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Se si seguissero i presupposti e i princpi enunciati da Markus Gabriel (Heidegger non conta pi,
Corriere della Sera, 17 maggio 2015) credo che qualunque forma di storiografia filosofica (la quale
non pu non tener conto dei contesti, storici e di conseguenza anche nazionali, in cui i diversi percorsi
speculativi si sono sviluppati) diverrebbe impossibile.
E, se da un lato non c filosofia senza storia della filosofia, dallaltro lato questultima sempre, a sua
volta, speculazione filosofica (nella forma del discorso ermeneutico), la presuppone e insieme ne
presupposta, come in un circolo.
Mi sembra inoltre, quello di Gabriel, un discorso per certi aspetti contraddittorio. Tutta la filosofia
infatti analitica, perch la filosofia lanalisi dei contesti concettuali. Se tale, non potr prescindere
dai contesti storici (dunque anche contesti nazionali, etnici, epocali), che condizionano quelli
concettuali.
Io affermo piuttosto che il mondo non c, nemmeno nel senso esistenziale di Heidegger, o degli
heideggeriani ambito degli ambiti o ente nel suo insieme. Se cos, allora a maggior ragione non si
vede come possa esistere una filosofia universale che prescinda dalle distinzioni nazionali e dalle
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specificit storiche, e che riguardi luniversale, lincontro tra uomini che altrimenti avrebbero
unimmagine ideologicamente distorta gli uni degli altri.
proprio la mancanza di senso storico, e dunque della capacit di distinguere, comprendere e di
conseguenza rispettare, le specificit nazionali, che porta alle distorsioni ideologiche.
Forse proprio lavversione (tipica del New Realism , fin troppo vincolato alla concretezza immediata
dei fenomeni) di Gabriel nei confronti di ogni pensiero ontologico-metafisico che lo porta a
sottovalutare un fatto rilevante: che da Vico a Gioberti a Rosmini a Croce a Gentile a Severino a Cacciari
una specifica tradizione filosofica italiana (incardinata proprio, in senso lato, su quella specifica matrice
ontometafisica) esiste: cos come esistono, e a maggior ragione, una filosofia tedesca, dallidealismo
allesistenzialismo, una filosofia francese, dallo spiritualismo allintuizionismo allesistenzialismo, una
filosofia americana, che converte, dallOttocento al Novecento, il trascendentalismo in pragmatismo,
anche logico-linguistico, fino alla pragmatica della comunicazione.
Ed esiste, quasi ignorata, una filosofia africana, che esplora lontologia racchiusa nelle lingue bantu (ma
anche la sapienza astrale dei Dogon) accostandole alle cosmogonie egizie.
Esiste una filosofia mesoamericana, di cui la lingua Aymara esprime, nelle sue stesse strutture
grammaticali e logiche, la sottile essenza, capace di distinguere il certo dal possibile dalleventuale dal
probabile; una filosofia che ruota intorno al concetto, vastissimo e quantaltri mai sfaccettato, di Teotl,
principio universale, forza vitale, legge del tutto, e che capace di concentrare, per via visivo-intuitiva,
nei geroglifici delle scritture mesoamericane nei glifi e nei gruppi di glifi, che visualizzano ad un tempo
le strutture, speculari, della parola, della realt e del pensiero concetti che lOccidente deve invece
sviluppare, con fatica, in meticolose dimostrazioni, in selve di argomenti e controargomenti.
E c un pensiero orientale, largamente influente (da Schopenhauer ad Hofmannsthal a Pound, per non
fare che qualche sparso nome), nella sua duplice veste, quella del misticismo panteistico indiano come
quella pi sistematica della filosofia cinese, incardinata, forse, sullidea-chiave del Li, della legge
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quella pi sistematica della filosofia cinese, incardinata, forse, sullidea-chiave del Li, della legge
cosmica che si riflette nelle istituzioni terrene, e che Matteo Ricci seppe genialmente conciliare con il
Logos stoico-cristiano.
Cos come esiste, pi noto (dalla mistica cabalistica, che attraverso Maimonide e Avicebron influenz
Dante, e attraverso Rosenzweig si ripercuoter su Benjamin come su Kafka, allo stesso Freud, forse
ispirato, a sua volta, proprio dalla Cabala nel suo assiduo sforzo interpretativo, nel suo scrutare i segni
e le tracce nascosti dellinconscio, per giungere fino a Lvinas, a Jabs, a Derrida, con i loro scavi,
sacrali o viceversa demistificanti, nel mistero della Parola), un pensiero ebraico, che effettivamente la
cultura tedesca ha forse cercato, anche dopo la seconda guerra mondiale, di rimuovere (sebbene
influssi della mistica ebraica siano stati ravvisati, sorprendentemente ma non infondatamente, in
Heidegger stesso).
Una filosofia autenticamente globale non dovr certo ignorare queste specificit e queste differenze,
riducendo il mondo, come il pensiero, ad un pullulare indistinto di frammenti; ma semmai metterle a
fuoco, studiarle, farle interagire. Ed precisamente questo il modo il solo modo per non distorcerle
ideologicamente.
Il tutto esiste, anche se non un tutto indistinto. Esiste, trapela nelle lingue, nelle religioni, nei sistemi
di pensiero, un Principio primo, una Arch, che anima e parola, spirito e segno, anzi segno franto e
disperso in miriadi di altri segni che pure ne serbano, per quanto opache, le tracce, gli sparsa
fragmenta. Rintracciarli compito del pensiero, della speculazione che non possono fare a meno
della storia, perch sono, in fondo, storia di se stessi, cammini diffratti e rovesciati, dalla diaspora alla
possibile ricomposizione, della propria radice e della propria unit.
Il mondo esiste, anche se, anzi proprio perch, non pura astrazione, ma intreccio e concerto di
interrelazioni: un coro di voci, un mosaico di identit, una molteplice unit quella concordia discors ,
quella multiplex unitas , che fu il pensiero del Rinascimento (anche e proprio grazie allo studio e alla
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meditazione della Cabala compiuti da Marsilio Ficino come da Pico della Mirandola e da Nicola
Cusano) ad illuminare splendidamente.
*Matteo Veronesi, nato a Bologna nel 1975, dottore di ricerca in Italianistica. Ha allattivo, oltre a
vari saggi, contributi e curatele, le monografie Il critico come artista dallestetismo agli ermetici
(Azeta Fastpress) e Pirandello (Liguori). Ha tradotto Persio, Seneca, Jammes, il DAnnunzio francese.
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Intorno a La condizione
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In "Recensioni"
Categorie: Filosofia e nuovi sentieri 12 | Tag: Arch, Avicebron, Benedetto Croce, Dante, Derrida, Emanuele Severino,
esistenzialismo, Ezra Pound, Franz Kafka, Franz Rosenzweig, Gioberti, Giovanni Gentile, Heidegger, Hofmannsthal, idealismo,
intuizionismo, Jabs, logos, Maimonide, Markus Gabriel, Marsilio Ficino, Massimo Cacciari, Matteo Ricci, mistica cabalistica,
new realism, Nicola Cusano, Pico della Mirandola, pragmatismo, Rinascimento, Rosmini, Schopenhauer, Sigmund Freud,
spiritualismo, trascendentalismo, Vico | Permalink.
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