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In questa prima parte della poesia Leopardi ci descrive un paesaggio arido spoglio, privo di vita ad eccezione

di quella rappresentata dalla pianta della ginestra che ama luoghi solitari abbandonati da tutto e il suo
profumo lunica cosa positiva che si pu trovare nei campi devastati dalleruzione del Vesuvio che ha
cancellato la vita dai quei luoghi e ha lasciato al suo posto squallore e desolazione. La ginestra sembra al
poeta quasi provar pena per le sventure degli uomini che inevitabilmente non possono che soccombere
davanti alla potenza della natura rappresentata ora dal vulcano, e gia in queste parole possiamo ritrovare un
tema chiave della poetica di leopardi: la concezione della natura come matrigna malvagia. Il poeta ricorda di
aver gi visto questa piante nelle campagne abbandonate che circondano Roma, indicata qui con una
perifrasi. In questi versi troviamo una sferzante opposizione tra presente e passato realizzata tramite la
descrizione di come il luogo si presenta dopo leruzione del Vesuvio cio spoglio deserto e sterile e di come
avrebbe potuto apparire prima che la forza devastante della natura si abbattesse su di esso cio ricco di
vegetazione e di ville patrizie. Questa opposizione rimarcata dalla reiterazione de verbo Fur che si
contrappone a Or del verso 32. Negli ultimi versi di questa prima strofe Leopardi invita gli uomini, gli
intellettuali che sostengono teorie antropocentriche e che lodano le facolt delluomo e professano una salda
fiducia nelle possibilit umane a visitare quei luoghi devastati dalla lava per rendersi veramente conto
delleffettiva forza del genere umano che pu venire annientata in qualsiasi momento dalla natura. Il poeta
quindi consapevole dei limiti delluomo e critica aspramente lottimismo di coloro che confidano ciecamente
nel progresso tecnico e scientifico.
In questa seconda strofe Leopardi auspica che il secolo in cui vive prenda coscienza della proprie
contraddizioni che lo hanno portato a rinnegare i principi della ragione la quale ha suggerito alluomo la sua
piccolezza e finitudine ma che gli intellettuali del tempo hanno deciso di rinnegare forse perch delusi e
sviliti dalla bassa considerazione che luniverso ha avuto per noi. In questi versi il poeta affronta un altro
tema molto importante per gli uomini di cultura dellepoca cio la paura di essere dimenticati, di cadere
nelloblio dopo la morte e questo ha spinto molti per ottenere fama e riconoscimenti ad assecondare i gusti
della borghesia il nuovo pubblico di lettori e le mode passeggere sacrificando e svilendo cos la loro arte.
Leopardi invece rimane fedele alla sua poetica e alla sua visione nel mondo preferendo rimanere integro
piuttosto che svendersi alle regole del mercato editoriale che favoriva la diffusione di opere di scarso valore
ma commercialmente interessanti relegando cos ai margini produzioni pregevoli e meritevoli che di
conseguenza non potranno passare alla storia. In questi versi quindi possiamo notare laspra polemica di
leopardi nei confronti della societ in cui vive incurante della meritocrazia.
Questa terza strofe Leopardi definisce le caratteristiche delluomo nobile e dello stolto sostenendo come sia
da considerarsi degno di ammirazione colui che mostra apertamente i suoi difetti e le sue debolezze con
fierezza e orgoglio invece che con vergogna e che giudica in modo esatto la propria condizione di uomo
valutandone accuratamente le possibilit e i limiti. Definisce,invece, sciocco colui che crede di essere nato
per essere felice e per provare piacere non rendendosi conto che in realt il suo unico destino quello di
morire e che la sua vita in realt un cammino di dolori e sofferenze inserito allinterno di un ciclo
universale di produzione e distruzione di materia il cui unico scopo perpetuarsi. Inoltre sciocco colui che
crede ottimisticamente in un progresso splendido che porter luomo alla pi completa serenit e
soddisfazione ignorando stupidamente che gli uomini, i loro destini, le loro opere possono essere cancellate
in un attimo con una semplicit disarmante dalla potenza della natura. Invece luomo intelligente
consapevole della sua caducit e fragilit e che le proprie sventure sono causate proprio dalla natura stessa
che per il poeta al contempo madre in quanto ha creato gli uomini e matrigna poich resta indifferente
davanti al loro dolore e dramma che condanna luomo a non essere mai felice ma caratterizzato sempre da un
insanabile contrasto tra l infinito desiderio di trascendere i propri limiti e le proprie conoscenze e
limpossibilit di raggiungere quel senso di completo soddisfacimento. Al verso 125 importante notare il
chiasmo madre di parto e di voler matrigna che mette in risalto i due sostantivi posti in posizione nobile
cio allinizio e alla fine del verso e che indicano lambivalenza del rapporto esistente tra natura e uomo. In
questa strofe troviamo anche numerosi scontri di consonanti nei vocaboli usati che hanno il fine di
comunicare lardore del poeta che difende le sue posizioni e polemizza contro la societ del suo tempo e
contro gli intellettuali che ne fanno parte.
In questa quarta strofe Leopardi riflette sulla piccolezza delluomo che non nulla di fronte allinfinita
grandezza delluniverso eppure spesso nella storia si vantato di affermare che gli dei sono scesi in terra per

lui e hanno parlato con lui dando segno di una grande superbia e presunzione. Gli uomini infatti in passato si
sono sentiti al centro delluniverso credendo che tutto fosse stato fatto per loro, in funzione di loro. Questa
per Leopardi solo unillusione creata dalle teorie antropocentriche e dalle religioni nel corso dei secoli. Alla
fine il poeta conclude questa riflessione non sapendo se provare pena per la miseria delluomo e incapace di
accettare la propria condizione infelice o deriderlo per la sua stoltezza. In questi versi sono frequenti le
allitterazioni in a che rendono lidea di infinit e di illimitatezza delluniverso. Linfinito un tema
importantissimo della poetica di Leopardi il quale sostiene che poetico tutto ci che vago, nebuloso,
senza contorni precisi, sfumato e quindi egli cerca di riprodurre attraverso il linguaggio la sensazione di
infinito.
In questa strofe il poeta riafferma come la natura non si curi delluomo pi di quanto non faccia con ogni
altra specie vivente esprimendo cos il proprio giudizio polemico nei confronti di ogni dottrina o filosofia che
pone ostinatamente luomo al centro delluniverso. Per Leopardi questa concezione antropocentrica del
mondo del tutto errata ed esprime il cieco egocentrismo della specie umana che ritiene se stessa il culmine
della perfezione nel creato, lesser che pi si avvicina a dio e per questo ha creduto a vanamente di poter
controllare e sfruttare a proprio beneficio le forze della natura ma questa non altro che un illusione come il
poeta vuole dimostrare riportando e descrivendo il disastro provocato dalleruzione del Vesuvio il quale
poeticamente riportato attraverso numerose allitterazioni consonantiche soprattutto nt e nd e anche vari
scontri di consonanti che aiutano ad evocare fonicamente il dramma di quei momenti e la potenza devastante
della natura davanti alla quale gli uomini si devono inginocchiare,infatti le citt da loro costruite sono state in
pochi attimi cancellate, demolite e coperte da una coltre di lava e cenere, fatto che pu essere letto
simbolicamente come la riaffermazione della supremazia delle forze naturali rispetto a quelle umane.
La ginestra metafora delluomo intelligente e consapevole della propria debolezza e inferiorit. Il fragile
fiore contrapposto perci allo stupido orgoglio degli uomini che si illudono di essere i padroni
delluniverso. La ginestra un giorno soccomber inevitabilmente come del resto ogni altro essere vivente alla
forza della natura ma almeno lo far senza la vilt o senza lorgoglio di chi pretende di essere immortale, in
questo perci la ginestra infinitamente pi saggia delluomo perch non ha la presunzione di volersi
sottrarre al naturale corso degli eventi.
La poesia appartenendo al periodo della poetica eroica di Leopardi caratterizzata da uno stile pi aspro
meno equilibrato e non pi ispirato dallideale poetico della vago e dellindefinito ma piuttosto finalizzato a
rendere il pi energicamente possibile le fastidiose e dure verit sulla vita che il poeta vuole comunicare.

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