate per clienti ancora
attivi, reattive quelle necessarie al recupero crediti una volta cessato il contratto.
Conclusioni
24
MAX
22
20
BENEFICI CONSEGUIBILI (Mln €/anno)
18
16
14 13 Mln €/anno
MIN
12
10
8 Mln € /anno
8
6 7 Mln € /anno
4
2 4 Mln €/anno
0
0,0 20,0 40,0 60,0 80,0
75
Contatti