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La collezione delle sculture bizantine nel museo della Santa

Sofia a Istanbul
Alessandra Guiglia Guidobaldi, Claudia Barsanti,
Mauro della Valle, Roberta Flaminio,
Andrea Paribeni, Asnu Bilban Yalin
La Santa Sofia, la Grande Chiesa dedicata
alla Sapienza Divina (fig. 1), senzaltro il
monumento pi rappresentativo della civilt e della cultura artistica bizantine, che nella sua lunga e stratificata vita, prima come
chiesa, poi come moschea, infine come museo, ha affascinato fedeli di ogni credo religioso, viaggiatori e studiosi di tutte le epoche e provenienze. comprensibile dunque
che in tanti si siano cimentati a descriverne
e ad analizzarne le ardite forme architettoniche e lo splendore dei suoi mosaici, cos
come pi volte siano state rievocate le solenni liturgie e le fastose coreografie imperiali che si svolgevano al suo interno1 (fig.
2). Ma la complessit e la ricchezza del monumento sembrano quasi prendersi gioco
e sfidare limpegno di tutti coloro che, pur

con diversi approcci, si sono ad esso accostati, perch molti sono ancora gli aspetti e
le questioni che attendono approfondimenti
e chiarezze. Quanto mai attuali appaiono
cos ancor oggi le parole con le quali, nel
1403, lambasciatore spagnolo Ruy Gonzlez de Clavijo, in viaggio alla volta della
corte di Tamerlano, esprimeva le proprie
emozioni al cospetto del grandioso edificio:
Tutte queste cose e molte altre ancora furono da noi viste in questa chiesa, tanto essa
grande e ricca di cose meravigliose. Anche trascorrendovi molte ore, non si riuscirebbe a vederla tutta. Perfino un visitatore
che venisse per diversi giorni consecutivi,
senza mai smettere di guardare, tornandovi ancora un altro giorno, scoprirebbe altre
meraviglie2.

Fig. 1

Lobiettivo della prima fase del progetto,


che si conclusa nel corso del 2004 , stato
quello di elaborare il corpus completo delle
oltre centoventi lastre marmoree in opera
nelle gallerie della Santa Sofia di Giustiniano (532-537), in massima parte collocate
con funzione di parapetti sia nei grandi finestrati (fig. 3) che si aprono nei muri perimetrali, sia negli intercolumni che si affacciano verso linterno del naos, recingendo
come una doppia cintura limmenso spazio
delledificio (fig. 4).
Di tale straordinario gruppo di sculture
stato realizzato il catalogo completo con
schede che analizzano in dettaglio le caratteristiche e i motivi decorativi scolpiti su
entrambe le facce delle lastre, dando cos
la possibilit di porle tra loro a confronto e
di fornire il repertorio completo utilizzato
dalle maestranze agli ordini dellimperatore, punto di riferimento imprescindibile per
lo studio della scultura bizantina di et giustinianea5.
Nel caso delle cinquantadue lastre delle
finestre6 (fig. 5) sono presenti due schemibase: eleganti croci latine appena emergenti
dal liscio piano di un disco, nel lato verso
lesterno, e semplici figure geometriche isolate o accompagnate da croci sul globo verso linterno (fig. 6). Nel caso delle cinquanta lastre in opera negli intercolumni7 (fig. 7)
i semplici schemi presenti sul lato verso la
galleria sono invece abbinati a composizioni assai pi elaborate e per lo pi articolate
in due riquadri sul lato verso linterno del
naos. La documentazione integrale di queste ultime, fino a qualche tempo fa in gran
parte sconosciute data la loro posizione decisamente sfavorevole per lobiettivo del
fotografo, stata realizzata dallo Studio
Azimut di Roma, utilizzando un programma informatico di raddrizzamento delle
immagini che ne rende ora perfettamente
fruibile la lettura8 (fig. 8).
Del corpus fanno parte anche altri materiali
di arredo, pure del VI secolo, ancora oggi in
opera9, come le dodici grandi lastre decorate
da croci su globo (fig. 9), che schermano la
parete sotto il grande finestrone occidentale10 e come i sedici soffitti degli architravi11

Fig. 2

Tra i molteplici aspetti che contribuiscono


a definire leccezionale fisionomia della
Grande Chiesa, larredo marmoreo forse
quello pi trascurato dagli studiosi sebbene costituisca, e per quantit e per qualit,
una delle componenti di maggior rilievo.
nato cos, nel 1999, il nostro progetto di ricerca dedicato alle sculture del Museo della
Santa Sofia (Ayasofya Mzesi), elaborato nellambito del Dipartimento di Storia
dellarte dellUniversit di Roma La Sapienza per iniziativa di Alessandra Guiglia
e di Claudia Barsanti e che, da allora, coinvolge altri studiosi italiani e stranieri che in
questo medesimo Dipartimento si sono formati e che oggi insegnano la storia dellarte
bizantina in varie Universit: Alessandra
Guiglia a La Sapienza, Claudia Barsanti
allUniversit di Roma Tor Vergata, Mauro
della Valle allUniversit Statale di Milano,
Andrea Paribeni allUniversit degli studi
di Urbino-Carlo Bo, Asnu Bilban Yalin
allUniversit di Istanbul ed infine Roberta
Flaminio dottore di ricerca presso lUniversit di Bari3.
8

Fig. 3

con la particolare funzione di schermare e distinguere gli spazi privilegiati della


chiesa, erano le monumentali finte porte
marmoree, tipologia ben rappresentata da
quella ancora in situ nella galleria meridionale (fig. 13); che questa non fosse lunica
allinterno delledificio testimoniato dalla
riscoperta della porzione di unaltra porta
analoga, riutilizzata, in posizione defilata,
nello stretto passaggio a sud del bema (fig.
14). Di essa resta visibile solo la met di
una grande croce su globo, che verosimilmente in origine si coordinava ad unaltra
simmetrica, a comporre una quinta marmorea identica a quella della galleria sud sopra
citata.
Questo approccio specifico sui singoli elementi che compongono larredo marmoreo
si rivelato ben presto come un osservatorio privilegiato di pi ampio respiro, tale da
consentire di mettere a fuoco le complesse strategie dellorganizzazione del monumentale cantiere. Le lastre infatti sono parte
integrante delle strutture architettoniche in
cui si inseriscono, anzi ne costituiscono un

delle grandi finestre aperte al piano delle


gallerie nei muri perimetrali delledificio, i
cui decori, scanditi per lo pi in tre riquadri,
mostrano strette analogie con quelli dei sottostanti plutei (fig. 10); si tratta di una delle
ultime importanti testimonianze di questo
tipo di membratura architettonica di tradizione classica che, dopo il VI secolo, lascia
ormai il posto a diverse soluzioni strutturali
in cui predominano pi semplici arcate.
Nel censimento degli elementi marmorei
sono stati coinvolti anche i materiali decontestualizzati e reimpiegati in varie zone
delledificio12, soprattutto nei pavimenti,
come le grandi lastre davanti alla Porta Imperiale (fig. 11), oppure come un pilastrino di recinzione13, un pluteo14 e una mensa15 (fig. 12), tutti di marmo pavonazzetto,
piccole, ma importanti testimonianze del
sontuoso apparato liturgico della Grande
Chiesa tanto decantato da Paolo Silenziario nella sua celebre ekphrasis composta in
occasione della nuova consacrazione della
chiesa celebrata la vigilia di Natale dellanno 56216. Parte integrante di questi arredi,
9

Fig. 4

aspetti che ha ricevuto maggiore attenzione


nella fase conclusiva della nostra ricerca.
Ha preso infatti forma definitiva una tabella
che raccoglie i dati relativi a 111 sigle-base
(fig. 15), molte delle quali sono a loro vol-

vero e proprio solido legante che contribuisce al pi generale equilibrio delle forze.
stato cos possibile verificare lesistenza di
una quasi sempre precisa pianificazione dimensionale di esse, coerente con lampiezza
degli spazi di destinazione, ma anche ci
che pi importante con le proporzioni
degli schemi decorativi, tale da ottimizzare il lavoro delle maestranze. A questa organizzazione abbastanza rigida del lavoro
corrisponde tuttavia, in fase esecutiva, una
certa libert nella scelta degli ornati che rivela una tendenza di gusto orientata verso
la varietas tale da evitare possibili effetti di
uniforme monotonia.
Preziosa chiave di lettura dellorganizzazione costruttiva quasi fil rouge che lega
tra loro le diverse componenti sono le
centinaia di sigle di officina apposte su quasi tutti gli elementi di marmo proconnesio
con una dislocazione e una frequenza che
le collegano evidentemente a precise esigenze dettate dai ritmi certo assai serrati del
cantiere giustinianeo e che lasciano dunque
intravedere un preciso coordinamento tra le
numerose maestranze contemporaneamente allopera. proprio questo uno dei due

Fig. 5

10

Fig. 6

ta suddivise in numerose varianti17. stata


cos verificata la fondatezza di molte nostre
ipotesi di lavoro: si visto innanzi tutto che
ogni singola sigla associata di preferenza a determinati tipi di manufatti marmorei, come ad esempio la sigla a svastica e
la sigla AK, presenti rispettivamente sugli
zoccoli del pianterreno e sulle griglie delle
finestre, oppure la sigla IO (fig. 16), presente in prevalenza sulle griglie delle finestre

e sugli zoccoli dei rivestimenti marmorei;


anche nel caso di family groups molto
consistenti, come la sigla KOZ e il suo folto
numero di varianti (fig. 17) che ricorre su
cimase, lastre, elementi di portali, pilastri e
stilobati, si riscontra una marcata tendenza
alla specializzazione, con le sigle apposte
sulle cimase che costituiscono il 66,9 % del
totale. Un altro dato emerso che un ristretto numero di sigle (poco pi che una dozzi11

Fig. 7

Fig. 8

na) detiene il monopolio dei marmi da noi


censiti, segnando una forte sperequazione
con le quasi altre cento sigle, che si spartiscono il restante 31,77% del totale.
Si verificato inoltre che le sigle censite
allinterno della Santa Sofia non trovano
numerosi e sistematici confronti con quelle
presenti in altri complessi monumentali o su
marmi erratici. senzaltro vero che svariate sigle si incontrano anche in altri contesti,
come ad esempio la sigla Q su una base di
colonna della Kilise Camii a Istanbul, ma
molte altre, come la sopra citata KOZ, sembrano essere esclusivamente attestate nella
Santa Sofia, segno che il grande cantiere
giustinianeo dovette assorbire totalmente le
forze degli ateliers di marmorari nei cinque
anni in cui venne compiuta la chiesa.
Sono proprio le dinamiche legate allattivit di cantiere che emergono dallo studio
dei masons marks, soprattutto in rapporto
alla loro distribuzione nelledificio: non

pu certamente essere frutto del caso la


concentrazione delle sigle in determinate
zone, particolarmente evidente ad esempio
nella galleria nord in cui, insieme ad altre
maestranze, lavorano fianco a fianco i marmorari identificati dalle sigle AMPE e Z
(fig. 18); altra situazione eloquente quella
di KOZ e L (fig. 19), le due sigle maggiormente rappresentate nella Santa Sofia, che,
come due eserciti schierati, si fronteggiano
nella galleria ovest, distribuite le prime tra
gli intercolumni della loggia e delle esedre
nord-ovest e sud-ovest, le seconde sui lunghi finestrati della parete occidentale.
Da tutto ci emerge limmagine di un cantiere architettonico di altissima specializzazione e di elevatissima professionalit,
in cui numerose botteghe di marmorari
lavoravano in maniera coordinata, sotto la
direzione di Antemio di Tralle e Isidoro
di Mileto. Come ci riferisce Procopio nel
De Aedificiis, i due mechanopoioi, oltre al
12

ben 240 centimetri di lunghezza per 125


centimetri di altezza, resta soltanto lelegante incorniciatura (fig. 20) articolata in
due fregi concentrici contenenti un tralcio
ondulato con piccole foglie a tre o quattro
lobi e foglie lanceolate. La specchiatura interna a traforo invece andata perduta ed
stata sostituita da unaltra transenna di pi
piccole dimensioni (cm 137 x 86) affiancata da due segmenti marmorei a chiudere
gli spazi di risulta. Questa seconda transenna (fig. 21), che mostra una incorniciatura

Fig. 9

merito di progettare la grandiosa e ardita


architettura, ebbero difatti quello di regolare attentamente i compiti delle diverse
maestranze18; di questa complessa organizzazione del cantiere, base imprescindibile per il compimento della eccezionale impresa architettonica voluta da Giustiniano, i
masons marks che abbiamo studiato sono
un riflesso e una preziosa testimonianza.
Le novit pi consistenti emerse nelle ultime fasi della ricerca riguardano poi la
specifica categoria delle transenne in opera
allinterno della Santa Sofia19, che anche da
noi stessi erano state inizialmente individuate nel numero di due, collocate nei due
opposti vani dei pilastri orientali che si affacciano sul bema. In entrambi i casi si tratta di pannelli composti da pi elementi marmorei di diversa natura. Nel pannello sud
stato possibile individuare con chiarezza
lassemblaggio di due transenne di diversa
dimensione. Della pi grande, che misura

Fig. 10

13

Fig. 11

analoga alla precedente, conserva invece


in ottimo stato loriginaria trama lavorata a
giorno con festoni contrapposti e annodati
tra loro, conclusi da una palmetta a cinque
lobi.
Diversa la situazione nel vano del pilastro
nord-est, dove troviamo una sola transenna
di dimensioni analoghe a quella ora descritta e diversa da essa soprattutto per la trama
a traforo con un motivo geometrico a cerchi intersecati a meandri di svastiche (fig.
22). Ai lati di essa vi sono due segmenti
marmorei che presentano una lavorazione
assimilabile a quella delle cosiddette pseudotransenne. Lanalisi ravvicinata di tali
segmenti, decorati da una composizione a
riquadri allacciati campiti da motivi vegetali racchiusa da una doppia incorniciatura simile alle precedenti, ha permesso di riconoscervi un manufatto di epoca postbizantina,
riconducibile probabilmente agli interventi
di restauro operati tra il 1847 e il 1849 dai
fratelli Fossati nella allora moschea20. I due
segmenti, inoltre facevano verosimilmente
parte di ununica grande lastra a due specchiature, come appare nella ricostruzione

qui proposta (fig. 23), destinata forse ad altro uso e qui giunta di ripiego per completare la schermatura del vano.

Fig. 12

14

Fig. 13

il Cassas riproduceva una sorta di piccola


loggia aggettante, ancor meglio delineata
dal Texier nel 1834 (fig. 24), identificabile
probabilmente con parte del complesso di
strutture volute dal Sultano Ahmet III nel
1728. Tale loggetta documentata inoltre
da una grande quantit di documenti visivi, fino a quelli realizzati dai Fossati prima
del restauro di met 800, epoca in cui essa
evidentemente venne rimossa, richiedendo
cos una nuova schermatura del vano che i
fratelli ticinesi in qualche maniera realizzarono in un raro stile neo-bizantino. Linteresse per questo ambiente viene peraltro
confermato proprio da un disegno di Fossati
conservato nellArchivio Cantonale di Bellinzona (fig. 25) in cui si vede, inserito in un
vano coperto con volta a botte, il prospetto
di un elegante palchetto, inequivocabilmente identificato da una didascalia in italiano
che specifica trattarsi di un progetto duna
tribuna in S. Sofia per la Sultana Valid
madre del Sultano e la Sua famiglia21. Nel
realizzare la nuova loggia imperiale al pianoterra i Fossati si preoccuparono dunque
di immaginare anche una loggia al piano
delle gallerie per la Dama pi in vista della
corte. Progetto che tuttavia non fu mai rea-

Fig. 14

15

Fig. 13

Fig. 15

to alle strutture del mihrap e del minber,


nonch della primitiva loggia del Sultano
al pianterreno. Allinizio del 700 i disegni
del Loos mostrano soltanto una schermatura del vano a sinistra, mentre gi nel 1786

Del resto proprio questo vano stato pi


volte oggetto di trasformazioni a causa della
funzione che esso dovette svolgere nellambito delle cerimonie della corte ottomana,
data la sua posizione privilegiata in rappor16

lizzato.
Anche la vera e propria loggia imperiale
ottomana al pianoterra, capolavoro degli
architetti svizzeri, realizzata per il Sultano
Abdlmecid I, era stata preceduta da sistemazioni analoghe a quella della galleria,
come ugualmente testimoniano i disegni
sette e ottocenteschi.
Proprio il riesame della grandiosa e articolata loggia, che si snoda dal padiglione poligonale nellesedra nord-est al lungo corridoio al termine della navata settentrionale
(fig. 26), ha portato a dei risultati davvero
sorprendenti quasi sullo scorcio del nostro
lavoro di ricerca. noto infatti che il parapetto marmoreo (fig. 27), in parte dorato,
della scenografica struttura stato realizzato con un gusto quasi antiquario che guardava con grande attenzione ai modelli della
scultura bizantina dellet giustinianea, riproducendone con somma perizia schemi
e ornati. Questa perfetta mimesi ha tratto
finora in inganno losservatore cos da far
ritenere lintera serie delle transenne dei parapetti come di omogenea fattura ottocentesca. Una pi attenta osservazione ha invece
rivelato che il modello per quei suggestivi
trafori era in realt stato materialmente inglobato nella stessa sequenza, in posizione
eminente nella parte mediana del corridoio.
Si tratta di due splendide transenne che presentano (figg. 28-29) unincorniciatura non
dissimile da quella delle transenne al piano
delle gallerie, ma una diversa trama lavorata
a giorno, con quadrilobi allacciati ed ornati
vegetali, per lo pi fiori quadrigigliati, che
richiama gli schemi di alcune celebri transenne oggi a Ravenna, ma di provenienza
costantinopolitana.
Laccesso al corridoio sopraelevato della
loggia del Sultano (fig. 30) per completare lesame delle due transenne ha svelato
lesistenza di una terza transenna posta in
opera a chiudere la rampa di scale sul lato
nord. Essa appare stilisticamente coerente
con le altre (fig. 31), ma presenta la pi rara
articolazione in due pannelli a traforo con
incorniciature affiancate che esibiscono due
diversi motivi decorativi, luno, come le
precedenti, a quadrilobi allacciati e laltro a

quadrati allacciati con inserti vegetali.


Il piccolo corpus delle transenne della Santa
Sofia, divenuto oggi un po pi consistente
rispetto al passato, contribuisce ad inquadrare meglio le caratteristiche della produzione
costantinopolitana sia nelle sue costanti sia
nelle sue pi estrose invenzioni, contendendo cos a Ravenna il primato della conservazione pi cospicua di queste straordinarie
sculture create in et giustinianea.
Pi volte, nel corso dellindagine allinterno delledificio ci siamo soffermati a prendere in esame la ricca collezione di marmi
sistemata nel giardino dellAyasofya Mzesi (fig. 32) che riunisce materiali di varia
provenienza e di varie epoche. Alcuni di
essi sono ben noti, come limportantissimo
complesso di elementi in funzione architettonica emersi dallo scavo condotto da Alfons Maria Schneider a partire dal 1935 e
pertinenti al monumentale protiro della fabbrica teodosiana della Santa Sofia consacrata nel 41522 (fig. 33).
Altrettanto conosciute sono le sculture architettoniche e liturgiche provenienti sia
dallarea dellantico Hebdomon, il sobborgo sulle rive del mar di Marmara, ad ovest
delle mura terrestri23, sia dallo scavo condotto nel 1947 da Nezih Firatl nellarea di
Beyazt dove vennero alla luce i resti di tre
chiese, la pi importante delle quali rivela
strette affinit proprio con la fase giustinianea della Santa Sofia24 (fig. 34).
Ma sono centinaia gli altri pezzi raccolti nel
giardino e nelle dipendenze del Museo25, di
alcuni dei quali nota la provenienza, come
pu essere il caso dei sarcofagi rinvenuti
nel complesso del monastero di Costantino Lips (Fenari Isa Camii)26, delle sculture
della Rotonda del Myrelaion o della notevole serie di condutture marmoree recuperate nelle indagini lungo la Mese (fig. 35),
che recano le sigle dei loro artefici, mentre
molti altri attendono ancora di essere classificati e studiati. Ed qui che sinserisce la
seconda fase del nostro progetto di ricerca
finalizzato alla elaborazione di un ampio e
articolato catalogo che possa alfine documentare in modo sistematico ed esaustivo
una collezione tra le pi importanti per gli
17

studiosi di scultura bizantina, come ben testimonia, ad esempio, lo splendido capitello


dellinizio del VI secolo con trofeo di cornucopie e maschera teatrale27 (fig. 36).

stati presentati al VI Congresso Nazionale di


Studi Bizantini, tenutosi a Catania e Messina
nel 2000, e al XX Congresso Internazionale di
Studi Bizantini che si svolto a Parigi nel 2001:
A. Guiglia Guidobaldi, Una ricerca coordinata
sullarredo marmoreo di et giustinianea della Santa Sofia di Costantinopoli, in Atti del VI
Congresso Nazionale di Studi Bizantini, Catania-Messina 2000, Catania 2004, pp. 397-428;
C. Barsanti, Aspetti e problemi della scultura
di et giustinianea: le lastre in opera nelle gallerie della Santa Sofia di Costantinopoli, in Ibidem, pp. 33-53; R. Flaminio, Frammenti scultorei erratici nella Santa Sofia di Costantinopoli:
testimonianze di un riutilizzo in situ, in Ibidem,
pp. 289-310; A. Paribeni, Lorganizzazione del
cantiere della Santa Sofia di Costantinopoli
attraverso lo studio dei marchi dei marmorari, in Ibidem, pp. 629-644; M. della Valle,
Il contributo dei fratelli Fossati al restauro dei
materiali scultorei giustinianei della Santa Sofia di Costantinopoli e laffermarsi di un gusto
neo-bizantino, in Ibidem, pp. 215-239; C. Barsanti, R. Flaminio, A. Guiglia Guidobaldi, Un
viaggio allinterno del cantiere giustinianeo: il
progetto di catalogazione dei plutei marmorei
della S. Sofia a Costantinopoli, in Table ronde
n. 21. Nouvelles recherches sur le terrain dans
la Constantinople byzantine, Pr-actes du XXe
Congrs International des Etudes Byzantines,
Paris 19-25 aot 2001, p. 253. Nel settembre
dello stesso 2001 stata allestita presso lIstituto Italiano di Cultura di Istanbul una mostra
fotografica dal titolo Gli arredi marmorei della
Santa Sofia di Costantinopoli nellet di Giustiniano: progetto per un catalogo. Una breve
relazione dal titolo A Catalogue of the Marble
Slabs and Windows Soffits of the St. Sophia
Museum in Istanbul stata presentata al 26.
Uluslararas Kaz, Aratrma ve Arkeometri
Sempozyumu, Konya 24-28 mayis 2004, mentre una sintesi del lavoro (A. Guiglia, Il corpus
dei marmi bizantini nella Santa Sofia-Ayasofya Mzesi ad Istanbul) apparsa nel volume
DallEufrate al Mediterraneo. Ricerche delle
Missioni Archeologiche Italiane in Turchia
Frattan Akdenize. Trkiyedeki talyan Arkeoloji Heyetlerinin Aratrmalar, Ankara 2005,
pp. 177-186. Un ampio panorama dei risultati
della ricerca in costante aggiornamento reperibile nel sito internet <www.misart.it>.

Note
Il presente contributo ripropone in forma pi
estesa e in parte modificata il testo della comunicazione dal titolo Aya Sofya Mzesi Bizans
Plastik Eserler Koleksiyonu, presentata al 27.
Uluslararas Kaz, Aratrma ve Arkeometri
Sempozyumu, tenutosi ad Antalya nel giugno
2005, i cui atti sono in corso di stampa.
1. Non qui il luogo per ripercorrere lestesissima bibliografia sulledificio, per cui si rinvia
solo ad alcune tra le opere pi recenti: Hagia
Sophia from the Age of Justinian to the Present, ed. by R. Mark, A. . akmak, Cambridge
1992; C. Mango, A. Ertu, Hagia Sophia. A
Vision for Empires, s.l. (Istanbul) 1997; Santa
Sofia ad Istanbul. Sei secoli di immagini e il lavoro di restauro di Gaspare Fossati 1847-1849,
catalogo della mostra, Mantova, Casa del Mantegna, 14 novembre-31 dicembre 1999, a cura
di V. Hoffmann, Berna 1999; R. S. Nelson, Hagia Sophia, 1850-1950. Holy Wisdom Modern
Monument, Chicago and London 2004.
2. Ruy Gonzlez de Clavijo, Viaggio a Samarcanda 1403-1406. Un ambasciatore spagnolo
alla corte di Tamerlano, a cura P. Boccardi Storoni (I libri di Viella 18), Roma 1999, p. 66.
3. La realizzazione del progetto, che si avvalso dei finanziamenti del Consiglio Nazionale
delle Ricerche, poi del Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca, ed inoltre del
Ministero degli Affari Esteri, stata possibile
grazie allautorizzazione concessa annualmente
dal Ministero della Cultura della Repubblica di
Turchia e con la piena collaborazione e disponibilit della Direzione e dello staff dellAyasofya
Mzesi, in particolare Mustafa Akkaya che pi
a lungo ha seguito, come direttore, il nostro lavoro. Al momento attuale la carica di direttore
stata affidata a Jale Dedeolu con la quale ci
auguriamo di proseguire la proficua collaborazione instaurata con il Museo.
4. I primi risultati del lavoro di ricerca sono

18

5. A. Guiglia Guidobaldi, C. Barsanti, Santa Sofia di Costantinopoli. Larredo marmoreo


della Grande Chiesa giustinianea (Studi di antichit cristiana pubblicati a cura del Pontificio
Istituto di Archeologia Cristiana, LX), Citt del
Vaticano 2004, con testi di C. Barsanti, M. della Valle, R. Flaminio, A. Guiglia Guidobaldi, A.
Paribeni, A. B. Yalin e Appendice di L. Fabiani. Il volume stato presentato in occasione del
Colloquio Nuovi approcci di ricerca alla Hagia Sophia tenutosi presso lIstituto Svizzero di
Roma il 29 novembre 2005, in margine alla mostra Il disegno geometrico della Hagia Sophia
a Istanbul curata da Volker Hoffmann.
6. Guiglia Guidobaldi 2004, pp. 89-228.
7. Barsanti 2004, pp. 315-474.
8. L. Fabiani, La documentazione fotografica delle lastre: riprese digitali e rielaborazione
informatica, in Guiglia Guidobaldi, Barsanti
2004, pp. 800-801. Allo Studio Azimut si devono anche piante, prospetti, sezione e altri disegni pubblicati nella monografia, alcuni dei quali
sono stati riproposti in questa sede.
9. Lanalisi si estesa anche alle altre membrature marmoree connesse con i plutei, come
le cimase poste al di sopra di essi (Barsanti
2004, pp. 475-487), i telai a pi luci (Flaminio
2004, pp. 77-87) e le griglie dei finestrati, tutti
calibrati per il loro ruolo nellarmonica sintassi
dinsieme. Per aver ricevuto altrove specifica
attenzione e per le diverse problematiche che
sollevano, sono stati invece di proposito esclusi
gli oltre cento capitelli che, in diverse tipologie,
coronano le colonne e i pilastri sia al pianterreno che al piano delle gallerie.
10. Guiglia Guidobaldi 2004, pp. 291-311.
11. A. B. Yalin, I soffitti decorati degli architravi delle finestre, in Guiglia Guidobaldi,
Barsanti 2004, pp. 233-289.
12. Flaminio 2004, pp. 533-648.
13. Il pilastrino stato riutilizzato nel lato
meridionale della piattaforma ottomana collocata nellarea circostante lantico bema.
14. Il pluteo stato riutilizzato nel pavimento davanti alla soglia della cosiddetta Porta dei
Morti, al termine orientale della navata sud.
15. La mensa si trova al piano delle gallerie,
nel pavimento davanti al pannello musivo con i
ritratti degli imperatori Comneni.

16. Il poema di Paolo Silenziario stato recentissimamente tradotto in italiano da M. L.


Fobelli, Un tempio per Giustiniano. Santa Sofia di Costantinopoli e la Descrizione di Paolo
Silenziario, Roma 2005.
17. Paribeni 2004, pp. 651-734.
18. De Aedificis, I, i 24.
19. Barsanti 2004, pp. 489-529.
20. della Valle 2004, pp. 737-792.
21. Bellinzona, Archivio Cantonale, Fondo
Fossati, Album p. 45.
22. A. M. Schneider, Die Grabung im Westhof der Sophienkirche zu Istanbul (Istanbuler
Forschungen, 12), Berlin 1941.
23. R. Demangel, Contribution la topographie de lHebdomon, Paris 1945.
24. N. Firatl, Dcouverte de trois glises
byzantines Istanbul, Cahiers Archologiques, V, 1951, pp. 163-178. Anche molti altri
pezzi sono stati oggetto di approfondite analisi
da parte degli studiosi, si ricorda, solo per citare un esempio, la monografia di Th. Zollt,
Kapitellplastik Konstantinopels vom 4. bis 6.
Jahrhundert n. Ch. (Asia Minor Studien, 14),
Bonn 1994.
25. Appartengono al polo museale della Santa Sofia il Museo dei Mosaici, la Santa Irene,
il San Giovanni di Studio, la Fethiye Camii, il
Museo della Kariye ed il Tekfur Saray.
26. Th. Macridy, The Monastery of Lips and
the Burials of Palaeologi, Dumbarton Oaks
Papers, 18, 1964, pp. 253-278; C. Mango, E. J.
W. Hawkins, Additional Notes on the Monastery of Lips, Dumbarton Oaks Papers, 18, 1964,
pp. 299-315.
27. Cfr. Ch. Strube, Polyeuktoskirche und
Hagia Sophia. Umbildung und Auflsung antiker Formen, Entstehen des Kmpferkapitells (Bayerische Akademie der Wissenschaften,
Phil.-hist. Klasse, Abh. N.F. 92), Mnchen
1984, pp. 78-80, tav. 12, figg. 46-48 e tav. 13,
fig.5; Zollt 1994, n. 203, p. 83.

Immagini
1. Istanbul, Santa Sofia, veduta da est
2. Istanbul, Santa Sofia, veduta dellinterno

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la transenna maggiore in opera nella galleria


sud, nel vano del pilastro sud-est

verso sud-est
3. Istanbul, Santa Sofia, veduta del prospetto
occidentale
4. Istanbul, Santa Sofia, lesedra orientale della galleria nord
5. Istanbul, Santa Sofia, pianta delle gallerie
con indicazione delle lastre in opera nelle finestre
6. Istanbul, Santa Sofia, tre plutei in opera
nelle finestre (FN.12, FS.01, FO.04)
7. Istanbul, Santa Sofia, pianta delle gallerie
con indicazione delle lastre in opera negli intercolumni
8. Istanbul, Santa Sofia, il pluteo GN.15 negli
intercolumni della galleria nord
9. Istanbul, Santa Sofia, i plutei in opera sotto
il finestrone occidentale
10. Istanbul, Santa Sofia, i soffitti degli architravi dei finestrati nella galleria nord
11. Istanbul, Santa Sofia, lastre riutilizzate nel
pavimento del naos davanti alla Porta Imperiale
12. Istanbul, Santa Sofia, mensa di marmo
pavonazzetto reimpiegata nel pavimento della
galleria sud
13, Istanbul, Santa Sofia, la porta marmorea
nella galleria sud
14, Istanbul, Santa Sofia, segmento di porta
marmorea reimpiegato nel passaggio a sud del
bema
15. Istanbul, Santa Sofia, una pagina della
tabella con la distribuzione delle sigle dei marmorari
16. Istanbul, Santa Sofia, grafico di un finestrato della galleria ovest con indicazione delle
sigle dei marmorari
17. Istanbul, Santa Sofia, la sigla KOZ e le
sue varianti
18. Istanbul, Santa Sofia. distribuzione delle
sigle ampo e zw nella galleria nord
19. Istanbul, Santa Sofia, distribuzione delle
sigle koz e l nella galleria e nelle esedre ovest
20. Istanbul, Santa Sofia, lincorniciatura del-

21. Istanbul, Santa Sofia, la transenna minore


in opera nella galleria sud, nel vano del pilastro
sud-est
22. Istanbul, Santa Sofia, la transenna in opera
nella galleria nord, nel vano del pilastro nordest
23. Istanbul, Santa Sofia, ipotesi ricostruttiva
dei segmenti di pseudotransenna ai lati della
transenna in opera nel vano del pilastro nordest
24. Londra, Royal Institute of British Architects: veduta dellinterno della Santa Sofia in un
disegno di Charles Texier (1834)
25. Bellinzona, Archivio Cantonale, Fondo
Fossati, studio per la loggia della Sultana Valid (Album p. 45)
26. Santa Sofia, pianta della loggia del Sultano con indicazione delle transenne del VI secolo
27. Istanbul, Santa Sofia, il corridoio della
loggia del Sultano al termine orientale della navata nord
28. Istanbul, Santa Sofia, la transenna TL.01
nel corridoio della loggia del Sultano
29. Istanbul, Santa Sofia, la transenna TL.02
nel corridoio della loggia del Sultano
30. Istanbul, Santa Sofia, linterno del corridoio della loggia del Sultano
31. Istanbul, Santa Sofia, la transenna TL.03
nel corridoio della loggia del Sultano
32. Istanbul, Ayasofya Mzesi, le sculture bizantine nel giardino del Museo
33. Istanbul, Ayasofya Mzesi, i lacunari del
protiro della Santa Sofia teodosiana
34. Istanbul, Ayasofya Mzesi, capitello dalla
basilica A di Beyazit
35. Istanbul, Ayasofya Mzesi, condutture
marmoree
36. Istanbul, Ayasofya Mzesi, capitello con
trofeo di cornucopie e maschera teatrale

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Fig. 16

Fig. 17

Fig. 18

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Fig. 19

Fig. 21

Fig. 20

Fig. 22

Fig. 23

Fig. 24

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Fig. 30

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Fig. 32

Fig. 33

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Fig. 35

Fig. 36

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