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Pratiche Commerciali e Tutela del Consumatore

PRIMO CAPITOLO
1. Introduzione
La disciplina relativa alle pratiche commerciali scorrette relativamente nuova e si
propone di regolamentare le norme al fine della tutela di un ente debole,
formalmente denominato consumatore.
Il primo elemento, determinante la necessit di tale forma di protezione, ricavabile
osservando la formula del contratto per adesione, tipologia contrattuale tale da
permettere a un contraente di disporre le clausole contrattuali a propria discrezione,
lasciando allaltro contraente la sola possibilit di accettare o rifiutare il contenuto del
contratto.
Tale contratto per adesione, spesso declinato nella forma di contratto di massa in
quanto rivolto a gruppi pi o meno vasti di possibili contraenti, un fenomeno
tipicamente diffuso nella societ industrializzata e un sottoprodotto del commercio su
larga scala. Limpresa, lelemento forte, ha la possibilit di instillare moduli
comportamentali nei contraenti in accordo con quelli che sono i propri obiettivi ed
esigenze generalmente, il profitto e lattuazione di politiche concorrenziali in
relazione al prezzo e non al trattamento normativo (ovvero, le condizioni normative
del contratto).
Questi contratti di massa i cui modelli si rifanno alle grandi imprese multinazionali risultano ancorati a princpi comuni a dispetto delle potenziali differenze riguardanti le
singole clausole.
Losservazione della realt ha, inoltre, dimostrato che lutilizzo di modelli contrattuali
standardizzati di massa/ per adesione, appaiono fortemente legati alla tipologia di
produzione dellimpresa: a produzioni di massa (o in serie) vengono generalmente
preferiti contratti di massa, lasciando le pi lunghe e complesse negoziazioni alle
produzioni non in serie dove sono necessariamente richieste, per esempio,
competenze specifiche o manodopera specializzata.
Questa nuova dimensione morfologica del contratto ha richiesto lattenzione delle
istituzioni; queste ultime, in Italia adottarono nel 1942 con il codice civile (art. 1341 e
1342) una soluzione abbastanza acerba, una garanzia di subordinazione alladerente
del rifiuto delle clausole pi gravose; palese, nondimeno, che ci non minasse il
rapporto di forza, sempre a favore dellimpresa rispetto allaltro contraente. Sar,
successivamente, lintervento della Comunit Europea mediante la direttiva 93/13 CEE
a introdurre un controllo diretto del testo del contratto.

2. Storia internazionale dagli anni 60 ai 2000


Negli anni Sessanta, in America, si ha lesperienza pi completa e interessante per
quanto concerne gli sviluppi degli interessi del consumatore, sulla base di diversi
leading cases e la creazione della Federal Trade Commission, unagenzia pubblica

amministrativa che si proponeva oltre alla tutela del consumatore, lobiettivo di


controllare la concorrenza (antitrust) attraverso analisi economiche e offrendo
appoggio tecnico alla stesura di nuove leggi in materia.
Il presidente Kennedy, nel 1962, sintetizz cos i fondamentali diritti dei consumatori:
sicurezza, informazione, rappresentanza e benessere.
Sulla base di questi assiomi, negli anni successivi, si sarebbero combattute diverse
battaglie tra consumatore e impresa: si ricordino per esempio la verit nelle operazioni
creditizie, il prezzo unitario, lindicazione della composizione alimentare dei prodotti e
cos via.
Fondamentale nel quadro internazionale, alla Federal Trade Commission statunitense
seguono spinte in favore del consumatore in Europa, dove, tra il 20 e il 21 ottobre
1972, si invitano gli Stati alla presentazione di un programma di protezione e, nel
1973, si ha lemanazione della Carta Europea di Protezione dei Consumatori.
Obiettivo della Carta Europea di Protezione favorire il progresso economico e
sociale, che riprende i fondamentali diritti dei consumatori americani con un occhio
attento allinformazione, pubblicit e al tema dei mass-media, ora presenze di un certo
rilievo nel rapporto tra il consumatore e limpresa.
In essa vengono, inoltre, menzionati per la prima volta i concetti di pregiudizio
materiale (ovvero un danno cagionato direttamente al consumatore) e pregiudizio
commerciale (lesione dellinteresse nei confronti della concorrenza) relativamente ai
prodotti difettosi.
La Carta termina con linvito, rivolto alle associazioni di fabbricanti e commercianti, di
creare un proprio codice e pratiche commerciali da reindirizzare allo scrutinio delle
commissioni nazionali dei consumatori.
Una successiva risoluzione del 1975, sempre europea, continuer a ispirarsi ai
seguenti principi proponendo che le imprese offrano:
1.
2.
3.
4.
5.

Efficace protezione dai rischi fisici per il consumatore


Efficace protezione da eventuali danni economici per il consumatore
Consulenza, assistenza e risarcimento di eventuali danni
Informazione ed educazione del consumatore
Consultazione e rappresentanza dei consumatori

Dieci anni dopo, nel 1985, viene emanato un Terzo Programma, che far da apripista
per lAtto Unico Europeo del 1986 (integrando e modificando il Trattato di Roma degli
anni 40), che, con il Comma 3, aggiunger la necessit di assicurare un alto livello di
protezione per lambiente, salute e sicurezza del consumatore, nella regolamentazione
del mercato unico uno degli obiettivi cardine dellUnione Europea.
Di pochi anni successivo, il Trattato di Maastricht riserver allEuropa competenze
specifiche nella consumer protection. La stessa comunit europea rielabora
successivamente alcune programmazioni triennali per temi: dal 90 al 92 si discuter
della legislazione comunitaria in materia di garanzie e sicurezza dei prodotti, dal 93 al
95 la solidificazione di un mercato comune europeo, dal 96 al 98 una rivisitazione di
entrambi i programmi, mentre dal 99 al 2001 si porr attenzione principalmente alle
associazioni a difesa del consumatore.

Nel 2002, le strategie risultano configurate in direzione di:


- Raggiungimento di un elevato livello comune di consumer protection
- Applicazione delle norme di consumer protection
- Il coinvolgimento delle organizzazioni a protezione dei consumatori nelle politiche U.
E.
Le strategie operative sono comunque ancora caratterizzate da una considerevole
lentezza e rigidit.
3. Il Codice del Consumo
Il fine ultimo delle azioni finora intraprese negli anni 90 in ambito europeo, come
intuibile, era duplice:
-

Introdurre norme comuni, ossia impostare un mercato comune


Fornire al consumatore (parte contraente debole) il modo di tutelare i propri
interessi

Fattualmente, circa il secondo punto, si andava a porre - in primo luogo particolare


pressione sulloperatore commerciale attraverso regole di condotta che potessero
limitare limpiego di trucchi o trabocchetti concessi o, piuttosto, trattati troppo
genericamente dalle legislazioni precedenti.
In secondo luogo in linea generale, arginando le asimmetrie, incoerenze, difetti di
coordinamento del sistema contrattuale.
Le novit normative vengono applicate in senso orizzontale (ossia per singoli settori o
microsettori) e verticale (per lintero mercato).
Nellambito dei microsettori ci si riferisce soprattutto ai contratti conclusi da investitori
e risparmiatori, quelli di locazione, assicurazione e relativi alla vendita di pacchetti
turistici.
Per il macrosettore del mercato, ci si concentr sulla cattiva pratica commerciale delle
clausole vessatorie e si ag al fine di scongiurarle (vedasi art. 25, 1 del 6 febbraio
1996).
Nel 2005 lampia e frastagliata normativa dei macro e microsettori verr raccolta pi
compiutamente nel Codice del Consumo, che si rifar alle stesse linee guida
tracciate nel decennio antecedente dalla Comunit Economica Europea: norme comuni
e tutela degli interessi.
Il Codice composto di 146 articoli ed cos ripartito:
-

Art. 1 3 contengono le disposizioni generali.


Art 4 32 comprendono leducazione del consumatore.
Art. 33 - 101 trattano il rapporto di consumo e le normative contrattuali.
Art. 102 135 riguardano la sicurezza e la qualit dei prodotti.
Art. 136 141 riguardano le associazioni di consumatori.
Art. 142 146 contengono, infine, le disposizioni finali e le abrogazioni.

SECONDO CAPITOLO

1 2. Contratti B2c, trasparenza contrattuale


Nel dibattito europeo degli anni 90 si inizi a definire lidea di equilibrio contrattuale
ed equilibrio economico. Lequilibrio contrattuale o normativo consiste nella
corrispondenza tra obblighi e diritti di entrambi i contraenti, lequilibrio economico in
quella tra i beni o i servizi oggetto del contratto.
Risulta chiara, di per s, la difficolt dello stabilire dove cessi lequilibrio e dove abbia
luogo lo squilibrio citiamo, ancora una volta, il contratto per adesione
implementato spesso nel primo 900, che disponeva delle clausole contrattuali a
proprio piacere e si riservava il diritto di privare il secondo contraente di eventuali
diritti.
Una prima direttiva, la 93/13 CEE, fece riferimento principalmente allidea di
squilibrio normativo, senza per valutare il carattere vessatorio delleventuale noncorrispondenza tra le prestazioni economiche delle parti.
La legislazione dellepoca si ritrov, in ultimo, costretta ad ammettere che lidea di
uno scambio contrattuale in perfetto equilibrio tra le parti risultasse irreale o
semplicemente sconveniente alla formulazione di un regime normativo-contrattuale
organico ed efficace. Venne perci constatata la necessit ai fini dellintervento delle
istituzioni che lo squilibrio fosse significativo per una delle parti.
Questa stessa prerogativa restava, ciononostante, aperta a varie interpretazioni e
possibili contraddizioni; contraddizioni a parte, nella legge n 281/1998 (confluita nel
Codice del Consumo 2005 e dunque abrogata) vi sar un nuovo tentativo di
attribuire ai consumatori una serie di diritti riconosciuti come fondamentali, tra cui il
diritto allequit contrattuale nei rapporti B2c.
Circa il concetto di trasparenza contrattuale, si pu affermare di base che esso
sia il risultato dalleliminazione completa di fattori distorsivi (asimmetricit nelle
informazioni e/o diversi livelli di conoscenza tecnici qualitativo-quantitativi circa le
prestazioni) allinterno del contratto.
Gli strumenti a disposizione del legislatore per garantire un grado di trasparenza
ritenuto necessario e sufficiente (come gi detto, la trasparenza assoluta
considerata inottenibile) sono tre:
-

Limposizione di una forma scritta che dia il giusto peso a informazioni rilevanti
allinterno del contratto
Limposizione generale di specifiche norme obbligatorio-informative
Limposizione di linee guida nella redazione delle clausole contrattuale

Sempre nel Codice dei Consumatori, la forma attestata come elemento di


strutturazione volto alla spersonalizzazione e alla standardizzazione del contratto
attraverso criteri di obblighi informativi, chiarezza e comprensibilit nella redazione
delle clausole (art. 35).
Non mancano, come al solito, alcuni interrogativi: nella fattispecie, la definizione degli
obblighi di chiarezza e comprensibilit e leventuale pena in caso di mancato
ottemperamento a tali disposizioni.
Gli stessi sostantivi chiarezza e comprensibilit non sono intercambiabili: la prima
sembra limitarsi alla leggibilit formale del testo, mentre la seconda al suo contenuto

sostanziale.
In particolar modo, la necessit di comprensione ha il fine di evitare che il
professionista renda inconoscibile il testo utilizzando linguaggi e tecnicismi di difficile
interpretazione per la controparte (imperativo il clare loqui, cio il parlare chiaro).
Non ultimo, la clausola che appaia di difficile intelligibilit non necessariamente
vessatoria; ci non cambia il fatto che il professionista sia, in ogni caso, ritenuto
responsabile di danni al contraente ricollegabili alla scarsa intelligibilit della clausola.
Altro aspetto fondamentale del contratto B2c la necessit di informare e
documentare opportunatamente il soggetto debole su:
- Caratteri generali del bene/servizio
- Prezzo
- Informazioni relative alle generalit del fornitore/produttore/venditore e alla sua
ubicazione geografica
3. Il diritto di ripensamento
Anticipato dal diritto scandinavo e francese (droit de repentir), in Italia lart. 1373
del codice civile che regolamenta le singole ipotesi di recesso unilaterale; lapparato di
legislazione speciale d al consumatore in modo analogo - la facolt del diritto di
recesso. Insieme al diritto di recesso, il diritto di revoca la dichiarazione volta a
rendere inefficace una precedente dichiarazione unilaterale a carattere prenegoziale.
Circa il diritto di recesso risultano molteplici gli ambiti di applicazione, con disposizioni
individuali e specifiche:
1. Contratti conclusi con gli investitori (con facolt di recesso tra il quinto e il
settimo giorno)
2. Contratti negoziati fuori dai locali commerciali (entro dieci giorni)
3. Contratti di assicurazione sulla vita (trenta giorni)
4. Acquisizione di un diritto al godimento a tempo parziale di beni immobili (dieci
giorni)
5. Commercializzazione a distanza di servizi finanziari (quindici o trenta giorni)
Opportuno sottolineare che il diritto di ripensamento sia unarma particolarmente
efficace, nelle mani del consumatore, come strumento di autotutela.
Il recesso dalla vendita di un bene ha generalmente efficacia retroattiva (ci si libera
del bene e delle responsabilit eventualmente connesse alla propriet dello stesso),
diversamente dalla fornitura di un servizio.
Lart. 64 del Cod. Cons. garantisce, inoltre, una possibilit di recesso senza uno
specifico motivo entro certi termini (ovvero dopo aver potuto apprezzare il contenuto
del contratto senza pressione del professionista).
6 7 8 - 9. Irrinunciabilit dei diritti e varie inderogabilit
Una buona parte del corpus di leggi, oltre a garantire lapplicazione delle norme, si
pone lobiettivo di evitarne alterazioni significative: salvaguardare, ovvero, quelle
stesse leggi.
Sullirrinunciabilit dei diritti, basta precisare che una norma generale volta a
garantire limmutabilit delle vigenti disposizioni normative (ci si riferisca al Codice
del Consumo art. 143 comma 1).
Unaltra norma posta a tutela del consumatore linderogabilit delle competenze del

giudice locale rispetto alla fattispecie in esame se anchessa locale: la controversia,


in altre parole, non pu essere estradata. Anzi, la clausola che possa eventualmente
tentare di aggirare questa normativa ritenuta vessatoria (art. 33, comma 2 del
Codice dei Consumatori).
Solo recentemente le Sezioni Unite della Suprema Corte, attraverso lordinanza n.
1469/2003, hanno introdotto il foro esclusivo speciale e reso la deroga alla
competenza territoriale attuabile in alcune circostanze.
Le condizioni minime di tutela previste dal Codice del Consumo sono altres previste in
caso di contratti di locazione o vendita di immobili stipulati allestero (art. 143),
allorquando limmobile oggetto del contratto sia situato nel territorio italiano.
10. Accenni a interessi collettivi e breve storia italiana
Si assiste intorno agli anni Settanta alla sempre pi pressante necessit di tutelare gli
interessi della comunit, tutela che segue principalmente due filoni regolamentativi:
quello relativo alle associazioni sindacali (legge 9/12/1977 n. 903) e quelle
ambientalistiche (8/7/1986 n. 349).
Successivamente, nel 1998 (con la legge del 30/8/1998 n. 281), le associazioni
verranno formalmente enumerate ed elencate in un apposito elenco presso il Ministero
delle attivit produttive.
Dopo un lunghissimo travaglio, il 1 gennaio 2010, vengono apportate anche le
modifiche relative alle modalit risarcitorie a tutela della collettivit e dei consumatori.
TERZO CAPITOLO
1 - 2.
La direttiva 2005/29/CE del Parlamento Europeo arricchisce il panorama con la rubrica
pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatore nel mercato interno.
Essa tratta, di suddette pratiche, in numerosi settori del mercato comune europeo e si
pone lobiettivo di armonizzare le norme comunitarie in materia.
Nellordinamento italiano essa stata recepita attraverso tre distinti provvedimenti
normativi: i d.l. n. 145 e 146 del 2/08/2007 e gli art. 2, 4 e 8 del d.l. n. 145 del
23/10/2007. Limportanza di tali direttive stata tale da modificare interamente gli
articoli da 18 a 27 del Codice del Consumo.
Altres importante notare come non si parli di pratiche scorrette, ma sleali in
unaccezione vicina a ingannevoli e aggressive: il riferimento non quindi pi
direttamente a pratiche formalmente inadeguate, ma pratiche formalmente corrette
eppure inadeguate rispetto alle esigenze, aspettative e/o richieste del consumatori.
3. Ambito di applicazione soggettivo e oggettivo
Il d.l. 146/2007 andr, inoltre, a scandagliare alcuni aspetti tecnici del rapporto
impresa/consumatore. Il nuovo art. 18 del Codice del Consumo infatti dedicato alle
definizioni:
* Il consumatore qualsiasi persona fisica che agisca per fini non commerciali/
industriali/ artigianali/ professionali al contrario del professionista.
* Il prodotto qualsiasi bene/ servizio, comprendendo immobili, diritti e obbligazioni.

* Le pratiche commerciali sono tutte le azioni, omissioni, condotte, dichiarazioni e


comunicazioni da un professionista in relazione alla vendita o fornitura di un
prodotto a un consumatore.
* Il falsare in misura rilevante il comportamento economico di un consumatore:
limpiego di una pratica commerciale idonea ad alterare sensibilmente la decisionalit
indipendente del consumatore verso una decisione che egli non avrebbe altrimenti
preso.
* Codice di condotta = insieme di pratiche commerciali comunemente accettate dai
professionisti non disposte n interdette direttamente dalla legislazione, sostenute dal
buonsenso.
* Diligenza professionale = normale grado di specifica competenza e attenzione
auspicabile ragionevolmente dal consumatore nei riguardi del professionista.
* Invito allacquisto = comunicazione commerciale indicante le caratteristiche e il
prezzo del prodotto in forme congrue e appropriate rispetto al mezzo impiegato.
* Indebito condizionamento = qualunque forma di minaccia o pressione esercitata
sul consumatore determinante da una posizione di potere.
* Decisione di natura commerciale = scelta economica del consumatore relativa
allacquisto del prodotto.
* Professione regolamentata = attivit professionale ad accesso subordinato direttamente o indirettamente - al possesso di determinate qualifiche professionali.
4. La Classificazione delle Pratiche Commerciali Scorrette
Lart. 20, comma 1 del Codice del Consumo inquadra due tipologie di pratiche
commerciali scorrette: le ingannevoli e le aggressive.
LInganno:
Per quanto concerne le ingannevoli, esse risultano definite come contenenti
informazioni false o che in qualsiasi modo, nella loro presentazione complessiva,
possano ingannare il consumatore medio.
Linformazione scorretta non dunque soltanto quella non corrispondente al vero, ma
anche quella riportata in maniera tale da non rispettare il criterio di comprensibilit.
Rientrano, nella stessa tipologia, le omissioni ingannevoli (a cui dedicato lart. 22):
circostanze, ovvero, in cui sussista un ragionevole deficit informativo (di dati,
comprensibilit, tempestivit, chiarezza intorno ai fini) tra le parti tale; deficit circa cui
se non presente sarebbe stato ragionevole suppore un pregiudizio relativamente
alla scelta del consumatore.
Il legislatore tutela il consumatore solo in due ipotesi (comma 4).
La prima racchiude in s tre casistiche: qualora le caratteristiche principali del
prodotto non corrispondano alla comunicazione commerciale; qualora il professionista
non dia informazioni pertinenti ed esaustive su di s (identit e indirizzo geografico);
qualora il prezzo complessivo, imposte comprese, non sia evidente e ragionevolmente
calcolabile dal consumatore.
La seconda verte sulla prima casistica ed sempre inerente alla comunicazione
commerciale, in caso essa non adempia agli obblighi informativi previsti dal diritto
comunitario.
Un elenco particolare esattamente trentuno pratiche rientrano in quelle
considerate sempre e comunque sleali e spaziano principalmente - da palesi

omissioni ad alterazioni sulla comprensibilit, fino al far leva su sentimenti o sulla


sensibilit individuale del consumatore.
LAggressione
La tipizzazione delle pratiche aggressive (d.l. n 146/2007) ruota principalmente
intorno alle nozioni di coercizione, molestia e indebito condizionamento.
* La coercizione una pressione penetrante accompagnata quantomeno da minacce
verbali pi o meno velate e/o fisiche.
* La molestia la reiterazione di una pratica commerciale che per modalit, tempo,
luogo e durata, limiti considerevolmente la libert di scelta o il comportamento del
consumatore medio.
* L indebito condizionamento, ancor pi sottilmente, rappresenta in senso lato lo
sfruttamento di una posizione di potere rispetto al consumatore al fine di limitare la
libert di scelta o il comportamento del consumatore medio esente, per, da minacce
verbali o fisiche e dettata dunque dalle pure circostanze.
Come per le ingannevoli, anche nella tipizzazione delle aggressive figura una lista
nera in cui sono riportate pratiche considerate universalmente come tali in accordo
con i tre criteri di sopra.
Qual liter al fine di determinare leventuale natura scorretta di una pratica
commerciale? La verifica da parte del consumatore avviene su tre livelli:
* La riconduzione di una pratica alla lista nera.
* In caso di mancata riconduzione, il confronto con gli art. 21 e 26 del Codice del
Consumo.
* In caso di mancata riconduzione ai 21 e 26, la fattispecie verr analizzata alla luce
del pi generale articolo 20 dello stesso Codice.
I Provvedimenti alle Pratiche Commerciali Scorrette
In prima istanza, in Italia la risposta risarcitoria civile e/o penale ai casi conclamati di
applicazione di pratiche commerciali scorrette non mai direttamente applicata, se
non - ai sensi dellart. 27 comma 3 del Codice del Consumo inerentemente
allinibizione della pratica e alleliminazione dei suoi effetti. Sono spesso previste,
inoltre, altre perlopi circostanziali forme di accertamento (come la richiesta di
documentazione formale ai soggetti commerciali coinvolti). Queste azioni non si
risolvono tuttavia nella, gi citata, risposta penale o civile e hanno perlopi la finalit
ultima di determinare illeciti di altra natura e di maggiore rilevanza rispetto ai quali, si
suppone, la fattispecie della pratica scorretta possa essere sintomatica.
Solo in seconda istanza, ossia in caso di mancato ottemperamento alla richiesta di
cessazione ed eliminazione degli effetti della pratica scorretta, lo Stato pu disporre di
sanzioni amministrative pecuniarie variabili generalmente dalle decine fino alle
centinaia di migliaia di euro.
Andando ancor pi nello specifico, lart. 27 comma 11 del decreto demanda allAGCM
(Autorit Garante della Concorrenza e del Mercato) listituzione di un proprio
regolamento e di una procedura istruttoria circa laffronto delle varie fattispecie, che
andremo ivi a trattare:

1. Si inizia con la segnalazione ovvero la richiesta di intervento che pu essere


fatta allautorit da parte di un libero cittadino o di una libera organizzazione, insieme
alla documentazione relativa a chi effettua la denuncia.
La procedura di segnalazione pu essere avviata anche dufficio, nel caso in cui sia
lAGCM stessa e raccogliere gli elementi necessari al fine dellindividuazione del
professionista che, si sospetta, stia commettendo linfrazione. Al segnalatore spetta
lonere della prova.
2. Fatta la segnalazione, vi la possibilit di un sub-procedimento cautelare,
attraverso cui lAutorit pu disporre immediatamente la cessazione della pratica
commerciale ritenuta scorretta ancor prima che la sua scorrettezza sia
effettivamente comprovata.
3. La cessazione della pratica subordinata a uneventuale revisione del materiale
inviato dal professionista, documentazione che egli pu sottoporre allAutorit al fine
di provare la legittimit del proprio operato e far venire meno il proprio profilo di
illegittimit e/o gli eventuali provvedimenti da qui impegni alla risoluzione della
controversia.
4. Nel caso in cui il materiale inviato sia giudicato inidoneo dallAutorit relativamente
alla comprovazione del profilo di legittimit della pratica, lAutorit delibera il rigetto
degli impegni e/o della documentazione inviata. Procede poi alle disposizioni nei
confronti del professionista.
5. La pratica pu essere riaperta in tre casi: mancato ottemperamento degli impegni
prescritti dallAutorit e assunti da parte del professionista; errori formali rispetto a
uno o pi elementi su cui si fondava laccusa di illegittimit; inesattezza o
incompletezza delle informazioni condivise dalle parti.
LIstruttoria:
La fase istruttoria, ossia quella inerente alle disposizioni dellautorit nei confronti del
professionista al fine di appurare la natura di pratica scorretta articolata
sulleventuale raccolta e demando di informazioni e relativa documentazione
allattivit, ai soggetti coinvolti e alla stessa pratica. Possono essere proposte ispezioni
e perizie tecniche da parte di funzionari delegati dalla stessa autorit.
La difesa del professionista pu invece articolarsi attraverso lapposizione di un sigillo
di segretezza su documenti ritenuti riservati e la consultazione, a sua volta, del proprio
team di periti ed esperti tecnici.
La Decisoria:
Listruttoria si conclude con la richiesta di consegna della documentazione conclusiva
da parte del professionista entro un termine non inferiore a dieci giorni.
Il provvedimento finale dellautorit viene comunicato entro venti giorni dalladozione.
Lart. 1 comma 2 del d.l. 146/2007 prevede inoltre una forma di mediation atta a
favorire una soluzione amichevole, conclamata la sussistenza di pratiche commerciali
scorrette la risoluzione concordata ovvero la conciliazione.
Corollari al pi generale Codice del Consumo sono i Codici di Condotta, previsti

allart. 1 comma 2. del d.l. 146/2007, riportati come codici che definiscano il
comportamento dei professionisti.
Si presuppone che i Codici di Condotta come implementazioni specifiche e
suppletive del professionista, non debbano avere pi caratteri generali e debbano,
bens, individuare quelle specifiche pratiche potenzialmente oggetto di controversia
che potrebbero interessare al consumatore.

QUARTO CAPITOLO
1. Regolamentazione della pubblicit televisiva
Il potere persuasivo della pubblicit incide tanto sulla funzione di domanda quanto nei
rapporti tra gli stessi professionisti.
Il d.l. 145/2007 se ne occupa approfonditamente al fine di tutelare i professionisti
dalla pubblicit ingannevole e stabilire le condizioni di liceit della pubblicit
comparativa.
Liceit data da principalmente dalla mancanza di elementi ingannevoli ai sensi degli
art. 21, 22 e 23 del Codice del Consumo.
Altre caratteristiche necessarie alla regolamentazione della pubblicit sono quelle di
chiarezza (la pubblicit deve essere immediatamente identificabile come tale), verit
(contenutisticamente) e correttezza (ovvero non-ingannevolezza/ aggressivit).
In caso di mancato adempimento, liter giuridico segue quello generale imposto del
Codice del Consumo.

Tipologie di contratti
1. Contratti normali
2. Contratti negoziati fuori dagli esercizi commerciali (escursioni, su
corrispondenza)
3. Contratti a distanza (senza presenza fisica; servizi di finanziamento; ecommerce)
4. Ibride (teleshopping)
1a. Multipropriet = il consumatore acquisisce il godimento di un bene immobile a
scopo turistico secondo modalit turnarie (ovvero in un determinato periodo
dellanno).
- normativa raccolta nel Codice del Turismo (secondo la direttiva 2008/122/CE che, in
particolar modo, ha esteso la durata potenziale del contratto sempre secondo
modalit turnarie, quindi diverso dal contratto di locazione da uno a tre anni).
Anche per il contratto di multipropriet risultano in vigore gli obblighi informativi
( forniti a titolo gratuito da parte delloperatore). Il contratto di multipropriet deve
essere redatto per iscritto (art. 72 cod. cons.) pena linvalidit dello stesso. Per

loperatore vige lobbligo art. 72-bis di fideiussione bancaria a garanzia della corretta
esecuzione del contratto stesso.
1b. Contratti del turismo organizzato: emersi con il boom economico e del turismo
seguono la finalit turistica dello scopo di piacere ovvero la garanzia del
godimento del riposo vacanziero per il turista (decretato dalla Cassazione). Il
consumatore diventa quindi turista.
Sebbene il legislatore italiano del 1942 non abbia fatto particolari precisazioni sulla
tipologia del contratto turistico le procedure di ammodernamento del 1977 prima e
della CEE poi hanno regolamentato la vendita dei pacchetti turistici.
Direttiva 90/314 CEE -> omogeneit e quadro normativo comune (normative, diritti del
turista, agenzia di viaggio e tipologia di pacchetti)
Al turista sono dovuti tutela, informazioni di natura pre-contrattuale e obblighi
informativi.
Lart. 43 del cod. cons. specifica la responsabilit da disservizio turistico in termini di
vacanza rovinata e obbliga il venditore del pacchetto a un risarcimento economico
ma non mancano le controversie.
3a. Credito al consumo (regolamentato dal TUB = testo unico bancario) =
finanziamento allacquisto di un bene o servizio attraverso la dilazione del pagamento
o altre agevolazioni; una volta era disposto dagli stessi produttori (dalla seconda
rivoluzione industriale fino al secondo dopoguerra mondiale)
Sottotipologia il finanziamento bancario = operazione trilaterale in cui il finanziatore
non ha diretto contatto con il debitore.
Ogni credito al consumo soggetto generalmente a un TAEG (tasso annuo effettivo
globale) che comprende il costo e le spese del contrato.
I beni di consumo
Bene di consumo = qualsiasi bene mobile a eccezione di luce, acqua e gas acquistati
nei mercati regolamentati
Fornitore professionista = operatore della vendita di beni.
Vendita di beni di consumo = coincide con la fornitura di beni da fabbricare o
produrre. La vendita transtipica giacch pi simile a un archetipo negoziale che pu
comprendere potenzialmente vendita/ permuta/ fornitura.
Il consumatore tutelato legalmente in caso di non conformit nella fornitura (entro il
termine di anni due dallattestazione, ovvero entro decadenza oggettiva e di mesi due
dalla denuncia al fornitore).
In caso di non conformit nella qualit entro otto giorni dalla scoperta. In caso di
appalto sessanta giorni dalla scoperta.
Tutele Collettive
Si intende con tutele collettive quelle azioni legali intraprendibili da un gruppo di
individue che agiscono come singola persona giuridica.
Nell'ordinamento italiano ciascun cittadino pu "agire in giudizio", cio rivolgersi ad un
giudice per tutelare un proprio diritto. Normalmente il singolo ad agire ma prevista
anche la possibilit che sia un gruppo di soggetti a rivolgersi al giudice mediante una
c.d. "azione collettiva".
Le azioni collettive, ed in particolare quelle che interessano i consumatori, possono
essere distinte in due tipologie: inibitorie e risarcitorie.

E' azione inibitoria l'azione con cui, accertata la violazione, si inibisce, cio si blocca il
comportamento di un professionista impedendone la prosecuzione. Tale azione viene
utilizzata altres per inibire anche l'utilizzo di clausole definite vessatorie, ovvero
comportanti uno squilibrio significativo tra le parti contraenti dotate di differente forza
contrattuale (appunto un professionista ed un consumatore).
E' risarcitoria l'azione con la quale si accerta la violazione da parte del professionista,
si riconosce il danno subito dal consumatore e quindi lo si risarcisce.
In alternativa possibile la gi citata conciliazione.
Mentre in quest'ultimo caso la tutela al consumatore deriva dall'ottenere un ristoro
mediante il risarcimento del danno subito, nel caso dell'inibitoria la tutela consiste nel
beneficio che si trae dall'impedire al professionista di continuare a porre in essere una
condotta che potrebbe danneggiare il consumatore, prevedendo quindi gli effetti
dannosi.
Mentre l'azione inibitoria largamente utilizzata da tempo con successo dalle
associazioni dei consumatori che appunto utilizzano questo strumento processuale per
tutelare la collettivit dei consumatori in via preventiva, l'azione collettiva risarcitoria
entrata in vigore solo dal 1 gennaio 2010.
Con il decreto legislativo 20 dicembre 2009, n. 198 (Attuazione dell'articolo 4 della
legge 4 marzo 2009, n. 15, in materia di ricorso per l'efficienza delle amministrazioni e
dei concessionari di servizi pubblici) stata inoltre definitivamente approvata la "class
action pubblica".

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