Imperativo
L'imperativo un modo verbale della lingua italiana e di molte altre lingue. Il modo imperativo esprime un ordine,
un invito, una esortazione. Nel modo imperativo manca la prima persona singolare, perch nessuno si d ordini da
solo. Il modo imperativo non ha il tempo composto, ma solo due tempi semplici: presente e futuro. Perci viene
usato per esprimere esortazioni e si distingue in questo dagli altri modi: se infatti l'indicativo o il condizionale (e
normalmente il congiuntivo) vengono generalmente usati per le asserzioni, con l'imperativo si possono formulare
divieti, preghiere o consigli in maniera pi o meno perentoria:
Vieni qui!
Cammina pi piano.
Dimmi tutto.
A livello di uso, sono peraltro assai frequenti i casi in cui le esortazioni vengono formulate usando altri modi verbali,
oppure in cui la funzione dell'imperativo di esprimere un'esortazione a malapena riconoscibile.
Si tratta di un modo fondamentalmente difettivo: nelle varie lingue mancano infatti le forme coniugate di una o pi
persone.
3a
persona
egli, ella
1a persona
noi
2a
persona
voi
3a persona
essi, esse
1a
coniugazione
cant-are
cant-a
cant-i
cant-iamo
cant-ate
cant-ino
2a
coniugazione
scriv-ere
scriv-i
scriv-a
scriv-iamo scriv-ete
scriv-ano
3a
coniugazione
sent-ire
sent-i
sent-a
sent-iamo
sent-ite
sent-ano
3a
coniugazione
pul-ire
pul-isci
pul-isca
pul-iamo
pul-ite
pul-iscano
Per i verbi ausiliari si avr invece: sii, sia, siamo, siate, siano e abbi, abbia, abbiamo, abbiate, abbiano. normale
che il soggetto non venga specificato.
Imperativo
Imperativo
L'uso dell'imperativo
Non sempre l'atto linguistico riesce bene con l'uso dell'imperativo, che pu dare l'effetto sgradito di
un'imposizione.[2] Infatti, le regole sociali impongono determinati comportamenti di cortesia, per cui spesso
un'esortazione non viene espressa con l'uso dell'imperativo ma seguendo vie alternative: si tratta degli atti linguistici
indiretti.[3] Per esempio, l'esortazione
vieni domani!
pu venire formulata sotto forma di dichiarazione o di domanda,
vorrei che tu venissi domani
puoi venire domani?
talvolta addirittura con l'uso di altre forme modali come il congiuntivo ed il condizionale. Pi categorico invece
l'uso delle forme dell'indicativo (domani tu vieni/verrai).
Nonostante tutto, esprimere un'esortazione in maniera diretta non significa necessariamente infrangere le regole di
cortesia: infatti, questa forma si adatta senza alcun problema ad intenzioni comunicative come gli inviti, le scuse, gli
auguri o le offerte,[4] qualche volta semplicemente ad un consiglio. soprattutto in questi casi che - mancando
l'intenzione di esprimere primariamente un'esortazione - all'uso dell'imperativo non posta alcuna restrizione:
Vieni domani alla nostra festa, non fare complimenti!
Dato che l'intenzione primaria del locutore (vedi illocuzione) non quella di far fare qualcosa a qualcuno, il rischio
di minacciarne in qualche modo il territorio e l'autodeterminazione non dato. Per questo l'enunciato risulter pi
cortese proprio perch formulato in maniera diretta. Analoghe considerazioni, anche se per le ragioni opposte,
valgono per le offese ed invettive in genere:
Vada al diavolo!
Infatti, neanche in questi casi il locutore ritiene opportuno dover adottare misure particolari per evitare una sorta di
minaccia o aggressione.
Data la variet di usi dell'imperativo, non stupisce che talvolta le forme verbali perdano - del tutto oppure in parte la loro funzione di impartire ordini. Il fenomeno si riscontra soprattutto in forme ripetute nei rituali, come i saluti in
latino vale e valete (rivolti rispettivamente a una o pi persone): esse hanno in parte perso il loro senso letterale. A
questo proposito si noti come anche in alcuni segnali discorsivi il significato della forma verbale all'imperativo
rischia di diventare quasi irriconoscibile, come si pu constatare nel seguente esempio di lingua parlata:
Guarda che io non ho mica detto questo!
L'interazione faccia a faccia viene regolata da un segnale che ha in buona parte perso sia il senso di 'guardare', sia
quello di un'esortazione vera e propria. Similmente: E dai, lasciatemi uscire!, laddove la forma verbale non viene
neanche pi adattata al soggetto della frase.
Per finire, si noti come le forme dell'imperativo in tu possono, a volte, indicare un'azione prolungata oppure
ripetuta[5] soprattutto quando si insiste sulle forme di uno stesso verbo:
Quella giara era stretta di collo. Z Dima, nella rabbia, non ci aveva fatto caso. Ora, prova e riprova, non trovava pi il
modo di uscirne.
(Luigi Pirandello, La giara)
Imperativo
4
... e cresci, cresci, cresci divent in pochi minuti un nasone che non finiva mai.
(Collodi, Pinocchio)
Francese
Nella lingua francese, come in italiano, le forme dell'imperativo sono molto vicine a quelle del presente indicativo, e
comprendono anche la forma in noi:
Prends une aspirine - prendi un'aspirina
Tournez gauche au feu - girate a sinistra al semaforo
Mangeons! - mangiamo!
Come in italiano, comunque, le forme della prima coniugazione (verbi in are oppure in er come fumare e fumer) al
tu coincidono con quelle del presente alla terza persona:
Pardonne-moi - scusami
Fume si tu as envie - fuma se ne hai voglia
Come in italiano, i pronomi clitici vengono posposti (scusami).
La differenza principale tra francese ed italiano sta nell'uso piuttosto diverso degli allocutivi di cortesia (Lei - voi).
Infatti in francese la forma in lei quasi inesistente.
Inglese
Nelle lingue germaniche, facile che le forme mancanti dell'imperativo possano essere sostituite da un intero
costrutto frasale chiamato perifrasi.
In inglese, la formazione dell'imperativo assai semplice, dato che le varie forme di questo modo coincidono in
genere con quelle dell'infinito, tanto al plurale quanto al singolare. La dicotomia tra il tu e la forma di cortesia
inoltre scomparsa:
Excuse me - scusami/scusatemi/mi scusi
Turn to the left - gira a sinistra/girate a sinistra/giri a sinistra
La combinazione tra la prima persona singolare ed il plurale (noi) viene per ottenuta utilizzando una perifrasi
speciale. Si usa infatti una specie di verbo ausiliare (to let), combinato al pronome complemento us (simile
all'italiano noi) ed il verbo da coniugare. Dato che il pronome us viene di solito abbreviato (aferesi), si usa un
apostrofo:
Let's go! - andiamo
Imperativo
Dato che non si tratta di un fenomeno di coniugazione vera e propria dell'imperativo, la forma considerata una
specie di costrutto di riserva.
Per quanto riguarda la forma excuse me va peraltro ricordato che questa ha perso, nel linguaggio moderno, parte del
suo significato di richiesta di scuse: spesso viene infatti usata semplicemente per attirare l'attenzione.
Tedesco
In tedesco, per la forma in tu i verbi regolari prevedono la desinenza -e, che per pu cadere (troncamento); la forma
al voi coincide con quella del presente. In entrambi i casi, mancher la specificazione del soggetto:
Gehe!/ geh! - vai
Geht! - andate
Per la forma di cortesia (Sie), viene usata al posto dell'imperativo la voce del presente indicativo. Dunque non vi sar
omissione del soggetto, che per viene posposto:
Gehen Sie! - vada
Un uso simile di un ausiliare come quello inglese per la forma in noi si ritrova anche nella lingua tedesca. Il verbo,
come l'inglese to let, corrisponde all'incirca all'italiano lasciare ed lassen: Lat uns gehen! - andiamo. Neanche
questa perifrasi considerata una forma dell'imperativo.
Come facilmente intuibile dagli esempi, il punto esclamativo assai frequente ed ha la funzione di marcare, dunque
di rendere riconoscibili le forme dell'imperativo (pi che quella di dare enfasi all'esortazione).
Spagnolo
La seconda singolare in generale composta dalla terza singolare dell'indicativo:
Come - mangia (da comer)
Lee - leggi (da leer)
Esistono alcune eccezioni a tale regola.
La seconda plurale composta dall'infinito ma al posto della r finale c' la d:
Comed - mangiate
Per le forme di cortesia invece si usano le forme del congiuntivo presente.
Coma - mangi
Coman - mangino
Nelle forme di negazione invece, per tutte le persone si usano le forme del congiuntivo presente.
Note
[1]
[2]
[3]
[4]
[5]
Bibliografia
Bertuccelli Papi, M., Che cos' la pragmatica, Milano, Bompiani 1993.
Brown, P.-Levinson, S., Universals in language use, in E. N. Goody (a c. di), Questions and Politeness,
Cambridge e Londra, 1978, Cambridge University Press: 56-310.
Searle, J., "Indirect speech acts." In Syntax and Semantics, 3: Speech Acts, ed. P. Cole & J. L. Morgan, pp.5982.
New York: Academic Press. (1975). Reprinted in Pragmatics: A Reader, ed. S. Davis, pp.265277. Oxford:
Imperativo
Oxford University Press. (1991).
Serianni, L., Grammatica italiana; italiano comune e lingua letteraria, Torino, UTET 1989.
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