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24/3/2014

060-14 - L'approvazione definitiva del D.Lgs. che recepisce la Direttiva 2010/75/UE ARPAT - Agenzia regionale per la protezione ambientale dell

n. 060 - Marted 25 Marzo 2014

L'approvazione definitiva del D.Lgs. che


recepisce la Direttiva 2010/75/UE

Il recepimento nella normativa italiana, in ritardo, della Direttiva relativa alle


emissioni industriali
Il 28 Febbraio stato definitivamente approvato dal Consiglio
dei Ministri lo schema di Decreto legislativo n. 53 con cui
si recepisce la Direttiva europea 2010/75/UE allinterno
della normativa italiana. Tale direttiva relativa alle emissioni
industriali (prevenzione e riduzione integrate
dellinquinamento) integra e sostituisce a sua volta sette
direttive precedenti, tra cui la Direttiva 2008/1/CE
(direttiva IPCC).
La Direttiva 2010/75/UE rivolta alle attivit industriali aventi un alto potenziale
inquinante (attivit energetiche, produzione e trasformazione dei metalli, industria dei
prodotti minerali, industria chimica, gestione dei rifiuti, allevamento di animali, ecc.).
Gli Stati membri devono adottare le misure necessarie per garantire che nessuna
installazione operi senza autorizzazione.
Lautorizzazione deve prevedere almeno:
Valori limite di emissione fissati per le sostanze inquinanti
Disposizioni adeguate che garantiscono la protezione del suolo e delle acque
sotterranee e le disposizioni per il controllo e la gestione dei rifiuti prodotti
dellinstallazione
Disposizioni adeguate per la manutenzione e la verifica periodica delle misure
adottate
Disposizioni per ridurre al minino linquinamento a grande distanza
Ogni Stato membro poi, adotta le misure necessarie affinch linstallazione sia gestita in
modo conforme ad alcuni principi come luso delle migliori tecniche possibili (BAT), la
prevenzione o la riduzione della produzione di rifiuti, luso efficiente dellenergia e limitare
i fenomeni di inquinamento.
Deve essere disposto, infine, un sistema di ispezioni ambientali delle installazioni che
prevedono lesame di tutta la gamma degli effetti ambientali indotti dalle installazioni
interessate.
LItalia gi incorsa nella procedura di infrazione (n^ 2013_0146) per il mancato
recepimento della direttiva. La Corte di Giustizia dellUE ha infatti emesso una sentenza
con cui si riconosce lItalia responsabile di non aver adottato, entro i termini previsti dalla
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060-14 - L'approvazione definitiva del D.Lgs. che recepisce la Direttiva 2010/75/UE ARPAT - Agenzia regionale per la protezione ambientale dell

direttiva, ovvero il 7 gennaio 2013, le misure necessarie affinch le autorit competenti


controllassero, attraverso autorizzazioni rilasciate a norma della direttiva IPCC, che gli
impianti esistenti funzionassero secondo i requisiti imposti dalla normativa UE.
In base alle informazioni comunicate dallItalia, la Corte ha rilevato che,nellaprile 2009,
molti degli impianti esistenti erano in funzione senza essere dotati dellautorizzazione
prevista dalla direttiva, dal momento che soltanto una parte delle autorizzazioni
preesistenti era stata riesaminata e aggiornata.
Adesso, lItalia si adeguata alla normativa europea. stato predisposto che la direttiva
fosse recepita attraverso delega al Governo, avente i seguenti criteri specifici (definiti
dalla Legge 6 agosto 2013, n. 96):
riordino delle competenze in materia di rilascio delle autorizzazioni e di controlli;
semplificazione e razionalizzazione dei procedimenti autorizzativi, ivi compresa la
fase istruttoria, anche in relazione con altri procedimenti volti al rilascio di
provvedimenti aventi valore di autorizzazione integrata ambientale;
utilizzo dei proventi delle sanzioni amministrative per finalit connesse
all'attuazione della direttiva;
revisione dei criteri per la quantificazione e la gestione contabile delle tariffe da
applicare per le istruttorie e i controlli;
revisione e razionalizzazione del sistema sanzionatorio, al fine di conseguire una
maggiore efficacia nella prevenzione della violazioni dell'autorizzazione.
Il Consiglio dei Ministri tenutosi il 3 dicembre 2013 ha approvato lo schema di decreto
legislativo ed, il giorno seguente, ha trasmesso il testo alla Camera. Esaminato nelle
commissioni Ambiente, Politiche dell Unione Europea e Bilancio e Tesoro, si giunti ad
approvare lo schema di decreto legislativo pur con condizioni e osservazioni. A seguire,
lapprovazione in Senato dove stato espresso parere favorevole condizionato,
infine, lapprovazione della Conferenza Stato-Regioni condizionata allaccoglimento di
alcune proposte emendative.
Con il CdM del 28 febbraio il provvedimento stato definitivamente approvato. Il d.lgs.
sar coordinato allinterno del D.Lgs. 152/2006, il cosiddetto Testo unico ambientale.
Nello specifico della normativa italiana, sono stati individuati dei valori limite di emissione
pi rigorosi rispetto a quelli comunitari con riferimento alle emissioni di ossidi di zolfo, di
ossidi di azoto e di polveri. Pur essendo pi severi di quelli comunitari, si tratta di limiti
coerenti con le emissioni gi prodotte dagli impianti per effetto delle autorizzazioni e
delle tecnologie adottate, e che quindi non pregiudicheranno lesercizio degli impianti gi
esistenti e di quelli nuovi.
Per quelli esistenti infatti, i criteri pi stringenti valgono solo per le sedi che utilizzano
biomasse (un numero piuttosto ridotto). Mentre per gli impianti nuovi si dovranno s
applicare dei limiti pi severi, ma grazie alle migliori tecnologie disponibili sar possibile
raggiungere prestazioni molto pi avanzate rispetto a quelle richieste dallUE.
La volont di rispettare tali valori si inserisce nel processo, gi intrapreso dallItalia, di
raggiungimento dei valori limite di qualit dellaria previsti dal diritto comunitario.
Per approfondimenti:
la nuova Direttiva relativa alle emissioni industriali
Direttiva n. 2010/75 UE del 24 novembre 2010
Testo a cura di Velia Bigi

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Direttore responsabile: Marco Talluri


Autorizzazione del tribunale di Firenze: n. 5396 del 14 febbraio 2005
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