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12. Amore - II
La casa di Simone il Lebbroso (Mt 21, 17; 26, 6; Mc 11, 11-12; 14 ,3).
Febe, dikonos di una comunit che si raduna in casa sua (Rom 16, 1).
Itineranti:
Paolo
e
Barnaba:
Atti
13,
1-2.
7.
43.
46.
50;
14,
12.
14.
20;
15,
2.
12.
22.
25.
35-36.
39.
Paolo,
Timoteo
e
Silas:
Atti
16,
1;
17,
14-15;
18,
5;
19,
22;
20,
4;
Rom
16,
21;
1
Cor
4,
17;
16,
10;
2
Cor
1,
1.
19;
Flp
1,
1;
2,
19;
Col
1,
1;
1
Tes
1,
1;
3,
2.
6;
2
Tes
1,
1.
Prisca e Aquila: Atti 18, 2. 18. 26. Cfr. 1 Cor 16, 19 y Rom 16, 3.
Apostoli
con
le
sue
moglie:
1
Cor
9,5
(J.
G.
Cook,
1
Cor
9,5:
The
women
of
the
Apostles:
Biblica
89
(2008)
352-368.)
Dopo
lEditto
di
Milano
(ao
313),
basiliche
e
chiese
sono
sistemate
come
luoghi
di
colto
e
sede
della
comunit
ecclesiale.
Lospitalit
rinasce
in
maniere
nuove:
Lospitalit
nella
regola
di
San
Benedetto
(cap.
53):
Tutti
gli
ospiti
che
giungono
in
monastero
siano
ricevuti
come
Cristo,
poich
un
giorno
egli
dir:
"Sono
stato
ospite
e
mi
avete
accolto"
e
a
tutti
si
renda
il
debito
onore,
ma
in
modo
particolare
ai
nostri
confratelli
e
ai
pellegrini.
Quindi,
appena
viene
annunciato
l'arrivo
di
un
ospite,
il
superiore
e
i
monaci
gli
vadano
incontro,
manifestandogli
in
tutti
i
modi
il
loro
amore;
per
prima
cosa
preghino
insieme
e
poi
entrino
in
comunione
con
lui,
scambiandosi
la
pace.
Questo
bacio
di
pace
non
dev'essere
offerto
prima
della
preghiera
per
evitare
le
illusioni
diaboliche.
Nel
saluto
medesimo
si
dimostri
gi
una
profonda
umilt
verso
gli
ospiti
in
arrivo
o
in
partenza,
adorando
in
loro,
con
il
capo
chino
o
il
corpo
prostrato
a
terra,
lo
stesso
Cristo,
che
cos
viene
accolto
nella
comunit.
Dopo
questo
primo
ricevimento,
gli
ospiti
siano
condotti
a
pregare
e
poi
il
superiore
o
un
monaco
da
lui
designato
si
siedano
insieme
con
loro.
Si
legga
all'ospite
un
passo
della
sacra
Scrittura,
per
sua
edificazione,
e
poi
gli
si
usino
tutte
le
attenzioni
che
pu
ispirare
un
fraterno
e
rispettoso
senso
di
umanit.
Se
non
uno
dei
giorni
in
cui
il
digiuno
non
pu
essere
violato,
il
superiore
rompa
pure
il
suo
digiuno
per
far
compagnia
all'ospite,
mentre
i
fratelli
continuino
a
digiunare
come
al
solito.
L'abate
versi
personalmente
l'acqua
sulle
mani
degli
ospiti
per
la
consueta
lavanda;
lui
stesso,
poi,
e
tutta
la
comunit
lavino
i
piedi
a
ciascuno
degli
ospiti
e
al
termine
di
questo
fraterno
servizio
dicano
il
versetto:
"Abbiamo
ricevuto
la
tua
misericordia,
o
Dio,
nel
mezzo
del
tuo
Tempio".
Specialmente
i
poveri
e
i
pellegrini
siano
accolti
con
tutto
il
riguardo
e
la
premura
possibile,
perch
proprio
in
loro
che
si
riceve
Cristo
in
modo
tutto
particolare
e,
d'altra
parte,
l'imponenza
dei
ricchi
incute
rispetto
gi
di
per
s.
La
cucina
dell'abate
e
degli
ospiti
sia
a
parte,
per
evitare
che
i
monaci
siano
disturbati
dall'arrivo
improvviso
degli
ospiti,
che
non
mancano
mai
in
monastero
[]
I
primi
ospedali
dellEuropa
sono
stati
istituiti
per
attendere
i
pellegrini.
Quali
dovrebbero
essere
le
modalit
odierne
di
questa
pratica
nella
crisi
della
immigrazione?
Il
sacramento
dellamore
La
Scrittura
non
parla
in
dettaglio
di
come
realizzare
l'Eucaristia,
perch
gli
autori
del
Nuovo
Testamento
lasciavano
questo
compito
alla
Tradizione.
Inoltre,
quando
la
Chiesa
parla
di
tradizione,
con
la
T
maiuscola,
sta
pensando
soprattutto
in
questo
rito
che
si
trasmette
per
la
celebrazione
stessa.
In
tutte
le
culture,
il
cibo
condiviso
un
luogo
di
espressione
della
vita
buona
().
La
disposizione
del
tavolo,
il
riconoscimento
reciproco
di
sedersi
insieme,
condividendo
il
cibo
e
la
conversazione
non
solo
crea
collegamenti
tra
i
partecipanti,
una
dimostrazione
pratica
del
bene
comune.
Ges
conosceva
bene
questa
qualit
del
mangiare
insieme.
Quasi
allinizio
del
vangelo
di
Marco,
vediamo
a
Cristo
mangiare
con
i
pubblicani
e
peccatori
(Mc
2,
15-17.
Cfr.
Mt
9,
10-13;
Lc
5,
29-32).
Questo
gesto
manifestava
meglio
che
molti
discorsi
che
la
invitazione
al
Regno
non
escludeva
nessuno.
In
tutti
i
quattro
vangeli,
abbiamo
la
moltiplicazione
dei
pani
e
pesce
(due
in
Marco
e
Matteo:
Mc
6,
30-44;
8,
1-10;
Mt
14,
13-21;
15,
32-39;
una
in
Luca
e
Giovanni:
Lc
9,
10-17;
Jn
6,
1-14).
Queste
moltiplicazioni
realizzano
il
banchetto
messianico
promesso
dai
profeti
(Is
25,6).
I
verbi
usati
in
Marco
per
questo
banchetto
sono
gli
stessi
che
troviamo
nellUltima
Cena:
Ges
prende
pane:
(),
benedici
(),
rompe
(/)
e
dona
().
E
finalmente
abbiamo
listituzione
delleucarestia
nellultima
cena
come
il
grande
testamento
di
Ges.
Giovanni
sostituisce
questo
momento
per
il
lavatoio
dei
piedi
(Gv
13,
12-15).
Dopo
la
Pasqua,
alcuni
incontri
con
il
Signore
risorto
occorrono
in
un
contesto
di
cena.
Soltanto
abbiamo
un
luogo
nel
NT,
dove
c
una
descrizione
dettagliata
della
celebrazione
delleucarestia:
1Cor
11,
17-34.
Questo
testo,
scritto
probabilmente
nel
anno
56,
anche
il
testimonio
pi
antico.
Il
testo
comincia
cos
[17]
E
mentre
vi
do
queste
istruzioni,
non
posso
lodarvi
per
il
fatto
che
le
vostre
riunioni
non
si
svolgono
per
il
meglio,
ma
per
il
peggio.
[18]
Innanzi
tutto
sento
dire
che,
quando
vi
radunate
in
assemblea
(),
vi
sono
divisioni
()
tra
voi,
e
in
parte
lo
credo.
Quali
erano
questi
divisioni?
I
versetti
seguenti
danno
unidea
del
problema.
[19]
necessario
infatti
che
avvengano
divisioni
tra
voi,
perch
si
manifestino
quelli
che
sono
i
veri
credenti
in
mezzo
a
voi.
[20]
Quando
dunque
vi
radunate
insieme,
il
vostro
non
pi
un
mangiare
la
cena
del
Signore.
[21]
Ciascuno
infatti,
quando
partecipa
alla
cena,
prende
prima
il
proprio
pasto
e
cos
uno
ha
fame,
l'altro
ubriaco.
[22]
Non
avete
forse
le
vostre
case
per
mangiare
e
per
bere?
O
volete
gettare
il
disprezzo
sulla
chiesa
()
di
Dio
e
far
vergognare
chi
non
ha
niente?
Che
devo
dirvi?
Lodarvi?
In
questo
non
vi
lodo!
La
divisione
era
dovuta
ai
diversi
livelli
socioeconomici
dei
cristiani
(Cfr.
Gerd
Theissen,
Social
integration
and
sacramental
activity:
an
analysis
of
1
Cor.
11:17-34,
in:
The
social
setting
of
Pauline
Christianity:
essays
on
Corinth,
Edinburgh
1982)
Secondo
una
lettera
di
Plinio
il
Giovane
(61-112
d.C.),
in
alcuni
banchetti
si
serviva
cibo
di
diversa
qualit
secondo
il
livello
degli
invitati
(Lettere
II,
6,
2)
Paulo
continua
con
la
memoria
delle
parole
dellistituzione
[23]
Io,
infatti,
ho
ricevuto
dal
Signore
quello
che
a
mia
volta
vi
ho
trasmesso:
il
Signore
Ges,
nella
notte
in
cui
veniva
tradito,
prese
del
pane
[24]
e,
dopo
aver
reso
grazie,
lo
spezz
e
disse:
"Questo
il
mio
corpo,
che
per
voi;
fate
questo
in
memoria
di
me".
[25]
Allo
stesso
modo,
dopo
aver
cenato,
prese
anche
il
calice,
dicendo:
"Questo
calice
la
nuova
alleanza
nel
mio
sangue;
fate
questo,
ogni
volta
che
ne
bevete,
in
memoria
di
me".
[26]
Ogni
volta
infatti
che
mangiate
di
questo
pane
e
bevete
di
questo
calice,
voi
annunziate
la
morte
del
Signore
finch
egli
venga.
Paolo
critica
duramente
questo
modo
dagire:
[27]
Perci
chiunque
in
modo
indegno
mangia
il
pane
o
beve
il
calice
del
Signore,
sar
reo
del
corpo
e
del
sangue
del
Signore.
[28]
Ciascuno,
pertanto,
esamini
se
stesso
e
poi
mangi
di
questo
pane
e
beva
di
questo
calice;
[29]
perch
chi
mangia
e
beve
senza
riconoscere
il
corpo
del
Signore,
mangia
e
beve
la
propria
condanna.
[30]
per
questo
che
tra
voi
ci
sono
molti
ammalati
e
infermi,
e
un
buon
numero
sono
morti.
[31]
Se
per
ci
esaminassimo
attentamente
da
noi
stessi,
non
saremmo
giudicati;
[32]
quando
poi
siamo
giudicati
dal
Signore,
veniamo
ammoniti
per
non
esser
condannati
insieme
con
questo
mondo.
[33]
Perci,
fratelli
miei,
quando
vi
radunate
per
la
cena,
aspettatevi
gli
uni
gli
altri.
[34]
E
se
qualcuno
ha
fame,
mangi
a
casa,
perch
non
vi
raduniate
a
vostra
condanna.
Quanto
alle
altre
cose,
le
sistemer
alla
mia
venuta.
Riconoscere
il
corpo
del
Signore.
Qui
corpo
riferito
alla
,
presenza
reale
di
una
umanit
riconciliata
nella
comunit
dei
credenti.
Il
Cristo
che
ha
condiviso
la
tavola
con
i
peccatori,
che
ha
saziato
la
fame
di
una
folla
sulle
colline
della
Galilea,
che
disse
addio
ai
suoi
apostoli
prima
della
sua
passione
lasciando
in
eredit
il
suo
Corpo,
invita
coloro
che
si
riuniscono
intorno
a
questo
Corpo
diventare
fermento
di
riconciliazione
in
un
mondo
frammentato.
Il
compito
dell'etica
cristiana
mostrare
come
continuare
l'Eucaristia
per
altri
messi.
In
altre
parole:
come
dobbiamo
vivere
per
non
fermare
questo
processo
di
trasformazione
che
sinizia
quando
una
comunit
condivide
la
mensa
del
Signore.
Bibliografia:
Amore
politico
Una
delle
grandi
ironie
della
storia
che
fu
un
allievo
di
Aristotele,
Alessandro
Magno,
chi
ha
eliminato
l'auto-governo
della
citt-stato,
che
per
il
suo
maestro
era
il
luogo
dove
era
possibile
la
felicit.