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Dott. M. Pirovano
Ing. F. Raimondi
Settore Ricerca e Sviluppo Tecnologico
T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
Introduzione
Il presente lavoro si propone di analizzare brevemente gli aspetti peculiari del
trattamento termico in vuoto da un punto di vista sia impiantistico che metallurgico,
per passare successivamente ad una rassegna delle esperienze che la T.T.N. ha
acquisito in oltre 10 anni di operativit nel settore del vuoto, ponendo in particolare
rilievo le problematiche relative al forno DEGUSSA VKSQ (vedi Fig.1) con
spegnimento fino a 20 bar in He.
Fig.1
T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
Generalit
E ben noto quali siano i vantaggi offerti da un trattamento di bonifica
sottovuoto, ma vale comunque la pena di riassumerli brevemente. Il trattamento in
vuoto consente di ottenere superfici dei pezzi non ossidate e non decarburate,
consente di contenere le deformazioni entro limiti accettabili su particolari di medie
dimensioni ed assicura condizioni di lavoro pulite; cosa affatto trascurabile, in vuoto
si possono trattare particolari finiti, proprio perch non si ha alterazione visiva delle
superfici.
Riscaldamento
Il riscaldamento nei forni sottovuoto avviene per irraggiamento; il
trasferimento di calore attraverso questo meccanismo dipende dalla quarta potenza
della temperatura assoluta e quindi risulta avere una modesta efficienza alle basse
temperature; inoltre la radiazione tende ad eccitare maggiormente ed in primo luogo
gli atomi superficiali del pezzo da riscaldare, con il risultato di avere, al di sotto dei
500-600 C un riscaldamento lento e disomogeneo tra cuore e superficie, che si
traduce in un tensionamento del particolare e quindi in un aumento delle
deformazioni in fase di riscaldo.
T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
Fig.2
Raffreddamento
IL raffreddamento della carica rappresenta la fase pi importante in un forno
sottovuoto; da questo fattore dipende infatti la capacit di temprare o meno certi tipi
di acciaio. Lo scambio termico tra un gas ad alta velocit e la carica risulta
esprimibile con la seguente relazione:
Nu = C Rem Pr n
Nu =
Re =
wd
; =
Pr =
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Trattamenti Termici Nervianesi
=C
1
( wd ) m
m
d
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Trattamenti Termici Nervianesi
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
0
0
P 9
v
10
Fig.3
Fig.4
Simbolo Chimico
Densit ( Kg m 3 )
Azoto
N2
1.170
6
Elio
He
0.167
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Trattamenti Termici Nervianesi
15 C ed 1 bar
0.967
Rapporto di densit
rispetto allaria
28.0
Massa molare
( Kg K mol )
1.041
Capacit termica specifica
Cp (KJ/Kg K)
0.0254
Conducibilit termica
(W/m K)
0.00001774
Viscosit dinamica
2
(N s m )
(Condizioni dei Gas a 25 C ed 1 bar)
0.138
4.0026
5.1931
0.15
0.00001968
Tab.I
T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
W
Alfa
Fig.5
T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
Dal diagramma di stato Fe-C (vedi Fig.6) le strutture che si possono avere in
condizioni di equilibrio sono date da: austenite pura al di sopra di determinate
temperature (A3 per acciai ipoeutettoidici, Acm per acciai ipereutettoidici), oppure da
una miscela di Ferrite+Cementite, in proporzioni variabili e con morfologia diversa a
seconda della percentuale di C; che si presenta al di sotto di A1 a seguito del
raffreddamento della austenite, e che prende il nome rispettivamente di Perlite
(ferrite+cementite a lamelle alternate con 0.8% di C = composizione eutettica);
Ferrite+Perlite (%C < 0.8); Perlite+Cementite (%C > 0.8).
Il diagramma riporta le strutture che si otterrebbero se si eseguisse un
raffreddamento molto lento (quasi-stazionario) dellaustenite, ovvero un
raffreddamento in cui il sistema si trovi ad ogni istante in una condizione di
equilibrio, cosa ovviamente impossibile nella realt dei fatti. Allaumento della
velocit di raffreddamento corrisponde un affinamento delle strutture ottenute, con
conseguente aumento della durezza. Questo comportamento spiegabile a livello
microscopico come un aumento degli ostacoli, costituiti principalmente da bordi
grano, che si oppongono al moto delle dislocazioni con conseguente riduzione del
campo plastico del materiale.
La trasformazione dellaustenite nelle strutture sopra elencate regolata da
processi di diffusione allo stato solido e procede con un meccanismo di nucleazione e
crescita delle nuove strutture a spese dellaustenite; aumentando la velocit di
raffreddamento si passa rispettivamente da perlite a bainite superiore a bainite
inferiore, fino ad arrivare ad una velocit critica al di sopra della quale la diffusione
congelata e la struttura che si forma, che ha la stessa percentuale di C dellaustenite
da cui proviene, prende il nome di martensite e risulta essere la pi dura struttura
ottenibile in un acciaio. Il tipo, la quantit relativa e le dimensioni pi o meno fini
dei vari costituenti strutturali che si possono ottenere dallaustenite, dipendono quindi
in modo fondamentale dalla velocit di raffreddamento; quindi spiegato il motivo
per cui in questo lavoro abbiamo posto cos grande enfasi su tale variabile.
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Trattamenti Termici Nervianesi
Fig.6
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Trattamenti Termici Nervianesi
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Trattamenti Termici Nervianesi
Elementi
%
C
0.38
Si
1.0
Mn
0.4
Cr
5.0
Mo
1.2
V
0.4
In T.T.N. trattiamo una gran quantit di particolari realizzati con questo tipo di
acciaio, ma nel presente lavoro faremo riferimento in modo specifico alle
problematiche inerenti il trattamento degli stampi utilizzati nel settore della
pressofusione, per i quali le richieste sono molto pretenziose e non sempre facili da
soddisfare al meglio.
Per uno stampo da pressofusione la caratteristica pi importante
evidentemente la tenacit pi che la durezza, poich una buona tenacit permette di
avere sia una buona resistenza agli shock termici cui inevitabilmente sottoposto il
particolare, sia una buona resistenza alle sollecitazioni meccaniche quali urti e
pressioni in fase di chiusura.
Da molti studi condotti in questo settore risulta che la tenacit, a differenza
della durezza, dipende in modo sostanziale dalla struttura, e quindi dalla velocit di
raffreddamento (vedi Fig.7); la precipitazione di carburi in una matrice di bainite
superiore, dovuto ad una scarsa velocit di raffreddamento, si traduce in un basso
valore di duttilit e di tenacit alla frattura; al contrario una velocit di
raffreddamento adeguata d luogo ad una limitata precipitazione in una matrice
martensitica o di bainite inferiore, con conseguente ottenimento di buoni valori di
duttilit e tenacit alla frattura.
E peraltro evidente che quando si trattano particolari di dimensioni
considerevoli risulta virtualmente impossibile evitare completamente la formazione di
prodotti non martensitici a cuore o la precipitazione di carburi secondari a bordo
grano, a meno di raggiungere drasticit di tempra estremamente elevati, quali quelli
ottenibili con lolio, con il conseguente insorgere di nuovi problemi, il pi grave dei
quali sicuramente quello delle deformazioni.
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T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
A=tempra in olio
B=tempra in aria calma
C=tempra in bagno di sale
D=tempra in gas a bassa
pressione
E=tempra con tasso di
raffreddamento molto lento
Fig.7
sottovuoto
Fig.8
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Trattamenti Termici Nervianesi
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T.T.N. S.p.A.
Trattamenti Termici Nervianesi
Elementi
%
C
0.9
Mn
2.0
Cr
0.4
V
0.1
Fig.9
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Trattamenti Termici Nervianesi
Fig.10
Temp in C
Materiale 1.2842 (K720)
Provini diametro 100 mm
t (min.)
Fig.11
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Trattamenti Termici Nervianesi
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Trattamenti Termici Nervianesi
Bibliografia
1) P. Heilman, The vacuum heat treatment with convective heating and highpressure gas quenching, ALD vacuum technologies technical information.
2) L. Genero, A. Bennani, A. Vandelli, Influenza della velocit di tempra sulle
caratteristiche dellacciaio AISI H11, Cogne Acciai Speciali.
3) G. Coccia Lecis, Materiali Metallici, Edizioni CUSL, Politecnico di Milano.
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