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stare con il disagio. Nella maggior parte dei casi lincontro consapevole con
le contrariet, che permette di abitare saldamente lumiliazione, un
obiettivo per raggiungere il quale occorre un certo tempo. Prima di fare
questa esperienza ci si pu quindi allenare gradualmente con oggetti
piacevoli o neutri. Per esempio, il respiro un oggetto neutro o piacevole
che pu essere usato nella prospettiva di passare poi a un oggetto
spiacevole, perch non bisogna dimenticare che la pratica meditativa non
pu limitarsi allarea del piacevole e del neutro.
Ovviamente dinanzi a una modalit pi impegnativa o spiacevole di pratica
ci si deve rapportare in modo diverso, a seconda della propria esperienza. Le
persone che praticano da molto tempo verificheranno queste indicazioni con
la loro meditazione; le persone che stanno incominciando o hanno
cominciato da poco intenderanno queste parole come una prospettiva
aperta sul futuro.
Non affatto inutile notare la differenza fra queste due situazioni, perch se
non se ne tiene conto si rischia di formulare un giudizio superficiale sulla
propria attitudine a praticare con il disagio. Chi non ha esperienza pu
pensare che, poich non ha alcuna propensione n facilit a stare con
lumiliazione, non il caso che insista in questa direzione.
Tuttavia larte di abitare il disagio non richiede uno speciale talento. Al
contrario, un fatto che pu rivelarsi naturale e organico. Ma questa
naturalezza non in genere immediatamente accessibile, e richiede un
graduale tirocinio. Aiutati da esso, si passa dalla capacit di stare con il
piacevole e il neutro a quella di conservare la presenza mentale anche nelle
situazioni spiacevoli, difficili e umilianti. Questa una transizione di
fondamentale importanza, che pu essere compiuta pi facilmente con
lausilio del sangha, degli insegnanti e della pratica intensiva di ritiro.
LA PACE INCONDIZIONATA
Nel corso di tale transizione si possono incontrare vari equivoci. Un
equivoco notevole quello che ci fa credere che lobbiettivo della pratica sia
una pace condizionata anzich incondizionata. Immaginiamo, per esempio,
di praticare gi da un certo tempo, di essere soddisfatti della nostra pratica e
della sua evoluzione; improvvisamente ci troviamo di fronte a una fase
difficile della nostra vita. Non ce lo aspettavamo e restiamo sconcertati.
Abbiamo limpressione che, a causa delle nuove difficolt, ci manchi la
calma necessaria per praticare. In precedenza, in una situazione di relativa
tranquillit, riuscivamo a proseguire il nostro percorso; ora non pi, perch
il contesto cambiato in peggio.
Questa reazione comprensibile; tuttavia essa fondata su un malinteso.
Infatti vero che la pace uno scopo importante della meditazione di
consapevolezza: essa ne loggetto, il traguardo, la meta. Ma quando
diciamo di non avere abbastanza calma per praticare, ci riferiamo a una
pace dipendente da certe condizioni, quali possono essere, per esempio, la
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Ci accorgiamo a questo punto che una situazione difficile non solo non ci ha
nuociuto, ma, al contrario, vissuta in questo modo, ci ha portato vantaggio.
chiaro che non ci auguriamo di incontrare unaltra situazione di questo
genere, ma importante toccare con mano come la capacit di abitare
consapevolmente lumiliazione porti frutto.
E nello stesso tempo scopriamo che lavorare con il disagio non cambia
soltanto il rapporto che abbiamo con quanto ci umilia, ma modifica anche il
nostro modo di vivere ci che piacevole o neutro. Questo nuovo modo si
pu esprimere in breve con le parole apprezzamento e gratitudine. Non
diamo pi per scontati il positivo, il piacevole, il sereno, il pacifico, il bello,
linteressante; non li accompagniamo pi con qualche lamentela perch non
sono allaltezza delle nostre aspettative; semplicemente cominciamo a
gustarli meglio mentre in noi aumenta la capacit di essere grati e di
apprezzarli.
Quando si cominciano a vedere questi frutti, nella propria esistenza nascono
come una densit e uno spazio che prima non cerano. Un tempo potevamo
anche apprezzare qualcosa di gradevole che era stato detto o fatto, o
qualcosa che avevamo visto, ma si trattava di unannotazione veloce,
occasionale. Non riuscivamo a fermarci e ad apprezzare una piccola cosa
buona, perch subito venivamo catturati dalla mente avida che ne voleva
subito unaltra, pi grande, o dalla mente giudicante che investiva molta
energia a rammaricarsi della piccolezza della cosa. Ora, invece,
spontaneamente, il gradevole, anche se marginale, ci colpisce di pi; come
se finalmente questa continua corsa a fuggire lo spiacevole e ad arraffare il
piacevole prenda a rallentare. Ci svegliamo a minuscole situazioni piacevoli
e non le diamo pi per scontate. E, cos facendo, conosciamo un
rilassamento nuovo.
NEL PRESENTE, SENZA PAURA
in questo modo che cominciamo a stare nel presente. Questa espressione
divenuta ormai fin troppo usata, al punto da sembrare quasi vuota di
significato. Ma il rallentamento generato dalla pratica fa s che noi
sperimentiamo proprio nella sua realt e, verrebbe da dire, nella sua
densit, che cosa vuol dire abitare il presente.
Quando rallentiamo la corsa, come se nella nostra vita nascesse pi spazio
e pi ricchezza. Perch, diventando pi capaci di stare in quello che
potremmo chiamare il presente scuro lumiliazione, la frustrazione ,
raggiungiamo una maggiore facilit a stare nel presente chiaro, cio il
piacevole.
Prima di questa svolta, non riuscivamo a stare realmente nel presente, pur
avendone laspirazione. La realt del presente ci sfuggiva. Ed era la nostra
paura a impedirci di stare pienamente in contatto con esso. Il timore di stare
con lo spiacevole, il timore di perdere il piacevole, in altri termini la
contrazione di fondo, lio-mio, ci facevano correre sempre.
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Da: http://digilander.libero.it/Ameco/sati963/corrado.htm
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