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CAP 1) CONSIDERAZIONI INTRODUTTIVE

Tutti sembrano essere coralmente d'accordo che ogni forma di devianza in ambito economico debba
essere combattuta energicamente: e ci perch le conseguenze della criminalit economica, che
peraltro tendenzialmente non sono destinate a essere risarcite o rimborsate, spesso sono
identificabili sotto forma di danni esorbitanti, provocati da pochi, ma dei quali alla fine molti
subiscono le ripercussioni.
E' ci che si verificato nel nostro paese con i recenti scandali Cirio e Parmalat, in virt dei quali
industriali senza scrupoli, facendo ricorso al risparmio pubblico per colmare enormi buchi generati
da una gestione corrotta, hanno condotto le aziende ad un totale stato di insolvenza, che ha travolto
anche gli interessi dei risparmiatori.
Il legislatore dal canto suo intervenuto con un nocumento al risparmio: tipico esempio di norma
spettacolo, finalizzata soltanto a costituire un messaggio rassicurante verso le masse di
risparmiatori, ma del tutto inefficace quanto a finalit effettive di tutela.
In tal contesto va visto la popolarit del diritto penale: per mezzo della pena si mira ad ottenere il
risanamento etico della vita economica.
Il diritto penale dell'economia nel nostro ordinamento sempre stato ricondotto all'ambito del
diritto penale commerciale, nel quale venivano trattati i due pilastri storici del diritto penale
societario e del diritto penale fallimentare.
E' soltanto a partire dagli anni '70 del secolo scorso che si inizia a parlare del diritto penale
dell'economia svincolato dagli altri due.
DIRITTO PENALE DELL'ECONOMIA: una branca della parte speciale di diritto penale, che
ricomprende gli illeciti che hanno ad oggetto condotte di aggressione a beni economici, ritenuti
dall'ordinamento meritevoli di una tutela energica, quale quella che pu essere assicurata dalla
sanzione penale.
Rientrano pertanto nell'ambito del diritto penale dell'economia i reati tributari, i reati societari, e
tutti quei reati che attengono a fatti ed interessi economici.
Un delitto pu qualificarsi economico quando, a causa dei suoi effetti, sia in grado di turbare o
porre in pericolo la vita economica e l'ordine che la stessa esprime e pregiudicare cos
eventualmente, anche interessi individuali.
Non pi quindi reati commessi necessariamente in occasione dell'esercizio di un impresa, ma reati
che possono essere commessi anche da soggetti estranei al mondo dell'impresa, le cui azioni
possono per apportare nocumento all'ordine economico.
Possono essere ricondotti nell'alveo del diritto penale dell'economia:
il diritto penale societario;
il diritto penale fallimentare;
il diritto penale tributario;
il diritto penale bancario;
il diritto penale del mercato finanziario;
il diritto penale del lavoro;
il diritto penale urbanistico...
Il diritto penale dell'economia oltre ad essere disciplinato da alcuni testi unici, tra quelle materie
pi esposte all'influenza della legislazione di matrice europea e in genere sovranazionale.
Anche per tale ragione, il diritto penale dell'economia non configura un vero e proprio sottosistema
del diritto penale.
CAP 2) I SOGGETTI RESPONSABILI
Non sempre possibile individuare con facilit il soggetto al quale ascrivere la condotta illecita.
I reati afferenti al diritto penale dell'economia sono reati propri, cio reati che possono essere
commessi solo da coloro che rivestono una determinata qualifica.
In una realt complessa quale l'impresa sufficiente, per l'individuazione del soggetto agente, fare
riferimento alla qualifica legale rivestita formalmente dal soggetto, per poi ricavare dalla disciplina
extrapenale di riferimento doveri ed obblighi violati.

L'individuazione del soggetto attivo pu avvenire anche per in maniera diversa, facendo
riferimento alle concrete funzioni svolte da un singolo soggetto.
E' necessario dunque far uso di entrambe le prospettive illustrate.
I SOGGETTI DI FATTO
Anche in assenza di nomina si ritiene che un soggetto debba rispondere di un reato
proprio se si in concreto realizzato l'esercizio effettivo delle funzioni.
Le figure dei soggetti di fatto sono di creazione giurisprudenziale, nate per evitare
che la mancanza di una nomina formale potesse costituire una comoda via di fuga
dalla responsabilit penale per la lesione di beni giuridici effettuata nell'esercizio
dell'impresa.
Punto debole delle qualifiche di fatto che le stesse sono di creazione
giurisprudenziale e pertanto elevato il rischio, messo in luce dalla dottrina, di un
deficit di tassativit che la prassi determina nelle figure di reato, quanto alla
individuazione del soggetto attivo.
IL CONCORSO DELL'EXTRANEUS NEL REATO PROPRIO
In virt dei principi generali dell'art.110 c.p.(concorso di persone), deve ritenersi che anche un
soggetto non qualificato possa concorrere in un reato proprio, sempre che l'extraneus possieda la
consapevolezza della qualifica soggettiva dell'intraneus, posto che la stessa rientra nell'oggetto del
dolo ed abbia contribuito causalmente alla realizzazione del fatto.
Mentre non vi sono ostacoli a considerare un reato commesso in regime di concorso materiale,
problemi vi sono nel caso di concorso morale, cio quando l'extraneus si limiti a semplici
suggerimenti o ad indicazioni di natura teorica.
Come nel caso Fiat, nel quale il direttore centrale preposto al settore finanza che ha posto al servizio
dell'amministratore le sue notevoli capacit tecniche al fine di realizzare artifici contabili. Esso
stato punito quale concorrente extraneus nel reato di false comunicazioni sociali realizzato
dall'amministratore.
Ci vale anche per i professionisti, purch la condotta abbia offerto un contributo causale
determinante al fatto delittuoso.
Per quanto riguarda dunque il nesso causale, occorrer accertare se l'opera svolta dall'extraneus ha
effettivamente influito o no sulla condotta dell'intraneus, influenzando il comportamento di
quest'ultimo. Inoltre come elemento psicologico sar richiesto all'extraneus la consapevolezza di
partecipare ad un reato.
LA RESPONSABILITA' PENALE NELL'AMBITO DEGLI ORGANI PLURIPERSONALI
Consiglio di amministrazione o consiglio di gestione.
In tali situazioni spesso si perde di vista che la formazione delle decisioni sovente frutto di attivit
istruttorie, di pareri e di consultazioni che si sommano tra loro e sui quali i componenti dell'organo
collegiale nutrono un'aspettativa di conformit alle regole.
La situazione diviene complessa quando taluno degli appartenenti all'organo collegiale non abbia
partecipato alla discussione che ha preceduto la deliberazione, oppure nel caso in cui un soggetto
non si sia reso conto di prender parte ad una delibera che configurava un'ipotesi di reato.
Anche in relazione agli organi gestori delle societ costituiti in collegio necessario riferirsi ai
normali criteri d'imputazione del diritto penale(nesso causale, elemento soggettivo), allorch si
discute della responsabilit di pi persone.
Di norma la contestazione mossa agli amministratori che non hanno avuto un ruolo di primo piano
nell'assunzione della delibera configurata come un concorso per omissione, ai sensi della clausola
di equivalenza di cui all'art. 40 c.p.
LA RESPONSABILITA IN CONCORSO DEI COMPONENTI GLI ORGANI
AMMINISTRATIVI
Per quanto riguarda gli amministratori occorre anzitutto riferirsi all'art. 2380-bis c.c.
Che indica genericamente il contenuto dell'incarico gravante sugli stessi: gli amministratori devono
compiere le operazioni necessarie per l'attuazione dell'oggetto sociale .

L'art. 2392 c.c. pone a carico degli amministratori obblighi particolarmente stringenti, nel senso che
non sufficiente la diligenza dell'uomo medio, occorrendo invece la diligenza del buon
amministratore, commisurata in concreto sulla base della natura dell'incarico e delle specifiche
competenze del singolo amministratore.
Tale articolo costituisce la norma di riferimento per la configurazione della responsabilit civile nei
confronti degli amministratori per i danni che il comportamento degli stessi ha cagionato alla
societ; sarebbe pertanto improprio, nel
caso di commissione di un reato, far scaturire da tale norma una responsabilit penale
generalizzata di natura omissiva per tutti i componenti dell'organo gestorio.
Per configurare correttamente la responsabilit penale dei componenti l'organo
collegiale di gestione invece indispensabile accertare scrupolosamente l'aspetto
soggettivo: precisamente l'individuazione del dolo di concorso.
Se l'amministratore, proprio perch non adempie con la dovuta professionalit i suoi
doveri d'ufficio, non in grado di rendersi conto di fatti costituenti reato commessi da
altri, sar impossibile configurare a suo carico una responsabilit penale per concorso
omissivo in un reato doloso, ferma restando l'eventuale responsabilit civile nei
confronti della societ, peraltro, di fronte alla mera colpa, la responsabilit civile per
danni appare strumento sufficiente: idoneo a coprire una pi varia casistica e con
minori problemi probatori , pi flessibile anche nella gestione processuale, e di per s
idoneo a motivare gli organi societari all'osservanza dei loro doveri.
AMMINISTRATORE SENZA DELEGA: la prassi giurisprudenziale tende ad
aggirare il problema attraverso lo strumento del dolo eventuale: in altri termini
l'atteggiamento degli amministratori privi di delega viene qualificato di inerzia
colpevole e, sul presupposto, che gli stessi avrebbero dovuto percepire eventi o
segnali preoccupanti, la circostanza di non aver agito per impedire l'evento costituisce
quell'accettazione del rischio che caratterizza il dolo eventuale.
LA RESPONSABILITA' IN CONCORSO DEI COMPONENTI GLI ORGANI DI CONTROLLO
Per quanto riguarda invece i sindaci e i componenti gli organi di controllo, le norme
di riferimento sono l'art.2403c.c., disposizione centrale che individua i doveri del
collegio sindacale e l'art. 2407 c.c., che specifica la responsabilit dei sindaci,
commisurandola alla professionalit e alla diligenza richieste dalla natura
dell'incarico; per le societ quotate la norma di riferimento l'art. 149 del d.lgs.
58/1998.
LA DELEGA DI FUNZIONI
Occorre anzitutto precisare se la delega sia idonea a trasferire totalmente la responsabilit penale dal
delegante al delegato, oppure soltanto parzialmente e in secondo luogo, occorre stabilire i requisiti
di validit della delega.
1) quanto alla capacit della delega di trasferire le responsabilit penali di un singolo soggetto deve
evidenziarsi come in materia siano presenti diversi ordinamenti:
- coloro che sostengono la non trasferibilit di una posizione di garanzia mediante un atto tra
privati, pena la lesione del principio di tassativit del precetto penale e che pertanto risolvono
l'efficacia della delega facendo riferimento alla carenza dell'elemento psicologico del delegante, si
pongono coloro che attribuiscono alla delega di funzioni la capacit di configurare un nuovo
soggetto penalmente responsabile.
- in una posizione che invece maggiormente rispettosa dell'inderogabilit del
precetto penale si pone quell'orientamento che attribuisce alla delega la sola capacit
di mutare il contenuto dei predetti obblighi, trasformandoli in obblighi di controllo
sull'operato del soggetto delegato. In tale maniera permane in capo ai vertici
dell'impresa un generale obbligo di vigilanza, che si esplica in un attivit di controllo
sull'osservanza degli obblighi e delle procedure che sono stati oggetto di delega.
2) La delega di funzioni nell'impresa realizza un atto di organizzazione e pertanto

non pu divenire mero strumento di sgravio per il garante originario, ma


rappresenta un mezzo per apprestare una tutela pi efficace nei confronti dei
beni dei terzi, in ordine ai quali l'imprenditore non in grado di provvedere.
Di conseguenza la delega dovr anzitutto essere conferita a persone dotate di
adeguata e specifica preparazione tecnica in relazione ai singoli compiti che dovranno
svolgere. Inoltre la delega dovr essere scritta e precisa.
La responsabilit delle persone giuridiche
In Germania si stima che l'80% di tutti i casi di criminalit economica grave siano
stati commessi sotto il manto di un impresa.
Contro tali tipi di aggressione criminale il diritto penale tradizionale, modellato sulle
persone fisiche, non pu essere efficace.
Oggi la decisione all'interno di un impresa non coincide con le decisioni di singoli
soggetti, ma si esprime attraverso un processo decisionale posto in essere attraverso
la concorrenza di una pluralit di soggetti.
Senza contare che proprio il principio di personalit della responsabilit penale e il
principio di colpevolezza vengono posti continuamente in forte tensione allorch si
procede alla punizione della sola persona fisica per fatti che invece sono riconducibili
alla politica d'impresa.
Tradizionalmente il nostro ordinamento giuridico, ispirato ai canoni della civil law, si
sempre mostrato refrattario ad una responsabilit penale nei confronti delle persone
giuridiche: SOCIETAS DELINQUERE NON POTEST!
La personalit della responsabilit sancita all'art. 27 della Cost. Si radica, prima
ancora che sulla colpevolezza, su un insieme di fattori fisio psichici che la
colpevolezza stessa presuppone, identificabili solo in capo a persone fisiche.
Un ulteriore profilo di disagio nella configurazione di una responsabilit penale delle
persone giuridiche quello delle sanzioni: il nostro ordinamento non prevedeva, al di
fuori della pena pecuniaria o di talune pene accessorie, altri tipi di sanzioni
compatibili con la struttura degli enti.
Un passo avanti si fatto grazie alla funzione svolta dal diritto comunitario: dal 1995
l'Italia ha sottoscritto una serie di trattati internazionali, sia a livello europeo che
extraeuropeo, che prendevano atto della situazione riguardante il dilagare della
criminalit soprattutto in materia economico finanziaria e che ponevano, tra i rimedi
per arginare tali forme di criminalit, anche quello di introdurre una responsabilit
per le persone giuridiche.
Tali accordi sono stati ratificati con la l. 300/2000.
L'art. 11 della l. 300/2000 ha previsto una delega al Governo per introdurre e
disciplinare una forma di responsabilit amministrativa per le persone giuridiche.
In virt di tale articolo il Governo ha emanato il d.lgs 231/2001, contenente la
disciplina della responsabilit amministrativa delle persone giuridiche, delle societ e
delle associazioni anche prive di personalit giuridica.
Ma tale delega totalmente generica e indefinita, soprattutto per quanto riguarda la
parte processuale e pertanto contraria con i principi di cui all'art. 25 della Cost., e in
particolare con il principio della riserva di legge.
1. LGS 231/2001
Tale provvedimento legislativo segna la nascita, per il nostro ordinamento, di una
forma di responsabilit punitiva diretta per gli enti collettivi.
Ha introdotto una responsabilit per gli enti derivante da reato, ricollegata al fatto
della commissione di un illecito penale da parte di una persona fisica, nell'interesse o
a vantaggio della societ.
Non si tratta di una responsabilit sostitutiva della responsabilit del soggetto-persona
fisica, n di una responsabilit sostitutiva della responsabilit civile dell'ente; bens di

una vera e propria responsabilit aggiuntiva finalizzata alla prevenzione del rischio
penale di impresa.
In altri termini: dallo stesso fatto storico: reato, discendono due diverse forme di responsabilit:
1) quella tradizionale nei confronti del soggetto-persona fisica;
2) quella amministrativa nei confronti dell'ente.
L'accertamento di entrambi i profili compete al giudice penale.
La definizione di responsabilit amministrativa frutto di una scelta deliberata dal legislatore
nostrano, sulla quale verosimilmente hanno pesato considerazioni di ordine costituzionale.
La relazione al d. lgs 231/2001 afferma che la qualificazione di amministrativa attribuita alla
responsabilit per gli enti collettivi rappresenta in realt un genus di sanzione punitiva. Una
responsabilit quindi che non propriamente amministrativa perch scaturisce comunque dalla
commissione di un reato ed soggetta a gran parte delle garanzie del processo penale, ma che non
pu definirsi penale stante l'impossibilit di riconoscere nell'ente collettivo un soggetto capace di
essere rieducato.
Facendo leva sulla constatazione della diversit dell'impresa rispetto a chi la compone, si sostiene
che sarebbe estremamente ingiusto, anche in virt del principio di uguaglianza, che un fatto sia per
il singolo autore un illecito criminale, e non lo sia per l'impresa che sta alle sue spalle: un
privilegio senza giustificazione oggettiva.
L'art. 1 stabilisce che la nuova disciplina si applica:
agli enti forniti di personalit giuridica;
alle societ;
alle associazioni o enti privi di personalit giuridica che non svolgono funzioni
di rilievo costituzionale(partiti, sindacati...), eccettuati lo Stato, gli enti pubblici
territoriali..
Non rientrano nell'ambito dei soggetti destinatari delle sanzioni previste dal d.lgs
231/2001 gli imprenditori individuali per carenza del carattere della collettivit che
costituisce ragion d'essere di tale nuova forma di responsabilit.
Dunque sono soltanto gli enti pubblici economici a dover rispondere per i reati eventualmente
commessi a proprio vantaggio e ci perch gli enti pubblici economici rappresentano il pendant di
quei soggetti collettivi alle quali principalmente rivolta la disciplina in questione.
Tale nuova forma di responsabilit diretta delle persone giuridiche estesa solo a un
certo numero di reati. Sono inclusi solo quei reati a tutela degli interessi finanziari
dell'Unione Europea, posto che in tal senso vi era un vero e proprio obbligo assunto
dall'Italia in sede convenzionale.
SOCIETAS DELINQUERE POTEST!
Il legislatore ha progressivamente ampliato l'ambito dei reati che prevedono una
responsabilit per gli enti collettivi.
E' stato quindi introdotto:
art. 25-bis: estende la responsabilit amministrativa nel caso dei reati di falso
nummario
art. 25-ter: estende la responsabilit amministrativa delle persone giuridiche
alla maggior parte dei reati societari;
art. 25-quater: estende la responsabilit amministrativa degli enti ai delitti
aventi finalit di terrorismo o di eversione dell'ordine democratico;
art. 25-quinquies: estende la responsabilit amministrativa delle persone
giuridiche ai delitti contro la personalit individuale compresi nella sezione I
del capo III del titolo XII del libro II del codice penale(prostituzione,
pornografia..)
art. 25-sexies: estende la responsabilit amministrativa per gli enti anche ai
reati di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato.
Da ultimo la disciplina della responsabilit degli enti stata estesa a anche ai

reati di omicidio colposo e lesioni personali colpose gravi; allorch gli stessi
siano commessi con violazione delle norme antinfortunistiche e sulla tutela
dell'igiene e della salute sul lavoro.
Per la prima volta, reati di natura colposa sono inseriti tra quei reati che generano una
responsabilit per gli enti.
PROFILO OGGETTIVO DELL'ATTRIBUZIONE DELLA RESPONSABILITA'
art. 5 d.lgs 231/2001
E' necessario che il reato, posto in essere da una persona fisica, sia commesso
nell'interesse o a vantaggio dell'ente. Il legislatore ha voluto mettere in evidenza la
necessaria connessione che deve sussistere tra il reato e gli obiettivi dell'ente.
E' possibile addebitare ad un ente una responsabilit in quanto la condotta sia
finalizzata genericamente a soddisfare l'interesse dell'ente.
Purch il reato sia compiuto nell'interesse dell'ente, non occorre anche che questi ne
tragga vantaggio.
Per interesse deve intendersi che il fatto posto in essere dalla persona fisica deve
essere commesso perch la persona giuridica ha instradato, con la sua politica di
impresa, l'agente a commettere quel reato.
Se invece la molla per commettere il reato scaturisce da un interesse di tipo
individuale dell'agente, non elimina la rilevanza dell'illecito per l'ente, ma consente
l'attenuazione della sanzione pecuniaria.
Per vantaggio deve intendersi un profitto o comunque un arricchimento economico
che l'ente ricava direttamente dal reato commesso dalla persona fisica.
Le categorie di soggetti agenti per la persona giuridica sono:
coloro che rivestono funzioni di vertice, o coloro che esercitano anche solo di
fatto il controllo e la gestione dello stesso ente;
coloro che ricoprono mansioni esecutive.
Le predette qualifiche sono necessarie, poich in loro assenza mai un reato potrebbe
ricondursi anche all'ente.
PROFILO SOGGETTIVO DELL'ATTRIBUZIONE DELLA RESPONSABILITA'
Il legislatore ha voluto ancorare il rimprovero nei confronti della persona giuridica ad
un deficit dell'organizzazione o dell'attivit, rispetto a un modello di diligenza
esigibile dalla persona giuridica nel suo insieme.
Il legislatore esige che il reato della persona fisica sia espressione della politica
aziendale o derivi comunque da una colpa nella organizzazione dell'attivit dell'ente.
COLPEVOLEZZA DI ORGANIZZAZIONE
Il legislatore ha diversificato i criteri di attribuzione soggettiva della responsabilit
sulla base della diversa categoria di appartenenza degli autori individuali.
Art. 6 d.lgs 231/2001.
nel caso di reati commessi da soggetti che rivestono posizioni apicali,
essendo il reato commesso da un soggetto di vertice nell'ambito della gerarchia
della societ, il legislatore presume appartenere quel reato all'organizzazione
stessa dell'impresa.
L'ente non risponde se prova che :
- sono stati adottati e applicati efficaci protocolli preventivi destinati ad impedire i reati
- stato istituito uno specifico organismo di controllo per garantire la massima efficienza dei
modelli organizzativi;
- i vertici hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente i protocolli preventivi;
- non vi sono state omissioni o negligenze nell'operato dell'organo di controllo.
La responsabilit della persona giuridica non quindi automatica, ma consegue solo se la societ
non aveva predisposto un modello organizzativo idoneo ed efficace per evitare quel tipo di reato.

Il MODELLO ORGANIZZATIVO non altro che un vero e proprio sistema organizzativo della
societ finalizzato a prevenire ed evitare la commissione dei reati di quel genere.
Ogni societ deve verificare, a seconda della propria attivit, i rischi-reato e catalogare tutti quei
reati che potrebbero verificarsi nel corso dell'attivit svolta.
Il modello organizzativo deve quindi essere un abito tagliato su misura per adattarsi il pi possibile
alla fisionomia di ciascun ente allo scopo di prevenire il rischio-reato.
Il legislatore ha inoltre previsto l'istituzione di un organo interno: ORGANISMO INTERNO DI
CONTROLLO(istituito dal vertice dell'ente), che abbia autonomia di intervento e sia destinato a
controllare, in ogni momento, l'efficacia del modello organizzativo.
L'obbligo gravante sull'organismo di controllo un obbligo di sorveglianza che non comporta alcun
obbligo di impedire l'evento.
Art. 7 d.lgs 231/2001.
nel caso di reati commessi da soggetti che sono in posizione subordinata,
viene richiesta una vera e propria colpa di organizzazione.
La responsabilit dell'ente esclusa se l'ente ha adottato, prima della commissione del fatto di reato,
un efficace modello di organizzazione, gestione e controllo.
Si tratta di una responsabilit modellata sul classico schema concorsuale di tipo colposo del fatto
commesso dalla persona fisica all'interno della societ.
I modelli organizzativi sono obbligatori per i soggetti che rivestono posizioni apicali in quanto sono
idonei a prevenire il reato dei sottoposti.
L'apparato sanzionatorio (art. 9 d.lgs 231/2001)
L'apparato sanzionatorio previsto dal d.lgs 231/2001 pressoch fondato su sanzioni
che guardano al profitto o all'utile economico dell'ente; in quanto l'aspetto
patrimoniale uno degli elementi essenziali per il funzionamento dell'impresa.
Tale apparato si ispira alla teoria del carrot and stick con il quale si prevedono pene gravose per la
persona giuridica che, in caso di recidiva, possono arrivare all'interdizione definitiva dall'esercizio
dell'attivit, ma anche di istituti premiali con i quali si concedono sconti di pena nei casi di
effettuazione di attivit riparatorie per attenuare o elidere le conseguenze del reato.
Le sanzioni per gli illeciti amministrativi dipendenti da reato sono:
sanzione pecuniaria;
sanzioni interdittive(interdizione dall'esercizio dell'attivit, sospensione o
revoca di autorizzazioni, esclusione da agevolazioni...);
confisca;
pubblicazione della sentenza.
LA SANZIONE PECUNIARIA: la pena usuale nei confronti degli enti.
E' previsto che si applichi attraverso il meccanismo delle quote.
La quota l'unit di misura della sanzione pecuniaria.
Il giudice, secondo un meccanismo di commisurazione bifasico, stabilisce la pena in
concreto basandosi sulla gravit del fatto, sul grado di responsabilit dell'ente e
sull'attivit svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del fatto; successivamente
dovr determinare il valore di ciascuna quota in base alle condizioni economiche e
patrimoniali dell'ente.
LE SANZIONI INTERDITTIVE: si applicano solo nei casi espressamente previsti.
Infatti, per esempio, l'art. 25-ter nei reati societari non ne prevede l'applicazione,
anche nei casi di realizzazione dei reati concernenti gli abusi di mercato.
Le sanzioni interdittive hanno normalmente durata temporanea, ma in alcuni casi
determinati possono essere applicate in via definitiva.
Possono inoltre essere applicate quali misure cautelari: la possibilit di applicazione
cautelare per stata esclusa per le banche e per le imprese di assicurazione.
La loro irrogazione pu determinare gravose limitazioni nell'attivit delle societ, che
in alcuni casi pi gravi pu giungere fino alla paralisi completa.

La funzione delle sanzioni interdittive essenzialmente di prevenzione speciale, in


quanto con la loro applicazione si mirano ad ottenere risultati utili per la tutela dei
beni protetti. Le sanzioni interdittive sono dotate anche di elevata afflittivit,
espressione di una finalit di prevenzione generale, ricollegabile all'inevitabile effetto
dissuasivo che la minaccia in grado di espletare.
In considerazione delle gravi conseguenze che possono discendere dall'applicazione
delle sanzioni interdittive, il legislatore ha previsto un meccanismo correttivo, quale
la possibilit di nominare un commissario giudiziale. La nomina possibile nel caso
in cui l'applicazione della sanzione interdittiva determini l'interruzione dell'attivit
dell'ente. E' inoltre necessario che ricorrano almeno uno dei seguenti elementi:
l'ente svolge un pubblico servizio o un servizio di pubblica necessit la cui
interruzione pu provocare un grave pregiudizio alla collettivit,
l'interruzione dell'attivit dell'ente pu provocare rilevanti ripercussioni
sull'occupazione.
Sempre in considerazione del rigore delle sanzioni interdittive, l'art. 14 precisa che
l'applicazione delle stesse deve essere limitato alla specifica attivit alla quale si
riferisce l'illecito dell'ente.
La responsabilit degli enti e i gruppi di imprese
HOLDING: i reati commessi dai suoi amministratori che effettuano una corruzione
nell'interesse di una controllata, o il caso in cui le societ x e y, facenti parte del
gruppo Alfa, pongono in essere una serie di corruzioni.
In tale situazione, pi frequente, la giurisprudenza orientata a ritenere sussistente la
responsabilit della holding in forza di una generica nozione di interesse di gruppo.
In particolare si ritiene che l'amministratore della holding svolga in realt il ruolo di
amministratore di fatto della controllata, ingerendosi sistematicamente nella gestione
operativa di quest'ultima con la conseguenza che la holding pu essere chiamata a
rispondere del fatto commesso dalla controllata.
Per ravvisare la responsabilit della holding si suppone che sia esistente sulla
capogruppo un obbligo di impedire eventuali illeciti che dovessero essere commessi
dalle controllate. Il punto debole di tale meccanismo per individuabile nella
mancanza di specifici obblighi giuridici penalmente rilevanti, dai quali scaturisce
l'impossibilit di riconoscere in capo alla holding una posizione di garanzia.
Al fine di verificare la responsabilit di una societ del gruppo per reati commessi a
suo vantaggio ad opera di un'altra societ, occorrer accertare se le persone fisiche
rappresentanti delle due societ hanno agito o no in una situazione di concorso di
persone, oltre ad aver commesso il fatto nell'interesse delle societ.
La responsabilit amministrativa degli enti dipendente da illecito
amministrativo
E' una forma di responsabilit pura, originata dalla commissione di un illecito
amministrativo. Si tratta di un particolare paradigma di colpa di organizzazione
riconducibile in via esclusiva alla commissione degli illeciti amministrativi in materia
di abusi di mercato.
Tale innovativa forma di responsabilit si riferisce esclusivamente agli illeciti
amministrativi di abuso di informazioni privilegiate e di manipolazione del mercato.
La responsabilit sociale d'impresa
Non va confusa con la responsabilit amministrativa degli enti.
La CSR consiste nell'estendere la missione dell'impresa al perseguimento anche di
istanze sociali cosicch l'impresa non pi finalizzata esclusivamente alla produzione
di un profitto per soddisfare gli azionisti, ma deve essere orientata anche a sviluppare
il benessere della societ attraverso il soddisfacimento degli interessi dei pi diversi
interlocutori anche estranei all'impresa stessa. E' dunque l'adozione di un codice

etico.
PARTE II
CAP. 1) I REATI SOCIETARI
Nell'ambito del codice civile i reati societari sono previsti dalle norme ricomprese tra
l'art. 2621 e l'art. 2640, all'interno del titolo XI del libro V.
Fino agli anni '60 del secolo scorso, la punizione effettiva di illeciti societari
presentava i caratteri della sporadicit ed occasionalit.
Una spinta notevole si ebbe verso met degli anni '70, quando in virt di un mutato
atteggiamento culturale di fondo sulla capacit del sistema penale di costituire un
efficace strumento di prevenzione dei fatti ritenuti lesivi degli interessi societari, la
prassi giurisprudenziale ha scoperto le immense possibilit delle norme a riguardo
appunto.
Tutto si reso possibile grazie a:
1) un ruolo non indifferente stato rivestito dal mutato atteggiamento ideologico
del periodo, che ha determinato una spinta decisiva all'eliminazione di quella
sorta di pseudo-immunit della quale nei decenni precedenti avevano di fatto
goduto gli imprenditori e gli operatori economici in genere.
2) L'accentuarsi del fenomeno della funzione promozionale del diritto penale che
in quegli anni iniziava la sua espansione. Poich si riteneva che le altre forme
di controllo fossero inefficaci ed inidonee allo scopo, si faceva affidamento
sull'arma della sanzione penale.
La riforma del 2002
Da tempo si riteneva oramai necessaria una riforma del diritto societario in quanto la
trasformazione del tessuto economico della nazione aveva ampiamente dimostrato
l'avvenuta marginalizzazione del modello della s.r.l. E la prassi aveva messo in risalto
l'utilizzazione pressoch esclusiva del modello della s.p.a.
Nel frattempo era stata elaborata la bozza del progetto Mirone che per non and a
buon fine.
L'esigenza di una riforma dei reati societari apparsa in tutta la sua prepotenza a
seguito della constatazione, avvenuta dopo Tangentopoli, della particolare duttilit di
una norma quale quella prevista dall'abrogato art. 2621 c.c., che grazie ai suoi difetti
genetici ha prodotto vere e proprie mostruosit giuridiche, in quanto spesso stata
utilizzata dalla magistratura inquirente quale norma grimaldello per punire le
patologie societarie colpendole a posteriori nel momento della rappresentazione
contabile finale delle operazioni.
Il diritto penale societario andava modificato, in quanto non era del tutto idoneo a
tutelare in maniera efficace gli interessi coinvolti e in quanto la sua struttura dava
adito alla possibilit di manipolazione di alcune norme, utilizzandole per finalit
diverse da quelle per le quali il legislatore le aveva previste.
Il diritto penale societario dopo la riforma del 2002
La riforma operata con d.lgs 61/2002 ha mutato profondamente il diritto penale
societario.
Quattro le direttrici seguite dal legislatore del 2002:
1) una drastica riduzione delle figure di reato ed un incremento delle ipotesi di
illecito amministrativo;
2) una diversa tecnica legislativa di formulazione delle norme, pi rispettosa dei
canoni di tassativit e determinatezza della fattispecie;
3) introduzione di nuove ipotesi incriminatrici;
4) diversa selezione dei beni giuridici rilevanti.
1) RAZIONALIZZAZIONE DELL'IMPIANTO NORMATIVO: operando una
drastica riduzione del numero dei reati, ha centrato quell'esigenza di

razionalizzazione che veniva invocata a gran voce dalla dottrina.


La riforma ha finalmente unificato in una sola previsione criminosa tutti gli illeciti di
ostacolo alle funzioni delle autorit pubbliche di vigilanza, facendo cos giustizia di
quel confuso microsistema normativo che si era venuto a
formare.
2) LA FORMULAZIONE DELLA FATTISPECIE: prima per la descrizione del
fatto punibile si faceva rinvio alla disciplina civilistica, in una sorta di rifiuto
dei principi di determinatezza e tassativit.
Ci comportava una oggettiva difficolt nella percezione del valore e del significato
delle norme da parte dei destinatari, oltre a rendere difficile l'applicazione delle
stesse, in un continuo gioco di rinvii tra principi contenuti nella parte civilisticoistituzionale
e principi penalistici.
La riforma dunque intervenuta formulando le diverse fattispecie in via autonoma.
3) INTRODUZIONE DI NUOVE FATTISPECIE INCRIMINATRICI: sono state
introdotte due nuove figure come l'infedelt patrimoniale e l'infedelt a seguito
di dazione o promessa di utilit.
4) SELEZIONE DEI BENI GIURIDICI: si predilige la selezione di modalit
comportamentali direttamente offensive di singoli beni giuridici, piuttosto che
ricostruzioni in chiave di plurioffensivit. Solo che l'intenzione a prima vista
lodevole, ha poi determinato in concreto un diritto penale societario minimo,
incentrato sulla tutela ristretta di beni giuridici tradizionali che per non
sempre riflettono le esigenze di tutela necessarie per una protezione effettiva.
La querela nei reati societari
Uno degli indici di privatizzazione del diritto penale societario costituito
dall'introduzione della punibilit a querela di parte per un elevato numero di reati.
Risultano perseguibili a querela:
il delitto di false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori
commesso nell'ambito di societ non quotate;
il delitto di impedito controllo con danno ai soci;
il delitto di operazioni in pregiudizio dei creditori;
il delitto di indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori;
il delitto di infedelt patrimoniale;
il delitto di infedelt a seguito di dazione o promessa di utilit.
La querela di parte viene ricollegata a tre diverse ragioni:
la tenuit dell'interesse sociale al quale si riferisce l'incriminazione;
una ragione di opportunit che si ravvisa nel caso in cui si dia rilievo ai
rapporti tra colpevole e soggetto passivo del reato;
la tutela della stessa vittima di un reato, che in virt della querela pu decidere
se essere soggetto o no al strepitus fori.
L'introduzione in larga scala dello strumento della querela di parte rappresenta un
aspetto fortemente criticabile della riforma, ove si tenga conto che nei reati economici
vi sempre un interesse sottostante di carattere generale.
Le cause di estinzione del reato
L'intera filosofia del d.lgs 231/2001 in tema di responsabilit degli enti basata su un
sistema di premi consistenti in comportamenti successivi alla realizzazione
dell'illecito, che influiscono direttamente sull'applicazione delle sanzioni interdittive.
In particolare:
nei reati di illegale ripartizione degli utili e delle riserve,
illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della societ controllate,
operazioni in pregiudizio dei creditori,
indebita ripartizione dei beni sociali da parte dei liquidatori.

Per tali reati, posti a tutela del capitale sociale, stata prevista la possibilit di
estinguere il reato ove vengano posti in essere comportamenti di tipo antagonista
finalizzati o ad annullare l'offesa nei confronti del bene giuridico, o a risarcire il
danno realizzato dalla condotta criminosa.
Il rischio messo in evidenza da parte della dottrina e che non deve essere
sottovalutato, che le predette condotte riparatorie post delictum possano in realt
prestarsi a legittimare, durante tutto il corso dell'esercizio annuale, qualsiasi
spregiudicata manovra di svuotamento o annacquamento del capitale.
La controriforma del 2005
La riforma del diritto penale societario del 2002 si rivela del tutto inadeguata a
svolgere un efficace funzione di tutela degli interessi afferenti al mondo delle societ
commerciali.
La legge 262/2005, ha apportato nei confronti del diritto penale societario una serie di
modifiche marginali, comunque non idonee a mutare la filosofia di fondo impressa al
sistema dalla riforma del 2002.
CAP 2) I REATI DI FALSE COMUNICAZIONI
Nel presente capitolo sono ricompresi tutti i reati caratterizzati da una condotta di
falsa comunicazione.
FALSO IN BILANCIO
Art. 2621 c.c: Salvo quanto previsto dall'articolo 2622, gli amministratori, i direttori generali, i
dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali,
con l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico e al fine di conseguire per s o per altri un ingiusto
profitto, nei bilanci, nelle relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai
soci o al pubblico, espongono fatti materiali non rispondenti al vero ancorch oggetto di valutazioni
ovvero omettono informazioni la cui comunicazione imposta dalla legge sulla situazione
economica, patrimoniale o finanziaria della societ o del gruppo al quale essa appartiene, in modo
idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, sono puniti con l'arresto fino a due
anni.
La punibilit estesa anche al caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati
dalla societ per conto di terzi.
La punibilit esclusa se le falsit o le omissioni non alterano in modo sensibile la rappresentazione
della situazione economica, patrimoniale o finanziaria della societ o del gruppo al quale essa
appartiene. La punibilit comunque esclusa se le falsit o le omissioni determinano una variazione
del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5 per cento o una
variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento.
In ogni caso il fatto non punibile se conseguenza di valutazioni estimative che, singolarmente
considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento da quella corretta.
Nei casi previsti dai commi terzo e quarto, ai soggetti di cui al primo comma sono irrogate la
sanzione amministrativa da dieci a cento quote e l'interdizione dagli uffici direttivi delle persone
giuridiche e delle imprese da sei mesi a tre anni, dall'esercizio dell'ufficio di amministratore,
sindaco, liquidatore, direttore generale e dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili
societari, nonch da ogni altro ufficio con potere di rappresentanza della persona giuridica o
dell'impresa".
Art. 2622 c.c.: Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei
documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori, i quali, con l'intenzione di ingannare i
soci o il pubblico e al fine di conseguire per s o per altri un ingiusto profitto, nei bilanci, nelle
relazioni o nelle altre comunicazioni sociali previste dalla legge, dirette ai soci o al pubblico,
esponendo fatti materiali non rispondenti al vero ancorch oggetto di valutazioni, ovvero
omettendo informazioni la cui comunicazione imposta dalla legge sulla situazione
economica, patrimoniale o finanziaria della societ o del gruppo al quale essa appartiene, in
modo idoneo ad indurre in errore i destinatari sulla predetta situazione, cagionano un danno

patrimoniale alla societ, ai soci o ai creditori, sono puniti, a querela della persona offesa, con
la reclusione da sei mesi a tre anni.
Si procede a querela anche se il fatto integra altro delitto, ancorch aggravato, a danno del
patrimonio di soggetti diversi dai soci e dai creditori, salvo che sia commesso in danno dello
Stato, di altri enti pubblici o delle Comunit europee.
Nel caso di societ soggette alle disposizioni della parte IV, titolo III, capo II, del testo unico di
cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni, la pena per i fatti
previsti al primo comma da uno a quattro anni e il delitto procedibile d'ufficio. La pena
da due a sei anni se, nelle ipotesi di cui al terzo comma, il fatto cagiona un grave nocumento ai
risparmiatori. Il nocumento si considera grave quando abbia riguardato un numero di
risparmiatori superiore allo 0,1 per mille della popolazione risultante dall'ultimo censimento
ISTAT ovvero se sia consistito nella distruzione o riduzione del valore di titoli di entit
complessiva superiore allo 0,1 per mille del prodotto interno lordo.
La punibilit per i fatti previsti dal primo e terzo comma estesa anche al caso in cui le
informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla societ per conto di terzi. La
punibilit per i fatti previsti dal primo e terzo comma esclusa se le falsit o le omissioni non
alterano in modo sensibile la rappresentazione della situazione economica, patrimoniale o
finanziaria della societ o del gruppo al quale essa appartiene.
La punibilit comunque esclusa se le falsit o le omissioni determinano una variazione del
risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5 per cento o una
variazione del patrimonio netto non superiore all'1 per cento.
In ogni caso il fatto non punibile se conseguenza di valutazioni estimative che, singolarmente
considerate, differiscono in misura non superiore al 10 per cento da quella corretta.
Nei casi previsti dai commi settimo e ottavo, ai soggetti di cui al primo comma sono irrogate la
sanzione amministrativa da dieci a cento quote e l'interdizione dagli uffici direttivi delle
persone giuridiche e delle imprese da sei mesi a tre anni, dall'esercizio dell'ufficio di
amministratore, sindaco, liquidatore, direttore generale e dirigente preposto alla redazione dei
documenti contabili societari, nonch da ogni altro ufficio con potere di rappresentanza della
persona giuridica o dell'impresa.
A seguito della riforma del 2002, il nostro ordinamento prevede ben tre figure distinte
di false comunicazioni sociali:
art. 2621: reato di pericolo e ha natura contravvenzionale(falso non dannoso)
art. 2622: prevede due ipotesi di reato, di natura delittuosa e accumunate dalla
necessit che la condotta di falso abbia cagionato un danno patrimoniale ai soci
o alla societ o ai creditori.
La ragione della presenza di due distinte figure di reato si spiega poich se le false
comunicazioni avvengono nell'ambito di una societ non quotata in borsa la sanzione
quella della reclusione da 6 mesi a 3 anni e la procedibilit a querela di parte; se
invece il fatto riguarda una societ quotata in borsa, la sanzione quella pi grave
che va da 1 a 4 anni e la procedibilit d'ufficio.
La riforma in materia di tutela del risparmio( l.262/2005), ha introdotto nei reati di
false comunicazioni sociali un ulteriore tipologia di illecito: un ipotesi di illecito
amministrativo che si ricollega ad una condotta che non oltrepassa i limiti fissati dalle
soglie di non punibilit.
INTERESSI TUTELATI: prima della riforma del 2002, la giurisprudenza vedeva nel
reato di falso in bilancio un reato plurioffensivo, dove gli interessi tutelati erano
diversi e spaziavano da un capo all'altro per fare in modo che tale reato si adattasse ad
ogni evenienza.
Poich ora la norma riformulata richiede espressamente che sia cagionato un danno
patrimoniale ai soci, alla societ o ai creditori, il patrimonio di tali soggetti a
rappresentare l'oggetto giuridico di tutela. A maggior ragione si sostiene che la

presenza della querela uno degli indici di privatizzazione del bene giuridico. E il
bene giuridico patrimonio un bene di natura privatistica.
Gli interessi tutelati nell'art. 2621 c.c., sono la completezza, la veridicit, la
trasparenza dell'informazione societaria.
Si pu dunque affermare che il legislatore abbia ora inteso tutelare la trasparenza
dell'informazione societaria, operando per una graduazione della risposta
sanzionatoria a seconda degli effetti determinati dal mendacio. Ma nella sostanza
l'unica vera tutela deve considerarsi quella al patrimonio, atteso che la mitezza
dell'illecito amministrativo previsto non pu comunque espletare alcuna seria
funzione di tutela di un bene importante come la trasparenza dell'informazione
societaria che risulta maggiormente tutelata attraverso le norme del t.u.
Sull'intermediazione finanziaria.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio che pu essere commesso solo da chi riveste una
determinata qualifica giuridica.
I soggetti indicati dalle nuove norme sono in numero inferiore rispetto a quelli
indicati nella norma abrogata.
Figure eliminate poich il reato non si configura pi per la fase costitutiva della
societ:
promotori,
soci fondatori.
Soggetti attivi:
amministratori,
direttori generali,
dirigenti preposti alla redazione di documenti contabili societari,(figura
introdotta con la riforma del 2005), il soggetto che nelle societ quotate si
trova a pi stretto contatto con la contabilit societaria.
sindaci, art. 2639 c.c.
liquidatori,
coloro che esercitano in modo continuativo e significativo i poteri tipici
inerenti alla qualifica o alla funzione, pur in assenza di una nomina formale,
quei soggetti che diversamente qualificati, sono tenuti a svolgere le stesse
funzioni dei soggetti richiamati,
amministratori giudiziari, commissari governativi.
Pur trattandosi di un reato proprio il reato di false comunicazioni sociali, pu essere
realizzato anche da un extraneus, in concorso con un soggetto qualificato.
I reati di false comunicazioni sociali previsti agli art. 2621 e 2622 c.c., rientrano
nell'ambito di quegli illeciti penali che possono dar vita a una responsabilit
amministrativa nei confronti degli enti; per contro gli illeciti amministrativi previsti
all'art. 2621 5 comma, e art. 2622 9 comma, non generano alcuna responsabilit
punitiva a carico degli enti.
FATTO TIPICO: identico nelle due norme ad eccezione della previsione di danno
patrimoniale nell'art. 2622 c.c., consiste nel falso ideologico in scrittura privata.
La condotta si articola in due modalit:
esporre fatti materiali non rispondenti al vero,
omettere informazioni la cui comunicazione imposta dalla legge.
L'esposizione di fatti falsi pu avvenire solo attraverso determinati veicoli come:
BILANCI: possiede una duplice finalit: la prima quella di fissare la misura
del reddito da distribuire ai soci; la seconda quella di rispondere a un bisogno
di informazione sulla situazione patrimoniale, finanziaria e economica
dell'impresa.
Compito del penalista quello di stabilire quali tra i diversi tipi di bilancio possano

essere ricondotti alla formula normativa del legislatore.


bilancio d'esercizio: cio stato patrimoniale, conto economico e nota integrativa. E'
sufficiente la falsit di uno solo di tali elementi per configurare il reato di falso in
bilancio.
bilanci straordinari: cio quei prospetti contabili che esprimono la situazione
patrimoniale di una societ in un certo momento diverso da quello della chiusura
dell'esercizio sociale, come si verifica nel caso del bilancio di fusione o di scissione.
La loro falsit riconducibile alla previsione incriminatrice in argomento.
bilancio consolidato: dal 1991 previsto come obbligatorio in talune realt di
gruppo(come nelle societ di capitali che controllano un impresa).
E' lo strumento attraverso il quale viene offerta un'informativa completa di un
soggetto economico che, per ragioni organizzative strutturato in societ separate.
Una volta accertata la possibilit di comprendere il bilancio consolidato nell'area di
punibilit prevista dalle norme incriminatrici in questione, deve essere affrontata una
questione ulteriore, concernente la ripartizione della responsabilit nell'ipotesi di
falsit del bilancio consolidato.
Nessun problema nel caso in cui la falsit posta in essere autonomamente da
parte degli amministratori o dai membri del consiglio di sorveglianza della societ
capogruppo: in tal caso della falsit saranno chiamati a rispondere soltanto gli
amministratori della holding. Falsit originaria
Nel caso in cui il bilancio consolidato falso in quanto sono falsi i dati trasmessi
da una societ del gruppo. Nell'operazione di elaborazione del bilancio consolidato
manca l'obbligo per gli amministratori della capogruppo di verificare la correttezza
dei dati trasmessi dalle singole societ controllate con la conseguenza che se una
societ ha trasmesso dati falsi automaticamente sar inficiata la veridicit del bilancio
consolidato del gruppo. L'amministratore infedele della societ controllata risponder
del falso del bilancio consolidato.
bilancio-tipo: consiste in un mero prospetto contabile, utilizzato come una sorta di
bilancio di previsione. Questo non pu rientrare nei veicoli del falso, in quanto
consiste nella prospettazione di un'ipotesi di gestione economica futura in un
determinato ambito produttivo.
RELAZIONI: sono rapporti informativi che provengono da soggetti qualificati
dall'interno della societ. Hanno forma scritta e la legge li prevede come
obbligatori in certi momenti.
Es: nel momento in cui una societ deve ridurre il capitale sociale per perdite..
Il concetto di relazioni deve assumersi in senso tecnico, restringendo l'ambito soltanto
a quelle comunicazioni scritte previste dalla legge.
LE ALTRI COMUNICAZIONI SOCIALI PREVISTE DALLA LEGGE: tutto
ruota intorno al concetto di comunicazione sociale che deve essere tipica e
diretta ai soci o al pubblico.
Deve intendersi qualsiasi informazione, notizia, o dato attinente l'attivit della
societ. La comunicazione sociale costituisce l'essenza dell'informazione societaria,
cio di quel flusso di notizie che sempre deve scorrere tra la societ e l'esterno e che a
volte contenuto in documenti ufficiali, mentre a volte pu rinvenirsi in dichiarazioni
di contenuto rilevante effettuate da organi della societ.
Sono pertanto comunicazioni sociali tutte quelle comunicazioni che riguardano
l'oggetto della societ, in quanto provengono dall'interno della societ e vanno verso
l'esterno, ma devono sempre essere previste dalla legge. Devono inoltre essere dirette
ai soci o al pubblico: tale limitazione stata introdotta dal legislatore allo scopo di
circoscrivere le possibilit interpretative alle quali la giurisprudenza era giunta.
E' necessario per la tipicit del fatto che attraverso i veicoli previsti dalla norma, i

soggetti attivi del reato manifestino verso l'esterno fatti materiali non rispondenti al
vero ancorch oggetto di valutazioni sulla situazione economica, patrimoniale o
finanziaria della societ o del gruppo al quale essa appartiene.
La specificazione che i fatti devono essere materiali evidenza il bisogno di
concretezza. Per contro non saranno suscettibili di essere non rispondenti al vero le
mere valutazioni, cio quei giudizi completamente svincolati da ogni fatto materiale.
Il concetto di falsit
falsit di fatti materiali : qualunque scostamento dalla realt, purch superiore
ai limiti fissati dalle soglie di non punibilit.
Falsit delle valutazion i: vi sono diversi orientamenti a riguardo.
1) criterio del vero legale: una valutazione falsa quando per la sua quantificazione si
sono violati i criteri fissati dalla legge.(vi per la mancanza di criteri rigidi e certi).
2) criterio dei corretti principi contabili: devono considerarsi non rispondenti al vero
tutte quelle valutazioni che, non rispettando i principi dettati dalla professione
contabile, superano altres il limite della ragionevolezza.
3) filone giurisprudenziale + Corte cassazione: si ha falsit quando vi mancata
corrispondenza tra i criteri di valutazione relazionati e le effettive computazioni in
base a detti criteri.
Il criterio da privilegiare nella ricerca del significato della formula concernente la
falsit delle valutazioni quello della divergenza tra i criteri indicati nella nota
integrativa e e i criteri effettivamente utilizzati.
In alternativa alla condotta di esposizione di fatti materiali non rispondenti al vero, il
legislatore prevede una condotta consistente nell'omissione di informazioni.
Il legislatore ha previsto che la mera mancata redazione del bilancio o l'omesso
deposito dello stesso configuri l'illecito amministrativo di cui all'art. 2630 c.c.
Ci si trova sicuramente di fronte a ad una irregolarit che meno pericolosa, meno
insidiosa per i terzi che vengono in contatto con la societ.
Occorre operare una distinzione tra le diverse forme di comunicazioni sociali, posto
che a seconda del tipo di veicolo interessato l'omissione assume una configurazione
particolare.
bilanci : essendo previsti dal codice civile i requisiti necessari per la redazione
del bilancio, si realizzer un'omissione allorch vengano omessi dati o notizie
che il codice prevede come obbligatori.
Relazioni : si pu parlare di omissione solo se le informazioni non riferite sono
significative ed essenziali allo scopo.
Comunicazioni sociali : quelle spontanee non hanno rilevanza in quanto non
sono previste dalla norma. Invece quelle previste dalla legge, in base al quale
se le informazioni richieste da specifiche disposizioni non sono sufficienti a
dare una rappresentazione veritiera e corretta, si devono fornire le informazioni
complementari necessarie a dare una rappresentazione veritiera e corretta.
La riforma del 2002 ha introdotto nella struttura del fatto un requisito di idoneit
ingannatoria.
La condotta deve essere idonea a trarre in inganno i destinatari delle comunicazioni
sociali, allo scopo di differenziare le mere irregolarit o le falsit rilevanti
civilisticamente dal pi insidioso falso in bilancio.
La valutazione dell'idoneit ad ingannare dovr essere fatta caso per caso, in
relazione ai soggetti destinatari della singola comunicazione sociale.
SOGLIE DI NON PUNIBILITA': introdotte dalla riforma del 2002 per eliminare
margini di incertezza nell'applicazione delle norme e per scongiurare la rilevanza
penale di scostamenti minimi dai valori corretti che non sarebbero idonei a
influenzare le scelte dei destinatari dell'informazione societaria.

I limiti di non punibilit stabiliti dalle due norme incriminatrici(art. 2621,2622 c.c.)
consistono:
in una soglia di tipo generale ed elastico secondo la quale la punibilit per il
reato di false comunicazioni sociali esclusa se le falsit o le omissioni non
alterano in modo sensibile la rappresentazione della situazione economica,
patrimoniale o finanziaria della societ o del gruppo al quale essa appartiene.
In due soglie, tra loro alternative, in ragione delle quali la punibilit esclusa
se le falsit o le omissioni determinano una variazione del risultato economico
di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore al 5% o una variazione del
patrimonio netto non superiore al 1%.
in una soglia ulteriore relativa alle valutazioni, in virt della quale il fatto non
punibile se conseguenza di valutazioni estimative che, singolarmente
considerate, differiscono in misura non superiore al 10% da quella corretta.
Prima della riforma del 2002, anche un minimo scostamento era sufficiente a far
configurare il falso in bilancio.
Le soglie di non punibilit nei reati di falso in bilancio configurano veri e propri
limiti alla tipicit criminale del fatto, nel senso che le stesse sono elementi interni alla
struttura del reato, che hanno il compito di tracciare il confine tra reato e illecito
amministrativo.
1 SOGLIA:ALTERAZIONE SENSIBILE DELLA RAPPRESENTAZIONE
E' espressa in termini generale e richiede, affinch il fatto sia configurabile come
reato, che la condotta di mendacio abbia alterato sensibilmente la fisionomia
complessiva della societ o del gruppo sotto il profilo economico, patrimoniale o
finanziario.
Il limite in questione si applica in tutte le ipotesi in cui non possibile utilizzare le
soglie di carattere percentuale, quali, le omesse informazioni o qualsiasi
comunicazione che non influisca sul risultato economico d'esercizio o sul valore del
patrimonio netto del gruppo o della societ.
Espleta i suoi effetti riguardo alla forma di falso qualitativo: es si fa figurare come
costo per una campagna pubblicitaria una uscita che in realt stata utilizzata per
corrompere un p.ministero.
Tenuto conto che le false comunicazioni sociali devono essere attinenti alla situazione
economica, patrimoniale o finanziaria, non sembra potersi dubitare che la maggior
parte dei casi di falso qualitativo perdano rilevanza penale.
Ci in quanto il falso qualitativo lontano da qualsiasi offesa al patrimonio dei
soggetti interessati. Di conseguenza la tacita elisione di partite attive e passive
effettivamente esistenti o l'inscrizione di partite inesistenti per importi bilanciati, non
configureranno il reato in questione, ma ove sussista la possibilit, saranno punibili a
titolo di mero illecito amministrativo.
2 SOGLIA: LA SOGLIA PERCENTUALE
La previsione di tale tipologia menzionata dopo quella di carattere generale.
Il fatto non assume la qualifica di illecito penale se la condotta determina una
variazione del risultato economico di esercizio, al lordo delle imposte, non superiore
al 5% del risultato economico di esercizio o una variazione del patrimonio netto non
superiore all'1%.
Si tratta quindi di elementi che incidono esclusivamente nei casi di falso quantitativo.
Il risultato economico di esercizio la differenza tra i valori e i costi di produzione,
ulteriormente calcolato sulla base dei proventi, degli oneri finanziari, delle rettifiche
di valore e delle partite straordinarie, al lordo delle imposte.
Il patrimonio netto lo si ricava invece dalla somma del capitale, delle riserve, degli
utili portati a nuovo e degli utili d'esercizio.

Predette soglie, operano in alternativa tra loro, sul presupposto che si riferiscono a
elementi tecnico-contabili non omogenei tra loro e questa appare senza dubbio la
soluzione pi ragionevole.
3 SOGLIA: LA SOGLIA RELATIVA ALLE VALUTAZIONI
Espressamente riferita alle valutazioni estimative che formano il bilancio.
Tale limite stato inserito per equiparare la disciplina penale-societaria alla disciplina
penale-tributaria: quest'ultima infatti prevede la non punibilit per i reati di
dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e di dichiarazione infedele se causati
da valutazioni estimative che, singolarmente considerate(cio riferita alle singole voci
in bilancio), differiscono in misura inferiore al 10% da quelle corrette.
La materia delle valutazioni in bilancio quella pi problematica in quanto
immediatamente vincolata alle stime, che da sempre hanno rappresentato uno snodo
critico.
La soglia del 10% rappresenta pertanto un'area di tolleranza stabilita dal legislatore
per tutte quelle valutazioni di beni, che nonostante una disciplina legale, siano
comunque suscettibili di quantificazioni elastiche.
La presenza della predeterminazione del 10% effettuata dal legislatore fa venir meno
la necessit del ricorso a criteri extralegali, impedendo che possano essere
considerate irragionevoli le valutazioni che si mantengano nello scarto
normativamente fissato.
Il legislatore ha introdotto le soglie per restituire parametri di certezza
nell'applicazione della norma in tema di false comunicazioni sociali, per eliminare
tutte quelle ambiguit interpretative alle quali la giurisprudenza aveva dato luogo.
La presenza di soglie quantitative ha creato un limite al di sotto del quale qualsiasi
malversazione rimane penalmente lecita: pur dopo la risibile introduzione di un
illecito amministrativo nel caso in cui la condotta non raggiunga i livelli stabiliti, gli
amministratori di una societ potranno occultare utili senza timori di alcuna
conseguenza sul piano reale.
OGGETTO DELLA FALSITA': oggetto dell'informazione la situazione economica,
patrimoniale, finanziaria della societ o del gruppo al quale essa appartiene.
Il secondo comma dell'art. 2621 prevede altres che la punibilit estesa anche al
caso in cui le informazioni riguardino beni posseduti o amministrati dalla societ per
conto di terzi.
E' il caso ad es, dei patrimoni gestiti dalle societ di intermediazione nell'interesse
degli investitori.
L'evento di danno quale elemento caratterizzante gli illeciti previsti
dall'art. 2622 cc.
Mentre l'art. 2621 configura una contravvenzione basata sul pericolo concreto,
nell'ipotesi in cui la condotta cagiona un evento di danno patrimoniale diviene
applicabile l'art. 2622 che determina diverse conseguenze:
la presenza del danno modifica la natura dell'illecito che assume la fisionomia
di delitto, determinando altres un notevole incremento nelle sanzioni
l'evento di danno incide anche sulla punibilit, nel senso che il reato diviene
procedibile a querela di parte, ad eccezione dei casi nei quali la falsit riguarda
societ quotate in borsa
la presenza del danno espleta i suoi effetti sul momento consumativo del
delitto, nel senso che tale momento verr a coincidere con quello nel quale si
cagionato il danno.
Dovr dimostrarsi che l'evento di danno trova origine proprio nella condotta di
mendacio descritta dalla norma.(accertamento di difficile individuazione).
Inoltre il danno provocato dalla condotta di mendacio deve attingere necessariamente

una delle categorie di soggetti: i soci, la societ, o i creditori.


Destinatari dell'informazione societaria sono i soci e il pubblico e con la riforma del
2005 anche la societ. Tale aggiunta si pone in contrasto con la responsabilit
amministrativa delle persone giuridiche discendente dal reato di cui all'art. 2622: non
si riesce infatti a comprendere come il medesimo soggetto possa essere, nello stesso
tempo, punito con una sanzione amministrativa se il fatto stato commesso nel suo
interesse o a suo vantaggio e incluso altres tra gli eventuali danneggiati dal reato.
La riforma del 2005 ha inoltre introdotto una circostanza aggravante che si realizza
quando la condotta di mendacio, posta in essere nell'ambito di una societ quotata,
produce un grave nocumento ai risparmiatori.
E' una circostanza ad effetto speciale, in quanto determina un aumento della pena
superiore di 1/3 rispetto alla pena prevista per il reato base.
Affonda le proprie radici nell'esigenza di dare una risposta agli scandali finanziari che
negli ultimi anni hanno mietuto migliaia di vittime tra i risparmiatori.
Il danno ai risparmiatori deve essere considerato grave quando:
ha coinvolto un numero di risparmiatori superiore allo 0,1 per mille della
popolazione ISTAT o,
se ha determinato la distruzione o la riduzione del valore dei titoli emessi da
una societ superiore allo 0,1 per mille del PIL.
Tale compito per molto arduo.
ELEMENTO SOGGETTIVO: in entrambe le figure richiesto il dolo.
Dolo a struttura pluristratificata, formato innanzitutto da un dolo intenzionale(con
l'intenzione di ingannare i soci o il pubblico). A tale forma di dolo stato affiancato
un momento connotativo-finalistico consistente nel conseguire per s o per altri un
ingiusto profitto.
Nel falso dannoso, previsto dall'art. 2622, oltre a quanto sopra riferito, dovr essere
presente nell'ambito della rappresentazione, anche il danno patrimoniale, che per
rimane fuori da quanto deve essere oggetto di intenzione; con la conseguenza che
anche la mera accettazione del rischio del verificarsi dell'evento sufficiente a far
integrare l'elemento soggettivo del delitto in questione.
L'illecito amministrativo di false comunicazioni sociali
Innovazione introdotta dalla riforma del 2005, prevista sia nell'art. 2621 che nell'art.
2622, che dovrebbe coprire l'originaria area di impunit rappresentata dalle condotte
di mendacio che non raggiungono i limiti stabiliti dalle soglie di non punibilit.
L'illecito amministrativo prevede in entrambe le ipotesi la sanzione amministrativa da
10 a 100 quote e le sanzioni interdittive, per una durata da 6 mesi a 3 anni,
dell'interdizione dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, nonch
dall'esercizio dell'ufficio di amministratore, sindaco, direttore generale, liquidatore e
dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari.
La sanzione amministrativa possiede oggi un ruolo di primo piano nella prevenzione
degli illeciti economici, peccato per che si tratta di illeciti di pressoch impossibile
applicazione.
Conclusioni
Il sistema dei reati di false comunicazioni sociali allo stato attuale del tutto
inefficace.
La disciplina attuale palesemente complessa e ferraginosa, densa di nuovi elementi
normativi di fattispecie, di nuovi limiti alla tipicit penale del fatto, di elementi che
arricchiscono il dolo, i quali appaiono tutti direzionati a comprimere il potere
discrezionale del Magistrato, salva la possibilit per lui di far uso, nel momento del
bisogno, di una valvola di sicurezza costituita dalla soglia indeterminata.
In tale contesto ci che rimasta sguarnita l'esigenza della completezza e della

veridicit dell'informazione societaria. E' questo un bene fondamentale che copre un


ruolo di fondamentale importanza nel teatro economico, posto che la garanzia di un
mercato veramente aperto alla concorrenza data da un informazione societaria
completa e trasparente.
I REATI DI FALSO DELLE SOCIETA' DI REVISIONE(ART. 2624 C.C.)
Norma introdotta nel codice civile a seguito della riforma del 2002.
Art. 2624 c.c.: I responsabili della revisione i quali, al fine di conseguire per s o per altri un
ingiusto
profitto, nelle relazioni o in altre comunicazioni, con la consapevolezza della falsit e l'intenzione di
ingannare i destinatari delle comunicazioni, attestano il falso od occultano informazioni concernenti
la
situazione economica, patrimoniale o finanziaria della societ, ente o soggetto sottoposto a
revisione, in
modo idoneo ad indurre in errore i destinatari delle comunicazioni sulla predetta situazione, sono
puniti, se la
condotta non ha loro cagionato un danno patrimoniale, con l'arresto fino a un anno.
Se la condotta di cui al primo comma ha cagionato un danno patrimoniale ai destinatari delle
comunicazioni,
la pena della reclusione da uno a quattro anni.
Le societ di revisione sono enti di natura privatistica, che devono controllare la
regolare tenuta della contabilit sociale, la corrispondenza del bilancio alle risultanze
delle scritture contabili e devono verificare che il bilancio sia predisposto in
conformit alle norme del codice civile per la valutazione del patrimonio.
A seguito della riforma del 2002 il legislatore ha, con una scelta criticabile dal punto
di vista sistematico, abrogato la norma incriminatrice del t.u., inserendone una
all'interno del codice civile modellandola sullo schema contravvenzione/delitto
utilizzato per il falso in bilancio.
Il legislatore del 2002 in questo modo ha quindi dato vita ad una nuova
incriminazione alla pari quindi del falso in bilancio.
La riforma del 2005 ha operato una duplicazione delle ipotesi incriminatrici relative
al falso nelle relazioni delle societ di revisione: in particolare ha introdotto una
nuova incriminazione(nel d.lgs 58/1998) relativa alle ipotesi di falso nelle relazioni
delle societ di revisione con specifico riferimento alle societ quotate, alle societ da
queste controllate e alle societ che emettono strumenti finanziari diffusi tra il
pubblico in maniera rilevante.
L'aver previsto una doppia norma incriminatrice risolve i problemi anche sulla
revisione obbligatoria.
Infatti l'art. 179 del d.lgs 58/1998 si applica solo ai casi di revisione obbligatoria,
mentre l'art. 2624, trova applicazione anche nei casi di revisione non obbligatoria.
INTERESSE TUTELATO: il reato di falso delle societ di revisione stato
configurato quale reato a tutela degli interessi patrimoniali dei soggetti destinatari
delle comunicazioni delle societ di revisione.
SOGGETTI ATTIVI: essendo un reato proprio, pu essere realizzato solo dai
responsabili della revisione, ossia coloro che la legge prevede effettuino la revisione.
Di conseguenza la responsabilit di soggetti diversi, funzionari e dipendenti della
societ di revisione, potr configurarsi solo a titolo di concorso.
Idem per gli amministratori, i direttori generali o i sindaci della societ sottoposta a
revisione.
Per le societ quotate prevede invece un'ipotesi di reato aggravata se la falsit stata
realizzata per denaro o altra utilit data o promessa.
Tale reato, pu se commesso nell'interesse o a vantaggio di una persona giuridica, far

scaturire una responsabilit per illecito amministrativo dipendente da reato.


FATTO PUNIBILE: consiste nel falso ideologico in scrittura privata, articolato in due
previsioni:
una di natura contravvenzionale, prevista al primo comma, configurata come
reato di pericolo concreto;
una di natura delittuosa, caratterizzata come reato con evento di danno.
I soggetti attivi devono attestare il falso od occultare informazioni che riguardano la
situazione economica, patrimoniale o finanziaria della societ assoggettata a
revisione.
La falsa attestazione o l'occultamento devono essere trasmessi verso l'esterno
attraverso particolari veicoli come le relazioni o le altre comunicazioni.
Il ruolo dei revisori quello di attestare o garantire le comunicazioni della societ
cliente, cos come quelle relative ad una particolare operazione.
Per far ci i revisori devono acquisire dalla societ documenti e notizie utili alla
revisione per poi redigere apposite relazioni attraverso le quali esprimere diversi tipi
di giudizio:
favorevoli senza rilievi: se i bilanci sono conformi alle norme in materia;
favorevoli con rilievi..
giudizio negativo.
E' opportuno precisare che le eventuali attivit ostruzionistiche poste in essere dagli
amministratori della societ sottoposta a controllo contabile nei confronti dei revisori
potranno dar luogo a una responsabilit per illecito prevista dall'art. 2625 c.c.
1) La condotta di attestazione del falso, consiste nel riportare in enunciati di tipo
valutativo( i giudizi) dichiarazioni difformi dalla realt, laddove si attesti che vi
piena corrispondenza tra quanto emerge dalle scritture contabili e quanto
imposto dalle norme e dai principi contabili.
2) La condotta di occultamento di informazioni, pu essere ravvisata in ogni
attivit volta a non rendere evidenti dati e notizie relativi alla situazione
economica, patrimoniale o finanziaria della societ sottoposta a controllo
legale dei conti.
In entrambi i casi, l'oggetto delle false attestazioni o delle informazioni occultate la
situazione economica, patrimoniale o finanziaria della societ!
Non sono previste soglie di non punibilit.
La condotta posta in essere deve essere idonea ad indurre in errore i destinatari,
richiedendo quindi che la falsa attestazione o l'occultamento di informazioni cada su
elementi significativi e sia concretamente insidioso per i destinatari.
E' questo l'aspetto che differenzia in misura evidente la disciplina delle false
comunicazioni sociali da quella prevista per le falsit commesse nell'ambito delle
societ di revisione, ma che crea ingiustificate divergenze di disciplina:
i responsabili della revisione che esprimano un giudizio senza rilievi sul
bilancio di una societ caratterizzato da falsit non penalmente rilevanti
realizzano il reato di cui all'art. 2624 mentre;
l'amministratore della societ verr chiamato al pi a rispondere di un mero
illecito amministrativo.
ELEMENTO SOGGETTIVO: richiesta:
sia la consapevolezza della falsit(per non confonderla con l'errore)
sia l'intenzione di ingannare i destinatari delle comunicazioni(dolo
intenzionale)
nonch il fine di conseguire per s o per altri un ingiusto profitto(non si capisce
il perch della sua introduzione).
Il delitto di danno previsto al secondo comma

Tale ipotesi delittuosa si distingue unicamente per la necessit che la condotta cagioni
ai destinatari un danno patrimoniale e per la sanzione della reclusione da 1 a 4 anni.
Diversamente da quanto avviene per il reato delle false comunicazioni dove
espressamente previsto che i danneggiati siano la societ, i soci o i creditori; qui non
vi alcun cenno sui danneggiati.
In ogni caso diviene problematico l'accertamento del nesso causale tra la condotta di
falsit e il danno, posto che non sempre la produzione del danno patrimoniale potr
dirsi verificata esclusivamente a causa del falso.
CAP 3) LA TUTELA DELL'ATTIVITA' DI VIGILANZA
La tipologia di incriminazioni poste a tutela dell'attivit degli organi di vigilanza
stata introdotta nel nostro ordinamento con la l. 95/1974.
Fu con tale provvedimento legislativo che venne introdotto nel nostro ordinamento la
CONSOB e il reato di ostacolo alle sue funzioni.
Con la riforma del 2002 il legislatore ha ritenuto di unificare le diverse norme
incriminatrici in un unica figura criminosa di portata generale: l'art. 2638 c.c.
OSTACOLO ALL'ESERCIZIO DELLE FUNZIONI DELLE AUTORITA'
PUBBLICHE DI VIGILANZA
Art. 2638 c.c.: Gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla redazione dei
documenti
contabili societari, i sindaci e i liquidatori di societ o enti e gli altri soggetti sottoposti per legge
alle autorit
pubbliche di vigilanza, o tenuti ad obblighi nei loro confronti, i quali nelle comunicazioni alle
predette autorit
previste in base alla legge, al fine di ostacolare l'esercizio delle funzioni di vigilanza, espongono
fatti materiali
non rispondenti al vero, ancorch oggetto di valutazioni, sulla situazione economica, patrimoniale o
finanziaria dei sottoposti alla vigilanza ovvero, allo stesso fine, occultano con altri mezzi
fraudolenti, in tutto o
in parte fatti che avrebbero dovuto comunicare, concernenti la situazione medesima, sono puniti con
la
reclusione da uno a quattro anni. La punibilit estesa anche al caso in cui le informazioni
riguardino beni
posseduti o amministrati dalla societ per conto di terzi.
Sono puniti con la stessa pena gli amministratori, i direttori generali, i dirigenti preposti alla
redazione dei
documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori di societ, o enti e gli altri soggetti sottoposti
per legge
alle autorit pubbliche di vigilanza o tenuti ad obblighi nei loro confronti, i quali, in qualsiasi forma,
anche
omettendo le comunicazioni dovute alle predette autorit, consapevolmente ne ostacolano le
funzioni.
La pena raddoppiata se si tratta di societ con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di
altri Stati
dell'Unione europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi dell'articolo 116 del testo
unico di cui
al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58.
Tale articolo non pi l'unica norma sanzionatoria posta a tutela della funzionalit
delle autorit di vigilanza, in quanto si va affermando un nuovo orientamento volto
ad affiancare alla norma di carattere generale altre norme incriminatrici per la tutela
di specifiche funzioni di vigilanza svolte da ciascuna autorit(es: norma a favore
dell'ISVAP, della CONSOB).

L'art. 2638 una delle norme maggiormente ricorrenti nella prassi applicativa degli
ultimi anni: difatti la Magistratura dopo aver preso atto della oramai inutilizzabile
disciplina sul falso in bilancio, tende a fare un'applicazione diffusa della norma in
questione, spesso pi per dare una risposta giuridica a problemi in realt politici, che
non per una reale necessit di tutelare il funzionamento delle autorit di vigilanza.
AUTORITA' TUTELATE: autorit pubbliche di vigilanza. Senza alcuna
specificazione. Ma dalla norma si evince che sono tutte quelle operanti nel nostro
sistema giuridico, cio:
CONSOB
ISVAP
Banca D'Italia
Autorit per le garanzie nelle comunicazioni,
Autorit garante della concorrenza e del mercato,
Autorit per l'energia elettrica....
Non resta quindi che prendere atto di questo vistoso profilo di indeterminatezza della
norma e ritenere che la stessa sia idonea in astratto a tutelare l'operato di ogni autorit
di vigilanza.
INTERESSE TUTELATO: il regolare funzionamento delle autorit di vigilanza.
E' l'unica figura rispetto alla quale si possa rilevare l'assenza di elementi privatisticipatrimoniali.
I reati previsti all'art. 2638 c.c., configurano pertanto una tutela ai beni istituzionali,
beni cio facenti capo ad enti pubblici, la cui integrit strumentale alla salvaguardia
di beni ulteriori, i c.d. Beni finali.
SOGGETTI ATTIVI: reati propri.
Possono essere realizzati da:
amministratori,
direttori generali,
dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili,
sindaci,
liquidatori posti a vigilanza..
Il legislatore ha ripreso la tecnica tradizionale fondata sulla qualifica formale rivestita
dai soggetti.
Ha anche aggiunto un'ulteriore categoria ravvisabile in altri soggetti tenuti ad
obblighi nei confronti delle medesime autorit di vigilanza(categoria di difficile
individuazione). Probabilmente ci si riferisce a quei soggetti non organizzati in forma
societaria e che, pur non essendo per legge sottoposti al controllo istituzionale delle
predette autorit, sono comunque tenuti ad obblighi di informativa nei confronti delle
stesse.
1 Comma: Il delitto di false comunicazioni alle autorit pubbliche di
vigilanza
Si articola in una duplice previsione di condotta:
1) 1 condotta: caratterizzata da un comportamento attivo, ricalca quella per i
delitti di false comunicazioni sociali di cui agli art. 2621 e 2622.
per quanto riguarda i veicoli attraverso i quali la falsit deve essere portata a
conoscenza delle autorit di vigilanza sono le comunicazioni alle predette autorit
previste in base alla legge. Rilevano sia le comunicazioni obbligatorie previste dalla
legge, sia quelle fornite su richiesta dell'autorit.
Tali comunicazioni devono avere ad oggetto la situazione economica, patrimoniale o
finanziaria dei soggetti sottoposti alla vigilanza, oppure devono concernere i beni che
la societ possiede o amministra per conto di altri soggetti. Tale ultima precisazione
dovuta al fatto che le autorit di vigilanza esercitano il loro controllo anche
sull'attivit svolta per conto terzi da parte di soggetti abilitati all'esercizio dei servizi

di investimento.
2) 2 condotta: riguarda l'occultamento, totale o parziale, con altri mezzi
fraudolenti, di fatti che avrebbero dovuto essere comunicati.
Non si tratta di una condotta necessariamente omissiva, in quanto il nascondimento
comporta necessariamente un attivit.
La fattispecie presuppone altres che vi sia un obbligo di comunicazione a carico del
soggetto sottoposto a vigilanza.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo specifico del fine di ostacolare l'esercizio della
vigilanza.
Predetta finalit fondamentale.
La falsa comunicazione deve essere motivata da un interesse contrastante rispetto a
quello del corretto esercizio della vigilanza e che, in altri termini, il dolo specifico
contrassegni tutti gli elementi del fatto e non rimanga una semplice proiezione della
condotta.
2 Comma: Il delitto di ostacolo alle funzioni delle autorit pubbliche di
vigilanza
Reato con evento di danno, costituito dal cagionare consapevolmente un ostacolo alle
funzioni delle autorit di vigilanza.
Il legislatore ha trasformato il requisito del dolo specifico del reato al primo comma,
in elemento oggettivo della fattispecie: ostacolo alle funzioni di vigilanza.
E' un reato a forma libera, comprensiva anche delle ipotesi omissive.
La presenza della norma in esame fa si che le condotte dolose di omissione di
comunicazioni che provocano un ostacolo alle autorit di vigilanza verranno punite
con la sanzione di cui all'art. 2638; mentre continueranno ad essere punite a titolo di
illecito amministrativo quelle condotte di omissione dolosa che comunque non
cagionano l'evento, i ritardi nell'adempimento di richieste, nonch le condotte colpose
di omissione.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico.
CAP 4) LA TUTELA DEL CAPITALE SOCIALE
Il capitale sociale costituisce quella parte di patrimonio della societ formata dal
valore dei conferimenti promessi o eseguiti dai soci, necessaria per assicurare il
soddisfacimento dei creditori: da ci discende l'esigenza di una tutela energica, quale
quella offerta dalla sanzione penale.
Capitale sociale:
finalizzato al perseguimento dell'oggetto sociale
rappresenta la porzione secondo la quale ciascun socio partecipa alla societ e
percepisce gli utili,
garanzia nei confronti dei creditori, i n quanto quel vincolo di indisponibilit
che lo caratterizza a far si che questo rappresenti una sorta di garanzia ulteriore
ed accessoria rispetto al patrimonio.
In seguito alla riforma del 2002, il legislatore ha privilegiato una classificazione delle
norme facendo riferimento ai soggetti attivi.
La riforma ha ridotto il numero delle fattispecie, in quanto l'alto numero non andava
nel senso di una maggior tutela del bene protetto.
Ora le fattispecie poste a tutela del capitale sociale sono tutte saldamente ancorate ad
eventi di danno.
La riforma ha anche per prodotto elementi negativi quali il basso livello
sanzionatorio e l'introduzione di eventi estintivi della punibilit.
La riforma del 2005 invece non intervenuta a riguardo.
INDEBITA RESTITUZIONE DEI CONFERIMENTI (art. 2626 c.c.)
Art. 2626 c.c.: Gli amministratori che, fuori dei casi di legittima riduzione del capitale sociale,

restituiscono, anche simulatamente, i conferimenti ai soci o li liberano dall'obbligo di


eseguirli, sono
puniti con la reclusione fino ad un anno.
I soci investono nell'esercizio collettivo dell'attivit d'impresa. Dopo che sono stati
conferiti, i beni divengono strumentali all'attivit dell'impresa e pertanto si imputano
all'esercizio di quell'impresa.
Da ci scaturisce che la destinazione all'attivit di impresa dei beni conferiti fa
nascere un interesse dei terzi(soci e creditori) alla corretta e veridica individuazione
del valore dei conferimenti, anzitutto per far s che abbia notizia attendibile
dell'investimento effettuato e poi per avere sempre presente ci su cui soci, creditori e
terzi interessati possono fare affidamento.
La norma in questione destinata a trovare applicazione in tutti quei casi in cui,
attraverso insidiose condotte di aggiramento che comunque vanno ad incidere
sull'integrit del capitale sociale, non sarebbe possibile fare uso delle specifiche
disposizioni sopra indicate.(art. 2627, 2628, 2632).
INTERESSE TUTELATO: integrit del capitale sociale.
La tutela estesa sia alla fase costitutiva, con il riferimento alla liberazione dei soci
dall'obbligo di effettuare i conferimenti; sia alla fase del normale esercizio della
societ, con il riferimento alla condotta di restituzione dei conferimenti.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio, dunque gli amministratori in quanto garanti
dell'integrit del capitale sociale.
Vanno assimilati ad essi anche:
i componenti del consiglio di gestione(per le societ che hanno adottato il
sistema dualistico) e
i componenti del consiglio di amministrazione(per le societ che hanno optato
per il sistema monistico).
Per quanto concerne la responsabilit del socio che ha percepito i conferimenti
indebitamente restituitigli, lo stessi potr essere punito quale concorrente eventuale,
sempre che vi siano gli estremi affinch si possa configurare il concorso; e ci perch
tale fattispecie plurisoggettiva impropria e non prevede la punibilit del concorrente
necessario.
Tale delitto rientra in quei reati che possono dar luogo anche alla responsabilit
amministrativa nei confronti delle persone giuridiche.
FATTO TIPICO: possono essere realizzate due condotte in via alternativa:
1) consiste nel restituire, anche simulatamente, i conferimenti ai soci.
Il quid pu essere un bene o denaro, e non necessario che la restituzione avvenga
nei confronti di un socio conferente, ben potendosi configurare anche a favore di un
socio entrato successivamente.
2) consiste nel liberare i soci, nella fase costitutiva, dall'obbligo di eseguire i
conferimenti.
E' necessario che sia effettivamente sorto, a carico del soggetto, l'obbligo di effettuare
il conferimento.
Non sufficiente una mera inerzia degli amministratori nel richiedere il conferimento
dovuto, ma necessario un atto della societ(negozio liberatorio) con il quale
quest'ultima rinuncia.
Si tratta di reati di danno a rilevanza implicita, in quanto cagionano automaticamente
un danno al capitale sociale.
Entrambe le predette condotte sono punibile se realizzate al di fuori dei casi di
legittima riduzione del capitale sociale.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico.
ILLEGALE RIPARTIZIONE DEGLI UTILI E DELLE RISERVE( ART.2627

C.C.)
Art. 2627 c.c.: Salvo che il fatto non costituisca pi grave reato, gli amministratori che
ripartiscono utili o acconti su utili non effettivamente conseguiti o destinati per legge a riserva,
ovvero che ripartiscono riserve, anche non costituite con utili, che non possono per legge essere
distribuite, sono puniti con l'arresto fino ad un anno.
La restituzione degli utili o la ricostituzione delle riserve prima del termine previsto per
l'approvazione del bilancio estingue il reato.
L'utile pu essere distribuito ai soci solo in quanto accertato dal bilancio a chiusura
dell'esercizio, ma in talune situazioni l'ordinamento consente la distribuzione di un
acconto sugli utili.
Sia gli utili, sia eventualmente gli acconti sugli utili incidono sulla parte di
patrimonio disponibile, non intaccando quindi il capitale sociale, n le riserve
obbligatorie.
Tale norma finalizzata ad evitare che attraverso la distribuzione di utili mai
conseguiti o di acconti su utili non conseguiti si determini una lesione del capitale
sociale o delle riserve, a scapito dei creditori.
Si tratta della norme pi importante tra quelle destinate a tutelare l'intangibilit del
capitale sociale e delle riserve legali.
A fronte dell'importanza si pone per anche l'inefficacia della stessa. Infatti, in
seguito alla riforma del 2002 la stessa stata configurata come contravvenzione, con
una pena massima di 1 anno di arresto, nonostante prima fosse qualificata come
delitto.
INTERESSE TUTELATO: estende la tutela non solo al capitale sociale, ma anche
alle riserve obbligatorie per legge, cio a quella quota di utili netti rispetto ai quali,
per ragioni di prudenza, l'ordinamento ne esclude la distribuibilit.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio. Pu essere realizzato solo dagli amministratori,
in quanto soltanto costoro hanno il potere gestorio di distribuzione degli utili.
Contrariamente a prima non sono inclusi i direttori generali. Possono essere puniti
solo se trovano nelle condizioni di fatto di esercitare le funzioni di amministratore.
I soci in teoria rispondono di concorso necessario.
Il reato di illegale ripartizione degli utili e delle riserve pu dar luogo anche alla
responsabilit amministrativa nei confronti degli enti.
FATTO TIPICO: reato di evento a forma vincolata.
La condotta consiste:
nella ripartizione di utili o acconti su utili non effettivamente conseguiti o
destinati a riserva legale, oppure
nella ripartizione di riserve non distribuibili.
Ripartizione= effettivo pagamento del corrispettivo.
Oggetto materiale della condotta possono essere:
utili: pu essere diviso tra i soci solo l'utile risultante dal bilancio di esercizio
approvato dai soci e che sia stato conseguito realmente.
L'utile che rileva l'utile di bilancio, ossia la grandezza contabile rappresentata da
qualsiasi incremento del patrimonio netto, compresi gli utili accantonati nel periodo
precedente.
acconti su utili: previsti solo per le societ con azioni quotate nei mercati
regolamentati che abbiano nello statuto la possibilit di distribuire, nel corso
dell'esercizio, acconti sui dividendi.
Utili non effettivamente conseguiti: cio non acquisito dalla societ. L'utile
deve essere effettivo cio rappresentare un eccedenza del patrimonio netto
rispetto al valore del capitale nominale.
Utili che per legge sono destinati a riserva: cio quel tipo di riserva che il

legislatore prevede sia accantonata nella misura di almeno la 20 parte degli


utili netti di ciascun esercizio. Non rilevano le riserve statuarie e quelle
facoltative.
CLAUSOLA DI RISERVA: salvo che il fatto non costituisca pi grave reato.
A prescindere dalle ben pi gravi ipotesi di reati fallimentari, i casi pi frequenti sono
relativi al reato di appropriazione indebita aggravata ad opera degli amministratori o
a quello di infedelt patrimoniale.
ELEMENTO SOGGETTIVO: essendo una contravvenzione si ritiene che oltre a
essere realizzato a titolo doloso, possa essere realizzato a titolo colposo. Es:
amministratore negligente e incapace.
CAUSA DI ESTINZIONE DEL REATO: la condotta di restituzione o quella di
ricostruzione delle riserve prima del termine previsto per l'approvazione del bilancio
estinguono il reato.
E' necessario che la restituzione degli utili o la ricostruzione delle riserve sia
integrale.
ILLECITE OPERAZIONI SULLE AZIONI O QUOTE SOCIALI O DELLA
SOCIETA' CONTROLLANTE (ART. 2628 C.C.)
Art. 2628 c.c.: Gli amministratori che, fuori dei casi consentiti dalla legge, acquistano o
sottoscrivono
azioni o quote sociali, cagionando una lesione all'integrit del capitale sociale o delle riserve non
distribuibili
per legge, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
La stessa pena si applica agli amministratori che, fuori dei casi consentiti dalla legge, acquistano o
sottoscrivono azioni o quote emesse dalla societ controllante, cagionando una lesione del capitale
sociale o
delle riserve non distribuibili per legge.
Se il capitale sociale o le riserve sono ricostituiti prima del termine previsto per l'approvazione del
bilancio
relativo all'esercizio in relazione al quale stata posta in essere la condotta, il reato estinto.
L'acquisto di azioni proprie(buy back) configura un aspetto fisiologico della gestione
sociale.
In alcuni casi pu essere utile un trading continuo sulle azioni proprie, in quanto tale
attivit consente di tenere elevato il valore di mercato del titolo nell'interesse dei soci,
rendendo peraltro pi appetibile lo strumento finanziario.
In altri casi, investire sui propri titoli in una fase di ribassi pu generare plusvalenze
nel medio periodo.
Deve per osservarsi che le predette operazioni possono creare problemi sotto il
profilo patrimoniale: nel senso che l'acquisto di azioni proprie in portafoglio rischia
di rendere pi fragile la tutela offerta ai terzi dal capitale sociale, in quanto potrebbe
nascondere una sorta di larvato rimborso ai soci dei conferimenti.
Per ci che riguarda invece la sottoscrizione di azioni proprie, la stessa pu
verificarsi quando la societ offre in sottoscrizione azioni di nuova emissione.
Ma anche questa azione crea pericoli per l'integrit del capitale: infatti ove la societ
sottoscrivesse azioni proprie non potrebbe effettuare il conferimento a liberazione
delle azioni, in quanto si verrebbe a trovare contemporaneamente nella posizione di
creditrice e debitrice del conferimento stesso.
Per evitare siffatti problemi il legislatore ha fissato dei limiti:
1) le s.p.a., possono acquistare solo azioni interamente liberate e solo nei limiti
degli utili distribuibili e delle riserve disponibili risultanti dall'ultimo bilancio
approvato, allo scopo di rispettare il principio dell'integrit del capitale sociale.
2) Le societ cooperative, possono acquistare azioni proprie se nell'atto

costitutivo esiste autorizzazione in tal senso a favore degli amministratori, ma


devono sussistere le condizioni previste dall'art. 2545 c.c. E l'acquisto o il
rimborso deve essere fatto nei limiti degli utili distribuibili e delle riserve
disponibili risultanti dall'ultimo bilancio approvato.
3) Le s.r.l., a loro non consentito in nessun caso l'acquisto di partecipazioni
proprie, poich le quote societarie non sono negoziabili sul mercato.
4) La sottoscrizione di azioni proprie, tale modalit vietata ad eccezione
dell'ipotesi in cui l'assemblea autorizza gli amministratori ad esercitare il diritto
di opzione spettante alle azioni proprie gia in portafoglio.
E' frequente che una societ partecipi ad un'altra societ(cio detenga quote od azioni
di un'altra societ).
Tale situazione pu creare problemi allorch aumenta l'entit delle partecipazioni.
Nel caso di acquisto di azioni della societ controllante da parte della controllata
l'ordinamento prevede una disciplina di salvaguardia applicabile quando tra le due
societ sussista un rapporto di controllo.
Il limite sussiste quando la controllata acquisti azioni o quote della controllante.
Il controllo pu essere:
di diritto : si realizza quando una societ dispone in un altra societ della
maggioranza dei voti esercitabili nell'assemblea ordinaria.
Di fatto interno : quando una societ dispone nell'altra dei voti sufficienti per
esercitare un'influenza dominante sull'assemblea ordinaria.
Di fatto esterno : quando la societ espleta sull'altra un'influenza dominante in
virt di particolari vincoli contrattuali.
INTERESSE TUTELATO: integrit ed effettivit del capitale sociale e delle riserve
indisponibili.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio. Pu essere realizzato soltanto dagli
amministratori, in quanto il soggetto garante per eccellenza dell'integrit del
capitale sociale, nonch il garante della veridicit del bilancio.
Per il secondo comma, soggetti attivi potranno essere solo gli amministratori della
societ controllata.
Inoltre, in virt dell'art. 2639, anche gli amministratori di fatto possono rendersi
responsabili del reato.
i reati previsti dall'art. 2628, rientrano tra quelli che possono dar luogo ad una
responsabilit amministrativa per le persone giuridiche.
1Comma: il delitto di illecito acquisto o sottoscrizione di azioni o quote
sociali.
L'illecito si realizza attraverso due condotte alternative:
quella di acquisto(inteso in senso ampio fino a ricomprendervi ogni figura
contrattuale che abbia come risultato il trasferimento alla societ delle azioni o
delle quote proprie);
quella di sottoscrizione.
Le condotte rilevano allorch sono effettuate fuori dei casi consentiti dalla legge e se
cagionano una lesione all'integrit del capitale sociale o delle riserve non distribuibili
per legge.
E' dunque un reato di evento a forma vincolata, in quanto rilevano solo quelle
condotte.
2Comma: il delitto di illecito acquisto o sottoscrizione di azioni o quote
della societ controllante
Si gia fatto cenno che l'assunzione di partecipazioni reciproche soggetta ad una
disciplina generale per tutte le societ per azioni, riguardante le sole ipotesi nelle
quali vi sia un rapporto di controllo tra le due societ reciprocamente partecipate.

Tale rapporto il presupposto della condotta illecita.


Le condotte punite sono quelle:
di acquisto,
di sottoscrizione.
Oggetto della condotta devono essere le azioni o le quote della societ controllante,
che devono essere acquistate o sottoscritte fuori dai casi consentiti dalla legge.
EVENTO: danno, caratterizzato dalla lesione all'integrit del capitale sociale e delle
riserve disponibili.
Tale lesione deve essere necessariamente in nesso causale con una delle condotte
sopra.
ELEMENTO SOGGETTIVO: in entrambi i casi il dolo generico.
1 comma: necessaria la volont dell'acquisto di azioni proprie nella consapevolezza
di operare in una situazione vietata dalla disciplina civilistica e dalla rappresentazione
che tale condotta provochi una lesione al capitale sociale e alle riserve.
2 comma: idem.
CAUSA DI ESTINZIONE DEL REATO: se il capitale sociale o le riserve sono
ricostituiti prima del termine previsto per l'approvazione del bilancio relativo
all'esercizio in relazione al quale stata posta in essere la condotta, il reato estinto.
OPERAZIONI IN PREGIUDIZIO DEI CREDITORI (ART. 2629 C.C.)
La riforma del 2002 ha strutturato la norma come reato di evento e non pi come
pericolo astratto.
Art. 2629 c.c.:
Gli amministratori che, in violazione delle disposizioni di legge a tutela dei creditori, effettuano
riduzioni del
capitale sociale o fusioni con altra societ o scissioni, cagionando danno ai creditori, sono puniti, a
querela
della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.
La norma mira ad evitare che attraverso la riduzione del capitale sociale, fusione,
scissione, si cagioni un danno alle garanzie dei creditori.
INTERESSE TUTELATO: capitale sociale. Questo tutelato nella misura in cui lo
stesso espleta direttamente una funzione di garanzia dei creditori: quindi ad essere
tutelato il capitale sociale nella sua dimensione patrimoniale riferita ai soci.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio, realizzabile solo dagli amministratori in quanto
garanti del capitale sociale.
Tale reato pu dare luogo alla responsabilit amministrativa delle persone giuridiche.
FATTO TIPICO: prevede che siano punite le ipotesi di riduzione del capitale o le
fusioni o le scissioni che avvengano in violazione delle disposizioni di legge a tutela
dei creditori(si rimanda quindi alla disciplina civilistica) e che provochino un evento
di danno nei confronti degli stessi.
Tale rinvio alle norme civilistiche, lasciando ampio spazio all'opera dell'interprete,
non va certamente in favore di una tassativit e precisione della norma.
RIDUZIONE DEL CAPITALE SOCIALE:
fino a quando la riduzione del capitale nominale non superi quella della perdita essa
non determina alcuna diminuzione del patrimonio netto, che continuer quindi ad
essere assoggettato alla disciplina del capitale.
Se invece il capitale nominale viene ridotto in assenza di perdite o comunque viene
ridotto in misura superiore a quella della perdita si verifica necessariamente lo
svincolo di una parte del patrimonio netto dalla disciplina del capitale.
A fronte di ci il legislatore consente ai soci di ridurre il capitale nominale anche in
assenza di perdite o in misura superiore alle stesse attraverso un duplice meccanismo:

la liberazione dei soci dall'obbligo dei versamenti ancora dovuti o il rimborso


del capitale ai soci, sempre che il capitale, in entrambe le ipotesi, non scenda al
di sotto del minimo legale.
La riduzione potr aver luogo soltanto dopo la decorrenza del termine di 90 gg
dall'iscrizione della deliberazione nel registro delle imprese, concesso ai creditori per
proporre opposizione.
Si avr reato quindi:
se non si osserva il termine per eventuali opposizioni;
se il capitale viene ridotto al di sotto dei limiti stabiliti dalla legge.
FUSIONE DI SOCIETA':
Con la fusione si realizza un'aggregazione di organizzazioni societarie.
Per ci che riguarda gli interessi dei creditori previsto che, nei 2 mesi successivi al
deposito della delibera di fusione nel registro delle imprese, i creditori il cui credito
sorto anteriormente alla iscrizione del progetto di fusione possono esercitare il diritto
di opposizione, instaurando un procedimento contenzioso.
Si avr reato quindi:
se si far fusione senza predisposizione del progetto;
senza il rispetto del termine per l'opposizione dei creditori.
LA SCISSIONE DI SOCIETA':
Attraverso la scissione si realizza una riorganizzazione di una societ in senso
opposto alla fusione.
Una o pi parti dell'organizzazione si autonomizzano.
I creditori prima della scissione sono garantiti ai sensi dell'art. 2740 da tutti i beni
facenti capo all'impresa, ma poi sono garantiti solo in via parziale, stante la
separazione patrimoniale verificatasi.
EVENTO E NESSO CAUSALE: la norma esige che la condotta determini un evento
dannoso proprio a quei creditori, che sono titolari del bene protetto.
E' necessario accertare il nesso di causalit tra condotta ed evento.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico.
E' necessaria la consapevolezza di violare norme civilistiche a tutela dei creditori e la
rappresentazione che tale condotta provocher con certezza o con un'elevata
probabilit un danno patrimoniale.
CAUSA DI ESTINZIONE DEL REATO: se vi risarcimento del danno ai creditori.
Il legislatore ha quindi affidato del tutto la possibilit di estinzione del reato a un
accordo tra privati.
E' necessario che il risarcimento:
venga effettuato prima del giudizio
deve essere integrale, comprensivo di interessi e rivalutazione.
PROCEDIBILITA': querela di parte.
FORMAZIONE FITTIZIA DEL CAPITALE (ART. 2632 C.C.)
E' una fattispecie di evento a forma vincolata, nel senso che rileva non ogni condotta
che genericamente intacca l'effettivit del capitale, bens rilevano, nella fase della
costituzione della societ o in quella di aumento del capitale, le sole condotte di
attribuzione di quote o azioni in misura complessivamente superiore al capitale
sociale o di sottoscrizione reciproca di azioni; di sopravvalutazione del patrimonio
nel caso di trasformazione della societ.
Art. 2632 c.c.: Gli amministratori e i soci conferenti che, anche in parte, formano od
aumentano
fittiziamente il capitale sociale mediante attribuzioni di azioni o quote in misura
complessivamente
superiore all'ammontare del capitale sociale, sottoscrizione reciproca di azioni o quote,

sopravvalutazione rilevante dei conferimenti di beni in natura o di crediti ovvero del


patrimonio
della societ nel caso di trasformazione, sono puniti con la reclusione fino ad un anno.
INTERESSE TUTELATO: il capitale sociale in senso restrittivo.
SOGGETTI ATTIVI: sia gli amministratori, sia i soci conferenti.
Allorch il delitto di formazione fittizia del capitale viene commesso nell'interesse o a
vantaggio della societ, prevista la responsabilit amministrativa degli enti.
FATTO PUNIBILE: la condotta incriminata consiste nel formare o aumentare
fittiziamente il capitale di una societ attraverso specifiche condotte, le quali possono
anche concorrere tra loro.
1 CONDOTTA: attribuzione di azioni o quote in misura complessivamente
superiore all'ammontare del capitale sociale.
E' caratterizzata dalla circostanza di creare un capitale fittizio attraverso l'attribuzione
ai soci di azioni o quote che, in misura complessiva del loro valore nominale, superi il
valore del capitale nominale.
Il fatto si perfeziona con la semplice attribuzione di quote od azioni: non richiesta
quindi l'emissione e pertanto saranno rilevanti anche condotte antecedenti alla stessa,
quali la sottoscrizione contestuale ad un versamento al di sotto del valore nominale
dall'azione.
2 CONDOTTA: la sottoscrizione reciproca di azioni o quote.
Si verifica allorch con una stessa somma di denaro si costituiscono due societ o si
effettui un aumento di capitale mediante sottoscrizione reciproca di azioni.
La ratio del divieto sta nel fatto che il capitale sociale che in tal modo si verrebbe a
determinare sarebbe soltanto un capitale esistente sulla carta, ma la cui funzione di
garanzia sarebbe in effetti azzerata.
Tale divieto si estende anche alle s.r.l.
Una condotta di sottoscrizione reciproca di partecipazione effettuata attraverso una
societ fiduciaria configura una condotta illecita soltanto sotto il profilo civilistico,
ma non sotto quello penalistico.
Tale condotta prevede la partecipazione degli amministratori di entrambe le societ:
si tratta quindi di una fattispecie plurisoggettiva eventuale.
3 CONDOTTA: la sopravvalutazione.
una pu verificarsi nella fase costitutiva della societ o in quella dell'aumento
del capitale, consiste in una rilevante sopravvalutazione dei conferimenti,
allorch questi sono costituiti o da beni in natura o da crediti
una riguarda la fase di trasformazione della societ, ed attiene alla valutazione
del patrimonio.
La ratio quella di evitare che un'attivit di sopravvalutazione determini un capitale
sociale gonfiato, incapace cio di rappresentare una garanzia efficace per i terzi.
Per ambedue le condotte il legislatore esige che debba trattarsi di sopravvalutazione
rilevante: necessario perci che la condotta vada ad intaccare seriamente la
copertura del capitale sociale.
L'interprete dovr verificare nel caso concreto se la sopravvalutazione stata
sensibile e sproporzionata rispetto alle reali dimensioni del capitale della societ,
tenendo presente, soltanto a titolo orientativo, il criterio espresso dalla norma
civilistica: CRITERIO DEL QUINTO.
Se il valore dei beni o dei crediti conferiti era inferiore di oltre 1/5 a quello per cui
avvenne il conferimento la societ deve proporzionalmente ridurre il capitale sociale.
I conferimenti possono realizzarsi o attraverso somme di denaro, o attraverso la
consegna di beni in natura o con crediti. Si anche per i beni immateriali come marchi
e brevetti, no per prestazioni di beni o servizi.

Rileva inoltre anche il caso della sopravvalutazione del patrimonio in caso di


trasformazione della societ.
La trasformazione una modifica dell'atto costitutivo, mediante il quale si realizza il
mutamento del tipo di societ.
Non rientra nella previsione la trasformazione regressiva.
Poich il patrimonio della societ che si trasforma confluisce nel capitale della nuova
societ, di tutta evidenza come una sopravvalutazione del patrimonio darebbe vita
ad un capitale della nuova societ totalmente o parzialmente fittizio.
Nel caso di trasformazione di una societ di persone in una societ di capitali, si
dispone che sia imperativamente redatta una relazione di stima ad opera di un
esperto.
In caso di falsa relazione di stima potr applicarsi all'esperto la norma incriminatrice
della falsa perizia o l'art. 64 c.p. Sugli esperti.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico, consistente nella coscienza e volont
del fatto tipico.
INDEBITA RIPARTIZIONE DEI BENI SOCIALI DA PARTE DEI
LIQUIDATORI(ART. 2633 C.C.)
Art.2633 c.c.: I liquidatori che, ripartendo i beni sociali tra i soci prima del pagamento dei creditori
sociali o dell'accantonamento delle somme necessario a soddisfarli, cagionano danno ai creditori,
sono
puniti, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a tre anni.
Il risarcimento del danno ai creditori prima del giudizio estingue il reato.
Lo scioglimento di una societ apre la fase della liquidazione.
Ci che muta l'attivit, che non pi finalizzata alla produzione di utili, ma alla
definizione dei rapporti giuridici che alla stessa fanno capo e quindi al pagamento dei
creditori sociali.
Anche il patrimonio non pi finalizzato all'esercizio dell'impresa e al
conseguimento dell'oggetto sociale, ma funge da garanzia, soprattutto per i creditori.
Gli amministratori diventano liquidatori e l'art. 2489 c.c., attribuisce loro il potere di
compiere tutti gli atti utili per la liquidazione della societ.
I liquidatori dovranno anzitutto soddisfare i creditori stessi e solo dopo, dall'attivo
residuo remunerare i soci.
INTERESSE TUTELATO: capitale sociale.
Per questo reato prevista la procedibilit a querela di parte.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio, potendo essere realizzato solo dai liquidatori.
Anche in mancanza della nomina di liquidatore, rilever il liquidatore di fatto(socio o
amministratore).
Nessuna responsabilit configurabile per il socio che passivamente si limita a
ricevere quanto distribuito dal liquidatore, essendo il delitto in esame, un delitto
plurisoggettivo improprio.
Il socio potr rispondere del delitto a titolo di concorso con il liquidatore solo se porr
in essere un'attivit diversa dalla mera compartecipazione, che potrebbe individuarsi
in un'attivit istigatrice o determinatrice volta a indurre il liquidatore a ripartire
l'attivo senza rispettare la priorit al soddisfacimento dei creditori.
Il delitto in questione pu generare una responsabilit amministrativa per l'ente.
FATTO PUNIBILE: consiste nella ripartizione dei beni sociali prima del
soddisfacimento dei creditori, in modo che da tale comportamento derivi un danno ai
creditori sociali.
Prima della riforma del 2002 era previsto come un reato di pericolo astratto, ora
invece previsto come un reato di danno, in quanto l'interesse dei creditori leso
dalla condotta.

Presupposto della condotta di ripartizione il mancato pagamento dei creditori da


parte del liquidatore.
La condotta consiste, in ogni forma di trasferimento patrimoniale ai soci senza che si
sia verificato il presupposto del pagamento dei creditori.
Oggetto materiale della condotta oggi riferito ai beni sociali(non pi agli attivi
sociali) in quanto pu ricomprendere ogni elemento che sia economicamente
valutabile appartenente al patrimonio sociale.
Evento di danno di natura patrimonialistica!
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo consistente nella consapevolezza dell'esistenza di
debiti della societ, che avrebbe dovuto imporre il pagamento prima di procedere alla
ripartizione tra i soci; altres necessario che l'agente si rappresenti che da tale
situazione discender un danno patrimoniale ai creditori.
Non potr ravvisarsi dolo, per l'art. 47 c.p., nella condotta del liquidatore che cada in
errore, determinato da colpa, sull'esistenza di creditori insoddisfatti, prima di
procedere al riparto tra i soci dei beni sociali.
ESTINZIONE DELLA PUNIBILITA': risarcimento del danno ai creditori.
Il risarcimento:
deve avvenire prima del giudizio;
deve essere integrale.
CAP 5) I REATI DI INFEDELTA'
INFEDELTA' PATRIMONIALE(ART. 2634 C.C.)
Art. 2634 c.c.: Gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori, che, avendo un interesse in
conflitto con quello della societ, al fine di procurare a s o ad altri un ingiusto profitto o altro
vantaggio,
compiono o concorrono a deliberare atti di disposizione dei beni sociali, cagionando
intenzionalmente alla
societ un danno patrimoniale, sono puniti con la reclusione da sei mesi a tre anni.
La stessa pena si applica se il fatto commesso in relazione a beni posseduti o amministrati dalla
societ per
conto di terzi, cagionando a questi ultimi un danno patrimoniale.
In ogni caso non ingiusto il profitto della societ collegata o del gruppo, se compensato da
vantaggi,
conseguiti o fondatamente prevedibili, derivanti dal collegamento o dall'appartenenza al gruppo.
Per i delitti previsti dal primo e secondo comma si procede a querela della persona offesa.
Il reato di infedelt patrimoniale costituisce la vera novit introdotta dalla riforma del
2002.
Quando genericamente si parla di infedelt patrimoniale si fa riferimento alla
condotta di chi danneggia o pone in pericolo, attraverso l'abuso di un potere negoziale
o la violazione di doveri di fedelt, interessi patrimoniali altrui rispetto ai quali si
riveste un obbligo di tutela.
La dottrina era da tempo che faceva richiesta di introdurre nell'ordinamento tale
fattispecie per evitare che la prassi giurisprudenziale, in assenza di una specifica
norma, facesse uso di norme esistenti nel codice penale, anche se finalizzate ad altri
scopi.
La nuova figura di reato limitata a disciplinare le condotte realizzate all'interno
delle sole societ commerciali, lasciando fuori non solo le attivit poste in essere
nell'ambito delle societ semplici, degli enti no profit, delle ONLUS, delle fondazioni
e delle societ di professionisti, ma anche tutte quelle situazioni caratterizzate dal
semplice potere di gestione affidato ad una persona diversa dal titolare del patrimonio
al di fuori di schemi societari.
INTERESSE TUTELATO: integrit del patrimonio sociale.

L'oggettivit confermata:
dall'evento di danno patrimoniale richiesto,
dalla procedibilit per querela di parte.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio, pu essere realizzato:
dagli amministratori,
dai direttori generali,
dai liquidatori.
A loro in quanto sono titolari dei poteri di gestione.
L'introduzione del reato in esame finalizzata a fornire adeguate risposte alle
esigenze di protezione del patrimonio sociale contro gli abusi posti in essere da parte
dei titolari dei poteri gestori.
I sindaci potranno essere chiamati a rispondere di infedelt patrimoniale soltanto a
titolo di concorso di persone.
Il delitto di infedelt patrimoniale pu essere realizzato anche da chi svolge funzioni
di amministrazione, direzione e controllo presso banche, anche se non costituite in
forma societaria. (introdotto con la riforma del 2002).
Tale delitto non rientra nell'ambito dei reati che possono essere fonte di responsabilit
amministrativa nei confronti delle persone giuridiche, in quanto vi una
incompatibilit di tipo logico. Per l'art. 2634, la societ soggetto passivo del reato,
cosa che non coniugabile con il disposto del d.lgs 231/2001.
CONDOTTA PUNIBILE: consiste nel compiere o concorrere a deliberare atti di
disposizione dei beni sociali, cagionando alla societ un danno patrimoniale.
Per tale condotta il legislatore ha previsto alcuni elementi caratterizzanti, sia oggettivi
che soggettivi.
ELEMENTI OGGETTIVI:
la condotta deve realizzarsi attraverso atti di disposizione dei beni sociali,
ossia qualsiasi comportamento che abbia la capacit di incidere in termini
economicamente negativi sul patrimonio della societ.
Anche le condotte meramente omissive rientrano nell'ambito degli atti di disposizione
dei beni sociali, e anche quegli atti che concernono l'assunzione di un'obbligazione.
Gli atti di disposizione rilevano solo se posti in essere avendo un interesse in
conflitto con quello della societ.
Tale situazione conflittuale deve esistere gi prima del compimento o della
deliberazione degli atti.
Il conflitto di interessi presupposto alla condotta!
Si versa in una situazione di conflitto di interessi quando in una determinata
operazione l'interesse della societ e quello di uno dei soggetti attivi vengono a
trovarsi in oggettivo antagonismo, tale che l'accoglimento della posizione collidente
con la societ pregiudicherebbe gli interessi di quest'ultima.
Il conflitto deve essere:
- oggettivo: deve avere cio natura economica;
- effettivo,
- attuale.
ELEMENTI SOGGETTIVI: la necessit dell'intenzione di provocare un danno
patrimoniale, sia la finalit di trarre un ingiusto profitto o un altro vantaggio.
Il legislatore si proposto con L'EVENTO DI DANNO, di estromettere dall'ambito
della fattispecie tutte quelle condotte rischiose di gestione del patrimonio altrui,
caratterizzate dalla commissione o dalla semplice sovrapposizione di interessi, che
talvolta l'imprenditore si vede costretto ad adottare nell'esercizio dell'impresa.
L'evento di danno deve avere natura patrimoniale e pertanto possedere una valenza
economica.

ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo specifico(al fine di procurare a se o ad altri un


ingiusto profitto o altro vantaggio) e dolo intenzionale(cagionando intenzionalmente
alla societ un danno patrimoniale).
L'estrema ricchezza dell'elemento psicologico determiner notevoli difficolt di
accertamento in sede giudiziaria.
2 Comma: L'infedelt patrimoniale nei confronti dei beni posseduti o
amministrati per conto di terzi.
Il legislatore ha esteso l'ambito di operativit della norma incriminatrice anche ai fatti
di infedelt patrimoniale realizzati su beni di titolarit di terzi, che la societ possiede
o amministra in virt di un mandato.
PATRIMONI GESTITI
Il danno patrimoniale causato nei confronti dei titolari di detti patrimoni.
3 Comma: L'infedelt patrimoniale nell'ambito dei gruppi di societ.
Si tratta di una disposizione relativa ai gruppi di societ, che elimina la rilevanza
penale delle operazioni poste in essere in presenza di un conflitto di interessi
all'interno del gruppo, quando dalle stesse scaturiscono vantaggi.
PROCEDIBILITA': querela di parte.
Poich nell'infedelt patrimoniale il bene protetto il patrimonio della societ,
titolare del diritto di querela la societ stessa.
INFEDELTA' A SEGUITO DI DAZIONE O PROMESSA DI UTILITA'(ART.
2635 C.C.)
Art. 2635 c.c.: Gli amministratori, i direttori generali, i sindaci, i liquidatori e i responsabili
della revisione, i quali, a seguito della dazione o della promessa di utilit, compiono od omettono
atti, in violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio, cagionando nocumento alla societ, sono
puniti con la reclusione sino a tre anni.
La stessa pena si applica a chi d o promette l'utilit.
Si procede a querela della persona offesa.
Tale articolo rappresenta una novit introdotta con la riforma del 2002.
il delitto in esame rappresenta nulla pi che una mera specificazione del delitto di
infedelt patrimoniale.
Viene spesso tuttora individuato con l'espressione corruzione privata, o corruzione tra
privati.
CORRUZIONE PRIVATA: tutti quei comportamenti riprovevoli che si tengono
nell'attivit contrattuale, ove sia prevista per almeno uno dei contraenti l'osservanza
di determinate regole o condotte di comportamento, allorch uno dei contraenti
richieda all'altro un vantaggio ulteriore per concludere la negoziazione.
Es: nel mondo delle societ vi corruzione quando il top manager di una banca
chiede un compenso in denaro per dare il proprio parere positivo ad una fusione non
proprio vantaggiosa per la banca.
Anche la legislazione sovranazionale ha avuto un ruolo all'interno di questo iter di
approvazione del reato in esame:
nel 1998, il Consiglio Europeo, ha adottato un'Azione Comune, che prevedeva
l'introduzione di una norma incriminatrice della corruzione attiva e passiva
quando, nell'ambito di un'attivit privata, un soggetto sollecita e riceve un
indebito vantaggio, per compiere o omettere un atto in violazione di un dovere.
Nel 2003 vi stata l'approvazione di una Decisione-Quadro, relativa
specificatamente alla lotta contro la corruzione nel settore privato.
A causa dell'incremento dei commerci transfrontalieri, gli effetti della corruzione
privata non si limitano all'ambito interno dei singoli Stati, ma si riflettono anche
all'esterno dando vita a fenomeni distorsivi della concorrenza riguardo
all'acquisizione di beni o servizi commerciali, determinando altres un generale

ostacolo al corretto sviluppo economico.


Un incentivo alla corruzione tra privati stato determinato dalla politica di
privatizzazione, che ha caratterizzato gli anni recenti e che ha trasformato enti
pubblici in societ private: con la conseguenza che la mancanza di una norma
incriminatrice della corruzione tra privati induce spesso la prassi a proseguire
nell'utilizzazione delle norme in materia di corruzione amministrativa, a costo di un
interpretazione disinvolta delle nozioni di pubblico ufficiale e di incaricato di
pubblico servizio.
Il legislatore del 2002, in occasione della riforma, ha introdotto l'art. 2635 c.c., senza
per alcun riferimento agli obblighi internazionali.
Infatti il modello di corruzione privata prospettato prima dall'Azione Comune del
1998 e poi con la Decisione-Quadro del 2003 rimasto comunque ben lontano
dall'essere realizzato nel nostro ordinamento: il modello europeo infatti quello di
una figura incriminatrice relativa alla sola corruzione propria antecedente, di carattere
generale, realizzabile in ogni settore dell'attivit privata, che oltre a tutelare la
concorrenza, caratterizzato da indubbie venature etiche.
Il modello accolto dal nostro ordinamento invece quello di un reato a concorso
necessario che si applica al solo settore societario, e che orientato alla tutela di un
bene interno alla societ.
Con la riforma del 2005 si introdotto il raddoppio della pena se la condotta si
riferisce ad una societ quotata o con titoli diffusi tra il pubblico in misura rilevante.
INTERESSE PROTETTO: patrimonio della societ(bene di natura squisitamente
privata).
Esulano profili di natura pubblicistica, quali l'imparzialit, il buon andamento o la
concorrenza fra imprese.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio, realizzabile da:
amministratori,
direttori generali,
dirigenti preposti alla redazione di documenti contabili societari,
sindaci,
liquidatori e responsabili della revisione.
I predetti soggetti possono affidare anche ad altri l'esecuzione materiale del reato.
Tale delitto si presenta come reato a concorso necessario, che prevede la punibilit
anche di colui che d o promette l'utilit.
Riguardo alla figura del corruttore deve rilevarsi come per lo stesso non sia richiesta
alcuna qualifica soggettiva: pu quindi trattarsi di un soggetto estraneo, come dentro
la societ.
Una critica mossa dalla dottrina riguarda l'equiparazione sanzionatoria tra i due
concorrenti, in quanto non ha alcuna ragion d'essere in un reato posto a tutela di un
bene interno della societ, mentre sarebbe giustificabile ove il reato fosse stato posto
a tutela della concorrenza.
FATTO PUNIBILE: reato plurisoggettivo caratterizzato da due condotte speculari:
1) quella dell'intraneus, che percepisce l'utilit o riceve la promessa e, a seguito e
a causa di ci, pone in essere un atto contrastante con gli obblighi del suo
ufficio, la motivazione del quale non genuina e che determina un nocumento
alla societ
2) quella dell'extraneus, che d o promette.
Il legislatore si ispirato per la disposizione in esame ad un modello di corruzione
propria antecedente.
Tale reato configurato come reato con evento di danno a condotta vincolata.
In particolare la condotta dell'intraneus assume rilievo solo se posta in connessione

con una serie di fatti successivi, culminanti nell'evento.


La dazione o la promessa dell'utilit devono determinare il compimento o l'omissione
di un atto, e da questi deve derivare un nocumento alla societ.
In altri termini: saranno tipici soltanto quei comportamenti(attivi od omissivi) che
siano stati motivati dall'aver percepito una utilit o da una promessa.
Dunque l'attivit dell'extraneus(cio la dazione o la promessa) devono effettivamente
aver influito sul processo motivazionale del soggetto qualificato interno alla societ.
Come nella corruzione amministrativa, anche nell'ipotesi di cui all'art. 2635, tra la
prestazione dell'extraneus e l'atto del soggetto qualificato dovr sussistere un rapporto
di proporzione.
L'atto compiuto od omesso, ad opera dei soggetti qualificati, deve essere in
violazione degli obblighi inerenti al loro ufficio.
A tale espressione bisogna dare un'accezione ampia: essenziale che la condotta del
soggetto qualificato violi un precetto positivizzato, ma non esclusivamente contenuto
nell'ambito del diritto civile: pu trattarsi anche di una disposizione contenuta in un
regolamento di un'Autorit di vigilanza, o in una istruzione professionale valida
nell'azienda dove il soggetto opera, che comunque rientri nell'ambito dei doveri
connessi al mandato.
Non rientrano negli obblighi dell'ufficio le norme etiche o altre regole di corretto
comportamento, a meno che le stesse non facciano parte di specifici protocolli,
istruzioni o ordini interni alla societ, la cui accettazione esplicitamente prevista
dagli obblighi contrattuali che legano il soggetto alla societ.
EVENTO: cagionare nocumento alla societ.
L'utilizzazione del termine nocumento stata adottata proprio in contrapposizione a
quella di danno patrimoniale, al fine di accogliere un'accezione pi vasta
ricomprendente non solo il danno diretto(danno emergente), ma anche altre forme pi
sfumate come il lucro cessante.
In questo modo rientrano nell'ambito dell'evento anche altri tipi di pregiudizi, quali il
danno all'immagine della societ, alla credibilit dei suoi organi...
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico.
Extraneus deve possedere la consapevolezza di corrispondere o promettere
un'utilit ad uno dei soggetti qualificati, affinch uno di questi compia od
ometta un atto del suo ufficio; e contemporaneamente deve volere il
nocumento della societ.
Intraneus deve avere la consapevolezza di ricevere l'utilit o la promessa per
compiere od omettere un atto connesso con le funzioni svolte all'interno della
societ e deve volere il nocumento della societ.
PROCEDIBILITA': querela della persona offesa.
Ai sensi dell'art. 123 c.p., la querela sporta nei confronti di un solo soggetto si
estende di diritto anche agli altri concorrenti nel reato.
se il reato stato commesso dagli amministratori, la legittimazione a proporre
querela non potr che essere dell'assemblea;
se il reato stato commesso da soggetti estranei all'organo di gestione, il potere
di proporre potr essere esercitato dal legale rappresentante dell'ente o
dall'organo di amministrazione.
La procedibilit a querela destinata a rendere l'applicazione della norma sporadica,
soprattutto quando a commettere il reato sono amministratori che godono di un forte
credito in assemblea, verosimile che vi saranno notevoli difficolt a formare una
maggioranza intenzionata a sporgere querela.
CONCLUSIONI: tra le due incriminazioni in tema di infedelt vi , oltre che
omogeneit di interessi tutelati, una sostanziale sovrapponibilit delle condotte.

Quindi la presenza della norma in commento sarebbe giustificata ove la stessa avesse
previsto un trattamento sanzionatorio pi severo, motivato dalla circostanza che il
comportamento infedele dell'amministratore il frutto di un mercanteggiamento.
La norma in questione stata introdotta nel 2002 con il chiaro intento di reprimere
una forma di infedelt patrimoniale caratterizzata dalla corruzione e di rimanere
nell'ambito della tutela patrimoniale.
Ove si voglia realmente punire la corruzione societaria ben altri dovrebbero essere gli
interventi del legislatore:
la norma andrebbe riformulata seguendo lo schema del progetto Mirone, cio
come una fattispecie di pericolo, finalizzata a punire le condotte che potrebbero
sfociare in fatti di infedelt patrimoniale vera e propria.
OMESSA COMUNICAZIONE DEL CONFLITTO DI INTERESSI(ART.
2629BIS)
Art. 2629-bis c.c.: L'amministratore o il componente del consiglio di gestione di una societ
con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di altro Stato dell'Unione europea o diffusi
tra il pubblico in misura rilevante ai sensi dell'articolo 116 del testo unico di cui al decreto
legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, e successive modificazioni, ovvero di un soggetto
sottoposto a vigilanza ai sensi del testo unico di cui al decreto legislativo 1 settembre 1993, n.
385, del citato testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, del decreto legislativo 7
settembre 2005, n. 209 , o del decreto legislativo 21 aprile 1993, n. 124, che vola gli obblighi
previsti dall'articolo 2391, primo comma, punito con la reclusione da uno a tre anni, se dalla
violazione siano derivati danni alla societ o a terzi.
Il delitto in questione stato il frutto della riforma del 2005, come vera e propria
legislazione dell'emergenza societaria e finanziaria dopo la stagione caratterizzata
dall'esplosione degli scandali che hanno danneggiato migliaia di risparmiatori.
Infatti dopo che gran parte delle manovre fraudolente dannose per i risparmiatori
sono state agevolate da palesi situazioni di conflitto di interessi, il legislatore ha
ritenuto opportuno introdurre la sanzione penale nel caso in cui tale situazione di
conflitto non venga comunicata.
Art. 2391 c.c.: Se un amministratore titolare di un interesse proprio o di terzi, non
necessariamente in conflitto con la societ, che per suscettibile di entrare in gioco
nell'attivit di governance societaria, l'amministratore deve palesare la situazione agli
altri amministratori e al collegio sindacale.
La norma 2629bis c.c., munisce pertanto di sanzione penale la violazione di un gi
esistente obbligo civilistico, a condizione che ci determini un danno alla societ o a
terzi.
Tale norma valevole solo nell'abito delle societ quotate o a capitale diffuso.
INTERESSE TUTELATO: patrimonio individuale della societ e dei terzi.
Il legislatore ha previsto la configurabilit del reato solo se da ci scaturisca un
risultato lesivo.
E che il danno debba avere necessariamente natura patrimoniale lo si ricava dal fatto
che gli amministratori sono i garanti del patrimonio sociale.
SOGGETTI ATTIVI: reato proprio, in quanto pu essere commesso solo dagli
amministratori o dai componenti del consiglio di gestione di una societ quotata o
con titoli diffusi.
Pu applicarsi anche la disciplina dei soggetti di fatto.
Il delitto in esame tra quelli che possono generare una responsabilit amministrativa
in capo all'ente, nell'interesse o vantaggio del quale commesso il reato.
FATTO PUNIBILE: consiste nella omissione degli obblighi previsti dall'art. 2391
c.p., purch dalla predetta omissione si verifica un danno alla societ o a terzi.
E' un reato di evento, dove l'evento si incentra sull'offesa di stampo patrimoniale.

Il problema pi complesso sollevato dall'introduzione della nuova figura delittuosa


riguarda i rapporti con l'art. 2634 c.c., in tema di infedelt patrimoniale.
La fattispecie di omessa comunicazione potrebbe configurare una sorta di fattispecie
avamposto rispetto a veri e propri fatti di infedelt patrimoniale che potrebbero essere
commessi successivamente in modo pi agevole da parte di chi non ha palesato la
propria situazione di conflitto di interessi.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico.
PARTE III: LA TUTELA PENALE DEL MERCATO
FINANZIARIO
Il mercato finanziario essenziale per le imprese: le stesse infatti necessitano di
ingenti capitali per operare e per migliorare la loro capacit di produzione e la via per
il finanziamento di tali essenziali attivit non pu che essere rappresentata dal
mercato, laddove i flussi di investimento delle imprese incontrano i flussi di risparmi
monetari provenienti dai privati.
Il mercato finanziario chiamato a svolgere una funzione tanto delicata quanto
importante, costituita dalla allocazione del risparmio.
Dal 1974, il legislatore ha iniziato a introdurre una serie di regole finalizzate a
disciplinare l'accesso degli intermediari al mercato; a garantire il funzionamento degli
organismi di vigilanza preposti a sovraintendere ai diversi segmenti del mercato;
nonch a garantire che il prezzo dei titoli sia quello effettivamente rappresentativo,
che si formato in virt dei meccanismi naturali delle leggi di mercato.
L'insieme di tali norme d vita al DIRITTO PENALE DEL MERCATO
FINANZIARIO.
Nell'ambito del diritto penale dell'economia, questo rappresenta una delle
articolazioni pi recenti.
CAP 2) ABUSO DI INFORMAZIONI PRIVILEGIATE
E MANIPOLAZIONE DEL MERCATO
L'ABUSO DI INFORMAZIONI PRIVILEGIATE:
L'INSIDER TRADING( ART. 184 D.LGS 58/1998)
Significa letteralmente commercio dell'iniziato, dove per iniziato si intende colui
che si trova in una situazione di vantaggio informativo.
L'INSIDER TRADING consiste nell'uso di informazioni privilegiate, non ancora note
al pubblico degli investitori, da parte di soggetti che le hanno acquisite o nell'ambito
delle proprie mansioni professionali o a seguito della comunicazione indebita da parte
di un insider.
La caratteristica delle condotte di insider trading individuabile nella circostanza che
le notizie delle quali l'insider in possesso sono vere, e proprio perch tali vengono
utilizzate per effettuare negoziazioni estromettendo il naturale elemento del rischio,
ineliminabile per il resto degli investitori.
Tale requisito della verit dell'informazione importante per distinguere la pratica
dell'insider trading da quella dell'aggiotaggio(pur essendo pi insidioso sanzionato
come l'insider trading).
In Italia l'insider trading venne penalizzato la prima volta con l. 157/1991, per poi
essere riformulata con la riforma del 2005.
Nell'ultimo decennio del secolo appena trascorso quasi tutti i paesi che hanno una
borsa si sono dotati di una legislazione anti-insider.
L'insider trading deve essere vietato in quanto, oltre a produrre da parte degli
investitori una continua richiesta di rendimenti pi elevati giustificata dalla maggiore
rischiosit dell'investimento, costituisce sempre pi spesso un mezzo per acquisire
benefici privati.
In una situazione come quella italiana, dove la governance societaria sbilanciata in

favore degli azionisti di controllo, l'abuso delle informazioni privilegiate rappresenta


un modo per estrarre benefici privati, che possono ledere non solo l'integrit e il buon
funzionamento del mercato, ma anche quell'etica della business community, che
sempre dovrebbe caratterizzare l'operare della stessa.
Ci che si vuole evitare con l'insider trading non la sana concorrenza
nell'acquisizione delle informazioni, ma che taluni soggetti, violando le regole del
gioco, possano sfruttare a proprio vantaggio o far sfruttare ad altri una situazione di
privilegio informativo.
INTERESSE TUTELATO: il regolare e corretto funzionamento del mercato.
Un mercato regolarmente funzionante quello nel quale gli strumenti finanziari
vengono scambiati ad un prezzo giusto, formatosi cio in virt del naturale
meccanismo della domanda e dell'offerta, a seguito di una corretta combinazione tra
momento informativo e momento valutativo.
Anche la direttiva CE 6/2003 si pone per l'integrit del mercato finanziario.
Un mercato integro se funziona regolarmente e, di conseguenza, alimenta la fiducia
del pubblico: quindi l'abuso di informazioni privilegiate rappresenta un ostacolo alla
reale e piena trasparenza e quindi alla marketing integrity.
Anche l'art. 47 della Cost. Favorisce il diretto e indiretto investimento azionario nei
grandi complessi produttivi del paese.
La trasparenza diviene il presupposto per il corretto funzionamento del mercato e,
tenuto conto della centralit che il mercato ha acquisito nel sistema dell'economia
globalizzata, necessaria la penalizzazione di tutte quelle condotte che rendono
opachi i meccanismi di funzionamento dello stesso.
SOGGETTI ATTIVI:reato proprio, pu essere realizzato soltanto da coloro che sono
direttamente entrati in possesso di un'informazione privilegiata per essere membri di:
organi amministrativi,
di direzione o di controllo della societ emittente il singolo strumento
finanziario;
soci,
o per averla appresa nel corso e a causa di un'attivit lavorativa pubblica o
privata;
i soggetti che entrano in possesso di un'informazione privilegiata a causa della
preparazione o della realizzazione di attivit delittuose(es: pirata informatico),
introdotta dalla direttiva CE 2003.
INSIDER PRIMARI in quanto vengono in contatto direttamente con l'informazione
privilegiata.
INSIDER SECONDARI(tippees)= sono coloro che apprendono l'informazione
privilegiata da un insider primario e possono rendersi responsabili solo di condotte di
abuso di informazioni privilegiate punite come illecito penale-amministrativo.
Cos disponendo il legislatore ha voluto togliere ogni rilevanza a quelle situazioni
nelle quali un soggetto entra accidentalmente o occasionalmente in possesso di
un'informazione privilegiata. Es: donna delle pulizie che trova in un cestino un
prospetto per comprare le azioni...
Anche da tale delitto pu scaturire una responsabilit amministrativa per gli enti, ove
il reato sia realizzato dai soggetti che rivestono posizioni apicali o da soggetti
sottoposti, nell'interesse o a vantaggio dell'ente stesso.
CONDOTTE PUNIBILI: nei confronti degli insider primari la norma in esame
prevede tre diverse condotte punibili:
1) acquistare, vendere o compiere altre operazioni, direttamente o indirettamente,
per conto proprio o per conto di terzi, su strumenti finanziari, utilizzando le
informazioni privilegiate acquisite.

E' perci necessario un vero e proprio rapporto causale tra il possesso


dell'informazione privilegiata e lo svolgimento dell'operazione, la dimostrazione del
quale costituisce una delle maggiori difficolt sotto il profilo probatorio.
2) Comunicare ad altri le informazioni privilegiate possedute, al di fuori del
normale esercizio del lavoro, della professione, della funzione o dell'ufficio cui
si preposti.
Si tratta quindi di una condotta che si sostanzia nella violazione di un obbligo di
segretezza. Al fine della configurabilit di detta condotta necessario che la notizia
venga comunicata per intero a terzi, a prescindere dalla circostanza che i terzi
destinatari utilizzino effettivamente l'informazione comunicata per compiere
operazioni.
3) Raccomandare o indurre altri, sulla base delle conoscenze ricavate dalle
informazioni privilegiate delle quali si in possesso, a compiere taluna delle
operazioni indicate nella lettera a.
Invece per gli insider secondari la riforma del 2005 prevede solo sanzioni penaliamministrative.
La nozione di informazione privilegiata
L'informazione privilegiata costituisce l'oggetto materiale della condotta.
La sua nozione rintracciabile in una norma specifica come l'art. 181.
il primo comma si apre con una definizione sintetica, individuandola in quella
di carattere preciso, che non stata resa pubblica concernente uno o pi emittenti
strumenti finanziari, che se resa pubblica, potrebbe influire in modo sensibile sul
prezzo di tali strumenti.
I requisiti sono:
precisione: ossia il riferimento dell'informazione a circostanze o eventi
esistenti o che si possa prevedere che verranno ad esistenza.
Specificit: l'informazione deve essere sufficientemente esplicita e dettagliata.
Possibilit di influenzare in modo sensibile il prezzo degli strumenti
finanziari.(price sensitivity). Tale criterio indeterminato e il ricorso al
parametro dell'investitore ragionevole rappresenta un sistema approssimativo e
non attendibile, posto che non esiste in natura una figura modello di
investitore, soprattutto se collegata a tale materia.
Pu quindi concludersi che la riforma del 2005 non ha apportato chiarezza nella
definizione della natura price sensitivity.
Inoltre la norma sostiene che debba ritenersi informazione privilegiata anche
l'informazione trasmessa da un cliente a una persona incaricata dell'esecuzione di un
ordine relativo a strumenti finanziari.
Es: FRONT RUNNING.
Nelle operazioni in titoli, si dice che un operatore si viene a trovare in front running nel momento in
cui,
conoscendo che in futuro avverr una compravendita di notevoli dimensioni, agisce prima della
stessa
eseguendo un'operazione per conto proprio, cos da beneficiare dell'oscillazione di prezzo dovuta al
volume della contrattazione che si verificher in un secondo momento.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo, consistente nella coscienza di possedere
informazioni privilegiate e nella volont di avvalersi delle predette informazioni.
CIRCOSTANZA AGGRAVANTE: ha l'effetto di aumentare la multa fino al triplo o
fino al maggior importo di dieci volte il prodotto o il profitto conseguito dal reato
quando, per la rilevante offensivit del fatto, per le qualit personali del colpevole o
per l'entit del prodotto o del profitto conseguito dal reato, essa appare inadeguata
anche se applicata al massimo.
L'aspetto criticabile consiste nell'aver previsto la rilevante offensivit del fatto,

ricadendo ancora una volta in un vizio di grande indeterminatezza.


Positivo invece l'aspetto che il legislatore subordina la punizione in base all'entit del
vantaggio conseguito.
L'illecito penale-amministrativo di abuso di informazioni privilegiate
L'illecito penale-amministrativo punisce, oltre alle condotte realizzabili dagli insiders
primari, anche quelle degli insiders secondari. Inoltre sono colpiti anche i
comportamenti colposi.
Il legislatore nostrano, sulla base dell'onda emotiva generata dai recenti scandali
finanziari, ha optato per una iperpenalizzazione degli abusi di mercato, seguendo un
sistema anomalo.
Il legislatore sembra aver seguito esclusivamente la finalit di una reazione
sanzionatoria drastica, ponendo altres la sanzione penale e quella amministrativa in
una sorta di competizione, nella verosimile speranza che almeno una di esse giunga
efficacemente all'obiettivo.
Infatti la clausola di riserva con la quale si apre il testo dell'illecito penaleamministrativo
di cui all'art. 187-bis(salve le sanzioni penali quando il fatto
costituisce reato), induce a ritenere che non potr applicarsi il criterio di specialit,
con la conseguenza che i due illeciti concorreranno tra loro.
In realt la clausola di riserva operer solo nei casi di insider trading colposo e nel
caso di insider tentato.
A seguito della realizzazione dell'illecito penale-amministrativo ad opera di una
persona fisica, la riforma del 2005 ha previsto altres una innovativa forma di
responsabilit amministrativa anche per l'ente, del tutto sconosciuta nel nostro
ordinamento, che va ad aggiungersi alla responsabilit amministrativa discendente da
reato disciplinata dal d.lgs 231/2001.
Conclusioni
Grazie alla terza modifica operata sul tale tipo di reato, la CONSOB ha acquisito
poteri di indagine assai pi penetranti rispetto al passato, potendo effettuare nei
confronti di chiunque non soltanto audizioni, richieste di documenti e di informazioni
scritte ed ispezioni, ma potendo altres effettuare perquisizioni e sequestri(con
l'autorizzazione del procuratore della Repubblica), nonch apprendere registrazioni e
tabulati di dati telefonici, dati bancari e fiscali.
Ma l'aspetto determinante che la predetta attivit istruttoria della CONSOB
finalmente tutelata anche da una specifica norma incriminatrice, introdotta ad opera
della l. 62/2005, che punisce espressamente ogni attivit che ostacoli le funzioni di
vigilanza attribuite all'organo pubblico di controllo.
Inoltre alla CONSOB stato attribuito il potere di irrogare direttamente le sanzioni
amministrative.
In conclusione pu affermarsi che l'attuale disciplina fa segnare, nonostante alcune
carenze, un notevole progresso nell'attivit di prevenzione e repressione del
fenomeno.
LA MANIPOLAZIONE DEL MERCATO (ART. 185 D.LGS 58/1998).
Il delitto di manipolazione del mercato stato introdotto come previsione autonoma
dalla l. 62/2005; in precedenza tale incriminazione era contenuta nell'art. 2637 c.c.
(aggiotaggio).
La differenza fondamentale tra le due figure di reato consiste nell'oggetto materiale
della condotta:
nell'aggiotaggio: strumenti finanziari non ammessi alla negoziazione, in un
mercato regolamentato di un paese UE, o per i quali non vi stata richiesta di
ammissione
nella manipolazione di mercato: strumenti finanziari ammessi alla

negoziazione o per i quali stata presentata una richiesta di ammissione alle


negoziazioni in un mercato regolamentato italiano o di un altro paese dell'UE.
La riforma del 2005 intervenuta dando vita a un doppio sistema di punizione, come
per l'insider trading, di natura penale e amministrativa.
INTERESSE TUTELATO: il regolare andamento del mercato.
Il profilo che viene leso dalle condotte manipolative attiene essenzialmente al
meccanismo di formazione dei prezzi, che costituisce l'effetto immediato delle
manovre fraudolente.
La norma centrale che legittima una tutela anche penale l'art. 47 Cost., sul quale si
fonda l'esigenza di protezione, dell'interesse di rango superindividuale, che nei
mercati finanziari i prezzi si formino per il meccanismo naturale delle forze
economiche.
In conclusione la norma sulla manipolazione del mercato, offre la sua tutela
all'integrit del mercato, nel senso di garantire una corretta funzione segnaletica dei
prezzi in funzione dell'accrescimento della fiducia degli operatori nei mercati stessi.
SOGGETTI ATTIVI: reato comune, potendo essere commesso da chiunque, sia che
ricopra una determinata qualifica, sia che non la rivesta neanche di fatto.
La qualifica di reato comune conferma ulteriormente la centralit e l'importanza del
bene tutelato.
Il d.lgs 231/2001 prevede che dal delitto di manipolazione del mercato possa
discendere una responsabilit amministrativa per l'ente a favore o nell'interesse del
quale viene realizzata la condotta criminosa.
FATTO PUNIBILE: un reato di pericolo concreto, ed articola il fatto punibile in tre
diverse condotte:
1) la diffusione di notizie false .
Dotata del maggior livello di insidiosit per il mercato. Si tratta di una condotta di
falso ideologico, che rispetto all'art. 2621 e 2622, ha una capacit applicativa molto
pi estesa in quanto non deve essere limitata alle comunicazioni previste dalla legge e
finalizzata all'inganno di vittime determinate.
La condotta di diffusione deve possedere potenzialit lesiva: da ci discende che non
rileva il numero delle persone verso le quali la notizia falsa stata comunicata, bens
rileva il ruolo e la funzione dei destinatari.
Oggetto della diffusione devono essere notizie, cio informazioni relative a fatti
storici o che devono avvenire, relative o agli emittenti o ai singoli strumenti
finanziari.
Le notizie per essere tipiche devono poi essere false.
2) La realizzazione di operazioni simulate :
Consiste nella realizzazione sia di operazioni che le parti non hanno voluto in modo
assoluto, sia di operazioni in apparenza diverse da quelle che le parti hanno voluto.
- compravendite di strumenti finanziari che non comportano una reale modifica della
propriet beneficiaria o del rischio di mercato
- immissione contemporanea nel sistema di ordini di vendita e di acquisto da parte di
soggetti in collusione tra loro.
3) La realizzazione di altri artifizi .
Predetta espressione deve riferirsi a pratiche con attitudine fraudolenta, che inducano
in errore i soggetti operanti nel mercato.
La price sensitivity
Ciascuna delle diverse modalit nelle quali pu estrinsecarsi la condotta del delitto di
manipolazione del mercato deve essere concretamente idonea a provocare una
sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari.
Per la sussistenza del reato occorrer verificare:

se la notizia sia price sensitive


se la propagazione della falsa notizia price sensitive abbia determinato o no un
concreto pericolo della sensibile alterazione del prezzo del singolo strumento
finanziario.
Parlare per di sensibile alterazione porta ad un elevato livello di indeterminatezza,
soprattutto in un campo dove naturale che vi siano delle oscillazioni di lieve entit.
Forse nel caso del delitto di manipolazione del mercato non sarebbe stato del tutto
fuori luogo il ricorso a soglie di non punibilit.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo generico consistente nella coscienza e volont del
fatto tipo.
E' ipotizzabile anche il dolo eventuale.
L'illecito penale-amministrativo di manipolazione del mercato
La norma prende in considerazione nel 1 comma, le condotte di diffusione realizzate
da mezzi di informazione compreso internet.
Il legislatore ha mostrato di tenere in adeguata considerazione la particolare
insidiosit caratterizzata dai mezzi.
OGGETTO MATERIALE DELLA CONDOTTA: notizie, informazioni e voci false o
fuorvianti.
ELEMENTO SOGGETTIVO: dolo o la colpa.
Il legislatore ha formulato il reato(art. 185) prestando particolare attenzione al dato
quantitativo della variazione del valore del titolo, mentre per la configurazione
dell'illecito amministrativo non richiesto alcun livello quantitativo.
Un aspetto innovativo che caratterizza l'illecito amministrativo in questione che per
la prima volta il legislatore ha preso in considerazione il ruolo dei giornalisti, soggetti
per definizione sensibili rispetto a condotte di manipolazione.
La pericolosit della notizia deve essere per valutata alla stregua delle norme di
autodisciplina che regolano l'attivit professionale.
I poteri della CONSOB, sono gli stessi delineati pocanzi.
AGGIOTAGGIO (ART. 2637 C.C.)
Art. 2637 c.c.: Chiunque diffonde notizie false, ovvero pone in essere operazioni simulate o altri
artifici
concretamente idonei a provocare una sensibile alterazione del prezzo di strumenti finanziari non
quotati o
per i quali non stata presentata una richiesta di ammissione alle negoziazioni in un mercato
regolamentato,
ovvero ad incidere in modo significativo sull'affidamento che il pubblico ripone nella stabilit
patrimoniale di
banche o di gruppi bancari, punito con la pena della reclusione da uno a cinque anni.
Con la riforma del 2005 la condotta di aggiotaggio stata limitata agli strumenti
finanziari non quotati o per i quali, non stata presentata richiesta di ammissione per
le negoziazioni in un mercato regolamentato.
Dopo la riforma del 2005 la norma in esame ha assunto un ruolo secondario in
considerazione della marginalit e della scarsa frequenza delle condotte di
aggiotaggio su strumenti finanziari non quotati.
INTERESSE TUTELATO: tutela di interessi superindividuali: da un lato la
formazione dei prezzi degli strumenti finanziari non quotati, dall'altro la stabilit del
sistema bancario.
L'interesse protetto dalla previsione di aggiotaggio bancario il regolare
funzionamento del mercato del credito, quindi l'interesse a che il sistema bancario
non venga destabilizzato attraverso condotte fraudolente volte ad inficiarne la
stabilit.

AGGIOTAGGIO BANCARIO
La condotta di manipolazione deve essere concretamente idonea ad infrangere la
fiducia che il pubblico dei risparmiatori nutre nei confronti della stabilit
patrimoniale di banche e gruppi bancari.
Fatto punibile: consiste nel porre in essere le tradizionali condotte di diffusione di
notizie false, operazioni simulate, o altri artifizi.
Le notizie false non devono necessariamente avere ad oggetto banche, ma devono
avere l'efficacia di influire sulla reputazione delle banche, finendo con il menomare la
fiducia che sempre deve caratterizzare il rapporto banche-risparmiatori.
Il legislatore prevede che l'alterazione del grado di fiducia sia significativo(alto grado
di indeterminatezza).
Reato di pericolo concreto e l'evento pericolo si configura nella effettiva messa in
pericolo della stabilit patrimoniale dell'ente.
Elemento soggettivo: dolo generico.
I REATI FALLIMENTARI
Gi in et comunale il ceto mercantile egemone reagiva con estrema durezza alla patologia
dell'insolvenza, avvertita come destabilizzante.
Da allora la repressione della bancarotta si radicata negli ordinamenti punitivi, affinandosi con il
maturare della consapevolezza penalistica.
La tradizionale figura della bancarotta, con le sue molteplici articolazioni, rappresenta tuttora il
reato fallimentare per antonomasia.
Interesse primario del creditore quello di essere regolarmente soddisfatto alla scadenza
dell'obbligazione.
La garanzia da intendersi non tanto come un attuale diritto del creditore sui beni del debitore,
quanto come una soggezione dei beni stessi al potere di aggressione da parte del creditore
insoddisfatto. Soggezione che la legge civile tutela predisponendo appositi mezzi di conservazione
della garanzia patrimoniale; e che trova una tutela penale specifica nella legge fallimentare.
L'imprenditore non commette reato quando non adempie a tempo debito; risponde per di
bancarotta quando agisce in modo da frustare il il diritto dei creditori di rivalersi in via sostitutiva al
suo patrimonio.
Il principio della par conditio creditorum prevede che i creditori abbiano eguale diritto di essere
soddisfatti sui beni del debitore, salve le cause legittime di prelazione.
L'interesse patrimoniale dei creditori rappresenta l'obiettivo costante e imprescindibile dei fatti di
bancarotta: non pensabile bancarotta se non in pregiudizio dei creditori.
Gli interessi di altro tipo, riconducibili alla pubblica economia come
all'amministrazione della giustizia, rimangono in secondo piano, non essenziali alla
caratterizzazione del reato.
La bancarotta rientra quindi nella categoria delle offese al patrimonio.
La bancarotta non offende interessi patrimoniali individuali, offende i creditori nel
loro insieme.
La posizione del fallimento nelle fattispecie di bancarotta
Nel nostro ordinamento la repressione della bancarotta indissolubilmente legata al
fallimento.
La legge penale vieta e reprime i fatti di bancarotta, ma questi sono irrilevanti fino a
quando non intervenga il fallimento, con declaratoria dell'autorit giudiziaria
competente.
Nella bancarotta postfallimentare, la dichiarazione di fallimento funge da
presupposto del reato, di cui qualifica il soggetto attivo(imprenditore dichiarato
fallito).
Nella bancarotta prefallimentare la dichiarazione di fallimento condizione
obiettiva di punibilit. E' un requisito di tipo obiettivo.

LIMITE DI EFFICACIA DELLA CONDIZIONE DI PUNIBILITA'


La dichiarazione di fallimento deve intervenire prima che sia esaurita la capacit
offensiva dei fatti di bancarotta. E' un limite insito nella condizione di punibilit.
Quale condizione di punibilit, o quale presupposto del reato, viene in considerazione
la sentenza dichiarativa di fallimento, emessa dal tribunale fallimentare competente.
La bancarotta come reato di pericolo concreto: la tipicit dei fatti di bancarotta si
ricostruisce indipendentemente dal fallimento, in relazione a un sistema di regole di
condotta posto a garanzia delle ragioni creditorie.
Il soggetto attivo della bancarotta: l'imprenditore commerciale non piccolo.
La bancarotta un reato proprio.
E' dunque riservato agli imprenditori che esercitano un'attivit commerciale, esclusi
gli enti pubblici e i piccoli imprenditori.
E' necessario che l'imprenditore commerciale assuma in proprio delle obbligazioni
inerenti all'impresa, il cui inadempimento esponga il soggetto a fallimento personale.
Non sono imprenditori, pur svolgendo attivit di gestione:
il legale rappresentante dell'imprenditore incapace,
il custode dell'azienda sotto sequestro giudiziario,
il curatore in caso di esercizio provvisorio.
I collaboratori dell'imprenditore che non si obbligano in proprio nei confronti dei
creditori possono rispondere di bancarotta soltanto a titolo di concorso.
Si esclude dal novero dei soggetti attivi il piccolo imprenditore, ossia colui che si
basa sulla prevalenza del lavoro proprio e dei componenti della famiglia.
BANCAROTTA PATRIMONIALE
L'oggetto dell'offesa: patrimonio dei creditori.
Oggetto materiale su cui cadono le condotte tipiche: patrimonio dello stesso reo.
Ai fini della bancarotta patrimoniale vengono in considerazione tutti i beni aventi
valore economico, anche immateriali(diritti, crediti..) ed anche i beni futuri purch fin
d'ora protetti da qualche tutela giuridica.
I beni peraltro rientrano nel patrimonio in quanto l'imprenditore possa vantare sugli
stessi un diritto. Non pu invece commettersi bancarotta sui beni di terzi detenuti a
titolo precario, dei quali altri possano esigere in ogni momento la restituzione, dato
che su di essi i creditori non hanno diritto di soddisfarsi.
Dibattuta la situazione dei beni di provenienza illecita. A nostro avviso non ha senso
far leva su di un'appartenenza di fatto, posto che i creditori dell'imprenditore non
possono rivalersi su beni che vanno restituiti al legittimo proprietario.
Inoltre non possono formare oggetto di bancarotta i beni e i diritti di natura personale
e i beni assolutamente impignorabili.
FATTO PUNIBILE: le condotte punibili consistono:
nel distrarre, occultare, dissimulare distruggere o dissipare in tutto o in parte i
beni dell'imprenditore dichiarato fallito.
Nell'esporre o riconoscere passivit inesistenti, allo scopo di recare pregiudizio
ai creditori. cosicch una quota del patrimonio viene vincolata al
soddisfacimento di pseudo creditori e cos sottratta ai creditori effettivi.
1) Una diminuzione dell'attivo consegue alle condotte di distrazione(rendere un
bene inidoneo alla funzione di garanzia, per lo pi lo si risolve
nell'estromissione del bene dal patrimonio del debitore), occultamento,
dissimulazione(entrambe hanno per effetto l'irreperibilit di componenti attive
del patrimonio), distruzione (ha come effetto la perdita o la diminuzione del
valore del bene) e dissipazione(depauperamento dell'attivo in funzione di
soddisfazioni estranee a ragionevoli esigenze di vita...come gli sperperi
voluttuari, erogazioni benefiche, finanziamenti politici...).

2) La consistenza della garanzia patrimoniale pu essere pregiudicata anche


gonfiando artificiosamente il passivo: alle ipotesi di una diminuzione
dell'attivo equiparata l'esposizione o il riconoscimento di passivit inesistenti.
L'esposizione consiste in una prospettazione unilaterale della passivit, di cui sono
destinatari attuali o potenziali i soggetti interessati a far valere la garanzia
patrimoniale: es iscrizione del debito fittizio nella contabilit.
Il riconoscimento presuppone una collusione con il falso creditore.
Il gonfiamento del passivo previsto solo in quanto fittizio.
Potranno rilevarsi concretamente offensive solo le diminuzioni dell'attivo
complessivamente idonee a destabilizzare l'impresa e a portarla al dissesto.
Vanno richiamati i limiti di efficacia della condizione di punibilit del fallimento, la
quale opera nei soli confronti delle diminuzioni dell'attivo, reali o fittizie, ancora in
essere al tempo della sentenza dichiarativa: la rilevanza penale resta pertanto
circoscritta ai fatti di bancarotta concretamente capaci di influenzare l'entit definitiva
del dissesto e di aggravare in qualche misura il conseguente pregiudizio dei creditori.
Del pari gli episodi di gonfiamento fittizio del passivo devono risultare idonei, al
momento del loro verificarsi, a provocare una dispersione almeno parziale del
concreto fabbisogno di garanzia.
Inoltre, dato il limite di efficacia della condizione di punibilit, assumono rilevanza
penale solo le simulazioni di passivit ancora in vita al tempo della sentenza
dichiarativa.
ELEMENTO SOGGETTIVO: per le ipotesi di esposizione o riconoscimento
richiesto il dolo specifico, con la finalit di recare pregiudizio ai creditori.
La legge invece tace sull'elemento soggettivo delle figure di diminuzione reale o
fittizia dell'attivo. Il momento volitivo del dolo non implica necessariamente
un'intenzione mirata al pregiudizio dei creditori, ma esige come minimo
l'accettazione di detto pregiudizio quale possibile risultato della condotta. E'
sufficiente quindi un dolo di pericolo, in sintonia con la natura di pericolo del reato.
BANCAROTTA PATRIMONIALE SEMPLICE
Prevista dall'art. 216 della legge fallimentare il quale elenca 5 ipotesi diverse:
punito, l'imprenditore che stato dichiarato fallito se:
Ha fatto spese personali o per la famiglia , eccessive rispetto alla sua
condizione economica.
Tale ipotesi attiene alla sfera privata e le spese rilevano in quanto gravano sul
patrimonio dell'imprenditore vincolato a garanzia.
Sono da considerare eccessive le spese che mettono in forse la solvibilit
dell'imprenditore: potenzialmente pericolose per le aspettative dei creditori.
Ha consumato una notevole parte del suo patrimonio in operazioni di pura
sorte o manifestatamente imprudenti.
Vengono in considerazione le operazioni economiche caratterizzate da scopo di lucro
e giuridicamente tutelate; ne restano fuori il gioco e la commessa.
Operazioni di pura sorte sono quelle il cui esito dipende da circostanze che il soggetto
non pu ne prevedere ne controllare.
L'imprudenza manifesta quella avvertibile anche dall'osservatore esterno,
accertabile anche al di l di ogni ragionevole dubbio.
E' inoltre richiesto che debba conseguire un evento rappresentato dalla consumazione
di una notevole parte del patrimonio.
Ha compiuto operazioni di grave imprudenza per ritardare il fallimento .
E' caratterizzata da una preesistente situazione di crisi.
Es: l'acquisto di beni con pagamento differito seguito da rivendita sotto costo per
procurarsi liquidit..

Le operazioni finalizzate a ritardare il fallimento meritano la qualifica di imprudenza in ragione


della loro pericolosit per i creditori, in quanto idonee ad aggravare ulteriormente la situazione
patrimoniale.
La norma vuole colpire il comportamento sconsiderato dell'imprenditore in difficolt.
Ha aggravato il proprio dissesto , astenendosi dal richiedere la dichiarazione del proprio fallimento
o con altra grave colpa.
Il presupposto dato dalla preesistenza di una situazione di dissesto tale da legittimare una
dichiarazione di fallimento.
Come condotta rilevante menzionata l'omessa richiesta del proprio fallimento.
Non ha soddisfatto le obbligazioni assunte in un precedente concordato preventivo o fallimentare.
Si richiede che l'imprenditore gi in passato sia stato dichiarato fallito.
ELEMENTO SOGGETTIVO: alla bancarotta semplice la tradizione assegna una natura
fondamentalmente colposa(vd. Grave colpa punto 4, nonch l'uso del termine imprudenza...).
L'art. 217 esplica cos una funzione disciplinare in quanto impone all'imprenditore commerciale un
canone di prudente gestione patrimoniale, nella sfera aziendale come in quella privata.
La fattispecie n 4 sicuramente colposa.
L'elemento psicologico delle tre prime figure oscilla quindi fra la colpa incosciente e il dolo
eventuale.
Il problema dell'elemento soggettivo della bancarotta e del discrimine fra le due sottospecie
fondamentali esige soluzioni differenziate.
Nei casi di pi stretta contiguit tra bancarotta semplice e fraudolenta, cio in presenza di condotte
caratterizzate dalle finalit tipiche delle prime tre figure, l'ambito della bancarotta semplice si
estende alla fascia del dolo eventuale; mentre appartengono alla bancarotta fraudolenta i casi di dolo
diretto o intenzionale.
LA BANCAROTTA DOCUMENTALE
La funzione della contabilit, durante la vita dell'impresa, soprattutto organizzativa:
uno strumento di controllo indispensabile a una gestione improntata a criteri di razionalit
economica.
Sopravvenendo il fallimento esplica l'ulteriore funzione di rendere possibile la ricostruzione del
patrimonio e del movimento degli affari.
La trasparenza contabile necessaria al buon esito della procedura concorsuale in termini di
massimo soddisfacimento dei creditori.
La ricostruzione del patrimonio serve alla ricognizione sia delle attivit suscettibili di realizzo che
delle passivit effettive; mentre la ricostruzione del movimento degli affari strumentale alle azioni
di recupero, mediante l'individuazione degli atti inefficaci nei confronti dei creditori o comunque
revocabili.
Il secondo comma dell'art. 217 prende in considerazione esclusivamente i tre anni
antecedenti alla dichiarazione di fallimento.
L'art. 2214 c.c., prevede come obbligatori il libro giornale e il libro degli inventari e
inoltre le altre scritture contabili richieste dalla natura e dalle dimensioni dell'impresa.
Ma accanto alle scritture contabili obbligatorie la legge penale fallimentare prende in
considerazione anche le scritture contabili facoltative.
L'obbligo di documentazione contabile finalizzato all'interesse patrimoniale dei
creditori, cui essenziale la trasparenza del patrimonio e della gestione.
La bancarotta fraudolenta si differenzia per una peculiare gravit delle condotte, nelle
modalit obiettive e nel coefficiente psicologico.
LA BANCAROTTA DOCUMENTALE FRAUDOLENTA
Oggetto materiale: tutte le scritture contabili, comprese le facoltative. Quelle non
obbligatorie sono utili a fini ricostruttivi.
Condotta incriminata:
1) consiste nel sottrarre, distruggere o falsificare, in tutto o in parte, con lo scopo

di procurare a s o a altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori,


i libri o le altre scritture contabili.
Elemento soggettivo: dolo generico, ma l'art. 216 richiede anche un dolo specifico
essendoci lo scopo di procurare a s o a altri un ingiusto profitto o di recare
pregiudizio ai creditori. La bancarotta documentale anticipa finalisticamente una
bancarotta fraudolenta patrimoniale.
Destinatari: organi della procedura fallimentare.
2) Consiste nel tenere in guisa i libri o le altre scritture contabili tale da non
rendere ricostruibile il patrimonio o il movimento degli affari.
Destinatari: organi della procedura fallimentare.
Elemento soggettivo: dolo generico.
Va evidenziato che il limite di efficacia della condizione di punibilit del fallimento
vale anche per i fatti di bancarotta documentale: non sono punibili le manipolazioni
documentali eliminate prima della sentenza dichiarativa.
LA BANCAROTTA DOCUMENTALE SEMPLICE
Si concreta nella mera inosservanza, o nella imperfetta osservanza degli obblighi contabili.
Dagli obblighi contabili sono esenti i piccoli imprenditori, non soggetti neppure al fallimento.
Oggetto materiale: libri e le altre scritture contabili prescritti dalla legge.
Inoltre si limita ai tre anni antecedenti alla dichiarazione di fallimento: le infrazioni risalenti a tempi
precedenti non hanno rilevanza penale.
Condotta incriminata:
1) consiste nell'omessa tenuta dei libri e delle scritture contabili prescritte.
L'obbligo di tenuta esige in primo luogo la compilazione e in secondo luogo la conservazione delle
scritture.
2) Consiste nella tenuta della contabilit in maniera irregolare, vale a dire senza il rispetto delle
modalit formali che la legge prescrive al fine di assicurare l'intellegibilit delle scritture, di
garantirne l'autenticit e di impedire manipolazioni successive.
Fondamentale l'art. 2219, per il quale le scritture devono essere tenute secondo le norme di un
ordinata contabilit.
E' prevista infine la contabilit incompleta, che cio non contenga tutte le registrazioni richieste
dalla buona tecnica contabile.
Elemento soggettivo: indubbia la responsabilit a titolo di dolo generico.
Una responsabilit alternativa a titolo di colpa si pu ammettere solo a condizione di
riconoscere che le prescrizioni civili richiamate dalla norma incriminatrice,
nell'imporre la tenuta regolare e completa delle scritture obbligatorie, istituiscono un
obbligo di diligenza contabile: la cui violazione anche colposa sia ricompresa nel
precetto penale.
BANCAROTTA POSTFALLIMENTARE
Il 2 comma dell'art. 216 prevede i fatti di bancarotta fraudolenta commessi durante la procedura
fallimentare e quindi successivamente alla pubblicazione della sentenza dichiarativa.
Soggetto attivo: imprenditore dichiarato fallito. La dichiarazione di fallimento funziona come
presupposto della bancarotta postfallimentare.
La procedura fallimentare si chiude con il passaggio in giudicato della sentenza che omologa il
concordato.
Con la chiusura cessano gli effetti del fallimento sul patrimonio del fallito e decadono gli organi
della procedura.
Interesse tutelato: interesse patrimoniale dei creditori.
Condotta incriminata: consiste
1) nel distrarre, occultare, dissimulare distruggere o dissipare in tutto o in parte i
beni dell'imprenditore dichiarato fallito.
Distrarre non significa sottrarlo alla funzione di garanzia, ma all'attivo fallimentare,

nel quale deve confluire l'intero patrimonio del fallito.


In sede postfallimentare le condotte di occultamento, dissimulazione ed esposizione di passivit
inesistenti hanno come destinatari gli organi della procedura.
BANCAROTTA POSTFALLIMENTARE DOCUMENTALE(non contemplata in forma semplice)
La condotta incriminata:
consiste nel sottrarre, distruggere o falsificare, in tutto o in parte, con lo scopo di procurare a s o a
altri un ingiusto profitto o di recare pregiudizi ai creditori, i libri o le altre scritture contabili.
Elemento soggettivo: dolo generico.
BANCAROTTA PREFERENZIALE
L'illegittimit penale scaturisce dalla violazione della par conditio creditorum,
dell'uguale diritto dei creditori di essere soddisfatti sui beni del debitore.
Questo un principio enunciato nell'art. 2741, dove sono informate le procedure
esecutive concorsuali.
La par conditio pu essere violata con due condotte alternative:
1) consiste nell'eseguire pagamenti.
Il concetto di pagamento presuppone l'attuale sussistenza del credito soddisfatto.
Per risultare lesivo della par conditio il pagamento deve gravare su beni del debitore aggredibili
dagli altri creditori. Esula dalle previsioni il pagamento effettuato da un terzo con mezzi propri.
L'art. 2741, nel fissare il principio della par conditio, fa salve le cause legittime di prelazione, nelle
quali trova un limite anche la fattispecie della bancarotta preferenziale: solo la preferenza illegittima
pu essere punibile.
Il pagamento di un creditore privilegiato penalmente illecito solo se pregiudichi i
creditori muniti di privilegio poziore o di pari grado.
Elemento soggettivo: dolo specifico, allo scopo di favorire, a danno dei creditori, uno
di essi.
Anche la bancarotta preferenziale pu precedere o seguire la dichiarazione di
fallimento: nessun problema per quella postfallimentare, ma per quanto riguarda
invece quella prefallimentare pu configurarsi come preferenziale solo il pagamento
effettuato in una situazione in cui si profili un'insufficienza dell'attivo a far fronte
all'insieme delle passivit. In questo caso punito anche il pagamento potenzialmente
preferenziale.
Opera la scriminante del consenso: il consenso di tutti i creditori, in particolare di
quelli sfavoriti, rende lecite le sperequazioni.
2) Consiste nella simulazione di un titolo di prelazione a vantaggio di qualche
creditore, sempre allo scopo di favorirlo a danno degli altri.
Cause legittime di prelazione sono:
- i privilegi, il pegno e le ipoteche.
La norma prevede esclusivamente una costituzione simulata, non corrispondente alla
effettiva volont delle parti. Si ritiene che non sia necessaria una simulazione
negoziale in senso civilistico; occorre per che si crei l'apparenza di un titolo
opponibile agli organi fallimentari e quindi l'osservanza della formalit
indispensabili.
Essenziale comunque che la simulazioni giochi a esclusivo vantaggio del creditore.
Soggetto attivo: reato proprio. Imprenditore commerciale debitore.
Dalla natura plurisoggettiva del reato si va deducendo la l'impunit del concorrente
necessario che si limiti al comportamento indispensabile per consentire l'integrazione
della fattispecie, accettando il pagamento o cooperando alla simulazione del titolo di
prelazione; mentre risulterebbero punibili a titolo di concorso le condotte di
istigazione o agevolazione che eccedessero da detto ruolo minimo.
Consumazione e tentativo.
La consumazione della bancarotta prefallimentare non pu che collocarsi al momento

della dichiarazione di fallimento.


La consumazione della bancarotta postfallimentare coincide con il perfezionamento
delle ipotesi tipiche, salva la configurazione permanente di fatti come l'occultamento.
TENTATIVO: riconosciuto nel caso di bancarotta postfallimentare e non in quella
prefallimentare.
BANCAROTTA IMPROPRIA
Nella prassi commerciale si osserva uno sdoppiamento tra titolarit dell'impresa e suo
esercizio: la gestione fa capo a persone diverse dal titolare, immuni dal fallimento in
quanto non hanno veste di imprenditori e non rispondono in proprio nei confronti dei
creditori.
Poich anche costoro possono commettere fatti di bancarotta, apposite norme
incriminatrici sono state inserite. Si parla di bancarotta impropria
Art. 222 l.f.: estende la fattispecie di bancarotta propria ai soci illimitatamente
responsabili di societ fallite.
La spiegazione rinvenibile nell'art. 147 l.f., per il quale la sentenza che dichiara il
fallimento della societ con soci a responsabilit illimitata produce anche il
fallimento dei soci illimitatamente responsabili.
Mentre l'art. 147 ha riguardo a tutte le societ con soci a responsabilit illimitata, l'art.
222 circoscrive il proprio ambito alle sole snc e sas, dimenticando che soci
illimitatamente responsabili esistono anche nelle societ in accomandita per azioni.
Ne consegue una lacuna.
L'art. 222 ha la funzione di munire di protezione penale la garanzia aggiuntiva offerta
ai creditori sociali del patrimonio dei soci illimitatamente responsabili, non coperta
dagli art. 216 e 217 non avendo i medesimi qualit di imprenditori.
La dichiarazione di fallimento del socio concorre a integrare la fattispecie di reato,
ma spetta al giudice penale di verificare che il rapporto sociale fosse gi in essere al
tempo dei fatti di bancarotta.
Tale regime non applicabile alle fattispecie di bancarotta documentale.
L'obbligo di conservazione della garanzia rappresentata dal patrimonio personale non
ha valore assoluto e incondizionato: si attualizza nel momento in cui si profila
un'insufficienza del patrimonio sociale e quindi la concreta eventualit che il socio sia
chiamato a far fronte ai debiti della societ.
La bancarotta dell'institore
L'art. 2205 c.c., estende all'institore gli obblighi di tipo pubblicitario e contabile
caratteristici dell'impresa commerciale.
Art. 227 l.f.: rende applicabili all'institore le norme incriminatrici degli art. 216 e 217
l.f. Il soggetto pu allora rispondere di bancarotta anche isolatamente, all'infuori da
un concorso con l'imprenditore.
INSTITORE: soggetto preposto dal titolare all'esercizio dell'impresa, ovvero di una
sede secondaria o di un ramo particolare della stessa.
L'individuazione dell'institore estranea alla sentenza dichiarativa di fallimento
dell'imprenditore ed quindi di esclusiva competenza del giudice penale.
Non essendo il suo patrimonio personale vincolato a garanzia dei creditori, non pu
commettere la bancarotta semplice dell'art. 217, e neppure legittimato a chiedere il
fallimento.
BANCAROTTA SOCIETARIA
L'art. 1 l.f. Esclude che le societ commerciali possano considerarsi piccoli
imprenditori.
Dei fatti di bancarotta collegati al fallimento di societ gli art. 223 e 224 chiamano a
rispondere i titolari di determinate funzioni societarie: da escludere una
responsabilit da posizione, la qualificazione soggettiva fonte di conseguenze penali

in quanto al soggetto intraneo sia imputabile qualche fatto concreto di bancarotta,


anche a titolo di concorso.
Spetta al giudice fallimentare di accertare i presupposti del fallimento societario; ma
la verifica delle posizioni soggettive ai fini delle responsabilit penali di esclusiva
competenza del giudice penale.
A differenza dell'art. 227, gli artt. 223 e 224, introducono ulteriori varianti tipiche.
BANCAROTTA SOCIETARIA FRAUDOLENTA
Il primo comma dell'art. 223 rende applicabili le previsioni delittuose dell'art. 216:
agli amministratori,
direttori generali,
sindaci,
liquidatori di societ dichiarate fallite.
Salvo l'indispensabile adattamento i fatti di bancarotta patrimoniale e documentale
cadono esclusivamente sui beni e sulle scritture contabili della societ e attentano alle
ragioni dei relativi creditori.
Le condotte incriminate consistono nel:
distrarre, occultare, dissimulare da parte dei soggetti qualificati commessi
nell'interesse della societ, e quindi senza dolo di appropriazione.
Le pene della bancarotta fraudolenta si applicano ai soggetti attivi che hanno
commesso alcuni dei fatti preveduti dagli art. 2621(falso in bilancio),
2622(falso in bilancio in danno dei soci o dei creditori), 2623(illegale
ripartizione di utili o acconti sui dividendi), 2628( Illecite operazioni sulle azioni o quote
sociali o della societ controllante), 2630(omessa esecuzione di denunce).
Per incidere sul regime giuridico del reato societario il fallimento della societ deve
intervenire prima che il medesimo abbia esaurito la sua potenzialit offensiva.
E' il fallimento della societ che rende il reato societario punibile non pi come tale,
ma come bancarotta fraudolenta, segnando un nuovo momento consumativo.
In quanto condizione, la dichiarazione di fallimento non deve essere abbracciata dal
dolo.
L'art. 223, 2 comma, estende le pene della bancarotta fraudolenta anche agli
amministratori, direttori generali, sindaci e liquidatori di societ dichiarate fallite, i
quali hanno cagionato con dolo o per effetto di operazioni dolose il fallimento della
societ.
Il fallimento assume rilevanza come conseguenza causale della condotta.
1) CAUSAZIONE DOLOSA DEL FALLIMENTO: si pone come fattispecie a
forma libera.
Con dolo, l'evento fallimento deve essere previsto e voluto dall'agente come
conseguenza della sua azione o omissione.
Deve ritenersi compreso anche il dolo eventuale o indiretto: basta che il
soggetto qualificato preveda e accetti il fallimento quale possibile conseguenza
del proprio comportamento.
2) CAUSAZIONE DEL FALLIMENTO PER EFFETTO DI OPERAZIONI
DOLOSE: richiede che il fallimento sia effetto di operazioni. E' esclusa la
rilevanza di mere omissioni.
Le operazioni si qualificano come dolose in quanto espressione dell'infedelt
dei titolari di funzioni societarie nei riguardi degli interessi, della societ e dei
creditori sociali, affidati alle loro cure.
BANCAROTTA SOCIETARIA SEMPLICE
Il primo comma dell'art. 224rende applicabili le previsioni delittuose dell'art. 217:
agli amministratori,
direttori generali,

sindaci,
liquidatori di societ dichiarate fallite.
L'operato dei soggetti qualificati assume rilevanza in quanto ricade sui beni o sulla
contabilit della societ fallita.
Si esclude il richiamo al punto 1 dell'art. 217 l.f.
L'art. 224, comma 2 configura una nuova fattispecie di bancarotta semplice consistendo nei soggetti
attivi che cagionino od aggravino il dissesto(cio stato di insolvenza) della societ con inosservanza
degli obblighi ad essi imposti dalla legge.
La condotta tipica viene definita in ragione dei suoi effetti.
E' punita la causazione del dissesto non solo come an ma anche come quantum.
La sentenza dichiarativa funge come di consueto da condizione obiettiva di punibilit.
L'utilizzo del termine inosservanza, delinea la natura colposa della fattispecie.
L'inosservanza pu essere incosciente, ma pu anche essere consapevole e voluta, a condizione che
non si caratterizzi come operazione dolosa ai sensi dell'art. 223 l.f.
L'inosservanza degli obblighi di legge pu anche integrare un reato societario (purch diverso da
quelli elencati all'art. 223) oppure comune: ma a condizione che non presenti la connotazione
soggettiva di infedelt patrimoniale che caratterizza le operazioni dolose.
Gli obblighi la cui inosservanza assume rilievo sono quelli che mirano a assicurare la conservazione
del patrimonio sociale e a prevenire il dissesto.

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