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Il Sole 24 Ore

Marted 26 Maggio 2015 - N. 143

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SVILUPPO SOSTENIBILE
Economia circolare / 3

La sfida? Riportare i prodotti alla base


Lazienda pu recuperare valore dalla merce usata, che bisogna riuscire a far tornare indietro - Grandi imprese avvantaggiate
REUTERS

di Elena Comelli

ome far tornare a Fermo quel paio di


scarpe consumate che il cliente
giapponese ha comprato a Parigi e
ora vorrebbe eliminare? Questo il
rebus pi difficile da risolvere nellambito delle ultime fasi di un sistema di economia circolare: consumo, raccolta e riciclo. Come riportare alla base di partenza tutti i prodotti
per disassemblarli e reinserirli nei due flussi, il
ciclo biologico per le parti da compostare e il ciclo della tecnosfera per le parti tecniche, da riutilizzare nelle produzioni future? La vasta e
composita geografia della globalizzazione
uno dei grandi problemi della circolarit.
Lestensione dei confini geografici ostacola lapplicazione della cosiddetta reverse logistics, che presuppone la gestione e la movimentazione dei prodotti a ritroso nella supply
chain, dalla destinazione finale fino al produttore iniziale o ad un nuovo soggetto della catena, al fine di recuperare i resi e smaltire correttamente il prodotto oppure, nei casi piu avanzati, riutilizzarlo ove possibile, scrive Fabio
Iraldo, docente alla Bocconi e alla Scuola Superiore SantAnna, nel rapporto sulleconomia circolare del Green Economy Observatory della Bocconi (curato da Iraldo e da Irene
Bruschi). Ma la capacit di unazienda di gestire la logistica inversa certamente un punto di
forza molto importante, che evita le immense
perdite di valore dovute allo smaltimento incontrollato. Unazienda in grado di recuperare
i propri prodotti (e gli eventuali sottoprodotti,
sia pure di scarto) di certo unazienda in grado di migliorare il proprio conto economico
grazie al ritorno di valore. Ancora pi importante, in termini di competitivit, la capacit
di gestire la restituzione di un prodotto, che
pu avvenire per diversi motivi. Se unazienda
in grado di recuperare valore dai prodotti dismessi o da quelli resi, avr una possibilit in
pi di emergere rispetto alle sue concorrenti
impreparate sotto tale punto di vista.
Difficile ottenere grandi risultati per una piccola impresa, ma c anche chi riesce ad attraversare indenne, o quasi, il campo minato della
logistica circolare. Per restare sempre nellesempio delle scarpe, i piccoli produttori pi
sofisticati, come linglese Edward Green o laustriaca Waldviertler, fidelizzano il cliente consentendogli di inviare per posta le proprie calzature in fabbrica per le necessit di manutenzione o di risuolatura, puntando cos sulleternit del prodotto. Certo, si tratta di nicchie. Per
le grandi multinazionali, dotate di una rete di distribuzione globale, tutto pi semplice.
Il colosso svedese dellabbigliamento H&M
ha lanciato nel 2013 un programma globale per
incoraggiare i clienti a riportare in uno dei suoi
3.500 negozi i vestiti dismessi, in cambio di un
buono acquisto. Di tutti i vestiti raccolti e selezionati manualmente da I:Co, unazienda specializzata nella logistica inversa, il 40-60% entra nel circuito dellabbigliamento di seconda
mano, il 5-10% non pi adatto allabbigliamento e viene riciclato come canovacci da cucina, il
30-40% viene riciclato come fibre tessili per altri usi, ad esempio materiali isolanti nellindustria dellauto. Esaurite tutte queste opzioni, il
resto viene avviato alla termovalorizzazione.
Un altro esempio efficace di coinvolgimento
deiconsumatoripropostodaIkea.InSvezia,durante un periodo promozionale di due mesi, Ikea
ha reso la propria pagina Facebook una sorta di
mercatodellepulcidigitale,incuiiclientipotevanovendereeacquistaremobiliusatidellazienda.
Lacampagnaeramirataproprioadispirareiconsumatori a consumare in modo piu sostenibile,
dando una seconda vita ai propri arredi ancora
utili e non destinandoli alla discarica.
Nella stessa logica nato il Repair Caf. Fondato nei Paesi Bassi nel 2007 e ora presente in
una dozzina di Paesi, Repair Cafe e unorganizzazione senza scopo di lucro, che riunisce volontari e persone che preferiscono riparare i
propri elettrodomestici e altri dispositivi, piuttosto che sostituirli. Si tratta di un servizio fornito gratuitamente, trattandosi di una no-profit,
sponsorizzata da piccole e grandi societ.
Pi in generale, i nuovi modelli di consumo
collaborativo e di sharing economy emersi recentemente rappresentano sistemi socio-economici che prevedono la condivisione di un
prodottooservizio,nellastessalogicadelleconomia circolare, si legge nel rapporto del Green
Economy Observatory. Leconomia circolare,
infatti, predilige non il possesso del bene, bensi un accesso condiviso allo stesso, che ne rende
lutilizzo molto pi efficiente. Intere comunita e
citta in tutto il mondo oggi usano le nuove tecnologie di collegamento e connessione per fare
di pi, possedendo di meno, prendendo a noleggio, dando in prestito, scambiando, barattando,
condividendo beni e servizi a livelli difficilmente immaginabili qualche anno fa.
Si pensi ai servizi di car e bike sharing, al car
pooling e ad altri modelli di spostamento che
nonprevedonoilpossessodiunmezzoproprio,
come Uber, a piattaforme online come SnapGoods, che consente di noleggiare beni attraverso Internet, e infine anche al modello di Airbnb, che permette ai privati di affittare le proprie abitazioni ai viaggiatori, fa notare il rapporto. I consumi collaborativi stanno
trasformando il business e la stessa societ dei
consumi, cosi come gli stili di vita, in modo
piu sostenibile: condividere beni e servizi significa sprecare meno e produrre meno rifiuti.
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Repair Caf. Persone al lavoro


per riparare alcuni oggetti
allinterno della sede Repair
Caf nel quartiere Kreuzberg a
Berlino. Fondato nei Paesi Bassi
nel 2007 e ora presente
in una dozzina di Paesi,
Repair Caf unorganizzazione
senza scopo di lucro, che
riunisce volontari e persone
che preferiscono riparare
i propri elettrodomestici
e altri dispositivi piuttosto
che sostituirli

Qui Bruxelles

Vella: vogliamo
garantire benefici
a tutti gli attori
economici
di Beda Romano
u Continua da pagina 19

er quanto riguarda la politica sui


prodotti?
Vogliamo adottare soluzioni innovative in termini di eco-design che riducano luso delle materie prime e rendano i prodotti pi durevoli, pi facili da
mantenere, riparare, migliorare e riciclare cos come pi efficienti nelle fasi di
produzione e di utilizzo.
Volete anche migliorare le politiche
sul versante dei consumatori?
Vogliamo consentire ai consumatori e
alle imprese di avere accesso a informazioni affidabili relative allimpatto ambientale dei prodotti durante tutta la loro vita, aumentare la scelta di prodotti rispettosi dellambiente e appoggiare
nuovi modelli di business e di consumi.
Migliorare continuamente la gestione
dei rifiuti rimane una priorit.
La Commissione Barroso aveva
fatto una sua proposta per promuovere l'economia circolare. La Commissione Juncker l'ha ritirata, ed
stata criticata per questo. Perch
questa scelta?
La proposta stata ritirata per poter
avere un approccio pi ampio e pi ambizioso. La proposta del luglio 2014 si
concentrava sulla gestione dei rifiuti.
Tralasciava le politiche sui prodotti o la
questione dei mercati di materie prime
secondarie. Inoltre, vogliamo che le nostre proposte riguardo ai rifiuti siano pi
specifiche per Paese, tali da migliorare
ladozione delle politiche a livello locale. Dovremo quindi verificare con attenzione problemi di violazione delle regole, essenziale per assicurare una effettiva applicazione.
Adotterete obiettivi vincolanti,
per esempio nella gestione dei rifiuti?
La legislazione europea in materia
prevede una revisione degli obiettivi
esistenti. Vogliamo introdurre obiettivi
che siano al tempo stesso intelligenti,
ambiziosi e realistici. Sono fiducioso
che manterremo i nostri obiettivi di riciclo a livello europeo, ma il nostro successo dipender da come le politiche saranno applicate a livello locale.
Vi saranno obiettivi nazionali?
Nel rivedere la proposta, vogliamo
meglio prendere in considerazione le
differenze tra i Paesi nel campo della gestione dei rifiuti, con lobiettivo in generale di ridurre lammontare di rifiuti residui e aumentare luso di materie prime
secondarie nelleconomia europea.
Rispetto alla precedente proposta
comunitaria, la vostra vuole essere
pi amichevole nei confronti delle imprese. In che senso?
Lobiettivo di garantire i benefici
delleconomia circolare a tutti gli attori
economici attraverso linsieme delle
catene di valore dei prodotti: dal settore minerario allideazione dei prodotti,
dalla produzione alla distribuzione, dai
venditori ai consumatori fino ai settori
della riparazione, del riutilizzo e della
gestione dei rifiuti. Nel mantenere il pi
a lungo possibile il valore dei materiali e
dellenergia utilizzata nei prodotti e nel
minimizzare i rifiuti e luso delle risorse, una economia circolare promuove
la competitivit, linnovazione e un livello elevato di protezione per gli uomini e lambiente. Nonostante la crisi
finanziaria, il numero di posti di lavoro
nei settori ambientali (prodotti e servizi) cresciuto da 3 a 4,2 milioni tra il
2002 e il 2011.
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REA

Commissario europeo allAmbiente. Karmenu


Vella ha 64 anni ed maltese

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