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Famiglia e successioni
Civile
Articoli e commenti

Articolo, 13/02/2004
Di
Cristiano Cicero
Pubblicato il 13/02/2004 , aggiornato il 05/01/2011
Il problema della filiazione incestuosa
(osservazioni a margine di corte cost. 494/2002)
di Cristiano Cicero
Sommario: 1. La filiazione incestuosa nella tradizione civilistica. - 2. La posizione della moderna dottrina
italiana ed i principi posti dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 494/2002. 2.1. Lincestuoso
figlio dichiarabile e non riconoscibile. - 2.2. Ricostruzione del diritto successorio del figlio non
riconoscibile. Il figlio privo di stato erede? 3. Considerazioni finali: protagonismo della Corte
Costituzionale e ruolo del legislatore.
1. La filiazione incestuosa nella tradizione civilistica.- Il problema della filiazione incestuosa siscrive in
quello pi ampio relativo alla determinazione del limite di compatibilit tra la tutela dei figli nati fuori del
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matrimonio e i diritti della famiglia legittima .


noto che, per tradizione, la condizione giuridica dei figli nati fuori del matrimonio deteriore rispetto a
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quella dei figli legittimi . Tale avversione alla filiazione naturale ha incontrato uninversione di tendenza
con lemanazione della Carta Costituzionale, tesa a venire incontro nel rispetto delle esigenze superiori
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della famiglia legittima alla situazione dei figli naturali , ma tuttora particolarmente severa nei
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confronti della filiazione incestuosa .


Lart. 251 cod. civ. prevede - venuto meno, in seguito alla riforma del diritto di famiglia del 1975, il
divieto di riconoscimento dei figli adulterini - lirriconoscibilit dei figli nati da persone tra le quali esiste
un vincolo di parentela anche soltanto naturale, in linea retta allinfinito o in linea collaterale nel secondo
grado, ovvero un vincolo di affinit in linea retta; tuttavia, prosegue la norma, per il caso di buona fede di
uno dei genitori (da intendersi nel senso di ignoranza del vincolo di parentela al tempo del concepimento),
il riconoscimento pu essere fatto solo da lui, previa autorizzazione del giudice avuto riguardo
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allinteresse del figlio .


Lart. 278 cod. civ., strettamente connesso allart. 251, sancisce linammissibilit di indagini sulla
paternit o sulla maternit nei casi in cui, a norma dellart. 251, il riconoscimento dei figli incestuosi

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vietato. Tali indagini possono essere ammesse dal giudice quando vi stato ratto o violenza carnale nel
tempo che corrisponde a quello del concepimento (278, 2 co., cod. civ.).
Lart. 279 cod. civ., inoltre, recita che in ogni caso in cui non pu proporsi lazione per la dichiarazione
giudiziale di paternit o di maternit, il figlio naturale pu agire per ottenere il mantenimento, listruzione
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e leducazione .
Il (tradizionale) divieto di riconoscimento dei figli incestuosi risiede sia nell'interesse pubblico a non
avere filiazioni che discendano da parentele troppo strette, sia nel disvalore che la morale comune
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attribuisce a tali unioni . I presupposti della relazione incestuosa, se considerati coincidenti con quelli
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posti dalla legge penale per il reato di incesto (564 cod. pen.), necessitano del pubblico scandalo ;
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peraltro, ai fini della disciplina civilistica deve prescindersi dallaccertamento in sede penale del reato .
La ratio della norma di divieto del riconoscimento della prole incestuosa sicuramente rinvenibile nel
codice del 1942 - com' testimoniato dalla Relazione al Prog. Def. - nel sentimento di disgusto e di
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disapprovazione proprio dell'incesto . La tradizione, in un sistema fondato sul matrimonio e non sulla
parentela, ha cos riversato sui figli ex damnato coitu la colpa dellincesto dei genitori: gi sotto il codice
civile abr., i figli incestuosi erano incapaci di ricevere dai genitori oltre i semplici alimenti, cos per
testamento come per donazione, tanto direttamente quanto per interposta persona, sia che i genitori
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abbiano eredi riservatari, sia che non ne abbiano . La vigente normativa, sebbene abbia notevolmente
ristretto il divieto di riconoscimento, ed acquisito il carattere di sanzione per il genitore colpevole, lui s
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incestuoso, comunque sfavorevole per i figli .


2. La posizione della moderna dottrina italiana ed i principi posti dalla sentenza della Corte
Costituzionale n. 494/2002.- Nella dottrina moderna l'inammissibilit del riconoscimento, della
dichiarazione giudiziale della paternit e della maternit naturali, e delle relative indagini, dei figli
incestuosi stata sempre aspramente criticata. L'opinione assolutamente maggioritaria giudicava
costituzionalmente illegittima una normativa che sanciva una grave discriminazione sociale connessa alla
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situazione di un rapporto di filiazione biologicamente sussistente ma giuridicamente non accertabile .


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La Corte Costituzionale (Corte Cost., 28 novembre 2002, n. 494) ha ora dichiarato l'illegittimit
costituzionale dell'art. 278, 1 co., del codice civile, nella parte in cui esclude la dichiarazione giudiziale
della paternit e della maternit naturali e le relative indagini, nei casi in cui, a norma dell'art. 251, 1 co.,
del cod. civ., il riconoscimento dei figli incestuosi vietato. In via preliminare, prima di soffermare
lattenzione su alcuni dei rilevanti problemi che inevitabilmente un tale provvedimento destinato a far
sorgere, opportuno porre in evidenza alcune affermazioni presenti nel testo della decisione, che
appaiono di particolare rilevanza. Precisamente, in sentenza si legge che:
(a) la disciplina della condizione dei figli incestuosi ci che residua del tradizionale orientamento di
radicale disfavore nei confronti dei figli nati fuori del matrimonio;
(b) i figli incestuosi sono privati della possibilit di assumere uno status filiationis;
(c) in conseguenza del divieto di riconoscimento e di dichiarazione, nei confronti dei figli incestuosi non
pu operare l'art. 261 del codice civile, secondo il quale il riconoscimento e (per effetto del primo comma
dell'art. 277) la dichiarazione comportano da parte del genitore l'assunzione di tutti i doveri e di tutti i
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diritti che egli ha nei confronti dei figli legittimi, compresa la potest prevista dall'art. 317-bis ; n pu
operare l'art. 262, secondo il quale il figlio naturale riconosciuto o dichiarato assume il cognome del
genitore; neppure possono operare le disposizioni relative alla successione dei figli naturali, che si
applicano loro solo quando la filiazione sia stata riconosciuta o giudizialmente dichiarata (art. 573 del

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codice civile), essendo previsto invece che ai figli naturali aventi diritto al mantenimento, all'istruzione e
alla educazione, a norma del ricordato art. 279 del codice civile, spetti un assegno vitalizio (artt. 580 e
594 cod. civ.);
(d) dalla disciplina indicata deriva, in danno della prole nata da genitori legati dai rapporti familiari
indicati dall'art. 251 del codice civile, una capitis deminutio perpetua e irrimediabile, come conseguenza
oggettiva di comportamenti di terzi soggetti;
(e) il figlio che intenda richiedere l'adempimento nei propri confronti dei doveri naturali che gravano sui
suoi genitori il mantenimento, l'istruzione e l'educazione dovrebbe esercitare un'azione, quella prevista
dall'art. 279 ricordato, che oggi (dopo la riforma del diritto di famiglia del 1975 che ha reso riconoscibili e
dichiarabili giudizialmente tutti gli altri figli nati fuori del matrimonio) riferibile solo ai figli incestuosi,
in quanto solo rispetto ad essi non pu proporsi l'azione per la dichiarazione giudiziale di paternit o di
maternit (ancorch la giurisprudenza, talora, con interpretazione antiletterale, abbia riconosciuto l'azione
in quella norma prevista anche ai figli naturali riconoscibili ma non riconosciuti o dichiarati). Di
conseguenza, il figlio nato da un rapporto tra le persone indicate nell'art. 251, per ottenere l'adempimento
dei doveri di mantenimento, istruzione ed educazione nei suoi confronti, si trova nella necessit di
proclamare egli stesso la propria condizione di discriminato; a meno che, comprensibilmente, non
preferisca invece rinunciare a ci che a lui, come a ogni figlio, dovuto, con la conseguenza paradossale,
oltretutto, che i genitori essi s incestuosi andrebbero totalmente indenni da quella responsabilit alla
quale, con la procreazione, sono soggetti, secondo ci che sancito come principio, valido rispetto a ogni
genere di prole, dall'art. 30, primo comma, della Costituzione;
(f) la Costituzione, come avviene nella stragrande maggioranza degli ordinamenti oggi vigenti, conosce,
all'art. 30, primo e terzo comma, solo due categorie di figli: quelli nati entro e quelli nati fuori del
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matrimonio, senza ulteriori distinzioni tra questi ultimi ;


(g) la Costituzione contiene bens una clausola generale di riconoscimento dei diritti della famiglia, come
societ naturale fondata sul matrimonio (art. 29, primo comma), e ci consente di esigere comportamenti
conformi e di prevedere conseguenze e misure, anche penali, nei confronti degli autori di condotte che
della famiglia compromettano l'identit, ci che avviene, per l'appunto, nel caso dell'incesto. Ma
l'adozione di misure sanzionatorie al di l di questa cerchia, che coinvolga soggetti totalmente privi di
responsabilit come sono i figli di genitori incestuosi, meri portatori delle conseguenze del
comportamento dei loro genitori e designati dalla sorte a essere involontariamente, con la loro stessa
esistenza, segni di contraddizione dell'ordine familiare non sarebbe giustificabile se non in base a una
concezione totalitaria della famiglia;
(h) la Costituzione non giustifica una concezione della famiglia nemica delle persone e dei loro diritti;
(i) l'ingresso di figli naturali in un rapporto coniugale e in una vita familiare legittima di per s non una
violazione di diritti ma un incerto del mestiere di vivere;
(l) l'interesse del figlio a evitare l'accertamento formale del rapporto di filiazione, nel caso dell'azione
proposta per la dichiarazione giudiziale della paternit e della maternit naturali, in re ipsa protetto dal
fatto che il diritto di azione riconosciuto a lui solo (e, in caso di morte, ai suoi discendenti) (art. 270 del
codice civile), mentre, per il figlio minore, possono agire, ma nel suo esclusivo interesse, il genitore
esercente la potest o previa autorizzazione del tribunale per i minorenni il tutore (o il curatore
speciale) (art. 273, primo comma, del codice civile). Inoltre, se il minore ultrasedicenne, occorre
comunque il suo consenso (art. 273, secondo comma), mentre, se infrasedicenne, la rispondenza al suo
interesse dell'azione promossa oggetto di valutazione da parte del tribunale per i minorenni;
(m) l'art. 269, primo comma, del codice civile, deve essere interpretato (secondo la sua formulazione

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letterale) nel senso che la paternit e la maternit naturali possono essere dichiarate nelle ipotesi in cui il
riconoscimento ammesso, ma non nel senso reciproco: cio anche che il riconoscimento sia effettuabile
in tutte le ipotesi in cui vi possa essere la dichiarazione giudiziale.
2.1. Lincestuoso figlio dichiarabile e non riconoscibile.- Presupposta lodiosit della discriminazione
sofferta dai figli incestuosi, a quanto consta unanimemente condivisa in letteratura, ci sinterroga
sullattualit della presunta offesa della relazione incestuosa alla morale comune, della sua infrazione alla
norma naturale che impone lasessualit nei rapporti di parentela, della reale odierna capacit dellincesto
di suscitare il pubblico scandalo ovvero un profondo senso di turbamento e disgusto diffuso in un numero
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indeterminato di persone estranee alla cerchia familiare .


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A noi pare che rispetto ai figli incestuosi pi in generale rispetto alla filiazione fuori del matrimonio si pongano in astratto, in termini di politica legislativa, i seguenti ordini di problemi: (a) lammissibilit
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dellaccertamento del loro status ; (b) gli effetti di tale accertamento .


scontato rilevare che la risposta a tali quesiti varia col mutare dei tempi e dei luoghi, e dunque
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assumono rilevanza alcune variabili quali la morale comune, la religione, la cultura , s che alla
tradizionale chiusura del nostro ordinamento si contrappone unapertura priva di limitazioni alla ricerca
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della paternit propria della legislazione germanica, inglese, svizzera e di parte del Nord America .
Il punto di partenza a noi pare che debbano essere i precetti sanciti dalla nostra Costituzione.
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Viene in considerazione la tutela dei diritti delluomo (art. 2 Cost.) ; il principio di uguaglianza (art. 3
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Cost.) ; il dovere e diritto dei genitori di mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del
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matrimonio (art. 30, 1 co., Cost.) ; e, ancra, la tutela (pi precisamente ogni tutela giuridica e sociale),
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assicurata ai figli nati fuori del matrimonio (art. 30, 3 co., Cost.) ; infine, la riserva di legge sui limiti per
la ricerca della paternit (art. 30, 4 co., Cost.).
La sentenza della Consulta, chiaramente ispirata ad unapprezzabile esigenza di tutela per i figli di
genitori incestuosi, consente di pervenire alla dichiarazione di paternit, ma nega il riconoscimento.
Pertanto, consente di superare lantica e tradizionale opinione, autorevolmente sostenuta, che identificava
il figlio irriconoscibile ed il non dichiarabile, o meglio che considerava lirriconoscibile non dichiarabile
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in quanto tale (considerando la riconoscibilit il limite alla dichiarabilit) , ed apre le porte alla
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qualificazione dellincestuoso come figlio dichiarabile ma non riconoscibile .


2.2. Ricostruzione del diritto successorio del figlio non riconoscibile. Il figlio privo di stato erede?- La
decisione della Corte incide altres sui diritti successori del figlio irriconoscibile.
La codificazione napoleonica - subordinando il diritto alleredit dei figli naturali allesistenza di un
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vincolo familiare - attribuiva alla sola filiazione constatata il diritto di successione tra parenti naturali .
Nella vigenza del codice del 1865, lart. 752 attribuiva ai figli non riconoscibili il diritto agli alimenti
(considerato un surrogato del diritto successorio, perch dovuto al figlio irriconoscibile tamquam filio,
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non tamquam inopi) , da assegnarsi in proporzione delle sostanze del padre e della madre, e del numero e
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qualit degli eredi legittimi .


Il nuovo codice ha attribuito ai figli irriconoscibili un diritto successorio. noto che lart. 573 cod. civ. in tema di successione dei figli naturali prevede, secondo un principio gi accolto dal codice 1865 e
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derivato, come accennato, dalla codificazione napoleonica , lapplicabilit delle norme relative alla
successione dei figli naturali allorch la filiazione stata riconosciuta o giudizialmente dichiarata, salvo il
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disposto dellart. 580 . Lart. 580 cod. civ. attribuisce ai figli naturali non riconoscibili un assegno
vitalizio pari allammontare della rendita della quota di eredit alla quale avrebbero diritto, se la filiazione
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fosse stata dichiarata o riconosciuta . E lart. 594 cod. civ. stabilisce che gli eredi, i legatari e i donatari
sono tenuti, in proporzione a quanto hanno ricevuto, a corrispondere ai figli naturali di cui allart. 279, un
assegno vitalizio nei limiti stabiliti dallart. 580, se il genitore non ha disposto per donazione o testamento
in favore dei figli medesimi; se il genitore ha disposto in loro favore, essi possono rinunziare alla
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disposizione e chiedere lassegno .


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La qualifica e la natura dellassegno vitalizio sempre stata gravida di problemi di non poco conto : se
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vada calcolato sul relictum o anche sul donatum ; se debba essere inteso come diritto di credito del figlio
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verso gli eredi ; se sia legato obbligatorio di rendita vitalizia ex lege, tale da attribuire al beneficiario la
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qualit di legittimario , e ancra se tale attribuzione a titolo particolare sia fondata su un rapporto
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giuridico di parentela col defunto oppure sul fatto della procreazione ; se realizzi unipotesi di
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successione necessaria, in senso atecnico, chiamata speciale ; se sia un onere gravante sulla sola
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disponibile .
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Questi problemi, sui quali si affaticata per lungo tempo la dottrina, appaiono oggi in secondo piano . La
sentenza della Corte solleva un quesito di fondo, relativo alla possibilit che il suo dettato incida sulla
disciplina codicistica che differenzia la posizione successoria dei figli nati fuori del matrimonio in
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funzione del possesso dello status filiationis . Sul punto, appare opportuno richiamare la recente
opinione che, prendendo spunto da un felice passaggio presente nella motivazione del provvedimento
della Consulta, per il quale la nostra Costituzione, come in molti altri ordinamenti, considera due
categorie di figli, quelli nati entro e quelli nati fuori dal matrimonio senza ulteriore distinzione fra questi
ultimi, ha evidenziato i profili di incostituzionalit delle norme che in materia successoria relegano i figli
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privi di stato in posizione deteriore rispetto ai figli naturali dichiarati o riconosciuti ; con la
conseguenza che tutte le norme facenti riferimento alla filiazione naturale dovrebbero essere interpretate
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in modo da ricomprendervi anche i figli privi di stato .


Oramai pacifico che, in assenza di altri successibili, il diritto di cui allart. 580 sia successione
nelleredit, giacch, negandosi essa successione, si creerebbe la situazione di un patrimonio nullius, che
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non va allo Stato (arg. ex art. 586, 1 co.) e neanche al figlio non riconoscibile , ci si chiede se possibile
sostenere che per effetto della sentenza della Consulta lart. 573 cod. civ. sia costituzionalmente
illegittimo nella parte in cui ritiene applicabili le norme sulla successione dei figli naturali alla sola
filiazione constatata; che lart. lart. 580 cod. civ. sia costituzionalmente illegittimo nella parte in cui
prevede che ai figli naturali aventi diritto al mantenimento, allistruzione e alleducazione, a norma
dellart. 279 spetta un assegno vitalizio pari allammontare della rendita della quota di eredit alla quale
avrebbero diritto, se la filiazione fosse stata dichiarata o riconosciuta. Se possibile, soprattutto, sostenere
- in seguito alla sentenza della Corte, e seguendo linsegnamento per il quale anche un frammento di
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disposizione normativa va letto alla luce del sistema lammissibilit della qualit di erede dei figli
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privi di stato .
3. Considerazioni finali: protagonismo della Corte Costituzionale e ruolo del legislatore.- La sentenza
della Corte Costituzionale rappresenta un notevole passo in avanti verso la tutela di individui in posizione
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di debolezza .
E tuttavia vi da riflettere. forte la sensazione che il provvedimento della Corte abbia particolare
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rilevanza nel campo sociologico prima ancra che nel campo giuridico .

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Lincesto fatto sociologico, certo, ma ad esso il diritto deve dare una risposta . Nessun dubbio sul
plauso generalizzato al quale predestinata una sentenza tesa a dare rilevanza allesigenza di un
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miglioramento della posizione sociale e giuridica dei figli nati da relazione incestuosa . La nascita di un
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essere umano leffetto di un fatto sempre identico .


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Il valore della persona umana, e della sua tutela, devessere collocato al vertice dei valori . Lindividuo
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dovrebbe essere punto di collegamento di situazioni sempre uniformi, che prescindano da quelle
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esistenti al momento del concepimento o della nascita . Conseguentemente, a ragione della suesposta
consequenzialit, il superamento della discriminazione tra figli naturali dovrebbe allargarsi fino ad
eliminare qualunque differenziazione, facendo rientrare anche la filiazione incestuosa nel rapporto di
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parentela , e, allargando il ragionamento, fino ad eliminare qualunque differenziazione anche tra


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filiazione legittima e filiazione naturale , al fine di giungere allunitariet della nozione di filiazione e
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allunicit dello status di figlio .


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La repulsione verso il damnatus coitus un dato oggettivo da tenere in considerazione: non si pu


negare la paura ed il ribrezzo che suscita lincesto, n fare velo ipocrita sul perch di quella paura e di
quel ribrezzo. Lincesto, inutile negarlo, rappresenta ancora un tab posto alla base della convivenza
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sociale . La proibizione dellunione incestuosa rappresenta il passaggio dalla natura alla cultura: prima
che si verifichi, la cultura non ancora data; con il suo verificarsi, la natura cessa di esistere nelluomo
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come regno sovrano .


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Non v concetto giuridico il quale non supponga uno o pi concetti non giuridici alla sua base . un
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controsenso costruire quello con ogni cura senza curarsi della bont di questi . il nomos della terra a
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garantire concretezza e immediatezza; le norme sopraggiungono in un dopo storico e logico . Soltanto


il normativismo rovescia la prospettiva, perch non sale dalla terra alle potest giuridiche, ma scende da
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queste a quella .
Non si tratta di voler proteggere aprioristicamente il modello familiare ricevuto dalla tradizione. Il
modello tradizionale di famiglia oggi sottoposto a una contestazione sempre pi diffusa e che ha origini
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e cause diverse : il consumismo e la perdita delleffettiva pratica della morale cattolica della vita; la
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rinascita di istanze individualistiche e libertarie anche nei costumi . Della famiglia non v una forma
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ideale ed eterna ; e rilevarne la relativit e la storicit del concetto appare scontato , s che da
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escludersi di poter attribuire alla definizione di famiglia un valore assoluto . La famiglia non un bene in
s, un valore in s: la famiglia valore in quanto ha lidoneit di rispondere alla sua funzione che
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quella di promuovere la persona umana .


Il punto di invitare a considerare che le relazioni incestuose sono a tuttoggi censurate dal comune
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sentire . evidente la necessit, anche alla luce della sentenza della Corte Costituzionale, di affrontare il
problema della filiazione incestuosa prendendo le mosse da una netta e preliminare distinzione:
situazione giuridica della filiazione incestuosa, che qui interessa, da una parte; situazione giuridica della
relazione incestuosa (dei genitori), dallaltra. Se da ritenersi incostituzionale una discriminazione tra
figli riconosciuti e figli irriconoscibili, non altrettanto incostituzionale una discriminazione tra genitore
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naturale puro e semplice, e genitore incestuoso .


Il prolungato silenzio del legislatore italiano sul tema segno di opposte visioni, culturali e religiose,
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sullindividuo . In attesa che la condizione dei figli incestuosi sia affrontata dal legislatore, deve optarsi
per una scelta consapevole, non limitata allaffermazione (di principio) di non discriminazione tra figli

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naturali, ma - anche sulla scorta delle affermazioni della pi autorevole dottrina, che gi in tempi lontani
ebbe a denunciare lingiustificato rigore nella determinazione dei modi di accertamento della paternit
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naturale rivolta a sostenere la loro piena, incondizionata, parificazione.


Devessere, in particolare, respinta la possibile tendenza ad una sorta di bilanciamento tra due opposti
interessi: il primo, di carattere giuridico, teso a ribadire che luomo oggetto di situazioni giuridiche
sempre uniformi; il secondo, extragiuridico, teso a evidenziare lattualit del tab dellincesto e la sua
contrariet al comune sentimento sociale. Cos argomentando, pur prendendo spunto dallintollerabilit
che alcuni soffrano per le condotte di altri, si perverrebbe alla distinzione, tanto sottile da apparire in
ultima analisi priva di spessore, tra non discriminazione, cosa giusta, ed equiparazione o parificazione,
sullopportunit della quale si pongono non pochi interrogativi. Si creerebbe una frattura tra rilevanza
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giuridica e rilevanza sociale, tra realt giuridica e realt naturale o extragiuridica , introducendo
unassurda fattispecie di filiazione incestuosa, non discriminata giuridicamente ma non pienamente
parificata socialmente; alla medesima fattispecie, in altre parole, in ossequio allantico e autorevole
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insegnamento per il quale la natura e la storia non si aprono verso il diritto , si ricondurrebbero differenti,
ed opposti, effetti giuridici e conseguenze sociali. In altri termini, si finirebbe per non essere giuristi del
ius positum arrivando - dalla considerazione che dietro i sistemi di norme vivono e si svolgono istituzioni
sociali, interessi economici, fedi religiose, programmi ideologici a subordinare la validit della norma
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ad una razionalit esterna al sistema .


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Vero che le regole del diritto sono delimitate da un campo diverso rispetto alle regole del costume . Il
problema, cos impostato, scivola verso quello, straordinariamente complesso, relativo al concetto del
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diritto e, pi precisamente, alla distinzione del diritto dalla morale . Per, anche ragionando in questo
modo, non pu comunque negarsi che lindividuo, la sua essenza, sta nel centro formale del sistema
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giuridico , e non data dalla sua appartenenza a un gruppo; soprattutto, non si qualifica per la
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dimensione sociale imposta dalla natura o dal costume .


Il saggio pubblicato in Riv. giur. sarda, 2003.
1 Sulla questione v. Bessone, in Bessone Montuschi Vincenzi Amato Cassese e Mura, Rapporti
etico sociali, in Comm. cost., a cura di Branca, Art. 29-34, Bologna-Roma, 1976, p. 118; Nicol, La
filiazione illegittima nel quadro dellart. 30 della Costituzione, in Dem. dir., 1960, II, p. 3 ss.; osserva
correttamente la Ambanelli, La filiazione non riconoscibile, in Il diritto di famiglia, III, Filiazione e
adozione, diretto da Bonilini Cattaneo, Torino, 1997, p. 213 ss., che per agli antichi Egizi lincesto non
solo era tollerato, ma, addirittura, rappresentava una prerogativa delle stirpi regnanti; dai Greci in poi,
come si legge in Platone, muta radicalmente il giudizio espresso nei confronti di simili unioni, considerate
tali da sconvolgere le leggi naturali poste a fondamento della convivenza civile.
2 Nicol, op. ult. cit., p. 3: Siccome nella coscienza sociale nostra questo della tutela della famiglia
legittima ha sempre rappresentato un punto fermo, in funzione della rilevanza grandissima che essa ha
come forma della nostra vita associativa, era ovvio che la condizione dei figli illegittimi fosse deteriore
rispetto a quella dei figli legittimi, anche al di l, forse, di quelli che potevano essere i limiti consentiti dal
rispetto di questa fondamentale esigenza di protezione della famiglia legittima; Troisi, Diritto
civile.Lezioni3,Napoli, 2000, p. 31.
Nel diritto romano lincesto assunse diverse connotazioni. In et arcaica, lincesto indicava lunione tra
persone legate da un vincolo di cognatio o di adfinitas; in et repubblicana, a seguito dellemanazione
della lex Iulia de adulteriis coercendis lincesto acquis un carattere di antigiuridicit, diventando reato;
nel diritto classico, lincesto era lunione vietata moribus et legibus; in epoca postclassica, lincesto era il

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fatto commesso contra legum precepta vel contra mandata costitutionesque principum.
3 Nicol, op. ult. cit., p. 6; Troisi, op. ult. cit., p. 31; Majello, Profili costituzionali della filiazione
legittima e naturale, Napoli, 1965, p. 7 ss.; Sesta, La filiazione, in Tratt. dir. priv., IV, diretto da Bessone,
Il diritto di famiglia, III, a cura di Dogliotti - Sesta, Torino, 1999, p. 3 ss.; Ferrando, La successione tra
parenti naturali: un problema aperto, in Familia, 2002, p. 313 ss., e Id., voce Filiazione legittima e
naturale, in Dig. disc. priv., Sez. civ., VIII, Torino, 1992, p. 296, nonch Id., Orientamenti e tendenze in
tema di filiazione, in Rass. dir. civ., 1991, p. 308 ss.; De Filippis, Trattato breve di diritto di famiglia,
Padova, 2002, p. 847 ss.; Autorino Stanzione, Diritto di famiglia, Torino, 2003, p. 301.
4 Costanza, voce Filiazione, III) Filiazione naturale, in Enc. giur. Treccani, XIV, Roma, 1989, p. 1; di
sicuro interesse, nella prospettiva storica, il saggio di Bonini, Disegno storico del diritto privato italiano3,
Bologna, 1996, p. 23; altres, Ungari, Storia del diritto di famiglia in Italia (1796-1942)2, Bologna, 1974,
p. 188.
5 Si consideri che lart. 180 cod. civ. 1865 escludeva in ogni caso la riconoscibilit della prole incestuosa.
6 Afferma Provera, voce Alimenti, in Dig. disc. priv., Sez. civ., I, Torino, 1987, p. 265, che i figli non
riconoscibili hanno diritto al mantenimento sino a quando non hanno raggiunto la maggiore et. Dopo
tale termine, hanno diritto solo agli alimenti; sullargomento v. altres Vincenzi Amato, Gli alimenti, in
Tratt. dir. priv.2, diretto da Rescigno, 4, Torino, 1997, p. 968.
7 G. Azzariti, voce Adulterini e incestuosi (figli), in Noviss. Dig. It., I, 1, Torino, 1968, p. 309; Crif Pezzana, voce Filiazione naturale, in Enc. dir., XVII, Milano, 1968, p. 481; ora, Sesta, La filiazione, cit.,
p. 101; De Filippis - Casaburi, La filiazione, Padova, 2000, p. 454.
8 Cicu, La filiazione, in Tratt. dir. civ. it., diretto da Vassalli, Torino, 1939, p. 155 ss.; contra, tuttavia, v.
Cosattini, Il riconoscimento del figlio naturale, Padova, 1942, p. 122; nella dottrina penalistica v. per tutti
Dolce, voce Incesto, in Enc. dir., XX, Milano, 1970, p. 973 ss.; Merzagora, voce Incesto, in Dig. disc.
pen., VI, Torino, 1992, p. 326 ss.; F. Romano, Lincesto: ancora in grado di suscitare pubblico
scandalo?, in Giur. merito, 1998, p. 866; Antolisei, Manuale di diritto penale, Parte speciale14, I, Milano,
2002, p. 485.
9 Cos per lo meno afferma la totalit, a quanto ci consta, della dottrina: v. ora Di Nardo, La filiazione non
riconoscibile, in Trattato di dir. famiglia, II, Filiazione, a cura di Collura Lenti Mantovani, Milano,
2002, p. 494.
10 Ferrando, Filiazione naturale, in Riv. dir. civ., 1988, II, p. 258.
11 Linciso di Stolfi, Diritto civile, V, Diritto di famiglia, Torino, 1921, p. 689; si v. anche Cicu, La
filiazione, cit., p. 155 ss.
12 Crif - Pezzana, voce Filiazione naturale, cit., p. 480.
13 Majello, Della filiazione naturale2, in Comm. cod. civ., a cura di Scialoja Branca, Bologna-Roma,
1982, p. 57; Bianca, Diritto civile, 2, La famiglia, Le successioni3, Milano, 2001, p. 301; Ferrando, La
filiazione naturale, in Tratt. dir. priv.2, diretto da Rescigno, 4, Torino, 1997, p. 259 ss.; Di Nardo, La
filiazione non riconoscibile, cit., Milano, 2002, p. 491; Miraglia, Riconoscibilit dei figli incestuosi e
tutela della personalit umana, in Rapporti personali nella famiglia, a cura di P. Perlingieri, Napoli,
1982, p. 196 ss.; P. Perlingieri, Manuale di diritto civile3, Napoli, 2002, p. 818.
14 Edita in Vita not., 2002, p. 1353, con commento di Uccella, Sulla illegittimit della disciplina sulla c.d.

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filiazione incestuosa: forti ombre su di un sentiero, che resta impervio, e in Famiglia e dir., 2003, p. 119
ss., con commento di Dogliotti, La Corte Costituzionale interviene a met sulla filiazione incestuosa;
nonch in Familia, 2003, II, p. 848 ss., con commento di G. Ferrando, La condizione dei figli incestuosi:
la Corte costituzionale compie il primo passo, e S. Landini, Incostituzionalit dei limiti alle indagini sulla
maternit e paternit ex art. 278 c.c. e posizione giuridica del figlio incestuoso; in particolare,
sullargomento, v. Romagno, La successione dei figli privi di stato alla luce di una recente sentenza della
Corte Costituzionale, in Riv. dir. civ. (in corso di pubblicazione). La questione di legittimit costituzionale
era stata sollevata da Cass., ord. 4 luglio 2000, n. 9724, in Familia, 2002, p. 1127 ss., con commento di
Sesta, La condizione dei figli incestuosi tra principi costituzionali e discrezionalit del legislatore.
15 Se il disposto letterale dellart. 317 bis cod. civ., per il quale la potest nasce esclusivamente in virt
del riconoscimento o della dichiarazione, insuperabile (per tutti v. L. Ferri, Della potest dei genitori, in
Comm. cod. civ. Scialoja Branca, a cura di Galgano, Art. 315-342, Bologna-Roma, 1988, p. 54; A.
Finocchiaro-M. Finocchiaro, Diritto di famiglia, II, Milano, 1984, p. 1862; contra, per, V.M. Trimarchi,
Considerazioni sullart. 279 del codice civile, in Scritti in onore di Pugliatti, I, 2, Milano, 1978, p. 2122;
Bianca, Diritto civile ecc., cit., p. 228; Giorgianni, Della potest dei genitori, in Comm. dir. it. famiglia,
IV, a cura di Cian-Oppo-Trabucchi, Padova, 1992, p. 338), in realt preferibile la soluzione, v. Ruscello,
La potest dei genitori, in Cod. civ. Commentario, diretto da Schlesinger, Milano, 1996, p. 246, che tende
a contemperare le esigenze sostanziali al rispetto del dato testuale e dei valori dellordinamento: in
questa prospettiva, si dovrebbe mirare, in unopera di composizione fra disomogenee tecniche di tutela, a
far prevalere il dato sostanziale del diritto alleducazione e allistruzione senza con ci scalfire il presunto
principio presupposto dalla normativa ordinaria in base al quale la potest si costituisce con il
riconoscimento o con la dichiarazione giudiziale di paternit o maternit; v. anche Bessone, Patria
potest, funzione educativa dei genitori e disciplina dellobbligo di mantenimento, in Riv. not., 1975, II, p.
527; Stanzione, Diritti fondamentali dei minori e potest dei genitori, in Rass. dir. civ., 1980, p. 446 ss.;
De Cupis, Sulla pretesa esistenza della potest dei genitori sui figli non riconoscibili, in Riv. dir. civ.,
1981, I, p. 321; Lisella, I diritti dei figli privi di stato: a proposito di un recente contributo, in Rass. dir.
civ., 1993, p. 368.
V tuttavia da interrogarsi, sul presupposto che lattribuzione della potest conferisce ai genitori il potere
di costringere il figlio a fare ci che non vuole e a non fare ci che vorrebbe fare, e risponde alla
valutazione che di regola i genitori amano i loro figli (Vercellone, La potest dei genitori, in in Trattato di
dir. famiglia, II, Filiazione, a cura di Collura Lenti Mantovani, Milano, 2002, p. 959; Bucciante, La
potest dei genitori, la tutela e lemancipazione, in Tratt. dir. priv.2, diretto da Rescigno, 4, Torino, 1997,
p. 517 ss.), sullopportunit di tale attribuzione in capo al genitore incestuoso.
16 Si tenga presente che in passato la Consulta aveva espresso un orientamento opposto, affermando che
la tutela costituzionale ex art. 30, 3 co., era circoscritta alla sola filiazione dichiarata o riconosciuta,
mentre la filiazione naturale fondata sul semplice dato biologico sarebbe fonte di responsabilit dai
connotati meramente patrimoniali: Corte Cost., 14 aprile 1969, n. 79, in Foro it.,1969, I, c. 1033,
richiamata in chiave critica anche da Romagno, La successione dei figli privi di stato ecc., cit., p. 23 (del
dattiloscritto), nota 141, ed ivi profonde ed argomentate riflessioni; in dottrina v. altres Mengoni, La
filiazione naturale, in Jus, 1974, p. 127.
17 F. Romano, Lincesto: ancora in grado di suscitare pubblico scandalo?, cit., p. 866.
18 Mengoni, op. cit., p. 117.
19 Rileva Cicu, Il concetto di status, in Studi in onore di Simoncelli, Napoli, 1917, p. 70, che status sta
ad indicare il rapporto che nellaggregato sociale assume lindividuo, entrando necessariamente a farne
parte, diventandone membro. Status pertanto il rapporto o vincolo giuridico che lega il singolo
nellaggregato; Dangelo, Il concetto giuridico di status, in Riv. it. scienze giur., 1938, p. 249 ss.;

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Falzea, La separazione personale, Milano, 1943, p. 2 ss.; Nicol, Istituzioni di diritto privato, I, Milano,
1962, p. 65; Santoro-Passarelli, Dottrine generali del diritto civile9, Napoli, rist. 1997, p. 24; Frosini, voce
Situazione giuridica, in Noviss. dig. it., XVII, Torino, 1970, p. 468 ss.; Bessone - Ferrando, voce Persona
fisica, in Enc. dir., XXXIII, Milano, 1983, spec. p. 214; Pizzorusso (Romboli - Breccia - De Vita), Delle
persone fisiche, in Comm. cod. civ. Scialoja-Branca, a cura di Galgano, Art. 1-10, Bologna-Roma, 1988,
p. 39; Corasaniti, voce Stato delle persone, in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990, p. 953; P. Rescigno,
Situazione e status nellesperienza del diritto, in Riv. dir. civ., 1973, I, p. 222, e Id., voce Status, I) Teoria
generale, in Enc. giur. Treccani, XXX, Roma, 1993; Carboni, Status e soggettivit giuridica, Milano,
1998, p. 3 ss.; Lenti, voce Status, in Dig. disc. priv., Sez. civ., XIX, Torino, 1999, p. 30 ss.; Dogliotti, Le
persone fisiche, in Tratt. dir. priv.2, diretto da Rescigno, 2, Torino, 1999, p. 22; Majello, Profili
costituzionali ecc., cit., p. 142: Sulla base della norma costituzionale, bisogna riconoscere uno status
anche ai figli incestuosi. Di conseguenza, anche rispetto al figlio incestuoso si deve ammettere la
possibilit di un accertamento autonomo del relativo status. Nella letteratura straniera: Graveson, Status
in Common Law, London, 1953; Rehibinder, Contact and the Welfare State, in Stanford Law Review,
1971, n. 23, p. 941.
20 Marinaro, I diritti dei figli privi di stato, Napoli, 1991, p. 93: Le diverse opinioni si possono riunire in
tre gruppi, a seconda che si riconosca al figlio privo di stato un vero e proprio status di filiazione, oppure
una generica qualit giuridica di figlio naturale privo di stato, tale da comportare lattribuzione di una
pluralit di situazioni giuridiche soggettive, ovvero si dia rilievo al mero fatto biologico del rapporto di
filiazione, facendone derivare lattribuzione dellassegno de quo. Si discorre di status di filiazione, a
proposito del figlio privo di stato, on notevoli riserve, non tanto per riconoscergli uno status uguale a
quello del figlio legittimo, quanto per auspicare, de iure condendo, la formale attribuzione di uno status,
ancorch di grado inferiore, o deteriore, rispetto al tipico status filiationis La negazione dello status al
figlio privo di stato si rinviene, invece, nella mancanza di tutela diretta ed autonoma, attraverso
laccertamento giudiziale, con effetti erga omnes, della qualit personale di figlio La seconda tesi, pur
negando al figlio privo di stato uno status corrispondente, afferma che dal procedimento previsto dallart.
279 cod. civ. deriva un accertamento giudiziale della filiazione naturale, e quindi della qualit (di diritto)
familiare della filiazione naturale non riconosciuta n dichiarata, fattispecie di natura familiare valida in
generale per la pluralit delle disposizioni normative che la prevedono. Si tratterebbe, in sostanza, di uno
status di filiazione simile a quello del figlio naturale riconosciuto o dichiarato, seppure di grado inferiore,
ovvero di minore portata.
21 Cfr. Lisella, I diritti dei figli privi di stato ecc., cit., p. 356.
22 E ci anche, e soprattutto - per la tradizionale indifferenza del sistema di common law per la
posizione successoria dei figli: v. Stella Richter, voce Adulterini e incestuosi (figli), in Enc. dir., I, Milano,
1958, p. 611 ss.; ora, soprattutto, Zoppini, Le successioni in diritto comparato, in Tratt. di dir. comparato,
diretto da Sacco, Torino, 2002, p. 82; Uccella, La filiazione nel diritto italiano e internazionale, Padova,
2001, p. 797 ss.: La disciplina polacca.- Il matrimonio incestuoso o del bigamo non un matrimonio
valido. Sorge nei confronti del figlio incestuoso solo un obbligo alimentare Algeria.- Il figlio nato fuori
del matrimonio il figlio della fornicazione Marocco.- Mamzer il figlio incestuoso; questo figlio
trasferisce ai suoi discendenti allinfinito le sue incapacit legali e morali Brasile.- I figli incestuosi
possono essere riconosciuti a seguito della Costituzione del 1988.
23 Cuocolo, Istituzioni di diritto pubblico11, Milano, 2000, p. 636; Barbera, Principi fondamentali, in
Comm. cost., a cura di Branca, Art. 1-12, Bologna-Roma, 1975, p. 50 ss. (sub art. 2); G.B. Ferri, La
persona nella vita associata, in Rass. dir. civ., 1983, p. 57 ss.
24 Santi Romano, Principi di diritto costituzionale generale, Milano, 1945, p. 155; Biscaretti Di Ruffia,
voce Uguaglianza (principio di), in Noviss. dig. it., XIX, Torino, 1973, p. 1088 ss.; Paladin, Il principio

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costituzionale di eguaglianza, Milano, 1965; P. Perlingieri, Il diritto civile nella legalit costituzionale,
Napoli, 1984, p. 88; Cerri, voce Uguaglianza (principio costituzionale di), in Enc. giur. Treccani, XXXII,
Roma, 1994; M.A. Cattaneo, voce Uguaglianza, in Dig. disc. pubbl., XV, Torino, 1999, p. 417 ss.
25 Dogliotti, Doveri familiari e obbligazione alimentare, in Tratt. di dir. civ. e comm., gi diretto da
Cicu-Messineo, continuato da Mengoni, Milano, 1994, p. 49 ss.; Trabucchi, in Comm. dir. it. famiglia, II,
a cura di Cian-Oppo-Trabucchi, Padova, 1992, p. 538; Bessone, Rapporti etico sociali, in Comm. cost.
ecc., cit., p. 118.
26 E ci, particolarmente se viene abbandonata la distinzione tra norma precettiva e programmatica,
applicando in via diretta anche nei rapporti interindividuali le disposizioni costituzionali. In letteratura
v. spec. P. Perlingieri, Norme costituzionali e rapporti di diritto civile, in Rass. dir. civ., 1980, p. 95 ss.
(spec. p. 105).
27 Per tutti v. Mengoni, Successioni per causa di morte, Successione legittima6, in Tratt. di dir. civ. e
comm., gi diretto da Cicu - Messineo, continuato da Mengoni, Milano, 1999, p. 129; Vercellone, La
filiazione, in Tratt. dir. civ. it., fondato da Vassalli, Torino, 1987, p. 173; A. Finocchiaro-M. Finocchiaro,
Diritto di famiglia, cit., p. 1839; ma v. in senso contrario gi Marinaro, I diritti dei figli privi di stato, cit.,
p. 20; Iannelli, Stato della persona e atti dello stato civile, Napoli, 1986, p. 286 ss.
28 Una completa esposizione di altre ipotesi di filiazione irriconoscibile ma dichiarabile compiuta dalla
Di Nardo, La filiazione non riconoscibile, cit., p. 518.
29 Barassi, Le successioni per causa di morte, Milano, 1941, p. 165.
30 Filomusi Guelfi, Diritto ereditario3, I, Roma, 1909, p. 158; Polacco, Delle successioni2, I,
Milano-Roma, 1937, p. 104; v. altres Pacifici-Mazzoni, Istituzioni di diritto civile italiano5, VI, 1, Torino,
1927, p. 124, che afferma essere tale diritto non di eredit ma di semplice credito; Campagna, Sul diritto
dei figli naturali non riconosciuti o non riconoscibili allassegno vitalizio, in Riv. trim. dir. proc. civ.,
1958, p. 1162; Santoro-Passarelli, Legato legittimo di alimenti, in Saggi di diritto civile, II, Napoli, 1961,
p. 646; Tedeschi, Gli alimenti2, in Tratt. dir. civ. it., diretto da Vassalli, Torino, 1969, p. 476. Contra, v.
Cicu, Sul diritto alimentare dei figli adulterini ed incestuosi, in Riv. dir. civ., 1911, I, p. 161 ss.
31 Cfr. Degni, La successione a causa di morte, I, La successione legittima, Padova, 1931, p. 123; De
Ruggiero, Istituzioni di diritto civile5, II, Messina, 1929, p. 898; Cicu, Successione legittima e dei
legittimari2, Milano, 1947, p. 46; Coviello, Successione legittima e necessaria, Milano, 1937, p. 191 ss.
32 In dottrina v. Allara, La successione legittima, Torino, s.d. (ma 1944), p. 59.
33 Pertanto la norma preclusiva in senso assoluto della delazione ereditaria a favore dei figli privi stato,
pur in assenza di altri successibili: contra, per, v. in dottrina Allara, La successione familiare suppletiva,
Torino, 1954, p, 173; Palazzo, La filiazione fuori del matrimonio, Milano, 1965, p. 354; Romagno, La
successione dei figli privi di stato ecc., cit., p. 24 (del dattiloscritto), nota 147.
34 Larticolo in questione trova forse un precedente nellart. 752 cod. civ. 1865, che accordava ai figli di
cui la legge non ammette il riconoscimento il diritto agli alimenti verso gli eredi legittimi: v.
sullargomento soprattutto Mengoni, op. ult. cit., p. 129.
35 Mengoni, Successioni per causa di morte. Successione necessaria4, in Tratt. di dir. civ. e comm., gi
diretto da Cicu-Messineo, continuato da Mengoni, Milano, 2000, p. 172, nota 39: Gli eredi, ai quali si
riferisce lart. 594, sono gli eredi testamentari. Se il de cuius ha disposto di una parte soltanto dei suoi
beni, lasciando laltra parte alla successione intestata, occorre anzitutto stabilire se il figlio naturale non

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riconoscibile abbia diritto allassegno nella misura dellart. 580 (rendita della quota intestata, calcolata sul
solo relictum) o nella misura dellart. 594 (rendita della quota di riserva, calcolata sul solo relictum
sommato al donatum). Nel primo caso (la rendita della quota prevista dallart. 580 risulta non inferiore
alla rendita della quota riservata), debitori dellassegno sono esclusivamente gli eredi legittimi. Nel
secondo caso, come gi si avuto occasione di precisare, si deve applicare la regola, desumibile dallart.
533, per cui la legittima si prende anzitutto sui beni della successione intestata, e solo in subordine sui
beni oggetto delle liberalit fatte dal de cuius. Per esempio: relictum 100, donatum 200; succede ab
intestato un fratello del defunto e concorre un figlio naturale non riconoscibile. A norma dellart. 594 il
figlio ha diritto a un assegno vitalizio pari alla rendita di met del patrimonio (= 150): debitori sono
lerede legittimo per 2/3 (fino a concorrenza della rendita dei beni intestati) e il donatario per 1/3; v.
anche Cattaneo, La vocazione necessaria e la vocazione legittima, in Tratt. dir. priv.2, diretto da Rescigno,
5, Torino, 1997, p. 479 ss.
36 In dottrina v. Contursi Lisi, Diritto dei figli naturali non riconosciuti o non riconoscibili allassegno
vitalizio, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1947, p. 459; Trabucchi, Sullassegno successorio ai figli naturali
non riconosciuti o non riconoscibili, in Giur. it., 1953, I, 1, c. 339; Campagna, Sul diritto dei figli naturali
non riconosciuti o non riconoscibili allassegno vitalizio, cit., p. 1159 ss.; Ferrari, Appunti sugli aspetti
successori della riforma del diritto di famiglia, in Dir. famiglia, 1978, p. 1379 ss.; Marinaro, mbito di
operativit della normativa di cui agli articoli 580 e 594 c.c., in tema di assegno successorio, in Rass. dir.
civ., 1981, p. 428 ss., e soprattutto, Id., I diritti dei figli privi di stato, cit., p. 63 ss.
37 Cicu, Successione legittima e dei legittimari2, cit., p. 50; Mengoni, Successioni per causa di morte.
Successione necessaria, cit., p. 171: Tra i debitori dellassegno il nuovo testo annovera i donatari, e ci
comporta che la quota, alla rendita della quale commisurato lassegno, non , come nel caso dellart.
580 e malgrado il rinvio a questa norma, la quota intestata sul solo relictum, bens la quota di riserva che
spetterebbe al figlio naturale se fosse riconosciuto o dichiarato, calcolata mediante riunione fittizia delle
donazioni.
38 Cicu,op. ult. cit., p. 50; Criscuoli, Le obbligazioni testamentarie2, Milano, 1980, p. 42; Marinaro, I
diritti dei figli privi di stato, cit., p. 80.
39 Marinaro, I diritti dei figli privi di stato, cit., p. 63 ss.; Mengoni, Delle successioni legittime, in Comm.
cod. civ., a cura di Scialoja-Branca, Art. 565-586, Bologna-Roma, 1985, p. 74, e Id., Successioni per
causa di morte. Successione necessaria4, cit., p. 172; Carraro, Assegno ai figli naturali non riconoscibili,
in Comm. dir. it. famiglia, V, a cura di Cian-Oppo-Trabucchi, Padova, 1992, p. 183; Bigliazzi Geri, Delle
successioni testamentarie, in Comm. cod. civ. Scialoja-Branca, a cura di Galgano, Art. 587-600,
Bologna-Roma, 1993, p. 187; Gardani Contursi-Lisi, voce Successione necessaria, in Dig. disc. priv., Sez.
civ., XIV, Torino, 1999, p. 119; Bianca, Diritto civile ecc., cit., p. 508; P. Perlingieri, Manuale ecc., cit., p.
863; Capozzi, Successioni e donazioni2, I, Milano, 2002, p. 342; Di Nardo, La filiazione non
riconoscibile, cit., p. 537; Romagno, La successione dei figli privi di stato ecc., cit., p. 2 (del
dattiloscritto); Bucelli, I legittimari, Milano, 2002, p. 127; in senso parzialmente diverso, Tamburrino,
voce Successione legittima, in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990, p. 1336, e Id., voce Successione necessaria,
ivi, p. 1360: Non possiamo pi ammettere che si parli di un legato ex lege la cui concezione
completamente diversa da quella della quota di riserva. Daltra parte, per la determinazione dei soggetti
concretamente tenuti, si seguono le regole proprie dellintegrazione della legittima e quindi il figlio non
riconoscibile agir in riduzione prima contro gli eredi ed i legatari e poi (in caso di insufficienza) contro i
donatari; contra, decisamente, Palazzo, La filiazione fuori del matrimonio, cit., p. 349: questa
definizione come successione a titolo particolare confonde tra i limiti posti dalla legge per la salvaguardia
della famiglia fondata sul matrimonio, che si concretizzano nella incapacit parziale a ricevere di cui agli
artt. 592, 2 co. e 593, con la natura del fatto successorio e delle conseguenze. Il sistema legislativo non
fonda la distinzione tra eredit e legato sulloggetto della conseguenza successoria, vale a dire sulla sua

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quantit, ma sul modo in cui questoggetto stato considerato. Ora la valutazione oggettiva e quantitativa
della conseguenza successoria riporta linterprete al fatto giuridico che lha determinato, perch sar
soltanto il fatto a potere fornire lidea qualitativa delle conseguenze. Lespressione legatum ex lege, che
un comodo rifugio per togliere di mezzo la problematicit deglistituti successori pi difficili, priva di
contenuto tecnico-giuridico. Innanzi tutto le norme che sanciscono lincapacit (parziale) di ricevere del
figlio naturale riconosciuto o riconoscibile e del figlio naturale non riconoscibile, non attengono alla
qualit o alla causa della successione. La individuazione dei caratteri di questi soggetti avviene attraverso
fatti esteriori alla loro esistenza e quindi alla considerazione vera, fondamentale, come soggetti capaci di
succedere, anche se con la limitazione (incapacit parziale) che non fornisce lidea qualitativa della
successione.
40 Mengoni, Delle successioni legittime, cit., p. 77; Marinaro, I diritti dei figli privi di stato, cit., p. 63 ss.;
Carraro, La vocazione legittima alla successione, Padova, 1979, p. 236; afferma Ciccarello, voce
Parentela (dir. civ.), in Enc. dir., XXXI, Milano, 1981, p. 655, che appare possibile prospettare una pi
ampia nozione di parentela naturale che, senza sopravalutare il dato formale del riconoscimento,
comprenda tutti quei casi in cui, comunque, al fatto biologico del rapporto di consanguineit la legge
ricollega un qualche effetto giuridico. In questa pi ampia accezione anche la filiazione incestuosa rientra
nel rapporto di parentela; non diversamente v. le considerazioni di Cantelmo, Fondamento e natura dei
diritti del legittimario, Napoli, 1972, p. 28.
41 G. Azzariti, voce Successione legittima, in Enc. giur. Treccani, XXX, Roma, 1993, p. 4.
42 Gangi, La successione testamentaria2,I, Milano, 1952, p. 327. Accettando tale ricostruzione - lo rileva
lo stesso illustre A. - se la disponibile stata esaurita con le donazioni, i figli non riconosciuti o non
riconoscibili non hanno alcun pretesa da far valere n contro i legittimari n contro i donatari.
43 Rileva Marinaro, I diritti dei figli privi di stato, cit., p. 93, che assai pi che sulla natura giuridica,
vivo il dibattito dottrinale sul fondamento dei diritti spettanti ai figli naturali privi di stato, imperniato
sullattribuzione o no di uno status di filiazione la figlio privo di stato.
44 Testualmente, Romagno, La successione dei figli privi di stato ecc., cit., p. 23 (del dattiloscritto).
45 Romagno, La successione dei figli privi di stato ecc., cit., p. 23 (del dattiloscritto).
46 Romagno, La successione dei figli privi di stato ecc., cit., p. 23 (del dattiloscritto).
47 Palazzo, La filiazione fuori del matrimonio, cit., p. 354. Contra, tuttavia, si considerino le rigorose
argomentazioni di Marinaro, I diritti dei figli privi di stato, cit., p. 63 ss.: In realt, il figlio privo di stato
pu essere considerato, rispetto al genitore naturale, successore a titolo soltanto particolare, cos da
concorrere, con la sua delazione al legato in esame, con qualsiasi successibile ex lege, senza escluderne
nessuno, e senza nemmeno escludere la successione necessaria dello Stato.
48 P. Perlingieri, Forma dei negozi e formalismo degli interpreti, Napoli, 1987, p. 117 ss.; A. Belvedere,
voce Linguaggio giuridico, in Dig. disc. priv., Sez. civ., Agg., I, Torino, 2000, p. 555 ss.
49 Miraglia, Riconoscibilit dei figli incestuosi ecc., cit., p. 206; Nicol, Istituzioni di diritto privato, cit.,
p. 71.
50 Cfr., in una pi ampia prospettiva, le riflessioni di P. Perlingieri, La personalit umana
nellordinamento giuridico, Camerino-Napoli, 1972, passim.
51 Osserva correttamente la Ferrando, Fondamenti della filiazione, interesse del minore e nuovi scenari
della genitorialit, in Nuova giur. civ., 2003, II, p. 247 ss., che sul piano delle riflessioni metagiuridiche

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pu affermarsi che la relazione genitore-figlio un legame complesso, che non si risolve nel mero dato
biologico della generazione, e la cui comprensione interpella saperi diversi: dallantropologia, alla
sociologia, alla psicologia.
52 Appare in tal senso lungimirante linvito rivolto da P. Perlingieri, Norme costituzionali e rapporti di
diritto civile, cit., p. 122, affinch il giurista non rimanga chiuso nel suo microsistema, dotato s di
raffinati bench settoriali strumenti tecnici, ma acritico, insensibile verso il progetto complessivo della
societ.
53 Si consideri che ancora in tempi recenti la Consulta aveva rigettato la questione di legittimit dellart.
564 cod. pen., nella parte in cui punisce qualificandolo incestuoso, il rapporto tra affini in linea retta:
Corte Cost., 21 novembre 2000, n. 518, in Giur. it., 2001, p. 994, con nota di Biondi, La Corte
Costituzionale individua il bene giuridico tutelato dal reato di incesto.
54 Tommasini, La responsabilit per il mantenimento, leducazione e listruzione dei figli naturali, in
Studi sulla riforma del diritto di famiglia, a cura di Russo, Milano, 1973, p. 213 ss.
55 Donisi, Verso la depatrimonializzazione del diritto privato, in Rass. dir. civ., 1980, p. 683.
56 Lespressione di Tommasini, op. ult. cit., p. 214.
57 P. Perlingieri, La personalit umana nellordinamento giuridico, cit., p. 137 ss.; Falzea, Il soggetto nel
sistema dei fenomeni giuridici, Milano, 1939, p. 39 ss.; Stanzione, voce Persona fisica, in Enc. giur.
Treccani, XXIII, Roma, 1990, p. 1, per il quale man mano che lindividuo liberato dalla soggezione
agli status, la compenetrazione tra realt naturalistica e identit giuridica diventa totale. Lineare la
conseguenza: ogni essere umano vivente persona e quindi soggetto di diritto; di recente v. Palazzani,
Introduzione alla biogiuridica, Torino, 2002, p. 95, che nota come se il diritto ammettesse il dualismo
corpo/persona e la riduzione di un termine allaltro, innescherebbe la logica della lotta delluomo contro
luomo, la lotta delluomo-persona contro luomo non-persona, la logica della discriminazione, della
disuguaglianza e della differenza tra uomini.
58 In tal senso v. Ciccarello, voce Parentela, cit., p. 655 (gi supra, nota 40).
59 Nicol, La filiazione illegittima ecc., cit., p. 11, afferma lillegittimit costituzionale per contrariet
allart. 30 di una legge che parificasse la condizione giuridica del figlio naturale a quella dei figli della
famiglia legittima, sia sul piano patrimoniale sia sul piano personale; non diversamente, P. Perlingieri,
Manuale ecc., cit., p. 757; Prosperi, Matrimonio, famiglia e parentela, in Rass. dir.civ., 1983, p. 433.
60 Ferrando, Fondamenti della filiazione, interesse del minore e nuovi scenari della genitorialit, cit., p.
251.
61 Pure ingiustificata, se ci si riflette, poich in confronto a fattispecie non poi dissimili, quali quelle
relative alla fecondazione artificiale eterologa (Palazzo, in Palazzo - Ferranti, Etica del diritto privato, II,
Padova, 2002, p. 31 ss.; Sciancalepore - Stanzione, Filiazione e procreazione assistita, Milano, 2001, p.
51 ss.) alla maternit surrogata (soprattutto qui, poich il sistema endocrino materno contribuisce a
determinare le componenti fisiologiche del corpo fetale, la struttura neurologica ecc.: v. ora Faraoni, La
maternit surrogata, Milano, 2002, p. 333 ss.) - che pongono gravissimi problemi di bioetica e verso le
quali comunque il diritto deve prendere posizione - nessuno adopera quel sostantivo.
62 Sesta, La condizione dei figli incestuosi ecc., cit., p. 1135; v. gi Horkheimer - Adorno, Lezioni di
sociologia, Torino, 1966, p. 151.
63 Testualmente, Lvi Strauss, Le strutture elementari della parentela, Milano, 1969, p. 67.

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64 Carnelutti, Prefazione alla seconda edizione, in Teoria generale del diritto3, Roma, 1951.
65 Carnelutti, Prefazione alla seconda edizione, cit.
66 Irti, Norma e luoghi2, Bari, 2002, p. 39.
67 Irti, Norma e luoghi, cit., p. 39.
68 P. Perlingieri, La famiglia senza matrimonio tra lirrilevanza giuridica e lequiparazione alla famiglia
legittima, in Rass. dir. civ., 1988, p. 601 ss., e Id., Il diritto civile nella legalit costituzionale, cit., p. 557
ss.; Gazzoni, Dal concubinato alla famiglia di fatto, Milano, 1983, p. 143 ss.; Dangeli, La famiglia di
fatto, Milano, 1989, cit.; Dogliotti, voce Famiglia di fatto, in Dig. disc. priv., Sez. civ., VIII, Torino, 1992,
p. 188; Franceschelli, voce Famiglia di fatto, in Enc. dir., Agg., VI, Milano, 2002, p. 379; Autorino, Sulla
famiglia non fondata sul matrimonio, in Autorino Stanzione, Diritto civile e situazioni esistenziali,
Torino, 1997, p. 101; Mucciconi Albi, Matrimonio di fatto e pensiero giuridico, Torino, 2002, p. 209
ss., Asprea, La famiglia di fatto, Milano, 2003, p. 7 ss.
69 P. Perlingieri, La famiglia senza matrimonio ecc., cit., p. 602.
70 Sul problema v. ora le considerazioni di Ruscello, Dal patriarcato al rapporto omosessuale: dove va la
famiglia?, in Rass. dir. civ., 2002, p. 516 ss.; Engels, Lorigine della famiglia della propriet privata e
dello Stato. In rapporto alle indagini di Lewis H. Morgan, Roma, 1979, p. 38; Besta, La famiglia nella
storia del diritto italiano, Milano, 1962, p. 2; Galgano, Diritto civile e commerciale3, IV, Padova, 1999, p.
7.
71 Di pi, la famiglia unentit di carattere sociale prima ancra che giuridico; la famiglia, cio, esiste
ancor prima del riconoscimento che ne fa il diritto: v. Troisi, Diritto civile.Lezioni, cit., p. 31; Messineo,
Manuale di diritto civile e commerciale8, II, 1, Milano, 1950, p. 27; Grassetti, voce Famiglia (diritto
privato), in Noviss. dig. it., App., III, Torino, 1980, p. 638 ss.; G.B. Ferri, La persona nella vita associata,
cit., p.68; Auletta, Il diritto di famiglia5, Torino, 2000, p. 3; Gazzoni, Manuale di diritto privato10,
Napoli, 2003, p. 301; De Filippis, Trattato breve ecc., cit., p. 3 ss.
72 V. approfonditamente P. Barcellona, voce Famiglia (dir. civ.), in Enc. dir., XVI, Milano, 1967, p. 780;
Lvi Strauss, La famiglia, in Razza e storia e altri studi di antropologia, Torino, 1967, p. 168, e Id., Le
strutture elementari della parentela, cit., p. 51 ss.; Filesi, Listituto della famiglia nelle costituzioni degli
stati africani, Milano, 1969, passim; Carraro, Riflessioni sulla nozione costituzionale di famiglia, in Studi
in memoria di E. Guicciardi, Padova, 1975, p. 731; Santoro-Passarelli, Parentela naturale, famiglia e
successione, in Riv. trim. dir. proc. civ., 1981, p. 31; Mengoni, La famiglia nellordinamento giuridico
italiano, in La famiglia crocevia della tensione tra pubblico e privato, Milano, 1979, p. 267 ss.;
Prosperi, La famiglia non fondata sul matrimonio, Napoli, 1978, p.15; Paradiso, La comunit familiare,
Milano, 1984, p. 1 ss.; Stein - Shand, I valori giuridici della civilt occidentale, Milano, 1981, p. 35 ss.; P.
Rescigno, Lezioni su propriet e famiglia, Bologna, 1971, p. 147 ss.; Cuocolo, voce Famiglia, I) Profili
costituzionali, in Enc. giur. Treccani, XIV, Roma, 1989; Bessone, Rapporti etico sociali, cit., p. 1 ss.;
A.M. Sandulli, in Comm. dir. it. famiglia, I, diretto da Cian-Oppo-Trabucchi, Padova, 1992, p. 3 ss.; E.
Quadri, Famiglia e ordinamento civile, Torino, 1997, p. 3 ss.; Bianca, Diritto civile ecc., cit., p. 4 ss.;
Donati, Manuale di sociologia della famiglia2, Bari, 1999, p. 21; Ferrando, Famiglia e matrimonio, in
Familia, 2001, p. 939 ss., e Id., Il matrimonio, in Tratt. di dir. civ. e comm., gi diretto da Cicu
Messineo, continuato da Mengoni, Milano, 2002, p. 1: Il termine famiglia in larga misura equivoco in
quanto designa, nelle diverse esperienze, gruppi sociali non omogenei e largamente differenziati quanto ai
criteri di appartenenza, alle funzioni svolte, alle loro stesse dimensioni. Lungi dal costituire un fatto
naturale, la famiglia un istituto storicamente e socialmente condizionato. Non esiste un modello
generale ed immutabile di famiglia; Busnelli, La famiglia e larcipelago familiare, in Riv. dir. civ., 2002,
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I, p. 509 ss.; Fortino, Verso una nuova privatizzazione della famiglia nella societ globale, in Riv. dir.
civ., 2003, I, p. 167 ss.
73 P. Perlingieri, La famiglia senza matrimonio ecc., cit., p. 602, e Id., Riflessioni sullunit della
famiglia, in Studi Sassaresi, II, Milano, 1971, p. 537 ss., nonch, Id., Sui rapporti personali nella
famiglia, in Rapporti personali nella famiglia, a cura di P. Perlingieri, Napoli, 1982, p. 18 ss.
74 Sesta, La condizione dei figli incestuosi ecc., cit., p.1135.
75 Come rileva perspicuamente Majello, Profili costituzionali ecc., cit., p. 135.
76 Palazzo, in Palazzo - Ferranti, Etica del diritto privato, cit., p. 33.
77 Santoro-Passarelli, La filiazione nel progetto di codice civile, in Saggi di diritto civile, I, cit., p. 441
(spec. p. 463): La filiazione incestuosa dovrebbe sempre poter essere riconosciuta o dichiarata
proprio questo del timore dello scandalo il pretesto non serio, che gi troppo ha sacrificato altri molto pi
sostanziali e seri interessi e pi non deve continuare a sacrificarli.
Piuttosto, non devessere sottovalutato il diritto del figlio nella ricerca della maternit naturale. Si rifletta
infatti sul fatto che la giurisprudenza amministrativa non ritiene sussistente il diritto del figlio non
riconosciuto di accedere agli atti detenuti dallistituto di ricovero presso il quale nato al fine di
individuare il nome della madre che ha chiesto di non essere nominata, atteso che, sia prima che dopo
lentrata in vigore della l. 184/1983, lanonimato della donna che non volesse essere nominata in relazione
alla nascita di un figlio non riconosciuto tutelato, da un lato, dalla possibilit di far constare la volont di
non essere nominata nellatto di nascita e, dallaltro, dal divieto posto a carico degli istituti custodi di
rivelare la documentazione relativa alla nascita; tali disposizioni costituiscono, ai sensi dellarticolo 24
della l. 241/1990, un caso di divieto di divulgazione altrimenti previsti dallordinamento, in presenza
del quale escluso lesercizio del diritto di accesso: Cons. Stato, 17 giugno 2003, n. 3402.
78 Si legga Cataudella, voce Fattispecie, in Enc. dir., XVI, Milano, 1967, p. 927; Rubino, La fattispecie e
gli effetti giuridici preliminari, Milano, 1939, p. 27 ss.; C. Maiorca, voce Fatto giuridico. Fattispecie, in
Noviss dig. it., VII, Torino, 1968, p. 124; R. Scognamiglio, voce Fattispecie, in Enc. giur. Treccani, XIV,
Roma, 1989, p. 1 ss.; Irti, voce Rilevanza giuridica, in Noviss. dig. it., XV, Torino, 1968, spec. p. 1106;
Betti, Teoria generale del negozio giuridico2, Napoli, rist. 1994, p. 8.
79 Cammarata, Il significato e la funzione del fatto nellesperienza giuridica, in Formalismo e sapere
giuridico. Studi, Milano, 1963, p. 251.
80 Irti, Le ragioni delle leggi e la legge della ragione, in Rass. dir. civ., 1980, p. 76.
81 Bobbio, voce Diritto, in Noviss dig. it., V, Torino, 1968, p. 769 ss.; Balossini, voce Morale, in Noviss
dig. it., X, Torino, 1968, p. 911; Paresce, voce Morale e costume, in Enc. dir., XXVII, Milano, 1977, p. 1
ss.; Rebuffa, voce Diritto, in Dig. disc. priv., Sez. civ., VI, Torino, 1990, p. 8; recentemente, Alpa, Carta
dei diritti fondamentali e Costituzione dellUnione europea, in Vita not., 2002, p. 1201, ha rilevato che
un valore ha cittadinanza nella coscienza e nella vita di un popolo solo se condiviso, ed osservato, non
perch impresso con caratteri tipografici su di un foglio di carta.
82 Bobbio, op. cit., p. 769 ss.; Lombardi Vallauri, voce Diritto naturale, in Dig. disc. priv., Sez. civ., VI,
Torino, 1990, p. 314 ss.; scriveva con straordinaria lucidit Carnelutti, Teoria generale del diritto3, cit., p.
22, che se lordine etico perde, quando sia formulato ed imposto, la sua vera natura, il diritto per quanto
si modelli, attraverso il diritto naturale, su di esso, ne rimane indefinitamente diverso e lontano. Questa
lontananza si risolve in una antitesi quando si rifletta che mentre la morale il regno della libert, il diritto
un surrogato della libert e, surrogandola, la sopprime. Se tutti gli uomini fossero liberi, cio capaci di
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obbedire, del diritto non vi sarebbe bisogno. Perch non sono liberi si costituisce il diritto, il quale,
pertanto, prende il posto della libert.
83 Corasaniti, voce Stato delle persone, cit., p. 953.
84 Corasaniti, op. cit., p. 953; soprattutto v. P Perlingieri, Produzione scientifica e realt pratica: una
frattura da evitare, in Riv. dir. comm., 1969, I, p. 455 ss., il quale ha avvertito gi da lungo tempo che il
diritto civile non si esaurisce nella dommatica, come non si identifica nella sociologia, n la sintesi
delluna e dellaltra ma ha unico fondamento nella realt normativa che pur va sistemata ed interpretata in
considerazione degli impulsi sociologici che sono alla base del sistema ed in costante riferimento alla
natura dei fatti e dei problemi che la norma intende rispettivamente sussumere e risolvere (p. 458), e
ancora ha rilevato che la tendenza alla cristallizzazione dei concetti e degli istituti giuridici sintomo di
contraddittorio orientamento mediante il quale il provincialismo tende a divenire valore universale. Ad
evitare questa stortura occorre potenziare lo studio della comparazione giuridica e della storia del diritto,
senza limiti di tempo e di luogo (p. 474); Grossi, Pensiero giuridico (Appunti per una voce
enciclopedica), in Quaderni Fiorentini, 1988, p. 266, ha scritto mirabilmente: Il pensiero giuridico trae
occasione dalle cose e dai fatti e su questi si riversa, ma la tensione che lo domina e lo contrassegna deve
essere volta non a galleggiare sulle esperienze quanto piuttosto ad ordinarle.

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