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La sovversione
dell'Evangelo
Meditazioni quotidiane
sulla lettera dell'apostolo Paolo
ai cristiani della Galazia
(Epistola ai Galati)
Edizioni
Tempo di Riforma
2009
ISBN 978-1-4452-4399-3
Tutte le citazioni bibliche sono tratte dalla
versione Nuova Riveduta, ediz. Societ Biblica di
Ginevra, 1994.
Ulteriori riflessioni bibliche, predicazioni, studi ed
articoli del past. Paolo Castellina, sono presenti nel
sito web http://www.riforma.net
Email: paolocastellina@gmail.com
Quest'opera stata rilasciata sotto la licenza
Creative Commons Attribuzione-Non commercialeNon opere derivate 2.0 Inghilterra & Galles. Per
leggere una copia della licenza visita
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California, 94105, USA.
Dicembre 2009
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 2
Introduzione
Le nostre meditazioni quotidiane sistematiche ci
conducono ad una lettera apostolica molto importante, quella che Paolo scrive ai cristiani della Galazia. Proclamando l'Evangelo in tutta la sua carica
rivoluzionaria, essa contrasta un fenomeno ricorrente nella storia del cristianesimo, il tentativo di
addomesticarlo per renderlo pi simile alle religioni di questo mondo. Troppo tagliente e pericoloso, ancora oggi c' chi lo vorrebbe smussare, annacquare ridurre a pi miti pretese. Un tale
Evangelo riveduto e corretto, per, non pi l'Evangelo di Cristo, altra cosa, fondamentalmente
una sua falsificazione priva di potenza: non pu, infatti, n salvare n trasformare la creatura umana
rovinata dal peccato.
La lettera ai cristiani della Galazia (Epistola ai
Galati) cos considerata una delle pi importanti
dell'apostolo Paolo. Potremmo dire che si tratti del
cuore stesso dell'insegnamento dell'Apostolo, l'affermazione pi esplicita ed aliena da compromessi dell'Evangelo che, come egli afferma: Io stesso non
l'ho ricevuto n l'ho imparato da un uomo, ma l'ho
ricevuto per rivelazione di Ges Cristo (1:12).
Questa lettera, forse la pi influente del Nuovo
Testamento, presenta numerose similitudini con
quella scritta ai cristiani di Roma ed stata grandemente stimata nel corso della storia soprattutto
come il cavallo di battaglia della Riforma proteMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 3
postolo Paolo ed erano formate da convertiti provenienti sia dall'ebraismo che dal paganesimo. Questa
lettera ai cristiani della Galazia stata scritta dall'apostolo Paolo nell'anno 49 o 55 AD durante il suo
terzo viaggio missionario.
I problemi che l'Apostolo affronta in questa lettera
erano stati causati dai giudaizzanti, cristiani d'origine ebraica che, in modo militante e legalistico, insistevano che tutti i cristiani (anche quelli provenienti
dal paganesimo) dovessero sottoporsi alle prescrizioni cerimoniali della legge mosaica. Essi consideravano l'insegnamento di Paolo, troppo facile, liberale. Gli contestavano di predicare una grazia a
buon mercato! Avrebbero voluto che i cristiani, per
poter appartenere al popolo di Dio, si facessero circoncidere. Attaccavano l'Apostolo in tre aree: (1)
contestando la sua autorit; (2) affermavano che la
salvezza dovesse essere sia per fede che per opere
meritorie; (3) sostenevano che la visione di Paolo
della vita cristiana conducesse a giustificare comportamenti licenziosi. Tutto questo era molto simile
al Fariseismo che lo stesso Ges aveva combattuto
durante il Suo ministero terreno.
Affidando, cos, questo commentario devozionale
alla vostra diligente lettura e meditazione quotidiana, confido che lo Spirito di Dio possa renderlo efficace per la gloria di Dio e il consolidamento dell'Evangelo nella vostra vita.
Past. Paolo Castellina, dicembre 2009
1
Inviato speciale
1 Paolo, apostolo non da parte di uomini n per mezzo di un
uomo, ma per mezzo di Ges Cristo e di Dio Padre che lo ha risuscitato dai morti, 2 e tutti i fratelli che sono con me, alle chiese della Galazia; 3 grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore
Ges Cristo, 4 che ha dato se stesso per i nostri peccati, per sottrarci al presente secolo malvagio, secondo la volont del nostro Dio e
Padre, 5 al quale sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen (Galati
1:1-5).
Com' sua consuetudine, anche all'inizio di questa lettera ai cristiani della Galazia, Paolo si presenta come suo
mittente. Egli evidenzia ci che qualifica il suo ministero
e legittima il suo autorevole intervento. In questa lettera,
specificare come egli sia apostolo, molto pi che una
formalit. Difatti, come vedremo pi avanti, fra i cristiani
della Galazia la sua dignit ed autorit apostolica era stata contestata. Egli descrive, cos, come sia giunto ad essere quel che, per grazia di Dio, diventato.
Egli apostolo. Bench termine apostolo letteralmente significhi inviato, messo, per lui e per i 12 (primi discepoli di Ges) esso assume una connotazione del tutto
particolare. Iddio ha voluto, infatti, che essi, insieme agli
antichi profeti di Israele, fossero gli autorevoli, principali,
fondamentali strumenti della rivelazione, dell'Evangelo
di Cristo. Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e
dei profeti, essendo Cristo Ges stesso la pietra angolare, Nelle altre epoche non fu concesso ai figli degli uomini di conosceMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 7
re questo mistero, cos come ora, per mezzo dello Spirito, stato rivelato ai santi apostoli e profeti di lui (Efesini 2:20; 4:11).
Il loro ruolo insostituibile, imprescindibile per la fede
cristiana, inalterabile e non trasmissibile.
Paolo afferma di avere ricevuto questo suo incarico
non da parte di uomini n per mezzo di un uomo. Certo, con
Barnaba dalla chiesa di Antiochia egli era stato inviato a
predicare l'Evangelo in una particolare zona, ma era stato
lo Spirito Santo a guidarli in quel senso (Atti 13:3). La vocazione ed il ministero di Paolo non dipendeva da alcuna
autorit umana e men che meno ecclesiastica, ma direttamente da Ges Cristo (Atti 9:1-43; 26:14-17, Galati 1:1517) e quindi da Dio Padre.
Paolo pu essere considerato inviato speciale, avendo conosciuto il Cristo solo in quanto risorto e non come i
12 durante la Sua vita terrena (Matteo 10:1-42). L'immediatezza della vocazione di Paolo non pu essere usata
per giustificare le pretese di alcun altro (come spesso
avvenuto nella storia) che affermi di aver ricevuto rivelazioni tali da sovvertire (sottraendo, aggiungendo o scalzando) quanto stato finalizzato nelle Sacre Scritture dell'Antico e del Nuovo Testamento.
Come la Persona e l'opera di Cristo era e rimane speciale, unica, insostituibile ed insuperabile, cos l'esperienza dell'apostolo Paolo da considerarsi unica nel suo genere. Paolo e i 12 rimangono sorgente perenne e punto di
riferimento inalterabile di tutto ci che pu considerarsi
Evangelo di Cristo e Parola di Dio. Ad essa dobbiamo attenerci diligentemente, consapevoli che nel presente secolo
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 8
2
Diffidate dalle imitazioni
6 Mi meraviglio che cos presto voi passiate, da colui che vi ha
chiamati mediante la grazia di Cristo, a un altro vangelo. 7 Ch poi
non c' un altro vangelo; per ci sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo. 8 Ma anche se noi o un angelo dal cielo vi annunciasse un vangelo diverso da quello che vi abbiamo annunciato, sia anatema. 9 Come abbiamo gi detto, lo ripeto di nuovo anche adesso: se qualcuno vi annuncia un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema (Galati 1:6-9).
Non fa meraviglia che sin dall'inizio l'Evangelo di Cristo sia stato oggetto di attacchi d'ogni genere. Esso, infatti, potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede (RoMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 9
mani 1:16). L'Avversario sa benissimo quanto esso sia efficace, per questo vorrebbe neutralizzarlo e distruggerlo.
Se non pu farlo attraverso l'opposizione violenta, cercher di insinuarsi nella chiesa sotto mentite spoglie per
corromperlo, alterarlo, sovvertirlo. come chi produce
moneta falsa o opere d'arte contraffatte. La copia pu essere somigliantissima all'originale e trarre in inganno anche i pi esperti, ma un falso, non ha valore. L'Evangelo
pu essere cos bene imitato da confondere anche chi normalmente sarebbe considerato persona avveduta. per
questo che dobbiamo sempre verificare bene: non tutto
ci che fatto passare per vangelo vangelo.
Il contenuto dell'Evangelo ci stato trasmesso una volta per sempre dal Nuovo Testamento. L'Apostolo scrive:
Vi ricordo, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato, che voi
avete anche ricevuto, nel quale state anche saldi, mediante il
quale siete salvati, purch lo riteniate quale ve l'ho annunziato; a meno che non abbiate creduto invano (1 Corinzi
15:1-2). Ciononostante, pure a molti oggi l'Apostolo potrebbe dire, come agli antichi cristiani della Galazia: Mi
meraviglio che ... passiate, da colui che vi ha chiamati mediante
la grazia di Cristo, a un altro vangelo. Ecco perch lo studio
diligente della Parola di Dio e delle dottrine cristiane
importantissimo. Solo un ingenuo potrebbe sottovalutarlo. Ci permette infatti di discernere il vero dal falso, di
non essere ingannati e derubati di ci che pi vale.
L'Evangelo annunzia la grazia di Dio per la nostra eterna salvezza attraverso il ravvedimento e la fede in Cristo.
Si incontra sempre, per, chi questo vangelo vorrebbe
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 10
interpretarlo secondo i presupposti di filosofie e tradizioni umane, ad esso aggiungere o togliere secondo presunte nuove rivelazioni o autorit. Anche per l'Evangelo
valgono cos gli ammonimenti dell'ultimo capitolo dell'Apocalisse: Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiunger ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro; se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia,
Dio gli toglier la sua parte dell'albero della vita e della santa
citt che sono descritti in questo libro (22:18-19).
Non sorprendono quindi nemmeno gli anatemi (le maledizioni!) dell'Apostolo verso chiunque pretende di alterare l'Evangelo: si tratta di questioni troppo importanti
per tollerare qualsiasi sua manipolazione, qualunque sia
il pretesto che la vorrebbe giustificare, chiunque la proponesse, uomo od angelo che sia. L'Evangelo inalterabile. Esso eterno: Poi vidi un altro angelo che volava in mezzo al cielo, recante il vangelo eterno per annunziarlo a quelli
che abitano sulla terra, a ogni nazione, trib, lingua e popolo
(Apocalisse 14:6). Non lasciamoci turbare da chi ci propone un cristianesimo riveduto e corretto che non sia conforme al deposito della fede apostolica.
Preghiera. Signore Iddio, voglio attenermi diligentemente
alla fede trasmessa dagli antichi apostoli e profeti, senza lasciarmi turbare da discorsi di apparente plausibilit che se ne
distanziano. Aiutami a verificare ogni cosa secondo il metro
della Tua Parola. Amen.
3
Il favore ed il compiacimento di Dio
10 Vado forse cercando il favore degli uomini, o quello di Dio?
Oppure cerco di piacere agli uomini? Se cercassi ancora di piacere
agli uomini, non sarei servo di Cristo (Galati 1:10).
4
L'origine divina del vangelo di Paolo
11 Vi dichiaro, fratelli, che il vangelo da me annunciato non
opera d'uomo; 12 perch io stesso non l'ho ricevuto n l'ho imparato da un uomo, ma l'ho ricevuto per rivelazione di Ges Cristo
(Galati 1:11,12).
Ancora oggi, in ambienti razionalisti o comunque avversi alla fede cristiana, al fine di discreditare il cristianesimo, si afferma che sia stato Paolo, di fatto, l'inventore
del cristianesimo. Essi immaginano un Saulo di Tarso
ebreo ma influenzato da idee pagane che ambisce a creare una sintesi fra religioni misteriche ed ebraismo sulla
base dell'originale movimento cristiano, quello che prima
era deciso a combattere ma che, dopo una subitanea illuminazione, si rende conto come sarebbe stato invece
pi conveniente sfruttare per i suoi fini. Ecco cos come
egli si sarebbe inventato la storia dell'incontro con il Cristo risorto, ingannando le comunit cristiane e diventandone l'incontrastato capo ideologico.
Altri affermano che la sua esperienza di conversione
non fosse altro che la risoluzione allucinatoria di forti
conflitti interiori e sensi di colpa. Queste ed altre simili
accuse non sono una novit. Anche allora, cristiani d'origine ebraica ancora non avevano compreso le implicazioni dell'Evangelo della grazia e, insistendo sulla necessit di osservare diligentemente le prescrizioni tradizionali del Giudaismo, accusavano Paolo di sovvertire la fede
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 15
essi, pi tardi confermeranno il carattere genuino di questa esperienza e la totale compatibilit del messaggio predicato da Paolo con l'Evangelo che essi hanno udito dalla
bocca stessa di Cristo, e riconosceranno come Dio lo chiami a portare questo stesso Evangelo ai popoli pagani.
Preghiera. Signore, Ti lodo e ti benedico perch con la Tua
potenza hai rigenerato spiritualmente anche me, cosa che, magari, nessuno avrebbe pensato verosimile. Che io non giudichi
prima del tempo e non perda la speranza per alcuno. Amen.
6
Quali credenziali per il ministero?
18 Poi, dopo tre anni, salii a Gerusalemme per visitare Cefa e
stetti da lui quindici giorni; 19 e non vidi nessun altro degli apostoli; ma solo Giacomo, il fratello del Signore. 20 Ora, riguardo a
ci che vi scrivo, ecco, vi dichiaro, davanti a Dio, che non mento.
21 Poi andai nelle regioni della Siria e della Cilicia; 22 ma ero sconosciuto personalmente alle chiese di Giudea, che sono in Cristo;
23 esse sentivano soltanto dire: Colui che una volta ci perseguitava, ora predica la fede, che nel passato cercava di distruggere. 24
E per causa mia glorificavano Dio (Galati 1:18-24).
Prosegue lo schietto racconto autobiografico dell'apostolo Paolo con il quale egli vuole sottolineare fortemente
il fatto che il messaggio dell'Evangelo di cui portatore
proviene direttamente da Dio. Il contatto con i primi discepoli di Ges e con l'originale comunit cristiana, infatti, era stato molto limitato e la sua esperienza per molti di
loro era solo un sentito dire fonte di grande stupefazione e di lode verso Dio, che davvero agisce talvolta in
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 19
inconvertita, chi pretenzioso, intollerante e volgare. Coloro nei quali non dimora lo Spirito di Cristo, non hanno
alcun mandato a predicare l'Evangelo. Potranno anche
vantare l'approvazione di autorit umane, ma Dio se ne
prender gioco.
D'altro canto, nessuno pu presumere di propria iniziativa di predicare o di assumere qualche altro ministero
senza esserne stato mandato. Quando poi ha ricevuto
l'autorit di Dio, dovr pure ottenere la conferma ed il
mandato della comunit cristiana, come Paolo che, pur
consacrato Apostolo direttamente da Cristo stesso, non
ignora la comunit cristiana storica e gli altri Apostoli,
ma persegue la loro approvazione conciliando con essi il
suo ministero. E come annunzieranno se non sono
mandati? (Romani 10:15).
Preghiera. Che io non presuma di poterti servire senza avere avuto una reale esperienza spirituale di conversione, ma
nemmeno di farlo senza avere perseguito e ricevuto il mandato
di una comunit cristiana. Amen.
7
di noi per spiare la libert che abbiamo in Cristo Ges, con l'intenzione di renderci schiavi, 5 noi non abbiamo ceduto alle imposizioni di costoro neppure per un momento, affinch la verit del vangelo rimanesse salda tra di voi (Galati 2:1-5).
I contatti fra l'apostolo Paolo e la chiesa di Gerusalemme erano ben rari. Questo, per, non per malanimo o perch i due gruppi (quello di Paolo e quello di Pietro e gli
altri) fossero in competizione. Vi era un reciproco riconoscimento e rispetto, confermato dalla visita che Paolo rende loro 14 anni dopo l'inizio del suo ministero evangelistico fra i pagani. Questa visita, che il Signore stesso in rivelazione lo spinge a fare, si era forse resa necessaria perch nessuno potesse avere anche solo il sospetto che l'Evangelo di Paolo fosse diverso da quello degli altri apostoli.
Il problema non era la dirigenza della chiesa di Gerusalemme, ma i falsi fratelli che si erano infiltrati nelle comunit cristiane costituite da Paolo fra i pagani, i quali, contestando il suo approccio liberale, insistevano che esse
si conformassero alle leggi cerimoniali mosaiche. A Gerusalemme nessuno aveva costretto i cristiani d'origine pagana che avano accompagnato Paolo a farsi circoncidere,
anzi, i cristiani della Giudea si erano compiaciuti della
sua opera esortandolo solo a rammentarsi dei loro poveri
con un loro fraterno e benevolo sostegno.
Ecco, allora, il punto sul quale Paolo non ha intenzione
alcuna di fare compromessi o di cedere alle imposizioni
legalistiche dei giudaizzanti. L'Evangelo di Cristo ci ha liberato definitivamente dalle leggi cerimoniali ebraiche.
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 22
8
I rischi dell'adattarsi al nostro uditorio
6 Ma quelli che godono di particolare stima (quello che possono
essere stati, a me non importa; Dio non ha riguardi personali),
quelli, dico, che godono di maggiore stima non m'imposero nulla; 7
anzi, quando videro che a me era stato affidato il vangelo per gli incirconcisi, come a Pietro per i circoncisi 8 (perch colui che aveva
operato in Pietro per farlo apostolo dei circoncisi aveva anche operato in me per farmi apostolo degli stranieri), 9 riconoscendo la
grazia che mi era stata accordata, Giacomo, Cefa e Giovanni, che
sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano in segno
di comunione perch andassimo noi agli stranieri, ed essi ai circoncisi; 10 soltanto ci raccomandarono di ricordarci dei poveri, come
ho sempre cercato di fare (Galati 2:6-10).
con un certo qual fastidio che l'Apostolo si sente costretto a giustificarsi di fronte a chi lo contesta. Quello
che predica non un Evangelo differente da quello annunziato dagli apostoli di Gerusalemme, eminenti primi
discepoli di Cristo, come se essi soli fossero i Suoi pi fedeli interpreti e lui, Paolo, una sorta di eretico che rinnega la fede di Israele (cosa che essi non farebbero). Esiste
un solo Evangelo e proprio le colonne della fede cristiana (Pietro, Giacomo e Giovanni) riconoscono la piena
legittimit del messaggio e della missione di Paolo, cosa
che essi gli certificano in occasione del suo viaggio a Gerusalemme. Quel che li differenzia solo il target, il partiMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 24
colare tipo di persone che essi sono chiamati a raggiungere attraverso quello stesso Evangelo: Pietro gli ebrei, Paolo i pagani, le genti.
L'Evangelo, dunque, non cambia: non c' un Evangelo
dei pagani ed uno degli ebrei. solo il linguaggio che
deve essere adattato a coloro ai quali ci rivolgiamo, un
linguaggio che essi devono poter comprendere. Paolo conosce bene e pratica questo principio quando scrive:
Poich, pur essendo libero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnarne il maggior numero; con i Giudei, mi sono
fatto giudeo, per guadagnare i Giudei; con quelli che sono sotto
la legge, mi sono fatto come uno che sotto la legge (bench io
stesso non sia sottoposto alla legge), per guadagnare quelli che
sono sotto la legge; con quelli che sono senza legge, mi sono fatto come se fossi senza legge (pur non essendo senza la legge di
Dio, ma essendo sotto la legge di Cristo), per guadagnare quelli
che sono senza legge. Con i deboli mi sono fatto debole, per
guadagnare i deboli; mi sono fatto ogni cosa a tutti, per salvarne ad ogni modo alcuni. E faccio tutto per il vangelo, al fine di
esserne partecipe insieme ad altri (1 Corinzi 9:19-23).
Paolo fedele all'Evangelo di Cristo, ma si sente libero
di adattarlo al particolare uditorio che incontra anche a
rischio di essere frainteso da coloro che non intendono il
suo metodo. Con i pagani utilizza categorie che potrebbero essere estranee alla mentalit ebraica, con gli ebrei categorie ebraiche che gli altri non intenderebbero. Adattare il linguaggio senza alterare la sostanza dell'Evangelo
un'arte raffinata che dobbiamo apprendere se vogliamo
comunicarlo con efficacia. Quanto spesso vero che l'inMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 25
successo evangelistico dovuto non alla durezza dell'uditorio, ma alla nostra incapacit di parlare il linguaggio
della gente adattandoci alla loro mentalit. Parliamo magari nel dialetto della nostra chiesa senza chiederci se
gli altri lo capiscano! Non dobbiamo temere di essere infedeli se con alcuni utilizziamo un linguaggio diverso.
vero: corriamo dei rischi, ma sono rischi che dobbiamo
assumerci. Qualcuno potr esserne scandalizzato, pazienza. Dobbiamo imparare dalla franchezza e dalla determinazione di Paolo: evangelizzare, ad ogni costo!
Preghiera. Dammi, o Signore, la sapienza di comunicare
l'Evangelo fedelmente, ma in modo comprensibile! Nel nome di
Cristo. Amen.
9
Adattamento o compromesso?
11 Ma quando Cefa venne ad Antiochia, gli resistei in faccia perch era da condannare. 12 Infatti, prima che fossero venuti alcuni
da parte di Giacomo, egli mangiava con persone non giudaiche; ma
quando quelli furono arrivati, cominci a ritirarsi e a separarsi per
timore dei circoncisi. 13 E anche gli altri Giudei si misero a simulare con lui; a tal punto che perfino Barnaba fu trascinato dalla
loro ipocrisia. 14 Ma quando vidi che non camminavano rettamente secondo la verit del vangelo, dissi a Cefa in presenza di tutti:
Se tu, che sei giudeo, vivi alla maniera degli stranieri e non dei
Giudei, come mai costringi gli stranieri a vivere come i Giudei?
(Galati 2:11-14).
10
Nient'altro che Cristo
15 Noi Giudei di nascita, non stranieri peccatori, 16 sappiamo
che l'uomo non giustificato per le opere della legge ma soltanto
per mezzo della fede in Cristo Ges, e abbiamo anche noi creduto
in Cristo Ges per essere giustificati dalla fede in Cristo e non dalle opere della legge; perch dalle opere della legge nessuno sar giustificato. 17 Ma se nel cercare di essere giustificati in Cristo, siamo
anche noi trovati peccatori, vuol dire che Cristo un servitore del
peccato? No di certo! 18 Infatti se riedifico quello che ho demolito,
mi dimostro trasgressore. 19 Quanto a me, per mezzo della legge,
sono morto alla legge affinch io viva per Dio (Galati 2:15-19).
fede nel Signore e Salvatore Ges Cristo. Nessuno, infatti, potr mai, per quanto si impegni, conquistarsi "la patente" di uomo giusto attraverso l'osservanza di queste
prescrizioni. Perch? Perch il peccato anche qualcosa
che ha corrotto profondamente la natura umana, la nostra natura, tanto che pretendere di risanare questa condizione attraverso la semplice osservanza di leggi e regolamenti, solo significherebbe aumentare la nostra colpevolezza. Significherebbe, infatti, ignorare o sottovalutare
la diagnosi che Dio fa della nostra condizione, non prenderlo sul serio quando ce ne parla. Significherebbe - ed
la cosa pi grave - misconoscere e sottovalutare l'opera
che il Salvatore Ges Cristo ha compiuto quando ha realizzato Egli stesso, in nostro favore, per grazia, ci che a
noi impossibile. Cristo ci darebbe in questo modo licenza di trascurare impunemente la legge di Dio diventando
Egli stesso promotore di peccato? Niente affatto! Cristo ci
fa intendere il senso delle antiche prescrizioni cerimoniali
della legge di Dio e, di fatto, ci mette in grado di osservare le Sue prescrizioni morali, non pi per conquistarci il
Suo favore, ma, con la Sua forza, facendo s che la loro osservanza sia espressione di riconoscenza e di amore verso
di Lui. Cristo ha sconfessato come futili le pretese umane
di conquistarci da noi stessi la nostra accettabilit da parte di Dio attraverso l'osservanza della legge. Se noi, contraddicendolo, torniamo a sostenerle, rinneghiamo Colui
nel quale diciamo di credere e, per cos dire, ricostruiamo
ci che Egli ha demolito. come se ora io fossi morto alla
legge. Chi morto, infatti, non pu guadagnarsi nulla e
sono consapevole di essere tale spiritualmente. Ho affidaMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 30
to, per, la mia vita a Cristo e vivo in Lui, con Lui e per
Lui".
Per la maggior parte fra noi probabile che le prescrizioni cerimoniali della legge mosaica ci siano estranee e
non siano cosa che noi consideriamo importante osservare. Quanto spesso, per, sottovalutiamo la radicalit invalidante del peccato sulla nostra vita ed immaginiamo
di poterci conquistare il favore di Dio conformandoci ai
nostri personali criteri di giustizia. Potrebbe essere la nostra "rispettabilit borghese" o l'osservanza di pratiche religiose attraverso le quali crediamo di "metterci a posto"
con Dio! Cos facendo non solo contestiamo la diagnosi
che di noi fa la Parola di Dio, presumendo arrogantemente di "cavarcela da soli", magari con qualche "aiutino" o
attraverso un perdono a buon mercato da parte di Dio.
Quel ch' peggio che, cos facendo, noi disonoriamo
la Persona e l'opera del Signore e Salvatore Ges Cristo,
affidandoci alla quale soltanto noi potremo essere giustificati e riconciliati con Dio per potergli ubbidire di tutto
cuore, spiritualmente rigenerati.
Preghiera. Signore Iddio, che io prenda molto seriamente la
diagnosi che Tu fai nella Tua Parola sulla mia disperante condizione spirituale, affinch, per la mia giustificazione e salvezza io mi affidi alla Persona ed all'opera di Ges Cristo soltanto.
Nel Suo nome Ti prego. Amen.
11
Morti e viventi con Cristo
20 "Sono stato crocifisso con Cristo: non sono pi io che vivo, ma
Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede
nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me. 21
Io non annullo la grazia di Dio; perch se la giustizia si ottenesse
per mezzo della legge, Cristo sarebbe dunque morto inutilmente"
(Galati 2:20-21).
con Cristo in croce, cos per fede io vivo con Cristo la vita
di risurrezione, una vita nuova, impostata a nuovi principi. L'identificazione di Paolo e di ogni credente con Cristo non riguarda, cos, solo la morte, ma anche la vita.
Paolo pu cos dire: "Non sono pi io che vivo, ma Cristo
vive in me". Affidandomi a Cristo io mi sono lasciato alle
spalle, "morto e sepolto", pure il mio vecchio modo di
pensare, di parlare e di agire. Ora ragiono, parlo ed agisco, secondo nuove categorie, quelle di Cristo, tanto che
ora possibile dire che Cristo vive in me. I cristiani, perci,
sono coloro attraverso i quali vive il Cristo, tanto che essi
legittimamente, calcando le Sue orme e guidati dal Suo
insegnamento e Spirito, sono considerati "il corpo di Cristo", del quale Egli anima e capo.
Possiamo allora affermare anche noi con l'Apostolo:
"Io non annullo la grazia di Dio"? Presto forse ascolto e do
credito a chi vorrebbe tornare a sottoporre il cristiano a
dei sistemi legali considerati in qualche modo "essenziali"
alla salvezza?
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio che Cristo ha conseguito, con la Sua vita, morte e risurrezione, tutto ci che vale
per la mia salvezza. Che io non mi lasci sottoporre pi ad alcuna servit, ma viva con fiducia e riconoscenza la libert dei figli di Dio. Amen.
12
L'errore in cui erano caduti a quel tempo i cristiani della Galazia era tanto grave da pregiudicare la sostanza
stessa dell'Evangelo, quello che era stato inizialmente
loro annunciato.
Che cosa era stato loro predicato? Qualcosa di radicalmente diverso da ogni concezione religiosa allora corrente e che a tutt'oggi rimane del tutto anticonformista, anzi,
qualcosa di scandaloso e folle: "Noi predichiamo Cristo crocifisso, che per i Giudei scandalo, e per gli stranieri pazzia" (1
Corinzi 1:23). Ci che era stato "dipinto" di fronte ai loro
occhi aveva davvero "tinte forti": "Un Dio crocifisso come
il peggiore fra i criminali? Un Dio trafitto e sconfitto? Che
insensatezza!". Non solo questo: l'Apostolo aveva loro
annunciato la salvezza per la sola grazia di Dio mediante
la sola fede in Cristo Ges soltanto. "Come? Non c' nulla
da 'fare' per essere salvati? Farebbe tutto Lui? Che assurMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 35
dit! Troppo facile!". "Come? Noi saremmo del tutto incapaci di fare alcunch per contribuire alla nostra salvezza?
No, noi non siamo poi cos male... Noi possiamo...".
"Come? Dio salverebbe solo chi Lui stesso sceglie ed abilita? Ma questo sarebbe ingiusto! Siamo noi (i pi meritevoli) a scegliere, noi ad agire, noi a potere migliorare noi
stessi... Abbiamo solo bisogno di qualche incoraggiamento...".
Queste sono alcune fra le tante contestazioni che vengono poste all'Evangelo, ieri come oggi. Molti per questo
respingono l'Evangelo, altri lo modificano, adattandolo
alle umane aspirazioni, "normalizzandolo", riconducendolo ai concetti che contraddistinguono le religioni di
questo mondo, quelli che ci sono pi famigliari, quelli
che ci sembrano "pi logici", in linea con "la tradizione"
(qualunque essa sia). Paolo, per loro, aveva proposto,
quindi, un Evangelo "insensato", sicuramente da correggere, da modificare...
Ad essere insensati si erano rivelati, per, i cristiani della Galazia. Essi, attraverso la predicazione dell'Evangelo,
avevano ricevuto uno Spirito diverso da quello che spira
in questo mondo: "...lo Spirito della verit, che il mondo non
pu ricevere perch non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perch dimora con voi, e sar in voi" (Giovanni 14:17).
Dio li aveva rigenerati spiritualmente ed aveva impartito
loro la fede che li aveva innestati in Cristo: questa era stata la loro salvezza. Tutto questo, per, era per loro stato
vano? Ora avrebbero voluto ritornare ai concetti tradizionali della salvezza per opere? Dopo avere scoperto l'amMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 36
13
dente, perch il giusto vivr per fede. 12 Ma la legge non si basa sulla fede; anzi essa dice: Chi avr messo in pratica queste cose, vivr
per mezzo di esse. 13 Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della
legge, essendo divenuto maledizione per noi (poich sta scritto:
Maledetto chiunque appeso al legno), 14 affinch la benedizione
di Abraamo venisse sugli stranieri in Cristo Ges, e ricevessimo, per
mezzo della fede, lo Spirito promesso" (Galati 3:6-14).
di Dio conformandosi al suo spirito e non tanto alla lettera, tenendo conto delle persone e delle circostanze in rapporto dinamico con Dio Padre.
La legge di Dio allora superflua? Non forse Dio che
l'ha rivelata? Certo, "Noi sappiamo che la legge buona, se
uno ne fa un uso legittimo" (1 Timoteo 1:8). Bisogna, infatti
chiedersi quale sia la funzione che essa assolve nella situazione specifica in cui ci troviamo. La legge diventa
una vera e propria maledizione se si vive solo in funzione
di essa, perch essa esige perfetta (e per noi impossibile)
conformit. Nemmeno, infatti, la pi rigorosa conformit
alla legge di Dio sarebbe sufficiente per renderci giusti
davanti a Dio, ci ritroveremmo sempre manchevoli di
qualcosa, perennemente frustrati e quindi inevitabilmente condannati. La nostra natura, infatti, radicalmente
contaminata dal peccato e non riusciremmo nemmeno a
viverla nello spirito giusto, quello di chi in comunione
fiduciosa ed amorevole con Dio.
Il legalista, perennemente frustrato o apparentemente
(e quindi ipocritamente) conforme alla legge, in fondo
odia Dio e diventa lui stesso per gli altri un fardello insopportabile. Solo Ges ci libera dalla maledizione della
legge, perch prima Egli prende su di S la condanna che
noi meritiamo come trasgressori e la espia, poi ci dona il
Suo Spirito affinch, riconciliati con Dio grazie a Lui, viviamo il rapporto con Dio e quindi con la legge, come Lui
faceva. Non quindi l'osservanza della legge di Dio che
ci rende giusti davanti a Dio, ma la fede in Dio il quale, in
Ges ci fa uscire dalla situazione di ineluttabile condanna
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 40
14
Un dono incondizionato
15 "Fratelli, io parlo secondo le usanze degli uomini: quando un testamento stato validamente concluso, pur essendo soltanto un atto
umano, nessuno lo annulla o vi aggiunge qualcosa. 16 Le promesse
furono fatte ad Abraamo e alla sua progenie. Non dice: E alle progenie, come se si trattasse di molte; ma, come parlando di una sola,
dice: E alla tua progenie, che Cristo. 17 Ecco quello che voglio
dire: un testamento che Dio ha stabilito anteriormente, non pu essere annullato, in modo da render vana la promessa, dalla legge sopraggiunta quattro centotrent'anni pi tardi. 18 Perch se l'eredit
viene dalla legge, essa non viene pi dalla promessa; Dio, invece,
concesse questa grazia ad Abraamo, mediante la promessa" (3:1518)..
zionata generosit di Dio, non qualcosa che sia "da meritare" attraverso l'osservanza della Sua legge. La legge
sicuramente buona, ma ha finalit diverse.
Le benedizioni di Dio possono essere paragonate ad un
testamento attraverso il quale un padre esprime la sua
volont di lasciare i suoi beni alla sua morte ai suoi figli.
Non comporta condizioni e non l'ha mai alterato cambiando idea sulle sue condizioni. Il patto stato firmato e
confermato. Niente e nessuno pu metterlo in questione
o alterarne sostanza e le modalit. irrevocabile. Cos il
patto fatto da Dio ad Abraamo ed alla sua progenie. In
questo testo l'Apostolo ne specifica il beneficiario e la
data in cui stato stipulato.
Chi il beneficiario di questo patto? Abraamo e la sua
progenie. Paolo rileva come, nell'originale, il termine
"progenie" sia singolare, non plurale. Andrebbe meglio
tradotto: "Abraamo e il suo discendente". Beneficiario
della promessa di Dio una sola persona, che l'Apostolo
precisa essere il Cristo. La questione rilevante perch, a
differenza di quanto gli Israeliti credono, il termine progenie non si riferisce al popolo di Israele nel suo insieme.
Non ha un significato nazionalista come se, per ricevere
le benedizioni promesse ad Abraamo fosse necessario appartenere al popolo ebraico e quindi fosse necessario sottostarne ai requisiti (ad esempio, la circoncisione).
Cristo, di fatto, il solo erede e canale delle promesse
benedizioni di Dio. Non necessario far parte formalMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 42
mente della nazione ebraica per poter partecipare a queste benedizioni: bisogna essere in Cristo, essere in comunione con Lui, appartenere a Lui. Infatti: "Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'Abraamo, eredi secondo la promessa" (Galati 3:29). Cristo, il discendente di Abraamo, include in s la comunit dei credenti, nella quale non c'
alcuna distinzione di nazionalit, razza, condizione sociale o genere. Proprio come la progenie una sola (v. 16),
cos "voi tutti siete uno in Cristo Ges" (v. 28).
Quando stato stabilito questo patto? Esso porta una
data precisa ed essa stabilisce la sua precedenza su ogni
altro documento in seguito sopravvenuto che non pu
cambiarne i termini. La legge mosaica sopravvenuta
430 anni dopo il patto stabilito con Abraamo. L'Apostolo
afferma come i due documenti debbano essere radicalmente distinti e non possano essere confusi. I termini dell'uno e dell'altro sono diversi. Quanto la legge prescrive
al tempo di Abraamo non era n contemplato n c' evidenza alcuna che fosse implicato. Presupporlo non ha alcun fondamento n legittimazione. I termini irrevocabili
del patto sono stati stabiliti molto tempo prima che fossero stabilite le leggi mosaiche.
La distinzione fra promessa e legge la stessa che esiste fra Evangelo e legge. Essa radicale e nessun compromesso o distinguo possibile: le benedizioni del Patto ci
sono impartire per pura grazia, senza alcun presupposto
o condizione. L'eredit promessa dono, grazia, non una
ricompensa per aver osservato la legge: "Perch se l'erediMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 43
t viene dalla legge, essa non viene pi dalla promessa; Dio, invece, concesse questa grazia ad Abraamo, mediante la promessa" (18). L'eredit promessa un dono. Considerare ricompensa ci che gi stato ricevuto come dono illogico ed insensato. Affermare il contrario significherebbe
pure offendere il donatore.
Preghiera. Signore, Ti ringrazio per avermi unito per fede a
Cristo e per avermi fatto cos partecipe delle benedizioni promesse a Lui ed in Lui. Fa s che mai io vi interponga i miei "s,
ma, gi e per"... ma che fiduciosamente io viva di questa Tua
stupefacente generosit. Amen.
15
16
prendere coscienza del nostro peccato. Essa non in grado, di per s stessa, di liberarci dall'asservimento al peccato. La promessa di benedizioni ci proviene solo attraverso la fede in Cristo.
Preghiera. Che io veda chiaramente, o Signore, la funzione
di ogni aspetto del piano di salvezza che Tu hai rivelato nell'Evangelo. Che io non equivochi, lasciandomi condizionare dalle
pretese del cuore umano, la funzione della Tua legge, come se
io fossi in grado, da solo, di guadagnarmi la salvezza solo impegnandomi nella via di una religione o di una moralit. Amen.
17
Al v. 25 l'Apostolo arriva alla conclusione che demolisce ogni argomentazione che sostenga come i cristiani
debbano vivere sotto il controllo e la supervisione della
legge: "Ora che la fede venuta, non siamo pi sotto precettore". I Galati dovevano comprendere come supporre di vivere ora, come cristiani, sotto la supervisione e disciplina
della legge mosaica sarebbe stato come se Cristo non fosse mai ancora giunto. Assurdo, insensato: Cristo venuto
ed ora, la vita che viviamo la viviamo "nella fede nel Figlio
di Dio" (2:20). Vivere per fede in Cristo significa essere liberi dalla supervisione della legge. Se lo pu dire chi
giunto alla fede in Cristo dal Giudaismo, ancora di pi lo
pu dire chi proviene dal paganesimo. Hanno ricevuto lo
Spirito credendo all'Evangelo, ora vorrebbero forse fare
progressi nella vita spirituale osservando la legge mosaica? Il loro tentativo di osservare la legge come se fossero
sotto la supervisione della legge non voleva dire progredire, ma retrocedere al periodo della storia prima che Cristo fosse venuto. Davvero folle. La nostra nuova vita in
Cristo non da viversi sotto la supervisione della legge,
ma sotto il governo di Cristo attraverso il Suo Spirito. La
libert in Cristo dalla sovrintendenza della legge mosaica
ci mette in grado di "vivere per Dio" (2:19).
Ancora oggi ci sono raggruppamenti che affermano di
essere cristiani, i quali ritengono essenziale per la salvezza la rigorosa osservanza della legge dell'Antico Testamento, di feste e cerimonie giudaiche, oppure di regolamenti religiosi stabiliti ad hoc dalle loro dirigenze. Questo
viene in diverso modo giustificato e prescritto come "conMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 55
18
riera sociale, razziale, sessuale, economica ecc. e realizzare l'unit e l'uguaglianza di ogni creatura umana in Cristo pu essere cosa complessa perch spesso si scontra
con cultura, costumi e tradizioni consolidate, ma deve essere preciso intendimento e testimonianza dei cristiani
che verso quel fine devono lavorare costantemente (...e
senza tante scuse!). Escludere, ad esempio, le donne dalla
partecipazione significativa nella vita e nel ministero della chiesa, significa negare l'essenza stessa dell'Evangelo,
tanto quanto la segregazione razziale o la tolleranza di
forme di schiavit. L'uguaglianza di tutti i credenti di
fronte a Dio deve essere dimostrata nella vita della chiesa
se essa vuole esprimere la verit dell'Evangelo.
Corona l'argomentazione dell'Apostolo l'affermazione
del v. 29: "Se siete di Cristo, siete dunque discendenza d'Abraamo, eredi secondo la promessa". I cristiani sono inclusi
nelle benedizioni promesse ad Abraamo in quanto appartengono a Cristo. Essi sono quindi "discendenza di Abraamo", fanno parte del popolo di Dio, sono innestati in
Israele e non hanno bisogno di altro, men che meno devono sottoporsi alle prescrizioni cerimoniali della legge
mosaica.
Preghiera. Ti ringrazio, o Signore, per le straordinarie benedizioni che per la Tua grazia ho ricevuto in Cristo. Che io
possa testimoniare al mondo la mia identit manifestandone
tutte le conseguenze sia a livello spirituale, che personale e sociale, affinch la gloria della tua grazia sia ancor pi palese e riconosciuta. Amen.
19
Possiamo bene immaginare come l'immagine usata dall'Apostolo (al capitolo 3 di questa lettera) della legge mosaica come di un carceriere (custode, 3:23) o un precettore
che ci tiene sotto stretta disciplina (3:24-25) potesse sembrare offensiva verso chi cos tanto la valutava. Gi lo
stesso Ges dicendo: Se perseverate nella mia parola, siete
veramente miei discepoli; conoscerete la verit e la verit vi
far liberi, aveva avuto per tutta risposta: Noi siamo discendenti d'Abraamo, e non siamo mai stati schiavi di nessuno; come puoi tu dire: "Voi diverrete liberi"?. Al che Ges
aveva loro risposto: "In verit, in verit vi dico che chi commette il peccato schiavo del peccato" (Giovanni 8:31-34).
cos che l'Apostolo, per rappresentare la libert del
cristiano dal legalismo, ora propone una terza immagine
che forse pu essere per loro pi positiva. quella di un
figlio minorenne di un possidente che, prima di aver titolo alla sua eredit, fintanto che minorenne, deve sottostare ad una disciplina educativa che lo rende non molto
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 60
un sistema logico di idee, ma nell'ambito delle fasi successive di un storia, la storia della salvezza, che ci permette di inquadrare la funzione e il senso ultimo di ogni
cosa. Al centro di questa storia c' l'avvento di Cristo, la
cui vicenda qui l'Apostolo riassume. L'eterno Figlio di
Dio "nasce da una donna", indicando qui l'incarnazione e
la piena umanit di Ges. Ges nasce "sotto la legge", cio
pienamente sottoposto a tutte le prescrizioni della legge
mosaica che adempie perfettamente conseguendo quella
giustizia che nessuno di noi potrebbe conseguire. Di questa giustizia Egli ce ne fa dono tanto da potercene noi rivestire. Ges, per, prende pure su di S, in nostro favore, la maledizione che comporta l'aver noi infranto la legge di Dio, e paga Egli stesso il prezzo della nostra salvezza. Ges, cos, si sottopone a tutto ci che implica essere
umani (tentazioni, sofferenza, solitudine, abbandono da
parte di Dio e, alla fine, la morte).
Perch tutto questo? Affinch noi potessimo ritornare
in comunione salvifica con Dio, ricevendo i pieni diritti
dell'adozione a figli di Dio (v. 5). Ecco, cos, come Cristo,
e Lui soltanto, sia pienamente qualificato per adempiere
questi propositi. Come Figlio di Dio Egli in grado di impartirci la posizione ed i diritti della Sua figliolanza. In
quanto, poi, pienamente uomo, Egli in grado di rappresentare e redimere tutti coloro che, fra l'umanit, Gli sono
affidati per la salvezza, la redenzione. Cristo, cos ha tolto
a noi le catene per mettersele su di S liberandoci sia dagli obblighi che dalla maledizione della legge.
20
che siamo in rapporto con Dio in modo unico e straordinario, tanto da trasformare tutta la nostra vita e che si impone persino ai nostri sensi di colpa, dubbi e paure. Rivolgersi a Dio come padre, anzi, pap, non quindi una
formalit liturgica, n un modo casuale e privo di rispetto
di considerare Dio, ma qualcosa che ci fa prendere coscienza della nostra nuova identit che abbiamo acquisito
in Cristo (la nostra identit pi profonda), che d senso
alla nostra vita e che ispira e motiva la vocazione che assolviamo in questo mondo. Questa consapevolezza dataci dallo Spirito di Dio tale da impartirci il senso della
nostra personale dignit e valore, non importa quale sia
la nostra condizione in questo mondo e le circostanze
nelle quali viviamo. cos che a livello personale, nella
preghiera, entriamo nel "dialogo" della ricca e meravigliosa vita interiore della Santa Trinit: il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo...
Tutto questo riassunto al versetto 7: "Cos tu non sei
pi servo, ma figlio; e se sei figlio, sei anche erede per grazia di
Dio". La testimonianza interiore dello Spirito ci persuade
che siamo figli di Dio, che non siamo pi "rinchiusi sotto
la custodia della legge" (3:23), non pi "sotto precettore"
(3:25), non pi "sotto tutori e amministratori" (4:2). Siamo
liberi dal controllo della legge mosaica. Certo, questo non
vuole dire "liberi di fare quel che vogliamo". Chi vive in
comunione con Dio Padre sotto la guida dello Spirito
Santo non ha pi bisogno che la legge lo guidi e lo disciplini, ma diretto dalla potenza superiore dello Spirito,
in costante armonia con Cristo. Il nostro rapporto con Dio
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 65
21
Quando l'Apostolo dice ai Galati "non avevate conoscenza di Dio" non intende conoscenza teorica, ma un rapporto esperienziale con Dio. Gli sforzi filosofici e religiosi
umani per conoscere Dio non sono in grado di condurci
ad una conoscenza esperienziale di Dio. "Poich il mondo
non ha conosciuto Dio mediante la propria sapienza, piaciuto
a Dio, nella sua sapienza, di salvare i credenti con la pazzia
della predicazione" (1 Corinzi 1:21). La conoscenza di Dio
che questo comporta una profonda comunione e dialogo con Colui che, per primo, ci conosce a fondo. Essere
conosciuti da Dio significa essere stati scelti (eletti) ed
amati da Lui per la Sua grazia: "Se qualcuno ama Dio, conosciuto da lui" (1 Corinzi 8:3). La grazia di un rapporto
personale con Dio attraverso Cristo nell'esperienza dello
Spirito Santo, espressione di un'eterna ed immeritata
elezione da parte di Dio. I cristiani, secondo l'espressione
di Pietro, infatti, sono gli: "eletti secondo la prescienza di
Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e
a essere cosparsi del sangue di Ges Cristo" (1 Pietro 1:2).
"Io temo di essermi affaticato invano per voi": Paolo esprime cos il suo scoraggiamento e delusione per i cristiani
della Galazia che sembrano non comprendere la gravit
della china che hanno imboccato. La sua predicazione ed
insegnamento fra di loro stata inutile? Indubbiamente
leggi, tradizioni, cerimoniali, grandi messe in scena religiose sono cose che affascinano... Non dovrebbe, per,
maggiormente affascinare l'Evangelo di Cristo, che rappresenta sempre una novit nel mondo (quando proclamato e vissuto fedelmente)? Evidentemente chi ancora
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 69
22
Questo riferimento ad un predicatore fisicamente malato, ma accolto volentieri ed efficace nel suo ministero, si
oppone pure ad una certa distorsione moderna del messaggio evangelico che suppone che la fede autentica debba scaturire necessariamente in "salute e ricchezza" e che
malattia equivalga a "mancanza di fede"! In questa prospettiva un predicatore malato e magari con scarse risorse economiche appare loro come qualcosa di vergognoso
e ...di "cattiva testimonianza"! Nulla di pi sbagliato di
questo. Certo, nessuno desidererebbe essere malato e povero. Spesso, per, proprio attraverso la malattia e la
povert che nasce la testimonianza cristiana pi efficace,
perch quando le si vive nello spirito di Cristo esse sono
particolarmente potenti a mostrare come vivere le privazioni in modo diverso da quanto comunemente lo si faccia in questo mondo. Le accuse che i legalisti della Galazia portavano a Paolo oltre che il suo "liberalismo", lo attaccavano forse anche da questo punto di vista?
Gli avversari di Paolo nella Galazia, volevano dunque
staccare da lui il cuore di qui credenti per volgerlo a loro
che si vantavano (disonestamente) di grandi cose. Che
tristezza. Paolo per loro era e continuava ad essere come
un padre in Cristo, anzi, una madre che sempre si era
presa affettuosa cura di loro, anche quando li rimproverava, perch li rimproverava solo e sempre per il loro
bene. No, verso di loro non aveva alcun malanimo, solo
la grande tristezza (e giustificata rabbia), quella di un genitore amorevole che vede i suoi figli volgergli ingiustamente le spalle privi di riconoscenza, perch attratti dalle
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 73
ingannevoli seduzioni di falsi amici. Il suo sforzo ed impegno nel comunicare loro Cristo era stato come le doglie
di un parto. Era stato cos fin dall'inizio.
Il dolore ora in lui si rinnova perch i Galati stanno per
andare dietro ad estranei, rischiavano di perdere quel
Cristo che avevano ricevuto con gioia. La perplessit di
Paolo per ci che stanno facendo i cristiani della Galazia,
di fatto rinnegando l'Evangelo, grande. Si chiede cos
come questo sia possibile. In effetti pastori, predicatori ed
evangelisti, anche oggi non dovrebbero essere cos ingenui da pensare di dover ricevere sempre un caldo benvenuto se coerentemente insegnano la verit. Di fatto, insegnare la verit vuol dire correre il rischio concreto di alienarsi, con questo, molte persone. un rischio da correre.
Meglio perdere qualcuno per strada che tacere o modificare la verit solo per "tenerselo buono" compiacendolo
sempre.
Preghiera. Signore, riconosciamo che spesso siamo particolarmente stupidi prestando ascolto alle seducenti argomentazioni degli "ultimi arrivati" che vorrebbero correggere la nostra "fede ingenua", magari quella dei primi tempi della nostra
conversione a Cristo, per adeguarla alla loro presunta maggiore sapienza. Aiutaci, te ne preghiamo, a saper discernere i lupi
con la veste d'agnello che ci vorrebbero allontanare dal nostro
"primo amore". Amen.
23
stenere altrimenti, dice Paolo, vuol dire alterare e vanificare l'Evangelo di Cristo, fraintendendo i propositi di
Dio. Le argomentazioni dei giudaizzanti, per, sono insistenti e danno l'apparenza di verit, per chi disavveduto ed impreparato rispetto all'approccio cristiano, anzi,
cristocentrico alle Sacre Scritture (qui in particolare l'Antico Testamento). Ecco, cos, due cose da imparare su come
Paolo affronta il problema.
In primo luogo, l'Apostolo esamina accuratamente il
ragionamento dei suoi avversari scendendo sul loro stesso terreno e cogliendo le contraddizioni in cui essi stessi
non si avvedono di cadere. Essi si vantano di seguire diligentemente la legge mosaica. Paolo dimostra che, di fatto, essi non le prestano realmente ascolto perch ignorano volutamente aspetti dell'Antico Testamento che non
fanno loro comodo. "Ditemi, voi che volete essere sotto la
legge, non prestate ascolto alla legge?". Ancora oggi pu essere necessario contestare i ragionamenti apparentemente plausibili di insegnamenti settari e legalistici scendendo sul loro stesso terreno, secondo il principio: "Rispondi
allo stolto secondo la sua follia, perch non abbia ad apparire
saggio ai propri occhi" (Proverbi 26:5).
In secondo luogo, l'Antico Testamento va interpretato
alla luce dell'insegnamento ed esempio di Cristo, nella
Sua prospettiva. Cristo, infatti, adempie e realizza le antiche Scritture. Non possiamo, infatti, limitarci a prendere
alla lettera quanto vi troviamo. Ogni avvenimento e situazione ivi contenuta prefigura non solo la Persona e l'oMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 76
tima e sapiente ( "una buona idea") , si rivela via inadeguata e sbagliata, foriera di innumerevoli problemi. Pi
difficile la via della fede, quella a cui Dio ci chiama e ci
sfida. "la via della Gerusalemme celeste", non "la via
del Sinai". la via della libert non quella che comporta
servit e problemi innumerevoli.
Preghiera. Signore Iddio, confesso che, di fronte ai Tuoi
"ritardi" io mi lascio cogliere dall'ansia e sono tentato di risolvere il problema a modo mio, giustificando le mie scelte tutte
umane. Per quanto spesso difficile, dammi di camminare veramente per fede in Te evitando cos le inevitabili conseguenze
negative delle mie "scorciatoie". Ti prego, infine, di darmi la
sapienza necessaria per leggere ed applicare tutta la Scrittura
nella prospettiva e nello spirito di Cristo. Amen.
24
La predicazione dell'Evangelo - al cui centro sta l'annunzio sulla Persona ed opera di Ges Cristo, la Sua
morte in croce e risurrezione - era e rimane (quando fedele) qualcosa di molto diverso dalle predicazioni che si
odono presso le religioni di questo mondo. Essa qualcosa di cos anticonformista da risultare intollerabile, anzi,
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 79
avrebbero di farsi circoncidere, tale che Paolo, esasperato, sbotta esclamando sarcasticamente: "Perch allora, invece di tagliarsi solo il prepuzio non si tagliano via tutto,
non si fanno castrare! Chiss quanti 'punti in pi' guadagnerebbero!".
Detto questo, per, pure necessario fare molta attenzione al fatto che la "libert dalla religione" che Cristo
rende possibile, non si trasformi in una vita vissuta senza
scrupoli morali, in una "occasione di vivere secondo la
carne", in modo sregolato. Se vero com' vero che le nostre opere non ci potrebbero mai far meritare la salvezza,
anche vero che un'autentica fede in Cristo necessariamente una fede che opera per mezzo dell'amore. La persona
che Iddio ha spiritualmente rigenerato donandole la fede
in Cristo, una persona rinnovata che inevitabilmente
produce opere impostate all'amore di Cristo. Se queste
sono assenti, si pu ragionevolmente mettere in dubbio
che una persona, nonostante tutto ci che pu affermare
d'essere, sia realmente credente, almeno nel senso indicato dalla Parola di Dio. Il cristiano onora la legge morale
di Dio perch ama Dio, apprezza le Sue opere e l'ordine
che le caratterizza. Il cristiano segue la legge morale di
Dio, interiormente persuaso che i criteri di giustizia di
Dio sono ottima regola per fare ci che giusto ai Suoi
occhi.
Il cristiano autentico, cos, una persona che si pone
gioiosamente al servizio di Dio e degli altri, non perch
cos facendo, voglia conquistarsi la salvezza, ma perch
vuole dimostrare amore e riconoscenza verso Colui che
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 81
25
La determinazione di vivere
secondo lo Spirito di Cristo
16 "Io dico: camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i
desideri della carne. 17 Perch la carne ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; sono cose opposte tra
di loro; in modo che non potete fare quello che vorreste. 18 Ma se
siete guidati dallo Spirito, non siete sotto la legge" (Galati 5:16-18).
L'Apostolo ha fiducia nella capacit direttiva dello Spirito: "Camminate secondo lo Spirito e non adempirete affatto i
desideri della carne" (v. 16). I "desideri della carne" sono gli
impulsi della nostra natura contaminata e tendente sempre al peccato. quello che normalmente "ci viene spontaneo" fare e che dobbiamo respingere ad ogni costo (qui
Paolo in quel "non ... affatto" rafforza proprio questo nostro dovere). Spesso ammantati convenientemente di religiosit, infatti, sono i nostri interessi ed egoismo che gratifichiamo frequentemente nel nostro comportamento.
"Camminare nello Spirito" implica, per, l'attiva determinazione, nella nostra vita quotidiana, di calcare le orme
di Cristo sulla via dell'abnegazione e della "croce". Chi
vive, infatti, nello spirito di Cristo, come potrebbe "mordere, divorare e consumare" gli altri? Chi vive nello Spirito di Cristo persegue "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bont, fedelt, mansuetudine, autocontrollo" (v. 22).
Nel v. 17 l'Apostolo descrive un altro conflitto, molto
pi rilevante, che deve essere risolto prima di ogni altro,
quello nostro interiore fra lo spirito e la carne (o carnalit).
Non dobbiamo vergognarci di ammettere che in noi vi
sia questo conflitto. Lo Spirito e la carnalit, infatti sono
due forze ostili che in noi si contrappongono sempre,
"opposte fra di loro". Quali prevarranno? Quali vinceranno? Coloro che camminano nello Spirito non possono essere "neutrali" in questo conflitto: devono combattere e vincere le forze dell'egoismo. Ogni giorno, perci, il cristiano
deve "scegliere da che parte stare" e vivere di conseguenza. La nostra lotta contro la carnalit forse destinata a
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 84
sponsabile che non ha bisogno che ci sia sempre qualcuno a sollecitarlo a fare il proprio dovere, magari minacciandogli dei castighi, come fa la legge. Lo Spirito di Dio
produce nel credente una trasformazione del suo carattere (5:22-23). Se lo Spirito, ad esempio, ci sospinge a perdonare chi ci ha fatto un torto invece di coltivare in noi il
risentimento, allora siamo sotto il controllo dello Spirito
piuttosto che sotto la restrizione del comando: "Non uccidere". Quando la condotta guidata e potenziata dallo
Spirito, essa adempie alla legge tanto da non essere pi
sottoposti alla sua supervisione e condanna.
La vita condotta dallo Spirito implica ubbidienza attiva
alla guida dello Spirito (v. 16), una lotta costante contro i
desideri della nostra natura peccaminosa mediante la potenza dello Spirito (v. 17) e la completa sottomissione al
controllo dello Spirito di Cristo (v. 18). Un tale modo di
vivere ci pu portare a fare esperienza concreta della libert dal controllo che la nostra carnalit vorrebbe esercitare su di noi, ma anche dal controllo della legge. Questo
non significa contravvenire a ci che dice la legge per
darci in balia del nostro soggettivismo, ma esattamente il
contrario!
Preghiera. Che lo Spirito di Cristo, o Signore, controlli
ogni aspetto della mia vita ogni giorno e mi impegni nella lotta
contro le mie tendenze egoistiche, sempre pronte a prevalere in
me e a camuffarsi in svariati modi! Amen.
26
Quelle che siano "le opere della carne" (v. 19) sono ovvie,
dice Paolo. Per quanto "i desideri della carne" siano celati,
gli atti prodotti da quei desideri sono manifesti, inequivocabili. La lista di vizi che qui egli offre sono simili a
quelle gi in uso negli insegnamenti di etica del mondo
greco-romano di quel tempo, ragione in pi per rendere
inescusabile chi pretende di non conoscerli: essi sono manifesti, palesi. La differenza fra Paolo ed i filosofi pagani
suoi contemporanei non sta tanto nel contenuto della lista, ma nel suo contesto: in Cristo soltanto si pu trovare
libert da questi vizi. Elencarli soltanto non d la forza
per risolvere i problemi di cui afflitta la societ che li
pratica. Sono le "opere della carne" che le "opere della legge"
non riescono a contrastare. Questa lista, cos, propone
quindici opere della carne, lista non esauriente ma gi molto indicativa. Esse possono essere distinte in quattro categorie: (1) abuso della sessualit; (2) abuso della religione;
(3) conflitti sociali e (4) abuso di sostanze stupefacenti.
(1) L'abuso della sessualit. Paolo menziona diversi
tipi di abuso della sessualit: fornicazione, impurit, dissolutezza, orge. La "fornicazione" include ogni tipo di immoralit sessuale, gli altri le perversioni sessuali. Le societ dove si sviluppa il permissivismo sessuale, sono societ dove la corruzione si estender in ogni suo ambito
fino a distruggerla.
(2) Abuso della religione. Idolatria tutto ci che nel
cuore umano prende il posto che dovrebbe occupare solo
Dio. Non soltanto adorare immagini religiose, ma anMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 88
non sia coinvolto ed impegnato moralmente e spiritualmente con Dio. Vivere secondo lo Spirito vuol dire essere
coinvolti nella trasformazione personale operata dallo
Spirito Santo. Una cosa affermare di avere in s lo Spirito di Dio, un'altra manifestarlo nei fatti. Chi non lo manifesta nei fatti, e pure dice di essere cristiano, un bugiardo che deve ancora ravvedersi davanti a Dio. In termini teologici, la santificazione non la base della giustificazione, ma il risultato inevitabile della giustificazione.
Coloro che Dio dichiara giusti sulla base della loro fede
nell'opera di Cristo per loro, Dio pure rende giusti mediante l'opera dello Spirito in loro. Coloro la cui vita caratterizzata solo dalle espressioni di una natura peccaminosa, dimostrano di non essere stati rigenerati dallo Spirito.
chiaro, cos, che Paolo non considera la libert in Cristo libert da ogni obbligo morale. Al contrario, Cristo ci
ha liberati per vivere per lo Spirito. Tutti coloro che vivono per lo Spirito e sono condotti dallo Spirito raccolgono
una palese trasformazione morale, i frutti dello Spirito.
Preghiera. Signore Iddio, Ti ringrazio di avermi coinvolto
nell'opera salvifica di Cristo attraverso l'azione efficace dello
Spirito Santo. Che io dimostri sempre meglio come questo sia
vero in ogni aspetto della mia vita. Per Ges Cristo, mio Signore e Salvatore. Amen.
27
Il frutteto di Dio
22 "Il frutto dello Spirito invece amore, gioia, pace, pazienza,
benevolenza, bont, fedelt, mansuetudine, autocontrollo; 23 contro queste cose non c' legge" (Galati 5:22-23)
vita condotta dallo Spirito non una vita che sia contraria alla legge, ma una vita che adempie alla legge. La legge, quindi, pu essere adempiuta non vivendo sottoposti
ad essa come schiavi, ma mediante lo Spirito come figli di
Dio che vivono in armonia con Lui.
Preghiera. Signore Iddio, dammi di poter vivere sempre
meglio la qualit di vita di chi condotto dallo Spirito di Cristo. Per questo, o Signore, mi tengo stretto a Te affinch le virt del Tuo amore fluiscano attraverso di me con una testimonianza cristiana irreprensibile. Amen.
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L'apostolo Paolo conclude la sua elencazione delle opere della carne e dei frutti dello Spirito con un'affermazione
riassuntiva sulla mortificazione della natura peccaminosa: "Quelli che sono di Cristo hanno crocifisso la carne con le
sue passioni e i suoi desideri" (24), come pure sulla vita vissuta mediante lo Spirito: "Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche guidati dallo Spirito" (25).
Perch nasca la vita nello Spirito di Cristo necessario
"far morire la carne", "crocifiggerla". Appartenere a Cristo
vuol dire avere "crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi
desideri". Il tempo che Paolo qui usa il passato, per indicare qualcosa che gi deve essere successo per il credente
all'inizio del cammino della sua vita di fede, cio aver
preso la risoluzione netta e spietata, assoluta ed irreversibile come una crocifissione, di rinunciare al male. In
un'antica liturgia battesimale si chiede al battezzando:
"Rinunci al peccato per vivere nella libert dei figli di
Dio?", al che egli risponde: "Rinuncio". E poi: "Rinunci
alle seduzioni del male per non lasciarvi dominare dal
peccato?", "Rinuncio"; "Rinunci a Satana, origine e causa
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 95
di ogni peccato?", "Rinuncio". Se il ravvedimento e la rinuncia al male sono decisive come la crocifissione, questo
significa che il cristiano dice un no assoluto e senza condizioni a tutti i desideri peccaminosi ed alle passioni.
La rinuncia al male, per, non solo un voto battesimale, ma una disciplina pratica quotidiana. Ad ogni proposta o tentazione di cedere a ci che Dio considera un
male, il cristiano cos dice: "Assolutamente no". Si tratta
di una vera e propria guerra spirituale: "Perch la carne ha
desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari
alla carne; sono cose opposte tra di loro" (17). La natura peccaminosa, infatti, non sar mai completamente sradicata
in noi in questa vita. quindi necessario essere sempre
impegnati in questa guerra. L'espressa rinuncia a ci che
Dio considera un male non qualcosa di qualcosa di "negoziabile": deve essere chiaro e definito. Non vi pu essere alcuna trattativa di pace con Satana.
Il perfezionista che parla come se la sua natura peccaminosa fosse stata completamente sconfitta si inganna ed
ha perduto di vista l'inevitabilit di questa lotta quotidiana. Il pessimista che si scoraggia dicendo che "tanto una
guerra inutile perch perduta" cede troppo presto le armi
e perde di vista il fatto che possiamo essere vittoriosi
identificandoci attivamente con Cristo sulla croce.
L'esecuzione della "condanna a morte" della nostra natura peccaminosa seguita dall'attiva espressione della
nuova vita nello Spirito: "Se viviamo dello Spirito, cammiMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 96
gara. Altri si sentivano spiritualmente inferiori e provavano risentimento verso coloro che li facevano sentire in
quel modo. La vanagloria un cancro spirituale che divora ogni possibilit di amore e persino di buon senso. L'unico rimedio per questo tipo di cancro un'operazione
chirurgica radicale: dobbiamo crocifiggere la vanagloria
della nostra natura peccaminosa ed essere condotti dallo
Spirito, il quale solo ha la potenza di spodestar la dittatura della vanagloria.
Preghiera: Dammi, o Signore, di vedere la vita cristiana in
modo molto serio ed impegnato come la rinuncia costante e la
lotta contro tutto ci che Tu, nella Tua Parola, ritieni un male,
militando con Cristo ed avvalendomi della potenza del Suo
Spirito messami a mia disposizione. Amen.
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ma anche di portare i fardelli (fisici, emotivi, mentali, morali e spirituali) l'uno dell'altro in spirito di volenteroso
ed amorevole servizio reciproco. Molti di questi fardelli
sono nascosti: per questo il cristiano particolarmente
sensibile ed attento agli altri. Pu anche essere il fardello
delle conseguenze del peccato. Il cristiano, cos, non dir
mai, " affar suo, ben gli sta!" ma, senza per questo condonare il peccato, sa stare accanto a chi ha sbagliato, confortarlo ed aiutarlo. Indubbiamente questo "adempie alla
legge di Cristo" perch esattamente lo spirito che Cristo
aveva avuto nella Sua vita terrena, soprattutto quando
sulla croce si fa carico Egli stesso dei peccati dei Suoi. Essere uniti a Cristo significa calcarne le orme. "Infatti vi ho
dato un esempio, affinch anche voi facciate come vi ho fatto
io" (Giovanni 13:15).
Preghiera. Signore Iddio, ispirami sempre meglio, Te ne
prego, lo Spirito di Cristo, affinch io, con umilt, sappia aiutare chi sbaglia a tornare sulla retta via. Rendimi sempre meglio
disponibile ad aiutare gli altri a portare i loro pesi. Dammi per
anche la disponibilit ad essere corretto io stesso ed aiutato,
piegando il mio orgoglio. Amen.
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Un altro dovere della persona autenticamente spirituale, cio condotta dallo Spirito di Cristo, quello dell'attento esame di s stesso, l'esame di coscienza, ma anche
la disponibilit costante a verificare la propria condizione
spirituale e cammino nella fede.
Paolo, cos, mette in rilievo il bisogno che tutti abbiamo, come cristiani, di una valutare la nostra personale
condizione spirituale. C' infatti sempre la possibilit al
riguardo, di ingannare noi stessi. La valutazione di noi
stessi deve essere fatta in base ad un oggettivo esame del
proprio lavoro, non sulla base del confronto con altri (4).
La valutazione di noi stessi dovrebbe chiarire soprattutto
quale sia la missione che Dio personalmente ci ha affidato (5). Credersi indebitamente "profeta", "maestro" o "censore" non infrequente in diversi credenti. Lo sono veramente? Potrebbe essere la loro un'indebita presunzione?
"Infatti se uno pensa di essere qualcosa pur non essendo nulla,
inganna se stesso" (3). C'erano, fra i Galati, cristiani che
avevano un'opinione cos alta su s stessi da impedire
loro di assumere il ruolo di servitori e portare i fardelli
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 102
qualcosa (la croce) che, agli occhi del mondo, era qualcosa di vergognoso. I cristiani, per, celebrano la compassione che Dio ha avuto per loro in Cristo.
"Ciascuno infatti porter il proprio fardello" (5). Non c'
contraddizione fra questa frase e quella del v. 2. "Portate i
pesi gli uni degli altri". Il termine "peso" e "fardello" si
equivalgono in altri contesti, ma qui "fardello" si riferisce
ai compiti affidatici dal nostro Maestro, di fronte al quale
dovremo rendere conto di come abbiamo usato le opportunit ed i talenti che Dio ci ha affidato. proprio di
adempiere la missione che Dio ci ha affidato nella vita
che impariamo a portare i pesi gli uni degli altri. I cristiani esaminano il proprio operato per vedere se riflette l'amore di Cristo, quanto essi servano gli altri con amore.
Preghiera. Signore Iddio, guidami, Te ne prego, ad esaminare diligentemente la mia vita, affinch io mi conformi sempre
meglio all'esempio del Tuo Figlio Ges Cristo. Che io non mi
vanti d'altro che di essere un peccatore salvato dalla Tua stupefacente grazia.
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In secondo luogo, la funzione dell'insegnante, o catechista, nella chiesa antica era spesso un'occupazione che impegnava a pieno tempo, il che implicava la necessit di
considerarla un lavoro che la chiesa aveva il dovere di retribuire. Il fatto che Paolo, per alcuni periodi della sua
vita, si guadagnasse da vivere attraverso un lavoro "secolare", era un'eccezione dovuta a cause contingenti, non la
regola. Paolo presuppone che chi si impegna nella chiesa
all'insegnamento biblico debba essere retribuito (1 Corinzi 9:14; 1 Timoteo 5:17). Paolo attribuisce grande
importanza e dignit a chi insegna la parola e questo non
pu essere un hobby da praticare "quando si ha tempo".
In terzo luogo, quando i catechisti insegnano fedelmente la Parola di Dio e le chiese li ricambiano sostenendoli,
v' unit nella chiesa. Quando qui il testo parla della necessit di "far parte" dei nostri beni, di condividerli, con
chi ci istruisce, l'originale usa la parola koinneit da cui
deriva il termine koinonia (comunione, partenariato). La
crisi delle chiese nella Galazia avrebbe potuto essere superata quando esse avessero pure preso molto seriamente la necessit di un'istruzione regolare e strutturata nel
loro interno, coinvolgente tutti e con tanto di insegnanti
retribuiti. Solo l'istruzione diligente nella dottrina cristiana trasmessa dagli apostoli avrebbe potuto proteggerli
dall'infiltrazione di dottrine eversive e consolidare le loro
comunit. Lo stesso vale oggi.
Preghiera. Signore Iddio, intendo prendere molto seriamente l'appello che rivolgi anche a me tramite il testo biblico di
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 106
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sar se seguiamo la via indicata dallo Spirito di Dio? Coloro che vivono avendo per obiettivo solo quello di soddisfare i loro istinti naturali, di fatto distruggono i loro
rapporti con gli altri: si mordono, si divorano e si consumano a vicenda, provocandosi ed invidiandosi l'un l'altro
(5:15,26).
"Seminare per lo Spirito" significa "servire gli uni gli altri per mezzo dell'amore" (5:13), rialzare chi viene sorpreso in colpa (6:1), portare i pesi gli uni degli altri (6:2),
dare generosamente a coloro che nella chiesa ci ammaestrano (6:6) e non scoraggiarsi a fare del bene a tutti (6:9).
"Seminare per lo Spirito" significa edificare rapporti amorevoli con gli altri. Portare i fardelli gli uni degli altri significa partecipare intensamente ai loro dolori ed afflizioni. "Seminare per lo Spirito" significa fare il bene degli altri. Se seminare per la carne significa indulgere egoisticamente a compiacere s stessi, seminare per lo Spirito significa servire amorevolmente gli altri senza nulla risparmiare."Seminare per lo Spirito" significa "mietere vita
eterna". Dalla prospettiva di Paolo, cristiani sono coloro
che gi "sono stati sottratti al presente secolo malvagio"
(1:4) e gi sono "nuove creature" (6:15). La lotta fra lo Spirito e la carne (la natura peccaminosa), per, non ancora
terminata (5:17). In Cristo gi abbiamo un nuovo rapporto con Dio e l'uno con l'altro. Non ci rapportiamo pi con
Dio come servi, ma come figli che si rivolgono a Lui come
Padre (4:6-7), come pure ci rapportiamo l'uno con l'altro
superando qualsiasi distinzione razziale, sociale e di genere, trovando in Cristo il nostro comune punto di riferiMeditazioni sull'epistola ai Galati, p. 109
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mezzo dell'amore (5:6) e nell'impegno di servirsi reciprocamente (5:13) e di portare i fardelli l'uno dell'altro (6:2).
Uno dei pi grandi ostacoli nel ricostruire rapporti
compromessi semplicemente la fatica: facile perdersi
di coraggio e credere che, in alcune circostanze, non ne
valga la pena! Paolo stesso era stato tentato, proprio in
questa circostanza, dallo scoraggiamento: "Io temo di essermi affaticato invano per voi" (4:11). Dovremmo gettare la
spugna? No.
In primo luogo egli ci assicura che "se non ci stanchiamo, mieteremo a suo tempo" (6:9). In agricoltura il raccolto
avviene molto tempo dopo la semina! Il bene che facciamo non mai sprecato. Potrebbe portare frutto anche
dopo la nostra stessa scomparsa e certamente l'avr al ritorno di Cristo, quando il bene trionfer incontrastato ed
i Suoi servitori ne avranno la ricompensa.
In secondo luogo, Paolo motiva la perseveranza rammentandoci che siamo parte di una grande famiglia,
quella dei "fratelli in fede".(10). Sebbene non vi sia limite
nel raggio d'azione del cristiano quando chiamato a fare
il bene, cio a tutti indistintamente, la nostra priorit
certamente quella di servire la famiglia dei credenti, la
comunit cristiana, "avamposto" della nuova creazione.Tutti i cristiani sono "figli di Abraamo" per fede in Cristo,
progenie di Abraamo (3:6-29). Tutti i cristiani godono
pienamente dei diritti che appartengono ai figli di Dio
(4:4-7). Tutti i cristiani sono veri figli della "donna libera",
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 112
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formit del tutto ingannevole ed artificiosa e spesso ipocrita e non raramente disumana. In ogni caso, tutto questo non ha a che fare con la libert, spontaneit e spiritualit che frutto dell'Evangelo di Cristo e che i legalisti temono e considerano intollerabile. Il loro un ricorso "alla
carne": imponendo l'uniformit esteriore, dimostrano di
non credere all'opera interiore dello Spirito Santo e, di
fatto, rinnegano Cristo.
Il secondo motivo che Paolo rileva in questi falsi maestri garantire la loro sicurezza personale: vogliono non
correre il rischio di essere perseguitati (12). L'Evangelo
della croce di Cristo e le sue "idee rivoluzionarie", la libert che promuove con una vita condotta dallo Spirito
"roba rischiosa" che attirerebbe troppa attenzione per il
suo anticonformismo... Queste "novit" sarebbero ritenute pericolose dalle autorit. Tutto, cos, deve essere ricondotto nelle forme delle religioni ufficialmente tollerate e
protette come, bene o male, era considerato allora il Giudaismo insieme ad altre religioni. L'Evangelo di Cristo,
per questi falsi maestri, proponeva idee troppo sovversive che dovevano essere in qualche modo "moderate" o almeno nascoste, non proclamate troppo esplicitamente.
Nel corso della storia, quando il cristianesimo (o una sua
forma) stato reso "chiesa di stato" o fatto rientrare nella
categoria dei "culti ammessi" equivaleva al tentativo di
"addomesticarlo", di "normalizzarlo", di "spuntare i suoi
tratti taglienti", di "tenerlo sotto controllo" e, in fondo
neutralizzarlo alterandolo. L'Apostolo ne cosciente e
per questo contesta con forza i falsi maestri.
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 115
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In netta contrapposizione con le orgogliose (e mondane) pretese dei maestri del legalismo, l'Apostolo riafferma con queste sue parole la sua fondamentale dedizione
al significato della croce di Cristo (14) ed alla nuova creazione che Cristo rende possibile, per l'opera dello Spirito
Santo, in tutti coloro che si affidano a Lui come Signore e
Salvatore (15).
Attenersi al significato ultimo della croce di Cristo significa eliminare dalla nostra vita ogni ragione per vantarsi di ci che siamo in noi stessi o realizziamo. Chi si
identifica con Cristo, associandosi alla Sua morte in croce,
di fatto muore a s stesso, squalifica quel che in s stesso e le sue opere, rinnega s stesso, vanifica ogni umana
vanagloria. Quanti sono davvero pronti a farlo? Eppure
su di questo si gioca il nostro essere cristiani, la nostra
stessa salvezza. Nel mondo tanti si vantano orgogliosamente della loro identit nazionale, della loro condizione
sociale e religione, delle loro imprese, cultura, potenza,
opere, bont... Tutto questo solo empia vanit: "Poi considerai tutte le opere che le mie mani avevano fatte, e la fatica
che avevo sostenuto per farle, ed ecco che tutto era vanit, un
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 117
sioni spirituali e sociali della sua vita. Paolo non si rapporta pi con Dio sulla base della sua identit israelita (e
noi sulla base di qualsiasi cosa che riteniamo importante
secondo i criteri di questo mondo), ma sulla base della
sua unione con Cristo nella Sua morte e risurrezione.
Preghiera. Signore, appartengo a Te, ho fiducia in Te e voglio seguirti. Quant' vero, per, che ancora io debbo ravvedermi da molo di ci che in questo mondo motivo di fallace orgoglio! Aiutami a prenderne coscienza e a rinnegarlo, affinch
sempre meglio io possa trovare in Cristo e nella Sua opera misericordiosa verso di me, il solo motivo del mio vanto. Amen.
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l'altro perch "... grazie a lui [e solo a Lui] che voi siete in
Cristo Ges, che da Dio stato fatto per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30). L'Evangelo, infatti, ci pone in pace con Dio sulla base della misericordia che Egli ci ha manifestato in Cristo. Allo stesso
modo, tutti coloro che hanno fatto l'esperienza dell'Evangelo operano per promuovere la pace con altri esprimendo verso gli altri la stessa compassione che hanno ricevuto da Dio in Cristo.
Il contesto della lettera mostra come per Israele di Dio
qui siano da intendersi i cristiani della Galazia, ogni cristiano. L'Apostolo riassume in questo modo la tesi secondo la quale ogni credente in Cristo indubbiamente vero
figlio di Abraamo (3:6-29), figlio della "donna libera" proprio come Isacco (4:21-31). I falsi maestri asserivano che
solo coloro che si sottopongono alla legge mosaica appartengono ad Israele. Ora Paolo afferma che tutti coloro che
seguono l'Evangelo sono il vero Israele di Dio.
Dopo la benedizione su tutti i cristiani, Paolo aggiunge
un chiaro e fermo ammonimento contro tutti coloro che
hanno arrecato molestia alle chiese della Galazia con le
loro pretese ed il loro legalismo. Il loro attacco alle chiese
Paolo lo prende come un affronto personale e lo respinge
fornendo la base della sua autorit: "Io porto nel mio corpo
il marchio di Ges" (17). Il "marchio di Ges" sono le cicatrici lasciate su di lui dalle dure persecuzioni subite a
causa di Cristo. Queste cicatrici dimostrano la sua "ostinata" fedelt all'Evangelo di Cristo. I falsi maestri erano
Meditazioni sull'epistola ai Galati, p. 120
Indice
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