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Alessandro CECI
03/06/2015
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Editoriale
Da anni parliamo della comunicazione e di una societ costruita attorno alla
comunicazione.
In pochi vivono dentro la comunicazione.
Vivere dentro la comunicazione significa pensare per connessioni, imparare
dai problemi, sviluppare e formalizzare il pensiero. Vivere nella
comunicazione significa avere un progetto didascalico.
Nel corso degli ultimi anni lo sviluppo dellinformatica e della telematica ha
aperto una nuova dimensione alla comunicazione visiva e alla fruizione dei
testi: quella dellinterazione cibernetica mediata da oggetti grafici.
Tutto cambia: cambiano gli artifici visivi, la interazione relazionale;
cambiano i tempi, gli spazi, i processi di significazione, la partecipazione, le
sensazioni, le riflessioni; cambia la politica, leconomia, la progettazione, la
programmazione, i linguaggi; cambiano gli stimoli percettivi, in dispositivi
semiotici, gli oggetti duso; cambia infine la scrittura in un lessico fatto
prevalentemente di interfacce grafiche, iconiche, da quando cursori e
pulsanti hanno sostituito penne e calamai popolando ormai il nostro spazio
operativo di nuove funzioni Touch Screen. Ormai siamo definitivamente
nella comunicazione, dentro la florida e incessante dinamica della
ipermedialit.
Ma non cambiamo noi. Cambiano molto pi lentamente le nostre capacit
cognitive e culturali. Apprendiamo con le vecchie metodologie, le scuole e le
universit continuano ad ignorare i processi di apprendimento nuovi della
societ della comunicazione. Tra la vita scolastica istituzionale, pubblica e
privata, e i processi di apprendimento della societ della comunicazione c
un vuoto in cui crollano quasi tutte le professioni.
Il Glocal University Network ha la grande ambizione di coprire quel vuoto,
di entrare nella comunicazione globale con una serie di strutture
universitarie locali, organizzate in sintonia con la multimedialit della
nuova didattica.
Liliana Montereale
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BIOSHORT:
Ha diretto (dal 1983) vari Centri di Ricerca, Consulenza e Formazione
sulle Tecnologie Educative, sui Modelli Economici Turistici, sulla Scienza
dellOrganizzazione.
In questo ambito si occupato di vari argomenti scientifici, tra cui
principalmente lo studio dei modelli di simulazione (anche con la
produzione pratica di giochi indirizzati al mondo della formazione e
dellapprendimento scolastico), sui fenomeni sociali ed economici, sui
modelli politici relativi specificamente allo studio dei sistemi elettorali,
delle organizzazioni e della teoria dei giochi. Nellambito della sua attivit
scientifica si particolarmente dedicato allo studio della logica e della
epistemologia, con specifiche applicazioni in metodologie di
decodificazione dei fenomeni complessi.
Ha svolto attivit di ricerca e docenza per vari enti pubblici e privati. Ha
insegnato e insegna in varie Universit Italiane (La Sapienza Roma -,
LAquila, Roma Tre, ecc.... ecc....) e Internazionali (Belgrado).
Lattivit di elaborazione scientifica ha avuto una particolare accelerazione
a partire dal 2000, quando i modelli elaborati nel corso degli anni hanno
avuto una applicazione diretta e un potenziamento in Criminologia e
specificamente in ambito di Intelligence e Sicurezza, e sono stati
sperimentati direttamente in vari contesti (habitat) urbani. Attualmente
Responsabile Scientifico del Ce.A.S. - Centro Alti Studi per la lotta contro
la violenza politica e il terrorismo e della societ di ricerca C Cube s.r.l.,
Membro del ICTAC - International Counter Terrorism Academic
Community; organizzazioni con le quali sta lavorando alla realizzazione di
un polo di eccellenza allinterno del Consorzio Universitario La Sapienza
di Roma - Campus Selva dei Pini del Comune di Pomezia, di cui anche
Direttore Scientifico.
www.glocaluniversitynetwork.eu/consulenza/alessandro-ceci
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Alessandro Ceci
POSIZIONAMENTO
DELLA DEMOCRAZIA ITALIANA
OGGI
cinquegiugnoduemilaquindici
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Come avrebbe detto Borges che ha scritto una bellissima poesia che si intitola Vanteria di Quiete
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premier che hanno ricevuto una condanna penale. Da noi normale. Talmente
normale che vecchi e nuovi Presidenti della Repubblica, capi della
Magistratura, li hanno regolarmente invitati alle consultazioni politiche nel
momento stesso in cui stavano scontando quel reato penale. Talmente normale
che, nel nostro Paese possibile che, durante gli arresti domiciliari, si concorra
alla definizione della legge elettorale; cio che un galeotto istruisca i cittadini
sulla forma migliore (morfologia) della loro democrazia, sulla base del
sacrosanto principio che le regole fondamentali bisogna condividerle e
deciderle assieme, salvo poi qualche mese dopo approvarle da soli, con una
maggioranza di corrente, nemmeno di partito;
o dulcis in fundo, a proposito di inamovibilit del ceto politico, di apparato
servente e di nomenclature, di cambiamento trasformazione e rottamazione, da
molti anni abbiamo un parlamento di nominati, che stanno decidendo come
quando farsi rinominare, con Premier che non sono stati eletti in una
consultazione elettorale, n direttamente n indirettamente, che verranno
probabilmente nominati e non saranno mai eletti nemmeno con la prossima
consultazione elettorale di cui sappiamo prima, per un trucco nel meccanismo
elettorale, lesito.
Mi fermo qui. Sapete che potrei continuare ancora a lungo e superare tutto il
tempo di questo seminario e occupare quello di molti altri.
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Allora, a meno che non vogliamo credere al destino cinico e baro, dobbiamo
pensare che oggettivamente c qualcosa che non ha mai funzionato e che ancora
non funziona nella semi democrazia, nel democratismo3 democrazia e
totalitarismo - italiano. E deve essere qualcosa che in tutti questi anni non mai
cambiata, non stata mai modificata, perch altrimenti avremmo avuto esiti e
situazioni decisamente diverse.
Invece no.
E allora: che cosa?
Che cosa non ha funzionato?
Che cosa non funziona?
Che cosa che non stato mai cambiato?
In una lezione tenuta alluniversit di Belgrado, qualche tempo fa, il giorno 8
maggio 2015, mentre riflettevo come rispondere ad una di quelle solite domande
che in realt non hanno mai davvero una risposta, alla facolt di Scienze Politiche
dellUniversit di Belgrado, in un minuto di interminabile silenzio, cercando di
3
So bene che lon. Pierluigi Bersani ha denominato democratura democrazia e dittatura -la politica condotta da
Matteo Renzi. Il termine tuttavia improprio perch le dittature sono finite con Mussolini. Le nuove forme di
oppressione, come vedremo, sono i totalitarismi, che non sono riferibili alla volont di uno ma di una intera
nomenclatura. E da noi come ovunque, anche quando il leader sembra totalmente autoreferenziale, come in questo caso,
copre, rappresenta e genera in realt una intera nomenclatura che non pu sentirsi immune e irresponsabile delle
decisioni che prende solo perch ci sia un unico capro espiatoria sotto il mitico e mistico nome di leader. Le decisioni
sono di apparato e la responsabilit allintero apparato va ricondotta. Preferisco dunque democratismo democrazia e
totalitarismo termine pi adatto a rappresentare un lungo periodo storico ed un trend omogeneo, ben superiore
allultimo periodo.
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Si trattava di un vero e proprio ceto politico spregiudicato e violento denominato massari, campieri ("guardie armate"
del latifondo) e gabelloti (gestori dei fondi a gabella, cio in fitto) che governava con il terrore regolando i rapporti tra
contadini e proprietari, briganti.
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Giuliano Amato, riprendendo una dizione di Rosario Romeo, spiega bene la condizione di debolezza del paese
mediano italiano: Era debole il tessuto connettivo, cio era debole la governance; era debole lo Stato, che dovette
affidarsi a un elevato centralismo per non rischiare il ritorno delle vecchie diversit , cio era debole il governo; e, di
conseguenza per me, era debole llite alla quale era affidato il futuro comune, cio era debole il ceto politico. In
questa descrizione evidente la produzione di un vuoto politico dovuto alla scissione di governo e governance: un
potere estremamente centralizzato (il governo) che non riesce a sviluppare politiche di connessione (governance) con
territori altrettanto estremamente differenziati da usi, costumi linguaggi e poteri distinti e distanti, genera un vuoto
politico devastante che delegittima il potere e indebolisce notevolmente il suo ceto politico ed amministrativo. Amato
Giuliano, LE ISTITUZIONI DELLA DEMOCRAZIA, Il Mulino, Bologna 2014.
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Scarpino Salvatore, STORIA DELLA MAFIA, Piccola Biblioteca di Base, Fenice 2000, 1994, pag. 17
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Secondo Giuliano Amato, per aiutare lItalia post bellica ad essere ancora protagonista e partecipe della
costruzione europea Alcide De Gasperi, Presidente del Consiglio dei Ministri, si avvalse della rete dei partiti e degli
esponenti cattolici nel continente europeo, evidentemente piuttosto che avvalersi dello Stato in coerenza con il suo
ruolo Istituzionale, speriamo per il fatto che lo Stato non cera; anche se ho molti dubbi. Amato G., cit., 2014. Ho
moltissimi dubbi perch la Chiesa cattolica, con una intelligenza politica unica, patrimonio di uno Stato che conosce il
potere ininterrotto sebbene mutato per circa 2000 anni, gi nel luglio 1943, prima ancora della caduta di Mussolini, riun
un gruppo di professionisti e intellettuali cattolici, allo scopo di raccogliere idee comuni per la rinascita del Paese. Il
documento, elaborato nel 1943 1944 e pubblicato nel 1945, alla vigilia della liberazione, caratterizzer in modo
decisivo la nostra Costituzione e le riforme di De Gasperi. Lispiratore della operazione fu Giovan Battista Montini (il
futuro Papa Paolo VI), allepoca nella Segreteria si Stato vaticana; mentre Sergio Paronetto (scomparso nel marzo del
1945) ne fu il protagonista dimenticato. Dau Michele, IL CODICE DI CAMALDOLI, Castevecchio Edizioni, Roma
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2015. Sono pi propenso a credere, dunque che non si trattasse di una esigenza o di una necessit, ma di una strategia o
una tattica di consolidamento del potere dei partiti sullo Stato, in cui si annidano tante (se non tutte) colpe della
degenerazione democratica italiana. Per questo motivo totalmente sbagliata la considerazione di Amato su De Gasperi
come lunico, vero epigono di Cavour, lunico, dopo di lui, che seppe impostare per lItalia un futuro, capace di
imporsi come futuro nazionale. Amato G., cit., 2014. Con una piccola differenza, che Cavour non costru un futuro per
la famiglia Sabauda, ma per lo Stato italiano, nella speranza di avere successivamente una nazione (come secondo la
nota considerazione di Massimo DAzeglio: Ora abbiamo fatto lItalia adesso facciamo gli italiani ); mentre De
Gasperi costru il futuro del suo partito e degli associati trasformando lo Stato in una succursale indispensabile per
conquistare la nazione alla sua ragione e alla sua religione. La differenza sta nel fatto che Cavour ha dato agli italiani la
possibilit di scegliere il loro futuro allinterno di uno Stato Unitario, mentre De Gasperi e peggio ancora quelli che
sono venuti dopo di Lui - ha utilizzato lo Stato unitario per costringere gli italiani a condividere il suo futuro (che in
realt non era nemmeno il suo, essendo caratterizzato da insuperabili vincoli politici di schieramento e connotato
culturalmente e cognitivamente dalla Chiesa cattolica). Proprio in termini di degenerazione democratica, questa
differenza fa tutta la differenza.
13 Tra gli altri, anche Giuliano Amato ritiene che la statualit debole del sistema politico italiano sia dovuta alla
esorbitante funzione dei partiti politici, ma non considera la loro discrezionalit e non considera il vuoto che si
determina dalla scissione tra governo e governance. Dunque non spiega davvero le cause strutturali della crisi
democratica italiana, se non come riferimento ad un modello culturale di stampo monista, che a mio avviso invece
esso stesso un effetto della scissione tra governo e governance che ha generato la mafia e degenerato la democrazia.
Amato Giuliano, LE ISTITUZIONI DELLA DEMOCRAZIA, Il Mulino, Bologna 2014
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Credo che questo vuoto politico ci sia sempre stato nei 150 di vita dello Stato
Italiano; ma certamente il fondamento degli ultimi 80 anni della Repubblica
Italiana. Infatti, quel vuoto politico c stato: in tutto il periodo del proporzionale,
del pluralismo polarizzato come lha chiamato Giovanni Sartori14 -;
parzialmente mistificato con il mattarellum dopo la rivoluzione di Tangentopoli;
violentemente riproposto con il porcellum ed ora, sfacciatamente, con litalicum,
in cui tutto si pu discutere, ma non del potere discrezionale dei partiti e
addirittura dei loro capi nella selezione del ceto politico, sia esso nominato o
eletto. Una discrezionalit che nella nostra storia ha indotto tranquillamente il
segretario politico del maggior partito italiano di intimare il Parlamento, dicendo
allo Stato che il suo partito non poteva essere processato. Una discrezionalit che
porta oggi la nomina di un Premier mai eletto il cui diritto al governo gli viene
direttamente da una norma dello statuto del suo partito. Una norma che, in una
repubblica parlamentare, decide chi deve essere il Presidente del Consiglio prima
del voto, indipendentemente dalla volont dei parlamentari, indipendentemente
dal risultato elettorale e addirittura indipendentemente dallo svolgimento delle
elezioni. Il partito discrezionale, dal 1948 ad oggi, resta la fonte assoluta di un
potere politico di governance che nel governo dello Stato si deve trasferire per
essere esercitato. Un partito che nelle sue procedure democratiche interne e nelle
sue dinamiche politiche non mai stato controllato da nessun magistrato,
nonostante ripeto il dettato costituzionale, e in cui si esercita una forza non
regolamentata da alcun diritto, che permette a chi comanda di cacciare
tranquillamente gli oppositori, di imbrogliare alle primarie, di cambiare senza
problemi il programma politico con cui ci si presentati sul proscenio della
propria autorappresentazione. Un potere discrezionale che rappresenta il vuoto
politico su cui interamente costruita la nostra semi-democrazia e che ha prodotto
la degenerazione che i cittadini hanno in questi anni sopportato.
Il vulnus della democrazia italiana sta tutto interamente qui, ed un vulnus che
si approfondito con la restaurazione della discrezionalit dei capi degli ultimi 20
anni. I partiti politici sono stati i genitori del nostro Stato, non viceversa. Uno
Stato che risultato totalmente pervasivo al potere di governance dei partiti
politici.
Non stata la societ a generare lo Stato.
stato lo Stato a generare la societ italiana.
Come tutti i genitori, che sono educatori per definizione, sulla base di un
pregiudizio amorevole, quasi caritatevole e commettono incommensurabili
catastrofi, anche i partiti, che sono i genitori delle istituzioni politiche italiane,
hanno prodotto uno sfregio profondissimo sul volto della democrazia. Cos come
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Sartori Giovanni, LA TEORIA DEI PARTITI E IL CASO ITALIANO, Sugarco, Milano 1985
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tutti i genitori non sono mai stati controllati dai figli, anche i partiti incontrollati
dalle istituzioni hanno sempre preservato la propria discrezionalit, a dispetto di
ogni regola e di ogni statuto; hanno generato un ceto politico, amministrativo,
poliziesco, economico, sociale, perfino culturale, militare e militante per la
maggior parte dipendente, sulla base di un vuoto politico strutturale, sistemico, in
totale autonomia, in pieno arbitrio. Nessuno sa davvero come e perch uno arriva
a dirigere un Ente o un Ministero in vece di un altro. Nessuno sa come e perch
uno in vece di un altro viene chiamato in televisione. Con quale criterio viene
selezionato al Parlamento luno rispetto allaltro per essere poi nominato? Siamo
stati ed ancora siamo oltre la norma, nel vuoto politico da cui derivata e deriva la
forza e la sfrontatezza del potere dei partiti politici.
Diceva Ortega Y Gassett15, ogni nostra epoca porta con s la sua norma e la
sua enormit, il suo decalogo e la sua falsificazione.
Cos stato per la democrazia italiana: norma ed enormit, decalogo e
falsificazione.
La falsificazione pi forte avvenuta nel 1993, lanno in cui abbiamo preso
coscienza della nostra enormit.
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Fino ad allora, dal 1948 al 1993, per 45 anni, abbiamo vissuto nellepoca degli
immutabili, degli immarcescibili, degli indispensabili, degli highlander politici
nazionali. Un ceto politico totalmente autoreferenziale, permanente, immobile,
privilegiato e corrotto, pi vicino alla nomenclatura sovietica o ai mandarini cinesi
che alla democrazia americani di cui pure tesseva enfaticamente le lodi. Un ceto
politico bloccato che, per scambiarsi il privilegio del Governo, si palleggiato le
istituzioni politiche con un turn-over al potere eccessivo, ma assolutamente
indispensabile per permettere a tutti di essere coinvolti e condizionati,
condividendo privilegi e vantaggi. Le regole della democrazia formale
normalmente piegate alle esigenze di una autoreferenzialit sostanziale. Potremmo
dire: da Andreotti sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con
De Gasperi (31 maggio 1947) ad Andreotti Presidente del Consiglio dei Ministri
(28 giugno 1992)16 una longevit politica che non ha eguali, unica ed inusuale per
tutte le democrazie del mondo e della storia. Tanto da far ritenere che, appunto,
quella non fosse una democrazia.
E forse non lo ancora; sebbene io ritenga che, negli ultimi 22 anni, dal 1993
al 2015, nonostante tutto, le cose siano andate meglio, addirittura molto meglio.
Tuttavia lItalia non ancora una democrazia completa e nemmeno completata.
Vedete, le democrazie contemporanee, nellepoca delle Piattaforme
Continentali di Nazionalit e dei network relazionali mediatici, si formano, cio
assumono una loro forma, una morfologia e una connotazione sulla base di 3
fattori morfologici:
1. Il fattore fiscale, per il recupero dei soldi;
2. Il fattore elettorale, per la selezione delle persone;
3. Il fattore comunicativo, per la proliferazione delle idee.
16 stato 7 volte Presidente del Consiglio dei Ministri; 8 volte Ministro della difesa; 5 volte Ministro degli Esteri; 3
volte Ministro delle Partecipazioni Statali; 2 volte Ministro del Bilancio, Ministro delle Finanze e Ministro
dellIndustria; 1 volta Ministro del Tesoro, Ministro dellInterno, Ministro dei Beni Culturali, Ministro delle Politiche
Comunitarie; sempre Parlamentare e infine Senatore a vita.
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Dal 1993 al 2015, il fattore fiscale non stato riformato e nemmeno il fattore
comunicativo, ma il fattore elettorale si e per ben 3 volte. La prima volta con il
mattarellum, il 4 agosto 1993, che ha permesso lalternanza politica. La seconda volta
con il porcellum, il 21 dicembre 2005, che ha prodotto il pantano delle quasi vittorie.
La terza volta ora, con litalicum, approvato il 4 maggio 2015, nei confronti del quale
personalmente ho molte titubanze ma i cui effetti sono ancora oggettivamente da
verificare.
Con tutte queste modificazioni, alla fine di questi 22 anni, almeno, abbiamo
acquisito la consapevolezza della rilevanza di uno dei 3 fattori morfologici delle
democrazie contemporanee.
sufficiente?
Ci basta?
Ci possiamo accontentare?
Siamo per questo diventati una democrazia compiuta?
Non credo.
Una volta cerano le forme politiche del governo di aristotelica 17 memoria.
Erano 3 (o 6): il governo di uno (Monarchia che pu degenerare in Tirannide);
il governo di pochi (Aristocrazia che pu degenerare in Oligarchia); il governo del
popolo (Democrazia che pu degenerare in Oclocrazia). Era lepoca delle
Costituzioni, quando i Greci discutevano di filosofia politica come un esercizio
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concreto, pratico, perch dovevano dare una forma a citt Stato che non cera prima e
che spesso bisognava costruire ex novo. Non erano oziosi esercizi di erudizioni.
Erano discussioni reali ed anche realistiche. Dovevano costruire citt in territori
incolti e si chiedevano quale forma politica dovessero assumere e quale poi
urbanistica.
Prima, durante e dopo le due guerre mondiali del novecento, Hannah Arendt 18,
sulla base della teoria dellazione, ci ha insegnato che in realt questa distinzione
insufficiente per capire il mondo e il potere. Il governo del popolo non solo la
democrazia e spesso si contrappone al governo dei molti che il Totalitarismo. E lo
ha drammaticamente insegnato apprendendolo dallo studio dei sistemi politici
onnicomprensivi del Nazismo e del Comunismo.
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Tutti gli esseri eusociali vivono in strutture sociali adattate agli habitat di riferimento. Gli umani, in particolare, hanno
avuto 4 tipologie di strutture associative prevalenti corrispondentemente alle 4 diverse cosmogonie in cui sono vissuti:
dalla conquista della posizione eretta allantico Egitto la tipologia strutturale prevalente della comunit erano gli
organismi; con lavvento della societ agricola egiziana registriamo la realizzazione di organizzazioni p iramidali
gerarchico-burocratiche; con la societ industriale invece ci associamo dentro sistemi differenziati; oggi, nellepoca
della societ della comunicazione, sopravanzano network integrati o segregati. Vedi Ceci Alessandro, COSMOGONIE
DEL POTERE, Ibiskos, Empoli 2013.
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parlamentari, solo 100 saranno nominati, circa 300 saranno eletti. Per chi vince,
dunque, il controllo del gruppo parlamentare relativo e molto, ma molto pi
difficoltoso. I parlamentari nominati dal capo saranno una piccola minoranza rispetto
al loro numero complessivo.
Chiedo: quando mai la instabilit politica stata determinata da chi ha perso,
dalla opposizione?
Quando c stata, linstabilit politica, sempre stata il prodotto di crisi di
maggioranza. Aver eliminato le coalizioni una pura illusione. Il Premier nominer
Ministri di sua preferenza, non selezionati dai parlamentari eletti. Avendo rapporti
prevalenti con i nominati, chieder al Parlamento sotto controllo un servilismo
estremo. Gli eletti, detentori di propri sistemi di preferenze, preferiranno essere liberi
in un cespuglio piuttosto che prigionieri in una foresta. Specie dopo le ultime
esperienze vissute con la elezione dei Presidenti della Repubblica (caso Prodi)
evidente che lessere partecipanti allo stesso partito non assicura una tenuta di
stabilit. Aver riproposto un sistema a instabilit diffusa nella maggioranza partitica
piuttosto che in quella di coalizione una mera restaurazione di quanto sempre
avvenuto nella frammentata storia italiana. Tra laltro, in unepoca in cui il voto di
fiducia sulle leggi di indirizzo governativo una prassi regolare ed abitudinaria, le
minacce alla governabilit sono infinite. La fragilit del voto di fiducia, infatti,
evidente: come per la roulette russa, basta che sbagli un colpo sei morto.
Quindi il tema della governabilit, che gi in s un argomento autocratico,
falso.
Volete che non lo sappiano?
Lo sanno benissimo.
Solo che non quella la principale motivazione della modificazione del fattore
elettorale.
La principale motivazione il controllo dellesito elettorale prima ancora del
voto. Quelli che immaginano di perdere la campagna elettorale saranno indotti a
presentarsi in convenienti cespugli di micro-partiti personali controllabili. Quelli che
immaginano di vincere saranno indotti a imprigionarsi in una foresta per comandare
(salvo poi incendiarla quando si renderanno conto che, da eletti, non comanderanno
niente contro un Premier nominato). E tutta questa immaginazione indurr una
proposta politica che favorir la vittoria per chi si immagina vincitore e la sconfitta
per chi si immaginava perdente. In questo modo, lesito elettorale sar
sufficientemente controllato prima ancora del voto.
Il diavolo per fa le pentole e non i coperchi.
Credo che questa non sia la modificazione conclusiva della legge elettorale.
Anzi ipotizzo che, tra qualche anno, ci troveremo ancora a discuterne. Allora per
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avremo perfettamente coscienza, spero, del fatto che la nostra azione favorir una
spinta del sistema politico italiano o verso lautocrazia (probabile) o verso la
democrazia (auspicabile). Per ora teniamoci questa restaurazione.
Daltronde, la cosa bella e brutta nella politica della societ della
comunicazione che la nostra dimensione democratica va continuamente ridiscussa,
ridefinita.
Ogni giorno si ricomincia.
Ogni volta possiamo diventare pi segregati o pi integrati, pi autocratici o
pi democratici.
brutto perch non viviamo pi in un habitat di certezze. Ogni considerazione
pu essere ulteriore, aggiuntiva, distruttiva, pi adatta e pi adattabile. La
comunicazione ci induce a vivere in una fortissima inflazione di ragioni, che spesso
durano lo spazio e il tempo di un solo talk-show, senza sedimentazioni cognitive,
istruttivi forse, ma non educativi, privi, privati di ogni valore rappresentativo, in
favore di simboli identificativi, omologanti e raffigurativi.
La cosa bella la responsabilit etica personale e collettiva a cui siamo
costantemente richiamati per spingere il nostro sistema politico verso uno sbocco
possibile e verso una soluzione accettabile. Ogni giorno siamo noi, per quel tanto che
possiamo, a dover decidere se dire delle cose plaudenti o cose coerenti, con il vuoto o
con il voto, se essere pi autocrati o democratici. Siamo sempre noi a dover decidere,
anche qui, ora, quale il nostro decalogo e la nostra norma, quale enormit dobbiamo
sfuggire con quale falsificazione. Siamo noi, ciascuno di noi, artefici e artefatti del
potere nella societ della comunicazione. E se non saremo democratici, se non
saremo ancora sufficientemente democratici, perch non lo siamo quotidianamente
noi.
La scuola e luniversit possono molto. Dal mio punto di vista, possono tutto.
Per controllare gli esiti elettorali e per rafforzare una autocrazia mediatica di
nuovo tipo, negli ultimi 20 anni tutti gli istituti e le istituzioni di produzione della
intelligenza individuale e collettiva sono stati progressivamente svuotati di senso e di
significato. stata programmata e realizzata una sistematica e costante azione alla
disarticolazione dei pensieri critici e delle stesse forme di pensiero. Come denunciava
Pasolini, un giorno tolgono un teatro e fanno un centro commerciale, poi una libreria
diventa cartoleria, i luoghi di confronto chiudono, i dibattiti diventano noiosi, il
rumore invade ogni sonorit. Una cosa alla volta, con calma, con metodo e costanza,
senza che nessuno se ne accorga e dopo 10 anni sei totalmente cambiato, asservito,
condizionato, omologato e non puoi fare pi niente.
La cultura emarginata, la scuola e luniversit estraniata, viene parcellizzata per
essere prima o poi accantonata. Si pretende che la scuola e luniversit siano centri di
addestramento al lavoro, totalmente strutturati su una contabilit acquisitiva, su un
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budget banale, un equilibrio fatto di crediti e debiti formativi che non dicono niente e
non servono a niente. Sono stati progettati apposta, per annullare ogni connotazione
culturale allo studio, per favorire il conteggio delle esperienze, la contabilit della
conoscenza.
Credete davvero che gli studenti imparino il contenuto?
Non sapete che gli studenti imparano il metodo?
I contenuti vanno e vengono.
Il metodo resta, per sempre, nella forma mentis di ciascuno di noi.
Quindi, alla fine di un lungo percorso di studio di circa 20 anni, le nostre nuove
generazioni nellinfosfera, avranno in realt imparato semplicemente a fare un
bilancio e valuteranno la loro vita o le loro relazioni sulla base di una rigida
contabilit di interessi.
Questa funzione di formattazione cognitiva e di livellamento del pensiero
totalmente ignorata da professori autoreferenziali, che credono di svelare in ogni
parola il loro messaggio messianico educativo. Il potere, invece, lo sa e molto bene.
Quindi, lascia ai professori loratoria dei contenuti e decide sulla struttura del
metodo.
Il potere forma le menti delle nuove generazioni non la scuola o luniversit.
Se uno studente deve vivere imparando a formulare un budget formativo,
integrando debiti e crediti; se la scuola e luniversit sono stati trasformati in
succursali aziendali per preparare ad un mondo di lavoro che non c; vuol dire che lo
studente preparato al niente e noi tutti siamo i sacerdoti della inutilit che vivono in
monasteri abbandonati e trasformati in diplomifici prodotti in serie.
Le scuole e le universit vivono in uno stato di liminalit in cui il pensiero
abrogato, decervellato, il know how diventato know out e non sta pi nel mondo
istituzionale della istruzione; pi nemmeno in altri agenti educativi tradizionali, come
ad esempio, la famiglia.
Non era cos nel dettato costituzionale della nostra Repubblica.
Nella Carta Costituzionale riportato interamente lo spirito complessivo della
nostra nazione in ricostruzione post bellica, con la voglia disperata e la tenacia di
uscire da una ignoranza umiliante, con la determinata consapevolezza che la cultura
fosse effettivamente il terreno del riscatto e dello sviluppo nazionale, con la
orgogliosa volont di dotarsi della necessaria istruzione per competere a livelli
internazionali. La strada del riscatto italiano era chiaramente indicata nella duplice
esigenza di crescere dal punto di vista economico e di svilupparsi rispetto alla qualit
della vita sociale.
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Calamandrei Piero, CHIAREZZA NELLA COSTITUZIONE, Edizioni 24 ore, Storia e Letteratura, Milano 2012
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trasmesso Calamandrei, non nella sacralit della carta, del documento, dell'oggetto.
nella sacralit dei principi, che richiedono attenzione, partecipazione, volont.
Richiedono un senso di responsabilit verso i contenuti reali, vero lo spirito delle
leggi, che il reale, unico, sentimento politico che il documento fondativo della
nostra Repubblica conserva prezioso nella sua intimit.
Per questo concludeva Calamandrei una delle offese che si fanno alla
Costituzione l'indifferenza alla politica24. Perch questa indifferenza, questa
inerzia, la nostra pervicace nemica, distrugge il sentimento etico, la responsabilit che
ciascuno deve mantenere per non fare di quel documento un semplice pezzo di carta.
Chi ha la responsabilit degli studi, della offerta universitaria pubblica e/o privata,
come recita l'art.33 della nostra Costituzione, sente su di s questo impegno,
lesigenza di fare strutture che, come le norme, non devono essere soltanto
funzionanti, ma devono essere principalmente vive.
Facciamo strutture vive, non soltanto efficienti.
Rispettiamo lo spirito etico della costituzione in modo che le norme non restino
carta poggiata nelle librerie, ma che rappresentino lesigenza viva di una nazione che
tende continuamente a livelli di emancipazione maggiore. E per luniversit questi
livelli sono di due tipi: la competenza nella qualit degli studi e la solidariet nel
sistema delle relazioni umane.
In questo la similitudine tra Costituzione e Universit, dal mio punto di vista,
assume il suo pi profondo significato: permettere lemancipazione di una
generazione grazie alla competenza ed alla solidariet.
Dunque, io credo che nella scuola e nella universit si annidano le risorse per il
futuro; che nella scuola e nella universit si possa e si debba fare molto.
Non una speranza.
una coscienza.
La scuola, le universit, listruzione in generale deve tornare ad essere, come
nel senso profondo della Carta Costituzionale, la governance culturale della
nazione.
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Vedi: Fantappi Carlo, ARTURO CARLO JEMOLO. LA RIFORMARELIGIOSA E LAICITA DELLO STATO,
Morcelliana, Roma 2001, oppure Miccoli G., IL NUOVO CONOCERDATO, in Passato e Presente, 2, 1984, pp.3-11
26 Mauss Marcel, SAGGIO SUL DONO. FORMA E MOTIVO DELLO SCAMBIO NELLE SOCIETA ARCAICHE,
Einaudi, Torino 2002.
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