DA INGEGNERE A MEDICO
Un'emergenza in corsia.
Il semestre inizia ad avvicinarsi alla fine, e
uno degli ultimi tirocini lo facciamo in un
reparto di Medicina Interna.
Questa volta non sono nemmeno troppo in
ritardo, e arrivo che gli altri si stanno ancora
finendo di preparare. Mollo borsa e giacca,
prendo il fonendoscopio e mentre indosso il
camice stavolta non ci sono emozioni
particolari o chiss quali riflessioni che mi
vengono in mente: sta gi tutto diventando una
nuova routine, e ormai mi sono quasi abituato.
Ci accompagnano in reparto, dove pare che
una volta tanto ci lasceranno assistere al giro
visite.
Se vedete le visite non dovete aprire bocca e
non deve volare una mosca minaccia la
professoressa.
Tutto sommato, mi pare anche giusto.
Non facciamo nemmeno in tempo a iniziare,
che ci interrompono: uno dei pazienti non sta
bene, probabilmente il cuore.
un'emergenza.
La professoressa parte lungo il corridoio, gli
altri medici le vanno dietro, dietro di loro gli
specializzandi, poi gli altri tirocinanti e alla
fine vado pure io. E tutti insieme entriamo in
una stanza non dico piccola, ma che in linea di
massima sarebbe adatta a contenere un quarto
di quelle persone. Nell'unico letto, un signore
anziano e molto agitato, dice che non respira,
che si sente male e non so che altro ha, che c'
troppo casino e non capisco.
La professoressa si mette accanto a lui.
Dall'altro lato del letto ci sono gli
suo canale.
E insomma 'sto tirocinio a fisiopatologia
respiratoria alla fine un po' stressante. Per
visto che come ti sbagli il professore fa una
storia che non finisce pi, dal secondo giorno
a leggere l'emogas siamo diventati tutti
bravissimi e non ci sbagliamo mai. Quasi mai,
forse. Oppure diciamo a volte.
E insomma verrebbe quasi da desiderare che
ci fossero pi professori desiderosi di riempirti
di domande e farti a pezzi ogni cinque minuti,
ma a pensarci un po' meglio forse conviene
che ci siano anche un po' di quelli che non ti si
filano nemmeno... che se no ogni volta che vai
in reparto ti viene un esaurimento nervoso.
Il terzo giorno stiamo nuovamente l alle 8.
Facciamo 8 e mezza, che tanto se no non c'
ancora nessuno. Vediamo i pazienti che fanno
l'ha pi.
sedere quadrato.
Che poi io ho anche una media tutt'altro che
stellare, e alla fine tendo molto a tagliare gli
angoli e a rendermi la vita pi facile per
quanto possibile. Eppure studiare, questi tre
anni, in alcuni momenti mi pesato molto.
Perch non tanto quando sei nell'et in cui
fare l'universit normale, e magari anche
molti tuoi amici devono fare lo stesso esame e
allora state chiusi in casa e finisce cos. Per
quando sei l'unico a startene a casa a studiare
mentre tutti quelli che conosci fanno altro,
ecco che forse inizia a pesarti un po' di pi. In
questi tre anni ho perso cene, feste, giornate al
parco coi nipotini, fine settimana al mare... e
alla fine non che non mi pesasse ma era una
cosa che sentivo di dover fare, e l'ho fatta.
Un momento davvero difficile stato con
dormire.
Altro periodo brutto, la scorsa estate: mi sono
fatto una bella vacanza, ma poi ho passato
tutto Agosto a studiare Biochimica. I miei
andavano al mare, e io a casa su Biochimica. I
nipotini andavano fuori, e io a studiare
Biochimica. Gli amici facevano fal, feste,
serate varie... ma io sempre Biochimica e
quelle formule maledette che non mi riuscivo
a imparare. Se non avessi fatto cos, non lo
avrei superato mai.
Insomma, a me piace studiare e probabilmente
- come dice qualcuno - sar bravo, portato,
secchione e tutto il resto. Per quando hai 30
anni passati le meccaniche della tua vita sono
un po' diverse da quelle di un adolescente, e
studiare significa anche perdersi tante cose,
stare lontano da amici e affetti, e seguire un
I problemi sbagliati.
Reumatologia una specializzazione che,
prima dell'iscrizione a Medicina, non pensavo
nemmeno esistesse.
Cio: un dottore che cura i reumatismi, e
basta?! Fino a poco tempo fa, mi sarebbe
sembrato assurdo.
Ma a pensarci bene sono un ingenuo: ormai si
pu trovare tranquillamente un medico che
parte dalla medicina di base, punta su
gastroenterologia, stringe sul fegato, si
concentra sulle patologie autoimmuni, mette a
fuoco le vie biliari e - come se non fossimo
gi abbastanza nello specifico - si occupa
unicamente di vie biliari intraepatiche che poi,
a curare le altre (quelle extra-epatiche), ci
penser qualcun altro.
Il giorno dell'esame.
La sveglia la mattina presto il giorno
dell'esame gi di per s una cosa troppo
terribile. Che devi svegliarti ma c'hai troppo
sonno, e devi alzarti per forza ma di andare
all'esame proprio non ti andrebbe di farlo
manco morto ammazzato.
Il giorno dell'esame mi piacerebbe svegliarmi
che invece gi il giorno dopo, e l'esame
finito. Ma invece niente: sto ancora nel mio
bel lettone che fuori freddissimo con un
sonno che levati, e so con certezza che da l in
poi sar una lunga - indimenticabile - giornata
di merda.
inverno pieno, e affacciandomi alla finestra
vedo che piove pure e insomma - oddio - la
morte.
bo'?!
All'interno del reparto, invece, quello che mi
lascia esterrefatto la tranquillit dei
chirurghi: noi studenti stiamo mediamente in
ansia, che a vedere tagliare e aprire la gente
ancora non siamo troppo abituati. Va gi
meglio delle prime volte a Urologia, ma
insomma stare l a cuor leggero, francamente
impossibile.
Le mamme sono quelle pi in tensione, che
tempo 10 minuti e succeder di tutto. I pap
sono un po' tra il sognante e il rintronato
spinto, mentre i medici invece sono di una
serenit inespugnabile.
Vanno in sala, aprono, chiudono, poi tornano
nella saletta loro e stanno l a guardare il
telefono o a chiacchierare o a leggere le
cartelle in attesa che li chiamino di nuovo. Se
Il tirocinio a radiologia.
Il tirocinio a radiologia inizia gi male: ci
dividono in tanti piccoli sotto-gruppi, e a me
mi lasciano come unico studente nel
laboratorio dove fanno le TAC.
Che io non che sia tutto 'sto grande esperto,
ma qualche TAC l'ho gi vista fare, e a
Medicina d'urgenza l'ultima volta si
aspettavano pure che gliela refertassi (cosa
che ho fatto sbagliando completamente
diagnosi) e stare l in piedi a non fare nulla
non si prospetta come il tirocinio pi eccitante
del mondo.
Poi alle TAC ci sta un radiologo agitatissimo
che si lamenta che lo hanno lasciato solo:
litiga e s'incavola con tutti, alza il telefono e
sbraita contro non si sa chi, mi guarda e non
qualcos'altro.
Quello che ricordo dopo sono una serie di
scene tra la sala operatoria e la mia stanza,
perch lo spostamento ci sar stato, ma non
che
fossi
presente
sempre
contemporaneamente pure io. So solo che a un
certo punto stavo con le flebo, gli
antidolorifici e tutta la droga del mondo, con
mia mamma da una parte che pregava e io che
ogni tre secondi facevo un grugnito come uno
che lo sgozzano e mi giravo e rigiravo per
trovare una posizione nella quale mi sentissi
un po' meglio, ma che tanto non c'era.
E poi quella sete. Come se avessi masticato
delle palline di sale, mentre correvo di corsa al
Circo Massimo in pieno Agosto con addosso
la tuta da sci. Sugli effetti collaterali dei
farmaci ci scrivono cose tipo: neutropenia,
il cenone di capodanno.
E in tutto questo bisogna scrivere le cartelle,
trasferire i malati, parlare al telefono, litigare
coi colleghi, discutere coi parenti... il Pronto
Soccorso sembra un posto fuori dal mondo
dove se guardi all'esterno ti sembra che gli
altri si muovano tutti al rallentatore. Mi
vengono in mente reparti dove vedevi pazienti
in 10 persone e a sentire il torace stanno l a
colpettare piano piano col dito e fanno
respirare il paziente 28 volte perch forse c'
un impercettibile crepitino e allora tutti lo
vogliono sentire e col crepitino del polmone di
un paziente sanissimo ci stiamo fino a domani.
Questo pare il livello hard, che se c'era
qualcosa e l'hai sentito lo scrivi sulla cartella e
vai: avanti un altro. Se non l'hai sentito te lo
sei perso, e avanti un altro lo stesso. Se perdi
presto.
Domani - comunque sia - ci torno.
pazienti miei.
Risate generali:
Ma uno va a farsi visitare dall'urgentista?
Non fa prima a chiamare l'ambulanza?
Che palle. Provo a spiegare quel solito
discorso di stare in pronto soccorso per fare
pratica, e che la medicina di base la
dovrebbero conoscere tutti e che magari vai
dallo specialista sbagliato e butti i soldi,
eccetera eccetera, ma niente. Medicina
d'urgenza = pronto soccorso = tipologia di
medico che visita solo chi sta per morire. Che
sempre meglio della tipologia di medico che
stai per morire DOPO che ti ha visitato,
secondo me. Ma sono opinioni.
Altra situazione: notte in Pronto Soccorso.
Aiuto con un paziente che definire urgente
vuol dire sottodimensionare molto il
Un giorno da studente.
Sveglia alle 7 e 30.
Che poi diventano le 7 e 45, le 8, le 8 e 10...
vabbe': io la mattina ho un andamento pi da
bradipo che da essere umano, e per alzarmi dal
letto - pi che la sveglia - ci vuole il
defibrillatore.
Alle 8 e 45 arrivo gi in super ritardo in
ospedale. Mi metto il camice in fretta, e vado
al tirocinio in ambulatorio.
L'ambulatorio si chiama: piede diabetico,
piaghe e ulcere. E meno male che negli anni
scorsi mi lamentavo sempre che nei tirocini
non si faceva nulla! Perch se dovevo andarci
al secondo anno, mi sarei sentito male almeno
quattordici volte: una per ogni paziente che ho
visto.
questo.
Siamo io, altri due studenti (che il resto del
gruppo non so che fine avesse fatto) un
medico neo-laureato che ci spiega le cose e
che praticamente era a lezione con me fino a 3
mesi fa, e un infermiere.
Ieri avete guardato esordisce l'amico e
collega neo-dottore. Per cui oggi fate voi.
Fate voi cosa? Mi domando io, che ieri
manco c'ero?
La risposta non tarda ad arrivare.
L'infermiere chiama uno dei pazienti in sala
d'attesa. Lui entra, si siede sul lettino, scopre
un piede togliendosi calzini, calze elastiche e
calzettoni vari, e sotto c' una medicazione
che dobbiamo invece togliere noi e - oddio sotto sotto c' una cosa che va dal terribile, al
terrificante, al ributtante e a oltre gli aggettivi
entusiasta.
Pure il paziente contento. Gli altri studenti
sono contenti per osmosi. L'infermiere
contento pure lui. Tutti contenti.
E io mi domando: se sta molto meglio ora
che sta cos, ma prima che cazzo aveva?!
Per fortuna, non lo so. Comunque sia bisogna
fare la medicazione, che fantastica: prendi il
disinfettante e disinfetti, e fin qui tutto facile.
Poi prendi un ferro affilato ricurvo
taglientissimo, e fai lo scrub della ferita. Che
sarebbe che la gratti e togli le crose e la roba
verde e il pus e la pelle morta fino a farlo
sanguinare, col paziente ovviamente poverino
che si lamenta, perch gli fai malissimo.
E io solo a scriverlo starei vomitando, ma
visto che ci tenete proseguo con la parte
migliore.
tanto
semplice
dice
lo
specializzando, leggendomi tipo il pensiero.
Io penso che in effetti non semplice manco
per niente, ma facendo appello a tutte le
conoscenze anatomo-chirurgiche impartitemi
dagli infermieri del reparto penso che secondo me - io l'arteria la sento abbastanza
bene.
Da ingegnere a medico.
Nel 2007, come ingegnere, mi occupavo di
prevenzione incendi e di pratiche relative
all'isolamento termico di appartamenti e
villini.
Detto in soldoni prendevo delle fotocopie,
compilavo tabulati standard al PC, realizzavo
disegni cos come da normativa, firmavo
moduli
prestampati
e
rilasciavo
documentazioni
richieste
all'ufficio
competente del caso.
Come ingegnere avevo provato un paio di
volte il concorso per i Vigili del Fuoco, non
riuscendo per a entrare.
Una delle prove classiche del concorso
prevedeva il progetto di un edificio in cemento
armato, e ricordo benissimo un momento
per fare qualcosa, alla fine ho iniziato a ritrovarmi. Facevo un turno in ambulanza, e
tornavo a casa contento. Tenevo una lezione a
un corso, e mi piaceva. Seguivo un
aggiornamento e - per quanto stancante - mi
trovavo interessato. Per la prima volta nella
mia vita, scoprivo di avere un impegno che
arrivavo addirittura a trovare divertente.
E cos ho iniziato a trovarmi a contatto con i
dottori. Vedevo quello che facevano, e tutto
quel mondo fatto di scienza/non scienza,
matematica senza numeri, fiale, alambicchi,
tubi, marchingegni elettrici e strumenti
pseudo-magici mi affascinava.
Mi affascinava, e col tempo ho iniziato a
pensare che mi sarebbe piaciuto avere il loro
stesso ruolo, trovarmi al loro posto. In fin dei
conti, avrei potuto studiare anche io per fare
Da dentro a fuori.
L'esperienza pi difficile in ospedale l'ho
avuta - credo - l'altro giorno.
In reparto arriva Stefano, un vecchietto di 80 e
rotti anni che respira male, coi reni fuori uso,
il cuore anche peggio e un'infezione di quelle
che studi sul libro e pensi non si verificher
mai e invece, guarda un po', lui ce l'ha. Con
lui la figlia che l'accudisce durante il giorno e
che - prima di andarsene - viene da me.
Io lo lascio in ospedale massimo una
settimana mi dice. Non voglio che gli fate
troppi prelievi, iniezioni e tutti quegli esami
dell'ultima volta che stato ricoverato.
Sua figlia ha le idee chiarissime, insomma:
non si fida tanto dei dottori (e a maggior
ragione non si fider di me). Non vuole
Un tirocinio d'estate.
Visto che almeno sulla carta sarei in vacanza,
decido di fare un gesto di forte anarchia
presentandomi in ospedale verso le 9 e mezza.
Non che qualcuno stia l a controllare i miei
orari o che gliene freghi qualcosa se ci vado
oppure no, questo sia chiaro. Per in genere
arrivo comunque pi presto.
Insomma alle 9 e 30 apro l'armadietto, prendo
il camice che ho lasciato appeso il giorno
prima con tutta la roba tipo fonendoscopio,
saturimetro, penna, spillatrice e compagnia
bella in tasca gi pronta, e alle 9 e 30 e 20
secondi - istante pi o istante meno - entro in
pronto soccorso.
C' la tipica aria infuocata di quando c' il sole
ad Agosto a Roma. Immaginatevi poi di
Codice rosso.
Solito turno in pronto soccorso.
E all'improvviso il solito casino, la confusione
e quella punta di adrenalina di quando arriva
un codice rosso: il 118 che ci ha portato
Vincenzo.
Vincenzo respira male. Che poi c' male e
male, e tanto per chiarire diciamo che respira
molto male tendente al malissimo. Se proprio
vogliamo allargarci e dire che respira, ecco.
un bagno di sudore. Lo vedi che
spaventato mentre ansima e si sforza con lo
stomaco di tirare dentro l'aria. Ha la febbre, un
cuore che sta l l per mollarci e dei parametri
vitali che ricordano pi un pesce rosso che
quelli di un essere umano.
Particolare non poco degno di nota: Vincenzo
No.
Ha sbattuto la testa ed svenuta dopo?.
No.
Ha preso farmaci di qualche tipo?
No.
Ha patologie importanti?
No
Diabete, ipertensione, cardiopatie?
No, no, no.
Dall'occhio che ha sbattuto, ci vede bene?
Ci vedo male. Ma tale e quale a come ci
vedevo anche prima.
Ok. Almeno una delle risposte non stata un
"no", ma una frase tutto sommato piuttosto
ben articolata. Ma insomma - mi chiedo - ora
che a domande non ho raggiunto un cavolo di
niente, che cosa mi invento? Nel mio reparto,
arrivati a questo punto, arriva il professore e
faccio?!
E d'improvviso un fulmine a ciel sereno mi
accende la mente: siamo a Oculistica. La
signora ha un trauma oculare. Potrei,
addirittura, guardare... gli occhi!
Con due dita apro un pochino le palpebre della
paziente, e guardo le pupille usando la luce del
cellulare. Che l accanto ci sia una lampada a
fessura da migliaia di centinaia di euro non
importa niente: tanto, non la so usare.
L'occhio sinistro ok. Almeno per me che non
ne capisco niente. L'occhio destro invece ha la
pupilla dilatata che non si restringe alla luce.
Che - se ci pensate - una cosa che non va
tanto bene.
C' una midriasi comunico al professore,
ringraziando con tutto il cuore il corso base
della Croce Rossa per avermi imparato questa
salvifica
parola.
Io
farei
subito
immediatamente prima ancora di qualsiasi
altra cosa, una TAC.
L per l, mi sento troppo un figo: c'era una
cosa difficilissima da scoprire, ma con l'aiuto
di conoscenze generiche e del mio cellulare,
ce l'ho fatta. Ora tutti penseranno che sono un
grande oftalmologo d'emergenza, e ogni volta
che apriranno gli occhi in piscina o che si
accecheranno con lo shampoo sotto la doccia
si diranno che c' bisogno di me.
La midriasi c' per via del collirio che
mettiamo prima della visita lo sconsolante
referto del docente. Prima non ce l'aveva.
Uhm. E vabbe': l'oftalmologia d'urgenza mi ha
appena voltato le spalle. Ma almeno - mi dico
- adesso so che NON ci sono reperti
patologici.
Alti e bassi.
L'altro giorno, in reparto, faccio un'ecografia
con l'aiuto del professore.
Alla fine mi pareva di averci capito pi del
solito. Lui mi ha fatto i complimenti, e
insomma: alla grande.
Poi vado a lezione, un docente ci bersaglia di
domande e dice - testuali parole - che gli
studenti dello scorso anno erano pi preparati
di noi: buuuuu! Tristezza, disperazione totale.
Voglia di tornare a Ingegneria.
Al tirocinio, qualcuno fa un emogas (era un
po' che non ne parlavo, ve'?) a una paziente,
ma non ci riesce. Poi arrivo io, provo io, e ci
riesco al volo: i prelievi in fondo sono come
una gara, e io ho vinto!
Sempre allo stesso tirocinio di prima, mi
la
stessa
specializzazione di prima.
Il senso del discorso, che nessuno dice "se
non riesco a entrare, provo qualcos'altro". Gli
studenti di medicina sono tutti puntati e
concentrati sulla loro specializzazione (che
magari hanno dovuto scegliere 2 o 3 anni
prima della laurea) e al di fuori di diventare
medici specialisti non hanno altro progetto che
quello di diventare specialisti medici.
Che a me pare giustissimo, no? Mi piace fare
una cosa, per cui voglio fare quella: non c' da
discuterne.
Solo che i posti in specializzazione sono meno
dei medici che si laureano. Ora non so farvi
Diventare un dottore.
Durante l'ultima lezione del semestre, tra
studenti e professori nata una discussione
lunghissima sul post laurea, concorso per la
specializzazione,
e
(tristi)
possibilit
lavorative per i pochi che ancora non hanno
deciso di espatriare.
Al cenone di Natale (e nei giorni successivi)
pi di un parente mi ha fatto il solito terzo
grado su: "cosa fai dopo"? "In che ti
specializzi"? "Come pensi di trovare lavoro
solo con due lauree in Ingegneria e
Medicina?"
Incontro degli amici, e di nuovo: "ma col
master cosa ci fai? Perch dovrei farmi fare
l'ecografia da te? Ma l'elettrocardiogramma
non devi essere SPECIALIZZATO IN
sommato - servita.
Se mi sono iscritto a Medicina, l'ho fatto per
diventare la persona che volevo essere. E a 3040 anni, ma anche un pochino a 18 o a 20 perch non sarebbe giusto dire altrimenti - se
decidi di diventare chi vuoi tu, devi farlo
barattandolo con un casino di tempo buttato
sui libri. Con la possibilit di sistemarti subito.
Con una professione migliore. Con possibilit
di carriera. Con una serenit familiare e con
tante altre cose delle quali niente di quello che
potresti ottenere o vincere dopo la laurea ti
potr mai ripagare materialmente.
L'unica cosa che d un senso a certe scelte e a
certi percorsi, portarli a termine. spegnere
quella vocina del cazzo che da anni ti dice:
"provaci, provaci", e guardarti indietro alla
fine di tutto e dirti: "ecco, ce l'ho fatta. Non mi
pare vero".
Se andiamo a valutare lo stipendio, io non
guadagner mai abbastanza rispetto a quello
che ho investito in questa laurea, mi pare
evidente. Ma, insomma, gi lo sapevo e
l'avevo gi messo in conto.
E insomma: a Natale sono stato - tra il pranzo
e la cena - in pronto soccorso. Ho fatto un po'
di ecografie, ho visto qualche medicazione, ho
letto una TAC e mangiato cioccolata e
panettone con gli amici infermieri e medici del
reparto.
Il 26 Dicembre sono andato al pronto soccorso
pediatrico. Ho visitato un po' di ragazzini. Ho
visto cosa si fa quando hanno il raffreddore e
sputacchiano e scatarrano, e l la cioccolata
non c'era ma tanto poi avevo un'altra cena
natalizia e dolci e pandori vari non sono
mancati.
E insomma, per rispondere di nuovo a tutti
parenti e amici e conoscenti che me lo
chiedono: dopo la laurea far qualche corso e
master. Senza specializzazione certo difficile
trovare un impiego stabile o dei pazienti o una
struttura che ti si fili, e non facile nemmeno
trovare un modo elegante per rispondere a chi
ti predice sventura durante il cenone di Natale.
Ma io mi sono iscritto a Medicina per
diventare un dottore. Io voglio fare il medico
perch mi piace andare in pronto soccorso
durante le feste tra il casino, la puzza, la gente
che schizza sangue e i bambini che ti sputano i
virus dritti in bocca e piangono per tutto il
turno filato senza interruzioni pause o
abbassamenti di volume neanche minimi: roba
che a passarci la notte mi sa che esci pazzo.
era tranquillo.
User unfriendly.
Nel
mio
reparto
ci
stanno
gli
sfigmomanometri (i cosi per misurare la
pressione) a parete.
Quelli tondi, belli grossi, attaccati al muro che
cos - nell'idea di chi se li inventati - ce ne
sta sempre uno accanto a ogni barella, e
soprattutto chi passa di l non pu fregarseli
tanto facilmente.
Questo
nell'idea.
Nella
pratica
lo
sfigmomanometro sta attaccato al muro, e il
paziente a cui devi prendere la pressione sta
nell'altra stanza 28 metri 3 porte e 5 pareti pi
in l, e se non smonti quel coso dal suo
supporto e non te lo porti appresso non ci
arriverai mai.
Il fatto che - non essendo pensati tanto per
ospedale vero.
Finalmente ritornano le specializzande che
abbiamo sequestrato prima, e ci raccontano
ci che hanno visto con parole chiare e vivide
che restano impresse nel profondo. Credo
fosse un problema a un occhio, il fegato
oppure una frattura... ma comunque, insomma:
qualcosa del genere.
Con le specializzande discutiamo anche del
fatto che - pure loro - durante i tirocini non
che facessero chiss quali cose esaltanti.
Eppure, alla fine, sono comunque arrivate
proprio l, nell'mbito dell'ambto reparto K. A
dimostrazione che - in un modo o nell'altro alla fine tutto possibile.
In tutto questo, si fatta - finalmente - l'ora.
Transumiamo tutti verso il reparto J. Altro
professore, il pi importante di tutti: quello
lacrimali?!
Immagino assolutamente di s.
Una volta abbiamo beccato una bambina con
una mano-bocca-piedi. E la dottoressa mi ha
fatto:
Hai visto la mucosa orale?
Io mi sporgo in avanti per vedere meglio
l'interno delle guance... e la bimba mi tossisce
perfettamente - ed esattamente - in bocca. Un
centro perfetto. E forse la mano-bocca-piedi
ce l'avevo gi avuta, o forse non si attacca poi
cos facilmente quando uno adulto: in ogni
caso, il fine settimana seguente l'ho passato
con una certa apprensione.
Che poi dopo che visiti uno, dieci, cento
bambini, ti accorgi che - tolti ovviamente casi
particolari - hanno tutti pi o meno sempre la
stessa cosa: parti da un raffreddore, poi una
da saperti dire:
Bambino di 6 mesi, con la febbre:
ricoveriamo.
Tre anni. Non mi piace questa tosse:
facciamo una lastra.
A lui diamo la tachipirina. Per qualche ora
rimane qui, e poi vediamo.
Signora, pu tornare a casa. Ma se non
scende la febbre lo riporti.
E i medici pi bravi di tutti - nel pronto
soccorso pediatrico - sono gli infermieri: per
fare un prelievo a un neonato, devi inserire un
ago spesso quanto un capello dentro a una
vena praticamente invisibile. Col bambino che
strilla come un'aquila, e i genitori gi incazzati
neri per conto loro che ti sorvegliano
guardandoti storto.
Virata melodrammatica, che ormai avrete
Sbagliare da medico.
L'altro
giorno,
il
prof.
mi
passa
l'elettrocardiogramma di un paziente appena
arrivato in pronto soccorso (e che io non ho
ancora visto) e mi fa:
Quarda un po' questo. Che cos'ha, secondo
te?
Io guardo l'ECG. Vedo una, due, tre
derivazioni sovraslivellate e penso "sar un
infarto".
Do uno sguardo anche alle altre derivazioni, e
vedo che sovra o sottoslivellano quasi tutte.
L'ECG tutto completamente mosso.
Una vocina dentro la testa si ricorda di una
cosa sentita o letta da qualche parte:
Non pu essere un infarto con tutte le
derivazioni mosse mi dice. E poi ti pare che
ammissione.
L'ultimo esame.
L'ultimo esame stato stressante come il
primo.
O come il quinto. O il decimo... o il
sessantatreesimo, che sommando tutte le
materie di Ingegneria e Medicina, era quello
che ho dato 3 giorni fa.
Mi hanno chiamato per primo a fare l'orale
della parte di medicina. Poi il mio foglio
finito sotto a tutti gli altri, e mi hanno
chiamato quasi tra gli ultimi a fare l'orale della
parte di chirurgia.
Un'attesa interminabile mentre chiamavano a
mano a mano tutti gli altri, pensando che se
andava male toccava rifarlo, se toccava rifarlo
non era finita, se non era finita passavo tutto il
mese di giugno ancora sui libri a studiare. Un
incubo.
Poi, alla fine, stato anche pi facile del
previsto. Ed andata.
Ultimo verbale, ultima ricevuta col voto
scritto sopra, e ultima firma del professore sul
libretto. E quella sensazione fantastica di
esserti scaricato gi dalla schiena e in un
colpo solo tutto il peso della Terra, che ti
portavi dietro da chiss quanto.
Per un paio di minuti sono stato in una sorta di
Nirvana studentesco, in cui tutti i problemi del
cosmo si erano improvvisamente dissolti,
lasciandomi immerso in un'aura di beatitudine.
Finiti gli esami: basta notti sui libri. Basta
interrogazioni che non sai mai cosa ti
chiedono. Basta tutto, e adesso: aria.
Poi dopo un po' pensi che manca ancora da
discutere la tesi, e che ti aspettano quelle 5000
Che s E.R. fico e tutto quanto... ma magari qualche volta - bello pure l'ambulatorio
tranquillo dove non succede niente di
particolarmente drammatico, e puoi tornartene
a casa senza il magone.
Che poi il problema diventa che certi pazienti
sono talmente meno gravi che, dopo un po',
iniziano a smaniare per essere visitati prima
loro, che tardi, che c'hanno da fare e che
vogliono andarsene.
Mi faceva male la pancia spiega uno. Poi
sono andato in bagno, e m' passato. Non me
la fate la colonscopia?
grave, dotto'?! chiede un'altra ragazza.
Mi sento gonfissima. Eppure una settimana
che mangio solo insalata!
Oppure, un classico:
Sono cinque giorni che mi fa male l'orecchio.
manco tanto.
E Gastroenterologia mi boccia 3 volte allo
scritto: ogni volta solo per rileggerlo ci metto
un mese. Poi vado l, e mi bocciano di nuovo.
Sto rimanendo indietro con gli esami e inizio a
pensare di abbandonare. stato un momento
veramente, veramente nero.
A un certo punto mi chiudo in casa 3
settimane, e ripeto Gastro e mi studio
Reumatologia da zero... e alla fine in 2 giorni
faccio tutti e due gli esami e miracolosamente
mi ritrovo di nuovo in carreggiata.
Il momento pi brutto stato pensare che,
dopo tanta fatica, non sarei pi diventato un
dottore. Il pi bello, realizzare che avevo
superato anche quello.
Quinto anno: 10 esami in 10 appelli.
Medicina e Chirurgia 1 tostarello. Un altro
abbastanza - rilassato.
Sveglia prestissimo, che io certi orari manco
sapevo che esistessero. Colazione, doccia,
completo blu con camicia bianca e cravatta
abbinata. E poi: si parte.
Appuntamento nell'aula della discussione alle
8. Qualche formalit burocratica, e poi c' da
aspettare un po' con amici e parenti che
arrivano e salutano e si mettono a sedere
mentre io cammino avanti e indietro per l'aula
scavando tipo i solchi per terra come nei
cartoni animati.
Alle 9 e qualche minuto si comincia. Sono il
primo primo primissimo a discutere: che un
po' d'ansia derivava anche da questo, ma alla
fine... com' che si dice? Via il dente, e via il
dolore.
La discussione deve durare 7 (sette) minuti.
In bianco e nero.
Riccardo: 27 anni, sempre stato in ottima
forma. Mai un intervento, mai una malattia,
mai un cavolo di niente: una salute perfetta.
L'altra mattina esce di casa per andare a
lavorare. Arriva alla macchina, prende le
chiavi... e cade per terra con gli occhi girati
che non respira e la gente intorno che
s'impressiona e grida e svengono pure loro
uno dietro l'altro, stile domino.
Veronica: 50 anni, professione sanitaria non
meglio definita, che si occupa di non so che
cosa. Pressione alta, qualche problema
cardiaco, ma in sostanza niente di che.
Sta lavorando in sala operatoria: tutto
tranquillo e secondo routine, quando a un
certo punto prende e crolla per terra pure lei in