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prof.

Alessandro CECI

03/06/2015

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G local University network


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P rima edizione, novembre 2011

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prof. Alessandro CECI

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Editoriale
Da anni parliamo della comunicazione e di una societ costruita attorno alla
comunicazione.
In pochi vivono dentro la comunicazione.
Vivere dentro la comunicazione significa pensare per connessioni, imparare
dai problemi, sviluppare e formalizzare il pensiero. Vivere nella
comunicazione significa avere un progetto didascalico.
Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo dellinformatica e della telematica ha
aperto una nuova dimensione alla comunicazione visiva e alla fruizione dei
testi: quella dellinterazione cibernetica mediata da oggetti grafici.
Tutto cambia: cambiano gli artifici visivi, la interazione relazionale;
cambiano i tempi, gli spazi, i processi di significazione, la partecipazione, le
sensazioni, le riflessioni; cambia la politica, leconomia, la progettazione, la
programmazione, i linguaggi; cambiano gli stimoli percettivi, in dispositivi
semiotici, gli oggetti duso; cambia infine la scrittura in un lessico fatto
prevalentemente di interfacce grafiche, iconiche, da quando cursori e
pulsanti hanno sostituito penne e calamai popolando ormai il nostro spazio
operativo di nuove funzioni Touch Screen. Ormai siamo definitivamente
nella comunicazione, dentro la florida e incessante dinamica della
ipermedialit.
Ma non cambiamo noi. Cambiano molto pi lentamente le nostre capacit
cognitive e culturali. Apprendiamo con le vecchie metodologie, le scuole e le
universit continuano ad ignorare i processi di apprendimento nuovi della
societ della comunicazione. Tra la vita scolastica istituzionale, pubblica e
privata, e i processi di apprendimento della societ della comunicazione c
un vuoto in cui crollano quasi tutte le professioni.
Il Glocal University Network ha la grande ambizione di coprire quel vuoto,
di entrare nella comunicazione globale con una serie di strutture
universitarie locali, organizzate in sintonia con la multimedialit della
nuova didattica.
Liliana Montereale

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BIOSHORT:
Ha diretto (dal 1983) vari Centri di Ricerca, Consulenza e Formazione
sulle Tecnologie Educative, sui Modelli Economici Turistici, sulla Scienza
dellOrganizzazione.
In questo ambito si occupato di vari argomenti scientifici, tra cui
principalmente lo studio dei modelli di simulazione (anche con la
produzione pratica di giochi indirizzati al mondo della formazione e
dellapprendimento scolastico), sui fenomeni sociali ed economici, sui
modelli politici relativi specificamente allo studio dei sistemi elettorali,
delle organizzazioni e della teoria dei giochi. Nellambito della sua attivit
scientifica si particolarmente dedicato allo studio della logica e della
epistemologia, con specifiche applicazioni in metodologie di
decodificazione dei fenomeni complessi.
Ha svolto attivit di ricerca e docenza per vari enti pubblici e privati. Ha
insegnato e insegna in varie Universit Italiane (La Sapienza Roma -,
LAquila, Roma Tre, ecc.... ecc....) e Internazionali (Belgrado).
Lattivit di elaborazione scientifica ha avuto una particolare accelerazione
a partire dal 2000, quando i modelli elaborati nel corso degli anni hanno
avuto una applicazione diretta e un potenziamento in Criminologia e
specificamente in ambito di Intelligence e Sicurezza, e sono stati
sperimentati direttamente in vari contesti (habitat) urbani. Attualmente
Responsabile Scientifico del Ce.A.S. - Centro Alti Studi per la lotta contro
la violenza politica e il terrorismo e della societ di ricerca C Cube s.r.l.,
Membro del ICTAC - International Counter Terrorism Academic
Community; organizzazioni con le quali sta lavorando alla realizzazione di
un polo di eccellenza allinterno del Consorzio Universitario La Sapienza
di Roma - Campus Selva dei Pini del Comune di Pomezia, di cui anche
Direttore Scientifico.
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Alessandro Ceci

POSIZIONAMENTO
DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA
OGGI

Relazione al seminario di studi


Su: DIRITTI DELLA PERSONA E DEMOCRAZIA OGGI IN ITALIA
Unical - Cosenza

cinquegiugnoduemilaquindici

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Vogliamo davvero credere ad un destino cinico e baro?


LItalia, tra gli Stati democratici noti, lunica ad aver avuto (e ad avere
ancora):
o 4 organizzazioni criminali strutturate, tra le pi efferate nel mondo;
o Una miriade di bande locali, condannate sul piano della volont etica e morale,
ma esaltate da atteggiamenti mediatici quotidiani;
o 40 anni di organizzazioni terroristiche di svariata tipologia e colore, che
hanno prodotto una conflittualit politica diffusa, addirittura, una vanteria1 di
violenza come processo di identificazione e socializzazione adolescenziale,
occultati nelle maglie della quotidianit, i primi terroristi grassrooth, appena
nati, come la prima erba che risorge dopo la rasatura del terreno;
o Lo Stato che metteva le bombe, con una strategia politica ben definita nella
gestione elettorale della tensione sociale per autolegittimarsi ed eterodirigere il
sentiment politico dei cittadini con una tattica stragistica tipica dei terroristi
neri e di alcuni mafiosi di cui si serviva;
o Eversione, nella forma dei Servizi di Sicurezza dello Stato deviati,
dellintelligence corrotto e colluso allinteresse delle correnti e talvolta di
singoli capi;
o Uno o due Golpe tentati e falliti; uno mimetizzato, occultato, mistificato e
perfettamente riuscito;
o Intere Regioni della nazione come zona franca, dove potevano essere
trasferiti i pi efficienti e fastidiosi servitori dello Stato, per essere
regolarmente e impunemente ammazzati, trasformati in martiri comodi alla
propaganda retorica, comunque vittime conclamate di un potere immobile e
muto;
o un livello altissimo di micro corruzione diffusa e di macrocorruzione
finalizzata, come tarlo corrosivo del sistema economico, che ha proposto e
imposto una politica economica di falsi investimenti per lo sviluppo,
finalizzato quasi sempre a trasferire i fondi nelle mani delle organizzazioni
criminali e di amministratori (politici, dirigenti, funzionari, dipendenti perfino
uscieri) compiacenti che si sono serviti dello Stato per le loro personali fortune
ed hanno dilapidato il patrimonio di tutti noi, obbligandoci ad un sistema di
1

Come avrebbe detto Borges che ha scritto una bellissima poesia che si intitola Vanteria di Quiete

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tassazione soffocante per contenere il baratro di un debito assordante;


o Un livello di evasione incontrollabile perch frammentata in una miriade di
comportamenti individuali e personali che riguardano tutti, aziende e cittadini,
causato da un fattore fiscale appositamente reso incomprensibile, per alzare il
tasso di discrezionalit del controllore e la possibilit di privilegiare il
controllato, estensivo perch coinvolge tutti, ma pi di tutti i grandi capitali
occultati da capitalisti immaginari. Infatti, non sono stati i marxisti, in Italia, ad
essere immaginari, come voleva Alberto Ronchey2, ma lo sono stati i
capitalisti, grandi imprenditori che non si sono mai davvero confrontati con il
mercato, ma che sono sempre passati attraverso lo Stato, nella anticamera della
politica come diceva Schmitt -, per depredare i soldi pubblici in forma di
incentivi e cassa integrazione e portare i soldi privati allestero, nel silenzio e
nella compiacenza collettiva;
o Un ceto politico bloccato per circa 50 anni, espressione di un sistema politico
altrettanto bloccato, eppure instabile per permettere la compartecipazione
coinvolgente e omologante del potere, per favorire un turn over al governo, in
modo che ciascuno potesse consumare la sua esperienza e il sua
identificazione, come si dice nel mondo, che in Italia un buon sigaro, una libera
docenza e un Ministero non si nega a nessuno. Ancora si sente leco retorico e
la ipocrisia, direi la litania, di chi sostiene che in Italia il bene pi prezioso la
governabilit, intesa come stabilit e non come capacit di governare. Noi
abbiamo avuto la pi lunga e duratura stabilit politica di governo di tutte le
democrazie note, un apparato di potere autoproclamato che durato quanto la
Nomenklatura sovietica, e che si palleggiata istituti e istituzioni come se
fossero gli associati di un club priv. Siamo stati costretti, ed oggi ancora lo
siamo, a cambiare le cose imbrogliando, con colpi di mano giuridici, norme
comodamente utilizzate, legittimazioni equivoche, con interpretazioni
costituzionali e legislative forzate e piegate a precodificati e predefiniti
interessi personali spesso millantati come nazionali;
o I fondatori del partito che prevalentemente ha governato lItalia negli ultimi 20
anni e che hanno deciso la politica economica, la sicurezza, la politica sociale,
la politica estera e lazione militare finiti in galera per favoreggiamento ed
associazione mafiosa;
o Una serie cospicua di ex premier condannati, regolarmente per ogni cambio
di regime, anche solo per favorire il cambio di regime, come accaduto nei
periodi di transizione dalle tirannidi della ex Jugoslavia, nellarea balcanica in
guerra. Nessuna democrazia conosciuta al mondo ha un numero cos alto di ex
2

Ronchey Alberto, FIGLIOLI MIEI, MARXISTI IMMAGINARI, Rizzoli, Milano 1975

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premier che hanno ricevuto una condanna penale. Da noi normale. Talmente
normale che vecchi e nuovi Presidenti della Repubblica, capi della
Magistratura, li hanno regolarmente invitati alle consultazioni politiche nel
momento stesso in cui stavano scontando quel reato penale. Talmente normale
che, nel nostro Paese possibile che, durante gli arresti domiciliari, si concorra
alla definizione della legge elettorale; cio che un galeotto istruisca i cittadini
sulla forma migliore (morfologia) della loro democrazia, sulla base del
sacrosanto principio che le regole fondamentali bisogna condividerle e
deciderle assieme, salvo poi qualche mese dopo approvarle da soli, con una
maggioranza di corrente, nemmeno di partito;
o dulcis in fundo, a proposito di inamovibilit del ceto politico, di apparato
servente e di nomenclature, di cambiamento trasformazione e rottamazione, da
molti anni abbiamo un parlamento di nominati, che stanno decidendo come
quando farsi rinominare, con Premier che non sono stati eletti in una
consultazione elettorale, n direttamente n indirettamente, che verranno
probabilmente nominati e non saranno mai eletti nemmeno con la prossima
consultazione elettorale di cui sappiamo prima, per un trucco nel meccanismo
elettorale, lesito.
Mi fermo qui. Sapete che potrei continuare ancora a lungo e superare tutto il
tempo di questo seminario e occupare quello di molti altri.

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Allora, a meno che non vogliamo credere al destino cinico e baro, dobbiamo
pensare che oggettivamente c qualcosa che non ha mai funzionato e che ancora
non funziona nella semi democrazia, nel democratismo3 democrazia e
totalitarismo - italiano. E deve essere qualcosa che in tutti questi anni non mai
cambiata, non stata mai modificata, perch altrimenti avremmo avuto esiti e
situazioni decisamente diverse.
Invece no.
E allora: che cosa?
Che cosa non ha funzionato?
Che cosa non funziona?
Che cosa che non stato mai cambiato?
In una lezione tenuta alluniversit di Belgrado, qualche tempo fa, il giorno 8
maggio 2015, mentre riflettevo come rispondere ad una di quelle solite domande
che in realt non hanno mai davvero una risposta, alla facolt di Scienze Politiche
dellUniversit di Belgrado, in un minuto di interminabile silenzio, cercando di
3

So bene che lon. Pierluigi Bersani ha denominato democratura democrazia e dittatura -la politica condotta da
Matteo Renzi. Il termine tuttavia improprio perch le dittature sono finite con Mussolini. Le nuove forme di
oppressione, come vedremo, sono i totalitarismi, che non sono riferibili alla volont di uno ma di una intera
nomenclatura. E da noi come ovunque, anche quando il leader sembra totalmente autoreferenziale, come in questo caso,
copre, rappresenta e genera in realt una intera nomenclatura che non pu sentirsi immune e irresponsabile delle
decisioni che prende solo perch ci sia un unico capro espiatoria sotto il mitico e mistico nome di leader. Le decisioni
sono di apparato e la responsabilit allintero apparato va ricondotta. Preferisco dunque democratismo democrazia e
totalitarismo termine pi adatto a rappresentare un lungo periodo storico ed un trend omogeneo, ben superiore
allultimo periodo.

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sbagliare il meno possibile, ad un Master, di fronte ad una platea adulta di laureati


serbi, l8 maggio 2015, tra il mio amico Dragan Simeunovic e uno studente
curioso, alluniversit di Belgrado dove vado ormai regolarmente ogni anno da pi
di 10 anni, a quella domanda sul perch alcuni paesi fanno mafia ed altri no, molti
altri no, a quella domanda a cui credevo non ci fosse alcuna risposta, io ho
improvvisamente, come un lampo, con una fulminea intuizione, ho trovato una
risposta e ho detto, istintivamente, quasi istintivamente, utilizzando la bisaccia
della mia logica endofasica, ho detto che i paesi che fanno mafia sono quelli
che, nella loro storia, ha subito un profondo e devastante vuoto politico.

La lezione finita e me ne sono andato a cena, in silenzio, protetto dalla


barriera di una lingua difficile e ubriaco di quella risposta. Da allora ho continuato
a pensarci. Mi sono confrontato con alcuni amici. Ho fatto le mie solite ricerche,
ho raccolto i dati, comparato le storie, confrontato gli eventi e le organizzazioni e
mi sono convinto che il vuoto politico esiste e genera mostri.
Lo avevo studiato per molto tempo da Hobbes 4 a Guglielmo Ferrero 5, ma, sulla
scorta di una considerazione di Ilvo Diamanti6, secondo cui se esiste un vuoto in
politica qualcun altro lo riempie, ho creduto che appunto il vuoto in politica non
esistesse. Ma un discorso stupido. Appunto, se lo occupa qualcun altro, e
quellaltro non un soggetto politico legittimato, quel vuoto proprio,
4

Hobbes Thomas, OPERE, Utet, Torino, 1998


Ferrero Guglielmo, IL POTERE, Marco Edizioni, Roma 2005
6 Diamanti Ilvo, UN SALTO NEL VOTO, Laterza, Bari 2013
5

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letteralmente, un vuoto politico. Dunque Ilvo Diamanti sbaglia clamorosamente e


la letteratura classica della politica ha perfettamente ragione. Il vuoto politico
esiste eccome in due precise forme, diciamo meglio, in due dimensioni:
1. Quella dellassenza della politica nellazione quotidiana di sua
competenza, vuoto di assenza della funzione;
2. Quella della delegittimazione politica, ben descritta da Guglielmo
Ferrero, e che consiste nella ingiusta o ingiustificata azione sui cittadini,
vuoto di inefficacia della prestazione.
Secondo Niklas Luhmann7, infatti, ogni ruolo sociale e dunque anche quello
politico si esplica in due precise dimensioni: quello della funzione, verso
linterno del proprio sistema di riferimento; e quello della prestazione, verso
lesterno del proprio sistema di riferimento. Sicch, il vuoto politico proprio
questo, un vuoto da mancanza di ruolo, per incapacit o impossibilit di
svolgere la propria funzione o la propria prestazione, o entrambe.
Noi abbiamo avuto un vuoto da mancanza di ruolo.
Certo sembra un paradosso che uno come me, che da anni va in giro a
sostenere la iperdimensione della politica italiana, cio che ha perfetta
consapevolezza che nulla si svolge e si svolto in Italia senza la politica: non un
imprenditore si affermato senza la politica, non un rettore nominato, non un
primario designato, non un usciere assunto; uno profondamente convinto che
lItalia sia la democrazia al mondo con la dimensione politica pi pervasiva e
assorbente di tutte; venga ora a sostenere che la crisi della democrazia italiana sia
il prodotto di un vuoto da mancanza di ruolo. Eppure proprio cos: poich la
iperdimensione il tipico effetto di un ruolo mancante, come lobesit spesso
leffetto della mancanza di ruolo del metabolismo, sebbene per diversificate cause.

Luhmann Niklas, ILLUMINISM O SOCIOLOGICO, Il Saggiatore, Milano 1995

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L8 maggio 2015, alluniversit di Belgrado, a quella solita domanda che


troppo spesso non ha risposte, che rende ogni parola evanescente per chi, non
sapendo cosa dire, la sente come un insulto, al Master scientificamente diretto dal
mio amico Dragan Simeunovic, ho risposto istintivamente, con un argomento
presunto, riducendo tutto ad una sola causa, quando forse una sola causa non
basta, per quanto risulti essere prevalente o scatenante. Prima ne ho colto
inconsciamente il senso. Poi quel mistero mi ha affascinato e mi sono fatto
coinvolgere volentieri, nei giorni successivi, da quellargomento, confrontandomi
con amici e colleghi, scienziati che non hanno cervelli asfaltati da pregiudizio e
durante le altre lezioni o le conferenze che nel frattempo ho tenuto. Alla fine mi
sono convinto che quella risposta era giusta, sebbene immediata e certamente
istintiva.
I Paesi che fanno mafia, non solo, i Paesi che hanno i problemi che ha
lItalia, che quei problemi li ha avuti e ancora li ha tutti insieme, con una
drammatica ironia, accatastati, ammassati uno sullaltro senza essere mai risolti,
sono Paesi che hanno subito un vuoto politico traumatico.
Facciamo lesempio pi evidente.
La Mafia nata in Sicilia attorno al 1820. nata come sindacato che difendeva
talvolta luno talvolta laltro dei contendenti su commissione e pagamento. In un
certo periodo storico difendevano i piccoli proprietari terrieri. Si trattava di
effettive guardie armate del latifondo8 che rispondevano ad un capo e che
ostentavano continuamente il loro potere verso tutti, perfino verso i briganti di cui
regolarmente si servivano quando questi mettevano in discussione la loro autorit.
Erano i detentori effettivi di una equivoca giustizia sociale, senza alcuna
democrazia e senza alcuna possibilit di opposizione. Il loro potere sociale
diventato estensivo rapidamente non appena capirono che, per governare il
latifondo, avevano bisogno di controllare un certo numero di infrastrutture e i
centri nevralgici del potere politico e dello Stato.
Ora, qualcuno sa cosa fosse la Sicilia allora?
La Sicilia fu unita al Regno dItalia nel 1860, dopo la conquista dei mille
garibaldini, con un referendum politico. I Garibaldini sbarcarono in Sicilia allo
stesso modo con cui lo fecero gli anglo-americani circa 80 anni dopo.
Per tutto il secolo la Sicilia era stata combattuta come terra di conquista
delluno e dellaltro, e sotto fortissime spinte di indipendenza. Il potere di
Ferdinando III, che riport la Sicilia sotto il dominio Borbone, era dispotico e
indisponibile. Il 15 maggio 1815, nonostante fosse stato costretto dal
8

Si trattava di un vero e proprio ceto politico spregiudicato e violento denominato massari, campieri ("guardie armate"
del latifondo) e gabelloti (gestori dei fondi a gabella, cio in fitto) che governava con il terrore regolando i rapporti tra
contadini e proprietari, briganti.

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rappresentante inglese a Palermo, Lord Bentinck, a concedere la Costituzione,


abol il Parlamento con decreto del 15 maggio del 1815 e, con un altro decreto,
dell8 dicembre 1816, form lunico Regno delle due Sicilie, abrog le libert e le
franchigie, le leggi, gli ordinamenti, la zecca e le magistrature.
Naturalmente, in un momento storico di formazione degli Stati Nazionali9,
questa oppressione scaten una serie di rivolte a partire dal luglio del 1820, e
continuarono, senza entrare nel merito, prima durante e dopo la Restaurazione del
1830, nelle congiure di 1831, nelle rivoluzioni del 1837 a Catania e a Siracusa,
durante il periodo della carestia e del colera. Lautonomia di Palermo
rappresentava, fino alla rivoluzione del 12 gennaio 1848, un simbolo politico
emblematico. La sua conquista fu anticipazione e causa della polveriera
autonomista isolana esplosa in consecuzione progressiva in quellintero anno. Non
riuscendo comunque ad ottenere lindipendenza, gli autonomisti forzarono la
mano e si dotarono di una propria e separata costituzione, il 25 marzo del 1848. Il
Parlamento siciliano, nel frattempo ricostituito dal Re con la speranza di
calmierare le conflittualit, dichiar decaduta la monarchia borbonica e si dot di
un Governo autonomo: si proclam Stato sovrano e indipendente e, nella
illusione che lItalia si costituisse come una Confederazione di Liberi Stati, scelse
il nuovo Re nella persona di Alberto Amedeo di Savoia, duca di Genova e figlio
di Carlo Alberto. Naturalmente per una dichiarazione non basta per essere liberi,
e nello stesso anno, a settembre, dopo aver raso al suolo con un doloroso
bombardamento Messina, le truppe napoletane occuparono la costa orientale e
riconquistarono ufficialmente la Sicilia entrando in Palermo, lanno dopo. Era il
15 maggio 1849.
In tutto questo lungo periodo di incertezza dello Stato, di un qualsiasi Stato, il
territorio siciliano fu controllato e dominato, nel suo sistema di relazioni sociali e
politiche, da un ceto strutturato per la precisa gestione del potere e per stabilire un
ordine sociale, sebbene, circoscritto, per molti versi assoluto. Come scrisse nel
1838, in un apposito report, un funzionario del Regno delle Due Sicilie, tal Pietro
Cal Ulloa: Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi
partiti, senza riunione, senz'altro legame che quello della dipendenza da un capo,
che qui un possidente, l un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni,
ora di fare esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora
9

Giuliano Amato, riprendendo una dizione di Rosario Romeo, spiega bene la condizione di debolezza del paese
mediano italiano: Era debole il tessuto connettivo, cio era debole la governance; era debole lo Stato, che dovette
affidarsi a un elevato centralismo per non rischiare il ritorno delle vecchie diversit , cio era debole il governo; e, di
conseguenza per me, era debole llite alla quale era affidato il futuro comune, cio era debole il ceto politico. In
questa descrizione evidente la produzione di un vuoto politico dovuto alla scissione di governo e governance: un
potere estremamente centralizzato (il governo) che non riesce a sviluppare politiche di connessione (governance) con
territori altrettanto estremamente differenziati da usi, costumi linguaggi e poteri distinti e distanti, genera un vuoto
politico devastante che delegittima il potere e indebolisce notevolmente il suo ceto politico ed amministrativo. Amato
Giuliano, LE ISTITUZIONI DELLA DEMOCRAZIA, Il Mulino, Bologna 2014.

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dincolpare un innocente. Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di


una protezione impenetrabile10.
Insomma, una bella e lunga condizione di vuoto politico.
La Mafia nata subito con una funzione di supplenza, non dello Stato, mai
dello Stato, ma della politica. Quando manca il governo, resta solo la
governance.
Il vuoto della politica si evince proprio in questo: nella solitudine della
governance. Viceversa, la solitudine del governo comporta disaffezione, distanza
tra cittadini e istituzioni.
Lequilibrio politico, la legittimit delle istituzioni politiche data dalla
reciproca coniugazione di governo e governance. Qualsiasi potere, anche quello
della pura forza, legittimato se governa con una politica di governance. Tanto
pi si restringono le politiche di governance, tanto pi si restringe la
legittimazione, tanta pi forza, tanta pi violenza occorre per mantenere il governo
dei processi sociali.
Io ritengo che la mafia in Sicilia e a ben guardare ovunque sono sorte
organizzazioni criminali approfittando del vuoto politico che si era determinato
per le spinte autonomiste, si appropriata della governance di alcuni territori e ha
lasciato alle lotte intestine la competizione per il governo. Troppo alta era la
conflittualit per il controllo dello Stato e troppo difficile esercitare il potere. La
mafia nata per esercitare un potere possibile, quello locale, quello limitrofo,
quello delle relazioni sociali immateriali quotidiane: la gestione della governance
territoriale.
Io sostengo che, a causa del vuoto politico post bellico, i partiti politici abbiano
gestito involontariamente la governance italiana, in totale e assoluta
discrezionalit, facendo dello Stato la succursale istituzionale del loro potere e
degenerando la nostra democrazia che ancora non riusciamo a rigenerare. Tant
che la descrizione riportata da Pietro Cal Ulloa al Regno delle Due Sicilie delle
organizzazioni che controllavano il territorio nel 1838, pu valere perfettamente
come descrizione delle organizzazioni politiche che hanno controllato la
governance sociale nella storia della democrazia italiana.

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Scarpino Salvatore, STORIA DELLA MAFIA, Piccola Biblioteca di Base, Fenice 2000, 1994, pag. 17

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Se il Governo avesse esercitato la sua governance; se ci fosse stato un Potere


istituzionale legittimo al posto di quelle fratellanze assassine a guardia del
latifondo, cio a regolare e a regolamentare i rapporti economici e di sicurezza tra
contadini, grandi latifondisti e piccoli proprietari terrieri; se ci fosse stato il potere
politico dello Stato a garantire che le tasse, una cassa comune, sovvenissero ai
bisogni; se ci fosse stato un sovrano con un potere in grado ora di fare
esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo; se ci fosse
stato un apparato istituzionale, con il suo corpo di molti alti magistrati in grado
di tutelare se stesso con una protezione impenetrabile per assicurare una
funzione di giustizia, magari incolpando un delinquente invece che un
innocente; probabilmente la Mafia non sarebbe mai nata. E laddove tutto questo
c stato, nel bene e nel male, la mafia non mai nata.
Questa scissione tra governo e governance, ben descritta dal magnifico affresco
del romanzo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa11, questo stesso vuoto politico, nel
decennio successivo, ha favorito Cavour e Garibaldi che appunto furono aiutati
dalla Mafia a portare la Sicilia nel Regno dItalia.
Una identica condizione di vuoto politico si verificata nel 1943, quando, con
unoperazione denominata Sicilia Connection, gli angloamericani liberarono un
mafioso, Lucky Luciano, e lo mandarono in Italia, appunto in Sicilia, in
avanscoperta a proteggere il loro sbarco. Americani e Inglesi alla Mafia, che
11

Tomasi di Lampedusa Giuseppe, IL GATTOPARDO, Feltrinelli, Milano 1958

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aveva il potere delle governance sociale, si rivolsero. Daltronde il governo non


cera pi. Non cera in generale una amministrazione dello Stato poich la classe
dirigente giolittiana era stata spazzata via dal fascismo, quella fascista dalla
guerra, il Re era in fuga, la Repubblica non cera ancora. Nel vuoto politico
assoluto gli alleati affidarono i primi governi a chi deteneva il potere della
governance. In una democrazia si sarebbe fatto perfettamente il contrario. I primi
sindaci italiani in Sicilia, infatti, furono tutti mafiosi. Daltronde i mafiosi erano
gli unici in grado di controllare il territorio. Dal 1943 al 1948, in quei 5 anni
genetici della nostra Repubblica e della nostra democrazia, lo Stato Italiano non
cera pi. I cittadini italiani vivevano in un vuoto politico totale, in un baratro
infinito di assenza. Non sar un caso allora se dal 1947 al 1949, la Sicilia, unica
regione governata dai mafiosi nei comuni liberati, tenter ancora una volta la
strada della sua autonomia nazionale con i moti di Salvatore Giuliano. Tuttavia
alla mafia non interessa il governo di una nazione e nemmeno quello di una
Regione. Interessa la governance sociale, politica ed economica per imporre la
propria supremazia. Lasci il Governo dello Stato ai politici e tenne per s la
governance funzionale ai suoi affari.
In ogni caso, la nostra democrazia nata nel vuoto politico, nella condizione di
profondissima scissione tra governo e governance che sempre minaccia la
legittimit del potere. In Italia non cera pi niente. Dopo la seconda guerra
mondiale non cera niente: non cerano i comuni, non cerano i segretari
comunali, non cerano i dipendenti, non cerano naturalmente le Regioni, non
cerano i Ministeri, i magistrati, la polizia frammentata e frantumata dalla
organizzazione degli apparati di controllo fascista, evaporata, i carabinieri assillati
dal cruccio di dover giurare fedelt alla Repubblica dopo averla giurata al Re e
alla monarchia (annoso problema risolto con il giuramento allo Stato
qualsivoglia), lesercito affranto; non cerano imprese, imprenditori, associazioni
sindacali, organismi sociali, strutture industriali o aziende agricole. Non cera
niente. Non cerano le case e le cose. Cerano, per, le chiese. Cerano i partiti
politici, con i loro leader, nella forma del Comitato di Liberazione Nazionale.
Cera un governo da solo, senza governance, nel corpo di Alcide De Gasperi,
presidente del Consiglio dei Ministri e dellimmarcescibile Giulio Andreotti,
sottosegretario 12. Tutto ci che venuto dopo, tutto ci che abbiamo avuto fino al
12

Secondo Giuliano Amato, per aiutare lItalia post bellica ad essere ancora protagonista e partecipe della
costruzione europea Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, si avvalse della rete dei partiti e degli
esponenti cattolici nel continente europeo, evidentemente piuttosto che avvalersi dello Stato in coerenza con il suo
ruolo Istituzionale, speriamo per il fatto che lo Stato non cera; anche se ho molti dubbi. Amato G., cit., 2014. Ho
moltissimi dubbi perch la Chiesa cattolica, con una intelligenza politica unica, patrimonio di uno Stato che conosce il
potere ininterrotto sebbene mutato per circa 2000 anni, gi nel luglio 1943, prima ancora della caduta di Mussolini, riun
un gruppo di professionisti e intellettuali cattolici, allo scopo di raccogliere idee comuni per la rinascita del Paese. Il
documento, elaborato nel 1943 1944 e pubblicato nel 1945, alla vigilia della liberazione, caratterizzer in modo
decisivo la nostra Costituzione e le riforme di De Gasperi. Lispiratore della operazione fu Giovan Battista Montini (il
futuro Papa Paolo VI), allepoca nella Segreteria si Stato vaticana; mentre Sergio Paronetto (scomparso nel marzo del
1945) ne fu il protagonista dimenticato. Dau Michele, IL CODICE DI CAMALDOLI, Castevecchio Edizioni, Roma

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1993 e moltissimo di ci che abbiamo ancora, passato dentro i partiti politici,


come veri unici genitori della nostra democrazia. I partiti si sono tenuti, stretta,
strettissima, la governance politica italiana e non lhanno mai trasferita allo Stato,
nato e lasciato come succursale del loro enorme potere sociale. La formazione
delle istituzioni italiane ha seguito una procedura formalmente corretta, ma la loro
gestione avvenuta come atto di banale formalizzazione istituzione del potere di
governance discrezionale dei partiti politici.
LItalia rimasta nel vuoto politico avvenuto con la scissione tra governo e
governance. In mezzo ci si sono infilati i partiti politici che hanno trattenuto il
potere della governance ed hanno lasciato allo Stato Italiano il governo, come
succursale, come organo successivo, come istituto derivato.
Lo Stato non mai stato lespressione del potere politico italiano. sempre
stato lorgano di gestione di un fortissimo potere di governance che risiedeva ed
sempre interamente rimasto nei partiti politici, liberi, anarchici, totalmente
incontrollati nonostante il dettato costituzionale.
Il vulnus della democrazia italiana sta tutto qui: nel vuoto politico tra governo
e governance post bellico su cui si costituita e sulla permanente incontrollata e,
per moltissimi versi incontrollabile, discrezionalit dei partiti politici come
genitori delle istituzioni (governo) e come selezionatori del suo ceto politico
(governance)13.
La scissione tra governo e governance la causa del vuoto politico che ha
generato la mafia e degenerato la democrazia.

2015. Sono pi propenso a credere, dunque che non si trattasse di una esigenza o di una necessit, ma di una strategia o
una tattica di consolidamento del potere dei partiti sullo Stato, in cui si annidano tante (se non tutte) colpe della
degenerazione democratica italiana. Per questo motivo totalmente sbagliata la considerazione di Amato su De Gasperi
come lunico, vero epigono di Cavour, lunico, dopo di lui, che seppe impostare per lItalia un futuro, capace di
imporsi come futuro nazionale. Amato G., cit., 2014. Con una piccola differenza, che Cavour non costru un futuro per
la famiglia Sabauda, ma per lo Stato italiano, nella speranza di avere successivamente una nazione (come secondo la
nota considerazione di Massimo DAzeglio: Ora abbiamo fatto lItalia adesso facciamo gli italiani ); mentre De
Gasperi costru il futuro del suo partito e degli associati trasformando lo Stato in una succursale indispensabile per
conquistare la nazione alla sua ragione e alla sua religione. La differenza sta nel fatto che Cavour ha dato agli italiani la
possibilit di scegliere il loro futuro allinterno di uno Stato Unitario, mentre De Gasperi e peggio ancora quelli che
sono venuti dopo di Lui - ha utilizzato lo Stato unitario per costringere gli italiani a condividere il suo futuro (che in
realt non era nemmeno il suo, essendo caratterizzato da insuperabili vincoli politici di schieramento e connotato
culturalmente e cognitivamente dalla Chiesa cattolica). Proprio in termini di degenerazione democratica, questa
differenza fa tutta la differenza.
13 Tra gli altri, anche Giuliano Amato ritiene che la statualit debole del sistema politico italiano sia dovuta alla
esorbitante funzione dei partiti politici, ma non considera la loro discrezionalit e non considera il vuoto che si
determina dalla scissione tra governo e governance. Dunque non spiega davvero le cause strutturali della crisi
democratica italiana, se non come riferimento ad un modello culturale di stampo monista, che a mio avviso invece
esso stesso un effetto della scissione tra governo e governance che ha generato la mafia e degenerato la democrazia.
Amato Giuliano, LE ISTITUZIONI DELLA DEMOCRAZIA, Il Mulino, Bologna 2014

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Credo che questo vuoto politico ci sia sempre stato nei 150 di vita dello Stato
Italiano; ma certamente il fondamento degli ultimi 80 anni della Repubblica
Italiana. Infatti, quel vuoto politico c stato: in tutto il periodo del proporzionale,
del pluralismo polarizzato come lha chiamato Giovanni Sartori14 -;
parzialmente mistificato con il mattarellum dopo la rivoluzione di Tangentopoli;
violentemente riproposto con il porcellum ed ora, sfacciatamente, con litalicum,
in cui tutto si pu discutere, ma non del potere discrezionale dei partiti e
addirittura dei loro capi nella selezione del ceto politico, sia esso nominato o
eletto. Una discrezionalit che nella nostra storia ha indotto tranquillamente il
segretario politico del maggior partito italiano di intimare il Parlamento, dicendo
allo Stato che il suo partito non poteva essere processato. Una discrezionalit che
porta oggi la nomina di un Premier mai eletto il cui diritto al governo gli viene
direttamente da una norma dello statuto del suo partito. Una norma che, in una
repubblica parlamentare, decide chi deve essere il Presidente del Consiglio prima
del voto, indipendentemente dalla volont dei parlamentari, indipendentemente
dal risultato elettorale e addirittura indipendentemente dallo svolgimento delle
elezioni. Il partito discrezionale, dal 1948 ad oggi, resta la fonte assoluta di un
potere politico di governance che nel governo dello Stato si deve trasferire per
essere esercitato. Un partito che nelle sue procedure democratiche interne e nelle
sue dinamiche politiche non mai stato controllato da nessun magistrato,
nonostante ripeto il dettato costituzionale, e in cui si esercita una forza non
regolamentata da alcun diritto, che permette a chi comanda di cacciare
tranquillamente gli oppositori, di imbrogliare alle primarie, di cambiare senza
problemi il programma politico con cui ci si presentati sul proscenio della
propria autorappresentazione. Un potere discrezionale che rappresenta il vuoto
politico su cui interamente costruita la nostra semi-democrazia e che ha prodotto
la degenerazione che i cittadini hanno in questi anni sopportato.
Il vulnus della democrazia italiana sta tutto interamente qui, ed un vulnus che
si approfondito con la restaurazione della discrezionalit dei capi degli ultimi 20
anni. I partiti politici sono stati i genitori del nostro Stato, non viceversa. Uno
Stato che risultato totalmente pervasivo al potere di governance dei partiti
politici.
Non stata la societ a generare lo Stato.
stato lo Stato a generare la societ italiana.
Come tutti i genitori, che sono educatori per definizione, sulla base di un
pregiudizio amorevole, quasi caritatevole e commettono incommensurabili
catastrofi, anche i partiti, che sono i genitori delle istituzioni politiche italiane,
hanno prodotto uno sfregio profondissimo sul volto della democrazia. Cos come
14

Sartori Giovanni, LA TEORIA DEI PARTITI E IL CASO ITALIANO, Sugarco, Milano 1985

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tutti i genitori non sono mai stati controllati dai figli, anche i partiti incontrollati
dalle istituzioni hanno sempre preservato la propria discrezionalit, a dispetto di
ogni regola e di ogni statuto; hanno generato un ceto politico, amministrativo,
poliziesco, economico, sociale, perfino culturale, militare e militante per la
maggior parte dipendente, sulla base di un vuoto politico strutturale, sistemico, in
totale autonomia, in pieno arbitrio. Nessuno sa davvero come e perch uno arriva
a dirigere un Ente o un Ministero in vece di un altro. Nessuno sa come e perch
uno in vece di un altro viene chiamato in televisione. Con quale criterio viene
selezionato al Parlamento luno rispetto allaltro per essere poi nominato? Siamo
stati ed ancora siamo oltre la norma, nel vuoto politico da cui derivata e deriva la
forza e la sfrontatezza del potere dei partiti politici.

Diceva Ortega Y Gassett15, ogni nostra epoca porta con s la sua norma e la
sua enormit, il suo decalogo e la sua falsificazione.
Cos stato per la democrazia italiana: norma ed enormit, decalogo e
falsificazione.
La falsificazione pi forte avvenuta nel 1993, lanno in cui abbiamo preso
coscienza della nostra enormit.

15

Ortega Y Gassett Jos, LA RIBELLIONE DELLE MASSE, Il Mulino, Bologna

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Fino ad allora, dal 1948 al 1993, per 45 anni, abbiamo vissuto nellepoca degli
immutabili, degli immarcescibili, degli indispensabili, degli highlander politici
nazionali. Un ceto politico totalmente autoreferenziale, permanente, immobile,
privilegiato e corrotto, pi vicino alla nomenclatura sovietica o ai mandarini cinesi
che alla democrazia americani di cui pure tesseva enfaticamente le lodi. Un ceto
politico bloccato che, per scambiarsi il privilegio del Governo, si palleggiato le
istituzioni politiche con un turn-over al potere eccessivo, ma assolutamente
indispensabile per permettere a tutti di essere coinvolti e condizionati,
condividendo privilegi e vantaggi. Le regole della democrazia formale
normalmente piegate alle esigenze di una autoreferenzialit sostanziale. Potremmo
dire: da Andreotti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con
De Gasperi (31 maggio 1947) ad Andreotti Presidente del Consiglio dei Ministri
(28 giugno 1992)16 una longevit politica che non ha eguali, unica ed inusuale per
tutte le democrazie del mondo e della storia. Tanto da far ritenere che, appunto,
quella non fosse una democrazia.
E forse non lo ancora; sebbene io ritenga che, negli ultimi 22 anni, dal 1993
al 2015, nonostante tutto, le cose siano andate meglio, addirittura molto meglio.
Tuttavia lItalia non ancora una democrazia completa e nemmeno completata.
Vedete, le democrazie contemporanee, nellepoca delle Piattaforme
Continentali di Nazionalit e dei network relazionali mediatici, si formano, cio
assumono una loro forma, una morfologia e una connotazione sulla base di 3
fattori morfologici:
1. Il fattore fiscale, per il recupero dei soldi;
2. Il fattore elettorale, per la selezione delle persone;
3. Il fattore comunicativo, per la proliferazione delle idee.

16 stato 7 volte Presidente del Consiglio dei Ministri; 8 volte Ministro della difesa; 5 volte Ministro degli Esteri; 3

volte Ministro delle Partecipazioni Statali; 2 volte Ministro del Bilancio, Ministro delle Finanze e Ministro
dellIndustria; 1 volta Ministro del Tesoro, Ministro dellInterno, Ministro dei Beni Culturali, Ministro delle Politiche
Comunitarie; sempre Parlamentare e infine Senatore a vita.

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Dal 1993 al 2015, il fattore fiscale non stato riformato e nemmeno il fattore
comunicativo, ma il fattore elettorale si e per ben 3 volte. La prima volta con il
mattarellum, il 4 agosto 1993, che ha permesso lalternanza politica. La seconda volta
con il porcellum, il 21 dicembre 2005, che ha prodotto il pantano delle quasi vittorie.
La terza volta ora, con litalicum, approvato il 4 maggio 2015, nei confronti del quale
personalmente ho molte titubanze ma i cui effetti sono ancora oggettivamente da
verificare.
Con tutte queste modificazioni, alla fine di questi 22 anni, almeno, abbiamo
acquisito la consapevolezza della rilevanza di uno dei 3 fattori morfologici delle
democrazie contemporanee.
sufficiente?
Ci basta?
Ci possiamo accontentare?
Siamo per questo diventati una democrazia compiuta?
Non credo.
Una volta cerano le forme politiche del governo di aristotelica 17 memoria.
Erano 3 (o 6): il governo di uno (Monarchia che pu degenerare in Tirannide);
il governo di pochi (Aristocrazia che pu degenerare in Oligarchia); il governo del
popolo (Democrazia che pu degenerare in Oclocrazia). Era lepoca delle
Costituzioni, quando i Greci discutevano di filosofia politica come un esercizio
17

Aristotele, OPERE, Utet, Torino 1989

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concreto, pratico, perch dovevano dare una forma a citt Stato che non cera prima e
che spesso bisognava costruire ex novo. Non erano oziosi esercizi di erudizioni.
Erano discussioni reali ed anche realistiche. Dovevano costruire citt in territori
incolti e si chiedevano quale forma politica dovessero assumere e quale poi
urbanistica.
Prima, durante e dopo le due guerre mondiali del novecento, Hannah Arendt 18,
sulla base della teoria dellazione, ci ha insegnato che in realt questa distinzione
insufficiente per capire il mondo e il potere. Il governo del popolo non solo la
democrazia e spesso si contrappone al governo dei molti che il Totalitarismo. E lo
ha drammaticamente insegnato apprendendolo dallo studio dei sistemi politici
onnicomprensivi del Nazismo e del Comunismo.

Oggi viviamo nellera della comunicazione, nella quarta, solo la quarta


cosmogonia della intera storia dellumanit. Il suo avvento lo datiamo
convenzionalmente al 1989, anno della caduta del muro di Berlino come prima causa
e al 2001, anno della caduta delle Twin Towers come secondo effetto diretto,
entrambi major event della comunicazione globale19.
La tripartizione delle forme di governo, almeno nella dizione aristotelica, non
pi rappresentativa delle realt politiche esistenti. I totalitarismi, almeno nella
cognizione di Hannah Arendt, non ci sono pi.
Che cosa li ha sostituiti?

18
19

Arendt Hannah, LE ORIGINI DEL TOTALITARISMO, Einaudi, Torino 2008


Ceci Alessandro, COSMOGONIE DEL POTERE, Ibiskos, Empoli 2013

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Le tipologie del potere (governativo e non) si collocano allinterno di un


doppio intervallo che va dalle dimensioni autocratiche alle dimensioni democratiche,
con network che possono essere segregati o integrati.
Sono governi autocratici quelli in cui il leader trae i suoi poteri dalla sua stessa
persona e non riconosce alcuna limitazione alla sua autorit. una forma di governo
in cui un singolo individuo detiene e rappresenta il potere di una intera
organizzazione o di uno Stato. Il potere autocratico privo di rappresentanza. il
potere della rappresentazione che torna prepotentemente nella nuova societ della
comunicazione. Torna in altre forme, molto pi pervasive, invasive, grazie alla
utilizzazione dei mass media e della tecnologia dei social network. Questa nuova
disponibilit digitale diffusa offre nuovi margini al rapporto tra gli utenti/elettori e i
attori/politici. Un potere che assorbe su di s lintera immagine dellologramma
politico.
La democrazia, si sa, la peggiore forma di governo, tranne tutte le altre. Anzi,
non nemmeno una forma di governo, un sistema politico. Delle complesse
configurazione, delle diversificate connotazioni che il sistema democratico ha assunto
nelle varie epoche storiche e nei molteplici habitat sociali, la democrazia si struttura
in tre dimensioni:

In relazione

Il governo per il popolo,


Il governo del popolo
E il governo con il popolo,
ai livelli di partecipazione politica al processo decisionale.

Con lavvento della societ della comunicazione la connotazione della


democrazia cambia perche cambia la connotazione dello scambio politico tra eletto
ed elettore: si passa dal rapporto di rappresentanza, tipico delle democrazie liberali
del novecento (io ti voto e tu mi rappresenti), alla relazione responsiva, tipico della
nuova societ dei media (introduco un input nel sistema della comunicazione e ricevo
un output in termini elettorali)20.
Nella politica contemporanea i singoli governi si collocano allinterno di un
intervallo compreso tra i due estremi idealtipici di Autocrazia (A) e Democrazia (D).
Ad ogni decisione assunta, ad ogni legge approvata il sistema politico si sposta verso
una maggiora Autocrazia o verso una maggiore Democrazia. Il punto in cui ci si
colloca non mai certo, non mai stabile, non mai sicuro, non mai assicurato.

20

Ceci Alessandro, INTELLIGENCE E DEMOCRAZIA, Rubettino, Soveria Mannelli, 2006

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I network con cui oggi ci si associa, come tipologia organizzativa prevalente21,


come luoghi di associazione anche politica, pu essere segregato o integrato.
Sono network segregati quelle reti costruite attorno a un polo centrale,
segmentati, che vengono governati e controllati da un centro in cui passano tutte le
possibili connessioni.
Sono network integrati quelle reti i cui poli sono tutti reciprocamente
interconnessi, in modo autonomo, senza alcun centro regolatore, il cui equilibrio
dato dalla complessiva sostenibilit delle relazioni.
Anche i network Segregati (nS) o Integrati (nI) si collocano, come tipologie
idealtipiche, agli estremi di un intervallo che ne connota, di volta in volta, la identit
e la identificazione.
LItalia di oggi un network segregato autocratico.
Non democratica, dunque.
Non del tutto, almeno.
Per me, nemmeno prevalentemente, perch i fattori morfologici sono statici e
quando vengono modificati senza essere riformati lo si fa sempre tendenzialmente
verso il rafforzamento di un decisore centrale, con diversificate giustificazioni, verso
il rafforzamento di un potere ologrammatico di un autocrata mediatico di nuovo tipo.
Non un sistema di relazioni partecipate come si realizzerebbe, ad esempio, con
il controllo della regolarit democratica degli statuti e dei comportamenti asso ciativi
di tutti i soggetti attivi a cominciare dai partiti il governo con il popolo.
Non un sistema politico rappresentativo diretto, come era ad esempio, con il
sistema uninominale, dove era rafforzato il rapporto di delega tra il collegio elettorale
e leletto il governo del popolo.
Sempre pi, invece, meccanismi di controllo della volont popolare, tentativi
(spesso per fortuna non riusciti) di indurre il consenso con il condizionamento
comunicativo della relazione responsiva da parte di decisori discrezionali, che prima
erano almeno soggetti politici (i partiti), ora sono individui mediatici governo per il
popolo.

21

Tutti gli esseri eusociali vivono in strutture sociali adattate agli habitat di riferimento. Gli umani, in particolare, hanno
avuto 4 tipologie di strutture associative prevalenti corrispondentemente alle 4 diverse cosmogonie in cui sono vissuti:
dalla conquista della posizione eretta allantico Egitto la tipologia strutturale prevalente della comunit erano gli
organismi; con lavvento della societ agricola egiziana registriamo la realizzazione di organizzazioni p iramidali
gerarchico-burocratiche; con la societ industriale invece ci associamo dentro sistemi differenziati; oggi, nellepoca
della societ della comunicazione, sopravanzano network integrati o segregati. Vedi Ceci Alessandro, COSMOGONIE
DEL POTERE, Ibiskos, Empoli 2013.

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Un esempio solo sullunico fattore morfologico modificato: il fattore elettorale.


Si dice, e molti lo credono anche tra i suoi contestatori, che questo nuovo
meccanismo favorisca la mitica governabilit, che naturalmente in Italia un bene
prezioso dopo 45 anni di permanenza al potere dello stesso schieramento e dello
stesso ceto politico, dopo 15 anni di governo di sempre lo stesso Premier, indiscusso
e indiscutibile capo e fondatore di un partito che non lo ha mai votato, a cui si pu
aderire soltanto per obbedire. Tant che la governabilit un mito e quindi deve
necessariamente essere favorita dai meccanismi elettorali. Ricordo che il nostro
sistema istituzionale disegna la forma di una democrazia parlamentare in cui il
Premier e il suo intero Governo vengono eletti dal Parlamento non dal cittadino
elettore. Il cittadino elettore decide soltanto, non chi deve governare, ma quale partito
preferisce che abbia la maggioranza parlamentare. Il quesito elettorale : chi vuoi che
ti rappresenti in Parlamento? Non: chi vuoi che ti governi? La governabilit non
centra nulla. Si risponde che questo avverr per effetto indiretto, diciamo pure per
servilismo, perch il 75% dei parlamentari saranno discrezionalmente nominati dai
rispettivi capi-partito.
Ma anche questo falso.
In realt lunico partito che avr un numero di Parlamentari eletti direttamente
dal popolo sar il partito che vincer la consultazione elettorale. Su circa 400
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parlamentari, solo 100 saranno nominati, circa 300 saranno eletti. Per chi vince,
dunque, il controllo del gruppo parlamentare relativo e molto, ma molto pi
difficoltoso. I parlamentari nominati dal capo saranno una piccola minoranza rispetto
al loro numero complessivo.
Chiedo: quando mai la instabilit politica stata determinata da chi ha perso,
dalla opposizione?
Quando c stata, linstabilit politica, sempre stata il prodotto di crisi di
maggioranza. Aver eliminato le coalizioni una pura illusione. Il Premier nominer
Ministri di sua preferenza, non selezionati dai parlamentari eletti. Avendo rapporti
prevalenti con i nominati, chieder al Parlamento sotto controllo un servilismo
estremo. Gli eletti, detentori di propri sistemi di preferenze, preferiranno essere liberi
in un cespuglio piuttosto che prigionieri in una foresta. Specie dopo le ultime
esperienze vissute con la elezione dei Presidenti della Repubblica (caso Prodi)
evidente che lessere partecipanti allo stesso partito non assicura una tenuta di
stabilit. Aver riproposto un sistema a instabilit diffusa nella maggioranza partitica
piuttosto che in quella di coalizione una mera restaurazione di quanto sempre
avvenuto nella frammentata storia italiana. Tra laltro, in unepoca in cui il voto di
fiducia sulle leggi di indirizzo governativo una prassi regolare ed abitudinaria, le
minacce alla governabilit sono infinite. La fragilit del voto di fiducia, infatti,
evidente: come per la roulette russa, basta che sbagli un colpo sei morto.
Quindi il tema della governabilit, che gi in s un argomento autocratico,
falso.
Volete che non lo sappiano?
Lo sanno benissimo.
Solo che non quella la principale motivazione della modificazione del fattore
elettorale.
La principale motivazione il controllo dellesito elettorale prima ancora del
voto. Quelli che immaginano di perdere la campagna elettorale saranno indotti a
presentarsi in convenienti cespugli di micro-partiti personali controllabili. Quelli che
immaginano di vincere saranno indotti a imprigionarsi in una foresta per comandare
(salvo poi incendiarla quando si renderanno conto che, da eletti, non comanderanno
niente contro un Premier nominato). E tutta questa immaginazione indurr una
proposta politica che favorir la vittoria per chi si immagina vincitore e la sconfitta
per chi si immaginava perdente. In questo modo, lesito elettorale sar
sufficientemente controllato prima ancora del voto.
Il diavolo per fa le pentole e non i coperchi.
Credo che questa non sia la modificazione conclusiva della legge elettorale.
Anzi ipotizzo che, tra qualche anno, ci troveremo ancora a discuterne. Allora per
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avremo perfettamente coscienza, spero, del fatto che la nostra azione favorir una
spinta del sistema politico italiano o verso lautocrazia (probabile) o verso la
democrazia (auspicabile). Per ora teniamoci questa restaurazione.
Daltronde, la cosa bella e brutta nella politica della societ della
comunicazione che la nostra dimensione democratica va continuamente ridiscussa,
ridefinita.
Ogni giorno si ricomincia.
Ogni volta possiamo diventare pi segregati o pi integrati, pi autocratici o
pi democratici.
brutto perch non viviamo pi in un habitat di certezze. Ogni considerazione
pu essere ulteriore, aggiuntiva, distruttiva, pi adatta e pi adattabile. La
comunicazione ci induce a vivere in una fortissima inflazione di ragioni, che spesso
durano lo spazio e il tempo di un solo talk-show, senza sedimentazioni cognitive,
istruttivi forse, ma non educativi, privi, privati di ogni valore rappresentativo, in
favore di simboli identificativi, omologanti e raffigurativi.
La cosa bella la responsabilit etica personale e collettiva a cui siamo
costantemente richiamati per spingere il nostro sistema politico verso uno sbocco
possibile e verso una soluzione accettabile. Ogni giorno siamo noi, per quel tanto che
possiamo, a dover decidere se dire delle cose plaudenti o cose coerenti, con il vuoto o
con il voto, se essere pi autocrati o democratici. Siamo sempre noi a dover decidere,
anche qui, ora, quale il nostro decalogo e la nostra norma, quale enormit dobbiamo
sfuggire con quale falsificazione. Siamo noi, ciascuno di noi, artefici e artefatti del
potere nella societ della comunicazione. E se non saremo democratici, se non
saremo ancora sufficientemente democratici, perch non lo siamo quotidianamente
noi.
La scuola e luniversit possono molto. Dal mio punto di vista, possono tutto.
Per controllare gli esiti elettorali e per rafforzare una autocrazia mediatica di
nuovo tipo, negli ultimi 20 anni tutti gli istituti e le istituzioni di produzione della
intelligenza individuale e collettiva sono stati progressivamente svuotati di senso e di
significato. stata programmata e realizzata una sistematica e costante azione alla
disarticolazione dei pensieri critici e delle stesse forme di pensiero. Come denunciava
Pasolini, un giorno tolgono un teatro e fanno un centro commerciale, poi una libreria
diventa cartoleria, i luoghi di confronto chiudono, i dibattiti diventano noiosi, il
rumore invade ogni sonorit. Una cosa alla volta, con calma, con metodo e costanza,
senza che nessuno se ne accorga e dopo 10 anni sei totalmente cambiato, asservito,
condizionato, omologato e non puoi fare pi niente.
La cultura emarginata, la scuola e luniversit estraniata, viene parcellizzata per
essere prima o poi accantonata. Si pretende che la scuola e luniversit siano centri di
addestramento al lavoro, totalmente strutturati su una contabilit acquisitiva, su un
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budget banale, un equilibrio fatto di crediti e debiti formativi che non dicono niente e
non servono a niente. Sono stati progettati apposta, per annullare ogni connotazione
culturale allo studio, per favorire il conteggio delle esperienze, la contabilit della
conoscenza.
Credete davvero che gli studenti imparino il contenuto?
Non sapete che gli studenti imparano il metodo?
I contenuti vanno e vengono.
Il metodo resta, per sempre, nella forma mentis di ciascuno di noi.
Quindi, alla fine di un lungo percorso di studio di circa 20 anni, le nostre nuove
generazioni nellinfosfera, avranno in realt imparato semplicemente a fare un
bilancio e valuteranno la loro vita o le loro relazioni sulla base di una rigida
contabilit di interessi.
Questa funzione di formattazione cognitiva e di livellamento del pensiero
totalmente ignorata da professori autoreferenziali, che credono di svelare in ogni
parola il loro messaggio messianico educativo. Il potere, invece, lo sa e molto bene.
Quindi, lascia ai professori loratoria dei contenuti e decide sulla struttura del
metodo.
Il potere forma le menti delle nuove generazioni non la scuola o luniversit.
Se uno studente deve vivere imparando a formulare un budget formativo,
integrando debiti e crediti; se la scuola e luniversit sono stati trasformati in
succursali aziendali per preparare ad un mondo di lavoro che non c; vuol dire che lo
studente preparato al niente e noi tutti siamo i sacerdoti della inutilit che vivono in
monasteri abbandonati e trasformati in diplomifici prodotti in serie.
Le scuole e le universit vivono in uno stato di liminalit in cui il pensiero
abrogato, decervellato, il know how diventato know out e non sta pi nel mondo
istituzionale della istruzione; pi nemmeno in altri agenti educativi tradizionali, come
ad esempio, la famiglia.
Non era cos nel dettato costituzionale della nostra Repubblica.
Nella Carta Costituzionale riportato interamente lo spirito complessivo della
nostra nazione in ricostruzione post bellica, con la voglia disperata e la tenacia di
uscire da una ignoranza umiliante, con la determinata consapevolezza che la cultura
fosse effettivamente il terreno del riscatto e dello sviluppo nazionale, con la
orgogliosa volont di dotarsi della necessaria istruzione per competere a livelli
internazionali. La strada del riscatto italiano era chiaramente indicata nella duplice
esigenza di crescere dal punto di vista economico e di svilupparsi rispetto alla qualit
della vita sociale.
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L'Italia aveva lesigenza imprescindibile di emanciparsi. E come sempre questa


emancipazione era ed il prodotto di maggiore istruzione, maggiore conoscenza e
maggiore cultura. Questa connotazione caratteristica della nostra costituzione, pi che
di altre; questo nesso che potremmo oggi chiamare il vincolo formativo, che lega
listruzione con il processo sociale, il diritto al confronto tra identit e uguaglianza,
passato poi dentro il Trattato di Lisbona e la Convenzione Europea dei diritti
dell'Uomo. Non un caso la Carta Europea della Scuola abbia come obiettivo
primario del sistema scolastico il motore dello sviluppo sociale, della competitivit
economica, della democrazia diffusa e della cittadinanza fondata sulla solidariet.
un vincolo che riconosciamo oggi nelle facce rugose degli immigrati,
naufraghi della ignoranza, costretti ad emigrare perch privi e, per certi versi privati,
dalle competenze necessarie per far crescere e sviluppare i territori di loro
provenienza. Uno dei drammi del sottosviluppo proprio nellassenza delle
competenze necessarie per il sostegno della economia interna e per la creazione di
quelle innovazioni sociali indispensabili alla estensione della qualit della vita nel
mondo.
Era anche la condizione storica di quella Italia post bellica a cui la costituzione
ha permesso di emanciparsi garantendo la formazione delle competenze, delle
capabilities come si dice oggi, necessarie per trasformarsi da nazione semi agricola a
grande nazione postindustriale moderna.
Proprio noi, che viviamo immersi nel bacino mediterraneo per il novanta per
cento del nostro territorio, ai popoli del nord Africa in subbuglio possiamo
rappresentare la testimonianza vivente di quanto, una Costituzione animata dalla
espansione della conoscenza, possa essere strumento della propria complessiva
emancipazione sociale.
Ci voluto impegno. Come diceva Piero Calamandrei la costituzione non
una macchina che una volta messa in moto va avanti da s22.
Ci vuole impegno e costanza.
Ci vuole lavoro.
Per Calamandrei La Costituzione un pezzo di carta, la lascio cadere e non si
muove: perch si muova ha bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile;
bisogna metterci dentro l'impegno, lo spirito, la volont di mantenere queste
promesse, la propria responsabilit23.
La forza della nostra costituzione dunque sta nel senso di responsabilit civica
di cui ciascuno si dota. Il senso profondo della nostra Costituzione, per come ce lo ha
22
23

Calamandrei Piero, CHIAREZZA NELLA COSTITUZIONE, Edizioni 24 ore, Storia e Letteratura, Milano 2012
Calamandrei P., cit., Milano 2012

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trasmesso Calamandrei, non nella sacralit della carta, del documento, dell'oggetto.
nella sacralit dei principi, che richiedono attenzione, partecipazione, volont.
Richiedono un senso di responsabilit verso i contenuti reali, vero lo spirito delle
leggi, che il reale, unico, sentimento politico che il documento fondativo della
nostra Repubblica conserva prezioso nella sua intimit.
Per questo concludeva Calamandrei una delle offese che si fanno alla
Costituzione l'indifferenza alla politica24. Perch questa indifferenza, questa
inerzia, la nostra pervicace nemica, distrugge il sentimento etico, la responsabilit che
ciascuno deve mantenere per non fare di quel documento un semplice pezzo di carta.
Chi ha la responsabilit degli studi, della offerta universitaria pubblica e/o privata,
come recita l'art.33 della nostra Costituzione, sente su di s questo impegno,
lesigenza di fare strutture che, come le norme, non devono essere soltanto
funzionanti, ma devono essere principalmente vive.
Facciamo strutture vive, non soltanto efficienti.
Rispettiamo lo spirito etico della costituzione in modo che le norme non restino
carta poggiata nelle librerie, ma che rappresentino lesigenza viva di una nazione che
tende continuamente a livelli di emancipazione maggiore. E per luniversit questi
livelli sono di due tipi: la competenza nella qualit degli studi e la solidariet nel
sistema delle relazioni umane.
In questo la similitudine tra Costituzione e Universit, dal mio punto di vista,
assume il suo pi profondo significato: permettere lemancipazione di una
generazione grazie alla competenza ed alla solidariet.
Dunque, io credo che nella scuola e nella universit si annidano le risorse per il
futuro; che nella scuola e nella universit si possa e si debba fare molto.
Non una speranza.
una coscienza.
La scuola, le universit, listruzione in generale deve tornare ad essere, come
nel senso profondo della Carta Costituzionale, la governance culturale della
nazione.

24

Calamandrei P., cit., Milano 2012

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Lasciamo il governo al Ministro, a qualsiasi Ministro. Per quanto possa essere


sbagliata, una legge non esaurisce la sua forza nel dettato della norma. Senza una
governance sociale reale quella legge, come sosteneva la teoria delle foglie secche
di Carlo Arturo Jemolo 25, perde legittimit e cade in desuetudine. Lenergia,
legemonia, il potere dellistruzione sta nella nervatura di conoscenza della vita, nella
fitta rete di interconnessione dei significati, nella corrispondenza logica ed
epistemologica tra realt e verit, nella intelligenza connettiva come patrimonio unico
della emancipazione nazionale. il cuore del terzo fattore morfologico dei network
sociali contemporanei, quello che connota la nostra epoca storica, la denotazione
della quarta cosmogonia che stiamo vivendo, lultima mutazione, il fatto sociale
totale, come lo definiva Macel Mauss 26, da cui siamo travolti nella nostra quotidiana
glocalit: la comunicazione. Se il governo tende ad emettere una serie di informazioni
finalizzate allimprinting di uno scenario di verit a cui chiede una conformit e un
conformismo omologante, la governance si costituisce sulla realt delle relazioni
comunicative, sul feed-back, sulla risposta dellaltro ad ogni nostra affermazione.
Lenergia, legemonia, il potere dellistruzione sta tutta l; nella risposta dellaltro,
nella intelligenza della relazione comunicativa, nella dimensione cognitiva della
realt, nella governance culturale della nazione.
25

Vedi: Fantappi Carlo, ARTURO CARLO JEMOLO. LA RIFORMARELIGIOSA E LAICITA DELLO STATO,
Morcelliana, Roma 2001, oppure Miccoli G., IL NUOVO CONOCERDATO, in Passato e Presente, 2, 1984, pp.3-11
26 Mauss Marcel, SAGGIO SUL DONO. FORMA E MOTIVO DELLO SCAMBIO NELLE SOCIETA ARCAICHE,
Einaudi, Torino 2002.

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Io so che il rapporto tra docente e discente unico, irripetibile, insuperabile.


Nessun potere potr mai eliminare il discorso, spesso frammentario come
diceva Roland Barthes 27, della conoscenza dellaltro. una forma damore che viene
depositata nella nicchia dellaula, in cui luno conosce laltro e luno e laltro
costruiscono e costituiscono un sistema di senso che da vita a tutta unaltra vita.
Lacan teneva lezioni private affollatissime. Per ascoltare Jodorowsky dovevi
prenotare mesi prima. Bertrand Russell, nei periodi del suo disaggio economico,
girava il mondo tenendo conferenze, pi preziose per chi le ascoltava che per chi le
teneva.
Nella scuola, nelle universit risiede una plus valenza relazionale che nessun
potere potr mai spezzare e che il presupposto di ogni democrazia
dellapprendimento e di ogni apprendimento democratico. Questa relazione, che nella
storia dei gruppi eu-sociali che hanno conquistato la terra di cui gli umani sono la pi
alta e sviluppata espressione come insegna Wilson28 -, questo infra come diceva
Hannah Arendt29 da cui nasce ogni politica, una connotazione ineliminabile
delluniversit e della scuola. nostro, soggettivamente e individualmente, direi,
personalmente nostro, se smetteremo di utilizzare luniversit e la scuola come uffici
per altri affari e se preserveremo laula come nicchia di amore condiviso e
partecipato, come luogo di confronto e anche di affronto, come bolla di comprensione
e conoscenza; se confideremo nellaula, non solo simbolicamente, ma principalmente
come dimensione fisica, emozionale e logica dello scambio comunicativo, del fascino
insuperabile della reciproca conoscenza.
Il mio motto, preso non so dove, : la vita una produzione di significati.
Questa responsabilit spetta esclusivamente a noi, in queste aule, se saremo
sempre pi democratici e sempre meno autocratici; se favoriremo sempre pi, con
coraggio e passione, lintelligenza, questo mix di logica ed emozione, di razionalit e
ragionevolezza, che continua e continuer, come voleva Piaget 30, ad organizzare il
mondo organizzando se stessa.
In ogni angolo e in ogni momento della societ della comunicazione il potere,
appositamente definito da me epipower - il potere epistemologico della conoscenza tenta di espropriare e di appropriarsi questa funzione sociale genetica, con scenari di
verit sostitutivi della realt dellHomo Sacer e della sua vita nuda31.
Non c dubbio, per, che la cultura, in generale, e listruzione, in particolare,
hanno il compito, in ogni loro istante, di organizzare quellintelligenza che organizza,
continuamente e comunque, il nostro mondo.
Ripeto: una responsabilit che spetta interamente a noi.
27

Barthes Roland, FRAMMENTI DI UN DISCORSO AMOROSO, Einaudi, Torino 1995


Wilson O. Edward, LA CONQUISTA SOCIALE DELLA TERRA, Raffaello Cortina Editore, Milano 2014
29 Arendt Hannah, CHE COSA E LA POLITICA, Einaudi, Torino 2006
30 Piaget Jean, EPISTEMOLOGIA GENETICA, Laterza, Bari 1985
31 Agamben Giorgio, LHOMO SACER: IL POTERE SOVRANO E LA VITA NUDA, Einaudi, Torino 2005
28

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Il Glocal University Network lieto di presentare la sua nuova


iniziativa editoriale, i GLOCAL BOOKS, un mensile interamente
dedicato alle attivit della comunit scientifica del network.
Il periodico contiene approfondimenti tematici, dispense delle
lezioni, a cura del personale che aderisce al network.
I GLOCAL BOOKS vengono pubblicati sul sito del GLOCAL
UNIVERSITY NETWORK e stampati on demand.
Vorresti pubblicare un tuo articolo, una ricerca o studio sul nostro
sito?
Inviaci una proposta
proposteeditoriali@glocaluniversitynetwork.eu
http://www.glocaluniversitynetwork.eu/
http://www.scribd.com/collections/3734805/Glocal-Books
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